Rei c« ente Organo dell’Unione Socialista - Direttore Leo Fusilli - Vice-direttore responsabile Barak Mario - Redazione Via Santorio 26, Capodistria - Tel, 128 - Edito preluso la lip. «Jadran» Martedì, 20 marzo 1956 * No. 44# LA SESSIONE PLENARIA DEL COMITATO CENTRALE DELLA LEGA DEI COMUNISTI DELLA JUGOSLAVIA MAGGIORI RESPONSABILITÀ’ DEI COMUNISTI n lapodi-|. San-mili- j 'kovič. io staratoseli ho-tonale Jerma- ’incon-Questo grande ey, ap-ipo internai- ' 2:2, 2:2. ; tagiorie ccio si • doppio la RosJ-Corti- 3 re 0 avuta Kanda- . no sul-lia. In-mpione anto il mstria-o stati a tutta re me- la VI Sessione plenaria del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti della Jugoslavia, che ha a-vu'io ll-uogo la scorsa settimana, ha ribadito ancora una volta il noto indirizzo .nell’attività della Lega, tracciato al suo VI Congresso. Ma, pur non altom'amando si da ques'to indirizzo, la VI Sessione ha rilevato la responsabilità de^li organismi della Lega e delle organizzazioni politiche in genere per la vita politica, sociale ed economica della nazione. Cento è chle l’attività dei comunisti, nonostante tale responsabilità, man potrà svolgersi con i metodi antecedenti al VI Congresso, ma secondo le decisioni di quest’ultimo e cioè con una fattiva opera di chiarificazione e di convinzione che i membri della Lega dovranno svolgere in tutti i campi della vita socialfe. I Nei suo breve discorso intirodutti-ivo, il segretario generale della Lega dei Oamiunis’ti Josip Broz — Tito, ha sottolineato alcune principali deficenze nel lavoro dei comunisti nel periodo che ha fatto segui'» al VI Congresso. Alile sue decisioni, che hanno impresso un ca-! rattere sostanzialmente diverso alle forme e ai metoodi di lavoro delle organizzazioni della Lega, molti comunisti non. hanno saputo adattarsi per cui si è avuta una stasi che, accompagnata al rapido sviluppo dell’iindudtrializzazione te della vite sociale in generale, ha provoca^ 10 alcune difficoltà, in parte dipendenti- dal lavoro degli stessi comunisti. Fra Ile deficienze fondamentali nell’attività della Lega, il compagno Tito ha indicato sopratutito la concezione secondo la quale, di pari passo al graduale deperimento delle funzioni economiche ed amministrative centrali dello stato, sarebbe-venuta a mancare la - necessità di un partito organizzato, quale la Lega dei Comunisti. Molti non hanno compreso che proprio la decentralizzazione economica ed amministrativa ^sige dai comunisti maggior impegno per indirizzare giustamente lo sviluppo e rendere funzionale 11 sistema comunale da noi introdotto. Un’altra deficienza, causa e conseguenza della prima, consiste nello Elezioni neirU.S.L. del Capodistriano CAPODISTRIA, 18 marzo. — In tutto il comune di Capodistria, si. sono svolte oggi le. elezioni per gli organismi direttivi capillari dell’Unione Socialista e per i delegati alla Conferenza comunale dell’Organizzazione stessa. Le elezioni sono state precedute da un’intensa attività di tutte le organizzazioni rionali e di villaggio. Centinaia di nuovi iscritti, particolarmente provenienti dalle nuove leve giovanili, si sono iscritti all’Unione Socialista, di modo che il 96 °/o della popolazione del Comune risulta associata a questa organizzazione politica. Gli iscritti hanno partecipato «ella quasi totalità alle elezioni e parecchie unità elettorali periferi-«he hanno concluso le operazioni di voto già nelle prime ore del mattino. scarso livello ideologico dei comunisti, problema questo, che è sitato ampiamente trattato anche nella relazione presentata alia Sessione Plenaria dal segretario organizzativo Rain-ković. Molti comunisti — ha osservai'» il compagno Tito — hanno dimenticato la loro funzione rivoluzionaria di educatori politici dei mastri cittadini. E’ errata la concezione per cui dopo' la diecentraliz-žazianie si ha uno sviluppo automatico si® disila coscienza degli uomini che dell’ecomomia e dei rapporti sociali. Non solo d’a noi, ma ovunque nel mondo, il rjiolo principale dei comunisti è quello di esstere educatori delle masse' ed i comunisti non possono assolvere questo compito se non si trovano ad un adeguato livello teorico e politico. In merito aiM’introduzione di forme più liberali nella vita interna, Ti'jo ha dletto che itale misura è stala ritenuta adeguata non solo in seguito al conflitto del 1948 con l’Unione Sovietica, ma anche perchè ci erano odiose le forme staliniane di .direzione e perchè erava- . mo convinti di avene le condizioni necessarie per compiere tale passo. Naturalmente è stato sempre sotto-lineato che la. nositoa democrazia non è nulla di dichiarativo ma che deve avere la sua base economica ■nella ges'ione sociale, che deve avere un carattere veramente socialista e differenziarsi dalla democrazia occidentale. Non v’è dubbio che le nostre fabbriche Siano una delle condizioni indispensabili per lo sviluppo del socialismo, mia esse non sono la cos'a essenziale. Essenziale è creare degli uomini socialisti, e-ducandoli sociali»' icameinte e per questo è necessario che ogni comunista, ovunque si trovi, agisca in-stamoabilmemte in quesito Senso. «Io penso — ha concluso il compagno Tito — che il comunista, qualsiasi sia la eua funzione e ovunque si trovi, non deve mai perdere di vista il compito fondamentale di agire da comuniste, di agirle da internazionalista con concezioni internazionalistiche. Nella relazione organizzativa, dopo aver parlato dei risultati avutisi nel lavoro della Lega dei Comunisti ed essersi soffermato sul lavoro dèi Comitati Distrettuali \e Comunali della Lega, il compagno Rankovió ha osservato che le varie organizzazioni della Lega si interessano troppo poco dei giovani ed assumono criteri eccessivamente restrittivi neU’ammisislione alla Lega delia gioventù. Rankovié si è espresso piuttosto aspramente nei confronti di certe manifestazioni di sai ov lnismo, di indisciplina e di indifferente superficialità che si re-- gistrano qua le là1 nell’attività delle organizzazioni della Lega. E’ passato poi a tralttare i compiti dei comunisti nelle campagne dove parecchi hanno perduto ogni legame con le masse e di conseguenza non possano influire sulla graduale trasformazione Socialista dei rapporti vigenti nell'agricoltura. Tale situazione deve essere corrètta ed i comunisti nel villaggi devono rimlstter-isi alla testa del movimento di trasformazione socialista anche in quel settore. Dopo aver ampiamente trattato il problema dell’eLevamento politico-ideologico dei comunisti, il compagno Ranković ha concluso ri- levando la necessità di abilitare un determinato numero di compagni per un attivo lavoro politico-organizzativo, permettendo di eliminare le. deficienze riscontrate fino ad oggi e contribuendo in tal modo alla preparazione dei comunisti affinchè pospano svolgere bene gli ulteriori compiti che li attendono nelle nuove condizioni deH’edificazione socialista. Riassumendo i risultati della discussione seguita alla relzaione di Retar Stambolič sul secondo punto deiU’ordme del giorno, di compagno Kardislj ha dichiarato di ritenere che la Lega dei Comunisti abbia considerato il giovarne più come membro di una organizzazione che come un cittadino che studia, si prepara ad assumere il pro- prio posto di lavoro, si inserisce niella nostra vita sociale e che in questo cammino' incontra difficoltà materiali e morali. Queste Sono le condizioni che determinano la coscienza del giovane — ha detto Kardelj — e soltanto su questa base ipasisono aver successo tutte le misure che s’intraprendono nel campo dell educazione. Noi spesso dimentichiamo le conseguenze derivanti daliTindusitrializzazione e dall’inllaro processo di rapida trasformazione della struttura economica e sociale del Paese, Di anno in anno centinaia di migliaia di persone, giungono dalle campagne nelle città dove vengono a trovarsi un condizioni del tutto nuove