ANNO XVIII. Capodistria, 1 Maggio 1884. N. 9. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 1G d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. La pesca lungo la nostra costa Nou è soverchio manifestare anche su queste colonne, dove tante volte fu scritto intorno alla pesca, l'opinione della grandissima maggioranza della popolazione istriana, in merito alle questioni che si stanno discutendo nel congresso internazionale di Gorizia. Ripeteremo cose dette su tutti i giornali del Litorale, ma non si domandano da noi oggi nuovi consigli e notizie, già raccolti a sufficienza da competeutissiuai incaricati ; si domandano i voti, e noi daremo il nostro. Gli attriti, che da tempi assai lontani si sono ripetuti in varie ogfiasiaui tra i pescatori d' .questa costa e' i Chioggiotti, ebbero origine nelle gelosie di mestiere, e come suole sempre accadere, provocatori furono i meuo destri nella lotta di concorrenza, e in questo caso, — bisogna confessarlo, •— i nostri pescatori. — Ciò si spiega facilmente, quando si pensa che i Chioggiotti abitatori di lagune, devono combattere sul mare la lotta per 1' esistenza: mentre su questa costa la popolazione è iu grau parte dedita all' agricoltura e soltanto una piccola parte esercita la pesea e si aiuta anche con altre arti. Sulle lontane coste della Dalmazia, alla gelosia di mestiere, si aggiunsero le ire nazionali ; impossibili qui dove la popolazione è tutta di purissimo sangue italiano. La scienza ha sciolto il problema sul danno delia pesca per la propagazione del pesce, nelle varie profondità del mare : ed è noto che la combattuta cocchia non è possibile gettarla altro che a grandi profondità, dove, sia pure vicino alla costa, il pesce non depone le uova, nè fa le sue prime prove il novellarne. È opinione contrastata assai se la cocchia porti danno in altomare — dove soltanto si adopera — alla pesca delle sardelle, la sola pesca di qualche utile ai nostri indigeni; ed i più esperti dei nostri credono che il danno sia nullo quando cocchia accidentalmente prende, ciocche accade di raro, piche frotta di sardelle disperse iu fondo al mare : che anno soltanto può derivare da essa, quantunque assai lieve, ai pescatori di sardelle nelle due pesche a fondo di breve durata e di scarso utile nei mesi di Aprile e Ottobre-Novembre; durante la grande pesca nei mesi di " jgio, Giugno, Luglio, Agosto, quando si prendono a fior l'acqua, la cocchia non porta alcuu disturbo. Ma d'altra parte bisogna osservare, che se la cocchia arreca qualche danno alle due magre pesche a fondo delle sardelle in Aprile, Ottobre. Novembre, i pescatori delle sardelle a loro volta portano eguali danni alle cocchie e per le stesse ragioni ; per cui sta nell' interesse delle due parti usare ogni attenzione per non incrociare le reti nel golfo, che è abbastanza largo per tutti. Ma in queste occasioni di coutrasto non c'entra per nulla il danno alla propagazione del pesce; la pratica e la scienza sono oramai d' accordo anche nel constatare da chi questo provenga ed iu qual modo. La distruzione del novellarne viene fatta esclusivamente dai nostri pescatori con le tratte e coi grippi. .Chi ha as-| ^iVt.to a questo mode barbaro di pescare, che vieue praticato nei mesi di Aprile e Settembre, nei quali non è permesso ai Chioggiotti di pescar», deve essersi addolorato vedendo la distruzione del pesce novello. Questa tratta che viene ritirata stando a t°rra, schianta in poca profondità tutto ciò che al pesce è necessario per la sua propagazione: i siti di cova, il suo nutrimento, i suoi t'ascondigli, la giovine covata della lunghezza appena di due pollici; mentre lasciata sviluppare questa offrirebbe dei superbi esemplari, i quali in causa di codesto imperdonabile infanticidio vengono distrutti. In una tal tratta di pesce le differenziali dei saporiti branzini, dentali, orade, sardelle vengono infarinate e fritte . . . Qui. nella tratta che viene ritirata da terra giace il germe del male ; qui la sorveglianza e la proibizione sarebbero molto più necessarie di quello riguarda i bragozzi che pescano in grande profondità." Così scriveva I' onor. sig. Enrico Litrow, tanto competente in materia, in un brillante articolo inserito nella Presse di Vienna e riportato in italiano neW Osservatore Triestino 21 settembre 1877. E qui tutti le sanno queste cose. Abbiamo ripetute queste parole, perchè non sarauno certo sospettate di parzialità, e perche si veda ancora una volta quale sia stato il comportamento dell'i, r. governo, il quale anche sollecitato dai suoi organi, dalle comuni, dalle autorità provinciali, non ha mai preso seri provvedimenti a tutela della pesca: mentre per ragioni inespli-| cabili. fu sempre sollecito nel porgere orecchio alle lagnanze del primo capitato pescatore di tratta contro i I Chioggiotti; per cui ne derivano i conflitti e la necessità, ! niente meno, di un congresso internazionale. Audio 1' onor. Marcbesetti nel suo libro, pubblicato per ordine dell' I. R. Governo marittimo nel 1882, rileva 1' abbandono totale in cui sono lasciali òri governo l'industria della pesca e le industrie affini.