ANNO XXIV. Capodistria, 1 Agosto 1890. N. 15 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3: semestre e qua-Irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Il congresso della Società politica Gì' istriani che si sono trovati raccolti nella città di Rovigno al congresso della società politica, ne sono rimasti assai confortati dell' esito, tanto più che 11011 era preveduto nei suoi ultimi risultati accolti dal plauso generale. Possiamo affermarlo, ciascuno se ne partì da casa sua la mattina del 27 luglio senza sapere positivamente come andrebbe a finire la giornata, intendiamo dire senza un programma prestabilito, ma col proposito in cuore di coadiuvare col proprio voto, acciocché tutto finisca bene; e quando si hanno di tali propositi in cuore 1' esito felice non può mancare. Quanto sia stato facile il compito di raccogliere i voti, basti questo che senza concerti presi, da tutti sentito il bisogno di mantenere ad ogni costo la società in vita, pronunziato appena da egregi patriotti il nome del presidente da eleggersi, i voti furono unanimi. Prova più bella di concordia non era possibile. Se questo è un fatto del quale si deve tenere molto conto, non bisogna dimenticare, chi osserva freddamente le cose, che altro sono gli entu-siami del momento, quando le menti sono eccitate dal pensiero supremo, e frequente battono i cuori ; e forse parecchi sono mossi dal desiderio di togliere pur che sìa 1' ostacolo che per varie ragioni si frappone al conseguimento di un accordo da tutti desiderato iu quel momento; e altro è il persistere nell' accordo preso, quando, domani, cessati gli entusiasmi, ritorna la pulsazione normale, e si devono trattare le questioni quotidiane nell' intreccio degli interessi locali e individuali i quali tutti devono essere inesorabilmente sagrificati alla causa comune. Però senza farci illusioni, tenuto pur conto dell' indole nostra, tutta propria della nazione, e delle circostanze passate e presenti della provincia, ma- nifestiamo la più viva speranza che ci rallegra l'animo, del conseguito miglioramento delle coudizioni sociali, e questa speranza ci viene inspirata dalle persone poste alla direzione del nostro partito, che è tutto raccolto nella società politica ; -dalla esperienza fatta anche recentemente dove conducano le gare personali, gì'interessi individuali e di campanile; dal fatto stesso delle concordi manifestazioni, comunque conseguite, dei comprovinciali al congresso, manifestazioni che devono essere rimaste nel cuore di ciascuno, e che all'uopo rammemorate, resteranno vive e piene d'efficacia. La nostra bandiera sventola superba, e tutti la conoscono amici e nemici, non vi è bisogno dunque di agitarla ai venti con mano convulsa; è bisogno tenervi unite intorno le schiere e ingrossarle ; saper inspirare a questo fine, la piena fiducia di buon governo, nella popolazione. Quando il partito nostro, gì' italiani dell' Istria, saprà dovunque e nel villaggio e nella città, in seno ai municipi e nelle società operaie nella dieta provinciale, dovunque ripetiamo tenere con mano ferma e onesta le amministrazioni e svilupparle con sapienza, e promuovere ogni istituzione civile : vivaddio noi resteremo padroni in casa nostra! — Comesi vede il compito, già da molti compreso, della società politica è chiaro e netto, e non difficile a raggiungersi, quando tutti vi concorrano, come può e deve essere nei momenti difficili in cui si trova la nostra provincia. All' opera dunque, concordi e con un solo pensiero, quello della patria! Alle ore cinque pomeridiane di domenica 27 luglio, si raccolsero circa 150 soci nel teatro di Eovigno ; le gallerie erano affollate. Il presidente onor. Francesco Costantini ringrazia gì' intervenuti e porge loro i saluti ; fa alcune comunicazioni. — 11 Dr. Alvise Rismondo con | sentite parole saluta a nome della città di Rovigno. — Il Dr. Glezer legge il verbale dell' ultimo congresso, poscia il presidente legge la relazione della presidenza sull' attività sociale, che qui crediamo opportuno riportare per intiero : Onorevoli signori ! Si fu specialmente durante le elezioni generali per la Dieta Provinciale del 1883 che si manifestò in provincia la persuasione, che noi nella vita pubblica manchiamo di quella compatezza, di quell' omogeneità ed unità di azione, e di quella disciplina che costituiscono l'essenza virtuale, la vera potenza di un partito politico : come sarebbe appunto nei momenti di elezioni politiche ed amministrative, anziché agire tutti concordi con un unico criterio direttivo pel conseguimento degli scopi e degli interessi comunali, ogni collegio, ogni distretto, ogni città e persino, direi quasi, ogni borgata agisce da sè quasi si trattasse di locali, anziché degli interessi generali della provincia. Si attinse allora 1' ulteriore persuasione, che se tale stato di cose poteva durare senza grande nocumento degli interessi provinciali, quando la vita pubblica scorreva tranquilla senza scosse violenti senza una seria opposizione, era divenuto pericoloso nelle condizioni nuove che ci vennero create da un avversario, il quale, sorto per iniziativa straniera, sorretto segretamente da emissari stranieri spalleggiato apertamente da chi può ciò che vuole, ci sta addosso, ci incalza, ci combatte accanitamente con ogni mezzo legale ed illegale, lecito ed illecito, per vincerci, per conculcare la nostra nazionalità, ed impadronirsi delle pubbliche istituzioni e di quella supremazia politica che ci compete di diritto, che abbiamo sempre esercitato e che dobbiamo in ogni modo conservare