ANNO XXIV. Capodistria, 16 Giugno 1890. N. 12 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono presso la Bedazioné. Ognuno a casa sma Gli altri artisti (Continuazione, vedi N. C del 1889 e seguenti) 34. Patrizio Francesco, l'insigne cliersiuo, nato nel 1529. Mentre più avanti torneremo a parlare di lui, qui accenniamo soltanto, che il K. lo riporta nel proprio dizionario in considerazione degli studi, che il Patrizjo ebbe a fare siili' antico canto corale ed in genere sulla musica, nonché sulla regolazione dei lìnmi, dei porti, delle, spiaggie, ecc. m 35. Farentirió TTmialo (PorScaiim), scultore, da Parenzo, il quale decorò, tra gli anni 1469-1478, la chiesa di Sun Michele di Marano, con altri artisti, tra cui i comprovinciali Lorenzo ed Antonio Del Vescovo da Kovigno. Zani afferma che questo Parentino era anche pittore senz' addurne però alcuna prova. Fonti. Moscioni. Guida di Venezia. Il pag. 394. — Zani. Enciclopedia Meth. — Nella Guida Pratica di Sylvius del 1881 a pag. 199, lodata la chiesa suddetta e le sculture, si accenna „a più architetti," senza fare il nome di verun artista. — A pag. 14 delle celebrate „Marine Istriane" le fonti riescono aumentate. 36. Da Pola Bartolomeo (Pulanin), ora non più istriano, perchè, come si lesse in questo giornale (1885 N. 22), appartenente ad altra provincia. Egli fu 1' iu-tarsiatore Bartolomeo de Polli, detto della Polla modenese. Le fonti, già citate dal K., erano : Lauzi. Storia delle Belle Arti. — De Boni. Biografia degli artisti. — Stancovich. Biografia degli uomini distinti dell'Istria. — Negler. Kiinstler - Lexicon. — Zani. Lecomte. Ve-nise pag. 110. 37. Da Pola Matteo (Pulanin), architetto, vivente in sul finire del 15.° secolo. Costruì nell'anno 1492, in compagnia di altro maestro, la bellissima chiesa della Madonna presso il villaggio di Cepicli nel già vescovato di Cittanova. Essa ha tre navate, è lunga 76 passi, larga 34. Vicino all' ingresso stanno segnati gli anni Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. 1460, 1492; nell'alto c'è la iscrizione: ,1492. Die X Novembris Opus Magistri Petri de Lubiana, et magistri Mathei de Pola." — Secondo il vescovo Tommasini fu edificata coli' erario comunale. L'imagine di Maria era altamente venerata. Fonte. L'Archeografo Triestino, T.. IV, pag. 283. y 38. „ Prem, triestino (1688) valente pittore, il „quale dipinse a guazzo la volta della cappella del monastero di S. Chiara, dell' ordine di S. Francesco di «Capodistria, come dice il Naldini. Di lui nuli' altra notizia ho potuto raccogliere." — Tanto si legge nel-l'originale dello Stancovich (adesso a pag. 437 della II edizione). Il I\. però, aggiunge del suo qualche variante circa l'origine. Ammette che 1' artista possa essere nato in Istria, ma vi unisce pure un „può darsi anche ,uel litorale croato." —• Tale dubbio lo martella per avere uu dì rinvenuto che il 16 dicembre 1707 moriva a Tersatto il frate Antonio Prem fiumano. K tuttavia confessa ingenuamente d'ignorare se tra i due vi fosse mai stato qualche legame di famiglia. Noi piuttosto siamo curiosi in oggi di sapere in quali condizioni si trovi il grandioso e bel dipinto sul soffitto della sconsacrata chiesa justinopolitana di San Francesco, attribuito al mentovato pittore; del cui lavoro fa menzione 1' Editore dello Stancovich a pag. 437. ') 39. Rccchini Teresa (Recin) pittrice, da Parenzo, vissuta alla fine del secolo passato. 40. Rizzato, pittore, nato a Capodistria intorno al 1800. Studiò all' Accademia delle Belle Arti di Venezia e riuscì distinto miniatore.. Sposò un' artista di canto, e inori in miseria nel 1850. Dr. E. N. ') Le cose stanno come descritte dall'editore su accennato; gli affreschi sono conservati bene, meno l'ultimo verso l'abside alquanto deteriorato; e sempre sussiste il vivo desiderio negli a-matori delle cose belle, di far trasportare quelle pitture, cosa facile ma costosa. Il nostro bravo Gianeli, se n'era occupato con a-more anni sono, ajutato da un bravo frate Francescano pittore, e ue progettava il trasporto nella chiesa di S. Anna di questi Minori Osservanti, ma non sappiamo par quali ostacoli hanno dovuto desistere. Un padre guardiano intelligente, energico che venisse a reggere il convento, e la cosa sarebbe bel e fatta. I denari non mancano mai ai nostri buoni Padri, e li spendono bene nell'adornare la loro chiesa. (La Redazione) Seminario o Collegio li Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) Adì 20 Sett.e 1677 in Capodistria nella Casa della solita habit.e dell'infr.o de Zorzi P.nti li sottoscritti Testi. Done personalmente constituito auanti mè Nod.o e sottoscritto Testi m.r Bortolo de Zorzi Pad.e del prefatto m.r Nicolò, al quale letto tutto il contenuto dell'Instr.o ant.o ha il rn.o laudato, et ratificato in tutte, cad.a sua parte, constitueudosi simul, et in solidum con esso suo figliuolo principal deb.e, così per li ducati cento da esso hauuti a liuello, come per il prò, che curerà sino all' effet.a francate ecc. P.nti P.ron Vittor de Ein et m.r Mattio Urban Testi. Adi Dom.ca 26 Sett.e 1677 al luoco et bora soliti per il N. Com. fu stridato in forma, P.nti Carlo de Carlo, e Lunardo de Carlo Testi. Ill.mo, et