i Soldi IO al numero. L'arretrato soldi SO L'Associazione è anticipata: annua o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 75 — 25 settem. 76 importa fior. 3 e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem, II provento va a benefìcio dell'Asilo d'infanzia 1 L'UNIONE CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore I L'integrità di un giornale consisti ntll'attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 27 marzo 1871 — Muore Adelaide Cairoti — (V. Illustrazione). Alcuni brevi cenni storici sul giornalismo (K t N. 18, 20, 23 del la., ed i N.le8 del II) In America il giornalismo trasse naturalmente la sua origine dall'Inghilterra. Nel 1704 comparve a Boston il primo giornale. Da alcuni anni il giornalismo ha preso in quei paesi uno sviluppo straordinario. Oggi negli Stati Uniti (ab. 39 mil.) si stampano più di 4000 giornali, dei quali i più rinomati sono il New York Herald con 70.000 copie quotidiane, il Times con 42.000 (metà circa dell' inglese), il Sun con 50.000, il Public Led-ger con 65.000 e va dicendo. Noteremo qui a curioso raffronto che in Russia invece (ab. 82 mil.) il giornale più diffuso e officiale, il Messaggere, aveva nel 72 una tiratura quotidiana minore di 14.000 copie. Buono per noi che in Russia il progresso ba da forare granito. Oltre agli Stati Uniti, tutta l'America è ricca di giornali : numerosi vi sono i tedeschi, francesi, italiani e spagnuoli; dei nostri ricorderemo il più importante cioè I? eco d'Italia che viene pubblicato a Nuova York. In California ve n'Irà perfino uno chinese, la Kin-scian-scin-sin-lu (Gazzetta delle miniere d'oro). Alcuni giornali americani sorpassarono nel formato quelli di tutti gli altri paesi: là tutto è grandioso. Noi ne abbiamo uno che si pubblicava a Boston nel 1841: è alto 1 m. e 20 cent., largo 82 cent., di 8 pagine a 12 colonne ciascuna. In Russia il merito dell'introduzione dei giornali spetta a Pietro il Grande (1672-1725); ne permise perchè fosse data contezza al popolo della guerra contro gli Svezzesi. Il più antico giornale russo data a Mosca dal 1703; vi collaborava lo stesso imperatore. ^^———— APPENDICE. BARBABLEUE eacconto della turingia delia signora E. Marlitt Traduzione dal tedesco di anna p. — Vergognati Lillì ! esclamò la zia Barberina. Sei venuta dalla città dandoti un'aria di donna col guardinfante e collo strascico che scopa le scale, hai studiato il francese e l'inglese, ti fecero ficcare il nasino nella chimica ed ia altre cose scientifiche, ma sei rimasta tanto bambina che dovrò appendere di nuovo la bacchetta presso l'orologio . . . dopo tutto, se vogliamo, tu non meriti un rabbuffo . . . anzi voglio consolarti: sappi che il garbato signore avrebbe dato oggi compimento alla sua eroica azione anche senza che tu ne avessi dato la spinta: nou mi attendeva altrimenti. — Questo poi nou lo credo, oppose la giovanetta alzando il capo con vivacità. Egli non mi fece l'impressione 'di essere malvagio; ed io sono intimamente persuasa che se ti fossi presentata a lui con buona cera e . . . La Svezia in ragione del numero dei suoi abitanti (6 mil.) ha più giornali della Francia (36 mil.) e la Danimarca (2 mil. e 300 mila) gareggia colla Svezia. In Polonia prima del 1830 pubblicavansi 37 giornali. In Ungheria, dopo la rivoluzione del 48, comparvero varii giornali: più importanti il Pesti Hirlap ed il Kossuth Hirlapja. In Grecia il primo giornale (sec.XIX) si intitolò Ellinichì Sdlpix. Nel 44 ne aveva 20. In Turchia l'ambasciatore della Repubblica francese presso Selim III, il sig. Ver-niuhac fondò pel primo un giornale francese. Dopo di lui nel 25 Alessandro Blacque pubblicò a Smirme lo Spectateur d'Orient, che in seguito col nome di Courrier de Smyrne giovò all'insurrezione. Pochi e di poco conto nel Belgio prima del 15, cioè prima della sua riunione coli' 0-landa; poi aumentarono considerevolmente come nella Svizzera, in cui vedono la luce anche parecchi giornali italiani. In Ispagna il giornalismo cominciava appena a invigorirsi, che nel 14 la reazione lo disperse, e fu questo il motivo per cui a Londra si pubblicò per tempo la Espanol Constitucional. Nel 20 i giornali spagnuoli erano 64 ; ma nel 23 nuova bufera e rimasero in vita soltanto i non liberali, in tutto quattro o cinque: ora v'è libertà di stampa. Nel Portogallo merita ricordo ia Cronica Costitucional fondata a Porto da Don Pedro. Ed ora ritorniamo a casa nostra. A Venezia nel 1665 ebbe principio il Giornale dei Letterati, e colla stesso titolo e alla stessa epoca il bergamasco Francesco Nazari ne pubblicava uno a Roma. Il Redattore — Ehi ! signora dottorona ! Oh guarda l'uovo che vuol insegnare a camminare alla gallina ! interruppe la consigliera con certo tuono d'ira. Io patteggiare! una discendente d'Enrico! La mia avola avrebbe prima incendiato colle sue mani il padiglione, di quello che scambiare parole di pace con un discendente di Uberto. Che questa sia l'ultima volta che mi parli di ciò ! La linea di Uberto ha macchiato l'onore della nostra, ed io porterò meco nella tomba il rancore insieme al dolore. — Ascolta Lillì : su quel di là io non voglio più da te alcuna osservazione nè scherzosa nè seria ... Ed ora badami bene, mia cara fanciulla . . . quando io avrò chiuso gli occhi per sempre tu hai da essere qui la padrona ; tutto quello che da tempi immemorabili apparteneva ad Enrico, sarà tuo. Se non fossi sicura che dopo la mia morte, quello di là non possederà nemmeno un centimetro della terra del mio giardino, io muterei tosto casa e giardino in un ospedale pei poveri. Con queste parole tu hai la mia ultima volontà, e finisco col dirti che io biasimo grandemente la tua condotta di oggi. Come mai hai potuto conversare con uno che ti è affatto estraneo, e con uno che . . . hai dimenticato quello che ne disse ieri Dorotea? Un tale uomo non merita che una signorina ammodo s'intrattenga seco lui, perchè egli del primo fu Apostolo