più accessibili ai giovani per cui nè nascano conflitti con i genitori, tra- dizionalmente conservatori. Gli e-lementi morali che prima, nel villaggio, univano i membri della famiglia si allentano col tempo ed’ i giovani sono esposti alle più varie influenze, malturalmtemte anche a quelle negative. A -questo punto il compagno Kardelj ha rilevato, la necessità di intensificare l’apertura di case giovanili, scuole, enti culturali per i giovani nelle città e quindi suH’opportunità di stabilire un più stretto legame organizzativo tra la Lega dei Comunisti e la gioventù. E necessario assicurare che determinati compagni e organismi seguano đirtettamente i problemi giovanili. Questi problemi devono essere aU’ordine dei giorno delle sedute delle organizzazioni della Lega dlei Comunisti. RIUNITO A LONDRA IL SOTTOCOMITATO DELL’ONU Il disarmo problema numero uno Il sottocomitato delle Nazioni U-nite per il disarmo ha ripreso ieri i suoi lavori a Londra in una atmosfera di attesa e^di fiducia. L’evoluzione della situazione internazionale lascia credere che l’attuale sessione del sottocomitato sia in condizione di far compiere un passo decisivo alla questione del disarmo che è oggi il problema numero uno nelle relazioni tra Est ed Ovest. Problema numero uno in quanto minore di fronte a quelli della riunificazione tedesca (irta di contrasti) e della sicurezza collettiva che si può raggiungere solo in un atmosfera sgombrata dalla corsa agli armamenti. Ma anche problema numero uno perchè un accordo sul disarmo spianerebbe la via alla soluzione, od almeno alla discussione, degli altri problemi sul tappeto. Il carteggio Bulganin—Eisenhower, le dichiarazioni fatte dal presidente della republica italiana, Gronchi, durante il suo viaggio negli Stati .Uniti, l’evoluzione della politica interna della Germania Occidentale e di quelle estera della Francia sono tutte premesse favorevoli ai lavori iniziati ieri a Lancaster House dal sottocomitato. Premesse che dovrebbero escludere si possa ricadere in discussioni di lana caprina sulla priorità da BREVI A Parigi è stato conseguito raccordo sull’indipendenza tunisina e sulla interdipendenza di questa Paese dalla Francia. Lq via all'accordo è stata spianata dall’intervento personale del Presidente del Neodestur Habib Burgiba. * In base ad informazioni avute a Washington si viene a sapere che gli USA fungerebbero da intermediari tra Londra e Atene nella questione di Cipro qualora i due governi lo richiedessero. Nessun progresso è stato registrato dalle trattative franco-germaniche sulla Saar. Il Partito Social-democratico della Saar si è disciolto trasformandosi in una federazione del Partito Social democratico tedesco. dare al_disarmo o al controllo del disarmo. Di fronte ai progetti originari di Bulganin ed Eisenhower, che divergevano appunto su questioni di priorità fra controllo e disarmo, stà oggi un piano di compromesso anglo-francese che può essere riassunto con le stesse parole che la settimana scorsa il primo ministro francese, Guy Moli et, ha detto ad un corrispondente di Radio-Belgrado: «Ne disarmo senza controllo, ne controllo senza disarmo». Una formula diplomatica che può rappresentare un punto di incontro fra le concessioni che indubbiamente l’Unione Sovietica è disposta a fare sul Piano Bulganin e i passi di avvicinamento cui il presidente Eisenhower sarà indotto dalla sua personale saggezza. L’umanità conosce ormai suffi-centemente i pericoli che rappresenterebbe un conflitto mondiale sulla base di armi atomiche e termonucleari perchè vi sia fra i diplomatici ed i tecnici riuniti a Londra chi — sia pure a nome del suo governo e non proprio — si assuma di far ricadere su di se, e sui dirigenti politici del suo paese, la responsabilità del fallimento dei lavori del sottocomitato. Od anche solo quella di trascinare la discussione alle lunghe sul terreno delle schermaglie formalistiche che non sono più in grado di rappresentare la classica polvere negli occhi dell’opinione pubblica mondiale dimostratasi abbastanza smaliziata per rendersi conto delle responsabilità. Ed oggi nessun statista, nessuna grande potenza può permettersi il lusso di non tener conto dell’opinione pubblica mondiale. A parte il timore della guerra «totale», al quale non possono restare estranei i dirigenti politici delle grandi potenze, a parte i lati «propagandistici» dei Piani presentati vi sono fattori importantissimi che giocano nelle conversazioni di Lancaster House. Fattori rappresentati dalla volontà delle pìccole nazioni (di cui «nessuna grande potenza può oggi fare a meno» come ebbe a dire il presidente della repubblica italiana in America), di mantenersi estranee ai blocchi o di riacquistare maggiore indipen- denza dalla politica bloccarda. E fattori anche di carattere economico e finanziario in quanto, alla lunga, la corsa agli armamenti è un tragico lusso che nessun paese può permettersi senza mettere in pericolo la sua stessa struttura e-conomica. Anche se possono, nei quadro delle contraddizioni capitalistiche, rappresentare una apparente necessità per evitare una crisi economica di sovraproduzio-ne, le spese per il riarmo diventano troppo gravose anche là dove i monopoli hanno la possibilità di agitare lo spettro della crisi economica per ottenere sempre nuovi stanziamenti e nuove commesse belliche statali per nuovi e maggiori profitti monopolisti. Alla lunga le spese improduttive destinate agli armamenti ed agli esperimenti atomici a carattere militare possono portare non solo alla crisi economica ma addirittura alla debacle dei bilanci statali e dei commercio internazionale. Allarmate voci in tale senso si sono levate in queste settimana in Graa Bretagna ed hanno trovato eco anche negli Stati Uniti, cioè nelle due maggiori potenze economiche e finanziarie del mondo occidentale. E non è da pensare che la forza del ragionamento economico oltre quello politico non abbia il su» peso nelle conversazioni e nelle trattative per il disarmo. AVVISO AI LETTORI In seguito alle nuove riduzioni nell’erogazione dell’energia elettrica e per evitare notevoli ritardi nell’uscita del giornale, la redazione é costretta a pubblicare, in via eccezionale, questo numero del giornale, in formato ridotto. Preghiamo i nostri, lettori di voler comprendere le nostre difficolta e di volerci scusare. AVANTI M avi oneste’ com ,J°al ogeSaK' yyn bile griffi' PAGINA 2 LA NOSTRA LOTTA MARTEDÌ’ 20 marzo 1956 RIUNITI IN C1R C O L1 RINNOVARE GLI OLIVETl GLI AGRICOLTORI PROGRESSISTI Il recente gelo ed i conseguenti darmi han Iatto perdere a parecchi mostri agricoltori la volontà di de- POLA, marzo. Il costante sviluppo del cooperativismo agricolo ed : compiti sempre maggiori posti di frante alle cooperative ed all’agiri-coltura in genere —■ ammasso delle eccedenze agricole, introduzione di metodi moderni di coltivazione, meccanizzazione, ecc. — tutte ciò richiede che accanto alle organizzazioni cooperativiatiche si creino organizzazioni sociali, similari. Tali organizzazioni sono i «Circoli degli agricoltori progressisti». Il ruolo dei Circoli è la lotta costante per cancellare le concezioni retrograde inei villaggi, per popolariz-zare i metodi moderni di coltivazione agricola, per ,elevare culturalmente e tecnicamente cooperatori ed agricoltori individuali, per orientare questi ultimi a «rilegarsi sempre più al settore socialista nella campagna. Già l’anno scorso, quando venne promosso il movimento degli agricoltori progressisti in Jugoslavia, si formano in Istria yane «scuole di corrispondenza» presso le cooperative che si sono poi trasformate in Circoli. Finora sono sorti e funzionano, in Is'tria, 34 Circoli degli agricoltori progressisti; ed i contadini dimostrano um particolare interasse, verso queste organizzazioni, non tanto per la novità del faittn quanto per il toro programma. 