ANNO XXV.
Capodistria, 1 Ottobre 1891.
N. 19
PROVINCIA
DELL'ISTRIA
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Toponomastica italiana nell'Istria
È scienza nuova che, giovandosi degli studi linguistici. dal nome delle città, delle borgate, dei villaggi, e delle contrade urbane ed esterne deduce la presenza dei vari popoli in un paese nel corso dei secoli. A capo di questo studio sta in Italia l'illustre nostro Ascoli, il quale ne fece testò un cenno nella Perseveranza del 8 Settembre p. p.1) Leggendo questo articolo m'è subito caduto in mente d'iniziare nella Provincia, sulle norme dell'Ascoli, la toponomastica nostra con la speranza che altri sul luogo e con maggiore autorità possa fare meglio di me, e così consegnare*" alTi11nstro filologo la materia greggia per le sue conclusioni. Un tale studio è più che mai opportuno oggi che gli Slavi con i mutamenti recenti, e le strampalate filologie cercano di alterare i nomi, e di svisare il paese.
E prima di tutto basta una scorsa ai nomi dei paesi istriani per conoscere subito quanto largamente sia stata diffusa la romanità sulla provincia, che sotto questo aspetto non è seconda a nessun' altra regione italica, ma anzi supera le finitime. Lo vedremo in seguito; ma poiché è una vera pedanteria classica tirar tutto dal latino non tenendo calcolo delle orme lasciate dai popoli che abitarono l'Istria prima della conquista romana così è necessario risalire più indietro.
É noto che le desinenze in ago ed ego sono d'origine gallo-celtica. Così i frequenti nomi in Lombardia con tale uscita. Cuccialo, Camnago, Ossago, Cavenago, Seengnago, ecc. E nel Friuli, tra la Livenza e il Tagliamento, trovo Giussago, Istrago, Maniago, Dardago. Ago secondo alcuni linguisti significherebbe casale. Ad avvalorare l'ipotesi di
') Vedi Provincia del 1G Settembre.
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molti storici che vorrebbero si fossero stabiliti nel-l'Istria cogli Etruschi ed i Pelasgi, anche i Celti non manca qualche esemplare di nomi con tale desinenza: Sovignago raddolcito in Sovignaco, U-mago, S. Michele di Panzago nel territorio di Dignano, Maresego. E a Capodistria forse Zubenaga divenuto femminile, perchè aggiunta a porta, e Bossedraga, se non si ha a leggere Busardega.
Anche la desinenza in ona è d' origine celtica secondo il Kandler, e significa città; quindi abbiamo Montona, Fianona, Albona nell' Istria e Scardona, Salona in Dalmazia, Cremona, e Verona nel Lom-h,'irdox,Veneto, ecc. ecc. (Vedi Notizie storiche di Montona pag. 33)
La desinenza in ena scrive l'Ascoli, annunzia la patria di Porsena; ma la presenza degli Etruschi non è nell'Istria attestata che da qualche raro esemplare come Pedena.
Secondo l'Humbold gl'Iberi dei quali non rimane che un ramo nei Baschi di Spagna, abitarono prima molti luoghi d'Italia, donde furono cacciati da Umbri ed Etruschi. Nomi baschi-iberici, sempre secondo l'Humbold, sono in Italia: Urlino, Asta poi Asti, Lambro e nell'Istria Arsia poi Arsa.
I Liguri popoli affini agl'Iberi, scrive il Fauriel Dante et les origines de la langue et de litterature italiennes, derivano il nome da ili popolo, e gor luogo elevato. Dunque a spiegare la frequenza del gor o gora nell'Istria non occorre ricorrere agli Slavi ultimi venuti ; ma bisogna salire più in su.
L'Ascoli poi dice che asca è desinenza ligure; di questa però non credo si trovino esemplari nell'Istria.
') Si noti come i nomi iu ona in Istria e da per tutto sono di città; mentre in ago sono invece di luoghi minori. Dunque ona città; ago casale.