e difendere a costo anche dei più ingenti sacrifici. Studiando per ciò la situazione criticissima della provincia che richiedeva imperiosamente ed urgentemente un' organizzazione del nostro partito per concentrarne le forze ed unificarne 1' azione, si affacciò l'idea di in-stituire una società politica, la quale con un programa liberale, accogliesse sotto il proprio vessillo tutte le nostre forze migliori ed avesse per compito l'incremento e la difesa dell' elemento italiano e dei nostri diritti nazionali e politici. L'idea perchè sorta spontanea dall'assoluta necessità di tutelare la minacciata nazionalità italiana, trovò subito appoggio e favore, attecchì e maturò sollecitamente, e nel giorno 14 gennaio 1884 veniva a Pisino inaugurata la società politica istriana. Fatta così in breve la genesi della nostra associazione, sorge oggi da sè il quesito: ha questo sodalizio corrisposto allo scopo della sua istituzione? Quantunque sei anni siano nella vita di un popolo un periodo relativamente breve, pure il medesimo è sufficiente perchè si possa emettere un giudizio sull' o-perosità di un' associazione, specie politica, ed in tempi fortunosi come i nostri. Posso assicurarvi di avere seguito passo a passo 1' azione del nostro sodalizio, dal giorno della sua istituzione sino ad oggi, e per quanto le mie parole vi possano parere sospette, non mi perito di dichiarare francamente, che la nostra Società, se non ha fatto lungo cammino sulla via tracciatasi non 1' ha nemmeno abbandonata, ma è proceduta sempre, sia pure lentamente, avanti, non discostandosi dal proprio programma. Vi sembrerà strano un tale giudizio, oggi che l'operosità del sodalizio si è rallentata quasi fino all' inazione e che qua e là se ne predice persino imminente la fine ; oggi che una parte della stampa provinciale sembra siasi data la parola d' ordine, quale più quale meno apertamente, però senza alcuna conoscenza delle cose, delle persone e dei rapporti sociali, di mettere il sodalizio in luce sinistra tanto presso gli stessi soci, quanto presso l'intera provincia, tacciandone la direzione di inerzia, di partigianeria e persino di servilismo. Certamente che, se noi rammentiamo le speranze concepite nel giorno 14 gennaio 1884 fra gli entusiasmi di una moltitudine gaia e spensierata, e se mettiamo quei momenti di singolare commozione di fronte alla fredda realtà dell' oggi, certamente, dico, che il divario è tale da ingenerare lo sconforto in chi sia abituato a giudicare le cose e gli uomini dall' impressione fuggevole di un primo momento di entusiastico ottimismo. Senonchè, o signori, altro è il facile plauso, spesso spensierato, e le rosee speranze concepite in un lieto convegno, ed altro è 1' azione seria, laboriosa, irta di ogni sorta di difficoltà e per giunta del tutto nuova, cui dovette sobbarcarsi il nuovo sodalizio. Senza riandare quel poco che venne operato durante il decorso sessennio, che voi non potete avere dimenticato, e che trovasi raccolto nei rispettivi resoconti sociali, posso assicurarvi che la presidenza della Società ha coraggiosamente impreso il suo compito, avendo sempre di mira l'ordinata e razionale unione dei nostri comprovinciali, l'incremento e la difesa della lingua e nazionalità italiana, la tutela dai nostri diritti, dei diritti della popolazione italiana, il decoro e l'indipendenza della società, ravvisando in ciò appunto l'esplicazione vera e giusta del nostro programma sociale. E se breve, come dissi, si è il cammino porcorso, se siamo ancora lungi dal raggiungere la meta, che ci eravamo prefissi all' atto della costituzione della società, se si è fatto poco, se persino il vincolo fra i soci apparisce presentemente alquanto rilassato, le cause conviene attribuirle a molte ragioni, che io non voglio indagare per non incorrere in inutili recriminazioni, non potendo però passare sotto silenzio che una delle sause principali di tale stato di cose si è, di aver noi in questi ultimi tempi voluto mantenere alla suprema direzione, loro malgrado, uomini ormai stanchi e sfruttati, che lasciati soli nei momenti più critici dell' azione, incalzati sempre da nuove, svariate esigenze, spesso contradditorie, talvolta anche ingiuste, fatti segno di aspre ma immeritate censure, e persino, debbo pur dirlo, quà e là ingiustamente vilipesi, non erano più al caso di corrispondere al compito loro affidato. Da ciò la sosta dell'operosità presidenziale in quest'ultimo periodo. Ma io non voglio intrattenervi ulteriormente sul passato, perchè soltanto l'avvenire ci stà dinnanzi e perchè sono certo che se voi affidarete la somma degli interessi sociali a patrioti, che alla necessaria saggezza accoppino attività, energia e perseveranza nell' azione, se voi mantenendovi compatti e concordi, li appoggerete se anche non sempre coli'opera e col consiglio, almeno con simpatia con lealtà e giustizia, sono certo, che ben presto si potrà riconquistare il tempo perduto e ridonare alla società quell' autorevolezza e quel prestigio, che le sono indispensabili per corrispondere allo scopo della sua istituzione, alle esigenze dei tempi, e specialmente per metterla in grado di affrontare, combattere e vincere i pericoli, che pur troppo sempre maggiormente incalzano, e da ogni parte ed in ogni modo ci minaciano. Imperciocché mai come oggi la nostra provincia ha avuto bisogno assoluto di chi con amore, sapienza, forza ed autorità la guidi e ne tenga e diriga le sorti. Di fatti se guardiamo a noi dintorno, vediamo ovunque r avversario numeroso, forte, ardito, che si avanza minaccioso a sbarrarci