'flu;’./ 'avia occorreva cjire ai Circoli una solida struttura organizzativa, coordinare ed, indirizzare la loro attività. A quesito scopo è aiata costituita, come è noto, a Pola, l’Unione dei Circoli dei contadini progressisti la quale si occuperà di promuovere la creazione di nuovi Circoli e loro sezioni. Compiti dei Circoli sono, in sostanza, nel settore della produzione, quelli previsti dai programmi delle cooperative specializzate e deile sezioni specializzai e presso le cooperative agricole generali: piantagioni di frutteti, di vigneti per uva dia tavolo; sviluppo deLl’econo-mia zootecnica mediante il po'en-ziamento dell a base foraggierà (prati e pascoli), aumento degli o-vini e miglioramento della loro qualità mediante la diffusione del tipo «Merinos»: selezione dei bovini istriani tipo ‘«Fodoi»,i jintrodluzio-«e del poterne di razza «Rode Island» e «Leghorn». Un particolare compito dei Circoli è quello di elaborare i programmi d'azione per ogni villaggio e cooperativa ed effettuare 1 a-nalisi delle capacità di produzione per i terreni di ogni membro del circolo e degli altri agricoltori. Tale campito è particolarmente importante in questo periodo quando rue'l distretto di Pola si procede all’elaborazione del piano decennale di sviluppo dell’agricoltura (prospettivo) e del piano quinquennale operativo dete produzione agricola. Nel cerchio di attività dei Circoli rientra pure l’opera dell’istruzione economica degli agricoltori mediante corsi, conferenze ed esperimenti pratici. ranno alle sezioni giovanili parcelle di terreno ove poter svolgere il lavoro pratico' sotto la direzione degli insegnanti-agronomi. Contemporaneamente si dovrà agevolare l’entrata dei giovani nelle coopera tive fissando la quota di iscrizione a 300 dinari. Le sezioni giovanili, oltre a tutto, avranno il compito di attivizzare la gioventù rurale nell’attività di cultura fisica, artistico-cul-turale, ecc. Affinchè tali compiti vengano realizzati e le sezioni giovanili si organizzino formalmente, all’As&em-blea è stato deciso-di procedere alla costituzione dell’Unione distrettuale delle sezioni dei »giovani cooperatori-agricoltori. Durante i lavori dell’Assemblea è stato èie'to, intanto, il Comitato promotore. 11 quale, come prima azione, organizzerà ,in primavera, a Pola, un grande convegno dei giovani cooperatori dellTstria. I Circoli degli agricoltori progressisti -avranno il compito di promuovere anche l’applicazione di metodi moderni nell’economia domestica rurale e l’attìvizzazione delle donne nella produzione agricola. L’Assemblea ha affidato alla neo-costitui a Unione dei Circoli il compito di procedere alla formazione delle .sezioni delle donne contadi-ne-coaperaltrici progressiste. Compiti di queste sezioni femminili sono lo sviluppo dell’orticoluura, l’allevamento del pollame ed altri animali domestici, l’incremento delle attività manifaturiere domestiche, eoe. Corsi di economia domestica verranno organizzati -attraverso le scuole centrali di economia domestica (femminili) di Digmano-, Pisì-no e Verteneglio. L’Assemblea ha intanto eletto i membri del Comitato promotore dellUnion-e delle sezioni femminili. G. S. dicarsi su vasta scala agli oliveti. A tail riguardo bisogna rilevare che le periodiche apparizioni di freddi eccezionali, /sono un fatto climatico ordinario anche nei paesi a clima più mite, com’è quello di buona parte dell’Istria. Tutti conoscono i geli dis-gli anni 1929, 1932, 1938 e quello di questo anno e le loro conseguenze più o meno gravi. Ma nonostante ciò non è il caso di giungere àU’estremo di -abbandonare gli olivi. Anzi i danni di quest’anno dovrebbero spronarci a maggiori attenzioni verso la coltura dell’olivo per ridarle al più presto vi'-a e vigore. D’altra parte bisogna iniziare l’opera di coltivazione del massimo numero di piantine per nuove piantagioni e per sostituire le piante danneggiate dal freddo. Le tesi riguardanti i nuovi impianti sono due: una che parteggia per le piantine allevate da seme e l’ailitra che è per le piantine alleva- te ’ag-amicamente, Sarà comu-nqut meglio non attendere il prevaler« di una di queste tesi, per non ave. re conseguenze negative non indif. ferenti per la nostra economia olea. ria, ma pass'a-re subito, su larga sca-1-a, a nuove piantagioni con il ma. feriale che abbiamo a disposiziona L’impianto dell’olivo, per mezz-, di poloni, ha 'tradizioni più che cen-tenarie nls-HTstria. Tu-tti i nostri oli. veti hanno la loro origine nei po. Ioni. La coltivazione di questi s basa su esperienze tramandate da padre .a figlio ed è un fato, que-sto, che non deve essbre trascura-to, perchè la esperienza ci garan-lisce anche olitimi risultati. LE CATACOMBE CAPODISTRIANE OGGETTO DI ATTRAZIONE TURISTICA CAPODISTRIA, 15 marzo. — Durante i recenti lavori di restauro alla Loggia di Capodistria, proprio sotto la macchina del caffè, si venne a trovare una specie di buco profondo, che sollerò numerese supposizioni sull’esistenza a Capodistria di gallerie sotterranee. Nel caso concreto si trattava solo del canale di scolo, però che a Capodistria esistano passaggi sotterranei e un fatto già notò e dimostrato alcuni anni fa, quando in occasione di certi lavori in Brol-lo, un trattore veniva a sprofondare proprio dinanzi all’ex-palaz-zo dei Conti Bruti, dietro al Duomo, e nella voragine che ivi s’erà formata si poteva vedere la volta di un sotterraneo, formata ad arco con mattonelle poste verticalmente. NeH'ambi'o dei Circoli si iorme-ranpo le sezioni dei giovani agricoltori-cooperatori. Circoli appog-ge-ramrao l’opera delle scuole biennali supplementari dì economia rurale, nel cui ambito si formeranno appunto le sezioni giovanili. Circoli e Cooperative agricole concede- Sarebbe stata la volta buona per togliere quel velo di mistero che ha circondato nei secoli i sotterranei capodistriani. Invece, incomprensibilmente, non se ne fece nulla e la voragione venne nuovamente interrata. I documenti storici che siamo andati a scartabellare sono assai parchi di notizie a riguardo. E si comprende il perchè. Questi sotterranei erano segreti e servivano per eventuali fughe in caso di rivolte popolari e per altri motivi più o meno inconfessabili. L’Alisi nel suo libro fa un accenno a un sotterraneo, uscente a Porta Isolana, attraverso il quale fuggirono i nobili capodistriani in occasione di una cruenta rivolta popolare alla fine del XV secolo. In un altro documento abbiamo trovato un accenno a un sotterraneo che collegava il monastero di S. Chiara a quello dei frati capuc-cìnì. Però nessuno di questi documenti riporta il minimo accenno alla toponomastica di detti sotter- striano. Si tratta di un articolo, di autore ignoto, pubblicato sul numero del' 16 gennaio 1885 de «La Provincia dell’Istria» dal quale stralciamo la parte riguardante tale sotterraneo: «Mi asseriscono persone degne di fede di aver veduto scoperto, ma per alcune ore soltanto — venticinque anni or sono, nell’occasione che per eseguir non so che lavoro si scavò il terreno là attorno — di aver veduto a cinque metri circa a tramontana dell’angolo a sinistra di chi si avvìi sotto il volto dell’Istituto Grisoni, a un metro circa sotto la superficie del suolo, sottoposta ai piccolo scolatoio, e rivolta al mare, la bocca di un sotterraneo formata da due stipiti a bugnato dalla larghezza ciascuno di più di 30 cm., alti m. 2, distanti l’uno dall’altro m. 2 circa e da una proporzionata architrave. Il quale sotterraneo correrebbe in diritta linea, verso la piazza del Duomo e rasentando il campanile andarebbe a finire in una cantina già appartenente al palazzo preto-reo, ora alla casa Galli — sita appunto in fondo a sinistra di quella che si chiama Caleta chiusa del Palazzo, la prima a sinistra di chi scende per Callegaria (ora di questa casa esistono solo le mura, poiché fu distrutta in seguito ad un incedjp, n. di M. B.). E vivono ancora