i_Da retta a me, è il solito sistema, prima Pa- glini e Coceani ed ora Palutan e Miani. (DU>. di Luca*) TRIESTE: — Accidenti ti pero' questi GOVERNI MILITARI come pesano! (Dìs. * Red; — La situazione è delicata, c'è ordine di andare con i piedi di piombo! fopra. l’hanno i vecchi, i , Conservatori per esigenza j fratturale. Vittoria della con-*crvazìone. In linguaggio po-, Uva, vittoria della Destra tontro la Sinistra. Il passato ehe vince l’avvenire. E che ì avVenire ci sarebbe stato i *e/ì2a la «pagnotta» america-l Tla' Ecco l’argomento, invero , Poco teologico, che ha inti-l Tn*dito gli elettori, ì quali. 5 spiralmente del rifiuto del- l’assoluzione si sono fatti, in buon italiano, un baffo. Confessionale e greppia, armi tradizionali della Compagnia di Gesti, hanno fatto la loro comparsa nella lotta politica, quando la gente chiedeva terra e lavoro, e pace, e libertà. Ed hanno ottenuto soltanto la «libertas» democristiana, esperimentata ariti lettera su Battisti, quando De Gasperi era alle prime armi in fatto di asservirnen-to a stranieri. Comunque un fatto positivo nelle elezioni italiane c’è: come s’è detto l’esistenza di otto milioni di coraggiosi. Ed ora veniamo a noi. Che a Trieste proprio non esista, naturalmente in proporzione, un certo numero di gente di fegato? Noi siamo del parere che sì. Ragion per cui ci sentiamo in grado di sfidare (noi siamo tra i coraggiosi) coloro che non credono nella nostra esistenza, oppure se ci credono, pensano di eliminarla «costi quel che costi». Sì, anche a Trieste c’è il partito della paura. Ed è il partito che ha il coltello dalla parte del manico, Senonchè, a differenza della D. C. d’olire Timavo, è esso stesso pauroso. Altrimenti perchè temerebbe di raccogliere la sfidai Ed ogni confronto elettorale è raccogliere una sfida. Oppure siamo noi a fargli paura? Non dovrebbe essere così, stando almeno a quello che gridano\ alle loro vanterie. Vogliono comandare e si sentono autorizzati a farlo.,Ed allora perchè non dimostrare apertamente la loro forza? Suvvia, facciamole queste elezióni, e visto che proprio ci tengano a governare, governino, legal- mente. Tanto non hanno nemmeno da nascondere, qui a Trieste, l’aiuto americano, che è ormai cosa troppo nota per farne un mistero. Insamma facciamo anche qui a Trieste, Destra contro Sinistra, aper- tamente, lealmente. Mettiamo fine agli equivoci, senza tentennare. In Italia ormai sanno anche le pietre che Saragat è un socialista non socialista, che Pacciardi è un repubbli- cano non repubblicano. Facciamole queste elezioni, ed anche certi socialisti nostrani, quelli del P. S. V. G., confessino di non essere socialisti. Perchè non lo fanno, se non hanno temuto di farlo i loro colleghi italiani? Ma sì, perderemo, ma sapremo almeno contro chi abbiamo perduto. E quando il nemico si consoce, è più facile prepararsi per la rivin- cita. Oppure temono proprio questo? Non abbiate paura, voi che la provocate agli altri, che anche dopo le elezioni potrete far caricare dalla Polizia i nostri operai. Ma non Qualcuno sfonda la porta Formare un governo senza la volontà popolare è ii più grande oltraggio alle libertà democratiche finora verificatosi nel territorio di Trieste. fa niente, chè tanto siamo coraggiosi, come sono coraggiosi gli otto milioni di lavoratori italiani, che tengono testa alla polizia di Sceiba, Mettiamo fine all'equivoco e diciamo che anche a Trieste vi sono tre tipi di individui. I democristiani (vincemmo «costi quel che costi») i «rossi» (quelli che hanno fegato) e gli altri (quelli che non hanno nè il fegato, nè la presunzione dei «dici• per combattere a viso aperto). Insomma giù la maschera e faccianola finita col grosso equivoco che ci divide senzo stabilire un confine ben definito, ma fluttuando nei meandri incerti di un gesuitismo politico, tanto più odioso quanto più ingiustificato. Noi volevamo sì l'unione, e la vogliamo ancora, e vogliamo la collaborazione, ma dove gli elementi possono amalgamarsi: sul piano della nazionalità, della razza, del credo religioso. In quanto alla collaborazione col vero nemico, col capitale, no, non l’abbiamo mai cercata, e ci vergogneremmo se l’avessi» mo fatto. Sono gli altri, i «terzi» che si prestano a ciò. Noi colla-bareremo sul piano della nazionalità, loro tcollab oreranno» con i padroni e noi li lascieremo fare. Tra padrone e servo devoto non facciamo distinzione. Destra contro Sinistra come in Italia anche a Trieste. E così dappertutto dove il passato combatte l’avvenire. Ma quando i vecchi vogliono mascherarsi da giovani, ci fanno semplicemente ribrezzo, carme cosa contro Natura. Non temiamo le minacele, nè le scomuniche, nè gli esorcismi. Tanto vale allora farle queste eie* zìoni, perchè anche noi, come quegli otto milioni di italiani, siamo coraggiosi. , NOI i ANTIDEMOCRAZIA LA CROCE DIRETTIVE "Mktiofb Settimanale umoristico de! Territorio di Trieste NUMERO Vogliamo farle queste elezioni a Trieste ! Magari anche con brogli, ma ci piacerebbero maledettamente! SJon Cliti ciolte POLIZIA— SEMPRE LA STESSA — Ma come, lei non è quel tale che nel maggio '45 mi scongiurava di non dire che mi aveva arrestato nel '44 per antifascismo e che non l'avrebbe fatto mai più; ora ha cambiato idea? — Macché, io sono sempre lo stesso, puzzone ero prima e