Zeno dal 1710 in poi per 8 anni; a lui s'unirò Maffei, Vallisnieri, Morgagni, Poleni, Zendrini, Gagliardi e Fon-tauiui. Seguitò il periodico per altri 10 anni a fatica del fratello dello Zeno, il padre Pier Caterino. Il Giornale dei Letterati aveva il nobile compito di mostrare agli stranieri quanto fosse fecondo l'ingegno italiano. Nel 1763 pubblicò il Baretti a Venezia la celebre Frusta letteraria sotto il pseudonimo di Aristarco Scannabue, mettendo per finzione la data di Roveredo. Dello stesso tempo è 1' Osservatore del conte Gaspare Gozzi ; periodico il quale in grau parte conteneva gli argomenti che adesso portano il titolo di « cronaca cittadina,, e da questi coglieva il destro d'iuventare novelle e aneddoti, informati allo scopo di migliorare i cuori e l'arte dello scrivere. Anche nelle altre provincie italiane, quantunque in ben differenti condizioni politiche, che ia Venezia, il giornalismo potè fiorire egualmente. Pietro Verri (in. 97) col fratello Alessandro, col Beccaria, col Frisi e col Carli pubblicava a Milano il Caffé — che alcuni come ad esempio lo Zimmermann (m. 95) giudicarono superiore dello "Spettatore« di Addi-son (m. 1719) — onde far scattare la scintilla dell'unità d'Italia. Questo periodico cagionò fama ai suoi collaboratori che passò le Alpi. A Torino fino dal 1645 Pier Antonio Soncini incominciò a pubblicare un periodico dal titolo Successi del mondo, in 4°. piccolo settimanle "con nuove d'Italia molto fresche,: così diceva^ il Solicini. (Continua) pensa male delle donne, e le giudica tutte nella stessa maniera. La giovanetta arrossì: ella avrebbe dovuto attenersi agli ammaestramenti dell'aia, che proibivano di discorrere con sconosciuti. Ma tuttavia nel rigettare le proposte di Barba-bleue non fu più energica di quello che se gli avesse volto le spalle silenziosa? Il pensiero tanto tormentoso di pochi momenti addietro di essere stata scortese, le tornava ora di conforto. Dileguatosi l'aspetto di Barbableue che tanto le imponeva, le ammonizioni della zia ebbero su lei il sopravvento. Stabilì irrevocabilmente di non voler più avvicinarsi al padiglione fino a tanto che fra di loro non fosse alzato un solido muro divisorio : voleva dimostrare col fatto a Barbableue ch'ella evitava qualunque incontro, e quindi a-.. vrebbe capito che ella non era da giudicarsi in quella maniera. Su questo argomento la consigliera e la giovanetta non fecero più parola. I dipinti e le mobiglie erano stati trasportati senza rumore nella camera verde, e Lillì aveva collocati i balocchi in un canto della stanzetta. Verso sera capitò dalla zia Barberina una vecchia amica, e rimase fino all' ora del the. Quando incominciò ad imbrunire le due vecchie dame sedevano ricordando il bel tempo passato, i sogni e i disinganni, le speranze e IGIENE (Cont. V. dal N. 13 dell'anno 1 in poi) Sulle disposizioni morbose Malattie gentilizie Si crede da molti che ogni uomo nasca sano. Nulla di più falso: alcuni bambini vengono al mondo mal conformati di corpo, altri portano dall'utero materno i germi di qualche malattia particolare, altri ancora nascono, se non malati, deboli però ed infermicci. Molte souo le cause che producono questi mali, ma una delle principali sta nei genitori stessi che comunicarono ai figliuoli l'infausta edita di una disposizione morbosa, che poi si perpetua di generazione in generazione e dà origine alle così dette malattie gentilizie. Da genitori intemperanti nel bere, nascono figliuoli che hanno disposizione all'idrocefalo o all' ebetismo, da padre artritico o madre scrofolosa si generano spesso figli rachitici ; i vizii dei generanti cadono sempre sui generati. I genitori dovrebbero perciò a-ver tutta la cura per la propria salute, imperciocché non avendola mancano al dovere verso s'è stessi e verso la futura prole, vanno incontro a malattie ed a dolori fisici e morali, s' aggravano di una forte responsabilità mettendo al mondo degli esseri miserabili. Non perciò hassi da credere che le morbose disposizioni gentilizie passino a tutti i figliuoli, che anzi 1' esperienza dimostra come di più figli alcuni sortano uua prospera salute, altri ereditino la malattia funesta proprietà di famiglia. Se si conoscessero le cause per le quali i primi nascono sani ed i secondi no, si potrebbe facilmente applicarne i rimedii, ma non le si sanno e bisogna perciò limitarsi a quelle prescrizioni igieuiche generali che valgono se non a togliere del tutto, per lo meno a diminuire il pericolo. Una madre la quale teme non sviluppi nelle sue creature la disposizione ad una malattia gentilizia propria alla sua famiglia, s'astenga dall'allattarle e le affidi ad una nutrice sana e robusta: ciò solo basta, almeno di spesso, ad attenuare la disposizione, così che non sviluppa se non in conseguenza di disordini. Cura particolare ed assidua abbiano i genitori della educazione fisica di tali crea-turei le facciauo respirare aria pura, somministrino loro cibi possibilmente semplici, li abituino a giuochi di moto. Una vita sedentaria, un' occupazione di spirito troppo intensa, o troppo protratta, il soverchio dormire e peggio il poltrire sotto le coltrici, soddisfatto che siasi il naturale bisogno del sonuo, le amarezze, Lillì sedeva sopra una seggioletta da giardino e 'colle mani distese sulle ginocchia ascoltava attenta e commossa, contemplando la natura che s' addormentava. Il suo sguardo errante fu tosto trattenuto da un oggetto il quale come se si staccasse da un cespuglio s' avanzava adagio : riconobbe ben presto le qualità del piccolo sonuambolo : era un pollo entrato nel cortile che passeggiava sull'aiuola raspando la terra. Fortuna per Dorotea a cui spettava la sorveglianza del volatile, che la consigliera non s' accorse del vandaletto. Lillì s'alzò cheta cheta ed inosservata per allontanare a tempo la procella dal capo della vecchia cuoca, ma, quando s'avvicinò, il pollo fuggì su altre aiuole, attraversò