*) Abbiamo udito ripetere in questi giorni le parole di un onor. deputato, invitato a informare la commissione di Gorizia, che so i Chioggiotti non ci fossero, bisognerebbe inventarli. Obi lo direbbe? Fu tentato anche ciò dal governo ungherese in Fiume, col fissare premi ai pescatori del luogo, che si avventurassero in alto mare con la tar-taiia, ma i premi nou trovarono mai concorrenti ! Noi abbiamo bisogno dei Chioggiotti, come i Chioggiotti hanno bisogno del nostro mare, e più specialmente ne sentono il bisogno le nostre classi povere, che trovano dai Chioggiotti il companatico a buon mercato. Guai se non ci fossero i Chioggiotti .... ripeteremo anche noi bisognerebbe inventarli ! Ciò nou toglie, che da buoni fratelli, comò siamo, si provveda a impedire i danni che per avventura ponessero arrecare ai nostri pescatori ; danni in ogni o^odo di poco rilievo, senza coufionto minori a quello che 1" industria della pesca soffre su queste oste per i sistemi di distruzione permessi. 1 nostri voti si possono riassumere in quello manifestato ad unanimità dal consiglio delia città di Trieste nella seduta del 24 Aprile; "Ritenuto che nella regolazione della pesca non sono giustificate altre limitazioni all' infuori dell' osservanza delle norme reputate necessarie alla propagazione del pesce ; "Ritenuto, che una ulteriore limitazione della concorrenza e sopra tutto 1' allontanamento dei pescatori chioggiotti verrebbero sensibilmente a colpire q-^'la grandissima parte della popolazione cdstiera, alla quale i pescatori chioggiotti forniscono il pesce a buon mercato e costantemente ; "Il cousiglio della città esprime il voto: "Che 1' Eccelso Governo nelle deliberazioni, che sarà per prendere in seguito alle attuali trattative internazionali intorno alla, pesca, voglia avere precipuo riguardo all' iuteresse del consumatori di pesce, e questo ingresse anteporre a, qualunque altro interesse particolare„. CORRISPONDENZE Dall' interno, 12 aprile. Addì 12 settembre 1852 moriva il disliuto canonico istriano Pietro Stancovich da Barbana nella grave e à d'anni 81 compiuti; ed ora. dopo cinque lustri dalia sna morte, n'è viva più che mai in provincia la memoria, che si vuole onorare carila ristampa della Biografia degli uomini distinti dell' Istria, contando la prima ed unica edizione oltre mezzo secolo. Un altro distinto istriano, vivente, dava intorno a quest' opera un giudizio, che mi pare di occasione, anche perchè può servire di nobile eccitamento a battere le orme già impresse dall'autore dell' opera accennata. „I1 primo, così si esprime quel distinto istriano, che abbia applicato 1' ingegno agli studii *) La pesca lungo le coste orientali dell' Adria, del Dr. Carlo d ' Marchesetti, direttore del museo Civ co ecc. ecc. — Pnb-blicassioue dell' 1. E Governo Marittimo in occcasione della Mostra Austro - Ungarica a Trieste. — Tr'este — L. Hermaustorfer 1882. delle opere imperiture de' nostri celebri istriani fu Pie- j tro Stancovich da Barbana Amantissimo del suo paese, di operosità verameut.e esemplare, uel raccoglierne le memorie, egli potè mettere assieme notizie biografiche ! intorno agli istriani distìnti da comporue tre grossi volumi.. Aggiunge poi. che, sebbene la Biografia sia soltanto una guida che accenna ad opera di maggior larghezza di concetti, ha lo Stancovich con essa posto ] mano alla parte più patriotica della storiografia patria, che è quella — ,,di aver segnata la strada agli altri, ] di aver posto sotto gli occhi degli studiosi uua serie di dati da compiere, da estendere, da animare col soffio della critica." lo ritengo adunque, che ri progetto della I ristampa giunga in buon punto; perchè, data la bella opportunità di estendere quest' opera, ella potrà essere studiata con paziente amore, e potrà così giovare a J quegli studii che serviranno un giorno ad arricchire ii bel lavoro del canonico Stancovich. E giacche vi ho discorso della Biografia, che il I tipografo Priora si lusinga di ristampare integralmente coli' aggiunta di uua quarta parte inedita, che è iu mano dell' egregio Dr. Felice Glezer di Rovigno, non vi dispiae-eia regali ai vostri lettori una primizia, pure inedita, 1 dello stesso canonico. E un mauipoletto di lettere scritte dallo Stancovich negli anni 1799 - 1800 - 1802 - 1803 -1804; il quale servirà, se non altro, ad un futuro compilatore di biografie degli uomini distinti dell'Istria, per la vita di questo modestissimo sacerdote, tanto I benemerito della storia nostra, la quale vanta tradizioni sì gloriose. 1. Nob. Sige. Pad. Stilli. Oggidì^ arrivò a questa parte il signor Conte Francesco Bocchiua Delegato. Allo stesso feci ricerca sé fos^ segli arrivata una mia avanzatale per la via di Rovigno il di cui contenuto riguardava una lapide romana. Fui I | assicurato dallo stesso negativamente, ed eccitato ad i una replica. Ecco perciò una copia delia lettera scrittale | nel mese passato, e che temo sia perduta, ili onori, | egregio signore, de'venerati suoi riscontri: mi faccia i degno di mia riverenza aria sua famiglia; mentre io ! pieno di stima reale e rispettosa venerazione alle sue ! profonde cognizioni filologiche, cognizioni, che la quali-j Beano per il primo lume della : rovincia, passo a diebia-i ranni di fatto, quale sono col sentimento i Barbana, 19 Febb. 1799 di Lei bev. Obb. Ser. Pietro cali. Stancovich 11 delegato Francesco Bocchiua è quello stesso, di cui parla lo Staucovicb nel tomo II della sua Biografia. N. 253. Il contenuto della lapide romana riguardava un'epigrafe di Cajo Precellio. II. Nob. Sig. Pad. Stim. Sino