la via, a contenderci il terreno che è nostro e persino a contrastarci 1' uso e lo sviluppo della nostra lingua che è nostro retaggio più sacro e prezioso e forma il lustro invidiato della terra istriana. Ma a combattere un tale avversario ci vuole, oltreché il concorso di tutti, anche una direzione che tutti accolga sotto un solo vessillo. E questa suprema direzione, chi può esercitarla se non il nostro sodalizio all'uopo espressamente istituito? Epperciò la nostra associazione è in oggi un' assoluta necessità, è tanto necessaria che se non esistesse, con-verebbe crearla. Fa duopo dunque che la nostra Società viva e viva di vita rigogliosa e prospera, fa duopo che viva per opporre all' avversario un' energica ed efficace resistenza, per promuovere il progresso morale e politico della nostra provincia, per propugnare e favorire la nazionalità, la civiltà e la coltura italiana e per difendere questi beni preziosissimi contro chi intende colla forza e colle insidie rapirceli. Ma per conseguire tutto ciò, permettete che ve lo dica, non basta che la società esista, non basta che i provinciali, sia pure in numero rilevante, vi si inscrivano, non basta che facciano atto di presenza ai congressi sociali ; all' uopo ci vuole qualche cosa di più. Nella nostra società si incarna, od almeno dovrebbe incarnarsi tutto il partito italiano dell' Istria. Ma un vero partito politico nazionale non può esistere se in esso non vi è perfetta concordanza di vedute ed assoluta unità di azione. Per conseguire quest' unità di a-zione è necessario che ogni singolo sacrifichi una parte delle sue idee e della sua volontà, sottomettendosi alle idee ed alla volontà comune di tutto il partito, le quali si manifestano e trovano la loro piena realizzazione nei concetti e nell' azione degli uomini destinati a reggerne le sorti, locchè costituisce la disciplina di partito. Conviene adunque che il nostro sodalizio, che è quanto dire il nostro partito, non solo esista forte, ma sia anche bene disciplinato, nel vero ed ampio significato della parola. E di fatti, per convinéersi maggiormente di questo assioma, mi permetto di osservare che se i nostri avversari, gente per la massima parte senza coltura, senza consapevolezza di sè, senza una storia, senza essere inspirata ad un idea qualunque, anzi senza un obbiettivo, costituiscono una forza imponente, ciò deriva unicamente perchè essi sono talmente disciplinati da non conoscere altra volontà che quella di chi li dirige, seguendone compatti come un sol uomo ogni manifestazione, persino anche se contraria ai loro sentimenti ed ai loro peculiari interessi. Se invece noi, che siamo la parte migliore del paese, che abbiamo dietro di noi tutta una storia certo non ingloriosa, che abbiamo la piena coscienza dei nostri diritti, che siamo inspirati al più santo, al più puro degli ideali, quale si è il sentimento di patria, che lottiamo per la conservazione della nostra nazionalità, delle antiche e civili nostre tradizioni e della nostra posizione politica, se noi in ogni riguardo tanto superiori ai nostri avversari, ci mostriamo nel momento del pericolo incerti, perplessi, spesso fiacchi, quasi sempre discordi, ciò avviene perchè ci manca ancora quelia vera disciplina che forma la base di ogni argomento politico e senza della quale, come non può esistere una vera forza materiale, così non può svilupparsi nemmeno la vera forza morale. E questa mancanza di disciplina è anche una non ultima delle ragioni, per cui, non solo nel nostro sodalizio, ma in generale nella vita publica provinciale, si procede molto a rilento, e vi si manifestano talvolta delle anomalie poco confortanti e tali che farebbero quasi disperare di tempi e condizioni migliori. Siate adunque bensì sempre vigili e quanto mai oculati e cauti nella scelta dei vostri direttori, ponete a capo del sodalizio uomini d'inconcussa fede e di provato patriottismo, ma fatta una volta la scelta, conviene poniate in essi piena fiducia senza sottintesi, senza restrizioni, conviene vi uniformiate ad essi colla più sincera solidarietà non solo nei rapporti strettamente sociali, ma in tutti i rapporti della vita publica, nei quali la Società è destinata direttamente od indirettamente ad intervenire. Così soltanto si potrà realizzare quell' idea, quel concetto, che condussero all'istituzione della Società, organizzando per essa sopra basi solide e durevoli un grande e forte partito, che possa efficacemente tener fronte ai nostri avversari ed in pari tempo concorrere all' effettuazione del programma sociale in tutte le sue diverse ramificazioni. E poiché accennai alle diverse ramificazioni del programma sociale, permettete che vi rilevi, che nel nostro statuto sta espressamente detto, che fra i vari scopi sociali vi è pure quello di propugnare la coltura italiana mediante l'istruzione del popolo. Questo compito ci era in questi ultimi anni grandemente agevolato mercè la strenua attività, nel ramo linguistico della benemerita Società „Pro Patria", la quale nel breve volgere della sua esistenza aveva dato prove tanto luminose di comprendere e saper sì bene corrispondere alla propria missione. Per ciò con lo scioglimento di questa Società avvenuto in questi ultimi giorni la nostra Associazione ha perduto pur troppo un validissimo appoggio, la mancanza del quale la pone nella doverosa necessità di e-stendere con maggior cura l'attività sua nel campo dell' istruzione popolare italiana. Ho voluto toccare questo argomento di tutta attualità, anche per rilevare maggiormente ancora, che le nostre