puzzone sono adesso! (Dis. di Red? AL LETTERA APERTA | SIGNOR MIANI I MIRACOLI Il presidente della Lega a Gesù: — Eh mio caro, se tu hai moltiplicato i pani e i pesci io ho moltiplicato le firme. (Dis. di Sed) Con i ..boy-scout!", % Orate frates. Buondì A chi l’umiltà, il dolore, la penitenza? Ai fessi. A chi le leccornie, i buoni liquori, le donne nude? A noi. Sia lodata la Democrazia Cristiana. £’ inutile, l’idea i__________ Silili ALDO PRUDENTE (Trieste) Scusaci me di guanto et scrivi noi crediamo di esserne un po' più informati di te. ad ogni buon conto seremo lieti so ci vorresti spiegare le cosa un po’ più a lungo. Ad ogni modo un’idea giusta, sia pure mal servita da alcuni fanatici, non cessa per questo di essere un’idea giusta. E, polche* ci sembri un galantuomo in buona fede (a parte la stima che dimostri di aver per gente della risma del «giovani») ti vogliamo chiedere; la Rivoluzione Francese la giudichi dal punto di vista delle stragi vandeane • dei massa eri di settembre (deprecabilissime vuoi) oppure dai diritti dell’uomo conquistati da essa? Supponiamo che tu fossi un buon comunista e che indignato per il latto che sai casseresti di essere tale aderendo a idee più «moderate» come dici tu, e conservatrici e ohe magari tutti gli altri comunisti fossero come te. E capitalismo borghese si riaffermerebbe e ritornerebbe «l’ordine» famoso. Per quanto tempo. Fino alla prossima guerra fatta per gli interessi del capitalismo borghese. Ma gli onesti della tua levatura mentale e culturale si consolerebbero pensando che, in fetido, sono più belli e decorativi due o tre milioni di morti, «per 1« patria» che un centinaio di morti per H «deprecato fanatismo di alcuni gruppi di facinorosi». Caro anonimo per prudenza, la storia va guardata e giudicata da una certa distanza che ci impediate di vederne i foruncoli e 1 peli disgustosi dai quali possiamo essere partati a giudizi parati S. GHIRALDI — (Roma) * n pezzo sulle elezioni C arrivato troppo pi ritardo. Però e’ scritto con molto spirito, tuttavia essere arrivato in ritardo, è stata le migliore cosa che abbia potuto fare, poiché’ l'argomento qualunquista e’ diventato davvero troppo qualunque. FRANCO DENTINI (Monfalcone) Caro amico, abbiamo cercato di essere molto buoni con la tua «novella lampo», ma tu Invece sei stato molto cattivo con noi, e tu pure, forse più di lei perche’ ce l’hai voluta spedire. Ma tant’e’ così •’ la vita. Le battute, benché’ a malincuore dobbiamo dirti che non andavano, ma certo le prossime saranno bellissime. Fai delle cosette sul tipo del «Taccuino» servono sempre. Fai anche dei salti mortati. Poi ti pubblicheremo il tutto ia prima pagina. Attendiamo, «ciao veci«!» SASA’ (Nuova Gorizia) La tua caricatura te la spediremo quanti» prima, purché’ tu ci faccia arrivare i quattro talloncini. Da pagare non c’e’ niente, nei come vedi siamo generosissimi. Ciao . ■ voglia bene. TUTTI GLI ALTRI Le caricature dovrebbero essere già giunte a destinazione, noi le spediamo con sistema rotativo. ta 11 rap dell’Azione Cattolica t$i non essere degno dì appartenere alla bella organizzazione giovanile dell’Azione cattolica mi perseguita. Non mangio più, non dormo più, sono diventato mezzo scema Don Paolo, ch’è un sanfuo-mo, dice che se non fossi mezzo scemo non apparterrei all’Azione Cattolica, ma io sono sicuro che dice così per confortarmi. Don Paolo è un apostolo, un santo anzi. Mi raccontano che appena nato dimostrò la sua purezza di costumi e la sua >■ stimtiva avversione per i piaceri della carne. Egli chiese ed ottenne, infatti, che prima di porgergli il seno la balia se lo facesse benedire. Deo Grattasi Oggi ho partalo con lui per un mucchio di tempo. Si parlava dell’Angelo Custode. Don Paolo diceva che se uno si vuol trovar bene nella vita bisogna che ascolti quello che gli suggerisce l’Angelo Custode. Se lo s; ascolta non si può mai sbagliare e si agisce sempre rottamente come vuole il nostro signore Alcide De Gasperi. Io allora gli ho detto che non avevo mai inteso parlare un Angelo Custode. Ma Dan Paolo ha detto che eppure gli Angeli parlano, basta saperli ascoltare. Proprio allora, mentre Don Paolo mi stava nutrendo con il pane della scienza il mio sguardo cadde su di un portafoglio che giaceva sul selciato di quella via solitaria smarrito da chissà chi. Era un portafoglio molto voluminoso e dentro ci dovevano essere chissà quanti quattrini. — Cosa faccio? — pensai — Lo prendo? Ma se Ekm Paolo mi vede mi costringerà, da quel sant’uomo che è. a restituirlo. Forse facendo finta di allacciarmi una scarpa potrei... A proposito, l’Angelo Custode! Pensai subito a hri. E dissi fra me: •— Consigliami Angelo, consigliami! — Fu iproprio in quel momento che sentii una voce che veniva da lontano, una voce celestiale... doveva essere proprio l’Angela —Non lo prendere! Non sarebbe onesto!... Sfuggi le cattive occasioni. Se d pensi ancora finisci all’infema Scappa via! Scappa via! — Allora tutto agitato da quelle divine ammonizioni badai la mano a Don Paolo e pregandolo di scusarmi mi allontanai di corsa. Verso sera ho trovato Remino, quel boy-scout dai capelli rossi che era con me all’ospizio per i definenti e mi ha detto che aveva visto Don Paolo a raccogliere un portafoglio pieno di soldi, che quel pretaccio aveva una