Anno XI. Capodistria, Luglio-Agosto 1913 n. 7-8 PAGINE ISTRIANE PERIODICO MENSILE L' autografo deli' »flrislodemo" di Vincenzo HTonti donala alla Blblioteca ciuica di TNbsIb *) Grazie alla liberalitA del dottore cav. Giorgio de Volpi di Monvolpe, gentile e colto ingegno, la nostra biblioteca si adorna di prezioso cimelio: 1'autografo deli' «Aristodemo«, tragedia che appena recitala , «relligion» «religion». Anche la grafiavaria: nel ms. «beneficj», «auspicio, «scabello»; nella stampa «benefizi», «auspizio», «sgabello». L'interpunzione e talvolta, non sempre, migliorata. Pili importa che 1' autografo stesso reca parecchi muta-menti, de' quali la nuova dizione molto s' avvantaggid. La prima versione non e facilmente leggibile, perchč cancellata con la penna; tuttavia eccone un saggio: II corsivo rende la dizione originaria, il comune la de-finitiva. (Atto primo, scena prima). Scellerato il padre E insiem pieloso — ...E in un pietoso; (I, 4) Vendica la natura, e alfin mi libera Dali' orror di vederti — ...e alfin mi salva...; (I, 4) Di Licisco dunque Si corregga l' error — Deludiamo adunque Questa plebe insensata, e di Licisco Si corregga 1' error; (II, 1) Grato gli son, se a me pietoso i ceppi Seiolse — ...cortese i ceppi...; (II, 4) e rimanermi egro e dolente — e qui restarmi...; (III, 2) Eppur del tutto Non averlo perduto mi parea E tornar padre mi credei sovente — Eppur del tutto Non averlo perduto mi parea Questo nome adorato, e tornar padre Credei sovente di Cesira al fianco; (III, 5) Io d' alto affar qua venni Pubblico trattator — Io qui di Sparta venni L' ambasciata a recar; (III, 7) I sonni tuoi Tu li dormi tranguilli — ...sicuri; (III, 7) E nell' alzar degli occhi ecco d' incontro Starmi lo spettro — ...ecco lo spettro Starmi d'incontro; (III, 7) Qual orrendo pensiero/ — ...consiglio!; (III, 7) GiaccM sei fermo Nel tno pensier — ...voler; (IV, 2) Chi li conduce Fra gueste braccia? — chi ti ritorna...; (IV, 2) Ed agghiaccio d' orror — ...E gelo di terror; (IV, 4) Io vengo Nuovo pianto a costarti — ...a recarti; (IV, 4) Ma se il nemico A questo sangue perdonb — ...Alla mia vita... II manoscritto recava il detto di Orazio «simplex dumtaxat et unum» : il poeta lo cancellb; ma e bene avvertire che nel suo «Esame critico sopra l'Aristodemo» afferma che, ricordandosi di quel motto, s' era studiato egli pure «perch6 semplice fosse 1' Aristodemo». Un vero cimelio fu largito dal nobile signore alla nostra biblioteca, la quale gliene rinnova amplissime grazie. / Trieste per Besenghi degli Ughi II 24 settembre del 1849 moriva di colera a Trieste, in una modesta časa deli' odierna via San Nicol6, divenuta piu tardi e stata sino a pochi mesi sono l'«H6tel Central», un uomo non pili giovane ma non ancor vecchio (contava, essendo nato il 31 maržo del 1797, cinquantadue anni e cinque mesi), cui la vita, nella quale s' era slanciato, ventenne, arriso dalle piCi orgogliose e vaste speranze, aveva costantemente mentito, con pertinacia piu unica che rara, si da ridurlo, fiaccandogli Attilio Hortis -Fiero segno ali'ascosp. ira del Fato». Besenghi, Canzone per nozze. a poeo a poco 1' animo, e con 1' animo il corpo, facile preda del contagio colerico. Si chiamava Giuseppe Pasquale Besenghi degli Ughi. Dieci giorni prima, oscuramente presago della prossima fine, avea chiesto e ottenuto da un sacerdote amico, don Antonio Carboncich, i supremi conforti di quella religione cattolica da cui in giovinezza s' era forse scetticamente sco-stato, ma alla quale, uomo maturo, avea fatto ritorno come a un porto di consolazione e di pace. Moriva ospite deli' avvocato Francesco Bressan, marito della piii anziana fra le sue sorelle, e assistito negli ultimi istanti, oltre che dal fedele amor dei congiunti, dalla devota affezione di quell'Arrigo Hortis che fu poi, nei primi tempi deH'ammmistrazione liberale, uno de' piii ani-mosi e consci reggitori del Comune triestino, e al cui nome rinnova e cresce oggi rinomanza e lustro il figliuolo Attilio. Come 1' epi-demia colerica imperversava di que' giorni irrefrenata (dal 13 agosto al 15 novembre si contarono in Trieste ben 5142 časi di colera, di cui 2185 con esito letale)1), la sua povera salma fu trasportata in gran fretta al camposanto di Sant' Anna, ed ivi inumata, senza pur un segno, nonche d' onore, di riconoscimento, «in un campo prossimo alle ultime catacombe alla destra di chi sale» ; come poi raccont6 al dottor Lorenzo Lorenzutti il nonno deli' attuale custode di quella necropoli8). Cosi, avversato sino alla tomba ed oltre da un destino inesplicabilmente contrario, dileguava per sempre dal mondo, ma non dai fasti della nostra domestica istoria, ne dalle commosse memorie dei padri nostri, il piu ardimentoso e implacabile flagellatore deli' accomodante fiacchezza triestina dei tempi che piii immediati seguirono alla Ristorazione, 1' araldo, dopo Domenicn Rosseiti, piu fermo ed antico del nostro nazionale risveglio, il seguace piu degno in Trieste e nell' Istria di quel maschio romanticismo classiclieg-giante, come lo chiamarono, che rinnovo anche da noi e lettere e coscienze. E se anche, con 1' andar degli anni, avvenne che moltis-sime carte e le piii delle lettere di lui e a lui andarono mi-seramente disperse e distrutte, cosi da rendere oltremodo incerto e impacciato il procedere a chi oggi voglia idealmente ') Vedi II Piccolo, a. XXXI, n. 11198: 12 sett. 1912. a) Cfr. Dr. Lorenzo lorenzutti, »Granellini di sabbia»; Trieste, Lloyd, 1907 ; pg. 374, nota 2. ripercorrere, con la scorta di genuine e attendibili testimo-nianze, il faticoso cammino della sua vita, non manc6 chi di lui dicesse con la dovuta serietA, ed equit&, primi fra tutti Pietro Kandler che gli era stato amico e che rispettoso lo rammemor6 nella sua eloquente Storia del Consiglio dei patrizi, Antonio Madonizza che ne esaltč 1' indomito cuore e le superbe doti letterarie nel pugnace «Popolano delPIstria», Prospero Antonini che da Torino lo rivendico campione di gagliardi affetti e cl' in-distruttibili ideali aH' Italia intera. Gli fecero invece difetto le onoranze, a dir cosi, esteriori e publiche, tanto nella nativa Isola che a Trieste e nel Friuli, per nominare anche la terra ch' egli piu dilesse dopo la propria. Si costitul, e vero, nel 1897 in Isola, per la ricorrenza del primo centenario dalla nascita di lui, un comitato allo scopo di erigergli col& un ricordo monumentale. Ma poi accadde che si dimettesse 1' idea del busto o statua che dovesse essere e che