siepi e andò ad appolaiarsi nell'angolo più remoto del giardino. Inutili tutte le cure per rincasare il pollo, che stanco delle persecuzioni andò con una grave volata a posarsi sul tetto del padiglione. Non giovarono le più dolci chiamate: egli s'accovacciò girando il capo qua e là con tutta sicurezza. L'interno del padiglione era sinistramente buio, soltanto dalla breccia fatale s'internava un po' di chiarore crepuscolare. Lillì stava, come inchiodata sulla porta del padiglione. La bianca casa s'alzava come un fantasma gigantesco e la torre sorgeva come se fosse il suo dito : le fontane immobili gettava- nuoce a tutti, ma più a quei che sono, o possono essere affetti da qualche mala disposizione. Ai tempi di Orazio i giovani "si dilettavano di cani, di cavalli e dell' erba dell'aprica campagna», a dì nostri la gioventù della città si diletta a respirare l'aria corrotta e pregna di nicotina dei caffè, a fare i torcicolli passeggiando su e giù per le vie secondando il genietto dell' età. Così, se e* è ogni poco di disposizione morbosa, essa s'accresce ed accelera lo sviluppo di malattie che altrimenti sarebbero rimaste latenti nel germe. (Continua G. F.—A CEMI ETNOGRAFICI SULL'ISTRIA 1) (Continuai. V. Num. preced.) La vera transizione dalla stirpe slovena alla serblica rinviensi nelle terre più a meriggio del Pinguentino e più ad occidente della regione dell'Arsa: tratto non largo di paese, ma che occupa per così dire il centro dell' Istria. Questi Slavi appariscono più serblici che altro verso Antigmina, Corridico, Gimino, S. Ivanaz ; misti a Gherdosello, Chersicla, tino a Bonito, non lungi da Bogliuno. Sommano a circa 9000, } iti robusti, più fieri dei Besiachi, e nel linguaggio non meno che nel vestire molto affini alla vera stirpe serblica, abitatrice della rimanente campagna istriana. Questa stirpe serblica, detta dagli Italiani stirpe dei Morlacchi (in numero di ben 54,000) si allarga nell'Istria inferiore sotto it Quieto, ad occidente delle tribù ora discorse. Agli usi originali della famiglia slavo-serblica, al vestito perfettamente nazionale, al puro linguaggio, si presenta ella non antica, anzi di recente immigrazione. Molte divisioni se ne potrebbero fare, sottilizzando le differenze, ma siccome queste in complesso son minime, ce ne rimaniamo, notando solo che i villici di Peroi, fatti passare da taluno per Greci di nazione, sono invece Montenegrini della chiesa d' Oriente, e che qualche avanzo degli invasori Uscocchi vuoisi notare nei luoghi di Altura e di Cavrana fra Dignano e il Quarnaro. I Morlacchi (nome che impropriamente si dà dagli Italiani talora anco ai Cici, e quasi sempre a quelli che accoppiarono l'elemento sloveno al ser-blico) si distinguono tosto alla maschia struttura, ai modi rozzi ma franchi, al berretto di feltro più alto, ai filetti di colore blu che adornano gli assettati calzoni di grigio bianco. L'uso delle due casacche e dei sandali sembra l'abbiano tolto da essi quelle tribù di cui già toccammo il costume. Quanto a Slavi, restaci ancora da indicare la tribù degli Sloveni italianizzati, i quali in numero di 15,000 all'incirca abitano il paese fra la Dragogna e il Quieto. Essi e vestono e parlano italianamente, e il loro slavo è frammisto di parole italiane. I 3000 Eumeni della Val d'Arsa superiore abitano ora i villaggi di Grobnico, Berdo, Susgnevizza, Vii anova, Letai, Gradigne e Sesnovik. Smarrirono ogni antica costumanza, e conservano solo, quantunque guasto, il linguaggio romanico. Ma questo pure sacro deposito celato al vicino, non usano che in famiglia; negli affari civili mai, e (strana cosa) nemmeno a'piedi dell' altare. Se i loro sacerdoti avessero posto cura di 1) Dalla "Porta Orientale, (1859) no l'acqua di continuo. Nella casa regnava perfetto silenzio, non una finestra illuminata, le porte tutte chiuse; ma improvvisamente l'uscio, che la sera innanzi s'era aperto al grido della poveia vittima, si aperse, illuminando 1' aran-cera, la scalea ed una parte del giardino ; Lillì vide avanzarsi sulla soglia la straniera mentre il cuore le batteva gagliardo. La riconobbe al portamento nobile, al velo nero, agli spilloni con diamanti che lo adornavano la chioma; vide che era molto giovane, ma nello stesso tempo s'accorse che mentre scendeva lentamente la scalea dava segno di essere stanca sfinita: e indarno procurava di vedere i suoi lineamenti, chè l'oscuro tessuto le cadeva sulla persona in folte pieghe. Allora la giovanetta rinculò di un passo come se una scintilla elettrica l'avesse percossa .... ma perchè mai? Che cosa c' era da temere dall'uomo che passava la soglia dello stesso uscio? Egli non veniva ora nè a vendicare, nè a distruggere. Tutta l'attenzione di Barbableue pareva concentrata sulla giovane dama; disceso dalla terrazza, s'unì alla forestiera e le parlò. Lillì udì di nuovo la voce simpatica dell'uomo pel cui carattere s'era bisticciata colla zia ; delle sue parole non ne comprese che una sola: Beatrice, nome che veniva pronunciato con somma dolcezza. Egli offerse la mano alla dama, tenervi deste le memorie, ci sarebbero chiari non pochi avvenimenti di molto importanza, che ci appariscono invece appena in ombra. Se chiedi loro quale sia l'origine che vantano, si animano in volto, accennano a tempi lontani di gloria, a illustri fratelli, sentono di aver corso lunghe sventure ; di aver avuto una storia, ma tutto questo non è appunto che un sentimento, una indistinta ricordanza dell'animo e nuli' altro. Perfino il nome di Rumeni o Rimliani, che altra volta davano a sè stessi, è sfuggito alla loro memoria. Gli Slavi vicini li chiamano Vlahi. Nel loro romanico suouan chiari l'io, il tu e il lui della lingua italiana, e vi sono tuttora voci molte di conio perfettamente romano, come p. e. calle (cal-lis), secura (securis), roga (rogare), clama (clamare), lucru (lucror), sur'er (soror), mulier (mulier), senatu (senatus), ec. ec. Altri romanici abbiamo