dagli ultimi di Luglio ho ricevuto a Padova la qui unita memoria dell'Ab. Salvador Da! Negro, mio amico, che versa sul metodo di costruzione di Macchine Elettriche di grandezza illimitata, con nuovi esperimenti di elettricità. Egli col mio mezzo la offre a cotesta Accademia. Perchè iucout.ri il destino desiderato dall' Autore, e non sapendo precisamente chi sia il segretario di essa Accademia, mi dirigo a Lei, affinchè colla sua direzione fossero compili i desideri dell'Autore, che tanto onora il regno della Fisica, e singolarmente si distingue nella facoltà dell' elettricismo. Voglio sperare eh' essa incontrerà la soddisfazione di cotesti Accademici, e mi lusingo che esterneranno il loro aggradimento verso 1' Autore, tanto benemerito. Io poi mi giorierò sempre di avere almeno in questo procurato un vantaggio all' Accademia, di cui mi confesso un membro inutile, di avere secondato uu dottissimo amico, e soprattutto di avere incontrato 1' onore con questa occasione di replicare a Lei. egregio signore, la mia stima ossequiosa, e costante venerazione, come il primo letterato della provincia, e non ultimo filologo d'Italia. Barbana 15 7bre 1800 Uro. Dev. Obb. Seiv. Pietro can. Stancovich HI- Nob. Se. Pad. Veti. L' avermi onorato delia sua gentilezza mi rende se non temerario almeno incomodo. Sempre disturbi. Per dare un omaggio di venerazione a S. E. Commissario ho creduto di fare la annessa composizione. Io desidero stamparla quaudo sarà da lei approvata. Rispettoso del pubblico, io non azzarderei un passo senza ia sua approvazione. Questo lavoro è l'opera di due giorni; ess • quindi è immaturo , perchè non no avuto tempo di conoscerne i difetti. La prego N. S. di sottoporlo ad una rigorosa critica. Sarò persuaso quando lo vedrò corretto di suo pugno. Una semplice approvazione mi farà sospettare piuttosto una sua gentilezza, che una sua persuasione. Si tratta di uu pubblico. Io spero che sarò ouorato di questo favore. Non so qual titolo gli possa meglio competere ; quello eh' Ella N. S. mi assegnerà, quello sarà da me preso. Perdoni l'incomodo e mi consideri Barbana 7 Febbraio 1802 Um Dev. Obb. Ser. Pietro cari. Stancovich IV. Nob. Sig. P. Ven. Da pochi dì mi attrovo in Patria di ritorno da Padova, dopo uua dimora di due mesi. Ho ricevuto colà due opuscoli sopra l'Elettricità Idrometallica, opera del nostro benemerito secio abate Salvador Dr. Dai Negro, e tutta appoggiata sopra esperimenti comprovanti il sistema Galvanico. L'autore me li ha dati per ripassarli, tome io fo con ietterà apposita, a eotesta Accademia. li continuo esercizio nel costruire nuove macchine e nel produrre nuove esperienze rendono questo autore bene accetto a tutta la repubblica de' Fisici Uno strano accidente fece smarrire la patente acca-iemica diretta a questo chiarissimo socio. Io sono a pre-;arla, N. S-, di rinnovarla, come scrivo anche al Sig. Segretario, affinchè io possa presentare ad esso un attentato, che la nostra Accademia istriana pregia le di lui litiche, come di fatto le ha commendate colla patente in da tre anni. Desidero di vederla ancora una voita almeno, e piando non fosse iu altro modo, che vedo difficile col fintarmi costì. I miei ossequi. Barbana, 16 Agosto 1803 Di Lei Uni. Dev. Obb. Pietro can. Stancovich V. Nob. Sig. P. Ven. Confesso ingenuamente, rhe mai ho avuto tanto da arrossire quato nel Luglio scaduto a Padova coll'Ab. Dal Negro per la Patente accademica. Questo degno soggetto ed umico mio, mi ha preso dirò così per impostore. Diffatti nessuno potrebbe formare miglior giudizio in tali circostanze. Due anni di promessa, ed a voce ed in iscritto, senza nessun effetto, iu una cosa anche di lieve momento, è 1' apparenza di uu impostore. Giudichi Lei ia mia situazione, e se ella esige il di Lei compati mento. I mi sono esposto coli' amico sulle replicatissime assicurazioni del Sig. F. Boc. bina. Ora la prego di uua precisa risposta. 0 vi sia o «.•;■ vi sia questa patente rinovata, o si può averla, o nou .-i può averla, esigendolo il mio onore e la mia delicatezza. Iu attenzione de' suoi venerati scritti, mi glorio di segnarmi r Barbana 2 Geu. 1804 Um. Dev. Obb. Pietro can. Stancovich Da altra lettera rilevasi come la sospirata patente con accompagnatoria era stata inviata all' Ab. Dal Negro fino dal febbraio 1803, e che l'Accademia attendeva l'arrivo dello Staucovich per ricapitare la replica col mezzo di lui al suo destino. Ci scrivono: i; t t i 1- i C A . Alla Direzione del giornale La ! rovinc/a Neil' annunziare la nomina del matematico Brioschi a presidente dell'Accademia dei Liucei, La Provincia (N. 8) fra gli altri meriti scientifici ha pure accennato quello di Direttore del Politecnico (1866), a cui riuscì comunicare gran parte della vitalità,*) che questa celebre Rivista, dopo V abbandono di Carlo Cattaneo andava perdendo. E qui, a rettifica, è necessario un po' di storia. La prima serie del Politecnico è tutta opera del Cattaneo, ed uscì per tre anni in Milano (1837-1839). Nel 1865 l'editore Daeli ottenne dal proprietario, che trovavasi a Lugano quale insegnante filosofia-positiva in quel Liceo cantonale, di far rivivete quel periodico, di cui assuuse la direzione di fatto un vostro comprovinciale. Giovanni De Castro. Estraneo alla politica, e nel campo neutrale della scienza, esso in sei anni di vita rigogliosa portò il