Beuerend.o Mons.r Vescouo Con Decreto dell' Ecc.mo Senato si uà erigendo la fabrica del Coll.o in q.ta Città con erudente seru-o della giouentù e del S. Dio, et essendo à proposito in qualche parte una Casa ruinosa, e cadente di rag.e del beneff.o goduto da mons.r Reuerend.o Ioseppo Giusti Vic.o Ius patronatus delli SS.i Vittori, solita ad affittarsi lire trenta sei all' anno, et al presente inhabitata e senza frutto del benef.o; Concorrono prontam.te tanto d.o mons.r Vic.o quanto detti SS.i Vittori a farne permuta con una liuell.a pensione di lire trenta sette soldi quattro annue essigibile, e ben fondata, che doueranno corrisponder Bartolo, e Nicolò de Zorzi detti della Eosa Pad.e, e figlinolo; si suplica per parte delle sud.i Vic.o e Vittori, e delli SS.i Sindico Tarsia, et deputati alla Fabrica sud.a del benigno Decreto e permissione di S. S. Ill.ma. affine che si possa sortire il fine bramato a gloria del S. Dio, et buona disciplina non solo della giouentù di q.ta città, ma della Prouincia tutta. Gratie. Die XVIII Septem.is 1677 Mons.r Ill.mo, et. Beuerend.mo Francesco Zeno Vescouo di Capo d'Istria ueduta e b. considerata la retroscritta supplica presentata li 16 corr.te dal S. D.r Tarsia Sindico à nome anco delli SS.i Deputati alla fabrica del Coll.o, et riflettendo all' utilità euidente del benef.o ius patronato delli SS.i Vittori ha interposto il suo pastora! Decreto, e dato facoltà a mons.r Vic.o Giusti come Possess.e del sud.o Benef.o che possa farne la permuta giusta l'instanze pred.e, sic. Franciscus Ep.s Iustin.s. Io. Ambrosius de Bellis Giulio Gauardo Nod. Canc.s Epi.lis Nel nome di Christo Amen, 1' anno della Sua Nat.tà mille seicento settanta sette, Ind.e decima quinta, g.o di Mercore, tre del Mese di 9.bre in Capodistria, nel Palazzo pretoreo, P.nti li SS. Nicolò Petronio, et Vi-cenzo Euffini test.i Alla presenza dell'Ill.mo, et Ec.mo S. Angelo Mo-rosini Pod.a, e Cap.o, dalla cui protet.e s'è ricauato, et spera ricauare benefici considerabili p. il Coll.o Doue il S. Petronio Petronio facendo per sè, he-redi, e successori suoi da q.to g.no in poi, et in p.tuo ha dato, cesso, et liberam.te uenduto al S. D.r Andrea Tarsia Sindico, et alli SS. Cau.e Olimpo Gauardo, Gou.r Ant .o Brutti, Cau.r Oratio Fini, Dr. Agostino Vida e Christoforo Sereni q.m Ottauio Deputati alla fabrica del Coll.o di q.ta Città e per nome del m.mo acquistanti, e riceuenti, una Casetta coperta de Coppi con horto contiguo alla m.ma, posta in q.ta Città nella Contrà di Porta Busterla, aggrauata di annuo liuello di lire tre al Decanato di q.ta Città e d' altre lire tre al Monast.o di S. Biasio, nel resto libera di qualsiasi grauezza ; Confinante da una parte con la Via pub.a, et dall' altre tre con le rag.i del d.o Coll.o saluis ecc. Estimata dà m.ro Christoforo Eellan (?), et dà m.ro Martin Striz (?) Murari, et periti eletti dall' infr.te parti ualere lire ottocento e tre, come per stima scritta di loro pugno, dà mè nodaro uista, et letta, e confermata con la loro conscienza, et q.ta per il sud.o prezzo di lire ottocento e tré; dalla qual suma si detrahe lire cento per francate del Cap.le delli sopracitati due liuelli, et il rimanente che sono lire settecento, e tre confessa esso S. Petronio essergli state contate et effettiuam.te esborsate dal S. Giou. Nicolò Granisi Cassiero del dinaro di ragione della fabbrica m.ma; Sichè stante il sud.o e-sborso, et obligat.e della francate delli sud.i liuelli assunte dalli sud.i SS. Sindico, e Deputati il sud.o S. Petronio si diciara tacito, contento e sodisfatto del prezzo sud.o promettendo la presente vend.ne mant.r. (carte 64) attenda-, et oss.r sotto p.p.a obligat.e de tutti e cad.ni suoi beni presenti, e uenturi, et giurorno in forma. Adi Dom.ca sett.bre mille seicento settanta sette, al luoco, et hora solita per il V. Cam. fu stridato in forma ecc. P.nti Ant.o Burlin, et Ant.o........ test.i. Et io Giulio Gauardo p. la Veneta Aut.à pub. Nod.o ho stipulato il p.nte, et in fede ---— —---* INDICE DELLE CARTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 2. (Continuazione vedi N.o 8, 9, 10 e 11) anno 1523 pag. 1409-1414 Capitano Nicolò Zorzi Processus contra Hieronimum Germonich de Cerniza et socios. Il detto in compagnia di altri trafugò due capi dal gregge che M. de Gravisi teneva in soccida presso un contadino della villa di Slum. anno 1522 pag. 1415-1428 Capitano Nicolò Zorzi Processus eriminalis contra ed adversus Mateum Liancich S. Quiritii E accusato di aver tolto di nascosto a tale che vendeva ferramenta nella fiera di San Giovanni sotto il Castello di Pinguente tre falci da fieno e una scure. anno 1522 pag. 1429-1434 Capitano Nicolò Zorzi Processus eriminalis contra Simonem Suicich de petelino (?) È accusato di aver rubato un cavallo. (Proc. non esped.) anno 1523 pag. 1435-1446 Capitano Nicolò Zorzi Processus eriminalis contra Petrum Boemum fabrurn salmitrii rotii habitatorem et Vincentium fabrum dicti loci habitatorem. Investigazione circa il fatto che sudditi di Lupoglao e d'altri luoghi imperiali asportavano di nascosto certa terra che trovavano nelle caverne (foibe) del territorio di Bergodez (villa sottoposta allo stato veneto) per