tuttora a S. Lucia di Schittaz?a nell'Albonese presso il Quarnaro, nonché a Sejane, dov' anzi è maggiore il sentimento nazionale e si sdegna ogni epiteto di spregio con nobile fierezza. Gli altri latini del Carso di Raspo, nel divenir slavi, presero più il serblico che lo sloveno nella lingua e negli usi, e questo così per maggior propensione all'indole robusta dei Morlacchi come per le frequenti relazioni con essi nel condurre che fanno il loro gregge ai pascoli dell'Istria inferiore, quando il .tempo si fa rigido. Ma è da notarsi inoltre che tanto Venezia quanto l'Austria trasportarono fra i Cici colonie serbliche. Che la schiatta romanica fosse molto estesa tanto sui monti della Vena e del Caldera quanto nelle terre pedemontane del Pinguentino fino a Montona, in quel di Bellai, di Pisino e di Albona, si rende aperto anche in oggi, oltre che dai tipi fisionomici, qua e là rimarchevoli per tutti que' paesi, dai nomi altresì di parecchi villaggi, portanti il carattere romanico colla desidenza in o in o ovvero in ul, nonché dalla ricorrenza non rara della voce Vlahi e Vlacovo a denotare località di quelle parti. Di più il romanico di Val d'Arsa è quasi identico a quello di Sejane, e nell'uno e nell' altro luogo vi sono nomi di famiglia che ricorrono in S. Lucia di Schittazza. Ma ò specialmente fra i Cici che la nomenclatura di molti paesi, conservasi tuttora romanica. Così di Mune, Dane, Sejane, Poiane, Sepiane. Jelsane, Rupa, Ciana, Sia, Caletàt, Burizana, Oscale e d'altri. Abbiamo veduto come due sieno qui le stirpi principali degli Slavi, la slovena cioè e la serblica, l'uria dominante specialmente nell'Istria superiore, nella inedia ed in alcune parti orientali dell'inferiore; 1' altra nel rimanente della campagna istriana : questa più numerosa, più originale, più recente e dalle tribù poco tra loro varianti ; quella più antica, suddivisa, mista, nè tutta d'origine slava. E notammo le tracce di tale diversità di origine prima sui Carsi di Duino e di Trieste, poi gu quello di S. Pietro, « più ancora sulla linea che dai nodi della Vena giù retta si protende fino al Quarnaro. Vedemmo poi le mistioni dell' elemento sloveno quasi isolate e socie all'altro elemento romanico sull'alto Carso di Raspo, svolte invece più largamente nel centro della penisola. La stirpe slovena si presenta per la maggior parte come scesa dai monti, la serblica venuta a noi dal mare; l'una e l'altra in più volte e l'una e l'altra, quasi straniere tra loro e straniere altresì agli Slavi d'oltremonte e d'oltremare. All' opposto la popolazione italiana si vede tosto tutta della stessa indole dall'Adriatico al Quarnaro, dalla Vena al Proniontore. Sono sue le città, le borgate, le terre tutte che vantano qualche elemento che ritirò con fretta la sua, pronunc:ando a bassa voce e con tuono soavissimo alcuni detti, mentre pareva soffocata dalle lagrime . . . Lillì aveva quasi subito riconosciuta la modulazione di quella voce; e senza avere inteso ciò che le aveva risposto, senza eh' egli avesse fatto alcun gesto, ella comprese benissimo eh' era sdegnato. S'avvicinò alla dama ed alzò il braccio . . . voleva egli abbracciarla? Le guance di Lillì s'infuocarono ; si vergognò di origliare e volea ritirarsi, ma quello che ella aveva ora udito le incatenava i piedi sulla soglia. All'avvicinarsi di Barbableue la dama retrocedette come se l'essere toccata da lui le avesse fatto ribrezzo . . . ella quindi lo detestava, non v'era più dubbio. Era egli un colpevole e la dama conosceva la sua colpa, oppure era virtuoso riserbo in lei mentre egli pretendeva corrispondenza d'amore? Lillì non ne potè venire in chiaro, e nemmeno ne avrebbe avuto il tempo, poiché d'un tratto nel giar-diuo della zia Barberina s'alzò un grande strepito: il pollo aveva abbandonato il tetto del padiglione per comparire in vista della zia, la quale insieme alla vecchia amica, a Sauer e a Dorotea improvvisò una vera caccia, che ebbe splendido successo; la stia ricevette di nuovo il pollo ribelle, e a Dorotea toccò uua sgridata coi fiocchi, mentre borbottava d'aver incominciata e finita la giornata sotto l'in- di civiltà. E nella stessa campagna tra gli stessi Slavi molti sono i suoi possedimenti ; e le ville di nome italiano si trovano sparse per tutto. Gli è però clie sarebbe impossibile dare dell'Istria una carta etnografica, tante sono le diramazioni della stirpe italiana da'suoi centri per entro alle tribù slave. Detto così per sommi capi dell'attuale distribuzione delle schiatte in Istria, con alcun cenno alle più notevoli loro differenze, ci studieremo a rintracciarne qualche ragione nelle vicende che si compirono in questa provincia. L'opinione che vuole Pelasgi i primi abitatori dell'Istria e sostiene esserne avvenuta fusione con una stirpe grecanica, giunta più tardi ai nostri lidi, ci sembrò la più fondata. Ma ad essa possono conciliarsi anco le origini celtiche, ove si rifletta che le popolazioni umbro-celtiche tennero vasto dominio così nell' lnsubria come nell'Umbria, che a sovrapporvisi furono poi i Pelasgi e che per conseguenza l'emigrazione pelasgica passata nell' Istria può avervi portato col proprio elemento anco l'antico celtico di quelle altre parti d'Italia. Risalire ad epoche sì remote per ispiegare qualche somiglianza di linguaggio tra alcuni luoghi dell' Istria inferiore ed altri dell' Italia mediana ed iusubrica sarebbe certo arditezza. Ma quante non sono le verità conquistate dall'intelligenza pel movimento avutone da un' ipotesi, tenutasi da principio per istrana ed anzi per impossibile ! Del resto a noi basta l'aver espresso un dubbio qualunque esso sia, che per sicuro noi non siamo da tanto da ravvolgerci in una analisi linguistica così tenebrosa ed intricata. Or dunque facendo passaggio a supposizioni più naturali e più ovvie, ci valga innanzi tutto il fatto, attestato dalla storia, che le stirpi pelasgiche assai facilmente si amalgamarono