condizioni politiche e nazionali si fanno sempre più gravi e che la nostra unione, sotto P egida dello statuto sociale si rende o-gnora più necessaria per resistere, per quanto possibile, alla tristezza dei tempi. Espostovi così francamente, senza riguardi, lo stato morale della nostra associazione quale si presenta a chi spassionatamente sa valutarne le vere condizioni e sia animato dal sincero desiderio di conservare questa nostra importantissima istituzione concludo coli' esternare piena fiducia, che voi, ammaestrati dall'esperienza, smettendo l'andazzo, l'apatia e lo sconforto del passato, riporrete nella presidenza che oggi eleggerete, tutta la vostra fiducia, ed accompagnandola con attività, amore ed abnegazione nel suo arduo cammino, ne seguirete i consigli, specie quando maggiormente minacciano i pericoli ed importanti si presentano le risoluzioni da prendersi — e confido che così le sorti della nostra associazione volgeranno immancabilmente a quella meta patriottica cui tutti tendiamo : 1' unione di tutti in un sol pensiero, in un' azione comune, pel conseguimento delle comuni nostre aspirazioni. Sono questi i fervidi voti che io faccio nell' abbandonare la direzione sociale, voti che accompagneranno sempre il nostro sodalizio e la sua presidenza sì nelle ardue come nelle facili imprese, si nei tristi come nei lieti giorni che ci attendono. 11 Dr. Glezer propone un atto di ringraziamento al presidente per le sue prestazioni patriottiche durante un lungo periodo di tempo, e la proposta è accolta da approvazioni entusiastiche, interminabili. Quindi si fa l'esposizione dello stato economico della società, dal quale apparisce una somma importante di canoni arretrati. — Il sig. Francesco Sbisà deplora queste condizioni, rileua che la buona economia è condizione di buona vita sociale, e fa istanze perchè la nuova direzione provveda con energia a riscuotere i canoni applicando al caso le disposizioni di legge. — Viene quindi deciso che il canone sociale sia mantenuto di fiorini 4. — Rimandato all'ultimo il quinto punto dell'ordine del giorno per la elezione delle cariche, il presidente interroga l'assemblea se alcuno volesse fare qualche proposta. L' on. Francesco Sbisà. ricorda 1' azione della disciolta „Pro Patria", accenna ai pericoli della situazione, e la difesa crede divenga obbligo della società politica, per ciò che riguarda il contrastatoci sviluppo delle istituzioni destinate alla istruzione nella lingua nazionale, e presenta la seguente proposta : „ Visto che tutte le schiatte hanno diritto di vivere vita nazionale in ogni manifestazione e. sopratutto nella scuola da cui P indole loro trae alimento e vigore ; „ Visto che a questo diritto, per quanto concerne la schiatta italiana, non è fatta nell'impero austriaco sufficiente ragione, essendo stata negata l'Università italiana da ventiquattro anni alla Dieta Triestina, e malgrado i rilevanti sacrifìci pecuniari a cui il Comune di Trieste dichiarò di volersi assoggettare ; essendo stata negata la scuola magistrale italiana deliberata dal Consiglio della città di Trieste ; non essendosi provveduto alla educazione di sacerdoti italiani, perchè insegnino nella scuola e perchè l1 altare e il pergamo non sieno stromento di propagande contrarie al sentimento nazionale del paese ; non essendosi provveduto infine alla istituzione di scuole italiane come il diritto ed il bisogno degli italiani e la civiltà che rappresentano dovrebbero consigliare ; , Visto che il diritto della vita nazionale è un diritto politico di libertà, consacrato, oltreché dallo universale consenso di tutte le genti, dall'articolo 19 della legge fondamentale ed entra quindi nelle attribuzioni di una Società politica: ,La Società Politica Istriana, raccolta a generale congresso, afferma l'inviolabile diritto degli italiani dell'Austria di vivere la loro vita nazionale e incarica la sua direzione di provvedere, mediante una petizione alla Camera ed al Governo e con tutti gli altri mezzi che le sono concessi dallo statuto e dalla legge, perchè sia corrisposto a quel diritto e sia finalmente concessa a Trieste 1' Università italiana chiesta da quella Dieta, sia concesso a Trieste F istituto magistrale italiano deliberato da quel Consiglio della città, sia provveduto all' educazione di sacerdoti italiani, sia provveduto largamente all' educazione del popolo nelle scuole popolari e nelle scuole medie in lingua italiana". Accolta P urgenza viene accolta la proposta con vivi applausi. Il socio signor G. Cobol, certo d'interpretare il desiderio di tutti, tra un subisso d' applausi, rinnova i ringraziamenti alla cessata presidenza. Raccolte le schede, votarono 144 soci, e riuscirono eletti a presidente P avvocato Silvestro Venier, a vicepresidenti Dr. Giuseppe Bubba, Dr. Pietro Ghersa ; a direttori Dr. Matteo Bartoli, Avv. Felice Bennati, Pietro Madonizza, Vittorio Mrach, Agostino Tornasi, Dr. Guglielmo Vareton, Dr. Tomaso Vergottini. Il Dr. Venier, salutato vivamente dall' assemblea, commosso, ringrazia ; attribuisce l'omaggio fatto non a lui, ma ai principi da lui sempre professati ; è orgoglioso di prendere la bandiera dalle mani onorate del venerando Costantini, promette di tenerla onorata. Vede brillare, se anche lontano, il nostro trionfo ; ma se mai dovressimo essere soprafatti, potremo dire sempre che non abbiamo perduto l'onore. 11 presidente scioglie l'adunanza. 