ANNO Vili. Capodistria, 1 Maggio 1874. N. 9. LA giornale degli interessi civili, economici, amministrativi DELL' ISTRIA, ed organo ufficiale per gli atti della Società Agraria Istriana. Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno flor. 3; semestre e qua-rimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso i Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Uà numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. itti ufficiali delia Società agraria istriana. dN. 147. PROGRAMMA dell' Esposizione Internazionale di Orticoltura in Firenze.. 1. L'Esposizione sarà aperta dal giorno 11 al Maggio 1874. 2. Tutte le domande d' ammissione dovranno es-ire dirette al Comitato Esecutivo e dovranno conte- ire : a) l'indicazione dei concorsi, ai quali 1' Espositore itende di prender parte; >) la nota delle piante o d'altri oggetti, che inten-presentare a ciascun concorso ; t) Y indicazione dello spazio approssimativo occorre. 3. Tutte le piante ed oggetti ammessi al Con-rso dovranno essere collocati al posto dal dì 2 al 9 Maggio, salve le disposizioni speciali, che potrà «ndere il Comitato Esecutivo. 4. Tutte le spese di porto fino a Firenze sono carico degli Espositori ; il Comitato Esecutivo si im-jna tuttavia di dimandare riduzione di tariffe alle cietà di Strade ferrate, e di battelli a vapore; ed tenutele, ne darà comunicazione agli Espositori. 5. Il Comitato si incaricherà del ricevimento in «ione, del collocamento al posto, e della eventuale ipedizione al posto degli oggetti o delle piante in-ite da Espositori, che non abbiano speciale loro rap-(sentante in Firenze, ma senza assumere veruna sponsabilità per il deperimento, che potessero soffre. 6. Tutte le piante ed oggetti esposti dovranno portare chiaramente scritto il loro nome; le piante ed oggetti esposti in vendita porteranno altresì l'indicazione del prezzo rispettivo. Nessuna pianta od oggetto venduto potrà uscire dai locali dell' Esposizione prima della chiusura della medesima. 7. Ciascuna singola pianta od oggetto non potrà prendere parte che ad un solo concorso. 8. Il Comitato si riserva di prendere in seguito tutte. le deliberazioni regolamentari che crederà opportune,, e che porterà a cognizione degli Espositori. 9. La E. Società Toscana d'Orticultura ha stanziato per i diversi concorsi i seguenti premi: N. 100 medaglie d'oro „ 221 „ d'argento „ 131 „ di bronzo Oltre a queste, sarà posto a disposizione del Consiglio dei Giurati un competente numero di medaglie d' oro, d'argento e di bronzo per le piante ed oggetti meritevoli di premio, che non fossero stati contemplati nel Programma. Premi speciali, saranno assegnati ai giardinieri e coltivatori per la perfezione mostrata nella cultura delle piante esposte. Cinque grandi medaglie d' oro saranno conferite da S. M. il Ee, dal E. Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, dalla Associazione delle signore protettrici, dal Consiglio Provinciale e dal Consiglio Scolastico di Firenze : A quelli Espositori, che per l'importanza e bellezza delle cose esposte avranno dato anche in occasione maggior prova della grande benemerenza loro verso 1' Orticultura. Saranno pure conferite du.e medaglie d' oro, ciascuna del valore di cinquecento lire, offerte generosamente da S. E. il Principe Paolo Demidoff per i due concorsi numero 114 e 116. Altri premi saranno all' occasione fatti conoscere in seguito. Programma di Regolamento per il secondo Congresso Apistico che avrà luogo in Firenze nel mese di Maggio. Art. 1. Nei giorni 11, 12, 13 e 14 Maggio 1874 avrà luogo in Firenze il II Congresso degli Apicoltori Italiani. Art. 2. Verranno considerati come Membri Effettivi tutti coloro che presero parte al primo; e tutti i Membri di Società Apistiche Italiane, ed abbonati al giornale dell' Associazione Centrale, come pure tutti coloro che saranno espressamente invitati da Comizi Agrari o Società scientifiche, e coloro che in un modo qualunque si son resi benemeriti dell' Apicoltura. Art. 3. Le Sedute saranno pubbliche, ma non avranno diritto di voto che i Membri effettivi i quali dovranno farsi riconoscere con apposito biglietto rilasciato dalla Presidenza del Comitato Apistico in Firenze. Art. 4. I biglietti d'ammissione al Congresso saranno rilasciati gratis a coloro che ne avranno il diritto, e potranno essere ritirati alla sede del Comitato suddetto presso il Comizio Agrario (Via delle Terme N. 2 bis) nel giorno antecedente all'apertura del Congresso e durante il medesimo. Art. 5. Il Congresso avrà 1' Ufficio di Presidenza composto di un Presidente, di un Vice-Presidente, e di due Segretari coadiuvati da Stenografi, e sarà nominato per schede a maggioranza relativa di voti nella prima riunione del Congresso. Fino a tal nomina definitiva l'Ufficio di Presidenza sarà retto da delegati del Comitato Apistico. Art. 6. I Segretari coadiuvati dagli Stenografi provvederanno alla compilazione dei Verbali delle Adunanze, ed agli altri incombenti d'ordine interno nell' Ufficio della Presidenza, custodendone gli atti relativi, i quali verranno poscia consegnati per le opportune pubblicazioni, alla Commissione che sarà eletta ordinatrice del III Congresso. Art. 7. Chi intendesse presentar memorie da inserirsi negli atti del Congresso o di proporre nuovi quesiti, lo potrà fare durante le conferenze ; ma sarà in facoltà del presidente del Congresso di accettare o no