Ad attestare le note trasmigrazioni grecaniche abbiamo molti nomi d'origine greca come Pirano, Emonia Fasana ecc. ecc.1).
Da ultimo non si hanno a dimenticare i nomi delle tre città storiche Faveria, Nesazio, Mutila che opposero resistenza ai Romani.
Ma dai tempi preistorici, dove è così facile pigliare cantonate, venendo all'epoca romana, copiosa, come ho detto è la messe di nomi latini non solo nelle città, ma nella campagna tutta dell' Isti 'ia. E noto come l'attuale desinenza in ana ed ano corrisponda all' onum latino. Così nella sola campagna di Pola abbiamo Stigliano, Lisignana Sissano, Gfdesano, Cavrano, Monmarano. E se ve ne sono d'altre desinenze, accusano pure l'origine latina; casi Peroi (Praetoriolum) Pomer (Poineriuni) ed altri molti. E nella campagna di Capodistria: Barbano, Cesariano, Nigriniano, Faranzano, Pasturano, Pompejano, Risano, Trebbiano, Villesano. Senza dire di molti altri di differente disinenza latina: Ariolo, Campomarzio, Cento,ura (Centora), Cisterna (Giusterna), Paderno, Perariolo, Prade, Salara, Semitella, Sennino, Tricolor (Tricola)2). Nello Stabilimento salifero poi frequente il nome ara da area aja, luogo spianato: Ara della fiera, dei gorghi, dei carri, di Seinedella, della colonna. Sarebbe poi un sine fine citare tutti i luoghi nell'Istria di desinenza romana in ano e ana: Grisi-gnana, Galignano, Strugnano, Tribano e tocca via. Singolare poi la frequenza di nomi che si ripetono non solo nel vicino Friuli, ma anche in provincie più lontane d'Italia; frequeza attestante le relazioni o le stesse costumanze. Così Buje, Digitano, Piemonte, Terviso ecc. e Ariolo Paderno, Cere, Pompejano, che si ripetono ad Ariolo Paderno, Cereto, Villa Pompejano, nel Lodigiano.
Giova anche ricordare che i nomi in campagna si desumono spesso dal genere di coltivazione o delle piante che più vi allignano. E P essere questi quasi tutti di origine latina nell' Istria, dimostra ad evidenza che tutta la campagna era in mano degl'Istriani, e che gli Slavi, ultimi venuti, poco o nulla vi hanno lasciato.
Abbiamo quindi nel territorio di Capodistria Cere, Ceredello', Ceredina e Ceredo ad Isola; Ceriè a Gimino ed a Grimalda, Cerre ad Albona e chi sa in quanti altri luoghi. E la derivazione comune è cerro albero ghiandifero simile alla quercia; e
') Fasana però anziché da 1 hasis fiume greco, deriverebbe il nome dai molti faggiani che vi si annidano. (Vedi Notizie Storiche di Pola pag. 35).
2) Vedi Tomasich. I Rettori di Capodistria.
così si ha Cerreto a due miglia da Lodi e la celebre sua Badìa. La coltivazione del ciliegio è attestata da Ceresiol a Gasone ed a Rovigno; del fico da Figarola di Pirano, di Pinguente ecc. Or-gine agricola hanno pure Valdolmo a Capodistria Farnei a Capodistria ed a Trieste dove c è il bosco di Farneto da Famus, Farno, specie di quercia. Chi più ne ha più ne metta ; e studiando in tutti i luoghi dell'Istria si troveranno in campagna nomi derivanti evidentemente dal latino ; onde desta davvero compassione la supina ignoranza di molti preti slavi che coi loro abacadabra etimologici si studiano di derivare tutto dai loro rozzi dialetti.
