Anno I. N. 12. Si pubblica il 1° e 16 d'ogni mese. Abbonamento annuo Cor. 4,— ; Singolo numero Cent, 20. uova Organo del partito democratico istriano. Inserzioni a prezzi da convenirsi. Redazione ed Amministrazione : TRIESTE Via S.MariaM,sup,N.1 II piano. Croazia politica -A/V- E ancora bisogna differire la conchinsione. Ma prima di parlare di una conciliazione nazionale, di un patto tra popolo e popolo, patto che deve avere la sua guarentigia anzi tutto e più di tutto nella moralità dei contraenti, non basta conoscere, sebbene superficialmente, la coltura, la civiltà, i costumi del popolo a noi avverso, che Aiuole imporsi a noi ; non basta avvicinarsi agli accampamenti e spiarlo quan io la natura sua si manifesta senza maschera e senza ipocrisie, non basta sorprenderlo in pieno medio evo, occorre inoltre elevarsi dal popolo che va dove va chi lo conduce e mettere a nudo la moralità e 1' o-nestà politica dei condottieri suoi. Argomento vasto, cotesto, che un articolo di giornale può soltanto riassumere sommariamente. Ma, forse, alcuni tocchi dal vivo, rapidi, saranno sufficienti a dare un' idea del tutto. E, ancora, lascieremo da una parte la Croazia, propriamente detta, la quale politicamente è ungherese e non ha, pertanto, una vita politica propria. Parleremo, più a proposito, della Dalmazia, croata anzi croatissima secondo le i. r. statistiche, dove il croatismo impera, anzi, scusate la parola, gozzoviglia nel godimento di una libertà che s'avvicina troppo all' anarchia. Da noi due elementi nazionali si combattono : l'italiano e lo slavo ; in Dalmazia è lo stesso ; da noi lo slavo muove alla conquista, in Dalmazia ha già conquistato; le condizioni della lotta e dei lottatori sono quà e là analoghe, benché non sieno eguali; la Dalmazia è il nostro esempio, il destino della Dalmazia deve formare la nostra esperienza. I socialisti italiani della provincia riflettano su quanto diremo appresso, sui fatti che noi esporremo. La croateria dalmata è padrona di tutti i Comuni dalmati, uno eccettuato ; ha la maggioranza in Dieta, impreca alla coltura italiana, ne maledisce la lingua e, nondimeno, la croateria dalmata è una mistificazione politica. Gli italiani della Dalmazia, che, trent'anni or sono, avevano il predominio in quella provincia, sono ufficialmente ridotti al tre per cento della popolazione ; tutti in Dalmazia sono croati, tutti inveiscono contro gli italiani, tutti gridano a squarciagola : viva la Dalmazia croata ; e, nondimeno, la croateria dalmata è una soperchieria politica. Ecco i fatti. Muore il podestà croato di Trau — volevamo dire Trogir — croata e la famiglia riceve telegrammi di condoglianza in lingua — è poi una lingua? — croata e italiana. Telegrafano in croato persone che portano di questi nomi: Cambj, Maclirazza, Skarneo, Colombis, Bergamo, Giaxa, Giunio, Demichelli, Donadini ; telegrafa in italiano chi? nientemeno che il capitano provinciale e presidente croato della croata Dieta di Dalmazia, Ivcevic... E voi, socialisti italiani dell' Istria, potete, volendo, udire molto spesso in Dalmazia dei dialoghi come questo (ammettete che interroghi colui che scrive e che risponda un ragazzo di dieci anni) : — Come ti chiami? — Zanella. — Vai a scuola? — Sì. — A quale? — Alla scuola croata. — Ma il tuo nome non è croato, è italiano. — Sì, ma papà è croato. — Ma come? — Prima era italiano, ma adesso è croato. — E pei'chè? — Perchè si deve. — Ma sai tu parlare croato ? — Io, un poco. — Ma a casa che cosa parli, italiano o croato? — Italiano. Ora, perchè gente — e, non si dimentichi, gente italiana — che ha una posizione sociale, metta un jota o un kappa per malamente croatizzare il proprio cognome e telegrafi in croato, che conosce a orecchio, malamente e insegni ai propri figliuoli a rinnegare con tanta facilità la lingua e la patria e la discendenza e la famiglia propria, ora, noi diciamo ai socialisti nemici di ogni violenza, qual terrorismo dev'essere usato, qual guerra deve essere mossa a tutto quanto è o sa d'italiano? E questo — ecco l'ipocrisia, la soperchieria, la mistificazione — mentre il primo croato di Dalmazia scrive in italiano alla famiglia croata di uji morto podestà croato ! Ma v' è di peggio, per i croati, s'intende. Scrive V Jedinstvo, il croatissimo, come si sa, dei giornali croati e noi traduciamo, perchè merita che non solo i socialisti ma anche gli altri leggano: „11 professor Begovic si trovava „a Milano e il professor Yillari, presidente „della Società „Dante Alighieri" lo ha invitato al the! Begovic parlando con lui si è „ convinto, che Yillari non conosceva le nostre „ condizioni. Egli pensa, che qui tutti sono „italiani, croatizzatisi in virtù dei rubli russi. „Begovic, senza gran fatica, l'ha persuaso „del contrario. Ma questo è l'importante: „Begovic ha invitato Yillari in Dalmazia, af-„ finché egli si convincesse da sè, che qui non „ esistono italiani e Yillari ha promesso che „ verrà. Villari, dunque, verrà qui per vedere „cogli occhi propri se qui esistono italiani. „E quando verrà? E quando verrà, egli si „ convincerà e dovrà convincersi che qui noi „ siamo tutti italiani, e che questa, Spalato, è „ città italiana. Egli udrà alla Cittaoniza ed „al Kolo nei caffè e per le vie che noi parliamo soltanto croato, come udrà che le nostre „donne e i nostri ragazzi si esprimono in „lingua croata. E quando egli, Villari, chiederà: chi sono costoro? Begovic dovrà rispondere : del partito croato. E Begovic lo ha „ invitato che venga, e gli ha detto che passasse pure per Zara! Ora non rimane altro „ da fare, che formare un comitato, il quale „avverta che quando arriva Villari, tutti, per „2-4 ore, per le 24 ore che Villari sarà a „Spalato, tutti, croati