fortuna sfacciata, e che a lui di queste fortune non capitavano mai. Sono rimasto molto meravigliato e terribilmente spiatiuto per Don Paolo. Ho raccontato allora tutto a Remino, dell’Angelo Custode, del portafoglio, e della voce, mi sono anche lamentato che santi uomini come Don Paolo non possedessero un Angelo Custode. Allora Remino ha fatto una risata cattiva e ha urlato: — Fesso, quello ti ha fregato, ma non lo sai che Don Paolo è ventriloquio? — Poi mi ha riempito di pugni la testa e percosso per tutte il corpo! Pregiatissimo I cose tutte signor Miam, il «-papà» Lei, oltre ad essere signo- * ondare, ma avvocato e Mi- re è anche «papà», avvocato e Michele. E’ una gran bella soddisfazione essere tante chele non sono mica da buttar via. Altri, al suo posto, dalla gioia farebbero ampie •— Dobbiamo arrestarlo? <— Perchè? Mica è an tifascista! in una volta. Per\tperestensioni dorsali dìla-lasciamo magari | tondo all’inverosimile le pinne nasali. Lei no. Lei non si accontenta e vuole monopolizzare altri titoli. Quello di «sindaco» di Trieste, per esempio. E non sta bene essere così ambiziosi, specie alla sua età. Noi conosciamo un altro sindaco: quello di Roiano. E’ il signor Babuder, persona simpaticissima. Pure lui si è autoeletto, ma non dà noia a nessuno ed ogni cittadino è ben felice di chiamarlo •signor sindaco», Non così lei. Oltre al fatto che la stia persona è ben lungi dall’essere simpaticissima (mi perdoni la franchezza), lei ha voluto ottenere la qualifica di *sindaco regolarmente eletto mediante plebiscito della popolazione triestina». Scusi, signor Miani, quale plebiscito, di grazia. L’ «oceanica manifestazio- ne» forse? O forse l’attestazione gigantesca delle 195 mila (e rotti) firme? Se è così allora ci permetta urbanamente di sorridere. Lei è un avvocato ma questo non lo esime dal conoscere le operazioni elementari di aritmetica. Trieste, proprio secondo i calcoli da lei sottofirmati, conta 290 mila anime. Un quarto di queste so- X fri*. <8 Lucas? iter® — Figlio mio! — disse Giacinto al suo tenero ma precoce Cleofe, stringendoselo al petto — i comunisti hanno torto! Cleofe avendo capito torta battè le mani e inneggiò al proletariato. Due scapaccioni del padre ristabilirono la calma. — Hanno torto marcio! — continuò Giacinto spiccandole sillabe con chiarezza, — e chi ha torto vuol dire che è i-gnorante. Chiaro no? Ora tino che è ignorante è logico sia nella parte del torto! Il figliolo disse di si, felice, e propose «Tarzan e i pompieri» o «La nonna di Zorro». — Il filo del discorso devi seguire! — gridò Giacinto infuriato raddoppiando la dose di scapaccioni. — Tuo padre vuole Illuminarti e tu... S’intdrupe perchè Cleofe a-veva girato la testa verso il ritratto del signor direttore a-mico di famiglia. — E’ proprio il signor direttore che la pensa cosi sui comunisti — rispose Giacinto accarezzandosi la fronte più corrugata dei solito. — Dice che i comunisti tono cattivi perchè sono ignoranti. Dice che sono ignoranti perchè... veramente è tua madre che mi riferisce quello che pensa il signor direttore... Qui Giacinto s’interruppe nuovamente. Sputò per terra con rabbia, spaccò il ritratto del signor direttore sulla testa di Cleofe e, informatosi in quale cine si dava «La nonna di Zorro» si recò a vederla imprecando contro il Benelux e contro l’emancipazione femminile. Responsabile: REMIGIO PAVENTO Redazione e amministrazione: CAPODISTRIA Via Cesare Battisti n. 301 Concessionaria esclusiva per al distribuzióne in Italia e all’estero: MESSAGERIE ITALIANE 6. p. A. via Paolo Lomazzo n. 52 MILANO „mMOTCHKA" «t Tutto fa brodo, dice un motto popolare, e non si può dire che sbagli, se consideriamo la morte riservata a questo piacevate film di Liubitsch, trasformato in arma di propaganda elettorale a carattere antisovietico come un qualsiasi discorso di Schuster. In breve, andare al cinema por vedere «Ninotchka» è diventato un surrogato della lettura del «Candido» e giù di lì, con l’unica differenza che mentre quest’ultimo è stupida il primo è intelligente e piacevole, come si con» viene ad una produzione di Liubitsch, della migliore maniera. Ed allora? Semplice. Chi ha distribuito in Italia il film ha contato non sulla stupidità del prodotto, ma del cliente e del particolare momento; in cui un certo numero di gente pensava che «Dio la vedeva». Ragion per cui per mantenere la coscienza a posto era necessario sghignazzare davanti ad nn preteso costume di vita sovietica opera di Satana (Na il puzzo di zolfo viene dal fiammifero del signore della fila davanti che accende clandestinamente la la sigaretta). Ecco perché Ninotchka» è stato uno spettacolo nello spettacolo. Certi tipi si divertivano a vuota e facevano divertire poi, proprio quando trascuravano certa scene effervescenti, dove la satira fluiva coll’esser diretta contro di loro che non la capivano. Un bel film insamma, gaia spregiudicato, caricata-»ero, col suo accostamento di due mondi, che assomiglia più all'incontro del poveraccio con la principessa in una operetta, che non alla santa crociata dei democristiani. Noi non concediamo la buona fede a Liubitsch, perchè il solo parlarne ne dimostrerebbe la necessità. Ove la satira tocca aspetti politici, vi è una certa ingenuità che a noi, adusi all’acido settarismo