queste dette memorie o quesiti. Art. 8. La Presidenza del Congresso potrà sulla proposta della Adunanza o di motu proprio, salva l'approvazione dell'Assemblea, mutare l'ordine dei quesiti da discutersi e dare anche la preferenza a nuovi temi non compresi nel programma. Art. 9. Qualora, dopo esaurita la discussione di un tema, la Presidenza credesse di non poter venire ad una conclusione soddisfacente, potrà dichiararne la questione immatura, e proporre all'Assemblea il rinvio di quel tema al Congresso successivo. Art. IO. Le votazioni si faranno per alzata e seduta. Art. 11. Nell'ultima adunanza il Congresso determinerà il tempo e la sede del Congresso futuro, e ne nominerà l'Ufficio di Presidenza;. Art. 12. Gli atti del Congresso verranno successivamente pubblicati. Art. 13. Per tuttociò che non è previsto nel presente programma, spetta alla Presidenza del Comitato Apistico di prendere quella decisione che le parrà conveniente. L' Esposizione Apistica avrà luogo dal giorno 12 al 18 Maggio. Il Presidente Iiiiigi Cioni Il Segretario P. »ini Capodistria 1 Maggio. Il signor ministro di Agricoltura aveva promesso un sussidio di fondazione di fiorini 5000, ed uno di fiorini 1600 per cinque anni a favore della scuola agraria della nostra provincia, e si era riservato, facendone dipendere la concessione del sussidio, l'approvazione del maestro-direttore della scuola che gli sarebbe proposto dalla Giunta Provinciale. E questa risèrva aveva dichiarato di farla, in quantochè, dipendesse nella massima parte il futuro buon successo della scuola dalle qualità personali del direttore-maestro. La Giunta Provinciale che ha dimostrato sempre di comprendere quauta parte delle sorti della novella istituzione spettasse a quello cui ne sarebbe affidata la direzione, ha proceduto con tutte le cautele possibili nel fare la sua scelta, e dopo molte ricerche, dopo aver interrogate competeutissime autorità, ebbe la fortuna di Udine. Tutti nella nostra provincia hanno avuto occasione di conoscere l'egregio professore, e di apprezzare le alte doti del suo ingegno, la prodigiosa sua attività. Il prof. Ricca Rosellini anche nel decorso anno ottenne prove di fiducia speciali dal suo governo che gii affidava importanti studi sulle condizioni della Sardegna. ^ Potevamo chiamarci ben contenti nel potergli affidare la direzione di un istituto dal quale si ha ragione di sperare tauto bene. Ma le belle speranze dovevano anche questa volta essere distrutte; perchè il sig. Ministro, al quale era stata presentata la nomina1 fiu dal giugno p. p.; con un suo dispaccio del febbraio scorso ha fatto conoscere che non l'approvava. Questa notizia ha sorpreso dolorosamente tutti; ne i motivi del rifiuto sono vadsuti per nulla a dimostrare che le qualità personali del sig. Ricca Rosellini, non sieno più che adatte ad assicurare il buon andamento della istituzione. 1 E sono d'indole tale, quei motivi, da persuadere subito che la scelta d'un maestro che possa convenire a noi, cioè di un distinto agronomo agricoltore nostro connazionale, non potrà convenire al sig. Ministro. Per cui alla bella prima, se vogliamo vedere finalmente istituita la scuola, mettendo in atto il bellissimo progetto della Giunta Provinciale, bisogna risolversi a rifiutare il snssidio dal governo, e fare da noi, coi nostri mezzi. J Le offerte di stipendi che il sig. Ministro ci presenta per intanto, porteranno a noi assai poco vantaggio ; ne certo, si creda, sostituiranno mai per la centesima parte i benefizii sperati da un istituto agrario bene organizzato nella nostra provincia. "Un semplice insegnamento limitato a qualche ,tempo oppure stipendi da conferirsi a studiosi i quali „si rechino a studiare agraria fuori di provincia, non „arreccherebbero a mio modo di vedere, risultati sperabili....« così s'esprimeva con l'approvazione manifesta della Dieta, 1' onor. Colombani di cara memoria, parlando in favore del progetto della scuola agraria nella seduta del 30 settembre 1871. Noi crediamo che la provincia possa fare a meno del sussidio del governo, e sobbarcarsi ad un maggiore sagrifizio trattandosi di una istituzione che promette sicuri incalcolabili benefizii. Noi ci confermiamo in questo proposito, incoraggiti anche dalla Giunta Provinciale, la quale, nel raccomandare il suo progetto alla Dieta, apertamente dichiarava che non dovevano pesare i maggiori sagri-fizil pecuniari che si richiedevano per la istituzione, sagrifizii che sarebbero largamente ricompensati dalla utilità reale che dall'istituto agrario si spargerebbe «opra l'iutiera Provincia, da far dimenticare ad ognuno, al paragone di questa utilità il relativo dispendio. La Dieta poi che in ogni occasione si è dimostrata favorevole a questi propositi della Giunta, riteniamo sarà ancor disposta ad ogni sagrifizio che abbia di mira il prosperamento civile e materiale della nostra provincia. CORRISFOXUENZA. Pisino 26 Aprile 1874. Non avrei creduto che la mia corrispondenza iella Provincia del 1 corrente avrebbe dato motivo i polemica. Dalla quale io vo' star lontano. Ma per ihiarire il vero mi trovo in debito di fare delle ri-marche contro alcune asserzioni state emesse nell'articolo "Il ginnasio di Pisino, inserito nel Corriere di Trieste, che svisano le cose in ispecialità dal lato [tflografico e statistico. Per dire se prevalga nella popolazione istriana 'elemento italiano o lo slavo, io