e croate, parlino croato." Così scrive il croatissimo giornale della Dalmazia e tale è la croateria dalmata. Vi sono anche in Dalmazia dei croati, che combattono strenuamente per la patria croata, che ai figli loro parlano esclusivamente in croato e che — ironia della sorte — sono figli, per esempio, di lombardi, sbalestrati dal destino a rodere le radici che vegetano nei fianchi ingrati delle dalmate montagne. Ma, come, i pochi croatizzanti abbiano potuto in tre decine d' anni croatizzare alla superficie la Dalmazia, e come essi abbiano potuto in così breve mezzo corrompere o costringere tanti italiani al croatismo, ci insegna il processo di Vergoraz. I condannati in quel processo sono in gran parte delle vittime; sono i sudici cenci, che hanno avuto il torto di puzzar troppo e che l'autorità giudiziale ha creduto bene di dannare al rogo. Ma, poco più poco meno, a Vergoraz si faceva quello che si faceva e che si fa, in Dalmazia, dappertutto. Quei condannati hanno, secondo l'accusa, defraudati centinaia di migliaia di fiorini, e viceversa essi sono ancora, come sono stati sempre, poveri. Ma i denari sono scomparsi. Ma, anche, il Comune non è autorità amministrativa, è congegno elettorale ; ma, anche, al Comune croato venuto su grazie alla compiacente cecità degli organi governativi, incombe di croatizzare, per conto dell' uno o dell'altro partito croato, il Comune. Ed ecco ingiustizie, privilegi, complici, orgie, alle quali tutti prendono parte, cui tutti sfruttano. Ma, viva la Croazia, l'italiano è soppresso ! E per gli italiani che non vogliono essere soppressi, ecco la ricetta : diventar croati ! E in tal modo si forma e si modella la croateria che parla italiano, italiano sempre e che non deve parlare italiano quando un italiano combattente per l'italianità si propone di accertarsi coi propri occhi della mistificazione. E dopo, plau-.denti tutti coloro che per croatizzare guastano malamente il proprio cognome italiano, si rifiuta la scuola italiana a Spalato ! Vedano i nostri socialisti italiani la moralità e l'equità degli avversari. E vedano ancora, essi, avversari di ogni ingiustizia e di ogni pirateria : i croati dalmati del 60 publicavano proclami, in cui era scritto : „ dalmati, che avete per lingua materna l'italiano, i vostri diritti non saranno mai misconosciuti!" E confrontino le promesse con le presenti condizioni degli italiani di Dalmazia; e da questo confronto giudichino essi, imparziali, la fiducia che la moralità di questo sedicente popolo croato merita dai galantuomini. E osservino i socialisti ancora: la stampa croata usa adesso nei riguardi nostri le stesse parole, che allora usava in Dalmazia, e anche a noi promette rispetto dei nostri diritti, salvo a gualcirli, magari coi piedi, come fa in Dalmazia. Una volta quando Roma rovinava, e i barbari tumultuavano affamati intorno ai confini del decrepito colosso, parecchi romani, colti ed avidi di ricchezza, passarono ai barbari e diventarono loro istruttori e insegnarono loro la via di Roma. Ed anche allora i più pigri, ai quali ripugnava il lavoro poco rimunerativo, chiamarono i barbari, come unica salvezza. E i barbari vennero e con essi venne il medioevo : l'imbestialimento dell' u-manità. Badate voi, operai coscienti, di non chiamar un' altra volta i barbari entro i confini dell'italianità. DIETA PROVINCIALE DELL' ISTRIA Seduta del 3 agosto, ore 9.35 ant. Presiede il dott. Campitelli. Sono presenti 24 deputati, dei quali 5 slavi. Rappresenta il governo il cons. Fabiani. Pres. Presenta per la lettura i verbali delle antecedenti sedute. Spincich parla in islavo (rumori). Pres. Esorta il publico al silenzio. Continuando i rumori, fa sgomberare la galleria di destra. Commiss. gov. Fabiani chiede che nel verbale della prima seduta sia fatto rilevare ch'egli salutò la Dieta anche in islavo. Poi risponde a nome del Governo all' interpellanza del dott. Ghersa riguardo la slavizzazione dei nomi di famiglia, da parte del clero slavo nei registri di stato civile. Rileva che il diritto di appello contro eventuali modificazioni dei nomi di famìglia, è sufficientemente garantito dalle disposizioni contenute nel decreto ministeriale emanato il 10 maggio 1883. In virtù di tale decreto, un cittadino, cui sia stata mutata la grafia del suo nome nel registro di stato civile, può ricorrere alle autorità politiche, le quali devono intervenire contro lo scorretto procedere di coloro che tengono i registri battesimali e matrimoniali, imponendo loro di rispettare 1' originale grafia dei nomi di famiglia, e così pure di impedire anche la traduzione dei nomi da una lingua ad un'altra. Anche recentemente l'autorità politica fu avvertita dal Governo di sorvegliare perchè sia rispettata 1' esatta grafia dei nomi nei fogli di famiglia. Non reputa sieno da prendersi ulteriori provvedimenti. Tornasi interpella il Ministero delle ferrovie, sulla costruzione d'una stazione della ferrovia Trieste-Parenzo a Portole. Comparì interpella il Governo sul lascito di f. 2000 legato dal defunto parroco di Lonche a scopi scolastici. Ventrella chiede alla Presidenza della Direzione di Finanza in Trieste se sia disposta a provvedere, perchè sieno tolti gli abusi e gli inconvenienti notori che difficoltano il retto funzionamento della Commissioni di stima. Depanglier domanda al Ministero dell'interno se conosce e intende far cessare gli arresti arbitrari a Pinguente da parte di quella autorità di polizia e della gendarmeria. La Dieta approva in terza lettura il progetto di legge che regola i rapporti di diritto degli insegnanti delle popolari. Il progetto governativo sulla sede della Dieta. Rizzi propone di rimettere il progetto governativo