si destinasse il denaro raccolto alla fondazione di un pio ospizio, che dal solo casato di lui ebbe infelicemente il nome. E per6, oltre quel troppo semplice e ambiguo segno d' onore, nulla ancor ricorda publicamente in Isola il maggior figlio di quella bor-gata: persino (sembrano favole) il vecchio palazzo Besenghi 6 lasciato privo di una lapide che rammenti ai nativi e ai forestieri almeno la data della nascita e 1' intero nome di lui!') In tanta e cosi inescusabile incuria di chi maggiormente dovrebbe curarsi della memoria del Besenghi, non rimane inerte, per salvezza deli' onor nostro, la cittži di Trieste; la quale, non paga di aver piii volte solennemente commemorato il poeta ond' ebbe si virili attestazioni d' amore e si magnanimi eccitamenti, e di aver nominato da lui una delle sue nuove vie, gli ha, di questi giorni, a cura e spese di un suo degno citta-dino, 1' on. Adolfo Mordo, dedicato una lapide su la facciata del bel palazzo di puro stile archiacuto, fatto sorgere da quello splendido signore su le fondamenta del demolito «Hotel Central»; lapide, la cui iscrizione h dovuta al piii elegante e concettoso epigrafista nostro, Attilio Hortis. Leggiamola: !) E si avverta che fin dalPanno di grazia 1877 G. P. D(e) F(ranceschi) si faceva a proporre, dalle colonne della capodistriana «Unione», «non un monumento, nemmeno un busto, ma una semplice iscrizione«, da col-locarsi, si capisce, sulla časa natale del poeta 1 QUI NEL MDCCCXLIX SI SPENSE PASQUALE BESENGHI DEGLI UGHI D' ISOLA D' ISTRIA ARGUTO INGEGNO FOKTE POETA DEVOTO A LIBERTA CON LA PENNA E CON LA SPADA Piu nobilmente e altamente di cosi Pasquale Besenghi degli Ughi non poteva essere, ci sembra, ricordato ai viventi e ai venturi in Trieste, anche oggi, come ai gi& lontani tempi del poeta isolano, glorioso e travagliato centro della vita na-zionale ed intellettuale nostra, nostro piii fiero orgoglio e nostro piti saldo propugnacolo. Giovanni Ouarantotto Agosto 1913 DIGNANO NEI RICORDI La strada ROMANA. Negli ultimi giorni di settembre del 1905 venne dato principio ai lavori di costruzione di una strada da Dignano a Pola, la quale scorre quasi parallelamente ali' antica romana *) (apparentemente scomparsa sotto l'influsso edace del tempo), che era poi il primo tratto della via Flavia, Pola-Parenzo-Trieste. La detta nuova strada era grandemente desiderata dalle popolazioni interessate, perchfe piu breve e piii diretta della vecchia erariale, sempre aperta al transito. Staccasi, la nuova, dalla chiesuola di santa Domenica, e dopo un percorso — quando sark compiuta -- di m. 7814 quasi tutti in linea retta, con raggi di curvatura che variano da 100 fino a 800 m. ed in piano lievemente inclinato, con piccoli 1) Giovanni dottor Cleva nel volume II di M. Tamaro «Le cittk e le castella deli' Istria*, pag. 559. rilevati e trincee, in modo da non riuscire in nessun punto pericolosa, raggiunger& Pola. II 20 ottobre 1905 un ettometro di piattaforma stradale, con la sua massicciata, era gi& compiuto ed offriva ai numerosi visitatori un soddisfacente colpo d' occhio per 1' accurata costru-zione della strada stessa, disegnante una larga striscia bianca dallo stagno «laco de Spinuzzi» fino alla villa Francesca. Pochi giorni dopo il lavoro era spinto ad un centinaio di metri dallo stagno prenominato, allorchč in un pomeriggio il piccone intacc6 una tomba romana, forse destinata ad inuma-zione, inquantochč il teschio, le mandibole, gli stinchi, di re-golari dimensioni, non potevano essere avanzi d' incenerazione. Per 1' inesperienza deli' operaio addetto a quel lavoro la tomba fu danneggiata e quindi riusci impossibile farne il rilievo esatto. Posavano le ossa sopra rozza pietra ed altre pietre similmente rozze le ricoprivano ed un muro di mattoni a sud ne circo-scriveva lo spazio. Sparsi intorno nell' interno vi erano dei resti di rito funebre e cio6: due lampade in cotto, due monete di bronzo, una d' argento dei tempi di Antonino Pio e due boccie laerimatorie o balsamari. II giorno appresso un' altra consimile tomba fu rinvenuta, nella quale le ossa erano adagiate sopra lastre in cotto-embrici-e come nella prima la copertura consisteva in pietre appena sbozzate. Frammenti di oggetti in cotto, una lampada pure in cotto, una moneta di bronzo, aghi crinali ed un orecchino pur anco di bronzo formavano il povero corredo funebre. La prima moneta rinvenuta b un gran bronzo di Ales-sandro Severo, rappresentante un soldato vincitore — perso-nificazione del valore deli' imperatore — 1' altra 6 un gran bronzo di Adriano con la Fortuna Augusti, la terza un denar o di Antonino Pio avente nel rovescio oggetti sacerdotali: asper-sorio, coltello, prefericolo, bastone augurale e simpulo. Nella seconda tomba un bronzo mediocre di Antonino Pio. Ha sul lato rovescio scolpita una donna che porta una cornucopia, rappresentante probabilmente la dea Fortuna. Sparse qua e 1& furono trovate altre monete di Domiziano, di Marco Aurelio con la folgore di Giove e di Antonino, ma corrose e di si cattiva conservazione da non potersi farne il rilievo. Non vi e dubbio alcuno sull' usanza che avevano i Romani, anche nelle nostre terre, di seppellire i loro morti luugo le strade maestre, oppure negli angoli remoti dei propri poderi, e quindi le scoperte funebri, di cui si diseorre, dimostrano che il tracciato della nuova strada scorre tratto tratto nella sede di quella antica, salvo qualche deviazione planimetrica. Difatti, disboscato allora il terreno oltre san Macario, si present6 al-1' occhio lungo il terreno naturale due gibbosita che scorrono parallele 1' una dali' altra alla distanza di circa m. 12, unite da una superfice leggermente concava, confinante con due banchine orizzontali della larghezza ciascuna di circa m. 1.50 compresi i due fossi di scolo. Sotto queste gibbosita di terra si trovano due muretti in pietra e malta di m. 0.60 x 0.50 che delimitavano la totale larghezza della sede stradale, mentre la carreggiata non era che di 9 metri. Entro il bosco di Gallesano si seguita a vedere i testimoni murari, ricoperti di terra, della antica strada romana. II primo decembre 1905 ad un chilometro e mezzo da santa Domenica, continuando il lavoro di costruzione, comparve un' altra tomba, differente dalle altre gih descritte. Questa 6 costituita da un solo blocco di pietra calcare, greggio ester-namente con le pareti interne ben levigate, di forma paralle-lopipeda rettangolare di m. 0.29 x 0.275 per 0.35 di grossezza. II coperchio sormonta