1 Rovignesi fecero gli onori di casa ai numerosi ospiti con aperta cordialità, come a fratelli ; fino a che favoriti dal tempo splendido, ciascuno fece ritorno alle proprie case, contento di aver preso parte al congresso, e con le più liete speranze per l'avvenire della società. --—sxc—----- INDICE «ELLE CARTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 3. (Continuazione vedi N.o 8 e seguenti) anno 1531 pag. 1337-1360 Capitano Giovanni Erizzo Processus inter s. Ioaninum de parentio et s. Michelem pengarich In virtù di chirografo dell'anno 1507 il Pengarich, per se e quale erede di sua madre, viene obbligato a pagare certo importo di denaro e alquanto griso avuto a G. Raguzio abitante di Parenzo. anno 1531 pag. 1361-1370 Capitano Giovanni Erizzo Processus inter s. Ioaninum de parentio et Franciscum pengarich Questione per un molino posto nel territorio di Pinguente risolta con un accordo tra le parti. auno 1531 pag. 1371-1380 Capitano Giovanni Erizzo cessus inter Fresem prodan ex una et 8imonem prodan ex altera Lite tra i detti per causa di beni lasciati da persona morta ulta da giudici arbitri. anno 1531 pag. 1381-1408 Capitano Giovanni Erizzo rocessus inter R.os d. presbiteros Pinguenti e d m Ioannam rr.em q. s. B.ei Gargelich ex una et d.m Agniam Sotolich ex alia Agnia s' era impossessata di certa vigna che apparteneva ;r metà al capitolo di Pinguente e 1' altra metà a Giovanna Gar-ilich. E tenuta per sentenza di rilasciare la detta vigna al suo ■oprietario. ---- anno 1531 pag. 1409-1428 Capitano Giovanni Erizzo ìocessus inter s. liieronimum Benenatis et d. bonam relictam q. m. Micliielis Gravisis Il cancelliere Benenatis pretende di essere pagato dalla ve-jva Gravisi di certo importo dovutogli per sua mercede ancora a! defunto di lei marito. (Proc. non esped.) anno 1531 pag. 1429/,-1438 Capitano Giovanni Erizzo Processus inter M.m d. Sancti Vincenti et illos de adignano La ducale Andrea Gritti del 6 di giugno 1531 incarica il apitano Giovanni Erizzo di risolvere le differenze per confini esilenti tra il Comune di Dignano e la Commissaria di Pietro Mo-osini signore di San Vincenti sulla base della sentenza in merito ria pronunciata dal capitano di Raspo Iacopo Marcello che n'era ìtato delegato. Segue carteggio tra il detto capitano ed il podestà li Dignano Nicolò Quirino, ma la vertenza non è esaurita. anno 1531 pag. 1439-1452 Capitano Giovanni Erizzo Processus inter Vorich et Iurium de mune et Augustinum de Xaretia Giorgio chiede ma non ottiene certa vigna nel territorio di Rozzo che sarebbe stata indebitamente occupata da Agostino. anno 1531 pag. 1453-1464 Capitano Giovanni Erizzo Processus inter d. mariani Margonich et Ivanacium Prodan Maria chiede, in virtù dello statuto di Pinguente, che le sia aggiudicata la metà di certo campo venduto da suo marito. (Proc. non esped.) anni 1529, 1530 e 1531 pag. 1465-1560 Capitano Giovanni Erizzo Processus civilis inter I). franciscum de Verciis Donatarium sive cessi onarium et Michelem ac Sebastianum de lobis de Pinguento Lunga lite occasionata dalla donazione della metà di una casa. ('Proc. non esped.) anni 1530 e 1531 pag. 1561-1584 Capitano Giovanni Erizzo Processus inter Iacobum furlanum de rodo et m.m Vicentium fabrum de rodo Iacopo chiede sia dichiarato nullo un testamento col quale fu acquistato un terreno a prezzo inferiore al suo vero valore. (Proe. non esped.) anni 1525, 1526, 1527, 1530 e 1531 pag. 1585-1636 Capitani B. Zorzi, F. Donà e G. Erizzo Processus inter Mateum Turcich de podgachie et Hieronimum Cemecca seu Bernardinum Cigoletich Il Turcich in nome anche di sua moglie chiede e ottiene siagli rilasciata la metà di certi beni che gli appartengono in forza di testamento e di carta di donazione, beni che il Cemecca comperò dal Cigoletich. --- anni 1531 e 1532 pag. 1637-1652 Capitani G. Erizzo e S. Pizzamano Processus inter Paulum Cramer et Primum Zudesich de Praporchie Il Cramer chiede vengano riconosciuti di sua proprietà certi campi nel territorio di Pinguente de' quali si sarebbe fatto padrone il Zudesich senza alcun titolo. Lite risolta da giudici arbitri. anno 1530 pag. 1653-1660 Capitano Giovanni Erizzo In causa Ioannis Magni cum Iacobo Sorsicli Frammento di processo per occasione di un cavallo tra il Sorsich del territorio di Rovigno e Giovanni Grande stipendiario in Raspo. anni 1529 e 1530 pag. 1661-1674 Capitano Giovanni Erizzo Processus honorum nonnullorum subditorum Capitanei Castri novi et Postoina Sotto il governo di F. Donà, eh' era stato capitano di Raspo, a' sudditi di Lanischie furono rubati una trentina d' animali grossi da quelli di Castelnuovo e Postoina. Venuti in seguito ad avere certi effetti e biade loro, furono sequestrati e portati a Pinguente. Lettera ducale di A. Gritti approva la condotta tenuta in questa occasione dal capitano e per risarcire i danneggiati lo autorizza a vendere le biade. Altra ducale Gritti accusa ricevuta delle informazioni fornitegli dal capitano stesso con le copie di lettere dei capitani di Pisino e Postoina, dalle quali si vede la grande difficoltà di riavere lo cose rubate. Gli fa sapere di aver scritto di nuovo agli oratori della republica presso re Ferdinando affine di ottenere riparazione. Intanto che sospenda la vendita delle biade e si attenda. (Continua) G. V. — Portole —:--—-- Cose locali Bollettino statistico municipale di Giugno 1890 Anagrafe-. Nati battezzati 32, fanciulli 14 e fanciulle 18. — Morti 29, uomini 8 (dei quali 5 carcerati), donne 4, fanciulli 9, e fanciulle 8 sotto i sette anni. — Trapassati : 4 Bencich Giovanni fu Antonio da Pinguente d' anni 30, 5 L. F. (carcerato), da Rovigno d'anni 38, 6, Pizzamus Maria Ved.a rimaritata Petronio da Lazzaretto d'anni 62; 6, D. C. (carcerato) da Polesili (Nona) in l almazia d'anni 29; 7, Parovel Giàcoma fu Andrea d'anni 40; 13, Perini Filippo fu Andrea d'anni 83; 161 Candusio Orsola moglie nata Loredan d'anni 68; 16, G. G. (carcerato) da Sajovic di Adelsberg d'anni 35: 19, Lonzar Teresa di Giovanni d'anni 12; 21, Losclmik Maria di Giovanni da Lembach di Rosswein d'anni 21; 23, 1. S. (carcerato) da Dolouo di Knin in Dalmazia d'anni 40. — Matrimoni: 24, Presacco Pietro con Gallo Maria. — Polizia: denuncie per trasgressione agli ordini di polizia 2. — Certificati di buona condotta 3; d'indigenato 2; permessi di ballo 1. — Certificati. Per spedizione di sardelle salate 3 per barili 20 del peso di 835 Chigr. ; di sardoni salati 8 per mastelle 269 del peso di Chigr. 