sul trasferimento della Dieta e la relativa mozione Laginja alla Commissione politico-economica. Laginja deplora che la maggioranza della Dieta, trattandosi d'una questione di tanta importanza, non abbia chiamato a far parte della Commissione, che deve esaminarla, almeno un membro della minoranza. Ventrella non acconsente che anche la mozione Laginja sia passata alla Commissione po-litico-economica. Quella mozione tende a sottrarre alla Dieta uno dei diritti che le spetta in virtù dello Statuto. Laginja. Mi premeva di udire una tale dichiarazione. Ora mi basta Rizzi. Mi associo alla proposta Ventrella. Ritiro la seconda parte della mia proposta. La Dieta accoglie la mozione Ventrella-Rizzi di rimettere l'affare alla suddetta Commissione. Scampicchio interroga il Governo sull'istituzione di una scuola p. p. rumena a Frascati (Valle d'Arsa). Glezer, relatore della Commissione scolastica, legge la relazione che accompagna le proposte commissionali sul preventivo scolastico. Spincich parla in islavo. Il publico rumoreggia, e il presidente ordina lo sgombero della galleria di sinistra. Bennati (dall' emiciclo): Parlino in italiano. Comprenderemo ciò che dicono e risponderemo. Spincich. Imparino lo slavo, altrimenti seguano l'esempio del Tirolo e della Boemia. Chiamino un interprete. Bennati. Ma che! Noi abbiamo altre idee! Spincich. Idee italiane ! Bennati. Sicuro: le più pure e più sante idee ! Spincich. E noi abbiamo le nostre ! Bennati. Ma sono le nostre che prevarranno ! Bennati (dal suo banco). L'on. Spincich, nel suo discorso, tenuto in lingua che io non comprendo, avrebbe fatto una gravissima accusa contro l'amministrazione provinciale. Se è onesto ripeta quell'accusa in italiano! Spincich. Non ho bisogno d'imparare l'onestà da un Bennati. Bennati, recandosi vicino a Spincich. Che cosa può dire di me? Spincich. E lei di me? Laginja gridando: Si tratta dell'uso del reddito della tassa scolastica. Se non comprendono, provvedano a un interprete. Noi abbiamo diritto di parlare nella nostra lingua. On. Bennati, domandi ai trentini come sono trattati alla Dieta. Rumori incessanti. Il Presidente ordina nuovo sgombero della galleria sinistra. Mentre va compiendosi Laginja grida a Bennati, che gli si è avvicinato: Deve cessare la vostra oligarchia. Qui devono trovar posto rispettate tutte le nazionalità della provincia. 11 preventivo discusso è approvato con un esito ed introito pari (Cor. 484.608) ed è pure approvato, su relazione Doblonovich, il bilancio del Consiglio agrario provinciale con un'esigenza di Cor. 46.500. Bubba quale relatore della Commissione di Finanza, legge la di lei proposta sul preliminare provinciale prò 1901. Mandich grida verso la maggioranza che se non lo si lascierà parlare indisturbato nella sua lingua, provvederà lui solo a che non si finisca sì presto, indi parla slavo. Bennati coglie l'occasione per una dichiarazione. Non comprende lo slavo; ma da alcune frasi riferitegli, ha appreso che accusano d'avere malversato, cioè adoperato ad altri scopi il reddito della tassa scolastica. Rileva che la provincia versa al fondo scolastico cor. 278,618. Col reddito della tassa scolastica l'Amministrazione provinciale nulla ha a che fare. Se essa venisse spesa per altri scopi è al Consiglio scolastico, non all' Amministrazione provinciale che si dovrebbe chiederne conto. Anche lui fa parte di quel Consiglio, ma non s'è mai accorto che gli sia entrato in tasca un centesimo. Sfida la minoranza a portare un solo fatto in appoggio della sua asserzione. Mandich. Nessuno ha detto che si mangia. Critichiamo secondo il nostro diritto e non ce lo toglierà nessuno. Depangher propone che la Giunta sia incaricata di ottenere anche per l'Istria un contributo per il controllo sulle sostanze alimentari. E' approvata ad unanimità. Bubba. Annunzia che la rubrica VI viene aumentata di cor. 20.000, destinate a soccorsi ai danneggiati dalla grandine. Depanglier, cui si associa 1' on. Comparè, propone che sia invitato il governo ad affrettare la regolazione del torrente Recca, che corre da Caresana alle saline di Muggia. La Dieta approva all'unanimità. Si approva il bilancio provinciale con una esigenza di cor. 1.340.230, e un introito di corone 438 823. Per coprire il deficit di cor. 911.407, la Dieta delibera di attivare un'addizionale del 35 p. c. a tutte le imposte dirette reali, e del 45 p. c. a tutte le imposte dirette personali; dal 1. gennaio al 31 agosto 1901 un'addizionale provinciale del 100 p. c., e pel tempo dal 1. settembre 1901 in poi un'addizionale provinciale del 125 p. c. al dazio erariale di consumo sul vino e sulle carni; dal 1. gennaio 1901 in poi, per tutto l'anno una tassa indipendente provinciale di consumo sulla birra di cor. 3.40 per ettolitro, e pel tempo dal 1. gennaio al 21 agosto 1901 una tassa indipendente di consumo di cor. 20.04 sui liquidi spiritosi, rispettivamente di cor. 13.36 sui liquidi spiritosi distillati. Bubba, a nome della Commissione di finanza, propone poi di associarsi alla Dieta di Boemia nel chiedere al Governo di proporre una legge a favore delle provincie e dei comuni, simile a quella sugli spiriti, che porti un congruo aumento dell'imposta erariale sulla birra. Inoltre che sia sollecitata una modificazione delle Vigenti disposizioni sul dazio consumo sul vino e sulle carni, in modo che per la sua percezione venga data preferenza alle provincie; e, nel caso che la proposta del dazio sulla birra non venisse accolta dal governo, di provvedere che per l'avvenire la percezione delle tasse di consumo sia assunta in regìa provinciale. Le tre proposte vengono approvate. Tre ricorsi respinti. I ricorsi sono: dell'on. Laginja, contro l'acquisto