il limbello intagliato ali' esterno deli' a-pertura, per 5 centimetri di spessore e chiude 1' urna a perfe-zione, la quale era situata a 40 centimetri al di sotto della superficie del suolo, rafforzata ali' intorno da una sassaia e contenente resti di ossa combuste, nonchš quattro fiale di vetro di tinta violacea e di forme molto eleganti. Sospesi per qualche tempo e per vari motivi i lavori furono ripigliati verso gli ultimi di luglio 1906 e condotti ala-cremente avanti nel territorio di Gallesano. Altri avanzi di tempi romani vennero alla luce, vale a dire frammenti archi-tettonici: un capitello con foglie d' acanto, molto ben scolpito e conservato, un pezzo di cornice semplice di forma di un prisma triangolare con fascia in alto rilievo per 25 centimetri ed inoltre un blocco di pietra calcare modellato a cornice con le sue gole, listelli, toro e gocciolatoio; un acroterio di fina fattura con foglie e rose, una pietra sepolcrale senza iscrizione, frammenti di pavimentazione a mosaico formata da pietruzze bianche ed infine un frammento di vaso in pietra di forma circolare, perforato al di sopra della base. A tre chilometri circa da santa Domenica il terreno pre-sentava delle rigonfiature elevantesi per 0.90 m. sul piano della campagna. Furono spianate e sotto, nell' agosto 1906, si 6 rin-venuto un capitello avente sulla fronte foglie di acanto aperte e da ogni lato una inquadratura di vari listelli, che accoglie un rosettone del diametro di 0.28 m. con 14 petali grandi e sopra questi altri 6 petali di diametro di m. 0.14 che girano attorno al bottone centrale. Sull' altro lato il rosettone ha le medesime dimensioni, ma i petali grandi sono soltanto 11 ed i minori 8. II capitello misura m. 0.37 x0.74x0.26 e posava su di un avanzo architettonico a cornice rovesciata, con gole dritte c rovescie, listelli e gocciolatoio, grosso frammento questo di m. 0.85 x 0.58 x 0.35. Cosi il lavoro della piattaforma stradale giunse fino ali' in-tersecamento della strada regionale che da Gallesano conduce a Fasana e questa f'ormer& con la nuova in quel punto un crocevia. Prima di giungere al bosco di Gallesano e presso allo stesso nella vasta pianura del nostro «Prostimo» s' incontrano tratto tratto, or di qua or di 1& dei cumuli di terra frammista a pietre da costruzione, laterizi e cocci, avanzi non dubbi di fabbricati, tantoche i nostri agricoltori li chiamano 3). Intanto si lavora indefessamente ad aumentare 1' attivitii del Monte. Addi 24 aprile 1609 si propone di accrescere 1' im-prestanza per pegno da lire 12 a 204). Addi 21 novembre si propone che vengano applicate ad esso Monte per anui dieci «soldi dui per quarta de tutte le farine che dal fondico saranno vendute* 5). Addi 13 maržo 1610 nel Maggior Consiglio si va piii -oltre «Quanto piu si scopre et ogni giorno si esperimenta (cosi si dice) il sacro Monte di PietS, novamente introdotto l) Detto pag. 246. a) Arch. n. 612. a) Arch. n. 551 Lib. Cons. T. pag. 250. 4) Detto pag. 218. ») Detto pag. 225. apportar consolatione et gloria universale k tutta la citta et beneffieio particolare a poveri.....L' andara parte che tutti di questa Citta et territorio per una volta solamente et non pili debbano dare ad esso sacro et pio Monte d' ogni diece uno di sale, vino et oglio che la maesta del S.r Dio li dara delle sue entrate» 4). La proposta viene accettata, ma non fu posta in esecuzione, fu anzi abrogata nella seduta del 19 aprile 1610. II Sacro Monte cosl si consolida e si attende con gioia il 1613, anno in cui flnisce la condotta degli Ebrei. Infatti addi 17 febbraio si stabilisce di «dare espresso combiato et licenza a m. Cervo e fratelli, necnon Mandolin et fratelli, approssi-mandosi il fine della loro condotta* 2). Questo commiato viene intimato il giorno 3 maržo «a m. Moise q. Cervo tanto per nome proprio quanto di m. Salamon maggior fratello assente dalla citta e a Mandolin et m. Salamon Mardrasia?» a tutti li ebrei addi 8 aprile 1613 con la seguente parte: «Havendo gia giorni li mag.ci ss.ri Sindici rappresen-tanti questa sp.le Citta dato combiato alli hebrei Banchieri conforme alli Capituli, et dubitandosi che da persone puoco caritative, et timorose del sig.r Iddio alletate forse da qualche solo particolare interesse venghi per via indiretta provocata ad essi hebrei nova condotta, non havendo questi tali riguardo al ben pubblico et ali' esterminio nel quale per causa loro s' attrova tutta questa misera et afflitta citta che per il corso continuo di quaranta et piu anni 1' hanno affatto rovinata, L' andara parte che ogni volta che a qualche- persona che havesse autorita cadesse in pensiero (il che non si črede per li spettabili sindici) di proponer a questo Magnifieo Con--siglio nova condotta non solo a questi banchieri presenti, ma a qualunque altro Hebreo che comparissero per proporsi con altretante qual si voglia loro offerta et buona conditione che ofterissero, la det ta condotta loro sia et s'intenda nulla et di niun valore, se detta proposta non passerd con li tre quarti dei voti di questo Consiglio, il quale sia e s' intenda il giorno delle nove elezioni delli uffici della Citta, che b il consiglio ordinario, acci6 che in cosa di tanta importanza habbia ognun ad havere meritata consideratione non solo alli particolari in- *) Areh. n. 551 Lib. Cons. T. pag. 233. *) Detto pag. 273. teressi, ma anco al benefltio universale dando autoritk non solo alli magnifici sig.ri sindici presenti, ma anco alli successori e ad ogni altra persona che ad essi mag.ci ss.ri sindici paresse, di procurar che da sua Ser.tk 6 da qualunque altro Ill.mo et Ecc.mo loro Rappresentante sia confirmata la medesima» '). Ebbe in lavore balle 149, contrarie 9. Questa parte, che e 1' ultima che riguarda gli Ebrei, i quali piu non compariscono a Capodistria, fu confermata da Marco Loredan Proveditor Inquisitor general, addi 31 ottobre del 1614 2). La storia degli Ebrei feneratori a Capodistria quale e dimostrata dai nostri documenti d' archivio e su per giii la storia degli Ebrei di tutte le cittk della regione veneta nei secoli XIV e XV e seguenti. I primi ebrei stanziatisi a Capodistria furono tedeschi, poi subentrarono quelli di Venezia. Essi vennero come mercatanti a sostituire i banchieri toscani invisi come gente nuova che veniva a formare una nuova aristocrazia, 1' aristocrazia del denaro, e se dapprincipio, quantunque di razza e di religione diflerente, furono accettati con benevolenza, perche disponevano di capitali, a poco a poco divennero pur essi uggiosi ai cittadini per le medesime ragioni e piii ancora perche considerati come stranieri. I banchi feneratizi, regolati da speciali contratti, divennero una necessita ineluttabile specialmente nelle piccole cittk, dove languiva 1' industria e il commercio era sostenuto da persone che avevano pochi capitali a loro disposizioue. Furono dunque tollerati ma invidiati dai piccoli comtner-cianti e malevisi dai piccoli possidenti che spesse volte, dopo aver ricorso ai loro banchi, perdevano i loro pegni, se cattive annate od altri malanni non permettevano loro di riscuoterli. II tasso deli' interesse non era esagerato per quei tempi (dal 12 V2 al 20 °/0) ed era stabilito dai capitoli, ma lo potevano aumentare per i forestieri e presta.ndo su documenti. L' abuso da parte di alcuni di questa libertk concessa loro dagli statuti ') Arch. n. 551 Lib. Cons. T. pa g. 275. Statuta Iustlnopolis V. 143 pag. 244. 