5055: di salamoja 3 per colli 3 del peso Chlg. 313; di foglia di gelso 4 per Chlg. 14900. — Rilascio di libretto di lavoro 3. — Licenze industriali: 1 per vendita cera e per 1' esercizio di tesseria. — Animali macellati: buoi 54 del peso di 11901 con 377 Chlg. di sego ; più viteli 48, castrati 61 ed agnelli 23 Bollettino delle malattie zimotiche Capodistria: : Scarlattina: Rimasti in cura dal mese di maggio d. casi 19, durante il mese di Giugno aumentarono casi 50 assieme casi 69 dei quali guariti 31; morti 8," rimasti in cura 30. Lazzaretto: nulla. -:-- Appunti bibliografici G. Caprili. — Lagune di Grado. Trieste Caprin 1890. Elegante volume di 323 pagine con molte incisioni. Benedetto il signor Caprin che mi ha evocato un'ora della mia giovinezza! La descrizione delle paludi e delle isole dell' estuario veneto mi richiama alla mente la malinconia dolce che spira dalla vista del tacito Lèmene, dei canali e delle campagne di Concordia di Portogruaro dove fui educato, mi ricorda un viaggetto da Trieste ad Aquileia e certe scorribandole pazze oltre Isonzo. E tutto questo è merito del Caprin che sa dare così bene a suoi libri il colore locale, e delle incisioni per cui ridono veramente le carte di questo elegantissimo volume che non è quindi solo testimonio del valore del Caprin quale scrittore, ma anche del suo buon gusto ed ordine come tipografo editore. Il quale signor Caprin vuol essere lodato per lo scopo propostosi con le sue opere. Ha cominciato con novelle e sfumature, tanto per pagare il tributo agli estri giovanili; ma si è poi dato subito al serio, proponendosi d'illustrare l'Italia oltre ludri, e di rettificare indirettamente gli spropositi dei viaggiatori francesi. Scrive dunque con un concetto direttivo ben fermo nella mente; perciò ci ha dato 1 nostri Nonni, pagine della vita triestina, Le Marine Istriane; ed ora Le Lagune di Grado. Dicesi ci voglia anche regalare I Castelli della Giulia, libro opportunissimo anche questo che mostrerà l'attività latina su quelle ultime balze e la resistenza italica prima della superfetazione tedesca e slava. Nelle — Lagune di Grado — l'autore, dopo aver qua e là tastato terreno incerto per la mancanza di documenti, toccato della Centenara, della città di legno di Grado, refugio agli Aquilejesi e madre di Venezia, entra risolutamente nella storia narrando dello scisma d'Aquileia e dell' origine quindi del Patriarcato di Grado metropoli dell'Istria. Di questo scisma gioverà che i lettori abbiano chiare idee in mente, poiché tanto influì anche sulla storia civile dell'Istria. Ecco come andarono le cose. Il concilio ecumenico d'Efeso 431 avea condannato Nestorio asserente che in Cristo vi erano due persone, e che perciò a Maria madre della persona umana non si conveniva il titolo di madre di Dio. Dopo questa decisione cominciò l'uso di apporre sui mosaici, come si vede nelle nostre basiliche, il motto : — madre di Dio. Fu perciò decretato che in Cristo vi erano due nature, la divina e l'umana riunite in una persona. Ma ecco che in que' bassi tempi, in cui anche le trecche disputavano in piazza a Costantinopoli di teologia sorgere poco dopo Eutiche il quale per tagliare la testa al toro a suo modo, e far meglio comprendere che in Cristo non c'era che una sola persona sostenne la tesi: Tanto è vero che in Cristo non c' è che una sola persona, perché in lui non si ha a riconoscere che una sola natura, la divina che compenetra e anichila V umana. Era un errore distruggente la redenzione. Fu quindi tenuto il Concilio Calledenese (451) in cui si condannò Eutiche e si sorpassò sugli scritti di altri tre prelati che puzzavano d'eresia: Teodoro, Jba e Teodoreto. Meglio però esaminate le cose in altro concilio (Co-' stantinopolitano II) si condannarono anche questi altri scritti minori detti i tre Capitoli, con la frase salva V autorità del Concilio Calcedonese. Molti vescovi però, segnatamente della Venezia e della Liguria, non accettarono la condanna dei tre capitoli, parendo loro ne andasse di mezzo l'infali- h bilità del Concilio Calcedonese, e perciò si separarono da Roma, e fecero capo al Patriarca Paolo d'Aquileia (loco pontificis). Quando poi alcuni vescovi istriani vennero ricondotti alla unità cattolica fu loro dal Papa stabilito a Metropolita il Patriarca di Grado -cattolico, per opposizione al Patriarca d'Aquileia scismatico; ed è questa l'origine dei due Patriarcati. Come poi tornasse l'Istria alla giurisdizione d'Aquileia e al dominio temporale di quel prelato rimanendo quello di Grado a capo della Venezia marittima è troppo noto. Ma ahi di quanti in- ! cendi e rovine furono causa all' Istria ed alla misera ; città di Grado le discordie dei due Patriarchi, e spe-J cialménte di quello d'Aquileja! Memorabile l'assalto! dato a Grado dal patriarca Voldarico. Ma il doge i