non ricorro alla toria, per quanti vi abbiamo dati di gran peso, come |uello da cui si apprende che nell' anno 804 settan-ndue città cittadelle e castella, che è quanto dire la »polazione complessiva della provincia, mandarono appresentanti all' assemblea di Risano per protestare [tutte forme contro l'introduzione di genti slave teli' Istria ; che ciò non ostante avvenne in seguito, lie guerre, pestilenze, e il sistema feudale intruso a ocumento dei municipii. furono cagione dello spopo-imento, ed intanto i baroni che erano tedesco-slavi [ Carintia e Carniola maggior parte, trasportavano lan mano gente ligia dei loro paesi sui feudi dei-Istria, ed altre genti slave venivano trapiantate da enezia, tolte dai paesi che venivauo occupate dal ureo; quindi mi tengo alle cose di fatto come caino oggidì sott'occhi. Da un lavoro statistico stato fatto anni addietro m molta pazienza e coscienziosità e dal quale risulta la popolazione totale della provincia di 246,000 tritanti, vennero distinti d'origine croata 88,000, svena 30,000, serbo-dalmata 43,000, incrociata siala 15,000, assieme 177,000 ; d' origine italica 66,000; jalacca 3,000, ommesse le frazioni. Avveniva però, che le genti della popolazione slava di diverse schiatte -dialetti dispersa pelle campagne, impotente a far nue elei di civiltà slava, e tutt' altro che vincere l'elemento indigeno italico, andava assorbita dal medesimo man mano che disnebbiavano l'intelletto e ricevevano i primi rudimenti della civiltà, perenne e progrediente nelle città e borgate. Sicché logograficamente, cioè per linguaggio parlato, si devono separare dal numero di 177,000 slavi, non meno di 76,000, che ora sono •italianizzati del tutto o parlanti con più spontaneità l'italiano che lo slavo, di modo che logograficamente dovrebbe dividersi la popolazione in 142,000 istriani italici e 101,000 prettamente slavi e in coda i 3,000 valacchi. Se poi si volessero escludere i distretti di Castelnovo, Volosca e Veglia che non s'addicono geograficamente all' Istria, le cifre riescirebbero più favorevoli ancora all' elemento italico-istriano. Vengo a conchiudere che siccome la lingua italiana è quella del ceto civile, del commercio, dell' industria, per cui in essa si pensano e si esprimono tutti gli accidenti più complicati della vita sociale e di famiglia, mentre gl' idiomi slavi sono ristretti ad uso della gretta economia domestica e campestre dei contadini, riescireb-be affatto inane ogni sforzo di scuole medie per sollevare cotesti idiomi a livello della prima ; essendo anche riconosciuto che senza ceto civile non può reggere una corrispondente coltura, e d'altro canto, che non può sussistere un ceto civile senza corrispondente agiatezza, sicché, ciò premesso, qui dove può attechire appena il ceto civile di già esistente, ne sono incom-passibili due. Mi trovo pure in debito di avvertire che alla frase "sostenne alta la bandiera della propria nazionalità,, che leggesi nell'articolo inserito nel Cittadino non si debba ascrivere un significato politico, ma di civiltà italiana e diretto contro la grande patria slava la quale in addietro volevasi proclamare da un partito straniero che qui ha attivi affigliati, tendenti se non a distruggere, almeno a combattere la civiltà italiana. Questa bandiera eh' io chiamerei dell' istrianità o del progresso civile dell' Istria, è in dovere di sostenerla chiunque abbia persuasione morale di sé, senza distinzione di rango, tanto in città piccola che in città popolosa e ricca. E perciò è fuor di luogo il dilegio alla cittaduccìa di Pisino col suo migliaietto di abitanti. La quale se non trovossi in condizioni che le permisero di diventare città grande, dessa per antico nesso rappresenta la popolazione di tutta la contea ; essendo stata sede della dieta provinciale della contea, che aveva il rango di contea di stato. Ritengo per ciò che non può dirsi vanità o jat-tanza se Pisino quando l'occasione si presenti prenda parte attiva a tutto ciò che concerne gl'interessi vitali della provincia. Scrivono all' Osservatore Triestino dall' Istria : Ora che vengono incominciati i lavori per la ferrovia, c'è tutta la probabilità che la zappa ed il piccone s'imbattano in qualche prezioso frammento delle età preistoriche, la di cui conservazione interesserebbe in sommo grado la giovane scienza e la colta provincia, la quale vide poco tempo fa istituirsi un apposito museo comunale in Albona per cura del Cav. Luciani e del Dr. Scanipicchio. Allo scopo quindi di allontanare possibilmente il pericolo che vada smar- rito, distrutto o di nuovo sepolto ciò che un fortunato accidente potrebbe mettere alla luce, l'Eccelsa Giunta provinciale farebbe opera molto lodevole diramando ai Signori ingegneri una circolare colla preghiera di mettere speciale attenzione in proposito, e di voler informarla sopra qualunque fatto, sopra qualunque oggetto che ai loro occhi avesse dello straordinario, affinchè possa essere mandata sopra luogo persona intelligente a rilevarne l'importanza, e a continuare 1' escavazione, qualora l'inoltrarsi in quel dato sito non fosse necessario pei lavori ferroviarii, ed annettendo a tale circolare i disegni di alcuni og getti che facilmente potrebbero sfuggire al rude criterio degli operai, come per esempio le accette e le frecce di selce L'equità poi vorrebbe, che tutte le cose reperite venissero date in custodia alla città di Albona, siccome quella che sola in Istria vanta un incipiente museo preistorico, diretto dal valente paleontologo Dr. Scampicchio. Solforazione delle viti. Bepetita juvant.... ; non stimiamo soverchio ripubblicare le: Regole per solforare le viti eoa sicurezza di buon esito. 