le figlie del defunto Miani, ilio tempore proprietario di quella casa, che ricordano nella loro fanciullezza di aver varie volte percorso un bel tratto del sotterraneo, penetrando da detta cantina. Onde il padre loro, dopo di averle ripetutamente sgridato invano, risolvette alla fine di colmare di terra tutta ’a cantina, sicché il suolo di lei, che prima era molto basso, venne a livellarsi a quello esterno e rimboccatura del sotterraneo, a ostruirsi con grande rammarico delle due fanciulle. Ed è infine antica tradizione che un sotterraneo esistesse in fatti, che dal Palazzo Pretoreo si prolungasse fino al Belvedere comunicazione segreta fra il palazzo stesso e l’arsenale, perchè in caso di cittadina sollevazione o d’altro pericolo inopinato potesse attraverso quello salvarsi il podestà imbarcarsi e scappare». Dunque, se fino ad oggi, ogni ricerca in questo campo aveva scopi puramente storici (che in fondo non dovrebbero essere sottovalutati come lo sono stati) oggi, a questi, vengono ad aggiungersi anche gli scopi turistici. A qualcuno forse sembrerà questa una ridicolaggine che però non lo è se consideriamo la mania che i tedeschi hanno per le cose antiche specie se queste possono esercitare qualche impressione, come lo può un sotteraneo, costruito secoli fa. La spesa, in fondo, non dovrebbe essere grande, a meno che nei sotterranei non si incontrino dei crolli, ma anche in questo caso, essa sì dimostrerebbe conveniente, per l’indubbia attrazione turistica che questi sotterranei rappresenterebbero. Per controllare la veridicità di quanto si afferma nello stralcio di articolo che abbiamo riportato, sarebbe sufficiente allontanare dalle muraglie antistanti al mare, nei pressi dell’Istituto Grisoni, qualche strato di spazzature venute ad accumularsi là nel corso dei decenni ed anche se non si trova nulla ci guadagnerà l’igiene e l’estetica cittadina. Ma vi sono moltissime probabilità che la bocca del sotterraneo esista, quindi bisogna trovarla. M. B. Nel secondo armo di vita del p,,. Ione, dobbiamo, all’inizio della pri-rnayera, fare una legatura con filo di ferro sottile a-llia base per dargli maggiori possibilità di radicare coa radici necessarie al trapianto. I po-Ioni, così legali, vengono coperti con terra, possibilmente mescolata a terriccio o letame ben maturo. Questa Viene lasciata attorno alla piccola piantina fino a-1 momenti del trapianto, che può estsere fatto -nel secondo anno dopo la legatore. Da noi, dove la pratica dell’imie- sto è conosciuta e riesce bene, sa- rà meglio innestare i poloni nello stesso arino della legatura per a-verli, al momento del trapianto, già pronti. Dop-o un anno o due dalla legatura, si scalza con cura il terreno, si scioglie il filo di ferro e con un colpo di forbice, poco più in bas- ! so della legatura, si aporia il po- { lane, che -avrà già buone radici e sarà quindi pronto per il trapianto a dimora fissa. Senza. l’operazione di- legatura ci vogliono 6—7 anni per ottenere un polone e lo stesso non è poi tanto sicuro come quello ottenuto con la legatura. Ogni neutro agricoltore è in dovere dii allevare il massimo numero di poloni, per soddisfare almeno in pane il fabbisogno derivante dalla necessità dii rinnovare i nostri oliveti. Ciò non sarà difficile, poirfhè, come abbiamo visito, ogni agricoltore, che possiede una pian-tadi olivo, è in grado di avere i propri poloni. Ogni attesa di materiali provenienti dai vivai può procrastinare il rinnovo dei nostri oliveti con notevole movimento alla nostra economia. I geli passati, come anche questo, hanno prodotto periodi più o meno brevi di scoraggiamento, ma poi -s-empre si è ritornato alla coltivazione di questa pianta. Ciò, per il semplice motivo, che l’olivo rende e molto spesso resiste al gelo. Questo lo sapevano i nostri nonni ed nostri padri ed oggi a-ncor di più dobbiamo saperlo noi. Biloslav Narciso Ma, fra tante polverose scartoffie del passato, qualcosa di concreto siamo riusciti a trovare e che ci da con una certa esattezza il percorso di un sotterraneo capodi- Grattacapi fiumani Panorama di Parenzo FIUME, febbraio. La sluddivisio-ne territoriale della città in comuni ha promtinnente messo in moto gli organi direttivi e in-ca-malaito immediatamente il lavoro pratico su quelli impellenti problemi che le singole unità poliiti-c-o-amminis'native hanno. Meno oberato il comune di Susak, più indaffarati quelli di Cittavecohia e Zamet. Il primo comune abbraccia sotto di se una altissima percentuale del traffico marittimo, del commercio- e diei trasporti. Non si vive idi pura gloria, quindi non si possono accettare come definitivi i primati portuali di traffico merci stabiliti nel '1954 e che fanno invìdia a mol-ti porti del cen-tro-Europa. In netto progresso, dopo la decadenza prebellica, Fiume, in virtù degli accordi con l’Austria, lungheria e Sa Cecoslovacchia e con un’ulteriore r-azitmaliizzaziom-del lavoro, ha campo aperto per segnare a-litri primati. Ma j patemi d’animo delle autorità sono prodotti dall’instabilità del mercato e più ancora dalla rete commerciale. Per certi prodotti c’è carenza e netto divario di prezzo rispetto ai mercati di Lubiana, Osijek e Spalato, per altri si abbonda, ma la qualilà non soddisfa- appieno. Al comune di «Ciitavecchia») spetta risolvere, in collaborazione con gli altri comuni visto che la questione riguarda città e distretto, il problema del traffico interurbano, specie quello con la Riviera. Presto si aprirà la stagione turistica e affluiranno a decine di migliaia gli ospiti d’o-gni parte d’Europa. Nel 1955 gli autobus sono stati pochi e in pessime condizioni, causando non poco malcon tento. Nella parentesi autunno-invernale si è corso ai ripari acquistando nel paese ie all’estero un paio di autocorriere. Però ne occorrerebbero almeno altrettante per risolvere defimiitiva-m-emrte l’annosa questione. Per «Cittaviecchia» è sempre all’ordine del giorno il punto alloggi, assilam'e e grave. La zona propriamente chiamata Cittavecchia, dà t pen-saire con le tante casupole pencolanti e le difficoltà che esistono per alloggiare gli abitanti in altri siti. La; demolli-zione della plaga prosegue sistematica e proprio recentemente sono stati devoluti altri 20 milioni per la costruzione di un grande edificio che potrà ospitare una prima parte degli ultimi sloggiati. Passiamo a Zamet che ha un prodotto lordo di 26 miliardi, e, nono-si nntte ciò, tariti grattacapi. La guerra, qui, ha falciato molte case, molto si è costruito ultimamente sul--l’Autoistrada, ma ancora resa tanto da fare. Rappezzata in ceri* qual modo lia rete d’illuminazioi*. che prima tormentava quasi seralmente gli abì'ia-nti della zona a-ltà ecco i cittadini chiedere delucidazioni sull’uso del butano visto che pur ospitando nelle proprie mura l’officina del Gas, l’impianto * Zamet. deve ancora v-enire. E. M. Accusa aver ■arbitra ,-a dei Ovante ''fcjuasi tutti gli anni dal ciocci, dell’olivo sbucano diverse picco! ! piantine. Molti agricoltori, duranti la zappatura estiva, le eliminano, mentre altri, conoscendo il loro va. lore, ne lasciano 3 o 4 e le cura-n-, attentamente, Ottenendo così it, 4—5 anni piantine (poloni) adatti al trapianto a dimora fisica. IL prosegu quindi Mtime plocau Eli pome Rinvolti fa traj luogo ■Pregar] um ^uezz’o Eri adattò Corner Q gal j-Parver W ■4« - ;di«a: '"•Òent; Poteri, «hi m Ls ti v*"a j MARTEDÌ’ 20 marzo 1956 JK>n («ni« ss on i, * ■Ost- “ tea» I qi *uj Sarq I -•* ■ PuocJ e I lo»o i : I e °Ura B così j a} H fai > >' lui ne] Ha le.a terrea] e con J i in bj ia il jj radici trapiairi berazioi 5 ~7 ari lo ste^ d »m e qui - l. è in r) -no n/unj -ne alni -deriva -/are i ri -diffidi) isto, og una pia avere; i di m; vivai pi j dei nasi lovimen ache qt odi più lento, ri alla ci Ciò, p l’olii ste al g ostri noi -ancor\ Narciso empre J -to allogl propri - hiia, dà a Lpole