2) Ste.tuta Iustinopolis V. 141 pag. 243. diede buon giuoco agli avversari che generalizzando lo rinfac-ciarono a tutti gli Ebrei. Se si consideri inoltre che erano persone ostiche pereh6 vivevano appartati, erano sempre uniti e compatti, si aiutavano reciprocamente e diffidavano dei Cri-stiani che consideravano come nemici della loro religione£), si comprenderi facilmente perchfe ebbero vita contrastata e dif-ficile, perchfe tanto dovettero lottare per sostenersi e perche finirono per essere espulsi2). F. Majer. BIBLIOGRAFIA GENERALE Ferdinando Pasmi: Spunti ladini; estr. dali' «Archivio per 1'Alto Adige» ; a. VIII, fasc. I; Trento, Zippel, 1913. Si verifica presso i ladini del Trentino questo bizzarro e innaturale fenomeno: ch' essi coscientemente tendono ad appartarsi dagli altri elementi etnici del paese e a fare da s6. Ma il peggio b che in cotesto loro movimento a ritroso dei tempi, essi «aprono porte e finestre ali' influenza teutonica«. Laddove ferree ragioili di logica evoluzionistica e d' opportu-nita politica vorrebbero che si appoggiassero agl' italiani, loro ben piu prossimi fratelli, anzi si lasciassero di buona voglia assimilare da questi; cio che in fin dei conti non sarebbe per essi che «il ritorno piu fecondo e piu vitale alla tradizione de' padri». Cosi, in sostanza., il Pasini; il quale chiude il suo breve ma deuso e opportuno scritto eccitando gl' italiani del Trentino a scuotersi final-mente anch' essi e ad esercitare, per la comune salute, un benefico influsso di assimilazione centripeta sui confratelli ladini. ligo Valcarenglii: Baci perduti. Nuova edizione riveduta e illustrata. «Casa editrice italiana» di Torino (pag. 200, L. 1.50). *) La teusione esistente in fatto di religione tra ebrei e Cristiani o cosa nota. Papa Sisto V in un suo Breve proibisce ai Cristiani di bat-tezzare o far battezzare per forza creature di Ebrei di meno di 12 anni, sotto pena di 500 scudi d' oro o di dieci anni di galera. 2) L' odio che si aveva per essi trasparisce persino dali' Indice dei primi libri degli statuti della citta, dove sta scritto «Iudeorum pacta nam ipsis ab Urbe expulsis, omnem eorum memoriam, ex hoc indice ex-pellere iuris est». Statuta Iustinopolis pag. 292. Queste «Scene della vita borghese» ch'ebbero sempre si largo con-senso di pubblico e di critica, sono fra i piu simpatici e originali lavori del forte romanziere di Sotto la Croce — Le Confessioni di Andrea — H Romamo dello sdegno — Fumo e Cenere — Tipi e Scene, ecc. La «Casa Editrice Italiana» che con lodevole intento, e con buoni risultati, attende ora alla ristampa delle opere deli' illustre scrittore, non poteva diinenticare questo libro che Felice Cameroni lodo nelle appendici del Šole, che Giuseppe Depanis, nella Gazzetta Letteraria, per intensita di emozione colloco fra i migliori racconti italiani di genere intimo, dichia-rando altresi che le pagine nelle quali, dopo la partenza di Ada, 6 descritto il naufragio deli' anima di Ulisse, sono tali che nessuno fra i piu celebrati scrittori sdegnerebbe di firmare ; e che Francesco Giarelli saluto nel Caffaro di Genova con queste parole : «L' eco di questo arditissimo e castigatissmo libro non si smorzeri per un pezzo nella sonorita del mondo del pensiero !» Infatti se ne sono gii pubblicate sei edizioni, se ne sono gi& sparsi per il mondo piu di diecimila esemplari; e sempre Baci Perduti raccoglie nuovi lettori e ammiratori! Rara fortuna per un romanzo italiano! Ben veuga adunque questa nuova edizione illustrata che giovera a rendere ancora piu popolare questo libro nel quale, forse meglio che in ogni altro, si riscontrano i pregi deli' arte del Valcarenghi. Pregi reali e indiscutibili, poichfe il Valcarenghi possiede qualita preziose di novelliere e di romanziere; prima fra tutte quella di rendersi simpatico, di infondere nelle cose sue vita e colore. Attraverso le pagine dei suoi libri palpita I' anima delPuomo e dello scrittore, che senza sostituirsi mai ai personaggi, infonde loro un po' della passione che lo agita e lo commuove. Una intellettuale signora, dopo la lettura di Baci Perduti, diceva ad uno dei nostri piu illustri scrittori: «Non so come si possa riuscire, dopo la lettura di questo libro, a frenare lelacrime!« Talmente e sugge-stiva la mauiera di narrare del Valcarenghi, e talmente sono forti e vere le situazioni ch' egli descrive ! x> Manunle degli Affari: Questo elegante libro di Scalabrini e Grassu in 500 pagine addensa tutte le leggi, i regolamenti, le disposizioni ecc. per la proprieta, il lavoro, culti, tasse, catasto, bollo, registro, successioni, ipoteche, fallimenti, banche, cambiali, scuole, caccia, scambio monete, pesi misure, tariffe postelegra-liche e ferroviarie, norme per siudaci, autorita, istituti pubblici e privati, sacerdoti ecc. Ricevesi franco di porto inviando lire 2 50 al Corriere delle Prealpi — Varese. )"• Bibliografia istriana A) Opere d' istriani e di corregionali stampate iu Istria e fnorl; opere di forestieri stani pate in Istria. 