con le grecaniche sì da formare un popolo solo. Questo avvenne dei Veneti, essi puro schiatta grecanica e questo dei Traci in Istria. Occupata la provincia dalle armi romane, parecchie furono le colonie dedotte, e fin da principio vi si trasferirono 14,000 Latini. Più tardi nel 127 a. C., nuovi coloni si aggiunsero agli antichi, e finalmente sotto Augusto, finite le guerre civili, molti soldati che gli davano timore furono trapiantati nelle Venezie e nell'Istria, la quale, partigiana che era stata della repubblica, dovè subire gli sdegni del vincitore. Ecco pertanto Pola distrutta e poi ampiamente rifatta e ripopolata, Trieste accresciuta stabilita colonia di marini in Parenzo, colonizzata Cittanova, mandati coloni in Pirano e perfino nelle campagne. Anzi fin da quel tempo furono munite le frontiere nostre di presidi militari; fin da quel tempo si popolarono i nostri monti di confine nonché lo terre dell'Arsa da quei Latini che resistettero sì lungamente alla corruzione di genti straniere e mostrano tuttora qualche avanzo di loro esistenza. Certo grande dev'essere stata l'influenza di questi Romanici sul resto della popolazione istriana se perfino in oggi alcune voci molto caratteristiche di loro nazione, sono per così dire comuni a tutta l'Istria. Rammentiamo di volo il termine liarbat, che vuol dire uomo giunto alla virilità, tradotto da noi in barba o bara e adoperato usualmente nello stesso senso. Così di calle nell'Istria inferiore ad esprimere non già via interna di luogo abitato ma qualunque strada all'aperto. Senza dubbio sono i Romanici quelli che innestarono poi nei dialetti degli Slavi, termini antichissimi di lingua italica, i quali scomparsi fra gl'Italiani, durano ancora tra quelli. È certo infine che a fronte dell'isolamento in cui si trovarono più tardi, cinti ed occupati da schiatte slave, conservavano il loro idioma da liiienza di uno spirito maligno. Dopo il parapiglia la visitatrice si congedò. Una mezz'ora più tardi, la casa della consigliera giaceva, in un profondo silenzio ; ma se le porte e le finestre sbarrate potevano resistere ad un assalto, nou potevano peraltro impedire che le melodie del violoncello giungessero alle orecchie di Lillì. Quanto diverse da quelle della sera innanzi! Esprimevano prima sì bene il giubilo da rapire l'anima dell'uditore in uu vortice d'inebbriameuto, e poco dopo erravano querule ppr le corde, ma in ogni nota tremolava ed ardeva la passione . . . ella si trovò, quasi involontariamente, a premere colla calda fronte il freddo vetro della finestra; sentiva posato continuamente su lei il grande e focoso occhio di Barbableue, e tra i suoni le pareva di udire l'armoniosa voce come quando le favellava della pace perduta. Erano molto opportune per lo stato d'animo della giovanotta — che nou le importava di investigare — un seguito di distrazioni. Ricevimenti e scambii di visite occuparono anche lei tutto il giorno; e dopo questi si fece qualche escursione nelle vicinanze; quindi le frequenti assenze, le relazioni colle vecchie amiche della zia, la ritornarono almeno in parte al suo stato d' animo primiero, e tanto più agevolmente dacché non si parlò mai del vicino. Trieste all'Arsa esattamente abbastanza, fin due secoli addietro. Il Tommasini così si esprime in proposito: " I Morlacchi che sono nel Carso hanno una " lingua da per sè la quale in molti vocaboli è si-„ mile alla latina. „ E dal padre Ireneo della Croce abbiamo ancora quanto segue: "Un'altra memoria più antica de-" glia d'o8servatione non minore delle già addotte au-" tichità romane osservo in alcuni popoli addiman-" dati comunemente Chichi, habitanti nelle ville d'Op-" chiena, Tribichiano e Gropada situate nel territorio " di Trieste sopra il monte, cinque miglia distante " dalla città verso greco. Et in molti altri villaggi " aspettanti a Castelnuovo nel Carso, giurisditione " degli illustrissimi signori conti Petazzi, quali oltre " l'idioma slavo comune a tutto il Carso, usano un " proprio e particolare consimile al valacco intreccia-" to con diverse parole e vocaboli latini come scorge-" si dagli ingiunti e a bello studio qui da me l'ife-« rlti.„ " Ambula cu donino (ambula com domino), ambia cu draco (ambula cum dracone), bou (bos), berbaz (huomo), basilica (basilica), cargna (carne), cassa (casa), cass (caseus), compana (campana), copra (capra), domicilio (domicilium), fdie ma (mie figlie) fòrzin (forcepsj, fizori ma (miei figliuoli), fratogli ma (miei fratelli), inatre (mater), multerà (moglie), patre (padre), sorore (soror), puine (pane), vino (vino), tira ova (una ovis).„ E anche dopo il secolo XVI si parlò il romanico per molti anni a Mune, a Cosliaco, a Cepich, Tepenoviza, Possert, Tupliaco, Cherbune, e perfino sull'altro versante del Munte Maggiore e nell'isola di Veglia. Ma quello che è più importante a notarsi si è che i coloni latini e i militari romani ebbero gran parte nella formazione del dialetto italiano dell'Istria. Là dove furono spessi, l'antica lingua pelasgo-greca si tramutò mano mano in quel facile dialetto che ha tant > del veneto, sviluppatosi sotto le stesse condizioni. Ecco per tanto l'Istria media, serrata fra colonie latine al mare e presidi militari ai monti, parlare con qualche eccezione (Muggia e Trieste), e salve le poche modificazioni porcate dal tempo, l'odierno dialetto fino dall'epoche più remote. Così in quelle parti dell'Istria inferiore, come a Pola, che furono occupate dai Latini; e così in quelle altre, come Albona, che si trovarono più dappresso agli agri militari. In Rovigno all' invece, a Valle, a Gallešano e a Dignano, il nuovo dialetto, che colà pure si svolse, conservò maggiormente l'impronta della lingua primitiva. Senza dubbio in tempi anteriori questo modo di favellare avrà preso più largo tratto di terra intorno a sè. Abbiamo memorie che Cittanova e Or-sera lo usavano ancora nel secolo XV, senza dire che tuttora ne ha qualche reliquia