P« " esistoa 3 :i in aR “ ■Ha piai » rotprio rj ■ vo l u ti 2 ■ ruzione ►otrà oSS gli ulti« >a un P11 non L noi té oaS mente su rest a tal 111 CeI^ m inazioni nasi s61”3 zona alti delucidi visito chl 0Prie mpia»*0 re E- * IN ATTESA DI UN ASSURDO PROCESSO Banditi a Rartinico Accusato di attività criminosa e di aver organizzato e capegggiato l’arbitraria invasione di una traz-zera demaniale da parte di un rilevante numero di braccianti, usando violenza per opporsi agli ufficiali ed agenti intervenuti, Danilo Dolci si trova ora nelle carceri del Lucciardone di Palermo, in attesa di un assurdo e vergognoso processo. Riteniamo inutile soffermarsi a spiegare gli avvenimenti che hanno portato all’arresto di Danilo Dolci, tanto essi sono noti. Nato a Sesana trentacinque anni fa, visse sin da giovane in Sicilia ed ebbe ■ mpdo di conoscrere molto da vicino la povertà di quella zona. Abbandonati gli studi di architettura, collaborò con don Zeno Saltini (a Nomadelfia) nell’opera di umana solidarietà. In seguito si stabilii nel luogo più povero e desolato che avesse mal visto: Trappeto. Qui rimase per circa due anni mettendo in pratica la sua teoria secondo la quale la redenzione della miseria non va fatta attraverso opere di beneficienza, ma tentando di ridestare nella parte più misera' della popolazione la fiducia nella vita, nel lavoro e nell’avvenire. Nel 54’ si trasferì a Partinico per studiare da vicino il problema del banditismo e la maniera di risolverlo senza ricorrere alla violenza. E’ Partinico un paese i cui 25.000 abitanti vivono in miserabili tuguri e conoscono la -fame e l’analfabetismo fin troppo bene. In segno di protesta per l’incuria delle autorità, Danilo Dolci iniziò nel novembre scorso un digiuno personale che durò una settimana; l’azione continuò quindi col digiuno collettivo di San Cataldo che si concluse con l’arresto del «noto agitatore». Nel suo libro «Banditi a Partinico» il Dolci ebbe a dire fra l’altro: «Nella zona del maggior banditismo siciliano (Partinico, Trappeto, Montelepre: 33.000 abitanti), dei 350 «fuorilegge», solo uno ha entrambi i genitori che abbiano frequentato la quarta classe elementare. «A un totale di circa 650 anni di scuola (nemmeno la seconda elementare di media; e quale seconda!) corrispondono 3.000 anni di carcere. E continuano i processi contro i «banditi». «Superano il centinaio gli ammalati di mente, gli storpi, i sordomuti. «Ogni mese si spendono 13, milioni per polizia, «forze dell’ordine», galera. Più di 150 milioni l’anno, mentre, per esempio, alle 28 scuole di assistenza sociale, ormai funzionanti in Italia, nessuno è arrivato. A 4.000 persone occorre subito lavoro. L’inefficienza, il disordine della vita pubblica ■»persi-stono. «In nove anni si è intervenuti spendendo più di 2 miliardi e mezzo del pubblico denaro per ammazzare e incarcerare quando non si era mosso un dito, ad esempio, per utilizzare l’acqua del fiumicel-lo vicino; e ciò avrebbe dato facilmente lavoro a tutti. Se ci fosse lavoro non ci sarebbe stato banditismo.» Ed ecco quanto ebbe a dire Carlo Levi nel suo libro «Le parole sono pietre» di colui che rivela «una spiccata capacità a delinquere» ( i passi sono tratti dalle pagine che Carlo Levi dedica alla narrazione della visita fatta a Danilo Dolci in occasione di un suo recente viaggio in Sicilia). «Entrammo nella casa di Danilo che ci accolse amichevole e aperto: alto, robusto, con una grossa nordica testa complessa, gli occhi vivaci dietro gli occhiali, allegro di una interna energia, sempre presente rivolto, anche nei minimi gesti, all’azione . . .» «Cominciò subito a parlarci dei lavori che gli stavano a cuore, del progetto per l’irrigazione di tutta la zona, che permetterà di cambiare profondamente la situazione e di combattere la miseria. Ci spiegò tutte le sue altre iniziative, l’asilo, la scuola, l’assistenza, la lotta contro la pesca abusiva, e le inchieste, gli studi, le conferenze, i concerti, insomma, quelle attività che conoscevamo dai suoi scritti, ma che qui prendeva ai nostri occhi la sua giusta dimensione. Non era 11 suo, tono del puro missionario o del filantropo, ma quello di un uomo che ha fiducia negli altri e fa sorgere la fiducia intorno a se ...» «. . . Dolci ci descrisse le condizioni terribili di Trappeto e di Partinico che egli conosce casa per casa, famiglia per famiglia, le malattie, l’analfabetismo, la delinquenza, la prostituzione, gli effetti mortali di una antichissima miseria, origine sola, secondo lui, del banditismo, e degli altri mali, conservati volutamente da un’azione di governo che non vuole risolverli e che butta miliardi per la repressione poliziesca del banditismo, dove basterebbero milioni per abolirne le cause.» «Non basta seminare le strade e le compagne» — dice Danilo Dolci nel suo libro «Fare presto (e bene) perchè si muore» — «di guarde di carabinieri: altro ci vuole. «Non basta aprire qualche mese qualche cantiere perchè lavorino quelli che strillano di più: altro ci vuole. «A centinaia, a migliaia anche tutta questa gente deve poter lavorare, deve poter partecipare alla vita. «Non vede che sono ciechi dall’esasperazione? «Seppure il male è in ciascuno di noi in tutto il mondo, venite a vedere come, così il più raffinato e capriccioso nasca in modo incredibilmente impermeabile .. .» Qui non si tratta di migliorare le condizioni ambientali per aggiornarsi giustamente al progresso: si tratta di impedire che proprio si muoia quando non si deve morire». IL CERCHIO DI E. WALLACE — Io sono la prima vittima designata del «Cerchio Rosso» proseguì egli, abbastanza gaio. — Lei, certo, legge i giornali, quindi ne saprà più di me sopra questa famosa banda. Le ultime notizie danno che io avrò l’onore di essere il primo olocausto . . . pour encorauger les autres. Ella non potè a meno di ammirare che, in circostanze •come queste, Raffaele Willings sapesse dimostrarsi tanto disinvolto. — A quanto pare — riprese egli — hanno già stabilito che la tragedia, di cui dovrei essere il vero protagonista, abbici luogo qui e proprio quest’oggi; ed io, cara signorina, dovrei pregarla di essere tanto cortese da venire a pigliare il tè in una mia piccola casa di campagna; una passeggiatina tri amezz’ora non di più. Era una complicazione che ella non aveva prevista, ma si adattò di buon grado. U suo ospite la pregò di attenderlo un momento. Quando egli fu uscito, -ella si pose a percorrere lentamente la galleria, esaminando le curiosità che vi erano esposte; le parvero realmente interessanti. Willings non tardò a ricomparire con un ampio mantello viaggio, e trovò la sua adorabile ospite in ammirazione dinanzi ad un trofeo, carico di splendidi esemplari di lame sdentali antiche. — Belle, nevverq.? —- disse Willings. —* Mi spiace di non poterle spiegare quanto so di queste vecchie armi . . . Ohi ma •sebi mi ha preso il mio pugnale assiro? La sua faccia esprimeva meraviglia © corruccio. Entrambi bissavano lo spazio vuoto nel trofeo che il pugnale scomparso aveva dovuto riempire: vi era rimasto un cartellino che da solo bastava a denunziarne l’assenza. — E’ quello che mi domandavo anch’io — disse Anna. — Non se ne preoccupi —- soggiunse Willings, che però non poteva dissimulare il suo cattivo umore— lo avrà preso qualcuno dei domestici. L’accompagnò fino alla porta del palazzo dinanzi alla quale attendeva una ricca limousine. Ma ad Anna non sfuggì che la scomparsa di quel pugnale aveva rabbuiato il suo compagno e gli aveva tolto tutto il brio. — Non me lo so spiegare — disse egli- ancora, quando ormai attraversavano il villaggio di Bafnet. — Quell’arma ieri sera era ancora al suo posto; su questo non vi può essere alcun dubbio. Si figuri, signorina, che ieri stesso l’ho fatta vedere a Sir Tommaso Summers, che è finissimo intenditore di arte orientale. Non crederò mai che sia stato uno dei miei servi a toglierla