cavare il salnitro e farne polvere da cannone, che era severamente vietato dai capitani di Easpo. anno 1523 pag. 1447-1454 Capitano Nicolò Zorzi Processus criminalis contra et adversus presbiterum Petrum Ile-voglia plebanum Dragutii et Mateum q. Perez (?) de Verch Don Pietro è privato del benefìcio della pieve di Draguch e gli è vietato di averne un altro entro i confini del capitanato perchè giunto a tre ore di notte dinanzi alle porte di Draguch e trovatele chiuse, chiese ai custodi di aprire. Essi si rifiutarono di farlo senza il consenso del loro superiore e intanto egli nascostamente si fece aprire e entrò. Redarguito la mattina seguente dalle guardie, Don Pietro inveì contro di esse con parole ingiuriose. anno 1523 pag. 1455-1460 Capitano Nicolò Zorzi Processus criminalis contra lucani filium Grismani Criviz dragutii È accusato di stupro. (Proc. non esped.) anno 1523 pag. 1461-1468 Capitano Nicolò Zorzi Processus criminalis contra Marcliionem furlanum habitatorem Valmorase Il detto è punito perchè in compagnia di altri, armati e fìngendosi ufficiali del Capitanato, si facevano dare dalla gente alla fiera di Valmorasa cibarie e vino. anno 1523 pag. 1469-1480 Capitano Nicolò Zorzi Processus criminalis contra Andream Butorich villicum de Ter- stenicho Il Butorich, morlacco, uccise in rissa uno stipendiano dei cavaleggeri di Raspo. Bando dal capitanato e per 15 miglia ancora oltre il confine ; e pena capitale se capitasse nelle forze dello Stato. anno 1523 pag. 1481-1486 Capitano Nicolò Zorzi Processus criminalis contra Radich famulum Zulini Ferletich Il Radich, morlacco, è accusato di aver sottratto un castrato dal gregge di un suo vicino. (Proc. non esped.) anni 1521, 1522 e 1523 pag. 1487-1530 Capitanio Nicolò Zorzi Damnorum datorum liber primus Denuncie di danni dati ai campi presentate dai saltari o dai danneggiati e punizione dei danneggiatori. anni 1521, 1522 e 1523 pag. 1531-1594 Capitano Nicolò Zorzi Denuntiarum liber primus Denuncie di semplici contravvenzioni presentate dal cavaliere, | dal vice-cavaliere e talune dai privati. anno 1522 e 1523 pag. 1595-1608 Capitano Nicolò Zorzi Processus contra Elenam uxorem Luciani Rotii E accusata di aver tagliato legna nel bosco di S. Clemente, territorio di Colmo. Le parti si accordano. ') anno 1523 pag. 1609-1636 Capitano Nicolò Zorzi Denuntiarum liber secundus. Damnornm datorum. Denuncie di lievi contravvenzioni e di danni dati ai campi presentate da privati, dai saltari o dal cavaliere. — Privazione dell'ufficio e pene pecuniarie ai camerari di Isola e di Parenzo perchè contraffacenti alla parte presa in „Consilio Rogatorum" della Signoria veneta del 3 di novembre 1520. 1) Noi processo sono riportati atti di confinazione dei capitani di Raspo predecessori fra Colmo e Lupoglao, fra Colmo e Rozzo. anni 1521, 1522 e 1523 pag. 1637-1844 Capitano Nicolò Zorzi Criminalium liber primus, secundus, tertius. Registro di reati (delliti, contravvenzioni e crimini) commessi entro i confini del capitanato sotto il governo del capitano Nicolò Zorzi. anni 1521, 1522 e 1523 pag. 1845-1914 Capitano Nicolò Zorzi Sententie criminales Circa centoquaranta sentenze — il processo rispettivo trovasi svolto nei „Criminalium" su indicati — pronunciate dal capitano Nicolò Zorzi. anni 1521, 1522 e 1523 pag. 1915-1924 Capitano Nicolò Zorzi Registro di appellazioni presentate nell' ufficio del capitano contro sentenze pronunciate dal podestà di Montona, delle quali il detto capitano si chiama auditor, e citazione delle parti nel-1' ufficio stesso. anno 1521 (?) pag. 1925-1952 Capitano Nicolò Zorzi Alcuni atti di un processo civile con rispettiva sentenza pronunciata dal podestà di Montona Gerolamo Paruta li 13 di gennaio 1520 approvata in appello dal capitano di Raspo Nicolò Zorzi. anno 1522 pag. 1953-1981 Capitano Nicolò Zorzi Altro frammento di processo civile e rispettiva sentenza del podestà di Montona cassata in appello dal capitano di Raspo Nicolò Zorzi. G. V. — Portole --------- XDuLe feste istriane L'Istria si apparecchia a festeggiare degnamente due fausti avvenimenti: il ritorno dei Corpi Santi da Genova a Parenzo, e il centenario a Pi-rano dell' illustre Tartini. Cominciamo dal primo. Che la restituzione delle reliquie dei. Santi Mauro ed Eleuterio, padroni della città e diocesi di Parenzo, sia un avvenimento lieto, così dal lato religioso come civile, nessuno vorrà dubitare: concordi adunque devono essere gli animi tutti. Pure è doloroso lo scorgere in un fatto così semplice e bello la divisione, e un principio di chiacchere e pettegolezzi, lasciatemelo dire, da paesi piccoli, col relativo crescit eundo. Lo scrivente ha il vantaggio di vedere e udire le cose da lontano e un po' dall' alto, e di poter quindi giudicare sin e ira et sine partimi studio. E prima di tutto depuriamo un po' la questione. Sta il fatto che la famiglia Doria restituisce i corpi santi alla città nou alla chiesa di Parenzo. E ciò è corretto ; Paganino Doria gli ha tolti dall' antica sede come buona preda di guerra, secondo le idee dei tempi, ad una città, ad uno stato vinto, gli restituisce quindi alla città, non alla chiesa. Se fosse stata una guerra di religione, come