1. Appena i nuovi pampani delle viti hanno acquistata la metà o i due terzi del loro sviluppo, si dia a tutti i loro tralci una piena e generosa solforatura. 2. La seconda solforatura devesi amministrare quando il maggior numero dei grappoli è in fiore. 3. La terza occorre, appena i grappoletti dell' uva si saranno spogliati degl' invogli florali, o come suol dirsi, quando è caduto il fiore. Essendo tanto questa, quanto la precedente solforatura delle più importanti, così debbono farsi abbondantemente e su tutte le parti verdi delle viti. 4. La quarta allorché i granelli avranno raggiunta la grossezza di una veccia. 5. La quinta quando i granelli stessi danno segno di prendere il colore : tale aspersione potrà effettuarsi soltanto sopra i grappoli, in tutte le precedenti essendo necessario d'insolforare pampini e tralci verdi, se oltre a salvare la raccolta si vuole anche far ritornare in salute le piante. 6. I maglioli, e qualunque altra nuova pianta di viti, come anche le viti adulte senza uva, ma sufficientemente giovani e sane devono essere nello stesso modo, e per il medesimo oggetto insolfate. 7. Dopo la quinta medicatura (della quale, come anche della quarta si dovrà fare a meno se la malattia non ricomparisse) non si solfi più senza che ve ne sia deciso bisogno : giacché le posteriori solforature sarebbero dannose alla qualità del vino ed all' economia dell' operazione. 8. Nelle epoche intermedie alle prescritte medicature, devonsi continuamente sorvegliare le viti, e se vedesi ricomparire la crittogama, tosto solforare di nuovo. Quantunque ordinariamente, e nel maggior numero delle località, sieno sufficienti le cinque solforazioni prescritte, e non di rado si possono anche risparmiare le due ultime, pure si danno degli anni specialmente nelle nostre pianure e nelle campagne poste sulla costa del mare, in cui 1' efficacia dello zolfo ha minor durata, onde è duopo amministrarlo più spesso. 9. Le ore del giorno più adattate per spargere di zolfo le viti sono le prime del mattino, essendo necessario al buon esito dell'operazione, che il sole percuota per due o tre ore almeno le parti solfate. 10. Susseguendo pioggie violenti alla solforazione prima che il sole vi abbia potuto esercitare la sua iufluenza, ancorché ciò avvenga uno o due giorni dopo la medicatura, conviene ripeterla; giacché lo zolfo essendo stato portato via avanti la insolforazione, non potè esercitare la sua virtù sulla crittogama, la quale perciò continuerebbe a vegetare sulle viti, e a danneggiarle, se a tempo non fossero nuovamente solfate. 11. Non si incominci giammai a dare lo zolfo prima che il sole non sia alzato sull'orizzonte, e che non sia cessato di cascare la guazza; e se anco allora la guazza è cotanto abbondante da gocciolare, o si sospenda l'operazione o si scuotano precedentemente le piante da medicarsi. Devesi poi dimettere di solfare un'ora almeno prima del tramonto del sole. 12. Le solfature fatte nelle ore più calde del giorno e quando le piante sono del tutto asciutte, hanno eguale efficacia di quelle eseguite sulle piante leggermente inguazzate, o su quelle dalle quali la guazza soprabbondante fu fatta cadere scuotendole ; quando per altro ambo sieno effettuate nelle convenienti proporzioni e con la necessaria uniformità. 13. Durante le aspersioni dello zolfo è giovevole la tranquillità dell'aria per non consumare inutilmente lo zolfo ; ma quando si conosca che la malattia ricomparisce ed incalza si solfi qualunque tempo faccia; giacché rapidissime essendo le invasioni della crittogama, è necessita il prevenirle. 14. Si eviti con ogni cura di fare aspersione di zolfo tanto abbondante da coprire le vit in modo che si possa riconoscere su di esse lo zolfo anche a distanza: giacché bastando a produrre una perfetta medicatura, che ne siano soltanto leggermente, e con uniformità inpolverate, una dose esuberante, non solo è contraria all'economia ma di più è quasi certo che rende il vino fetente. 15. Li istromenti più adatti per la medicatura delle viti sono i soffietti; ma volendo solfar bene e risparmiare zolfo si prescelgano quelli costruiti in modo da spruzzolare poco zolfo alla volta. 16. Neil'adoperare i soffietti, si tengano questi discosti dalla pianta un braccio almeno ; imperocché così facendo, in ogni emissione di zolfo s'impolvera non solo il grappolo ma ancora un numero notevole di pampane, e si ottiene una solforazione più uniforme e leggiera. 17. Quando le pampane sono tutte perfettamente sviluppate si scostino o si tolgano quelle che nascondendo i grappoli impedirebbero allo zolfo di arrivarvi ; ma fino a che l'uva non è per maturare devesi eseguire lo spampanamento con parsimonia ed intelligenza; e ciò per non indebolire la vite e non esporre i giovani grappoli alla troppo forte e costante sferza dei raggi solari. 18. Lo zolfo 1) da prescegliersi perle medicature è sempre quello della più eletta qualità, giacché quanto più è puro e sottile tanto più ne è certo l'effetto, mentre da un' altro canto se ne scema il consumo. 