50. Salomone Morpiirgo: Antiche meridiane sui ponli di Firenze; estratto dalla »Rivista d'arto», Firenze. a. VIII (1912), n. 3-6. II chiarissimo studioso, nostro comprovinciale, accenna ail'antico liso liorentino di porre sui ponti le meridiane, come ora si metterebbe un orologio pubblico nei posti di maggior passaggio di gente. Una di queste meridiane esiste ancora sul Ponte Vecchio, e 1' autore ce ne offrc una bella fotografia. Ma della meridiana sul ponte della Carraia, ora andata perduta, egli ci da la epigrafe in versi scritta sulla colonna che reggeva il gnoinone. Questa epigrafe che e in forma di sonetto caudato, e opera di Girolamo Benivieni, il poeta ufficiale dei Piagnoni, il quale pero non aveva fatto altro che rifare e rassettare una precedente epigrafe popolare, cercando di sostituire alla grossolana facezia popolare la solenne ammonizione morale. La meridiana fu abbattuta da un temporale nel 1552; ma ecco come anehe una umile epigrafe possa esser testimonio di un gran rivol-gimento morale e civile come fu quelIo del Savonarola. II Morpurgo acutamente osserva che «anche 1' epigrafe deli' orologio rientra nella lunga schiera delle composizioni travestite o tramutate, di cui si uso in Firenze, e si abuso, nei due secoli del Benivieni (e non in Firenze ufe allora soltanto) per adattare ai piu diversi intenti foggie d'arte tradizionali e čare al popolo». g. 51. Ing. Emllio tJerosa : 11 nnovo istituto per la cura e per lo studio delle malattie tropirali ad Amburgo, nel «Monitore tecnico», nun, 11 e 12 (Milano, 1913). L' autore, che e gia conosciuto per studii e conferenze intorno ad opere di idraulica e di elettricita (vedi «Gli impianti idroelettrici della Societa Generale elettrica deirAdamello nell'Alta Val Camonica» — Trieste, 1911; «L'impianto idroelettrico del Cellina« — Trieste, 1911; «Solenne commemorazione di Antonio Pacinotti» — Trieste, 1912), s' e recentemente occupato di alcuni problemi tecnici che toccano le grandi citti, e piu specialmente urgenti a Trieste; pubblico adunque 1' anno seorso «Appunti sull' importante problema della soppressione delle immondizie nelle grandi citta« (Trieste, 1912), ed ora riferisce di un istituto creato ad Amburgo, la cui conoscenza puo essere particolarmente utile a Trieste. Dell' istituto che sta per cominciare la sua attivitft, vengono dati i piani ed anehe due vedute; ma si e insieme informati dei eriterii secondo i quali e sorto, corrispondendo razionalmente 1' architettura degli edifici alla funzione ed ali' ufficio deli' istituto stesso. x. 52. Carlo Baxa: Stevimi delle localita deli' Istria (parte I del «BIa-sonario istriano», compilato da C. B.); Udine, litogr. Passero. L' araldica, come scienza sussidiaria della storia, ha ed avr& sempre una sua propria disereta importanza; e pero egregia idea fu quella del- 1' attivissimo ex-segretario deli' Esposizione provinciale istriana di dar mano alla compilazione, punto facile, di un compiuto Blasonario istriano. II primo foglio del quale, venuto testfe in luce, contiene, nitidamente im-pressi a colori dalla ditta Passero di Udine, gli stemmi delle sessantasei principali cittži, borgate e localitA istriane. Prevale in essi la croce, il classico emblema degli antichi comuni medievali italici, e ci dž, nuova conferma di cio che furono i maggiori nostri; cio che pure torna di qualche utilit& e conforto. Anche nel Blasonario del Baxa lo stemma di Capodistria consta deli' anguicrinito capo di Medusa campeggiante in uno scudo turchino; laddove, come provd il Caprin nell' Istria Nobilissima, 1' insegna araldica di Capodistria 6 veramente un sole raggiante; sole che si vede ancor oggi scolpito sulla Porta della Muda e miniato in vecchi codici di quell'Archivio municipale, e su la cui origine Girolamo Muzio nella sua Egida fantastica a questo modo : Dal gran Giustin fu ritornata in vita Frontiera contra Barbari, e riempiuta Di cavallieri, d' arme e di ricchezze, E le fece mutar nome et insegna, Ch6 da s6 nominolla: e dove prima E scolpita e dipinta per le piazze E in su le porte avea la fiera vista Dell' orribil Medusa, il chiaro sole Le dife a portar per le future etade. Ma fin quando poi lo porto, questo sole? e come e perchfe lo tra-sformo di bel nuovo nel mozzo capo di Medusa? Q. 53. Dott. Gir. Curto: La piaggia, simbolo della resipiscenza («Inf.», I, 29); Trieste, E. Vram, editore, 1918. La piaggia che s' estende fra la selva, simbolo del disordine, e il colle, simbolo deli' ordine, rappresenta, secondo il Curto, la resipiscenza, tstadio intermedio necessario tra il disordine e 1'ordine«. Appunto per cio essa piaggia deve salire «con un pendio molto lento». Le tre fiere poi simbolizzano i pericoli delle «ricadute», facili nella resipiscenza cosi come nella convalescenža. L' interpretazione 6 acuta e originale, e solo in apparenza concor-dante con quella gi& data dal Flamini. Difatti, men tre per il Flamini la piaggia 6 il simbolo deli' inclinazione al bene o al male, senza che si operi n& 1' uno 1' altro, cio6, in altre parole, deli' irresolutezza, per il Curto 6 la figurazione allegorica dello stato di chi comincia ad essere nuovamente savio, dopo essersi allontanato dalla saviezza; stato, che, come s' 6 visto, egli incisivamente chiama di resipiscenza. Ora, fra le due spiegazioni, la piu logica e la piti rispondente al profondo e armonico pensiero di Dante, 6 senza dubbio quella del chiaro dan tista comprovin-ciale, anche per la nuova luce che getta sul significato deli' apparizione delle tre fiere. (}. 54. P. Salvatore Urbanaz: Amaranti (1908-1912); Zara, Vitaliani, 1913. Non so nfe quando, n6 come, nfe perchfe il padre Urbanaz si sia pošto a fare dei versi: inclinerei peraltro a credere che il suo sentimento e la sua fantasia si sieno accesi soprattutto con 1' aiuto delle piu varie e antitetiche letture di poesia vecchia, nuova e nuovissima. C' fe in questo suo canzoniere un po' di tutto; c' 6 deli' Aleardi e del Prati: Dov' čs la tua patria? 1' alpestre tuo serto, le valli feconde, che zappano i buoi, le selve, i giardini, le torri, le chiese, le čase, le tombe moatrarmi non puoi; c'6 — e non dispiace punto — del Carducci, massiine di quello delle Barbare: Candidi stampa i suoi baci 1' alba sui viridi campi, mentre appese alle mura dormigliano ancora le rose : c'fe persino del... futurismo: simile allora sia 1' umile mia canzone al giglio Iddio, che attilla piu bel di Salomone. Non fa dunque difetto ali' Urbanaz una certa facoltd. di assimilazione e un pronto entusiasmo per la poesia, o almeno per tutto quello ch' egli črede poesia. Come non gli mancano un vivo sentiuiento religioso e pa-triotico e una discreta abilitA di foggiar versi e strofe. E versi e strofe egli foggia delle piii diverse forme e misure, piii per isfogare il suo esu-berante pathos e, per provare la volutta della creazione letteraria, che per fare della vera e alta poesia; cosa ch' 6 concessa — e il padre Urbanaz certo lo sa — soltanto a pochissimi privilegiati. Tutto sommato, noi dobbiamo rallegrarci con 1' Urbanaz per quel-1'aura di modernitft (non di modernismo, veh!) che varca per opera sua le taciturne ed ernietiche muraglie del chiostro e — perchfe no? — incuo-rarlo a perseverare, beninteso con piii indipendenza e. con meno iucom-posta foga, nella via presceltasi; aspra via e difficile, ma che pur serba ai piii volonterosi e tenaci qualche pura sodisfazione. 