tra cattolici e protestanti, allora sarebbe un' altra cosa. Importa moltissimo che il municipio di Parenzo faccia valere il suo diritto, dirò così di alto dominio, e consegni quindi i Corpi Santi in custodia alla chiesa: tanto più, trattandosi, non si sa mai, di edifizio dichiarato monumento dello Stato. Quanti oggetti d'arte nelle nostre chiese non pigliarono già il volo per paesi lontani ! Ma d' altra parte non occorre fare d' ogni mosca cavallo ; e non dovrebbe essere difficile intendersi con un po' di buona valontà. Anche 1' affare del pezsuolo di carta non vuol essere poi tanto gonfiato ; la forma non sarà stata la più corretta ; ma la Reverendissima Curia può eesere scusata, se nella fretta dell' annunziare la buona novella non ha abbadato tanto alle forme ; la lettera uccide, lo spirito vivifica, riconosciamo adunque l'intenzione che certo fu buona. Così, con tutta l'Istria, io sono pronto a riconoscere i meriti del canonico Pesante, e lo ringrazio di cuore per quanto ha fatto. Ma non dia, per amor del cielo, diritto a nessuno di sospettare che egli piglia ogni parola in punta di forchetta, e sostituisca il suo signor me in questione d'alto interesse religioso e civile, perdendo così presso Dio e gli uomini quel inerito che è tutto suo, e che da tutti si desidera gli sia conservato intero. Guai poi a lasciar passare la questione nel dominio del giornalismo così detto cattolico. Allora non la si finirebbe più; e potrebbe sottentrare la picca di sagrestia, così come si fa tra cherichetti che si disputano 1' onore di portare il toribolo in processione. Appunto, ho avuto il bene di conoscere il Pesante nei primordi della sua carriera, e allora lo giudicai un caro e modesto ragazzo: piacerai immaginarlo umile, buono e alla mano anche nella magnifica semplicità della cappamagna. Non è poi vero che la stampa civile non abbia accolto con piacere la buona novella : per V Istria non facciamo questioni di prima e di dopo: anche rammento di aver letto nel Giovine Pensiero di Pola un buon articolo in proposito, nel quale era riportata 1'apigrafe incisa a Genova sull'urna dei santi. Pace, pace adunque, o anime buone; e non si dica mai che i santi portarono guerra nella povera Istria, che di sopraccapi ne ha già più del bisogno. La stampa civile al momento opportuno non tacerà poi, ne son certo, per la ragione che qui mi affretto ad esporre. Mauro ed Eleuterio sono nomi greci, accennando ad intimi rapporti tra l'Istria e l'Oriente: la religione e la nuova civiltà vennero a noi eia Roma e dalla Grecia: i nostri primi apostoli ci predicarono in latino, non abbiamo avuto noi bisogno di alfabetti slavi, i nostri missionari non si chiamano Cirillo e Metodio. E appunto oggi che gli Slavi si agitano in nome della Santa Russia, e vorrebbero sostituire la liturgia slava alla latina come già hanno cominciato a fare, occorre che noi tutti concordi, preti e secolari, serriamo le file, e non ci lasciamo sfuggire 1' occasione di affermarci un' altra volta italiani. È questo il carattere della solennità, carattere importante che non deve sfuggire a nessuno.» Occasione troppo futile, diranno gli ultra; argomenti deboli e ragioni tirate pei capelli. Nossignori, rispondo, dice bene il proverbio: chi è portato via dalla piena si attacca ad ogni spino. E non occorre dire che per me, e per moltissimi, il sentimento religioso non è niente affatto uno spino, ma un albero forte e con salde radici attaccato alla riva. Tutti, anche i non credenti, rammentino poi che i Corpi dei Santi vengono, da una famiglia e da una città italiana, restituiti ad una città italiana. Ed a me pare già di sentire le grosse risa e il baccano degli avversari. — Gl'Italiani, ladroni di corpi santi, restituiscono le ossa dei santi, perchè di santi non sanno che cosa fare. — Facile rispondere preventivamente che le guerre si conducevano così nel Medio Evo, e che lo stesso uso di rapire alle città conquistate i corpi santi, dimostra in fondo rispetto e venerazione ai Santi stessi che si consideravano quindi come la miglior preda di guerra, e ai quali si continuava a prestar culto nella città vincitrice. Non così fecero i primi Slavi nell'Istria: informino i ruderi della basilica distrutta a Muggia vecchia, e tante altre toilette dannose nella casa di Dio. Se in mano dei Narentani e dei pirati slavi fossero cadute le ossa dei santi Mauro ed Eleuterio, giuoco tutte dieci le dita, che le ossa sarebbero rimaste al loro posto; ma che, viceversa, le urne d'argento e le pietre preziose avrebbero viaggiato in paesi lontani. Ciò sia detto senza recare ingiuria alla presente civiltà slava dove fiorisce; ma la storia è storia, e non si può, viva Iddio, cancellare. Ben vengano adunque nell' Istria le ossa dei santi Mauro ed Eleuterio. Certo i nostri poeti si faranno vivi al momento opportuno : avessi tempo, un inno risonante dal fondo del cuore lo vorrei sciogliere anche io. E tali dovrebbero essere i concetti: tali i sentimenti a un dipresso che proveranno tutti gl' Istriani. — 0 nave, ti si spianino dinanzi i flutti, ed il Favonio, spirante dai bassi lidi d'Esperia, gonfi le tue vele al tuo primo ingresso nell'Adria. — Come le colombe