di uno stabile della Società operaia di Pola, da parte di quel Municipio ; di Martino Percovich da Smogliani contro l'annullamento d'una decisione presa arbitrariamente di erigere, mediante un mutuo, due edifici scolastici a Smogliani e Boccordich, in quel di San vincenti; di Valentino Scriusc'ac, contro la soppressione del Consiglio d'amministrazione di Urania (Vra-gna) perchè nella località non si trovava persona adatta ad amministrare la cosa publica. Laginja tende a dimostrare che con l'acquisto della casa della Società operaia, il Comune di Pola fece un pessimo affare; che non aveva bisogno della casa: che poteva spendere altrimenti quei denari (24,000 cor.). Dephra che la Giunta abbia permesso ciò a Pola, mentre ha negato a Castua la autorizzazione di spendere 100 fiorini all'anno per un cappellano e maestro. Rizzi. Dimostra che la stima fissava il valere della casa a 39.000 corone; che non si potevano spendere quei denari altrimenti, perchè erano denari destinati ad investizione. Chersich. Dimostra che il caso di Castua era differente; trattavasi di cosa realmente di competenza della Giunta, mentre l'operazione del Municipio di Pola è di competenza comunale. Del resto la Giunta è venuta incontro alla domanda di Castua. Sul secondo ricorso parla a lungo in slavo Laginja. Finisce colle parole latine: Va e victis. Viene letta una proposta Spincich perchè sia abrogata la tassa scolastica, il reddito della quale non viene adoperato per la costruzione di nuove scuole, e perchè sia provveduto in altra guisa alla copertura delle spese dell'istruzione. II Presidente crede conveniente rimettere la continuazione dei lavori a metà settembre. Enumera i progetti da discutersi e annunzia che convocherà i deputati a domicilio. Non omettiamo di aggiungere che durante la seduta, Ventrella richiamandosi all'aggressione di operai romagnoli da parte di slavi su quel di Bagnoli senza che la gendarmeria intervenisse, chiese al Governo : Come giustifica il contegno della gendarmeria di Bagnoli? intende impedire il rinnovarsi di fatti, che tornano a disdoro della fama di civile e ospitale della nostra provincia? intende garantire la libertà del lavoro e la sicurezzza dei cittadini ? La prossima seduta avrà luogo il 12 settembre p. v. La Dieta verrà chiusa il 26 e si faranno subito i preparativi per le elezioni. -^-- Errata - corrige Il proto incorse in un errore nella composizione dell' ultimo numero laddove diamo la relazione della seduta dietale del 31 luglio p. p. Il passo che comincia colle parole ndalla galleria „di sinistra parte un fischio" e termina colla parola „respintava fatto seguire immediatamente alle parole „ Spincich comincia a parlare in islavou e la relazione procede quindi con „prende la parola l'on. Laginja ecc." L' errore non sarà sfuggito alla perspicacia dei nostri lettori, tuttavia per ragioni di correttezza crediamo opportuno di rilevarlo. CORRISPONDENZE Pirano, 7 agosto 1901. Spettabile Redazione ! S'interessa vivamente codesta spett. Redazione di accordare cortese ospitalità nel suo pregiato giornale alla presente, il cui argomento, come vedrà, è della massima importanza per i nostri agricoltori. In generale noi non abbiamo quest' anno granché a lagnarci finora delle nostre campagne; specie il raccolto dell' uva è promettentissimo e fa bellissima mostra di sè e ciò mercè le zelanti ed indefesse cure dei nostri solerti agricoltori. Alla vista di così bella e tanta grazia di Dio, di una così gran massa d'uva, tutta sana quanto mai, i nostri agricoltori dovrebbero esserne lieti, nella prospettiva di realizzare almeno un parziale compenso alle loro fatiche o sacrifici fatti per la ricostituzione dei loro vigneti e per i ricorrenti lavori culturali. Invece sono impensieriti più che mai per lo smercio ed il collocamento di tanta quantità di uva, memori ancora oggi delle difficoltà ed attraversie, che nell' anno scorso essi incontrarono e dovettero superare per conseguire tale intento, non sempre con adeguato profitto. Ci proveremo accennare almeno alcune delle cause di questo anormale stato di cose. O noi c' inganniamo — e ne saremmo contenti assai —- o ci pare, che a danno del prodotto nostro viticolo esista sul maggior mercato di consumo, che è Trieste, una prevenzione del tutto sfavorevole, ma, ci permettiamo di aggiungere, altrettanto ingiustificata, d'onde ne viene senza motivi ostacolato il suo collocamento. Infatti, generalmente parlando, o non si sa, o non si vuole valutare come si meritano le qualità tutte scelte ed eccellenti delle nostre uve, di precoce maturazione, come avviene delle nostre frutta primaticcie e degli ortaggi ; ricche di glucosio, scevre di quell' eccedenza di acidità che loro deriva dalle terre rosse e di quell' esuberante intensità di colore, ma ricche di bouquet cosi da risultarne un vino poco colorito, amabile, sufficientemente alcoolico, serbevolissimo se confezionato co' metodi razionali e da differenziare essenzialmente dal così detto vino terrano dell' Istria. Neil' anno scorso fino addi 15 ottobre le autorità. per pretese esigenze di salute publica, hanno trovato di proibire a Trieste la vendita del vino nuovo prodotto da tali uve, mentre si permetteva il consumo di certe miscele, che di vino non avevano che il nome ; nello stesso tempo, sotto un dazio veramente gravoso, si permetteva l'introduzione di uve, le quali vinificate e manufatturate, venivano poi, col tacito e col-l'espresso consenso dei rispettivi organi di sorveglianza, vendute quale un prodotto indegno del nome di vino istriano, col quale pur si smerciava. In conseguenza il Comune di Trieste perdeva in pochi mesi oltre 150,000 fiorini di dazio d'entrata. E valga il vero, se