numero de'suoi associati a 1244, enei dissesto economico del suo editore per altre fallite speculazioni, per le quali la Biblioteca rara del Camerini, fu nel 1866 venduto per lire 65,000 al Cav. Andrea Ponti, uno dei più forti creditori del Daeli, e da lui continuato sotto la direzione del Brioschi. La metà di quella egregia somma fu consegnata al comproprietario Cattaneo dall'avv. Enrico Rosmini, e gli servì per gli ultimi anni della sua *) Noi abbiamo adoperato 1" espressione vitalità, volendo con ciò significare, che l'illustre Brioschi ha moralmente procurati' , alla celebre Rivista parte delle condizioni nece. sarie per mantenerle quel lustro, che le avea lasciato il Cattaneo, avendo ignorato, (lo cori-; fessiamo). la patte comnrendevolissima avuta pure dal distinto nostro ! comprovinciale, *'invaimi Po Castro. vita: giacché avendo per attriti derivati dalla questione del Gottardo rinunziato alla cattedra cantonale, da cui traeva i mezzi di sussistenza, senza queir insperato aiuto, avrebbe dovuto l'aie la fine del povero Romagnosi. mantenuto nella sua vecchiezza dalla carità del suo servitore. Ora in tutti i 24 volumi della seconda serie, il Cattaneo scrisse tre soli articoli da lui firmati; e tutti quelli non firmati sono di Giovanni De Castro, amatissimo e stimatissimo dal Cattaneo, che aveva in lui piena fiducia, come ne tien fede la commemorazione, che lesse al R. Istituto lombardo, l'illustre Gabriele Rosa. E alcuni di questi articoli anonimi furono ritenuti del Cattaneo dallo stesso Bertani, che li inserì nel terzo volume delle sue opere, edite dai successori Le Monnier, come si potrà vedere dalla Rettifica, che il raccoglitore, caduto in errore in buona fede, farà nel quarto volume. Il Politecnico, affidato al Brioschi nel 1866, fu diviso iu due parti, — letteraria e scientifica, — introducendovi nella prima la politica : e dopo tre anni d'uria vita tutt' altro che prospera, che costò al banchiere cav. Audrea Ponti oltre 200,000 lire, esso venne fuso nel Giornale degli Ingegneri ed Architetti, edito da oltre 20 anni dal Saldini. Questi sono fatti, e i fatti sono la parola di Dio. Dopo la battaglia del Sondilo M W (1199) (Scene dalla storia istriana) Il giorno d' Ognissanti del 1499, i popolani e i nobili di Parenzo, invece di muovereterso la basilica alla messa solenne, accorrevano tutti versò Piazza, e quindi si affollavano sulle rive del porto e sul molo iti aspettazione di qualche gran fatto. E non avevano torto : invece di udire la lezione dell' Apocalisse con la litania dei dodicimila segnati, volevano vedere gli avanzi dei mille e mille segnati (e tutti pezzi grossi), salvi dalle scimitarre turche che aveano fatto strage di veneti, e quindi anche d'istriani nell' Agosto dello stesso anno alla battaglia del Zonchio. Il popolo si agitava mosso da contrarie passioni: in molti una curiosità straordinaria ma quieta, in altri sentimenti opposti, di compassione e di sdegno, in alcuni nobili della città, una grande meraviglia, in altri indegnazione, ma repressa: in tutti una curiosità vivissima di vedere come sarebbe finita la faccenda. 0' erano poi dei marinai e mercanti di legna che andavano e venivano ogni settimana da Venezia, e avevano veduto di recente certe scene nella dominante; e questi dicevano le loro ragioni fuori dei denti, e si erano stretti in colloquio con altri popolani. — Lo vedremo, lo vedremo quel rebello de Dio e dello Stato dei Veneziani. — In caene subito. — Glie tajeremo la testa. — A Venezia, tutti gli dicono Vira de Dio. — An- tonio Grimani nemigo de Dio e dei christiani — Poustu esser manza dai cani — Dai cani e dai ca-gnoli ti e li fui fiali, borbottò uno schiavone venuto fresco fresco anche lui da Venezia, e che avea udito contro il Grimani cose di fuoco. Più in là, tra un crocchio di nobili, diversi erano i pareri. Un vecchio diceva : L' ammiraglio, è vero, ha perduto uua battaglia ; ma tutti quelli che perdono non sono poi traditori. Ricordatevi di Vittor Pisani. Anche allora tutti gridavano morte, morte. Povero San Marco, se lo avverserò ammazzato; lu, storia la sapete. —- Verissimo, soggiungeva un altro, faccio osservare però a Vostra Eccellenza che Vittor Pisani, da quel fedele suddito che lui era, si arrese subito prigione; e questo signor Grimani vuol fare 1' ammiraglio, e tiene il mare da due mesi contro il decreto della Serenissima. Dite davvero Eccellenza? Vero Vangelo. Ho sentito, susurrò un terzo, che i Savi di collegio hauno decretato che, se lui non viene a Venezia col brigantino speditogli, lo metteranno in prigione coi ferri ai piedi ; e se colla sua galea immediatamente gli tagliano la testa. — Ma 10 diceva io che Antonio Grimani non era uomo da batter il mare. Ser Andrea Loredan governa-tor di Oorfù quello sarebbe stato il nostro uomo. — Con ottantotto galere farsi battere dai Turchi! —• I Turchi però ne avevano di più. Galeazze quasi r.utlte e iiàvilii piccoli. E la squadra del re franzese nostro alleato non la contate per nulla ? Zitto, zitto, ecco qui il Podestà. - Cose grosse, cose grosse, anche Sua Eccellenza si muove, mormorava il popolino. Si vedeva di fatto circondato dalla sua corte e col viso scuro scuro venir innanzi il Serenissimo Podestà di Parenzo. • Largo, largo; è qui il Podestà a far giustizia, e a tagliargli la testa. — No, no; — sì, sì. Silenzio, ecco