spiccarono il volo dall'urna dei martiri, e vennero a poggiarsi sui gonfaloni spiegati a Legnano, così gli angeli della pace aleg- gino intorno alle tue antenne, e scendano quindi sull' urna dei santi. — — Pace, pace o fratelli: Genova non possiede più trofei di guerre, non più ricordi di maledette discordie. Le catene del porto pisano furono restituite da Genova a Pisa nel primo risveglio del sentimento nazionale ; oggi, tardo ma efficace pegno di concordia, le reliquie dei santi vengono dal paese degli ulivi a questo ultimo lembo di terra italiana flagellata dall' onde, ma con le cime delle Prealpi, incoronate pure d' olivi. — Euro incatena i venti che fremono nelle caverne sopra al Carnaro; non nubi, non procelle: il zeffiro increspa leggermente le acque; il cielo si tinge d' orientale zaffiro. — Il popolo festante già accorre alla riva; è sempre lo stesso popolo, concorde nella fede di Cristo, nella carità della patria. — Riposate in pace nell' antica sede, o venerate reliquie. — Date, o Istriani, incensi, date fiori ai padri antichi. — 0 buoni padri dalla Grecia veniste messaggieri di Roma santa; la città della Madonna a noi vi restituisce. — Riposate in pace nella basilica d'Eufrasio, sotto gli splendori d'oro della volta antica, sacra alla Madre di Dio; le vostre immagini sono sempre lì in alto tra gli angeli dal nimbo d' oro, dal manto azzurrino. — Da cinque secoli vi aspettano; oggi hanno sguardi più vivi, pare accennino a voi, al popolo fedele, al venerato pastore; ed al pio sacerdote. — Un raggio di sole indora il mosaico, gli azzurrini manti degli angeli si agitano; gli spiriti magni impugnano la tromba. — Sonate, sonate l'inno del trionfo, della pace infinita nei secoli dell'avvenire. modo che alle belle parole rispondano i fatti. Tutti sanno che all' illustre istriano fu già eretta una statua in Prato della Valle, ora Piazza Vittorio Emanuele; ma non tutti rammentano l'epigrafe che sotto vi è incisa. Gioverà quindi riferirla; ed io la trascrivo qui da un mio vecchio libro d'appunti di viaggi. ios: TARTINI PIRANENSI IN BASILICA DIVI ANTONI FIDIUM PROFESSORI EXIMIO SCRIPTIS ET ALUMNIS CLARISSIMO PERENNE MONUMENTUM GLORIAE AERE CONFLATO BONAE ARTIS AMATORES a. 1806 -—--— Anche il contenario del Tartini sarà celebrato in modo degno a Pirano coi concorso, si spera, di tutta l'Istria. Sarà una festa eminentemente civile ed italiana; che sul cognome del Tartini gli Slavi non hanno avuto finora il coraggio di metterci il solito segno. Se di queste commemorazioni si è qualche volta abusato ; se la moltitudine delle statue erette ha potuto dar luogo alla caricatura, ciò nulla toglie all' opportunità della festa e del monumento quando il defunto ha veramente ben meritato della nazione. Tale è il caso del Tartini, che onora non solo l'Istria ma tutta Italia. Rammentino adunque gì' Istriani, che 1' aspettativa è grande e facciano in Progetto di banca cooperativa provinciale Abbiamo letto col più vivo interesse il progetto di statuto per l'erezione di una banca cooperativa provinciale con la sede in Rovigno. I nostri lettori — se pur se ne ricordano — sanno che su questo periodico abbiamo scritto parecchio per diffondere l'idea altrettanto semplice, quanto proficua del mutuo credito ; in qualche città come qui a Capodistria, si è tentato di passare dalle idee ai fatti, ma senza riuscita, avvegnaché il terreno non fosse sufficientemente apparecchiato, e forse i promotori si lasciarono scoraggiare dalle prime inevitabili difficoltà. Crederessimo dunque tempo perduto, ritornare a predicare la bontà, la necessità dell'istituto di previdenza che si progetta; oramai tutti ne dovrebbero essere persuasi. Ciò che importa invece è di esaminare il progetto stesso, che ci sta dinanzi ; ed esaminatolo, per quanto noi si possa giudicare, sulle condizioni di cose nostre di conlronto agli istituti delle banche popolari italiane, non vi abbiamo trovato di fare correzioni di qualche conto, lo statuto ci parve buono. Piuttosto noi solleveremo un' altra questione ; considerato che se non oggi domani, dovranno pure essere organizzate nella nostra provincia le istituzioni di credito popolare, è questo il modo di riuscire?— E qui diciamo il vero, insorge dinanzi a noi qualche dubbio che riteniamo opportuno presentare al pubblico. Che una banca mutua possa fondarsi e prosperare a Rovigno noi lo crediamo ; sono istituzioni che, ben dirette, possono vivere nei più piccoli centri di operosità, ma dubitiamo che col mezzo delle succursali e semplici agenzie i benefici della banca si possano diffondere nei varii luoghi della provincia. E il nostro dubbio nasce dal riflesso che la vita di queste piccole banche mutue sta tutta concentrata nella mutualità, quindi nella piena intiera illimitata fiducia dei soci, che si devono perciò conoscere l'un l'altro. La banca mutua popolare è il secondo gradino dopo la società di mutuo soccorso per malattia, nelle istituzioni di previsione; ed è uua delle condizioni necessarie di prosperamento, la piena conoscenza dei soci. Non sappiamo vedere con quanta facilità si potrà raggiungere questo scopo, a mezzo delle succursali nei varii luoghi, Capodistria, Pirano, Parenzo