in realtà furono importati 60,000 quintali di uva, non se ne fecero già — come di solito suole calcolarsi — 40,000 ettolitri di vino, ma questi si raddoppiarono, o triplicarono a mezzo delle condutture dell'Auri-sina, coli' aggiunta d'ingredienti, sulla cui perfetta salubrità la commissione sanitaria non ha trovato mai tempo di pronunciarsi, dappoiché, per quanto ci consta, non abbia confiscata partita alcuna di vino siffatto. Il Comune di Trieste evidentemente nell:e-manare cotesto ordine partì da una massima generica, teorica ed escluse le pratiche eccezioni, ritenne, cioè, che l'uva non possa ritenersi perfettamente matura e cosi essere atta ad una razionale vinificazione innanzi la prima decade di ottobre, dimenticando come le frutta e gli erbaggi primaticci dell' Istria settentrionale e così anche l'uva, antecipino di molto la loro maturazione, la qual cosa, del resto, è abbastanza nota. E conseguentemente non si pensò al danno gravissimo che ne sarebbe derivato — come avvenne — ai nostri agricoltori, i quali dovettero poi sottostare alla concorrenza delle uve dell'Istria meridionale, della Dalmazia e dell'Italia. Le vendemmie da noi si compirono, generalmente parlando, nella prima decade di settembre. Ora si può affermarlo senza pericolo d'incorrere in smentita, che il minimo grado segnato dal mostimetro suol essere di 16 glucosio, mentre se a Parenzo e Visignano, per esempio, si raggiunge un tale grado, questo avviene appena un mese più tardi. Si disse l'anno scorso, che la commissione sanitaria, nel proporre al Consiglio comunale il divieto di vendita, onde si tratta, l'abbia motivato nel convincimento che il vino troppo giovine possa danneggiare il regolare funzionamento specie degli organi digestivi de' bevitori ; ma la motivazione medesima dovea ragionevolmente estendersi anche ai vini giovani pure allor allora fatti dell' Istria meridionale, a quelli della Dalmazia e dell'Italia; questi essendo stati invece esenti dal noto divieto di vendita, i colpiti sono stati così esclusivamente i vini nostri, con danno gravissimo dei nostri agricoltori. Questi pertanto richiamano fin da ora e così in tempo utile tutta l'attenzione del nostro Consorzio Agrario e quella del Municipio affinchè si compiacciano fare le pratiche necessarie presso l'Inclito Magistrato civico di Trieste, anche nel preciso vantaggio delle sue finanze, nell' intento di salvaguardare gl' importanti interessi di questi nostri concittadini agricoltori nell' occasione della prossima vendemmia. Il patrio Municipio vorrà prendersi a cuore, ne siamo certi, la questione e saprà ottenere ciò che l'anno scorso non potè conseguirsi, acquistandosi per tal modo nuovi titoli alla benemerenza de' propri amministrati agricoltori. Z. • Muggia, 8 agosto 1901. Bisogna constatarlo, sotto 1' attuale Rappresentanza, in cui trovarono posto tutti i migliori elementi del paese senza distinzioni soverchie di partiti, le sorli morali e materiali del Comune migliorarono assai sensibilmente con sommo vantaggio per l'autorità ed il prestigio della publica amministrazione. E non si dà seduta della Rappresentanza, nella quale non si pensi al bene del popolo, scopo e ambizione di coloro che hanno oggi in mano le redini del potere. Non già che tutto sia bene, essendo anch' essi mortali e soggetti ad errare, ma è bene il più e questo è assai confortante. Nell'ultima seduta della Rappresentanza, in quella di ieri, si trattò di un bisogno vivamente sentito, cui deve esser corrisposto, ma di ciò e d'altro vi dirò infallantemente nel prossimo numero, mentre in questo, per mancanza di tempo, mi limito a comunicarvi, che in cotesta seduta la Rappresentanza, udito ricordare incidentalmente il dott. Pier'Antonio Gambini per i servigi gratuiti importantissimi da lui resi da anni al paese e al Comune, lo acclamò, tra il plauso generale, cittadino onorario di Muggia e, seduta stante, incaricò il Podestà di spedirgli il seguente telegramma : „ Assessore Gambini — Parenzo. ^Considerati alti meriti Vostri a prò popolo istriano, a vantaggio particolare nostra Muggia, Rappresentanza Comunale Vi acclama oggi cittadino onorario, incaricandomi comunicarvi patria onoranza conferitavi. Graditela come pegno stima, affetto perenne popolo nostro. Podestà Apprendo in questo momento che il telegramma inviato ebbe la seguente risposta telegrafica : Podestà — Muggia. „Di tutto cuore riconoscente onoranza preziosa comunicatami compiacciasi, ringraziando, assicurare patria Rappresentanza, miei nuovi concittadini che possono contare su me per la vita. Gambini."' Ed io, umile vostro corrispondente, e quanti qui conoscono il dott. Pier'Antonio Gambini da oltre 30 anni, sappiamo per gradita esperienza che, anche senza la sua parola, su lui si può contare davvero. Ego. Pola, 13 agosto 1901. Domenica ebbe luogo l'annunciato meeting a favore del trasferimento della Dieta e degli uffici della Giunta provinciale da Parenzo a Pola. La spinosità e l'indole estremamente delicata della questione avevano già persuaso i deputati dietali di qui a non intervenire all'adunanza; anzi, come già saprete, gli onor. Rizzi e Vareton publicarono sui giornali analoghe dichiarazioni, frutto delle quali si fu che anche buona parte del cosidetto partito democratico si astenne. Malgrado ciò l'adunanza fu tenuta egualmente ed ebbe luogo, abbastanza numerosa, domenica nel pomeriggio, al Politeama Ciscutti, sotto la presidenza del cav. Wassermann. I vari oratori affrontarono la situazione con molta, dirò così, disinvoltura, affermando risolutamente l'incontestabile diritto che ha Pola, di divenire capitale della Provincia. Parlarono applauditissimi in questo senso Pons, Martin, Verginella, Polla ed