ecco. E tutti si levarono in punta di piedi, perchè avevano ve-: duto, oltre lo scoglio degli olivi, spuntare la galera ammiraglia col seguito di altre minori. Mentre il popolo aspetta, 1' ingresso nel porto, diciamo due parole al lettore. Ecco in breve di che si trattava. Morto Carlo Vili di Francia, che era stato chiamato in Italia da quella buona droga di Lodovico il Moro, Luigi XII nuovo re francese, | desideroso di ricuperare il reame di Napoli, e per di più togliere anche il ducato di Milano ai Moro, 1' appetito cresce mangiando, si era alleato perciò nel 1499 coi Veneziani. Dall' altra parte lo Sforza, 11 Papa Alessandro VI e i Fiorentini, strettisi in controlega, istigarono Bajazette II Gran Signore dei Turchi a danno dei Veneziani. Vedete un po' à se Dante non avea ragione di far gridare a Sai Pietro fino da suoi tempi con santa indegnazione „Non fu nostra intenzion eh' a destra mano De' nostri successor parte sedesse, Parte dall' altra del popol cristiano; Nè che le chiavi che mi fur concesse, Divenisse!' segnacolo in vessillo, Che contra i battezzati combattesse." (Paradiso. 27.) Peggio adunque; il Papa alleato coi Turchi. Quelli erano proprio tempi borgiani ! Venezia non stette con le mani alla cintola, ed armò subito. Avrebbe avuto iu Andrea Loredano governatore di Corfù un ammiraglio di provato valore; prevalse invece, dicono, l'intrigo, e fu scelto Antonio Grimani, un riccone sfoudolato e quindi nelle migliori grazie dei patrizi. Questi dopo aver perduto molto tempo, precisamente come un altro ammiraglio in tempi recentissimi, e lasciato vagare l'armata di mare turca da padrona, diede battaglia nel momento e sito più sfavorevole. In sul più bello poi del combattimento, (la somiglianza non potrebbe essere più precisa) il magnifico ammiraglio si tenne immobile colle sue quarantasei galere a rispettosa distanza, neghittoso spettatore dell' eccidio de' suoi ; e il suo cappellano, certo prete Cesoto, gridavagli : Magnifico capitano, le lombarde vola per tutto; andò da basso che una nave azonga *). Saputo il disastro a Venezia fu mandato subito al Grimani decreto di destituzione, con l'ordine di entrare quale prigioniero in un brigantino. Come avesse obbedito il Grimani 1' abbiamo veduto, e vedremo. Intanto la galera ammiraglia è entrata nel porto di Parenzo : maraviglia, commozione, atti di rabbia e di pietà tra il popolo ed i nobili, secondo il vario partito.— Come, come! nella galea generalizia? — Dagli a quel rinnegato! — Non facciamo spropositi. — Che cosa dirà, che cosa farà Sua Eccellenza il Podestà? Can non mangia di cane. — Silenzio. — Viva San Marco. - Evviva. È un grido spontaneo che sorge da molti petti. L' ammiraglio sempre con le insegne del suo grado e vestito di violetto sceude a terra, e dietro a lui ser Antonio Boldù e ser Giovanni Nadai ufficiale del suo stato maggiore, il suo segretario messer Marco Bevazan, il commissario Pietro Pase, Giorgio de la Moneda pilota maggiore, il cappellano Cesotto e due trombetti. La vista di quella munificenza, da molto tempo non veduta, eccita la 1) Vedi — Nuova Autologia 1 Febbraio 1883. — La deplorale battaglia del Zonchio 1499 di L. Fincati Contr' Ammiraglio. q maraviglia nel popolo, tutti si levano in punta di : piedi, tatti vogliono vedere. Come finità? Appena a terra 1' ammiraglio, il podestà gli si avvicinò, e gli susurrò qualche parola all' orecchio. lo ho già scritto a Venezia, rispose il Grimani, e se non ho assalito il nemico, fu per i il meglio, perchè vedeva che ognuno schivava de investir. Non avete altri ordini per me? domandò poi al podestà. — Nessuno, rispose questi, rimangono sempre gli ordini primi. — Ebbene, qui i ferri subito, esclamò 1' ammiraglio. E ciò detto se li pose egii stesso ai piedi e si costituì prigioniero di stato. Alla vista di quella grandezza umiliata, il partito dei pietosi prese il sopravento. Poveretto, poveretto, si sentiva esclamare sulla riva; e tutti seguivano a capo basso il triste corteo che si avviò in silenzio verso la podestaria. Il suono dei ferri sulla riva e per le vie produceva una impressione profonda; così passano le glorie del mondo. La sera del medesimo giorno, 1' ex ammiraglio, imbarcatosi nella barca d' un piloto, al suono malinconico delle campane da morto, salpava per Venezia dove arrivò il giorno seguente. „Iddio mi è testimonio, esclama il Fincati, se p"ìr arrivare sin qui m' è sanguinato il cuore; e non è certo per narrare tante miserie che ho compulsato e confrontato un centinajo di documenti; bensì per giungpre alla punizione de' rei, e per mostrare come a Venezia il rigore delle leggi, la fermezza e la incorruttibilità dei magistrati ne sapevano fare giustizia, e quale soddisfazione si debba alia patria offesa e avvilita." Nobilissime parole, alle quali però fa contrasto la chiusa dell' articolo stesso, perchè, se vera la reità del Grimani, non pare che i magistrati fossero questa volta tanto incorruttibili. La causa andò assai per le lunghe, da prima si trattava di morte, ma poi uscì la sentenza che lo confinava in perpetuo nell' isola di Cherso. Questa sentenza, ebbe voti favorevoli 643, contrari 231, astensioni 208. Ma da Cherso il Grimani trovò modo di fuggire, e riparò a Roma presso un suo figlio cardinale; e da lioma con intercessione del Papa, dopo qualche anno, potè tornare assolto a Venezia. E