Vitale Michele accorre alla difesa della città, e fa prigioniero il Patriarca con dodici canonici; e tutti vengono condotti a Venezia. Comperò Valdarico la libertà accettando il duro patto impostogli di mandare ogni anno pel Giovedì grasso anniversario della sua sconfitta un toro e dodici porci, affinchè i Veneziani rivedessero nello strano tributo il Patriarca e i dodici grassi e gravicciuoli calonaci catturati a Grado. Forse quindi proviene in alcune città del Veneto, a Portogruaro per esempio, l'uso di fare la bajata dietro i buoi ogni volta che si conducono al macello, come ho potuto vedere io stesso tra il 1838 e il 1848. Di tutto questo discorre il Caprin con molto diletto del lettore in uno stile facile e immaginoso onde i suoi libri hanno il inerito di rendere popolare la storia con gli opportuni aneddoti e le vivaci descrizioni. Esaurita la parte storica antica e del medio evo il Caprin tocca degli statuti cittadini, dei rettori, del conte di Grado delle adunanze nel palazzo comunale delle sette casade, del carattere architettonico della città, delle feste, e specialmente del perdon li Barbana, il cui olmo secolare vedevasi fino a pochi anni or sono dal colle del mio San Giusto. E qui rammento una bellissima descrizione della festa di Barbana che leggesi in una novella della compianta Caterina Percoto, troppo a torto dimenticata dalle signore novelliere attuali che corrono la cavallina pei nuovi campi dell' arte. Ancora un capitolo di storia — Guerra piccola — le contese di confine tra Veneti e Arciducali, the furono causa di nuove rovine per la povera Grado. Chiudono il libro altri tre capitoli sulle reliquie d'arte, e specialmente sul celebre duomo; sui canti lagunari e sulla vita isolana. Quante rovine, e quante care memorie, tra pelle paludi, in quei brevi isolotti dell'estuario veneto, e quante anomalie storiche archeologiche. Il dipendente di tanti illustri Patriarchi è un semplice parroco, probabilmente coturnato, allievo del seminario omnibus', la chiesa madre di Venezia dipende dall'arcivescovo di Gorizia: malinconici pensieri, raffronti lasciati alla perspicacia del lettore. E le profanazioni artistiche? A proposito, descrivendo l'antica basilica di Santa Maria delle Grazie ,l'autore scrive:" Una particolarità da considerare in questo edilìzio sacro sta nei due pastofori col-aterali al santuario che non si riscontrano in tutte e chiese antiche uno riserbato ad uso di sagrestia l'altro all'opposto lato per gli antifonari i messali e la libreria (pag 238). Di questi pastofori c'era esempio anche nell' Istria, cioè in Santa Maria Formosa o del Canneto a Pola. Vedi a pag. 174 — Note storiche su Pola. Conclusione: più utile e dilettevole letture di cose nostre non saprei consigliare agli Istriani; è on libro che può trovar posto benissimo così nella libreria d'un erudito come sul tavolino da lavoro d'una signora elegante. Ci sarà forse qua e la qualche inesattezza; ma pretendere che tutto proceda a filo di sinopia sarebbe pedanteria bella e buona. Appunto, tanto perchè si sappia che ho letto coscienziosamente il libro, noto qualche menda leggera. Così a pagina 57 in nota — Il pallio era un ornamento che consisteva — si aggiunga il pallio era ed è tuttora ecc.....Ed a pagina 81 — ricamato sulle pianete dei diaconi — si corregga — ricamato sulle dalmatiche dei diaconi. La lingua e lo stile, l'ho già detto, sono commendevoli, solo cerchi l'autore di togliere qua e là certi bruschi passaggi dal neologismo all' arcaismo, e di fondere meglio il tutto passandoci sopra livellatrice la lima. Angurie (pag. 8) per co- comeri; schienale per dorsale, gariglione per soneria e qualche altro neologismo stuonano un po' con brillamento della gioja (pag. 298) parola fuor d'liso. Ma forse che il Caprin ha voluto anche con ciò dare il colore locale del libro che tratta di Grado, dove infitto sul muro di qualche casa moderna vedesi anche oggi un marmo antico. Stile gradense insomma e non più chiacchiere. E veramente c' è la vita in questo caro libro che si legge tutto d'un fiato. Come ci sentiamo commossi alla narrazione dei tanti lutti di Grado così accompagniamo con un sospiro la donna della laguna che rema solitaria in faccia al lucido specchio dell'acqua, il pescatore al travaglio, la cercatrice delle granzelle; e un senso di dolce mestizia ci invade e mentre riconosciamo la varietà delle cose umane, pure con la soneria del campanile sentiamo nel fondo dell' anime una dolce speranza, e coi canti lontani del mare la promessa di sorti migliori per gli antichi padri di Venezia, per que' semplici popolani. Che ga un cor pien de fede, Do brazzi per vogor, E per pescar: la rede. Archeografo triestino, edito per cura della Società di Minerva. XV Volume Fascicolo secondo. Luglio-Dicembre 1889.— Trieste Herrmanstorfer. 