altri. Naturalmente non ci fu opposizione ed ogni oratore fu egualmente rimeritato di approvazioni e di applausi. Notevole il discorso di Pons. Dopo essersi lagnato che la questione si trascini ancora e che il buon diritto di Pola non sia ancora stato riconosciuto dalla Provincia, egli chiuse dicendo che „cionullameno i polesi avrebbero taciuto ancora, ma venne il discorso dell'avv. T. Sbisà, che quale podestà doveva difendere Parenzo e lo fece con franca eloquenza ; esorbitando e giungendo perfino a minacciare funeste conseguenze per il caso di una vittoria a Pola. I polesi — continua l'oratore — mai ricorreranno a questi mezzi, ma, provocati, accettano ora la sfida e dichiarano trascorso il tempo di benevola aspettativa. La colpa di una guerra tra fratelli cada su chi ci trasse, non volenti, a questo passo. L'Istria è ancora in tempo per scongiurarla. Ci pensi! Pola, locuta est! Parlò ancora qualcuno ed in fine su proposta di Fabretto fu votata ad unanimità la seguente : RISOLUZIONE. La cittadinanza polese, radunata a comizio publico al Politeama Ciscutti, domenica 11 agosto 1901, considerando che l'Istria è 1'unica provincia dell'impero la quale non abbia una capitale ove risiedano tutti i dicasteri provinciali ; che in linea amministrativa spetta alla città di Pola il posto di capitale dell' Istria con riguardo all' entità dei suoi contributi, i quali raggiungono quasi la metà dell' importo complessivo versato dalle altre città all' erario provinciale ; che in fatto d'italianità Pola nulla ha da invidiare a nessuna altra città istriana; che in punto popolazione Pola supera di gran lunga quelle di qualsiasi altra città della provincia, ed offre quindi tutti gli avvantaggi di una vera e propria capitale ; che di conseguenza Pola presenta comodità e facilità di comunicazioni per terra e per mare che invano si cercherebbero altrove ; che, trattandosi di una publica istituzione come quella di una Dieta è necessario che essa si trovi in un centro dove sia possibile il massimo controllo affatto impossibile nei piccoli centri, ma possibilissimo in una città dell'importanza di Pola; deplorando che una così equa, vitale questione come quella del trasferimento dei dicasteri provinciali a Pola, abbia avuto parecchi oppositori, per cui, pur essendo da tanti anni sul tappeto, non è stata ancora risolta ; che per quanto riguarda la Dieta il governo di Vienna l'abbia costretta a ramingare di città in città; fa voti che, per quanto concerne il trasferimento della Dieta, la commissione dietale incaricata di riferire sul relativo progetto di legge governativo voglia, apprezzando le suesposte considerazioni, prendere una decisione, la quale riconosca i diritti della città nostra ; che a tale decisione s'abbiano a informare senza ire nè rancori i deputati dietali e le città sorelle ; che per quanto riguarda gli altri uffici provinciali, riconosciuta da tutti la necessità del loro accentramento a Pola, tale accentramento divenga quanto prima un fatto compiuto, e delibera di incaricare la presidenza del comizio di portare questa risoluzione a conoscenza del governo, dei municipi istriani, dei deputati provinciali e della stampa della regione. Apparato per segnali ferroviari a luce per i casi di nebbia Siccome annuncia 1' Eisenbahnblatt, la Società per azioni Siemens & Halske di Vienna ha chiesto il brevetto per un' invenzione di molta importanza per le ferrovie. Consiste l'invenzione in un apparato segnale a luce per la nebbia. I segnali visibili ora adoperati sulle ferrovie hanno il diffetto che nei tempi foschi o di pioggia la loro visibilità resta limitata ed, in casi di forte nebbia, addiritura soppressa. Per poter porre in guardia il macchinista almeno in casi di pericolo, si sono generalmente adottati quali segnali d'allarme campane, corni, petardi ed altri, ma facendo astrazione dal fatto che il tempo fosco e piovoso diminuisce l'effetto acustico di simili segnali, è chiaro che, in causa del rumore del treno in moto, il personale della locomotiva non è sempre in grado di udirli. II nuovo apparato ha lo scopo di dare segni visibili con assoluta sicurezza anche nei casi della più densa nebbia e di rendere così inutili i segnali acustici. Con esso la luce del segnale posta sull' albero del semaforo viene divisa in una serie di segnali lucenti che vengono messi vicino quel binario pel quale vale il segnale principale, alla stessa altezza dell' occhio del macchinista ed in modo che mandino il loro pieno splendore verso il treno in arrivo. Nei semafori normali trovandosi la lanterna all'altezza di circa 7 metri al disopra dell'occhio del macchinista e 25 m. dall'asse del binario, per esperienza si sa che la sua luce in casi di nebbia d'intensità media si può riconoscere appena a 20 metri di distanza e nei casi di nebbia di molta intensità soltanto a 4 o 5 metri ed anche meno. In questi ultimi casi ad ogni modo è spesso assai difficile di riconoscere sicuramente il colore della luce. Ripetendo però il segnale lucente a mezzo di lanterne disposte a distanza appropiate all'altezza circa dell' occhio del macchinista, il più vicino possibile al profilo, dello stesso colore del segnale principale, il macchinista sarà in grado di riconoscere quest' ultimo anche tra la nebbia più fitta. Coteste lanterne ripetenti hanno ad esser sempre poste in immediata vicinanza del binario. L'esecuzione pratica del segnale lucente per la nebbia è semplicissimo adoperando 1' elettricità. Si pongono in ogni lanterna due o più lampadine elettriche, col vetro colorato, corrispondentemente ai paralumi del semaforo. Le lampadine colorate ugualmente si uniscono mediante fili conduttori e con appositi contatti si provvede