anche Pirano. (Continua) Interpellanza dietale Nella seduta della Dieta Provinciale del 21 corr. venue presentata alla presidenza la seguente interpellanza diretta al Commissario imperiale ; la presidenza ne ha data soltanto comunicazione alla Dieta, impedita, per le modificazioni introdotte con la recente sovrana sanzione al regolamento interno, di portarla alla discussione. Il sig. Commissario però si è impegnato di portarla a conoscenza dell'im- La zia Barberina non teneva più parola sull'occorso in giardino: ella aveva la mira di lasciar compiere al nemico l'opera di distruzione fino al punto permesso dalla legge, e poscia rafforzare e custodire con un secondo muro la parte che rimarrebbe del padiglione. Ma il vecchio Sauer, che sapeva girare gli occhi, raccontò un giorno con grande mistero a Lillì che la breccia del padiglione non s'allargava, e che qualcuno doveva con frequenza entrarvi, così facendolo arguire il muriccio sparpagliato sul pavimento e al di fuori sulla ghiaia, ove soltanto i piedi potevano portarlo colà. Dalla torre si prospettava liberamente nel giardino, ma ora dalle quattro finestre pendevano cortine di seta, e qualche volta Lillì, mentre asciolveva sotto il pergolato, aveva veduto che le loro pieghe si muovevano leggermente, circostanza questa che la faceva pensare alle finestre orientali, dietro i cui damaschi l'occhio acuto vede brillare tra le pieghe gli occhi delle odalische: ella perciò credeva che la straniera abitasse ora nella torre. Il violoncello non si faceva più udire. Dal giorno in cui Lillì s'era recata in città per fare le sue visite, una brigata di giovani amiche veniva spessissimo a trovarla; bevevano insieme il the, e poi, coutro il consueto, rimanevano sotto il pergolato al chiaro I periale governo onde sapere se intenda rispondervi. Ecco l'interpellanza: Fino dall' anno 1873 nella sessione dietale del novembre, dietro iniziativa del Municipio di Capodistria fu approvato un progetto di legge concernente la regolazione del torrente Cornalunga sito nel comune di Capodistria. Cou risoluzione 3 agosto 1874 S. M. I. R. Ap. non trovava di impartire la sanzione per difetti di forma sulla parte tecnica del progetto, esternava però la sovrana aspettativa che il governo sarebbe intento in ogni modo di porre rimedio alle calamità derivanti dalle allagazioni del Cornalunga. Per ordine del Sig. Ministro di agricoltura, 10 agosto anno stesso, fu contemporaneamente dato incarico alla Luogotenenza in Trieste di fare assumere sollecitamente tutti i rilievi tecnici necessarj allo scopo. Malgrado però il vivo interesse esternato dal Municipio di Capodistria e dalla Dieta provinciale, malgrado l'alto apprezzamento sovrano dell'opportunità del progetto in discorso, questo non fu ancora riprodotto dall'Imperiale Governo colle volute modificazioni tecniche e con uu giudizio qualunque sulla convenienza di raggiungere lo scopo nelle forme legislative deliberate dalla Dieta. Così stando le cose, si domanda al sig. Commissario imperiale a qual punto sia condotto lo studio del progetto di legge sulla regolazione del torrente Cornalunga, e se si possa attendersi, ancora durante l'attuale sessione, la pertrattazione dell'oggetto in discorso. (Dr. Belli — Dr. Barsan — Dr. Boc-calari — Rev. Grobissa — Dr. Mado-nizza — Clarici — Dr. Campitelli — Bembo). Illustrazione dell' anniversario Adelaide Cairoli, soprannominata per antonomasia la madre dei Gracchi, nacque a Milano il 5 marzo 1807, morì a Pavia il 27 marzo 1871. Fu sposa del prof. Cairoli che occupava a Pavia, quale successore dello Scarpa, la cattedra di ostetricia. Dio, patria, famiglia, era la triade dei suoi affetti, a cui si sacrò per tutta la vita. Cresciuta in mezzo ai fremiti di libertà e indipendenza del popolo italiano, che per tre volte avevano fallito l'intento (cioè nel 21, 31 e 48) ella avea giurato di allevare i figli all'amore di patria, non già al fiaccone che lascia agli eventi il nobile incarico, ma a quello invece che anela, che costante opera, cbe oppresso giganteggia ; e vi riuscì splèndidamente : il' ebbe cinque, e di questi quattro la precedettero nella tomba da prodi, da italiani. Giovanni morì a Bei-girate 1' 11 settembre 1S69 per la ferita riportata a Villa Gloria il 23 ottobre 18G7; Ernesto fu colpito in fronte da palla austriaca il 2t> maggio 1859 ; Luigi soccombette a Napoli nel GO in seguito ad una ferita riportata al Volturno; Enrico ricevette una palla nel della lampada, fino alle uudici. In questo circolo non si pronunciò mai il nome del vicino ; il desiderio della zia Barberina veniva rigorosamente rispettato. Una soltanto delle fanciulle aveva chiesto vagamente a Lillì se avesse mai veduto da vicino il solitario bandito: ma la risposta fu abilmente evitata. Una considerevole porzione del bosco dei faggi, che incominciava dietro la casa, faceva parte d.-lla possidenza della zia Barberina, Sauer vi aveva tracciato in mezzo agli arboscelli un sentieruolo con fatica e perseveranza; e come anche opinava la Consigliera egli doveva aver portato nelle tasche la necessaria quantità dei bei ciottolini opportuni a consolidare la via. Il sentieruolo sboccava in un bel recinto di alti faggi appiedi dei quali girava un rustico sedile formato di rami intrecciati. In un mattino di domenica, la giovanotta uscì dalla porta che menava al bosco : fino allora ella non era stata mai sola sul monte, ed ogni volta che vi era stata lo aveva trovato poco ameno, che il cicalio ed il ridere spensierato delle compagne turbava la solenne quiete del bosco, e la segreta solitudine. In quel mattino ella voleva fare sola la salila, e perciò aveva tralasciato di recarsi, come di consueto, alla chiesa in compagnia delia zia. (Continua) petto a Villa Gloria mentre combatteva vicino a suo fratello Giovanni. Sopravvive Benedetto, anche lui cospiratore, poi soldato e ora uomo politico. Da Venezia, nel 1869, la redazione della