di là. — Forse, nella galleria saranno entrate altre persone . . • — disse Anna. — No — le rispose Willings — è un piccolo mistero anche quésto, che noi, però faremo bene a mettere da parte per più tardi. Ed egli, da quel momento e per tutto il rimanente del viaggio, non pensò più che a rallegrare la sua bella invitata; e nulla del suo contegno lasciava sospettare che avesse verso di lei sentimenti diversi da quelli che un vero gentiluomo può avere per un ospite rispettabile. Egli non aveva esagerati i pregi della sua casa di campagna, e Hatfield era realmente in una posizione magnifica «n mezzo ad un’estesa regione boschiva. Da un imponente vestibolo entrarono in un piccolo salotto squisitamente decorato, nel quale il tè era pronto, anche se non si vedevano servi in giro. — Uff! — esclamò Willings — grazie al cielo siamo soli finalmente! Anna versò il tè, gli pose innanzi la sua tazza . . Egli senz’altro, si chinò su di lei e la baciò. Elia non si dibattè, ma lo fissò gravemente -e disse con molta calma: w Vorrei dirle una cosa . . . CALEIDOSCOPIO LA PICCOLA SVISTA L’associazione . americana dei pi * • *7 'fc luti mil Ma ri lia registrato di rečen- te un fatto sensazionale: fra i pro- ■■■ pri membri si trovava .un maggio- t*ju V. re deH’aviazione sovietica. Costui, fKS** -. - *. il vice-addetto aeronautico all’Amba- - ipjj sciata sovietica di Washington, si era regolarmente iscritto alla sud- \ r detta associazione. u Nella domanda di iscrizione da lui presentata, egli aveva scritto d’essere maggiore doUTJSSRAF, cioè dlall’aviazione sovietica. L’incaricato alila registrazione dell’associazione aveva scambiato questa sigla per quella delTaviazione americana che è qusi uguale (TJSAAF) e accjelttato la domanda. Il maggiore (sovietico frequentò così per diversi mesi il club dell’associazione, partecipando pure alile riunioni dei membri. In una di queste riunioni è stata .scoperta la . . piccola svista e .al maggiore è stato detto: spiacenti, ma non ha i titoli necessairi per aipparterfere a questa associazione. PIHNI DEI. COOPEKlTIVISnO li. E degli errori trascorsi, i cooperatori hanno tenuto conto. Ne sono testimoni i seguenti dati: il rendimento delle colture fondamentali è del 25% maggiore di quello che i singoli contadini riescono ad ottenere; su un ettaro di terreno si sono avuti 35 quintali di frumento, 37 di orzo,' 52 di canapa, 180 di barbabietole da zucchero e 46 di granoturco. La differenza maggiore si è avuta nel campo del granoturco, essendo il rendimento di un ettaro superiore per ili 50% -di quello dei singoli privati. La direzione della cooperativa ritiene che l’ottimo risultato sia dovuto all’uso di concimi chimici e a tutta una serie di misture agrotecniche, delle quali la cooperativa tiene gran con- i to. E’ con orgoglio che si parla del successa avuto, anche perchè lo scorso anno non era uno dei migliori per quanto riguarda le com dizioni atmosferiche. Le frequenti piogge avutesi durante il raccolto del frumento e del granoturco, co-■stringleviho i cooperatori a sfruttare ogni ora di tempo sereno. Ancora più difficile si presentava l’elatrazione delle barbabietole da zucchero e il loro trasporto sino ai vagoni, m quanto la piaggia non cessava quasi mai di cadere e le ruote dei carri affondavano pesantemente nel fango. Solo l’ottimo accordo dei cooperatori è riuscito a far si chg tutte le difficoltà fossero superate. I lavori di preparazione .per ta semina autunnale furano pure fatti in tempo, cosa che ha la Bua importanza quando le previsioni per la semina primaverile non sono delle più rosee. «Se avessimo ritardato di solo due giorni — dicono presso la direzione della cooperativa — non avremmo più fatto in tempo a seminare i campi. La pioggia cominciò allora a cadere ininterrottamente. Senza i mezzi meccanici in nostro possesso, non saremmo riusciti a finire i lavori di semina». In queste giornate d’inverno, e l’invemo in Vojvodina è la «stagione morta», la sala della cooperativa è sempre piena. Ben ordinata, essa at tira i cooperatori attorno al «focolare» — come es'si stessi dicono. Si ducute per lo più del lavoro fatto e di quello da farsi. Ascoltano la radio, leggano i giornali e qualcuno guarda per l’ennesima volta i numerosi diplomi e premi appesi alle pareti. Da una parete, pende pure una enorme carta geografica che i coopieratori hanno voluto acquistare al tempo della visita del Presidente Tito in India, per poterlo meglio seguire nel suo lungo viaggio. L’assemblea generale non ha ancora avuto luogo e pertanto non si sa il valore medio di una giornata. Si prevede sia di 550 dinari e, quando lo dicono, i cooperatori aggiungono che sono modesti nella previsione. Certi controllano i loro libretti e calcolano la giornata lavorativa a 500 dinari («Per maggior sicurezza» — dicono). Trecento giorni lavorativi, numero che tutti hanno potuto facilmente raggiungere, corrispondono a 150.000 dinari. Una famiglia che abbia più componenti, membri della coopera- tiva, riceverà quest’anno somme ingenti. Se a questo importo sii aggiunge l’entrata dal fondo di proprietà individuale, ci si potrà fare una chiara idea della situazione dei cooperatori. Naturalménte, ci Sono di quelli che piglieranno relativamente poco, e questo avviene in quelle famiglie che, pur essendo numerose, hanno pochi elementi in grado di lavorare nella cooperativa. Un'altro fatto che deposita in favore della cooperativa: solo un contadino su dieci, quando lavorava in proprio, possedeva una vacca, ora la proporzione è di 1 a 3. Interessante pure notare che nel 1955, dei 100 contadini che fecero uso del credito presso la banca, concesso con urna decisione del Consiglio E-secutivo Federale, solo 21 erano cooperatori. E, mentre il 90 per cento dei privati ha usato il denaro per l’acquisto di bestiame da lavoro, i cooperatori hanno provveduto ad acquistare articoli industriali, quali biciclette, radio, tessili ecc. NATURALE E PARADOSSALE Oggi la cooperativa è visibilmente un’economia agricola. Se un tempo le caratteristiche della cooperativa erano la trascuratezza dei campi, il ritardo nel lavorare la terra, la cattiva attrezzatura meccanica e così via, oggi le cose sono totalmente cambiate. Nel villaggio si parla di terra ben coltivate, dei buoni risultati ottenuti con una data coltura, degli ottimi rendimenti di un determinato terreno, si sa subito che tutto ciò è avvenuto in seno alla cooperativa. E i cooperatori sono fieri di ciò. Motivo principale dii orgoglio per loro sono i cavalli e i carri. I cavalli sono in genere una debolezza dei contadini della Vojvodina. Possedere buoni carri e cavalli, era un tempo privilegio dei ricchi, ed è comprensibile quindi il sentimento dei cooperatori, specialmente se si pensa che carri e cavalli buoni sono indice di una buona economia. Logica conseguenza di questi succèssi, sarebbe l’aumemto del numero dei facenti parte della cooperativa. E questo aumento non ha potuto non verificarsi. Nel 1954 sette famiglie hanno presentato la domanda per entrare a far parte dalla cooperativa. Quattro sono state accettate. Nel gennaio del 1956, sono state presentate altre 15 domande. Queste cifre, sommate alle domande presentate in altre due cooperative vicine, danno un totale li 150 richieste, numero che sarebbe anche maggiore ste tutte le famiglie fossero sicure di venire accettate. Tutto ciò è normale. Il paradosso sta tu'tto nella differenza della attuale situazione e quella di alcuni anni fa. Mentre allora le organizzazioni politiche avevano il compito di attirare nelle cooperative il maggior numero possibile di Contadini, oggi hanno un bel da fare perchè tutti vengano accolti in seno alle stesse. I cooperatori, inlatti, sono severissimi in proposito, e€ hanno ragione, in quanto è loro ia-teresse che della cooperativa entrino a far parte solo buoni elementi. C. VIDAKOV CAMPIONATO