1889. Non ho potuto occuparmi prima di questa importante patria pubblicazione, perchè altri lavori reclamavano l'appunto. Contiene la Cronologia degli scritti di Magno Felice Ennodio, importantissimi perchè forniscono un' infinità di detagli atti a ricostruire il quadro delle condizioni della vita italiana durante gli anni 501-513. È lavoro erudito di Carlo Tanzi. L'archeografo veramente raccoglie memorie, notizie e documenti particolarmente per servire alla storia di Trieste, del Friuli dell'Istria e poiché questo studio del Tanzi si occupa di cose lombarde, sarebbe stato meglio al suo posto nell'archivio Lombardo che si stampa a Milano. L'affetto alla patria seconda ha ricondotto il signor Tanzi a Trieste, c'è anche un cenno a vicende della chiesa aquilejese (a pag 369), senza dire che non sta male dare di quando in quando un' occhiata anche fuori di casa, e perciò tutto sommato questo studio può stare anche nell' archeografo triestino del quale onora le pagine. Dello stesso sig. Tanzi abbiamo — un papiro perduto dell' epoca di Odoacre — Seguono i documenti Goriziani del secolo XIV raccolti da Vincenzo loppi. Vanno dal 1345 al 1350, tempo di grandi guerre tra il Patriarca Bertrando e i conti di Gorizia e tra le città di Udine e di Cividale. ! Il beato Bertrando ebbe gli onori degli altari per vóce di popolo o meglio di partito; quanto sia stato conveniente riservare a Roma la canonizzazione rilevasi da questi documenti. Sua Beatitudine a dir vero ne fece di cotte e di crude, con la spada, e coi barbari usi del tempo difese quelli che credette in buona fede diritti della sua chiesa. Per quanto si voglia concedere ai tempi, e ritenere testimonio di dubbia fede il Conte di Gorizia, di avvocato della chiesa Aquilejese divenuto acerrimo nemico, fa però un certo senso leggere le accuse del conte di Gorizia contro il patriarca Beotrando, ucciso come è noto in Spilimbergo per suggestione del Conte stesso. — Ma forse, scrive il conte, Dio permise la sua morte, per punirlo delle sue crudeltà degli incendi delle case e delle morti d' animali e degli uomini, che egli conduceva prigioni legati come bestie, e le preghiere dei quali forse il Signore ha esaudito .... (pag. 448). Delle crudeltà del beato Bertrando e di tutti i Patriarchi della spada, l'Istria nostra ed il Friuli ne sanno qualche cosa ; e perciò io credente nel dogma — la intercezione dei santi, non piegherei un ginocchio, e non direi un pater all' altare di questo beato soldataccio, a rischio di rimetterci cento anni e cento giorni d'indulgenza. Sarebbe desiderabile che i documenti non fossero presentati cosi isolatamente, ma preceduti da quattro parole di prefazione che rammentassero gli avvenimenti principali ai quali detti documenti si riferiscono ed anche si dovrebbero corredare di qualche nota specie dove ci sono errori di lezione. Così a pagina 445 Nicolusio de Lorenzaya, invece si ha a leggere de Lorenzaga, paese sulla Livenza villaggio a un chilometro dalla Motta Trivigiana. L'Archeografo reca quindi la continuazione dello studio importante del Vassilich. Da dedizione a dedizione. Appunti storici — critici sulle isole del Quarnero. Segue il Prof. Don Pietro D.r Tomasin. Biografia dello storiografo triestino Don Vincenzo Scussa canonico scolastico del capitolo cattedrale di San Giusto, ed una sua opera inedita. Il capitolo della cattedrale di Trieste, si distinse sempre per uomini d'ingegno, e di pietà, finché la cattedra dei Piccolomini, dei Bonomo, e dei Rapiccio fu occupata da vescovi di nostra nazione. Ma dacché il vescovato triestino diventò un feudo dei rurali del Cragno e dell'Istria interna, disprezzati i buoni sacerdoti nostri, a tale onore furono scelti solo preti slavi di molti dei quali si può ripetere il motto. „Era tanto minchione il galantuomo Che lo fecero canonico del duomo." Fra i canonici che onorarono gli stalli della cattedrale vuol essere rammentato lo Scussa del quale tesse una buona biografìa il Sig. Tomasin j rilevando alcuni errori, non tutti ('). Chiude il volume la relazione del Dr. Lorenzutti sull' attività della Minerva deli' anno 1888. ') Lo Scussa chiama col cognome di Ballardus o Ballardi il vescovo Arrigoni da Lodi: conviene rettificare questo errore. Fra Giacomo dell' ordine domenicano nacque da buona famiglia in Lodi, e tenne quella sede prima di essere nominato vescovo a Trieste. Fu caro all'Imperatore Sigismondo ed al Papa Giovanni XXIII; ed ospitò entrambi a Lodi dove si trattò di convocare il concilio a Costanza, concilio che fu intimato da Lodi stesso nel 1413. Si recò quindi a Costanza, dove tenne le cariche di predicatore e segretario del concilio, di cui fu 1' anima. Non so quindi che fondamento abbia la notizia dello Scussa il quale fa spedire da Trieste cinquanta ducati all'Arrigo in Costanza per sopperire alle spese. Perchè ciò potesse esser vero converrebbe credere che l'Arrigoni fosse stato nominato vescovo tergestino; durante la sua presenza al concilio. I biografi lodigiani dicono invece che si trattò a Costanza di tenere le ultime sessioni del concilio a Lodi. Potrebbe essere vera-una cosa e 1' altra; ma è un punto di storia che vuol essere discusso. È noto poi come 1' Arrigone trovasse < viva opposizione a Trieste nel capitolo che non lo volle riconoscere, avvocando a sè il diritto di nomina. Perciò il vescovo chiese ed ottenne la traslazione ad Urbino. Che il lodigiano poi si chiamasse Arrigoni e non Ballardi, eccone prova. Così discorre di lui il Gabbiani nel poema —- Laudiade. Arrexit celso lans Arigonia coelo Antistes sanctis Iacobus moribus, alma Doctrina, precibusque Deo, lagrimisque profusis Laudenses patrio qui laetantur honore. _____:_—-- 1 PUBBLICAZIONI j Atti e memorie della società istriana di archeologia e storia patria Volume V. fascicolo 3 e 4. I. Sommario. Memorie e relazioni. — Direzione Senato Misti — Cose dell' Istria (continua). — Scliiavuzzi Dr. Bernardo: La malaria in Istria; ricerche sulle cause che l'hanno prodotta e che la mantengono. B- B. e M. T. — Bibliografìa. II. Atti della Società. Il VI Congresso annuale della società istriana di archeologia e storia patria. Elenco dei soci. Elenco dei doni al Museo archeologico provinciale ed alla biblioteca sociale. Parenzo, presso la Società di archeologia e storia patria. — Tip. Gaetano Coana, 1890. \