19. Chi non può fare l'intera provvista dello zolfo di tal qualità, procuri di averne almeno un po', per vincere la malattia quando piglia tanta forza da resistere al potere dello zolfo ordinario. 20. Quelli i quali affidano ai contadini coloni le insolforazioni delle viti dei loro rispettivi poderi, è indispensabile che abbiano cura di provvedere in tempo, onde impedire che all'epoca delle maggiori faccende restino le viti senza sorveglianza e senza medicatura per mancanza delle braccia occorrenti. NOTIZIE. La Giunta Provinciale nella seduta 19 marzo a. c., ha preso per notizia le comunicazioni fatte dell'I. E. Luogotenenza: non trovarsi l'I. E. Ministro del Commercio in grado di disporre presentemente 1) Lo zolfo migliore è quello della Romagna. Si calcola che per ogni mille viti a vigna occorra libbre di V. 35 di zolfo di buona qualità, ed uua quantità doppia per le viti alte tenute ad albero. perchè sia data maggior estensione ai lavori oramai in corso in diversi punti della ferrovia istriana, loc-chè si potrà effettuare appena sarà seguito il definitivo allogamento di tutti i lavori inerenti alla costruzione della medesima ; essere però stata incaricata la sezione edile dell' ispezione generale delle strade ferrate, affinchè nelle vicinanze di Pinguente si scavi e si prepari frattanto la ghiaja occorrente per le costruzioni, ed avere la ispezione stessa raccomandato agli imprenditori di anteporre sempre, ove non si oppongano motivi impreteribili, i lavoranti indigeni ai forestieri; ed avere il sig. Ministro del culto e dell'istruzione aderito al voto della Dieta provinciale espresso nell'ultima sua sessione, che le venga comunicata copia del rapporto annuale sullo stato delle scuole popolari dell'Istria, che il Consiglio scolastico prov. rassegna periodicamente al Ministero. Ha preso a notizia il dispaccio del signor Ministro di agricoltura 24 febbraio a. c. comunicato dall' I. R. Luogotenenza, a tenor del quale ad onta delle soddisfacenti informazioni sul Dr. Giuseppe Eic-ca-Eosellini, esso non è in grado di approvare la di lui nomina a Direttore del progettato Istituto agrario istriano, essendoché la sua assunzione non corrisponderebbe alla disposizione contenuta nel dispaccio ministeriale 23 Giugno 1873, che i Direttori e maestri di siffatti istituti siano cioè possibilmente impiegati prov., ed in quanto che il Eicca Eosellini non conosce la lingua tedesca, ne un idioma slavo, oltreché non possiede nemmeno la cittadinanza austriaca. Onde porgere occasione però agli agricoltori istriani di apprendere le discipline agrarie, sino a tanto chè si rinvenga pel detto posto una persona appieno qualificata, e possa quindi aver vita la progettata scuola, il signor Ministro si dichiara disposto ad accordare per 1' anno scolastico 1874-75 cinque o sei stipendi ognuno da 300 a 400 fiorini per figli di possidenti istriani che andassero a frequentare la scuola agraria di Gorizia, a qual fine incaricò la I. E. Luogotenenza di concertarsi colla Giunta prov. colla Società Agraria Istriana e la Direzione della Scuola Agraria di Gorizia. La Giunta Provinciale accordava nella stessa seduta, una sovvenzione di fior. 300 dal fondo provinciale al comune censuario di Gracischie per la regolazione di una cisterna. Nella seduta 26 Marzo la Giunta Provinciale in esito a relative suppliche assegnava 1' importo di fiorini 300 da distribuirsi tra le famiglie più miserabili e incapaci di procurarsi sostentamento col lavoro, dei comuni di Dignano, Cernizza, Codoglie e Slum. Prendeva a notizia la comunicazione luogotenenziale avere il Sig. Ministro dell' Interno significato che la Dieta prov. verrebbe probabilmente aperta il dì 15 p. v. settembre. Impartiva al comune di Montona l'autorizzazione d'impiegare a sensi del deliberato della Eap-presentanza comunale, l'importo di fior. 2400 depositati presso la Banca di Trieste, ricavati da una vendita di bosco comunale in Valle di Montona, nel ristauro delle strade interne della città. Si accorda alla Podesteria di Montona fior. 50 per soccorsi di famiglie bisognose. Comunicata dal Podestà di Albona la dolorosa notizia dell'improvvisa morte dell'egregio cittadino ed onorevole deputato prov. Dr. Giuseppe Luciani, la Giunta Provinciale ne dava notizia alla i. r. Luogotenenza, perchè disponga le elezioni per i comuni foresi del distretto elettorale di Pisino. Venne impartita la sovrana sanzione al progetto di legge concernente un regolamento edile votato dalla Dieta nell' ultima sua sessione ; ed al progetto di legge risguardante l'organizzazione del servizio sanitario. La Giunta emanava una circolare ai comuni nel cui territorio, ed in prossimità, vengono aperti alcuni lavori ferroviarj, perchè sieno eccitati gli abitanti a parteciparvi, onde nella dominante carestia procacciarsi i mezzi di sussistenza. Prendeva a notizia per farne a suo tempo relazione alla Dieta: avere Sua Maestà approvato le addizionali votate dalla Dieta prov. ; e che il sig. Ministro di agricoltura non ha trovato di accogliere la domanda della Giunta Provinciale fatta in base al relativo deliberato della Dieta, perchè in via di delegazione venga destinata altra Luogotenenza per la trattazione e decisione in prima istanza sul progetto della conduttura dell' acqua del Risano a Trieste. Invitata, la Giunta Prov., delegava a prender parte alla revisione della linea ferroviaria, nn assessore provinciale con assistenza dell' ingegnere provinciale. Il