la patria indulgenza non si fermò qui, che nel 1508 fu nominato Savio del consiglio, nel 1510 rifatto Procurator di San Marco, nel 1515 lo vediamo ambasciatore a Francesco I. di Francia; e finalmente nel 6 giugno dell'anno 1521 Doge di Venezia. Nel giorno di Santo Stefano il Doge si recava con pompa a San Giorgio Maggiore. La prima volta che il Grimani vi andò, scendendo dalla barca sfolgorante d'oro e di gemme, nell' atto di por piede a terra, stato alquanto sop-'i di sè ; „Domini oratores, disse con aria di trionfo agli ambasciatori, in questo luogo vissi da Capitano Ze-neral de mar con li ferri a piedi, e messo in preson forte; adesso sono Doxe de VeneziaE chi sa che in quel momento solenne non abbia ricordato le campane di morte, i ferri e la riva dell' umile Parenzo. rO Venezia conchiude così malinconicamente il Fincati, la tua stella sì splendida avea già cominciato a declinare!" Ma si ha a udire anche 1' altra campana. So cbe nell' accreditata rivista storica — L' archivio Veneto — fu risposto al Fincati, e si tentò di mostrare l'innocenza del G-rimani e negara quindi la conseguente corruttibilità del Maggior Consiglio. Io non ho potuto ancor vedere 1' articolo ; j mi dicono però che adirne sub judice lis. Quello è certo si è che se i Veneziani dei 1797 avessero avuto una centesima parte della carità patria, ' usata oggi dai dotti a difendere 1' onore di San Marco, il regno d' Italia avrebbe forse oggi nel suo seno un' altra repubblichetta da far riscontro a quella di San Marino. Ed ora a noi. Dell' arrivo del G-rimani a Parenzo, e della scena dei ferri, sulla riva, fatti storici entrambi, ci sono tradizioni, cronache memorie in paese? Forse da qualche documento, da carte nell' archivio dei Frari si potrebbe aver lume in questa questione: Il Grimani fu reo o innocente? Fu la potenza del denaro, o un vero merito posteriore che gli procurarono noi il Dogato? Bujo pesto in paese; i nostri storici, o non fanno parola di questo fatto, o accenuauo solo per incidenza al Grimani. Vediamo di accendere un qualche moccolino. Comincio dal rettificare un lieve errore del Fincati. Nelle prime linee del suo articolo a pagina 449 egli scrive che i possedimenti della Repubblica Veneta si estendevano allora (1499) all' Istria meno Trieste. Dovea aggiungere, e meno quella parte dell' Istria interna abbastanza considerevole, e detta Contea di Pisino in mano dell' Austria. Il nostro De Franceschi nella sua lodatissima opera — L'Istria -— Note Storiche - tace di questa guerra, ina fa un cenno del Grimani a pagina 283 „A1 doge Leonardo Loredaa, morto il 21. Giugno 1521 in età di 84 anni, era succeduto Antonio Grimani che oe contava bene 87 ; a questi Andrea Gritti (1523)." Il Fincati scrive invece che il Griinani fu eletto ai 6 di Giugno. La differenza è di pochi giorni, e non ho opportunità di verificare la data; del resto non è questione seria. Meglio si potrebbe far ricerche per conoscere due cose : L'Istria ebbe a soffrire dai Turchi in questa guerra del 1499? Presero parte gl'Istriani alla battaglia del Zonchio? E in quanto alla prima domanda, leggo nel De Franceschi (opera citata a pag. 270) che i Turchi fecero scorrerie, nel Carso appunto nel 1499 e nell'anno seguente; onde se non entrarono proprio nell' Istria, certo ne furono alle porte. Non ho documenti alla mano per provare in secondo luogo la presenza d'Istriani alla nefasta battaglia del Zonchio. È però storico l'intervento dei nostri a tutte le guerre del'a Repubblica ; e tutti sauuo i nomi degli eroi che si segnalarono combattendo valorosamente per San Marco. Pochi anni innanzi (1485) il doge Moce-nico, sapute le prodezze del contestabile Pasquale de Ingaldeo di Capodistria nella guerra ferrarese, 10 raccomandò al podestà e capitano Matteo Lo-redan, perchè alla mancanza del di lui padre, Ser Giovanni Ingaldeo, gli succedesse nel posto di capitano sclavorum (Effemeridi Istriane. Vedi La Provincia 16 ottobre 1880). Del 1493 abbiamo la Ducale Barbarigo che officia il podestà e capitario di Capodistria Domenico Malipiero di ingiungere al Comune di mettere in assetto la civica galera, affidandone il comando all' eletto sopraco-mito ser Giovanni de' Verzi. (Effe. Ist. Provincia 16 Marzo 1879). Dunque il Verzi o qualche altro avrà certo preso parte anche alla battaglia del Zonchio. Certo molto sangue istriano fu allora sparso ; nè le nostre galere si saranno schierate dalla parte di quelli che stettero a vedere ! Chi sa quanti fatti memorabili si leggono dei nostri in carte ammuffite! De! doge Grimani ammiraglio alla battaglia de! Zonchio trovo menzione una sola volta nelle preziose effemeridi del Marsich 1522. II doge Grimani esonera il Comune di Capodistria dal provvedere uomini a remo per le pubbliche galere (Provincia 1 Giugno 1879). Ma ecco un altro cenno delia famiglia Grimani — 1530. (Si noti bene, nove anni dopo 1' assunzione dell' ammiraglio al Dogato). Le famiglie venete de' Grimani e dei Coutarini levano all' incanto per ducati 75000 11 castello d; Piemonte, Visinada, Santa Maria del Campo, Castagna, Bottenegla, Medolin e Rosario! con le annesse giurisdizioni. (Eff. ist. Provincia 1 Luglio 1879). È un cenno; ma potrebbe giovare ai Fincati a provare la grande ricchezza e le aderenze molte che avrebbero giovato a! Grimani per ottenere la mite sentenza dell' esilio a Cberso, il