55. Biblioteca del popolo: I. Giuseppe Garibaldi; II. I eapodistriani che presero parte alle guerre per l' indipendenza italiana; Capodistria, Priora [1913]. 56. Itinerario di escursioni e nalile ne' dintorni di Trieste [SocietA. Alpina delle Giulie]; Trieste, Caprin, 1913; 311. 57. Antonio Pizzurello : Contatti fisici fra solidi e liquidi. Liquidi spugna. Estr. dal «Suppl. al Periodico di Matematica«, a. XVI, faac. II e III; Livoruo, R. Giusti, 1913. 58. G. Hauptiuann s II povero Enrico, dramma in 5 atti. Traduzione (unica autorizzata) di Ada Sestan; Milano, Treves, 1913. 59. Antonio Battara: Italiani e slavi in Austria. 11 Trialismo; Roma, Associazione nazionalista, 1913. B) Opere (li forestieri staiupate fnori tleli' I stri u e riferen-tisi in via (liretta o indiretta ad essa. 60. A. Franzoni: Padlo Tedeschi (Milano, Lanzani, 1913; 8°, pagg. 28, con 2 ritratti). ------ In questo opuscolo, che si vende a favore di una borsa di studio da istituire nella r. scuola normale femminile di Lodi, dove il Tedeschi insegno per piu che trent' anni, lo speciale Comitato, del quale fanno parte tra altri Ada Negri-Garlanda e Einilio Treves, raccoglie il ricordo deli' inaugurazione della lapide scoperta in onore deli' esule triestino il 3 dicembre del 1911, ed il discorso che in quell' occasione tenne il prof. Franzoni. II periodo triestino della vita del Tedeschi che a noi piu inte-ressa, 6 piu accennato che descritto; anche delle opere sarebbe piaciuto un cenno piu sintetico e completo; ma tuttavia lo scrittore ha saputo far sentire nella simpatica figura di Paolo Tedeschi quel fervore di entu-siasmo, di opere, di amor patrio, che primamente aveva sfavillato nel Quarantotto triestino. g. 61. G. Petraglione - V. Tocci, Vita, nuova antologia per le scuole medie di primo grado, sesta edizione rifusa ed ampliata, Milano, Camillo Tamburini, 1914. Dobbiamo salutare con vero piacere la sesta edizione di questa antologia, la quale merita tutta la sua fortuna per molte ragioni: non solo per la copia stragrande degli esempi e per il garbo col quale sono distri-buiti ma soprattutto per la nobile larghezza di criterii onde furono scelti. Qui 6 riconosciuta la giusta esigenza di non attenersi alla pura letteratura, ma nello stesso tempo non s' 6 ecceduto nell' ingombrare di cose aride, pesanti e, — quel ch' fe peggio, — rese ancor piu indigeste da una forma sciatta o barbareggiante un libro destinato spocialmente aH' edu-cazione del senso estetico, tanto per accontentare chi vorrebbe invece nozioni di cose e di fatti! Ancora : non c' š pedanteria di limiti cronologici troppo angusti o esclusivisti, ma neppur vi sono mescolati caoticamente autori e stili troppo diversi e contrastanti; e accanto alla patria lettera tura sono rappresentate le letterature straniere, sicche, i giovani possono spingere la vista un po' piu in 1& del pomerio e godersi almeno — per ora — 1' intuizione del mondo piu grande di cui fanno parte essi stessi. Per noi di qua del confine v' 6 poi una ragione di piu che ci fa augurare una particolar fortuna a questo libro, fra i molti del genere onde gift da parecchi anni meritamente s' onorano le, scuole del Regno. Ed 6 che agli scrittori delle nostre province v' 6 accordato un post o di cui possiamo andare, orgogliosi, pensando ai legami d' affetto che cosl vengono perennemente rafforzati fra noi e i nostri connazionali. I quali, per esempio, impareranno a conoscere le piu belle pagine di Silvio Benco dalla sua mirabile monografia su Trieste, e, sorrideranno commossi o letificati al verso di Riccardo Pitteri (La rondinella, Vod deli' orto), e spremeranno magari qualche lagrima di pieta su La carlolina alla mamina di Vittore Vittori. F. Pasini 62. Per 1' universita italiana a Trieste; Numero Unico pubblicato a cura del Comitato Universitario Pavese; Pavia, Tipografia Popolare, 1913. C) Riviste istriane; cose istriane nei giornali istriani e nelle riviste e nei giornali forestieri. 63. II Piccolo (Trieste). 5. VIII. 913: L' autografo deli' Aristodemo di Vincenzo Monti donato alla Biblioteca Civica (Attilio Hortis). 11. VIII. 913: Le pescherie di Trieste (memorie patrie). 17. VIII. 913: Passatempi estivi della vecchia Trieste (Ricciardetto). 64. Nuoro Archivio Veneto; Nuova Serie, vol. XXV; Venezia, Ferrari, 1913. [F. Pasini vi recensisce brevemente due lavori apparsi negli ultimi fascicoli degli «Atti e Memorie della Soc. istr. di arch. e st. p.» : lo studio del dr. B. Benussi su lo Statuto del Comune di Pola e la monografia di P. Donazzolo su Francesco Patrizio di Cherso, erudito del secolo decimo-sesto. Contrariamente a quanto afferma il Pasini, noi crediamo che la bibliografia prodotta dal Donazzolo abbia in poco di straordinario: primo, perchfe fatta con criteri e sistemi ormai antiquati; secondo, perchž si riduce a un semplice arricchimento (che facilmente sarebbe potuto essere maggiore) di quella messa assieme quindici anni fa dal Salata con 1' aiuto di Giuseppe Martissa.] 65. Rassegna Contemporanea (Roma), a. VI, serie II, fasc. V (10 maržo 1913); Alessandro Voltolina: Uno scrittore balcanico, Ivo Vojnovich (con ritratto; pp. 783-790). 66. Rassegna Nazionale (Firenze), a. XXXII, vol. CXC (1 aprile 1913); Romeo Neri: Lorenzino nel dramma (pp. 393-418). 