giorno 11 Aprile si radunava in Trieste il Consiglio sanitario provinciale pel venturo triennio. Quale delegato della Giunta provinciale dell'Istria, fa parte del consiglio il Dr. Cristofolo Belli. VARIETÀ. Sopra un Nuovo Trovalo del Professore Carpenè, consistente nell' utilizzare le feccie del vino per trarne altro vino. — Lettera di Nane Castaldo a' suoi Amici. (Continuazione V. N. 8). Ora che vi ho esposto il modo semplicissimo di comporre il vino colle feccie, passiamo, se non v' incresce, a fare assieme qualche conto sopra il medesimo. Dice il Carpenè che da ogni ettolitro di vino fatto coli' uva, more solito cioè, egli trasse otto litri di queste feccie 1). Ora siccome otto ed otto fan sedici, se i conti non fallano; e siccome occorrono solo quindici litri di feccie per comporre, come abbiam veduto, un ettolitro del nuovo vino, così Voi vedete ora, miei Onorevoli Amici, eh' io avea asserito il giusto quando vi diceva fin dal principio di questa mia, che il nostro bravo Carpenè aveva proprio trovato il modo di convertire in tre que' due mastelli di vino che per avventura possedete. In quanto poi al costo del nuovo vino, il conto è presto fatto. I diciotto chili di zuccaro valgono in- digrosso fra le ventuna e le ventidue lire, tutte 1' altre spesuccie occorrenti per un ettolitro di vino oscilleranno fra le tre e le quattro lire; dunque in totale per ogni ettolitro lire venticinque circa. Sicché parmi non ci vogliano altri calcoli per dimostrarvi come in anni simili a questo sia uu ottimo affare quello suggerito dal Carpenè, di trarre un buon vino dalle feccie, e con una spesa cotanto mite. Ed io pure vorrei lusingarmi di non aver fatto male a divulgare maggiormente il ritrovato del nostro bravo amico di Conegliano. Posso assicurarvi ad ogni modo, eh' io fui ampiamente compensato della breve fatica dal piacere che provai nel ritornare a Voi e nel restarmene brev' ora in vostra compagnia, ravvivandomi così, dopo tanto tempo, alia vostra memoria. Vi confesso però che, trattandosi di cosa già pubblicata per le stampe, non mi sarebbe forse nemmen passata per la mente l'idea di pubblicarla, se non ne fossi stato stuzzicato da un certo caso.... da un caso che mi permetto narrarvi prima di terminare questa mia lettera, non foss'altro per giustificarmi di aver-vela scritta. Ecco come fu la cosa : L'altra sera menti-'io in un crocchio d'amici e di conoscenti avea, d'uno in altro discorso, incominciato a dir su qualche cosa del nuovo trovato del Carpenè, m'avvidi d'un certo Sior Ippolito, notus in Iudcea pel suo sfegatato amore del prossimo e del denaro ad un tempo ; il quale dall' esordio arguendo come il discorso potesse scendere giù fino alla morale d'un nuovo modo di far quattrini, si fece tutto occhi e tutto orecchi onde riescire a raspar qualche cosa di quanto diceva. Io, che conosco da lunga mano l'indole della bestia, annasai di volo da che procedeva ed a che mirava quella sua viva ed insolita attenzione; tanto che fui a tempo per quella sera di lasciare il discorso a metà, ed il Sior Ippolito con uu palmo di naso di più. Ma, la mattina seguente sento di buon ora bussare alla porta, e nello stesso tempo pronunciare dal di fuori un lungo e nasale "s' è permesso» (poiché il picchiare all' uscio ed il s' è permesso certi lumaconi non lo tralasciano neppur con noi, poveri Castaldi). — Avanti — risposi io. Ed ecco pian pianino entrare quella birba della sera prima, il quale con uu cert' atto che stava lì a mezzo fra il saluto e l'inchino : — Come sta '1 Sior Nane? Come ha passata la notte? ha dormito bene? Ed io : — Bene, grazie. — Io no veramente : sono così rare quelle notti in cui posso dormire ! Ed in allora, molino, fo castelli in aria, qualche volta fo anche conti, non spesso però.... A proposito, questa notte ho pensato.... ho pensato.... indovinate mo a che cosa ? He pensato a Voi, caro Sior Nane, ed ho pensato un pochino anche a quanto ci dicevate jer sera laggiù nel Villaggio : come è bella quella invenzione di fare il vino colle feccie! E poi, ciò che io stimo assai più, quanto utile ! e in un anno come questo ; e pella povera gente singolarmente ! poiché se si volesse approfittare di tutte le feccie che vi sono intorno, e' mi pare che del vino si potrebbe farne abbastanza; non siamo ancora in Marzo, ed i travasi non sono per anco incominciati.... Anzi, ora che ci penso, non potremmo fare un affaruccio assieme? Ci sarebbe, parmi, da guadagnare per benino.... e ciò, ben inteso, sempre nelle viste di ajutare il prossimo. Eh, che ne dite voi ? — E, offerendomi una presa di tabacco, alzava un tantino gli occhi, che per solito tien bassi, così da spiare ne' miei quale accoglienza facessi alle sue parale; poi continuava: — Se Voi m'insegnaste a comporre quel vino, si potrebbe fare a metà guadagno.... veramente a me dovrebbe toccare qualche cosa più ; perchè io mi incaricherei di tutto; vorrei correre qua e là come un bracco; presto, ma con prudenza, sapete, perchè altri non fiuti il motivo che mi fa accaparrare tutte le feccie.... altrimenti non si potrebbero più avere neppur pel doppio.... eh ! io le so fare co-teste cose; e questa volta poi, non dubitate, le farò benissimo. E quanto ai patti.... Ebbene, per questo mi rimetto interamente a voi. Dunque che ne dite? Accettate ? — Ed io, asciutto : Ci penserò, vedremo. Per oggi, scusatemi, non ho proprio tempo. — Ma ditemi di grazia, è poi tanto difficile a farsi cotesto vino ? Quanto zuccaro ci vuole ? Ci occorrono altri ingredienti?... Non faccio mica per isco-prire il segreto, sapete, Dio me ne guardi. Oh di questo io no il so farne!... voi mi conoscete, voi; ma diceva soltanto così per dire. Non saprei proprio darmi pace che tanta grazia di Dio andasse perduta, e in un anno come questo, in cui molta gente che affatica non può berne un bicchiere nemmeno la festa. Non ne sentite compassione voi ? Favorite almeno dirmi : le posso accaparrare queste feccie ? si o no ? — — Ma non capite, Sig. Ippolito, che oggi non ho tempo, non posso? sono aspettato...