J)(ynna propose di offerire all'eroica e santa donna un ricco Album di omaggio contenente lavori di penne femminili, e corredato dai nomi di quante italiane lo volessero sottoscrivere versando una quota; e numerose concorsero anche quelle che abitano la terra tra l'Isonzo ed il Quarnaro. Più di sessanta furono le liste generali pubblicate da quel periodico, e le, capodi-striane comparvero subito nella seconda. È quindi per la Cronaca capodistriana dovere e grande compiacenza il recare qui i nomi delle soscrittrici della nostra piccola città. Furono esse: Rosalia de Baseg-gio; Luigia de Belli; Anna Del Bello; Giuseppina Corazza-Berlam ; Maria Bartolomei ; Maria Bratti ; Maria Cadamuro-Morgante; Amalia Cal»giorgio ; Maria ved. D'Andri; Carolina Damiani : Lucia Depangher; Luigia de Favento ; Nicotina Gambini ; Bianca march. Gravisi; Chiara march. Gravisi; Luigia march. Gravisi ; Marianna march. Gravisi ; Nicolina de Madonizza; Giustina de Manzini; Amalia de Manzoni ; Emilia Garbini Marsich; Anna Pellegrini; Domenica Pieri; Ida Regancini; Teresa cont. Rota; Teresa cont. Del Tacco: Paolina Rozzo Utel. — Morta nel frattempo la Cairoli, 1' album venne consegnato a Benedetto. Consiglio dellit Città. — In seguito alle rinunce inviate dai signori Dottor Cristoforo de Belli e D.r Giovanni de Manzini subentrarono (§. 29 del Beg. El.) i signori D.r Achille Savorgnani e Nicolò de Baseggio fu Nicolò, ed a sostituto, in luogo di quest'ultimo, il sig. Giorgio de Favento. Commissioni municipali permanenti. — Direttori del Civico Ospedale', march. Giuseppe Gravisi; Domenico Manzoni; Francesco Vicich — Giunta del Civico Monte: Nicolò de Baseggio fu Bortolo; Andrea Marsich fu Domenico — Giunta civico-ginnasiale: Dr. Pietro de Madonizza ; Domenico Manzoni : D.r Antonio Zetto — Amministratori delle Confraterne: Giovanni Cernivani; Pietro D'Andri — Commissione Sanitaria: Antonio Al-merigogna; cav. Giorgio de Baseggio; Pietro Gallo; Giuseppe Giovannini; Andrea Marsich di G. M. ; Andrea Vogel — Comitato revisore dei conti: Pietro D'Andri ; Pietro Gallo; Giovanni Kersevany— Commissione del Cimitero: Bartolommeo Gianelli; Domenico Manzoni; D.r Achille Savorgnani. Nomine governative. — Il sig. Capitano Distrettuale Antonio nob. Da Mosto fu nominato Consigliere di Luogotenenza, e rimane qui interinalmente — il sig. commissario distrettuale cav. Luigi de Bosizio passò segretario di Luogotenenza a Trieste — qui venne il sig. concepista cav. Alberto Conti — ed il sig. controllore di questa i. r. Carcere Luigi Va-lentincig andrà a dirigere quella di Gradisca. La Società Operaia di Mutuo Soccorso. — Domenica 12 corr. alle 2 dopo il meriggio, si raccolsero i soci nel Teatro Sociale, convocati per 1' adunanza triennale. Erano 132. Dopo un discorso del sig. presidente D.r Pietro de Madonizza, in cui propose con ragionamento a nome della Direzione che d'ora in poi dei 12 consiglieri 2 soli, e non 6, debbano essere esonerati dalla sorte (loc-cliè infatti venne approvato), ed in cui annunciò che tra breve potranno essere ripresi dalla nuova Direzione i lavori per la desiderata sezione sociale femminile, sospesi per motivi estranei alla volontà dell'attuale; il sig. segretario Nicolò de Baseggio di Nicolò lesse la sua relazione siili'andamento della società durante l'anno teste decorso, dalla quale emerse, tra le altre cose, il prudente contegno osservato in ogni incontro da tutti i soci, le ottime condizioni morali ed economiche della società, e la rigorosa osservanza dello statuto. Si passò quindi alla nomina della nuova Direzione che ad unanimità la si volle composta dai signori: D.r Pietro de Madonizza, presidente; D.r Niccolò Del Bello, vicepresidente; Giovanni D'Andri, segretario, Giorgio de Pavento, vicesegretario ; Leonardo Venuti, cassiere; Giorgio Cobol, controllore. I nuovi Consiglieri, chiamati in luogo di quelli esclusi dalla sorte, sono i signori: Giuseppe Beneich fu Luigi; Floriano Coradazzi; Giu- seppe Driolini; Pietro Pontotti; Nicolò Kiosa fu Giovanni; Andrea Utel di Agostino. La facoltà alla fine 1875 era di fiorini 6242,76, essendo stato 1' aumento dell' anno fior. 674,90 (depositati nella cassa triestina di risparmio). In sussidii di malattia si sborsarono durante il 1875 fior. 1154,82. L'introito del Preventivo approvato pel 76 somma a fior. 2735,15 e l'esito a fior. 1100,15. Durante l'anno furono 212 i soci effettivi. 20 i contribuenti, 23 i nuovi inscritti, e 22 gli usciti. Alla chiusa della seduta il sig. Nicolò de Baseggio fu Bortolo coii breve ma nerbo-so discorso si fece interprete della generale gratitudine sentita versa la benemerita Direzione, la quale con zelo ammirabile e pieno disinteresse cura l'azienda; ed i soci proruppero in replicati evviva. Disposizione testamentaria. — Il sig. Giovanni de Madonizza, decesso la sera del 25 p. p. lasciò, col suo testamento d. d. 1 giugno 1875, alla Concattedrale la possessione campestre in Villisano Montilio, tre prati in Sprmino e uno in Ancarauo, vincolandola a rifare tutto il selciato; ed al civico Ospedale la casa di abitazione (Porta Maggiore N. 1067) previo un usufrutto a vita; e diversi legati. Beneficenza. — Il sig. Giuseppe Pellegrini rimetteva all' illustrissimo sig. Podestà il ricavato ottenuto dall' affitto del suo palchetto durante il decorso carnovale, destinandolo a beneficio dei poveri della città. Statistica penale del Distretlo Giudiziario, che abbraccia le Comuni di Capodistria, Muggia, Dollina, De Cani, e Paugnano; una superfice quindi di 5 leghe quadrate, tedesche e 6|10 ossia 322 chi!, quadrati e 319. 