ritorno in patria e l'assunzione a.1 Dogato. ' Ancora un pio desiderio. Abbastanza fu già j trattata la storia antica dell' Istria, anche troppo si disputò e si fecero dotte disquisizioni sugli II-liri, sui Traci, sui Subocrini, Monocaleni ecc. ecc. Trattino, che è ormai tempo, i nostri giovani la storia del Medio Evo e la moderna, studino la gloriosa età dei nostri comuni, dove tante questioni si trovano ancora insolute. Forse dagli studi su documenti istriani la luce potrà essere fatta sulla battaglia funesta del Zonchio. P. T. NOTERELLE STORICHE Riceviamo da Cittanova in data del 16 una lettera ; assai cortese, dalla quale togliamo i brani seguenti : E a proposito della «Biografia degli nomini distinti ! dell'Istria," trovo nel volume II, pagine 97 di quell'opera assai riputata, qualmente Giovanni Antonio Pantèra (see. XVI), autore della Monarchia celeste, dedicata, nien- | lemeuo, ad Enrico II re di Francia, fosse di Cittanova e non di Parenzo; come erroneamente leggesi nelle Note Storiche, del resto sempre esattissime e che fanno onore a chi le dettò e a tutta la provincia, che subito le accolse con vera simpatia . . . In casa dei signori Rigo conservavasi una lunga dissertazione, così mi assicurò il defuuto Signor Annibale Rigo, la quale con ingegnose ragioni tentava provare che l'illustre volgarizzatore dell'Eneide — Annibal Caro — fu di Cittanova nell'Istria e non di Civitauova nella Marca d'Aucoua. Ed io noto la cosa per pura incidenza o meglio per semplice curiosità archeologica, ed anche per dimostrarle una milionesima volta come i nostri padri erano orgogliosi anzi fieri della italiana loro civiltà. E poi. sarebbe da stupire, se si volle dalmata il grande Dottore della Chiesa, San Girolamo, e si confinarono a Laibach certi vescovi, che erano pastori di Cittanova in Istria? . . . Se venisse ristampata la Biografìa dello StancoviSh, troverei opportuno di aggiungere alle notiziette biografiche di Maria Marcello-Rigo da Cittanova, scrittrice lodata dallo Stancovich stesso e dal Meschini nella Storia della letteratur a veneziana del secolo XVIII; troverei di aggiungere la notizietta, che il ritratto di lei eseguito da buon pennello a Roma, conservasi attualmente iu Grisi-guana presso la famiglia dei Signori Corva-Spinotti, ai pali Annibale Rigo, loro cugino, lo regalava. È parlando della Marcello-Rigo, il pensiero mi ricorre ad altre bravissime donne istriane, che bisognerebbe ricordare in una futura appendice delia Biografia, tra cui nuovamente e con più ampiezza di notizie quella Teresa Becchini da Parenzo, che io Stancovich (B. T. III, 181-182) chiama niente pittrice. Anche della Recchini dev'essere un ritratto in provincia e sarebbe bene conservarlo per affetto reverente alla donna italiani, che seppe onorare colle opere dell'ingegno la nostra cara provincia .... Uotìzie Neil' adunanza generale della Società degli Alpini-iti Tridentini, eh' ebbe luogo in Rovereto, addì 6 corr. si fece una solenne commemorazione di Quintino Sella. Tra i molti deliberati presi in onore del grande statista e dell' intrepido e dotto alpinista, notiamo quello di chiamare col nome ili Quintino Sella una cima ancora senza nome nel Gruppo di Brenta. Furono diramati in questi giorni gì'inviti per iscriversi nella Società Istriana di Archeologia e di Storia Patria. Siamo certi che ogni buon Istriano appoggerà coi suo concorso un sodalizio tanto utile e patriottico, il quale si prefigge tra altro di curare la conservazione dei nostri monumenti in genere, che è quanto dire della piucchè millenaria nostra civiltà. Alle conferenze sulla pesca, che hanno luogo in Gorizia, furono invitati a prendere parte per informazioni il nostro Capitano provinciale comm. Francesco Dr. Vi-dulich e l'iil. Podestà di Rovigno Avvocato Matteo Campitelli. Il giorno 20 Aprile ebbe luogo il congresso generale della Società di mutuo soccorso fra gli artieri ed operai di Capodistria; il congresso della sezione femminile ebbe luogo il giorno 15 dello stesso mese. Lo spazio non ci consente questa volta di scrivere in proposito; ma lo faremo in seguito con speciale riflesso alle gravi questioni discusse nel congresso, che si riferiscono alla riforma dello statuto, e dalle quali senza dubbio dipendono le sorti non solo della società di Capodistria, ma di molte delle società operaie dell' Istria, modellate più o meno su questa nostra. 11 comitato promotore della Società istriana di archeologia e storia patria, ha diramato la seguente circolare, in data di Parenzo 30 marzo a. e. : Il sottoscritto Comitato, nel desiderio di promuovere fra noi gli studi storici, e di venire finalmente incontro con precise e concrete proposte ad un bisogno lungamente sentito ; di fondare, cioè, un Museo provinciale, venne nella determinazione di creare una Società istriana di archeologia e storia patria, colla sede in Parenzo. L' unito Progetto di Statuto, che colia presente il Comitato si onora d'inviare a Vossignoria, valga a ren-derLa edotta degli scopi eh' Esso si è prefisso c Ila nuova Associazione, e così pure dei mezzi acconci per raggiungere erii scopi medesimi. Fiducioso il sottoscritto Comitato, che Vossignoria vorrà cooperare alla creazione di un Sodalizio, che nou potrà a meno di ridondare a decoro della patria nostra, si fa un pregio particolare di rivolgersi a Vossignoria colla