JUGOSLAVO DI CALCIO VINCE IL PARTIZAN AL BELGA DEBRUYNE la 40. Milano - San Remo LA CLASSIFICA Partizan 16 12 2 2 48:18 26 C. zvezda 16 9 6 1 30:13 24 Radnički 16 8 4 4 38:27 20 Sarajevo 16 8 2 6 25:28 18 Dinamo 16 7 3 6 27:30 17 Velež 16 6 4 6 28:26 16 Vojvodina 16 4 7 5 32:26 15 Spartak 16 5 5 6 25:27 15 Budućnost 16 6 3 7 25:38 15 BSK 16 5 4 7 27:28 14 Hajduk 16 5 3 8 29:29 13 Željezničar 16 4 4 8 20:28 12 Zagreb 16 4 2 10 28:30 10 Proleter 16 4 1 11 23:57 9 Dopo una volata di 15. giornate, passate sempre ai primi posti della classifica, la Crvena zvezda è caduta domenica ed ha dovuto abbandonare nelle mani del Partizan, ritornato irresistibilmente in questo girone di ritorno alla forma migliore, lo scettro del comando. Dato l’andamento dell’incontro è defficile fare già oggi un pronostico definitivo. Alla fine mancano ancora dieci giornate, e molto può ancora succedere. Il Partizan, nell’incontro diretto, pur senza strafare, è riuscito ad incamerare i •lue punti, grazie alla maggior precisione dell’attacco e all’indecisione della difesa della Zvezda, sulla quale riccade in gran parte la colpa della sconfitta. Grossa sorpresa a Osijek, dove lo squalificato Proleter, dopo essere stato costretto per due giornate a regalare i punti ai propri avversari, al rientro in gara si è preso la grossa soddisfazione di infliggere una severa punizione alla •Dìnamo, rimasta con un palmo di »aso nell’antro dei detentori del fanalino rosso della classifica. Nulla da dire sui rimanenti risultati, che hanno visto la divisione dei punti fra Zagreb e Spartak e Vojvodina e Radnički e le vittorie del BSK sul Velež e del Sarajevo sul Železničar. Eccovi ora dei brevi cenni di cronaca sui signoli incontri: PARTIZAN — CRVENA ZVEZDA 3:1 (1:1). Tutto esaurito domenica il grande stadio dell’APJ a Belgrado per rincontro di cartello fra le due lieder della classifica. Oltre 55.000 erano gli spettatori presenti, quando l’arbitro Damiani dava il segnale d’inizio all’atteso confronto. Senza indugi, la Crvena zvezda passava all’attaco e costringeva il Partizan ad una dura difesa. Dopo sette minuti però gli ancor imbattuti balgradesi passavano in vantaggio, senza però riuscirvi. Era invece il Partizan a pareggiare al 27’ con un gol realizzato di testa da Borozan su tiro dalla bandierina. Nella ripresa la Zvezda cede di achiato, permettendo al Partizan di passare due volte, ambedue con la complicità della difesa. Dopo appena un minuto dall’inizio, causa un grossolano malinteso fra Beara e Stankovič, Kaliperovič poteva segnare per il Partizan. Al 25’, Popvič, volendo passare la palla a Beara, la colpiva con troppa violenza e la insaccava di precisione nell’angolino sinistro della porta, segnando la più classica delle autoreti. Per nulla demoralizzati, i compagni di Mitič hanno tentato di reagire, ma prima Kostič, poi Toplak e Sekularac hanno sbagliato ben tre occasioni d’oro a porta vuota. La fine vedeva cosi la vittoria del Partizan, che mette in tal modo una grossa ipoteca sulla vittoria del campionato. PROLETER — DINAMO 4:1 (0.T). Grossa sorpresa a Osijek, dove i padroni di casa, ritornati sul campo dopo quattro mesi di squalifica, _ sono riusciti a' battere, e meritatamente, la forte squadra di Horvat. Alla fine del primo tempo nulla faceva presagire un eosi grosso smacco della Dinamo, la quale aveva chiuso il primo tempo in vantaggio per 1:9 gra- zie al gol segnato da Conč al 27’ La ripresa però registrava un grande ritorno del Proleter il quale riusciva a passare per ben quattro volte, al 13’ con Feld su calcio di rigore, ed al 17’, 22’ e 37’ con Popovič. BUDUĆNOST — HAJDUK 2:1 (1:0). Anche domenica 1’ Hajduk è uscito con il sacco vuoto dal campo. La Budućnost infatti, dopo il grosso passivo subito la domenica precendente a Belgrado per opera del Partizan, è apparsa trasformata, riuscendo ad imporsi meritatamente sull’ Hajduk, anche se il gol della vittoria è stato realizzato in zona Cesarini da Radovič. I padroni di casa passavano al comando al 9’ di gioco con Va-ševič, ma venivano raggiunti nella ripresa da una bella rete segnata dall’immancabile Vukas. VOJVODINA — RADNICKI 1:1 (1:1). Dopo due risultati negativi, il Radnički di Belgrado è riuscito a guadagnare un punto proprio sullo scorbutico campo di Novi Sad, contro una Vojvodina troppo sicura di se e poco precisa, che ha sciupato molte buone occasioni per vincere rincontro. Non passavano che 12 minuti dal segnale d’inizio, che la Vojvodina si trovava a condurre, grazie al gol realizzato da Rajkov. Al 26’ il Radnički, in azione di contropiede, segnava il pareggio con Ognjanovič. ZAGREB — SPARTAK 0:0. L’inizio faceva prevedere un bell’incontro, ma mano a mano che il tempo passava i giocatori complicavano il gioco, senza approdare a nulla di concreto, cosicché il risultato in bianco rispecchia chiaramente le cose viste in campo e soddisfa ambedue le squadre, soddisfatte di aver guadagnato un punto in classifica. Arbitro Stefanovič di Belgrado. Spettatori 10.000. SARAJEVO — ŽELEZNIČAR 2:0 BSK — VELEŽ 1:0 (1:0). Ieri è stata inaugurata ufficialmente la stagione ciclistica 1956 con la disputa della classicissima Milano—San Remo. La corsa, che ha raccolto al via un numero record di partecipanti, 203, è stata molto bella, combattuta e di un finale emozionante, malgrado l’intenso freddo, la pioggia, e persino la neve, che l’hanno ostacolata dalla partenza all’arrivo. I pronostici, che puntavano su una vittoria del belga Derick, sono stati in parte rispettati. Infatti ha vinto un belga, non Derick, ma Alfredo Debruyne, vincitore della Parigi—Nizza, conclusasi solamente sabato scorso. Debruyne, con un capolavoro di intelligenza, dopo essersi alquanto risparmiato nella prima metà della gara, è venuto fuori irresistibilmente nel finale, staccando di forza tutti e giungendo solo sotto lo striscione di arrivo a San Remo. La sua vittoria è stata tanto più importante, in quanto egli, con il tempo di 6 ore 57T0” ha battuto II Bologna verso la salvezza? LA CLASSIFICA Fiorentina 23 14 9 0 41:12 37 Milan 23 12 5 6 52:31 29 Inter 23 12 3 8 39:25 27 Spal 23 9 7 7 31:28 25 Sampdoria 23 8 9 6 33:31 25 Roma 22 8 8 6 32:29 24 Atalanta 23 9 5 9 42:41 23 Torino 23 9 5 9 30:30 23 Padova 23 10 3 10 30:31 23 Lanerossi 23 7 10 6 20:22 23 Lazio 22 7 8 7 30:27 22 Napoli 23 7 8 8 34:32 22 Juventus 22 6 10 6 21:26 22 Genoa 23 8 5 10 34:37 21 Triestina 23 6 8 9 15:29 20 Bologna 23 7 4 12 42:41 18 Novara 22 5 8 9 26:30 18 Pro Patria 23 1 6 16 18:67 8 Atalanta — Fiorentina 0—0. Le due squadre hanno offerto un gioco piacevole, senza adottare una tattica speciale. L’Atalanta, che ha presentato tutti i giocatori in felice giornata, è stata degna della grande avversaria. I bergamaschi avrebbero potuto anche vincere usufruendo dell’unica occasione veramente pericolosa presentatasi alle due squadre durante i 90 minuti della partita. Infatti nel se- CAPODISTRIA: Kravos, Turči-novič, Omahen, Vrčon, Santin, Gombač, Benčič (Rasman), Obrsnel, Vatovec, Kavalič I, Kavalič II. ISOLA: Fabijančič, Hrvatin, Ka-račič, Marchesan, Cerne, Boroje-vič, Norčič, Lenardič, Degano, Sosič, Cibič. ARBITRO: Stepanovič di Isola. SPETTATORI: 400 circa. CAPODISTRIA, 18 marzo. — E’ inspiegabile come una squadra possa cambiare da un giorno all’altro. L’undici che abbiamo visto domenica contro i militari umaghe-si era irriconoscibile. L’attacco, con Vatovec immobilizzato per u-no strappo muscolare e un Ober-snel che era giusto il contrario di quello di domenica, si è perso in un gioco sterile che raramente riusciva a passare la linea dei sedici. La difesa, dopo aver retto in qualche modo nel primo tempo, nella ripresa, con il passaggio del veloce Karačić all’attacco, ha reagito in modo confuso e solo grazie allo scarso appoggio che Norčič e Karačič hanno avuto dai loro compagni il risultato è stato mantenuto nei limiti della