793 m. quadrate, con 32000 abitanti. Durante il decorso 1875, tra crimini e delitti le denuncio furono 132. cioè: Uccisione 1 — Stupro 1 — Infedeltà 1 — Contro la sicurezza della vita 1 — Tumulto 3 — Truffa 15 — Grave lesione corporale 17 — Pubblica violenza 34 — Furto 53 — (in tutto 2 più dell'anno precedente). Le contravvenzioni durante lo stesso anno sommarono a 865. delle quali querele private < 45 (di queste 642 per lesione d'onore, 2 per adulterio, 1 per infrazione del segreto delle lettere); e 220 accuse onde procedere d'officio di cui 5 vagabondaggio — 5 contro la sicurezza della vita — 20 offese alle Guardie Municipali e Comunali — 35 lesione corporale — 35 maliziosi danneggiamenti — 120 furto — (iu tutto 119 più dell' anno precedente). Le 865 contravvenzioni ebbero il seguente esito: condanne 361; assoluzioni 294; desistenze a richiesta del querelante 210. Società Agraria istriana. — Fu cominciata la pubblicazione del Giornale, in conformità al deliberato dell' ultimo congresso (Vili), destinato ad essere l'organo ufficiale della Società. Tra le altre cose reca il principio degli interessanti "Appunti sulla Stori» geologica dell'Istria e delle isole del Quarne-ro„ del prof. Torquato Taramelli. La Presidenza muove appello di cooperazione, speriamo non vano, a tutti i soci ed ai Comizii agrari. Un affettuoso saluto al nuovo periodico. Leva. — Nel nostro distretto di leva (Capodistria, Muggia, Dollina, De Cani, Paugnano) i coscritti, secondo la Notificazione luogotenenziale 15 marzo a. c. verranno presi nei giorni 21, 22 e 24 aprile p. v. Quest'anno il Litorale ne deve fornire 1497 per l'i. r. armata stanziale e 150 per la riseria di supplemento. i Facoltà politico-leirale a Trieste. — La Dieta Provinciale di Trieste innalzerà nella corrente sessione l'ottava sollecitatoria al governo imperiale per ottenere una facoltà politico-legale in lingua italiana, la cui istituzione soddisfarebbe almeno iu parte il diritto che spetta anche agli studenti di Trieste, Gorizia ed Istria di assolvere lo studio universitario nella lingua materna. Ad essi incom- bono bensì tutti gli obblighi dei sudditi austro-ungarici, ma non fruiscono di tutti i loro diritti ; e ciò certo coutrasta coli' equità sulla quale deve normeggiarsi ogni stato civile. Menzione onorevole. — Il Giurì ,del-l'Esposizione di mezzi didattici tenuta a Gorizia ha conferito al maestro Simeone Va-scotti la menzione onorevole per la sua grammatica. Gratulamur tibi. AI torneo di Milano parteciperanno quali invitati anche alcuni triestini. Con questo torneo la gloriosa città lombarda festeggerà il centenario della battaglia di Legnano (29 maggio 1176). Giace Legnano sulla riva destra dell' Olona a 28 chil. N. 0. da Milano. Ha circa 7000 abitanti, filature di cotone, tintorie e una rinomata fabbrica d'organi Sulla porta della chiesa parrocchiale leggesi il seguente distico: Pabula, vina, ceres, rivorum copia, templum Legnanum illustrant, multaque nobilitas. Corridore prodigioso. — Desta grande stupore a Livorno certo Bertacini di Forlì d'anni 24, di statura bassa, il quale ha scommesso di percorrere cento giri di un vasto locale, sfidando un cavalcatore a sorpassarlo. Il giro era di circa 200 metri ; egli 1' ha percorso 101 volta, facendo in 63 minuti più di 20 chilometri. Fino agli ultimi quattro giri stette sempre in riga col cavallo, e dopo, accelerando la corsa, lasciò indietro il cavallo di due terzi di giro. Trapassati nel mese di febbraio 1 Vittoria Privilegio fu Giacomo d'anni 57 — 2 Antonio Sestan di g. 7. — 3 Giannandrea marchese de Gravisi d'an. 73 m. 9. — Nicolò Meotti d*au. 1 m. 1. — 5 Giovanni Visintini fu Gregorio d'an. 85 m. 9. — 8 Anna Pellegrini moglie di Gius, nata Liebig d' an. 38. — IO Antonia Parovel di g. 2. — Marco Parovel di g. 2. — 13 Antonia Tunter d'an. 3 m. 1. — 14 N. S. d'an. 30 da Golnvich Dalmazia - (carcerato). — 18 G G. d'an. 22 da Padova (carcerato). — 19 Luigi de lielli d'an. 11 in. 5. — 22 Maria Zobaz d'an. 31 m. 11. — 23 Anna Mayer ved. Lorenzo d'an. 56 m. 3. — Ida Ve-nat'ro di Raffaello e di Concetta Piepoli (artisti drammatici) di g. 10. — Giacomo Gasperutti di in. 2. — 25 Giovanni de Madonizza fu Giovanni d' an. 64 m. 6. — 2« Bortolo Lonzar d'an. 2 in. 6. — 29 Cornelia Depangher ved. Domenico d'au. 87. Matrimonii celebrati nel mese di febbraio 5 Destradi Antonio con Maria Padovan. — Rocco Giursi con Giovanna Deponte. — O Vincenzo Kosoveù con Clementina Delcot. — 7 Pietro Ricco-boni con Anna Delise. — 12 Antonio Schipizza con Giustina Lonzar. — 14 Giuseppe Brainich con Antonia Pecchiarich. — 19 Antonio Vattovas con Maria Budica. - - Nicolò Decarii con Domenica Cepis. — Luigi Bonivento con Anna Genzo. — Giacomo Bislacco con Maria Vattovas. — Giacomo Jurman con Anna Musenich. — Giacomo Vascon con Giustina Scoch. — 21 Dom-nico Degrassi con Antonia Apollonio.' — 23 Giovanni Delconte con Antonia B.icci. — Antonio Argento con Maria Flego. — Giovanni Fontanotti con Alba Miloch. — 20 Francesco Genzo con Domenica Cercego. — Andrea Coradin con Maria Minca. — Giov. Battista Hrovath con Elisabetta Destradi. — Giacomo Tampleuizza con Maria D' Andri. — Giovanni Mocor con Anna Cociancich. — 27 Pietro-Vincenzo Romano con Filomena Zucca. — 28 Giacomo Pecenca con Filomena Deponte. — 29 Marco Car-boncich con Bortola Vascotto. Corriere dell' Amministrazione (dal 6 a tutto il 22 corr.) Albona. Maria Depangher Manzini (il II anno) - Milano. Ing. Antonio Dr. Sossich (I sem. del lì anno) - Trieste. Antonio Bartoli (IV trim. del I anno ed il II anno) - Vienna. Luigi Quarantotto (IV trim. del I anno e I sem. del II). 1. li. Commissione esaminatrice per le| scuole popolari, generali e civiche in Capodistria Nro. 54. AVVISO Si porta a pubblica notizia che col giorno 20 aprile p. v. si darà principio agli esami di abilitazione per le scuole popolari, generali e civiche appo quest'i, r. Commissione. Le domande di ammissione all'esame, corredate dei documenti voluti dall'ordinanza ministeriale 5 aprile 1872 (Boll. n. 28), vorianno essere presentate alla direzione della Commissione fino al giorno 10 aprile p. v. Capodistria, 20 marzo 1876. Il Direttore della Commissione G. Babuder. (Dall'Osservatore Triestino) II "Ginstinopol i „ continua l'orarlo «lei 7 Novembre (V. il N. 3)