ecc. La spett. camera di commercio ha fatto opera lodevole col promuovere la organizzazione della provida istituzione, e speriamo saprà proseguire con perseveranza e avvedutezza fino a raggiungere lo scopo ; che se in Rovigno si fondasse la banca per quella città, non dubitiamo le altre città ben presto ne seguirebbero l'esempio. Avremo occasione di ritornare su questo argomento di prima importanza. ---------- ITotizie Programma della III adunanza generale della Società Pro Patria che verrà tenuta a Trento il giorno 29 giugno 1890 Ore 9 ant. Inscrizione nella Palestra ginnastica dei Rappresentanti di Gruppi locali e verificazione delle procure. Ore 10 ant. Ricevimento al Municipio di Trento dei Rappresentanti dei Gruppi e degli invitati. Ore 11 ant. Adunanza generale nella Sala della Palestra Ginnastica col seguente: Ordine del giorno. 1. Apertura della seduta da parte del Vice Presidente. 2. Relazioni e Resoconti della Direzione centrale, della Direzione di Sezione di Trieste e dei Consigli di sorveglianza. 3. Riconferma del voto per la creazione di una Università italiana in Trieste. 4. Sede della prossima adunanza generale. 5. Nomina della Direzione centrale, dei consigli di sorveglianza e del Collegio degli arbitri. 6. Eventuali proposte. Dalla direzione centrale Rovereto 10 giugno 1890 Il Vice Presidente Il Segretario Dr. Antonio Attilio Cofler Dr. Augusto Sartorelli La sera del Sabato 7 corr. si riunì il comitato elettorale Pro Patria a Trieste e deliberò di proporre per la Direzione centrale i seguenti candidati : ì residente: Dottor Attilio Cofler. Direttori: Avv. Guido d'Angeli, avv. Giulio Ba-seggio (Pola), Giuseppe Caprin, prof. Alfonso Costa, avv. Edoardo Gasser, cav. dottor Attilio Hortis, Vitale Laudi, avv. Ermanno Lovisoni di Gorizia, Leopoldo Mauroner, Riccardo Pitteri, Francesco Timens, avv. Silvestro Venier (Buje).. Mancano aucora i nomi di otto direttori che verranno proposti dal comitato trentino, il quale si unirà al nostro comitato" elettorale. Alla vicepresidenza, rispettivamente alla Presidenza della sezione trentina, fu proposto il barone Valerio Malfatti, podestà di Roveredo. Per la carica di arbitri furono proposti i signori: Barone Sesto Codelli di Gorizia, avv. Francesco Con-stantini di Pisino e avv. Girolamo Vidacovich (Trieste). A far parte del comitato di sorveglianza furono proposti i signori: Giorgio A. B. Benussi avv. Edoardo Janovitz, avv. Ettore Ricchetti. Pubblichiamo la seguente lettera diretta ai soci della nostra società politica, ed applaudiamo alla patriotica iniziativa, esortando i consoci a intervenire al convegno, trattandosi di questione di suprema importanza: Pola, Giugno 1890 Onorevole Consocio, per circostanze indipendenti dalla volontà degli egregi patrioti cui è affidata la direzione della nostra Società politica istriana, quest'anno non è stato ancor convocato il Congresso, che per determinazione sociale avrebbe dovuto aver luogo nel mese di maggio. Urge peraltro che il Congresso si tenga, chè in esso devonsi discutere questioni vitali per la nostra Società, rinnovare le cariche sociali ; ma appunto perchè vitali, importanti sono le questioni su cui si dovrà deliberare, egli è necessario che vi precedano una seria preparazione, uno studio delle nostre condizioni: è necessario che l'un l'altro c'intendiamo sull'indirizzo della nostra Società, che deve rappresentare l'Istria italiana, è necessario che si costituisca un comitato elettorale. Per raggiungere questo scopo, seguendo il consiglio e l'eccitamento di alcuni nostri egregi comprovinciali, forte già dell'adesione di molti, nella sicurezza di attuare il pensiero di tutti, io mi sono risolto d'invitare i soci della Società politica istriana ad una conferenza da tenersi a Trieste, vero ed unico centro dei nostri interessi materiali e politici. Facendo pertanto appello al suo patriotismo, io mi permetto d'invitarLa alla conferenza, che avrà luogo a Trieste addi 22 Giugno 1890 ore 4 poni, nella Sala del Gabinetto di Minerva, gentilmente concessa, (Via del pesce N. 4, I p). Con ogni osservanza Avv. G. Baseggio A tutto 8 giugno con l'ultima lista, la XXI, la somma raccolta per il monumento a Dante in Trento, ascendeva a lire 73 mila e fiorini 18357! La Rappresentanza di Buje, convocata a seduta esclusivamente per render plauso alla nobile idea di erigere in Trento un monumento al sommo Alighieri e per votare il contributo del Comune di Buje alla nobile impresa, ha deliberato per acclamazione: „La rappresentanza comunale di Buje, ritenendo doveroso di affermare solennemente la propria solidarietà in ogni manifestazione di nazionale interesse, interpretando il voto unanime della popolazione, applaude con entusiasmo alla patriotica idea d'innalzare in Trento un monumento a Dante Alighieri, illustrazione e gloria di tutta la nazione italiana, ed offre all' uopo il suo contributo con fiorini 50." Oltre di ciò, allo stesso scopo vennero raccolte nel patriotico paese oblazioni volontarie che raggiunsero la somma di Lire italiane 205 che, in unione ai fiorini 50 votati dal Comune, vennero spedite alla presidenza del Comitato per 1' erezione del monumento. Il Consiglio scolastico