— E sì dicendo procurai con tutta buona maniera di avviarlo pian piauo alla porta. Ed egli uscendo borbottava fra i denti : — Intanto le feccie potrebbero andare.... che peccato! che peccato !... — Insomma oggi non ho tempo, perdonatemi ; buon giorno, Sig. Ippolito... — E con queste parole lo piantai. Però cotesta visita mi fece riflettere che essendo assai poco diffuso (certo meno di quanto lo meriterebbe) il Giornale in cui il Carpenè pubblicò i suoi studi sulle feccie del vino, potrebbe appunto accadere che ne facesse suo pro qualche furbo della risma del Sior Ippolito, oppure, quel eh' è peggio ancora, cadessero da tutti ignorati. Prima adunque che le feccie vadino perdute, essendo prossimo il Marzo, epoca ordinaria dei travasi, mi posi senza indugio a scrivervi questa mia, — Contemporaneamente trassi da un bottaccio quindici litri di feccie serbate per farne acquavite, le posi in un tinello e vi aggiunsi gli ottancin-que litri d'acqua, nei quali aveva prima disciolto i diciotto chili di' zuccaro ; misi il tutto a fermentare in una stanza riscaldata a diciasette gradi; rinnovai, in una parola l'esperimento del Carpenè, non perchè io dubitassi menomamente delle sue parole, cui anzi credo più che a me stesso; ma per avere buono in mano da convertire, se pur fia possibile, que' certi miei amici della scuola di San Tommaso, e persuaderli a tentarne anch'essi con maggior tranquillità e sicurezza la prova. Se la notizia che vi do non vi riesce del tutto discara, ringraziatene prima, ciò eh' è ben giusto, il nostro Amico di Conegliano; ma poi serbate una parolina di ringraziamento anche per quella buona lana del Sior Ippolito, senza la cui visita forse forse non avrei nè scritto, nè fatto nulla. Conservatemi la vostra benevolenza e credetemi, quale vi sono e sarò sempre, Dalle Case di Uraino ultimi Febbraio 1874. Obbligatissimo Amico Nane Castaldo Ci vennero comunicate e pubblichiamo le seguenti notizie : ZANOSE DI CAPODISTRIA Capitano generale a Milano. Lo Zanoni, di cui il tanto benemerito canonico don Pietro Stancovich nella sua Opera Biografia degli Uomini distinti dell' Istria 1) non è già il cognome di nobile casato giustinopolitano, sì il nome. Zanone o forse meglio Zenone nato in Capo-distra era figlio di Gregorio fu Giovanni della famiglia dei de Gallis che risponderebbe all' odierna famiglia Gallo. Giovine ancora d' anni, ad imitazione di molti altri patrioti seguì in guerra il proprio padre e progredendo di grado in grado giunse a meritarsi la stima di Filippo Maria Visconti, duca di Milano, il quale lo insignì dell' alta carica di Capitano-generale su tutte le milizie pedestri del ducato. Forte egli allora della sua nobile posizione si fece a supplicare il veneto Senato, che volesse accordargli assieme al padre di venire annoverato tra i nobili del patrio consiglio. Il Senato discussa la cosa nella radunanza dei 2 agosto 1422 deliberava in favore del Gallo e con ducale dei 4 dello stesso mese ordinava al podestà-capitano di Capodistria, il nobil'uomo Ser Donato de Porto a voler inscrivere i due Gallo nell'albo di quel nobile corpo, ciò che fu fatto sotto la data 20 dello stesso mese ed anno. Di lui le storie non ci ricordano molti fatti d'armi ; in ogni caso dobbiamo ritenerlo un guerriero di vaglia, di slancio e di non piccola destrezza nell' arte strategica, come lo dimostra la carriera che percorse, ed il fatto che ci narra 1' anonimo scrittore degli Annali di Forlì 2) con queste parole: "Anno „Domini MCCCGXXIV die prima Februarii. Gen-„tes Philippi Mariae Ducis Mediolani furtive cum „scalis et aedificiis arcem Imolae capiunt, et totum „dominium Civitatis et Comitatus Imolae sub po-„tentia Ducali ponunt. Et Ludovicum Alidosium „patrem antedictae Dominae Lucretiae vinctum Me-„diolanum ducunt: fautore Zannone de Istria Cattaneo peditum Ducalium,,. (L' anno del Signore 1424 il dì 1 Febbraio. Gli armati di Filippo Maria Duca di Milano mediante scale e macchine si impossessano di sorpresa del castello d' Imola e sottopongono alla Signoria ducale il dominio della città e della Contea d' Imola. E conducono seco prigione a Milano Lodovico Alidosio, padre dell' antedetta signora Lucrezia ; e ciò sotto la condotta di Zannone d'Istria, Capitano dell' armata pedestre du- 1) Tom. III, pag. 4, N. 272. 2) Muratori. Rerum Italìcarnm Scriptores. Tom. XXII, col. 212. cale). — La di lui carriera però non deve oltrepassare di molto il tempo della conquista d'Imola, giacche egli premoriva al padre finendo i suoi giorni se non prima certo durante la guerra che il duca di Milano guerreggiò lunghesso il Po contro la Veneta Repubblica, alleata coi Fiorentini. Il padre poi moriva nella città di Lodi o sul finire dell' anno 1427, o sull' incominciare del seguente. In Lodi scriveva la sua ultima volontà legando ogni suo avere, esistente entro il raggio della giurisdizione di Capodistria, a Chiara de Gallis, sua moglie. In conferma di questo breve cenno offro ai lettori due Documenti che mi guidarono per mettere alquanto in evidenza il nostro Zenone, Documenti registrati nel membranaceo Volume del civico Archivio di Capodistria dal titolo Raccolta di Ducali e Terminazioni. 