confessionale di chi si sa, non che faccia un baffo, (che sarebbe un parlar grossolano) ma fa sorridere di compiacimento per l’ingenuità dell’artista. Senonchè un dubbio atroce c'è sceso nel cuore, quando ripensando alla data in cui il film è stato prodotta abbiamo avuto nettamente il sospetto che alla buona fede del regista corrispondesse quella del produttore (americano, naturalmente) e che questi abbia cercato di mettere nel sacco e regista e pubblico di tutto il monda Ma le vittime non ci sono state, chò Liubitsch, con un colpo d’ala della sua arte ha potuto trasfigurare, se in realtà c’erano, le intenzioni maligne del capitalismo cinematografico d’oltre Atlantico, mentre il pubblico non s’é lasciato ingannare, se non quello che di inganni non ha bisogno, pronto com'è a vedere la barbarie orientale anche in una scatola di cerini con scritte in cirillico ed a trovare spiritose le battute di un Mosca. (Strano però che non l’abbiamo ancora messo al bando, con un nome simile I) Resterebbe comunque dimostrata e questo se mai è l’aspetto politico di tutta la faccenda — che in America l’anticomumsmo non è una novità, se fin dal 1939 se ne faceva uso filtrandolo attraverso un film, che se ora ha potute assumere funzioni apertamente propagandistiche, allora serviva ad esercitare una pressione tanto più immorale, quanto più era nascosta dietro un paravento di «humour»» no animuccie dallo 0 ai fS anni. Quindi gli «aventi diritto al voto» sono circa 217.500. Le organizzazioni di sinistra contano oltre 100 mila iscrìtti che, scusi la nostra incredulità, dubitiamo assai abbiano votato per lei. Restano quindi 117.500 circa. Detragga ancora da questa cifra il numero cospicuo di disoccupati, pensionati che agonizzano perennemente, sfrattati, sinistrati e si vedrà diminuire la portata dei *suoi» a 50 mila. Quegli stessi 40 mila che hanno invaso la piazza Unità la settimana scorsa. (In piazza, ad essere obbiettivi, saranno state 55 mila persone, ma di queste 15 mila appartenevano sicuramente alla categoria •curiosi»), 40 mila sono •suoi». Come si spiegano allora le 195 mila (e rotti) firme? Si spiegano benissimo. Ognuno dei baldi 40 mila ha firmato, in media, 5 volte. Caro signor Mianì, un pà di aritmetica elementare le può giovare. Noi, disinteres-santamente, l’abbiamo voluta aiutare; ma non potremmo continuare all’infinito perchè abbiamo cose da fare. Abbiamo da lavorare per tirare avanti la pericolante barca famigliare, che la assicuriamo, ci sta piit a cuore della sua persona. Segua il nostro consiglio, signor Miani. Si accontenti dì essere avvocato, «papà» c Michele; non voglia essere anche «sindaco» di Trieste. Chè i nostri bambini vogliono talvolta la luna, ma sono piccoli e si può loro perdonare facilmente. Faccia la persona intelligente, signor Miani. Almeno una volta, una sola volta nella sua vita, cordialmente é; non R «Blue Devi!», giornale per le truppe americane a Trieste, dice; 30-46 mila partecipanti alla manifestazione della «Lega»; «Voce Libera» 140 mila; facciamo una via di mezzo e (Beiamo 90 mila. Novantamila cosi suddivisi; 20 mila non residenti a Trieste (tanti è più sono andati a votare in Italia), 20 mila esuli, 20 mila che non parlano triestino (ma residenti qui), 20 mila neofascisti e profascisti, 10 mila triestini in buona fede. E me ne avanzano ancora 5 mila che quattro anni fa facevano all’amore con Rainer per l’affare del «Litorale A-driatico»! Abbiamo letto sulla «Voce Libera» di un messaggio che il generale Poppino Garibaldi ha Inviato a detto quotidiano. Commovente e altisonante messaggio a firma Giuseppe Garibaldi. Non cominciamo con le truffe signor generale, lei è Pappino non lo dimentichi. Giuseppe Garibaldi era quello dalla camie-cia rossa, mentre lei all’epoca di „ beh, rimanga fra noi, va bene? Ma lei è Poppino non lo dimentichi! Mi dicevano Fabio perchè suonavo la chitarra. La notte che Amelio si ruppe la schiena sulla strada di Aviglìana, ero andato con tre o quattro a una merenda in collina —• mica lontano, si vedeva il ponte — e avevamo bevuto e scherzato sotto la luna di settembre, finché per via del fresco ci toccò cantare al chiuso. Allora le ragazze si eran messe a ballare. Io suonavo — Fabio qui, Fabio là — ma non ero contento, mi è sempre piaciuto suonare con qualcuno, che capisca, invece quelli non volevano che gridare più forte. Toccai ancora la chitarra andando a casa e qualcuno cantava. La nebbia mi bagnava la man»i Ero atuffo di quella vita. __, di CESARE PAVESE SINDACI DELL'AMICIZIA Miani: — E poi parlano male degli «aiuti americani», a me intanto mi hanno aiutato a diventare sin' daco, fcDis. di Zergol) Sim Ckfotiotte A«., POLITICA IN SERIO K risultato delle elezioni Italiane, diciamolo subito, non è stato conforme olle nostre speranze. Una gran parte del popo Io italiano, dinanzi al ricatto economico, alle minacce d’ogni genere, «Se pressioni morali e materiali d’ogni specie, di fronte all’ingerenza straniera che in misura mai vista ha conculcato e limitato la libertà di scelta, ha ceduto. Tuttavia la parte pii sana e pWt coraggiosa, e si tratta di una parte rilevante, dando 11 proprio voto ai partiti democratici, ha espresso chiaramente la propria decisione di difendere la libertà e to democrazìa del popolo italiano. SI tratta di 8 milioni