parità. L’Isola ha avuto qualche leggero miglioramento nei confronti della condo tempo su scambio veloce tra Vittoni e Brugola quest’ultimo ha dato la palla a Lenuzza il qual-le ha lanciato a Rozzoni che è riuscito ad avvicinarsi alla porta viola e in corsa sferrare un tiro violento che però è andato a sbattere contro la traversa. Bologna — Spai 2—2 (0—2). Gioco veloce e sbrigativo dei biancoazzurri ferraresi che hanno dominato per tutto il primo tempo mettendo spesso in difficoltà la retroguardia rosso-blu. Provati dal ritmo del primo tempo i ferraresi hanno ceduto nella ripresa. Dopo soli sei minuti di gioco la Spai ha iniziato la segnatura. Una travolgente discesa sulla sinistra ha portato Maccor quasi sulla linea di fondo. Il suo traversone trova gli avversari immobili e l’irrompente Di Giacomo non ha difficoltà a segnare da due passi. Doppo un quarto d’ora la Spai ha raddoppiato. Lungo lancio di Broccini a Maccor e tiro del centro avanti che batte Giorcelli in uscita. Nella ripresa il Bologna si è lanciato all’attaco alla disperata. Alla mezz’ora ha accorciato le distanze. Pivatelli su punizione dal limite fa squadra che abbiamo visto giocare con l’Odred. La squadra manca ancora nel gioco dell’insieme, che viene impostato sui singoli, mentre altri mancano ancora del dominio individuale della palla. Karačič ci sembra più utile all’attacco, che relegato in difesa, comunque dovrebbe affinare la propria precisione di tiro. I primi trenta minuti di gioco sono di preta marca isolana e tale superiorità viene concretizzata con un tiro di Cibič che batte il bravo Kravos al 20’. I capodistriani reagiscono e pervengono alla segnatura al 35’ ad opera di Vatovec. I capodistriani continuano anche nella ripresa la pressione e già al 4’ un tiro di Kavalič I da una quindicina di metri sorprende Fabijančič e finisce in rete. Gli isolani spostano Karačič all’attacco e questi, al 15’, dopo aver sorprassato alcuni avversari, si porta dinanzi a Kravos e con una potente staffilata ristabilisce il pareggio. Sino allo scader del termine si continua con alterne vicende ma al gioco confuso delle due difese, corrisponde una confusione ancor maggiore dei due quintetti, per cui il risultato non cambia. MB spiovere la palla sulla porta. Il tiro sorprende Bertocchi e finisce in rete. Dopo 7 minuti il pareggio. Segna Pivattelli di testa. Milan — Triestina 1—0 (0—0). Il Milan è pervenuto alla vittoria a due minuti dalla fine per merito di Schiaffino. I rosso alabardati hanno tenuto arretrate le mezze ali che però non hanno trascurato di sorreggere l’attaco nelle non infrequenti azioni nell’area rossonera. Padova — Pro Patria 2—0 (0—0). Il primo goal è stato segnato da Piumento al 18’ del secondo tempo. Il secondo è venuto al 32’. Pi-vanello, su passaggio di Parodi ha potuto segnare senza essere ostacolato da alcuno. Roma — Napoli 2—1 (1—1). La tradizione, da oltre 20 anni contraria al Napoli su campo della Roma è stata ancora una volta rispettata. Nonostante la pioggia caduta anche durante la «partita, il gioco è stato interessante. La Roma è andata in vantaggio al 18’ su calcio di punizione di Ghiggia. Il pallone è stato ripreso di testa da Niers che ha segnato da 2 metri. Pareggio azzurro al 45’; passaggio di Jepson a Fosio portatosi in prima linea. Il tiro ha soppreso Paletti che ha pensato che la palla fosse fuori bersaglio. Nella ripresa la Roma è pervenuta nuovamente al successo al 16’ su azione personale di Costa. Sampdoria — Genoa 0—0. Il gioco è mancato in pieno. La Sampdoria ha difettato nella prima linea. Il Genoa, privo di terzino è apparso assai debole nei laterali é questo spiega la maggior pressione dei blu-cerchiati. Inter — Torino 2—0 (0—0). I nero azzurri hanno risolto a loro favore negli ultimi minuti un incontro che in un susseguirsi di azioni concitate e sovente arruffate l’hanno mantenuto in complesso abbastanza equilibrato. I granata hanno attaccato con maggior slancio e gli ospiti con miglior ordine. Nel finale i. granata hanno accusato segni di stanchezza. Al 40’ su azione partita da Invernizzi, Mas-sei si è esibito in un magnifico palleggio, scavalcando due avversari e mettendo quindi in rete sulla sinistra del portiere. Rimasti all’attacco, gli interisti hanno raddoppiato a due minuti dal termine, su azione Lorenzi Skoglund, Mas-sei, il quale ultimo ha lanciato sulla destra a Invernizzi che da fuori area ha sferrato un potente tiro che il portiere non ha potuto trattenere. Lazio — Lanerossi 1—0 (1—0). Il Lanerossi è stato piegato su autoreti di Giaroli al 14’ del primo tempo su punizione. ČOH UN PAREGGIO IL DERBI DELLA COSTA la media record stabilita nel 1953 dal’italiano Petrucci. La corsa entrava nel vivo subito dopo il segnale di partenza. Un gruppo di corridori infatti, con in testa i belghi Van Steenbergen, Impanis e l’italiano Petrucci, partiva a tutto spiano. A Novi i fuggitivi avevano già 4T5” di vantaggio sul grosso del gruppo, che comprendeva tutti i favoriti. Non appena attaccato il Turchino il gruppo dei fuggitivi, per mancanza di intesa fra i maggiori protagonisti, cominciava a perdere terreno, cosicché il grosso, sotto i vigorosi scossoni dei favoriti,»poteva rientrare dopo poco tempo. Sulla vetta del Turchino il prim» a passare era Baffi, davanti a Ros-sello ed al belga Derick. A Voltri, Baffi si trovava ancora al comando. A Finale Ligure il gruppo si riuniva compattamente. Sulla Riviera Ligure il penultimo tentativo di fuga operato da Van Loy, Bertoglio, Darrigade e Minardi. Anche questo però infruttuoso. La fuga buona era quella di Debruyne, partito sul secondo dei tre colli, con alla ruota Boni. Sul Capo Berta il belga si liberava pure di Boni e giungeva al traguardo da solo, con quasi un minuto di vantaggio, Magni, scattato dopo il Capo Berta assieme all’altro belga Plankert, non è riuscito a raggiungere Debruyne ed ha dovuto accontentarsi cosi del seconda posto. ORDINE DI ARRIVO: 1. Alfredo Debruyne, Belgio, che compie i 282 km del percorso i» 6 ore 57,10”, * 2. Fiorenzo Magni, Italia, a 46”, 3. Josef Plankaert, Belgio, a 49”, 4. Van Issen, Belgio, a l’51”, 5. Piazza, 6. Baroni, 7. Derick, 8. Padovan, 9. Ockers, 10. Impanis, tutti con il tempo di Issen. ROGELJ VINCE ANCHE A POKLJUKA Ieri sì sono svolte a Pokljuka le tradizionali gare di salto speciale per la Coppa Jakopič dal trampolino ridotto di 40 m. Questa, che è stata nello stesso tempo l’ultima gara di salto della stagione in Jugoslavia, ha visto nuovamente vincitore l’olimpionico Albin Rogelj, il quale ha in tal modo superato nei risultati, con tre vittorie, il campione ufficiale della specialità Jože Zidar, che ne ha collezionato due. Rogelj ha dimostrato anche a Pokljuka di avere già uno stile che molto si avvicina a quello dei nordici, con ancora molte probabilità di miglioramento. Ieri egli ha avuto il suo più temibile concorrente nel giovane compagno di società Oman, la lieta sorpresa della gara, terminato secondo dietro a Rogelj. La Coppa Jakopič è stata vinta meritatamente dalla società Enotnost di Ljubljana, la quale, oltre a conquistare i primi due posti in classifica nella gara seniores con Rogelj e Oman, ha conquistato pure i primi due posti nella prova juniores con Mrhar e Senčar. ANCHE QUEST’ANNO AGLI AUSTRIACI LA COPPA JAHORINA La tradizionale Coppa Jahorina, consistente nelle gare di slalom speciale e gigante, che conclude ogni anno la stagione degli sport invernali, è stata vinta anche quest’anno, come pronosticato, dagli sciatori austriaci, i quali si sono imposti sia in campo maschile, che in quello femminile. La gara maschile è stata vinta da Lippautz, il quale, dopo aver vinto sabato la gara di slalom speciale, ha ribadito la propria superiorità ieri nella gara di slalom gigante. Soddisfacente è stata quest’anno la prova dei nostri atleti, i quali hanno conquistato cinque dei primi dieci posti I