distrettuale di Pisino, ha diretto alla Direzione di quel giardino infantile del Pro Patria un decreto di lode. Notiamo che il deliberato è stato preso a voti unanimi dal Consiglio scolastico suddetto. Ciò torna a sommo onore dell' istituzione civile e benefica ed è un attestato molto lusinghiero per la solerte Direzione del giardino Pro Patria e particolarmente per la gentile signorina Perdich, direttrice dello stesso. Noi facciamo 1' augurio per le altre creazioni dell'umanitaria associazione del Pro Patria riescano di tanta utilità e di così generale soddisfazione come il giardino infantile della simpatica e tanto disgraziata città di Pisino. Domenica 22 corr. alle ore 12 merid. verrà tenuto nella sala maggiore della Società di Minerva in Trieste, il congresso generale ordinario col seguente ordine di trattazione: 1. Lettura del processo verbale dell'ultimo congresso. 2. Resoconto dell'annata LXXX. 3. Presentazione ed approvazione del resoconto finanziario delle società e di quello dell'amministrazione del-V Archeografo Triestino a tutto maggio 1889. 4. Elezione di tre direttori in sostituzione ai signori Boccardi Dr. Alberto, Hortis Dr. Attilio, Tanzi cav. Albrto a norma dello Statuto in vignore. 5. Elezione di due revisori del bilancio per l'anno venturo. L'autunno ci prepara una festa serena dell'arte, la prima esposizione di belle arti del Circolo artistico di Trieste. _____ Giovedì sera, 12 p. d. l'on. ingegnere Righetti tenne in una sala del palazzo di Borsa in Trieste, una interessante conferenza, promossa dalla Società d'igiene sui provvedimenti per l'allontanamento delle materie lorde della città di Trieste; e propose tra altro l'introduzione del sistema pneumatico per 1' espurgo delle fogne, in attesa del progettato sistema di sciaquamento. Le proposte furono passate per l'esame alle società d'igiene, medica e d'ingegneri e architetti. La questione, se interessa in primo grado la città di Trieste, interessa assai per diverse ragioni anche noi, intendiamo dire la nostra agricoltura specialmente dei territori di Pirano, Isola e Capodistria; Capodistria ha potuto dare largo sviluppo alle colture intensive mercè la massa considerevole di concimi trasportati con facilità dalla vicina Trieste ; nè il municipio di Trieste nè qui da noi, si è mai pensato ad esempio di altri centri popolosi e territori limitrofi, di studiare la questione anche in relazione all' agricoltura, con lo scopo di procurare il comune interesse. Vi sono grandi città che ricavano un bel utile dalle materie lorde, Trieste invece spende una somma non indifferente per la spazzatura. La questione, ripetiamo, merita di essere studiata anche dal lato agricolo industriale, e da noi quindi, d'accordo con la città di Trieste. ^-------- Appunti bibliografici La scoperta d'America e Cristoforo Colombo nella letteratura moderna. Studi storici geografici di Eugenio Gelcich, Direttore dell'I. II. Scuola nautica in Lussinpiccolo. In occasione del quarto centenario della scoperta d'America. Tipografìa Paternolli 1890 (un volume in ottavo di pag. 151). Mentre l'Italia, anzi tutta l'Europa e l'America civile si dispongono a celebrare il quarto centenario della scoperta d'America, auche l'Istria si affretta ad offrire un tributo d' onore all' immortale italiano. Questo libro di fatti è composto dal signor Gelcich, direttore della scuola nautica di Lussinpiccolo, ed esce coi tipi di Paternolli a Gorizia. E poiché l'umile nostro periodico passa sovente il confine al ludri, e senza pretese vuole attirare uno sguardo dei fratelli, non Sarà inutile rammentare a qualche geografo della forza del Fanfulla che Lussino è una delle tre isole del Quarnero, e che Lussinpiccolo cittadella e porto dell' isola Lussin è meritamente celebre pe' suoi arditi capitani, e per i molti velieri che percorrono i mari. ISlel 1859 vi entrò la flotta francese, e vi si ancorò aspettando il momento opportuno per muovere contro Venezia, ciò che non avvenne, come è troppo noto, per l'armistizio e la pace di Villafranca. È insomma uno dei punti più importanti dell' Adriatico superiore ; ed ecco il perchè di una scuola nautica diretta dal Gelcich. Il quale non è nome nuovo ai cultori delle scienze nautiche, se ha già stampato varie opere accreditate in Germania, e tra queste un Corso di astronomia nautica per gli officiali di marina (Ge-rold Vienna, terza edizione) ed in italiano un — Corso di astronomia nautica ad uso delle scuole — in lingua italiana (Vienna). L'autore adunque tratta di Colombo con piena conoscenza di causa, e dice la sua autorevole parola in questioni tuttora vivissime. Dalle poche righe di prefazione il lettore, se anche nuovo in materia, comprende subito di che si tratta. Il nostro secolo fu chiamato da molti il secolo dei lumi; meglio potrebbe intitolarsi (uon nego i lumi) il secolo della critica. Si sono perciò vedute delle strane riabilitazioni: Lucrezia Borgia, Giuda ecc. ecc., ed auche di molte demolizioni. Sul monumento di Cristoforo Colombo si avventarono pure coi loro martelli e picconi gl'ipercritici. A sentirli il Colombo fu un avventuriere senza ombra di coltura, un vigliacco, un mentitore. Le scoperte anticolombiane si