di nomini die costituiscono la porle pài attiva « più viva del paese, l'unica parte che posta in un gualche modo esercitare una funzione positiva in Italia. Questi 8 milioni sono un poderoso - blocco a garanzia che i piani dell’imperiaiumo interna-donale falliranno, sono una gè-ranzia che l'Italia non sarà mal una base di attacco contro lo democrazia europea, e nello stesso tempo sono la forza attorno olla Duale si raccoglierà la maggioranza dei popolo italiano quando i problemi economici, politici e sociali che sono all’ordine dei Storno nel paese e che ft governo nero assolutamente no» po trà risolvere, la spingeranno e serrare le file e a lottare risolu-tamente per l’indipendenza e la libertà. Queste elezioni hanno pare dimostrato che la democrazia cristiana è diventata 6 partito politico nđ quale sono confluite tutte le forze reazionarie del Paese; le forze pi-ù retrive, ostili ad ogni progresso sociale, le forze al servìzio dello straniero e infine pure i rigurgiti del più nero fascismo. Le altre formazioni politiche di destra, sono state letteralmente ingoiate da questo nuovo «Leviatano», e sono state ridotte al minimi termini appunto perchè non hanno più alcuna ragione di esistere: la reazione è monopolio della D. C. Infine queste elezioni sono state la migliore dimostrazione della assoluta inconsistenza della sterza forza», anzi hanno dimostrato inequivocabilmente come la sterza forza» non sia altro che un’espressione della destra. E come U resto della destra, pure essa è stata divorata da questo Insaziabime mostro. Credevano che i preti avrebbero mangiato noi e invece sono stati mangiatt loro. La terza forza ha lasciato metà di se stessa sui campo di battaglia ed ora continua ad elemosinare K contentino ministeriale di cui Vha divorata e che sarà ben contento di continuare ad assicurarsene i servigi in futuro per continuare a mangiare ancora. E’ la sorte del servo sciocco che riceve le botte e lambisce la mano di chi lo bastona. Ma del resto da gente come Sa-ragat, Lombardo e Pacciardi non era il caso di aspettarsi qualcosa di meglio. Per questa ragione, di fronte al blocco reazionario del clericali, dei socialtraditori e del resti informi della destra storica età il Fronte Popolare, unica forza sana e vitale della nazione italiana. Forza imponente come numero, come quantità e come consistenza, forza che saprà mantenere alto il pretigio della classe lavoratrice italiana e compiere quella mìsione che la storia le ha affidato. ITALIA ILLUSTRATA LA CODA DI PAGLIA C'è poco da sfotte (Dis. di Lueas) L'ITALIA; — Aiuto il pescecane! L’essere umano, da quando esiste H mondo, si suddi» vide in due gruppi: quello dei buoni e quello dei cattivi. Ora, perù, è bene sapere che nessuno dei due gruppi «ma definirsi «cattivo*, e pertanto tutti e duo i gruppi al autodefiniscono «buoni*. Poc’anzi, però, al è dotto che 9 mondo 6 popolato da buoni e da cattivi: chi i veri buoni e chi i veri cattivi?. Ambedue i gruppi dicono di essere i buoni e ambedue ■4 accusano vicendevolmente dà essere I cattivi. Ogni gruppo pertanto accusa l’altro tt. di Lucas) 1 granellini L’uomo nasce nudo, poi lotta e soffre tutta la vita Per poter riuscire ad essere sepolto vestito. * Gli Stati Uniti d’America, ovvero: «I provvedimenti ”el Governo di De Gasperi in occasione delie elezioni sono puramente immaginari e qualsiasi eventuale con-•raudizione con le direttive impartite h«ii. casa Bianca «evo ritenersi puramente casuale!» VISTO DA DESTRA |— Oh, Gilberto! Grazie ai risultati delle votazioni, da oggi mi dichiarerai il tuo amore in ginocchio e non lavorando le dure zolle o cantando l'inno dei lavoratori. (Dis. cu Erio) Da diversi armi non facevo risila allo zio Giovanni e cori, lo altro anno mi decisi di andarlo a trovare. Lo zio Giovanni è vecchio, ricco sfondato e abita una villa atta periferia. rSsssst!» mi fece appena salutato, «se parli così forte non sentiremo la sirena d’allarme». «Allarme?» «Ma si, allarme! Che tfè di strano? Siamo in guerra, no!» «In guerra?» ripetei allibito. «Ma che, vivi nella luna, forte? Non sai che dal 1940 siamo in guerra?» Mi convinsi allora che U mio povero zio Giovanni, per le sofferenze patite durante la guerra, era rimasto un po’ Indietro con il calendario mentale. «Vuoi una sigaretta?», mi disse sottovoce. Ed io per assecondarlo: «Magari, oh, magari» E lo zio Giovanni mi porse Sina »Milit» «JVe ho ancora qualche pacchetto», piagnucolò dondolando la testa, sma quando non ne a-xrrò più? Oh questa guerra che non vuol finire!» «Già» dissi tristemente, «no» vuoi finire e sono già le é • mezzo di giovedì» «Zio!» dissi «ho un amico che. se tu lo vuol, mi procura delle zucchero a miUesel» «Ma no/» «Parola d'onore» «Compera subito mezzo quintale. Oh, che fortuna!» »E caffè ne vuoi? Quattromila-sette» Compero subito due quintali. Ma non scherzi, vero? Lo assicurai che non scherzavo e che anzi, se voleva, ero in grado di procurargli sigarette americane. Il giorno dopo ritornai con un camioncino carico di merce e lo zio. dopo essere svenuto dodici volte di seguito per la meravi glia, mi badò sulla fronte e con le lagrime agli occhi, benedicendomi, mi consegnò un rotolo di carte da rotile. Nei giorni seguenti comperai petardi e il disposi attorno alla villa. Un mio caro amico, mentre