67. Nuova Antologia (Roma), a. 48, fasc. 998 (16 luglio 1913); Giuseppe Picciola (pp. 329-331). [A proposito del Picciola : un notevole discorso in commemoratzione di lui fu quello tenuto, nell' ultima assemblea del Comitato fiorentino della Dante Alighieri, dal chiaro prof. Ermenegildo Pistelli. Ne parlo a lungo il Nuovo Giomale del 28 giugno u. s.] NOTIZIE E PIIBBLICAZIONI. * Addi 30 aprile p. d. fu tenuta dali' ing. Emilio Gerosa nella sede della «Societž, degli Ingegneri e degli Architetti di Trieste« la commemo-razione del compianto Ing. Gregorio Calogiorgio di Capodistria colle segnenti parole: Illustri Signori ed Egregi Colleghi! Sabato 22 dello scorso mese sul far della sera si diffondeva a Capodistria, tra il generale compianto e per molti inaspettata, la triste nuova della morte quasi improvvisa deli' ing. Gregorio Calogiorgio. Pochi giorni prima egli era stato colpito da repentino malore nella piena vigoria della vita; in breve ora il male inesorabiimente annientava la rnaschia, robusta e simpatica figura di quel cittadino apprezzato e stimato, di quel patriotta esemplare, integerrimo, devoto alla nostra causa nazionale, di quel nostro amato e rispettato collega. i; mukf, h J * ' v. « . L Uiu • i S', m ji C h fa . ^ Mi sia concesso, nella mia qualit& di concittadino e di devoto amico del caro estinto, di tratteggiare brevemente la sua vita e la sua opera lunga, indefessa e disinteressata in pro della nostra piccola, ma pur forte Giustinopoli. Gregorio Calogiorgio nacque a Capodistria nel giugno del 1849 da una agiata famiglia, di origine greca, stabilitasi in paese molti anni prima; la frequento il patrio ginnasio, c quindi, superato 1' esame di licenza, passo per quattro anni ali' universita di Padova, inscritto nelle scienze fisiche e matematiche. Da Padova si reco poi a Milano, per condurre a termine gli studi tecnici e frequentare dei eorsi di perfezio-namento. Un paio d' anni dopo, conseguito il diploma d' ingegnere, ebbe campo di oceuparsi nei lavori preliminari della linea ferroviaria Trieste-Carpeliano, ove si fece notare per la sua abilita e per il suo non comune tatto nel difflcile munere deli' espropriazionc dei fondi, sui quali doveva passare il nuovo traceiato. Ultimato il lavoro, ebbe dali'I. R. Luogotenenza di Trieste uno speciale elogio e in pari tempo gli fu concesso il titolo di geometra autorizzato. Da quell' epoca egli si ritiro a vivcre in patria, dedicaudosi alla famiglia, curando i propri beni e occupando dol tutto gratuitamente il suo tempo libero in pro dei bisogni tecnici del Comune e della citta di Capodistria, Si puo dire, che egli fu P ideatore e P esecutore di tutte quelle opere pubbliche, che furono la eseguite negli ultiini quattro lustri. Suo lavoro e la sistemazione del vecchio e allora quasi inservibile acquedotto detto «delle Gorne», suo il progetto del nuovo, denominato di «Vergaluccio». Sua la trasformazione della caserma di S. Chiara e la riu-scita riduzione per allogarvi le scuole comunali. Sua opera sono gli studi preliminari sul Risano per un' eventuale utilizzazione di quelle acque in una centrale idroelettrica e la costruzioue della esistente termoelettrica. A lui si devono i progetti del nuovo Teatro Ristori, del Macello civico e di molte e molte altre opere minori. In questi svariati lavori egli ebbe a lottare piu che con le difficolta tecniche, con quelle di ordine finanziario, in causa dei inezzi pecuuiari limitati, che la citta di Capodistria poteva mettere a sua disposizione, di modo che spesse fiate egli doveva lasciar da parte le migliori idee, per ricorrere ad altri espedienti piu modesti, meno costosi, ma pur tuttavia corrispondenti allo scopo. Si puo dire, che egli fu tutta 1' aniina di quel moderno soffio di progresso materiale e civile, che presentemente si sente aleggiare sulla vecchia cittadina veneta e che leggero, ma pur costante e insistente, si insinua tra le strette e caratteristiche viuzzc, quasi inavvertito penetra nelle vecchie casette e fa eol complesso delle opere eseguite (alludo spe-cialmente ali' impianto elettrico) vie maggiormente spiccare quei gioielli di arte veneta, che formano il nostro orgoglio nazionale e che, impavidi sfi-dando il tempo e 1' avversa fortuna, attestano agli stranieri la pretta e pura impronta italiana delle nostre civiche tradizioni. Ma 1'estinto, oltreche le doti proprie d'ingegnere possedeva anche quelle oltremodo preziose, di un infaticabile e felice organizzatore; e anche queste egli mise a profitto della citta uatale. Formava vanto del compianto collega, e spesso pubblicamente se ne compiaceva, 1' essersi egli dedieato con amore e con somma pazienza alla istituzione e ali' ad-destramento del «Civico Corpo dei Vigili», del quale per oltre un quarto di secolo fu anche amato comandante. Per moIti anni inflne dedico la sua attivita tecnica anche al »Comitato stradale distrettuale«, del quale fu coscienzioso presidente. I suoi concittadini, per dimostrargli a chiare note la loro ricono-scenza e 1' alta stima, che in lui avevano riposte, vollero che sedesse nel patrio Consiglio. Per vari trienni consecutivamente copri la carica di membro della Giunta comunale, fece parte della civica Deputazione gin-nasiale, della Giunta della scuola professionale (per conto della Provincia) e ultimamente fu presidente della Commissione edile comunale. Come se tutto cio non bastasse, la «Nuova Societa Capodistriana di Navigazione a vapore« e la «Banca popolare Capodistriana« lo ebbero fino alla sua morte stimato ed ascoltato consigliere di amininistrazione. Gregorio Calogiorgio fu di animo schietto e buono, di specchiata onesta e di indomita rettitudine, disinteressato al punto da poter essere citato in paese qualo un esempio piu unico che raro; in linea politica fu di fervida devozione ai principi liberali e di incrollabile fede nazionale. Per le rare doti che lo ornarono come uomo e come ingegnere, per la sua operosita e per le innumerevoli benemerenze che acquisto, viva eterna e indimenticabile tra di noi suoi colleghi la sua cara memoria e venga egli sempre additato quale insigne esempio d' operosita e di civica devozione tra i suoi concittadini. Le giuste onoranze tributate al beneinerito trapassato dalla citta natale, dai suoi amici e da quanti ebbero la fortuna di conoscerlo possano apportare un lieve conforto ai superstiti e in parte astergere le lacrime, che in questa ora di dolore versano per 1' incolmabile perdita i suoi figli e gli altri suoi congiunti. Ad essi vadano le nostre piu sentite rnanifestazioni di cordoglio. * II FanfuIIa della Domeuica, Roma 1913, n. 21-30: Vittorio dan, Letteratura popolare. — Giacomo Levi Minzi, Nicolo Tominaseo enigmista. — Hodolfo Renier, I Gonzaga e le arti del disegno. — G. Brognoligo, Per Antonio Fogazzaro. — Kida Gianelli, «Maria Maddalena«. — Benedetto Soldati, Arturo Graf. — Emilio del Cerro, Figure del Risorgimento italiano. — Ettore Brambilla, Gli »Enimrni storici« del Tommaseo. — A. Pilot, Una canzone vernacola inedita di Don Antoni o Ottoboni. — G. Lorenzetti, De 1' ultima opera di Adolfo Venturi «La pittura del Quattrocento. Parte 11». — Demeirio Ferrari, L' elegia «Vere novo» del Carducci. — Vincenzo Crescini, II Lamartine e 1' Italia. — Ettore Brambilla, Ancora degli enimmi tommaseiani. — A. Murioz, II pittore della musica (per il cente-nario del Barocci). — Kida Gianelli. — Narratrici e narratori. — G. Fe-derzoni, »Poesie* di Guido Mazzoni. — Francesco Biondolillo, Dante nel Paradiso terrestre. — Giorgio Barini, Giuseppe Verdi e il teatro musicale italiano. — A. Pilot, Di una «cronistoria delle oselle di Venezia«. — Vittorio Oiar, Ancora il Lamartine e 1' Italia (lettera al prof. V. Crescini). ^ Rivista Ligure di scienze, lettere ed arti, Genova, A. XL, Fasc. II e III: Pierangelo Baratono, II teatro contemporaneo. — Alberto Tulli, La Cirenaica nel concetto geografico di Pomponio Mela. — Achille Neri, Onorato Balzac a Genova. — Guido Bustico, II Nunzio di Salo presso la Repubblica di Venezia. — Antonio Restori, Ancora di Genova nel teatro classico di Spagna. & Memorie storiche Foroginliesi, Udine, A. IX, Fasc. 1: Pio Pa-schini, Le vicende politiche e religiose del territorio friulano da Costantino a Carlo Magno. — Vicende del Friuli durante il dominio della časa im-periale di Franconia. - Antonio Battistella, I prodromi della spartizione del patriarcato d'Aquileja negli ultimi anni del sec. XVI. — Aneddoti, — Rassegna bibliografica. — Bullettino bibliografico. — Appunti e notizie. * Atti della I. R. Accademia Roreretana degli Agiati, A. CLXIII, Serie IV, vol. I: Giacomo Cottini, Antonio Rosmini e Alessandro Manzoni nel pensiero di Giulio Carcano Prosatore, Poeta e Senatore del Regno. — Antonio Rossaro, Cristina Roccati di Rovigo socia deli'Accademia degli Agiati di Rovereto e il suo tempo. — C. T. Postinger, 1. Due carte di regola lagarine in volgare. — La carta di regola di Marco (1444). — La carta di regola di Volano (1474). — 2. Le piu antiche comunitft rurali della valle Lagarina e le loro regole. — Dott. Alessandro Canestrini, Le condizioni ittiologiche del Trentino e la nuova legge sulla pešca. * Illustrazione Camuna, Breno (Brescia), A. X, n. 1-7: Giuseppe Colfi, L' opera di Zampiero di Valcamonica in Crema. — Bonifacio Fa-vallini, Cerveno e Vannia. Ricerche storico-toponoinastiche sulla Valle Camonica. — Paolo Guerini, Castelli medievali in Valle Camonica e sul Sebino. — Bonifacio Favallini, La scomparsa di Vannia. & Nel centenario di fondazione deli' Industria saponifera Chiozza e Turclii a Poutelagoseuro, la Ditta che ebbe origiue da Carlo Luigi Cliiozza, il fondatore della fabbrica di saponi di Trieste alla fine del Set-tecento, pubblico un elegante Album 1912-1913 col ritratto di Carlo Luigi Chiozza ed altre bellissime illustrazioni, che ci danno un' idea deli' irn-portanza e grandiosita deli' attuale fabbrica. * 11 Marzoeco, Firenze 1913, n.i 20-32: K. Pislelli, La rappresen-tazione classica di Fiesole. Euripide e le «Baccanti». — Luigi Pareti, Echi bibliografici del XVI centenario Costantiuiano. — G S. Gargano, IJn secentista dimenticato. — Angelo Conti, Le maschere e i volti. — Giovanni Rabizzani, II roinanticismo prima dei romantici. — G. S. Gargano, Un futurista... per caso (Aldo Palazzeschi). — Aldo Sorani, L' Omero degli iusetti. — Niccolo Rodolico, Gli uomini dell'«Antologia» e dell'«Ar-chivio». — E. G. Parodi, Fortune e sfortune di Dante. — Nello Tarchiani, Da Bonamico a Pinturicchio. — Giuseppe Lipparini, Romanzi e novelle. — Carlo Maiia Patrono, Pagine inedite di G. Mazzini e di G. Modena. — S. A. Luciani, La musica nel drainma greco. — Nello Tarchiani, Lo-dovico Cardi detto il Cigoli. Nel torzo centenario della morte. — Luciano Zuccoli, Un precursore dimenticato. - Ildebrando Piznelti, Musica greca 'e rappresentazioni moderne. — G. S. Gargano, Pascoli e il Risorgimento. — Romolo Caggese, Orme di vita fiorentina nel Mezzogiorno d' Italia. — Lino Pellegrini, Le poesie del Campanella. — Giovanni Calo, Genitori e scuole. — Fausto Torrefranca, L' opera in musica e il «folk-lore». — Carlo Pascal, II Foro Romano. — Nello Tarchiani, Spiriti e forme nell' arte di F. Baroeci. — Fausto Torrefranca, L' impressionismo ritmico avvenire e la Toccata antica. — F. V. Ratti, La mostra del libro a Lipsia. — Paolo Savj-Lopez, Leopardi in Fraucia. — Bruno Gugon, La Macedonia nella filologia e nella politica. — G. De Lorenzo, II passero di Lesbia. — Giulio Caprin, L'Austria coni' e oggi. — Giovanni Rabizzani, L' Innomi-nato e la morte. — Giulio Caprin, Una commemorazione sfortunata. — — Nello Tarchiani, I marmorari della Serenissima. — Aldo Rava, Goldoni giudicato da uno dei suoi comici. — Cesare Levi, Antichi spettacoli a Pistoia. — Giulio Caprin, Trieste e 1' Istria nella coltura italiaua. — Cesare Levi, La fortuna di Moliere in Inghilterra. — Niccold Rodolico, Mazzini e Gioberti in un libro postumo di E. Solmi. — F. V. Ratti, II Guglielmotti e la Crusca. — Fausto Torrefranca, E. I. Dent e 1'italianM di W. A. Mozart. » Illustrazione Ossolana, Do i odossola, A. IV, n.i 1-6: A. De Re-gibus, La caccia ai banditi di Valle Anzasca (documento del 1571). — Ettore Mola, Domodossola cent' anni fa. — Prof. Guido Bustico, L' Ossola nelle »Note di viaggio« dei fratelli De Goncourt e del Tissot. — Biblio-grafia sistematica deli' Ossola. * Liburnia, Fiume, A. XII, 1913, n.i 1-6: Carlo Asperger, Sull'An-kogel (3253 m.). — G. Depoli, I nostri monti. — Appunti di toponomastica. — Sul Monte Maggiore per il versante di Laurana. — C. Asperger, La fotografia in alta montagna. * Forum Iulii, Gorizia, A. III, n. 5: Carlo Drexler, 11 problema degli edifizi accessori preesistiti nel circuito della basilica di Aquileia. — Prof. Ugo Pellis, Li vilotis furlanis dal prof. V. Ostermann. — Emilio Mulitsch, Appunti sul dialetto di Grado. — Emilio prof. Turus, Regesto delle pergamene del Museo prov. di Gorizia. — Archivio demologico. — Vos dal Friul. — Necrologia. — Bibliografia e notiziario. — Varia. — Coinunicazioni. « Bollettino delPAssociazione Arclieologica Komuna, Roma, A, III, n. 4-7: Pietro Romanelli, Topografia romana. Regione VII (Via Lata). — Alberto Puschi, I Castellieri della Venezia Giulia. — Ugo Antonelli, Su la datazione deli' epigrafe di un pretoriano. — Domenico Cancogni, Regione VIII (Forum Romanum Magnum). -— Adolfo Schulten, Gli scavi di Nu-manzia. — Filippo Tambroni, Massenzio. * L'Ateneo Veneto, Venezia, A. XXXVI, Fasc. 3: Lionello De Lisi, Francesco Redi. — Ottone Ciardulli, Luigi Carrer a Castelfranco Veneto. — Guido Bustico, Le Accademie di Salo. — Carlo Frati, La Biblioteca Marciana nel triennio 1909-1911. — Cronaca dell'Ateneo. — Rassegna bibliografica. Gioliano Tesbari editore e redattore responsabile. Stab. Tip. Carlo 1'riora, Capodistria. Arti Grafiche lahni Trieste