al rispettivo colore mediante la corrente elettrica, corrispondente al segnale del semaforo. Volendo conseguire 1' effetto ottico mediante luce a lampi, basta un interruttore, che può venire accoppiato con un piccolo elettromotore. In luoghi ove non si abbia elettricità a disposizione, 1' apparato può consistere di lanterne a petrolio o gas. Queste lanterne, devono portare in direzione del treno lastre cangianti, corrispondentemente colorate, il cui meccanismo va accoppiato con quello che muove i segnali e lascia venire dinanzi la luce della lanterna la rispettiva lastra colorata. Come risulta dalla descrizione sommaria fattane, si ha qui da fare con una invenzione molto pregevole, che merita, del punto di vista dell' aumento della sicurezza, di attirare a sè 1' attenzione delle persone competenti. -; | i ;- IL PANAMINO DI VERGORAZ -AA-- (Continuazione vedi N. prec.) Fra gli accusati siede anche un prete, un parroco, un decano, candidato al canonicato, che qui dichiarò essere stata in procinto la krajna di erigergli un eterno ricordo. Siede un segretario, anziano nell' ufficio suo. Si direbbe che, come tutto il resto, anche il delitto abbia mutato di aspetto. Siasi ingentilito nella modernità, alla crudeltà antica sostituendo la raffinata astuzia. Purtroppo 1' abito non fa il monaco. Il miglior mezzo di convinzione — si disse — è la ripetizione. Riassumerà quindi e richiamerà alla memoria i fatti occorsi. Vergoraz è paese ove abita una gente intelligente e bella. Ma vi regna la immoralità. Primo responsabile ne è il prete Luetich. Chi lesse l'atto d'accusa, sa che vi venne affermato essere state le autorità preposte a giorno delle condizioni vigenti. La stampa se ne era tanto occupata. Ed anche la Dieta. Eppure i reclami lasciarono le cose nello stato di prima, anzi le cose andarono sempre peggio. Si disse che le autorità vollero lasciar correre. Non è di questa opinione. Esse vennero regolarmente indotte in errore dagli uomini del Comune mediante falsi rapporti. E così ancor oggi a Vergoraz siede una rappresentanza comunale, che secondo l'oratore non sussiste in condizioni legali. Purtroppo il formalismo burocratico non permise si accettasse il consiglio, contenuto in varie doglianze di ripeter informazioni altrove che allo stesso ufficio comunale. Ma se anche, ciò che non è, le malversazioni fossero avvenute colla piena conoscenza delle autorità preposte, non perciò mancherebbe la responsabilità degli accusati. Ai giurati il decidere se l'autorità giudiziaria abbia fatto bene ad intervenire e metter in chiaro i fatti. Ciò che si portò a difesa degli accusati nel suaccennato ordine di idee, potrà loro giovare qual mitigante soltanto. Il decoro della patria è in gioco. Dipinge le condizioni generali del Comune. Il 300 per cento d'addizionali, le strade in barbaro abbandono, le spese elettorali che si vorrebbero favolose come ili America. Ma per queste ultime non presta fede al Kukulj. Bastava il terrorismo. Tutto il male risale all'attuale amministrazione del Comune. Dalla revisione, esagerata nel fiscalismo, che essa fece della precedente, si desume che avea la nozione dei propri doveri. Se su base analoga i periti avessero proceduto adesso, il defraudo apparirebbe forse du-p icato. Parla della „passeggiata" del Berhljacia a Vergoraz che promosse l'ordine del podestà di custodire religiosamente le chiavi... d'una cassa vuota! Al Comune il prete Luetich era tutto. Il podestà di fatto era lui, il Pervan solo di nome. Lo scelsero apposta, perchè nullo. Kukulj era il confidente, il braccio destro del Luetich. Cinque erano i capo-banda: Luetich, Kukulj, Radonich, Jelavich e 1'ex-negoziante Covacevich, fornitore del Comune ! Tre di costoro son forastieri a Vergoraz ed il padre del Jelavich è erzegovese. Il podestà non contava affatto in mezzo a loro. I due primi accusati lo svillaneggiavano. La sua sola scelta stabilisce qual fosse il piano degli accusati. Eppure al dibattimento lo volevano gabellare per tiranno ! Egli è però responsabile perchè la inettitudine non era tale da renderlo inconscio. Analizza in lunghissimo dettaglio la responsabilità d'ogni singolo accusato in relazione ai fatti attribuitigli. Del Luetich dice di non voler far parola dei precedenti suoi per riguardo alla veste. Dopo la sentenza del 1896 della Corte di Giustizia di Spalato avrebbe dovuto scomparire da se dalla vita publica. Invece mancando di parola al suo vescovo si fece rieleggere anche nelle ultime elezioni comunali. In fine della sua requisitoria il P. M. — che però ha consigliato ai giurati di negare parecchi quesiti — augura che il male degli uni sia salvezza per gli altri. Contribuite a sanare — ei dice ai giurati — piaghe della intera provincia. Se li assolveste, essi ritornerebbero a Vergoraz ai posti fin qui coperti ! Udienza del 19 maggio. L' aula, che da quando son incominciate le deduzioni è affollata, ha un aspetto pieno di animazione. L'accusato Luetich parla di molte cose, ma nessuno gli bada. Vien concessa la parola al difensore del segretario e cassiere comunale Kukulj. Le arringhe. Il discorso dell'avv Forlani. I giurati, dopo uditi tanti testimoni e tante letture, sono minacciati da una inondazione di parole. Il difensore potrebbe accordarsi un'orgia oratoria, così ampio è il materiale che gli sta a disposizione. Cercherà invece d' esser breve, ma vivace nella coloritura dei fatti, affrontandoli con quel coraggio che gli è abituale nel disimpegno della professione. Tutti gli occhi, anche da fuori della Dalmazia, sono qui conversi perchè nel processo si riflettono le condizioni morbose della intera Dalmazia. Il Comune di Vergoraz nen è forse il più corrotto ; ma ci sono dei delinquenti ^scaltri e fortunati". Guai se si facessero le buccie anche altrove. Del resto sono già stati citati i disordini constatati tempo fa nel Comune di Macarsca ed in quest'aula è finito un processo contro gli amministratori di quello di Almissa. L'oratore viene a parlare per incidenza delle condizioni economiche del Comune di Spalato. Alla sua testa sta un uomo di specchiata onoratezza che lasciò memoria nella magistratura. Eppure, trovandosi nelle condizioni quasi d' un oberato, per citare una parola dello stesso podestà, il Comune profondeva anche adesso migliaia di fiorini per il gusto di avere una compagnia di cauto da Zagabria, si contrasser prestiti rovinosi e si vagheggia sempre, malgrado le geremiadi del dott. Karaman, la vendita di Solta. II P. M. chiede una rigenerazione dei comuni. Ma se siamo stati già „ rigenerati !" Ricorda il modo col quale si eliminarono i comuni fedeli al partito autonomo, citando Spalato, Traù, Cittavecchia. E adesso chi si vorrebbe a Vergoraz? Chi succederebbe? I radicali non possono ispirare troppa simpatia pel loro accordo coi clericali. Parla del vecchio partito nazionale di molti anni fa, e cita i meriti politici del Luetich, amico dei Claich e Paulinovich. Il P. M. a torto sostenne che gli accusati non sono uomini politici. Il Luetich lo è certo. E tutti vennero ipnotizzati dai loro compari. La elezione di un Mer-cussich costò al Comune di Vergoraz fior. 6000 ; quanto debbono aver costate le altre in tutto il ventennio? I giurati non dimentichino quella cifra accertata, per giudicare del resto. Il governo era a cognizione dello stato del Comune. Nelle rimostranze prodottegli fin dal 1886 gli si ì disse che i protocolli delle sedute consigliari venivan falsificati. Eppure mai venne inviato un commissario del governo alle sedute del consiglio. L'oratore parla poi di „manutengoli morali", sostenendo essere ladro non solo chi tiene il sacco, ma chi vede e tace. Il P. M. non riuscì di lavare il moro, che rimase più moro di prima. Parlando del Kukulj, che si sarebbe approf-fitt.ato di un paio di scarpe da mezzi comunali, il P. M. disse : blago ti njemu ! (felice lui !). Egli è andato così a ritroso del sentimento umanitario. La vita del Kukulj è infranta ; l'onore suo e della famiglia compromessi. Non è con lui, povera vittima della ambizione e della prepotenza degli altri, che possa parlarsi di beatitudine. Beati coloro che godettero il frutto delle operazioni che il Kukulj sconta ; beati coloro che si godono stalli di deputato e ozi parlamentari ! Il Kukulj fu travolto dalla follìa politica. Neil' ordine morale ci sono pure i microbi, forse la scienza criminale ne terrà conto in non lontano avvenire. Parla delle cattive condizioni economiche del Kukulj, che non s'è appropriato un solo soldo del Comune. Tutto invece fu ingoiato dalle elezioni. Noi sappiamo come le si fanno. Anche qui a Spalato abbiamo veduto i morti deporre delle schede ed i vivi cacciati dall' urna. Eppure una quantità di tanti fatti mai attirarono l'attenzione del P. M. È naturale che gli accusati si sentirono circondati da un' aureola di impunità. Perciò non distrussero le traccio del reato. Il Kukulj non seguì l'esempio dell' Andrjas-sevich di Gradaz, che, dicesi, braccio tutto. Il P. M. ha parlato della Polonia russa descritta da Sienkiewicz ; l'oratore cita le condizioni della Polonia austriaca, la Galizia, e sostiene che là il Comune di Vergoraz avrebbe potuto parere modello di onoratezza. Parla quindi della corruzione coperta da ricchi panni, e cita Lear, la Grecia di Aristide, Byron, il processo Oppenheim. La corruzione elettorale è generalizzata, e questo processo, a rettifica di quanto il P. M., sarà un semplice nembo estivo che lascierà più pesante, più gravida di vapori l'atmosfera. Esso non inizierà l'ordine in Dalmazia. Critica i testimoni d' accusa, mossi da astio politico, ed i frati, mancauti perfino alla solidarietà di sagrestia L' elaborato dei periti non è punto rassicurante. Contabili, che giungono a somme disparate, dalle stesse premesse, non possono ritenersi enunciatori di dogmi. Parla della frugalità di vita del Kukulj e dalla di lui famiglia, dei sagrifìcì della moglie, casalina, ingegnosa, economa, che desta pietà nel suo dolore. Il difensore analizza quindi in dettaglio tutti i quesiti che si riferiscono al primo accusato. Venuto alla conclusione, afferma che il suo cliente è una specie di capro espiatorio. Da sedici mesi è in carcere, lui solo, perchè? Egli, salariato dal Comune, protetto da personaggi illustri, se ha messo il piede in fallo, ha espiato. Chiede la sua assoluzione, colla fiducia con la quale la chiederebbe anche ai giudici ordinari. Il dott. Forlani ha parlato circa tre ore. Vien data quindi la parola al difensore del Luetich e d' altri tre pentarchi, il Radonich, il Jelavich e Mate Kovacevich, inoltre di Mate Pervan e di Nate Rocusich. Il discorso del difensore M. Manger. Protesta anzitutto per la forma usata dal P. M. contro prete Luetich, forma che non corrisponde al dovere di un pubblico accusatore. Richiamandosi alle parole dirette dal presidente ai giurati osserva come essi non sono chiamati a giudicare sulla materialità dei fatti ed a interpretare la legge in tutta la sua durezza, ma bensì a dichiararsi sulla colpabilità degli stessi, e che in proposito devono esaminare tutte le circostanze e tutti i rapporti che potrebbero avere una influenza sul loro verdetto dicendo che essi non sono soltanto dei giudici sereni ed imparziali, ma bensì, alle volte, gelosi custodi dei diritti garantitici dalle leggi fondamentali,, anziché cittadini ai quali devono stare a cuore il progresso tanto materiale che morale della nostra provincia.