io parlavo con lo zio, aveva II compito di farli scoppiare ad interrali! di tempo prestabiliti! «A terra, zio!» gridavo. «Ma non temere, sono quà io!» e si dicendo mi buttavo sullo zio e guardavo H soffitto con espressione d’orrore e di eroismo. Il commercio con lo zio Giovanni fruttava bene, tanto che poco tempo fa comperai una «Vespa». la comperai, badate bene non per diverti-rmici, ma per ragioni professionali. Infatti il mio solito amico, appena ero entrato nella villa dello zio, issava la «Vespa», servendosi di un perfettissimo congegno di carrucole piazzato sul tetto e la metteva in moto. Io, appena sentivo che la »Vespa» cominciava a funzionare gridavo atterrito: «rMaledizione, incursione aerea!» «No», ribatteva lo zio, «non 8 stato ancora dato il segnale d’allarme. Sono t nostri...» Ma ecco che, dopo poco, 0 mio amico servendosi di una trombetta, imitava egregiamente il segnale d’allarme. E allora lo zio: »In cantina!» gridava «in cantina/» Oggi, dopo un anno che faccio tl commerciante, grazie a me, la cantina dello zio Giovanni è fornita di tutto, e il valore delle merci Ivi contenute si approssima a pentisci milioni di lire. Oggi, grazie alla mia intelligenza, posso affermare che 10 zio non saprà mal che la guerra è finita da tre anni. Ho ingaggiato una ventina di disoccupati, li ho vestiti da militari tedeschi, e ogni due ore passano davanti alla villa dello zio Giovanni cantando inni di guerra. Gli aerei nemici arrivano regolarmente da una a set volte al giorno. Un giovane elettricista toglie la corrente elettrica alla villa ogni volta che le tre «Vespa» imitano f Dakota. Insomma tutto è organizzato. Lo zio Giovanni contìnuamente mi benedice per il bene che gli faccio e domani, si recherà da un notalo per testare In mio favore. ELGAR I granellini Ci Yorebbe una legge internazionale che stabilisse: allorché qualcuno si alza in piedi pronunciando la parola «guerra» venga immediatamente abbattuto dai presenti a colpi di rivoltella. Forse coti cl sarebbe qualche uomo di meno al mondo. Ma in compenso quanti bambini di più! VISTO DA DESTRA ... e l’ottuagenario maledetto, fra il disgusto e il disprezzo delle popolazioni espia, da ben 52 anni, il suo oscuro passato di «Frontista». (Dis. di Erio: Dunque tl fascismo non c’è... ma si vede. E’ la solita morale deli’imbroglio. Dopo la mancata punizione di tutto il letamaio di gerarchi, spie, repubblichini ed ausiliario che appestano l’aria, criminali dello Infausto ventennio e della ridicola ma feroce repubblichetta, ecco parlare di una prossima liberazione dei criminali contemporanei. E’ precisamente della liberazione degli assassini della piccola Passerini, condannati ,se ben ricordiamo, dal Tribunale Militare nel 1947. Come e perchè dovrebbe avvenire questa scarcerazione non sono affari che ci riguardano; tutto al più, a quan’o sembra, sono affari che riguardano un e-minente prelato locale che confessò e comunicò, probabilmente assolvendo, uno dei criminali dopo il delitto. Ciò ohe a noi riguarda invece è il fatto che ancora una volta la giustizia (scriviamo con il «g» minuscolo perchè ormai è caduta cosi in basso che il maiuscolo farebbe ridere) dovrebbe mancare al proprio impegno. La notizia rimane, per ora, una diceria, e siccome di questi tempi le dicerie abbondano in tale quantità noi quasi, rispettando le nostre abitudini di obiettività ci rifiutiamo di crederla. Certo non crederla ci è molto difficile, come si fa a non credere se dovunque giriamo lo sguardo incontriamo gli «assolti per insufficienza di prove» ed 1 «non costituisce reato» liberi,tronfi e prosopopeici con facce da «ritorneremo» che ignorati dalia polizia (stavamo per dire «protetti») marciano sul piede della «revanche» contro le barricate dell’antifascismo? . Per fortuna il comunicato che sicuramente chi di dovere emanerà in merito a questa facendo servirà a pacare le nostre apprensioni. • Ed a proposito di «revanche». C’è parecchia gente a Trieste incretinita da’"’equivoco nazionale alimentato da chi ha tutto l’interesse di farlo permanere poiché sull’equivoco ci vive e domina, non s’accorge di preparare la strada ai truffatori politici ohe furono e sonò la vergogna detlTtalia i teppisti del passo romano, del saluto romano, dello impero romano e delle mandibole romane. Dovrebbero pur distinguere, questi poveri fessacchlotti dal cranio imbottito dalla stampa cf.er:co-fascista, che se amare la propria patria coltivarne il cul- to è degno di tutto il rispetto, è criminale invece permettere alle vecchie e giovani collottole da Piazza Loreto di impadronirsi dèlia parola Patria per farne un paravento alle proprie aquile bolse, alle loro mene da megalomani, al loro sadico istinto d’assassini comuni, alle loro teste di morto, alle loro diciture teppi-ste, e quello ch’è peggio alla loro politica di servilismo che già un giorno inabissò la Patria in una voragine di disfatte e di deficit. * Questo è un dubbio che ci assilla (scusateci il vocabolo tragico). Chissà se gli altoparlanti applicati in numero di otto, sopra il negozio radio di Piazza Malta di proprietà del carissimo signor Captiamo, ed i vari altoparlanti in genere situati quà e là all’esterno delle varie sedi delle organizzazioni nazional-fasciste di Trieste, sono autorizzati dal G M.A. per rompere