preghiera di volere partecipare alla nuova Società, e di farsene alla Sua volta propugnatore entro la cerchia delle private sue conoscenze, lasciando alla oculata Sua perspicacia la scelta eventuale di nuovi soci. Vossignoria aggradisca, infine, i sensi della più perfetta estimazione, <;olla quale ha l'onore di segnarsi il sottoscritto COMITATO A. Dr. Amoroso — Prof. Dr. Benussi — 6r. Dr. Cleva C. De Franceschi — F. Dr. Glezer — Ab. Don. A. Marsich — Nicolò Rizzi — A. Dr. Scampicchio. PUBBLICAZIONI Profili filosofico-morali di Zaccaria Maver. Con questo titolo abbiamo letto uua cedola di associazione, che 1' egregio nostro comprovinciale, fa circolare per poter imprendere la stampa di un suo lavoro, il quale pubblicato iu un volume in 8, di circa 300 pagine, costerà f. 1.50. Il titolo è già una promessa della serietà di quegli studi, che salgono fino al tempo in che 1' umano ingeguo prese a investigare 1' universa natura, e che le sue investigazioni ridusse a scienza. Noi desideriamo che i Profili filosofico-morali dell' egregio signor Maver sieno letti da tutti gì' Istriani, persuasi che tutti proveranno insieme alla dolce soddisfazione che arrecano gli studi filosofico-morali, anche una riverente gratitudine per chi in mezzo a severe lucubrazioui si compiace agevolare il conoscimento della sapienza. E se noi nou abbiamo visto che il solo titolo dell' opera accennata, sappiamo d' altronde che fu letto ed apprezzato da giudici assai competenti. Di questo più che settantenne nostro istriano, diamo qui un brevissimo cenno biografico, favoritoci da uu gentile amico: Zaccaria Maver nacque ad Ossero l'anno 1810. Studiò nelle Scuole normali di Cherso, poi ne' Ginnasi di Zara e di Capodistria, quindi nell' Università di Padova, ove si dedicò con vera passione agli studi legali. Fu Attuario a Rovigno fino al 1850, anno in cui venne nominato Sostituto procuratore di Stato. Colla organizzazione del 1854 fu mandato come Attuario col titolo di Aggiunto a Capodistria; e ciò per l'amicizia che lo legava al Fa-chinetti, a! Canciaui e a! De Franceschi, suoi condiscepoli. Rifiutato il posto di Capodistria. venne poi nominato Procuratore di Stato a Trieste, dove rimase fino al 1867, anno in cui chiese il pensionamento. Vive oggi a Gradisca, occupandosi sempre degli studi che avea coltivato cou grande amore fiu uell' età giovanile intorno a Dante e alla Filosofia. Tra i suoi scritti principali ricordiamo : Studi su Fede e Bellezza di N. Tommaseo, pubblicato in apposito fascicolo nel 1875; — Dattero per fico, risposta alle confutazioni sullo studio antecedente; — Il materialismo (contro L. St^fanoni) iu vari fascicoli del Mente e Cuore, dal 1882 al 1883. — L' uomo ed il materialismo, studi del 1882; — Giovanni Scalzuni, articolo stampato nel periodico predetto il marzo 1883. Il Maver è auche distinto poeta, e vari suoi scritti poetici furono pubblicati in parecchi giornali, tra cui nel Popolano del Fachinetti. Fu amico del Kandler, e nell' Istria trovatisi lettere dello stesso Kandler, a lui dirette; come pure diversi articoli, tra i quali — Sulle condizioni di Rovigno da pag. 109 a 112 9 sulle Rogasioni da pag. 123 a 127. Anche nell' Almanacco Istriano del Contento (1851) evvi uno scritto del Maver sulla Necessità di fondare la popolazione slava dell' Istria nella popolazione italiana. La Difesa, organo degl'interessi dalmatici.— Spalato, 1884, coi tipi di Russo e Marich. — UU'UDlSTBlA, Tipografi» di Carlo friora. I primi numeri di questo periodico, che esce due volte la settimana, promettono bene. E noi gli auguriamo prospere sorti, lieti di poter salutare nella Difesa un propugnatore dei diritti appoggiati sulla civiltà e sul progresso. Forvmjvlii. Cividale, 1884, coi tipi di Giovanui Fulvio. — Anche quest' altro periodico è venuto testé alla luce: e noi gli inviamo i nostri auguri, basando il suo programma sul motto — Sub lege libertas. E uscito il volume già da noi annunziato sulla vita e le opere di Pasquale Besenghi degli Ughi, pubblicato dal prof. 0. de Hassek. Esso è diviso in quattro parti, che comprendono (iu 400 pagine) le liriche del poeta, i Versi satirici, le Prose e 1' Epistolario. Ne riparleremo. La Biografia degli uomini distinti dell' Istria del Canonico Pietro Stancovich. Il tipografo Carlo Priora della nostra città, incoraggiato da egregi pa-triotti e dalle molte adesioni ormai avute, lia stabilito di fare una secondaedizio-ne di quest' opéra tanto importante. La stampa verrà fatta in un volume in 8.° j grande, di circa 600 pagine, con caratteri nitidi, nuovissimi, appositamente 'j acquistati, e costerà lior. 3 l'esemplare, più le spese postali. Si pregia inoltre di avvertire, che porrà mano alla ristampa, subito che raggiungerà il numero di quattrocento firme. Volge quindi preghiera a quei P. T. Signori, che hanno ricevuto la circolare d'invito coli'unita scheda di associazione, a volergliela rimandare il più presto possibile. Carlo Priora tip.edit. Correzioni Nel penultimo numero — facciata I., colonna 1. leggasi — Il libriccino è stampato a Vicenza, non a Venezia. E nella facciata II.. colonna II. dopo Mirabile coincidenza leggasi — La terra, non la lettera, (È questa un' allusione dell' egregio nostro collaboratore alla scoperta di Vermo e dei Colli Parentiui). i'ietro il u 111 zz. — Anteo bravisi edit. «r«dat!r«gpi»fti^iTr.