3) Capodistria Aprile 1874. D. A. M. Credo opportuno di fare la traduzione dei Documenti. DOCUMENTO I. Tomaso Mocenigo per la grazia di Dio, Doge di Venezia ecc. Ai nobili e sapienti uomini signori, Donato de Porto, per suo ufficio podestà e capitano di Capodistria, e suoi successori fedeli diletti salute ed affetto di dilezione. Presentataci la supplichevole domanda da parte del fedel nostro Zanone di Capodistria, Capitano delle truppe pedestri dell'illustre signor Duca di Milano, perchè conosca il nostro buon volere, gli sia concesso e gli sia accordato pel suo onore e per 1' onore del suo casato, che il suo padre ed egli siano aggregati ed appartengano al numero dei nobili della città nostra di Capodistria, come egli fece supplicare umilmente il nostro dominio. E così vi proveda il podestà e capitano di Capodistria. Per il che vi scriviamo e vi comandiamo assieme ai detti nostri Consigli, che dobbiate osservare e far rispettare la detta grazia. Data nel nostro ducal palazzo il giorno 4 del mese di agosto, Indizione decimaquinta 1422. Ser Gregorio de Gallis qm. Ser Giovanni e Zanone de Gallis di Capodistria, suo figlio, furono ascritti al Consiglio di Capodistria e tra il numero dei nobili in esecuzione della sovrascritta lettera ducale, per ordine del suddetto signor podestà e capitano, il giorno 20 del mese di agosto 1422. DOCUMENTO II. Francesco Foscari per la grazia di Dio Doge di Venezia ecc. Al nobile e sapiente uomo Paolo Corner per suo ufficio podestà e Capitano di Capodistria, fedele, amato, salute ed affetto di dilezione. Vi significhiamo, che nei nostri Consigli nel minore dei Quaranta e nel maggiore fu votata li 28 agosto 1429 la grazia dell'infrascritto tenore, cioè: 3) N. 59 e 187 a carte 35 e 69 t.° Udita la devota supplica della nostra fedele Chiara, vedova di Gregorio de Gallis, cittadina di Capodistria e madre del fu Zanone di Capodistria, la quale mentre trovavasi col suo marito nel tempo della guerra, avuta ultimamente col duca di Milano, nella città di Lodi, ove il detto suo marito chiuse i suoi giorni, istituendo nel suo testamento ivi scritto la suddetta supplicante sua universale erede, e che essa a cagione della guerra non potè presentare al podestà e capitano di Capodistria, secondo le leggi statutarie entro lo spazio di mesi sei (a), si faccia a lei la grazia, che non ostante detto statuto o legge, votata nel Consiglio di Capodistria, sia dai nostri rettori di Capodistria amministrato diritto e giustizia alla detta supplicante ili riguardo al detto testamento, come essa ha supplicato, e così vi proveda il nostro podestà e capitano di Capodistria. Per lo che vi comandiamo, che dobbiate osservare e far osservare inviolabilmente la detta grazia, e quanto vi si contiene. Data nel nostro ducal palazzo il giorno 29 agosto, Indizione settima 1429. Al di fuori: Al nobile e sapiente uomo Paolo Corner, podestà e capitano in Capodistria. o) Statuta Justinopolis ecc. Venetiis 1668. Cap. L. De testamentis confìciendis. pag. 43. — Ommissis.... Si quis iiostrorum Concivium vtriusque sexus de cetero extra Ciuitatem Justinopolis, vel in Istria, vel in Foro Sulio, Venetijs, aut in to'a Marchia Tre-uisana suum vltiinum testamentum condiderit et decesserit, illud testamentum infra tres menses post illius testatoris de-cessum coram Dominio Justinopolis debeat praesentari, alio-quin valere non debeat; Et si quis testamentum fecerit vltra dictos confines illud testamentnm infra medium annum conduci debeat coram Dominio Justinopolis; Alioquin non valeret; Et Potestas deinde testamentum cum praesentabitur, teneatur denotar!, et examinare, si illud testamentum est idoneum, vel non. Statuto di Capodistria ecc. Venezia 1668. Capitolo Cinquantesimo. Del modo di fare i testamenti. pag. 43. Ommissis.... Se alcuno dei nostri concittadini d'ambedue i sessi avesse a fare d' ora innanzi il suo testamento fuori della città di Capodistria, o in Istria, o nel Friuli, in Venezia, od in tutta la Marca Trevigiana, e morisse, il detto testamento debba presentarsi entro lo spazio di mesi tre dopo la morte del testatore alla presenza del dominio di Capodistria, altrimenti perda ogni suo effetto; Che se poi alcuno facesse il suo testameuto al di là di questi confini, il detto testamento debba pres ntaisi entro mezz' anno al dominio di Capodistria, altrimenti non valerebbe ; Il podestà poi al presentarsi del testamento sia tenuto a registrarlo ed esaminarlo, se egli è valido o meno. PUBBLICAZIONI. MEJTTE E CUORE. Giornale-opuscolo mensile in 40 pagine e copertina. La puntata di aprile contiene: La Grammatica della lingua italiana, come si potrebbe insegnare nei Ginnasi (Prof. Cataneo). Dell' influenza della scuola Siciliana sullo svolgimento dell' italiana letteratura (Prof. Dr. Cega). Appunti storici sul canto (Direttore Luigi Ippavitz, Gorizia). Principii educativi dei Cinesi (Odoardo Weis). Epigrafi nel centinario di Domenico Rossetti. Notizie locali e varie.