i timpani ai cittadini? Vorremmo proprio saperlo, perchè sarebbe nostro desiderio poter applicare anche noi, maga- i stretta a prostituire la sua bei-ri sulle finestre di casa nostra ! lezza un pò a tutti, e i successi-degli altoparlanti e trasmettere I vi amanti le marcavano perfino le canzoni a noi più care, «Bandiera Rossa» ad esempio, se nessuno avrebbe niente in contrario, oppure «L’Inno dei lavoratori». Vi figurate allora che allegria? Noi personalmen’e siamo sicuri che non ci sarebbe niente di male, poiché chi si potrebbe offendere ascoltando «L’Inno dei lavoratori»? Nessuno certamente. E poi se non si offende il G.M.A. che deve star a sentire tutto il giorno gli o'to altoparlanti del signor Capitanio che urlano «Va fuori stranier...!), scusateci! * A Trieste i monopolisti del capitale ed i monopolisti della re te. bianca pelle con i loro stemmi (corone croci e svastiche) dopo aver mangiato e gavazzato su tutti i suoi drudi, fanno improvvisamente i gelosi vedendo che l’altra si innamora di qualche persona seria e dabbene. Ma il Tricolore non è una donna. E’ almeno per noi italiani, a quanto pare non ufficiali, perchè questi signori monopolisti di capitale, religione e bandiere, hanno anche il monopolio dell’italianità, una cosa seria, come non lo è l’improvvisa gelosia di questi lerci individui per il Tricolore. I quali vogliono il Tricolore come con’rassegno per mascherare le loro mene antipatriottiche in fondo e antisociali, sperando che ligione vogliono essere anche i | il fatidico bianco rosso e verde monopolisti del tricolore Stalla- trascini la gente, per forza di no. Se ci perdonate il paragone abitudine, ad accordarsi a chilo irriverente, si potrebbe dire che sbandiera. 1 capitalisti triestini ed il clero Questo non è però che il solisene i sfruttatori di una bella to e conosc’uVssimo metodo di donna i quali, dopo averla co- • pubblicità commerciale, gli affa- risti non si smentiscono mai. Si- r sterna brillante, in un certo senso, che conta sulla «reclam» di un tale prodotto ripetuta centinaia di volte perchè i compratori finiscano con il chiedere quel dato prodotto, ma che produce l’effetto contrario se, per esempio, il prodotto tanto sbandierato è una sottomiarca priva di qualità. In tal caso, dopo il primo assaggio, tutti i compratori se ne ben guarderanno di ritentare '.a prova. Se il prodotto insomma non giustifica la tanto decan’a’a qualità sono inutili trucchi e storielle. Per fortuna oggi c’è poch’ss:ma gente che crede nella befana C’è gente e non poca, che si lamenta per le varie notizie allarmistiche ed informazioni sballate che «La Voce Libera» ammarmisce quasi quotidianamente ai cittadini. Noi, se i nostri lettori ce lo permettono non siamo d’accordo con quanti tergono in poco pregio le notizie di «Voce L:be-ra» e insinuano che detto giornale viene stampato nel pomeriggio perchè le frescacce stampatevi sono così luminose, da sembrare sciupate se uscissero d: mattina. Secondo noi invece «La Voce Libera» è un giornale redatto da solidi pensatori e sopratutto da valenti giornalisti. Infatti il loro, die amo cosi, ermetismo che molti scambiano per confusione di idee; deve ritenersi una manifestazione delia loro onestà. Infatti loro ricevendo uno stipendio si impegnano a lavorare, ma essendo loro proibito di riportare notizie che potrebbero essere nocive ai loro padroni, sono costret-t a compilare il giornale con delle notizie così, pressapoco, quasi, noi ci siamo capiti vero? Molti nel loro caso non scriverebbero affatto, loro invece, molto ragionevolmente del' resto, pensano che ciò non sareb- . be eccessivamente onesto e che la paga b:sogna guadagnarsela in un modo o nell'altro. Ed al- lora riempiono il loro giornale» come dicemmo prima, così, pres-sapoco, quasi. Loro infatti, per esempio, O" gni giorno annunciano con sgomento ai lettori che la guerre è imminente; ecco che anche io questo senso i nostri amabili redattori di «Voce Libera» danno prova di una enorme co-scienza giornalistica. Ci spieghiamo; Siccome guerra sia pure tra venti o cento anni, ci sarà di sicuro t53' rebbe infatti assurdo pensar® che l’ultima guerra sia state l’ultima) seguitando a prevederla imminente, si finisce un giorno per aver detto il ver» Non vi sembra meravigl'oso e consolante che, in mezzo al marasma odierno, vi siano giorn3' listi che, pur di arrivare a dar® una notizia esatta, si mostra®® disposti a darne migliaia e fl*1' gliaia di inesatte? Bisognerebbe perciò incora?' giare anzi questi coscienziosi giomal sti, e ci aspettiamo un giorno o l’altro diano noti' zie di questo genere: «Stalin morirà domani» — morte di Tito è imminente» «Molotov sull’orlo della sepol' tura». Notizie che con l’andar de?** anni dovranno essere vere, P°” chè tutti gli uomini sono desti' nati a morire, e sarà una ir»3' niera d’altra parte che darà possibilità alla «Voce L'bera» 3 avere di tanto in tanto del16 notizie esatte. Sion Chliciotte .