gonfiarono poi in modo da togliere ogni merito al Genovese. Queste ardite negazioni, non senza qualche apparenza di vero, giovarono poi moltissimo per depurare la verità, e diedero occasione a moltissime opere apologetiche di primo ordine ; e in ciò il vantaggio anche della critica avventata. Nel capitolo I — I precursori di Colombo — 1' autore tocca delle prime scoperte fatte nel decimo secolo dagli Islandesi, nella Groenlandia (terraverde), quindi discorre delle antiche Sage islandesi e del piano delle delizie dei pagani convertito dagl'islandesi cristiani, prima nel paradiso terrestre, più tardi nel paradiso celeste; e della leggenda del fiume che scorreva da oriente verso occidente, dove una figura umana interdiva di varcare. Un simile viaggio intraprese più tardi San Bernardino, l'eroe della celebre leggenda omonima. E qui sarebbe stato opportuno un cenno alle fantasie dantesche dell'isola atlantica del Purgatorio e del paradiso terrestre, di Catone, dell' angelo portinaio ecc. ecc., tanto è vero che Dante fu anche in ciò uomo del suo tempo, e che nella Divina Commedia c' è tutto lo scibile del Medio Evo. Il Gelcich dà il giusto valore a tutte queste leggende, e dimostra inverosimile il viaggiare senza bussola allora in un mare vasto ed irto di pericoli, quasi si potesse prendere un biglietto di andata e ritorno sui pacchetti postali. Lo stesso dicasi di altre navigazioni e scoperte d'Islandesi e di Nordici viaggianti al Sud verso le coste della Spagna ; e d'isole e città immaginarie segnate nel-1' Atlantico sulle carte geografiche. — Non deve sorprendere, conchiude V autore, se i geografi tentarono in qualche maniera di riempire il vano che rimaneva sulle carte in occidente d'Europa, e che offendeva in certa guisa il loro senso estetico. Con la stessa vigorosa dimostrazione nega poi il Gelcich le anteriori scoperte dei Vivaldi da Genova, degli Israeliti, dei Fenici e di Martino Pinzo». Nel capitolo II importanti cose dice l'autore sulla scienza nautica ai tempi delle grandi scoperte, sulle regole di navigazione geodetica e sulla astronomia nautica; e conchiude: "Quando Colombo giunse al punto di effettuare i suoi disegni, l'arte nautica era ancor nell'infanzia, gli strumenti nautici non potevano aspirare ad un grado elevato di esattezza ; quindi errori grossolani delle carte e nei calcoli di navigazione. „ Ma era poi un ignorante il Colombo, come vogliono far credere gl'ipercritici? Di ciò tratta 1' autore assai bene nel capitolo terzo per venire alla conclusione — Se Colombo non fu un genio di scienza, e se gli mancava una certa coltura in altri rami dello scibile, in materia nautica stava però all'altezza de'suoi tempi e non era per certo inferiore a nessuno de' suoi contemporanei. Ma qui si affacciano le più ardue questioni. Colombo nella letteratura moderna (capitolo quarto). Che cosa ha creduto egli d' aver scoperto ? Quali le sue idee ? Egli visse e morì nella ferma idea d' aver trovato la via transatlantica per le Indie ; e particolarmente fu scopo de' suoi ultimi viaggi la scoperta di un canale, il quale conducesse al paese del Gran Can. Ma giunto nel terzo viaggio alle foci dell' Orenoco, per ispiegare la forza del suo corso si confermò nell' ipotesi di una terra non più sferica, ma della forma di una pera. Ma poi pare si ricredesse, e Las Casas col diario del Colombo alla mano scrive: "Egli ha creduto di trovarsi sulle rive di un nuovo continente grandissimo, di un continente cioè del quale sino allora nulla si era saputo., A ragione adunque il grande Gothe scrisse: "Cristoforo Colombo ci offre un raro esempio della facilità con cui i posteri sono sempre pronti a spogliare i loro maggiori degli onori che si sono acquistati. „ Il capitolo V Punti critici della storia di Cristoforo Colombo ci dà una completa recensione di quanto fu scritto sul Colombo, dalle — Historie di Fernando Colombo suo figlio — (Venezia 1571) fino al — Cristoforo Colombo del Peregallo — comparso l'anno scorso a Genova, e che taglia come si dice la testa al toro e scioglie l'intricata questione. E davvero sull' autenticità della storia del Colombo tanto fu detto prò e contro da diversi autori. da far perdere la testa e la pazienza ai più freddi studiosi. Se anche il Gelcich non trova sempre il bandolo all' intricata matassa, pure mette il lettore sulla buona via, e gì' indica i necessari studi ; senza dire che i suoi calcoli per identificare il luogo del primo approdo di Colombo (Guauahani S. Salvador) con una delle due isole Marignana o Samana certo daranno materia di studio agli intelligenti di cose marineresche. Il libro del signor Gelcich finalmente è scritto in buona lingua, e con disinvoltura di stile ammirabile, quasi direi, in chi ha 1' abitudine di scrivere libri in lingua tedesca. Solo raccomando al proto, nel caso di una seconda edizione, di non accentare sempre fu e re: dia perciò una ripassatina alla grammatica — regola sull'accentare i monosillabi. L'Istria è grata al Gelcich, per 1' opera del quale avrà voce in capitolo, e farà ottima figura in occasione del quarto centenario di Cristoforo Colombo. Una prova di più che la coltura in Istria fu, è, e sarà sempre italiana. P. T.