—===========■—= IMITAZIONI BALORDE E RICCONE CHE NE APPROFITTA Don Chisciotte, sceso che fù dalla cavalcatura, rivoltosi allo scudiero, chiese: — Dimmi, Sancio, ti sembra giusto che si mandi una nave, con tanti giocattoli in coperta, proprio quando si deve fare una festa in famiglia, a Trieste? — Sà, signore ;— disse Sancio — io, per me, non ci trovo niente di straordinario. Non è la prima volta che succedono cose simili. — Spiegati, Sancio •— fece, meravigliato, Don Chisciotte, — Appunto, signore — disse Sancio — Si ricorda di alcuni sbarchetti in una penisola vicina? — Sì, Sancio, ma in questo caso particolare c’è qualcosa di diverso.... — E cosa, signore? — chiese Sancio »— For- se che non si è messo in moto, all’arrivo e alla partenza, le eliche, per fare confusione dato che, altrimenti, in caso contrario, nessuno si sarebbe accorto di niente? > — Quindi, Sancio, secondo te, non c’è gran differenza tra ciò e la reclame di un dentifricio? — Pressapoco, signore, non ci vedo appunto gran differenza. L’unica stà, forse, nel fatto che stavolta, invece di appiccicare 1 biglietti da dieci con la saliva sui muri, si mandano in giro jeeps a illuminare con 1 fari certe tabelle. — Oh, questa, sì — anymise Don Chisciotte scrollando il capo — questa si che è grossa davvero. Ma, pure, Sancio. penso che forse l’hanno fatto senza cattiveria. e— Bravo, signor mio, — sbottò Sancio — sarebbe come dire che lei crede tutto fatto in buona fede, cosi, per combinazione. Ah, signor cavaliere — aggiunse — dopo tre anni lei mi Vien fuori con certi argomenti.... — Beh, Sancio lasciamo andare, .-— fece Don Chisciotte — e dimmi, che ne può risultare tia tutto ciò? — Immagini, signore, che io dia sempre ragione a uno. Cosa crederà questi, dopo un corto tempo? — Di essere infallibile e potente, Sanalo .— rispose il Cavaliere. — Bene, signore. E se io gli dò corda su tutto, che cosa se ne deduce? — Che si crederà tanto forte •— rispose l'Eroe della Mancia. — E non vorrà, allora, comandare per for- j Za, anche se son in pochi a tenerlo in consi de- ' razione? — domandò Sancio. — Certamente Sancio, — ammise Don Chipciotte — certamente sarà cosi. :— E se non troverà oppositori? E, giustamente, chi potrà essere oppositore se lui è tanto potente e infallibile? — domandò, socchiudendo gli occhi, Sancio. — Sarà un dittatore, Sancio — dovette convenire Don Chisciotte — — E i dittatori, amici di quelli dalle navi Con le eliche in coperta, come si chiamano, Signore? — fece, allusivo, Sancio. — Si chiamano fase.... Accidenti, Sancio — pi spaventò il Cavaliere — mi stavi per far Sire una corbelleria. ;— Eh, signore, sapesse quante «corbellerie» itti un tempo si sono dimostrate giuste — replicò Sancio. — Però, Sancio, chi l’avrebbe mai detto... #— Stupì l’ingenuo hidalgo. — Qualcuno l’aveva detto, signore, — disse Sancio — Ma gli risero sul muso, dandogli del visionario e del parolaio. — Ma, Sancio — disse il Cavaliere — fino a quando durerà 'sta storia? i— Fino a quando, signore, si faranno le elezioni. Cioè quando si vedrà che i «potenti», gli « hanno sempre ragione» non sono che .vesciche gonfiate. — E perchè gli amici, direttori contingenti, non le fanno fare le elezioni — domando Don Chisciotte. — Signore — interuppe Sancio vivacemente — le faccio rispettosamente osservare che «è severamente proibita la bestemmia e il turpiloquio». E, così dicendo, sputò disgustato, Sancio, benché avesse di fronte un cartello con tanto di «Vietato sputare». Ma, santo cielo, come farne a meno? *— Poiché abito in contrada del Corso, ho un appartamento in Piazza dell'Unità; due ville a Barcola» una dozzina di case a Ser-vola, alcune campagne a Villa Opicina ed altri vari appartamenti in diversi pu nti della città, esigo che le manifestazioni del I Maggio siano proibite in tutta Trieste! (Dts. ds Red) Per ehi non Il I Maggio non, è la festa del | lavoro in senso astratto; lo è in , un senso concreto in quanto è la festa della classe lavoratrice, della sua unità, della sua compattezza, della sua lotta. E’ infatti una festa essenzialmente di lotta e dalla sua origine, causata da un. delitto della borghesia americana ai danni di innocenti lavoratori, fino al nostri giorni, nei quali in tutto il mondo decine dii milioni di lavoratori scendono nelle strade e nelle piazze con le loro bandiere, questa grande festa ha avuto sempre un significato di protesta, di monito alla classa avversaria f di rassegna imponente delie proprie forze. E là, dove la classe lavoratrice è riuscita a conquistare il potere, questa festa ricorda le lotte passate, i loro risultati, ed è un solenne impegno a proseguire sulla strada progresso, della compattezza « dell’edificazione di un mondo nuovo. DUBBIO La classe borghese ha sempre avversato il 1 maggio. Nè poteva essere altrimenti. Tuttavia, se in un primo tempo essa vi si oppose con ogni mezzo, quando devette finalmente cedere, cercò di diluirne il significato di lotta con la sua proclamazione a festa nc zionale, col parteciparvi anche essa, con il tentativo di trasfor maria in una mezzo scampagnata borghese a base di gare podistiche e corse nei sacchi. Oggi, nella nostra città si vuole forre l’urna e l’altra cosa insie- ì me. La forza della classe lavoratrice triestina fa molta paura ' alla locale borghesia nonché ai fiduciari dell’imperialismo e per questo motivo si cerca di impe dirne ad ogni modo il pacifico svolgimento negando ai lavoratori triestini la possibilità di sfilare in pacifico corteo per le vie e le piazze della loro città La borghesia triestina ha paura di dover contare ancora una volta le migliaia di lavoratori, di constatare il numero e l