Altre prove di latinità abbiamo poi, specialmente ai confini dell' Istria sui monti tra Trieste e Fiume nel territorio dei Cici, dove abbondano le voci latine. Notiamo prima che nel territorio di Trieste lo spurgo delle superfetazioni slave fu già fatto dal Kandler. Con tutto ciò i curiali dell'ordinariato di Trieste hanno tuttora la faccia franca di scrivere Sezana con la pipa invece di Sesana. (Vedi Prospectus beneficiorum ecc. ecc. Tergesti 1888). Non ti curar di lor, ma leggi e ridi. Ed ecco un buon manipolo di nomi ladini in Ciceria che presento all'Ascoli, perchè con la sua buona tabella ne sostenga la ladinità, purgandoli dai neologismi slavi. Intorno a Ielsane abbiamo i casali di Berda, Sapjane, llupa, Lisac, Susac, Lipa. Nella Parrocchia di Crusica, trovo Gradise, Iavorie, Loce, Sabouje, lìacice, Tatre, Pregarle. Segue Starada, Podgraje, Mune con Sejane di certa latinità, e Vodice con Dane. Nell'Istria propria abbiamo anche Raccotole. Azzardo un' ipotesi.
È noto come in rumeno si posponga l'articolo al nome; per esempio: socrul il nonno, socrului del nono socrule o nonno. Forse i nomi sdruccioli come Raccotole, Portole, sono a tipo rumeno.
Ed ora dall' epoca latina entrando in pieno medio evo, converrà cercare se la nostra Toponomastica si risenta delle invasioni barbariche. È canone per i linguisti che le desinenze in erigo e bergo attestano l'origine germanica. Nelle antiche isole germaniche nel Piemonte, in Lombardia e nel Veneto frequenti sono i nomi di paesi con la dedesinenza in engo. Così in Lombardia in luoghi, donde i tedeschi sono scomparsi, abbiano tra Crema e Soncino, uno dopo l'altro: Ticengo, Romanengo, Offanengo. Paesi con tale desinenza, che io ini sappia, non ci sono nell'Istria. Nel vicino Friuli rammento in ergo : Sollimbergo Spillimbergo e poi San Giorgio della Richinveìda. Da noi raris-
simi i luoghi in erg o ergo: rammento solo Sum-berg, prova evidente che i barbari passarono, ma non posero dimora nell'Istria.
Per venire a' tempi più vicini si potrà fare una buona scelta di nomi di paesi imposti da famiglie veneziane che ebbero possessi e feudi nell'Istria. Cosi Villa de Cani1) dalla nobile famiglia Decani, nel territorio di Capodistria, Vallis Maurocena o Valmovrasa ecc. E per la storia dell'arti non vuol essere dimenticata, su quel di Capodistria, la contrada Carpaccio sul monte S. Marco, dove la famiglia di Vittor Carpaccio aveva vasti terreni colla chiesa di San Vittore.
Anche il leggendario dei santi è buon indizio d'italianità. Moltissimi i villaggi e le contrade che hanno nomi di santi: ma sono tutti del calendario greco e latino: santi russi non ne trovi neppur uno a cercarlo col lanternino: i neofiti di San Cirillo e Metodio, invano aguzzano le ciglia. Frequenti invece: San Giorgio, San Nicolò, San Mauro, Santa Eufemia ed altri santi del paese. Raro San Giovanni, nessuna chiesa insigne è dedicata a questo santo; e ciò prova l'assenza dei Longobardi: è noto come detto santo fosse il protettore della regione longobardica.
Un altro studio si potrà tentare sui nomi indicanti una particolare industria nei paesi, o la posizione naturale come Montana, Altura, Valle ecc. E non deve essere neppure trascurato nei debiti limiti l'elemento slavo, che qua e la ha corrotto i nomi vecchi, o imposto dei nuovi nei luoghi deserti dove fu loro concesso di stanziare dal Placito di Risano. Solo che si ha ad andar cauti, cercando sempre la radice latina oltre alla corruzione slava. Il mio amico Tamaro ha scritto recentemente nelle sue amene ed erudite descrizioni di viaggi che Verteneglio si chiamava 1111 tempo Orto Negro e che gli Slavi tradussero Orto in Verte onde Verteneglio. (Lettere Istriane. Istria, 12 Settembre a c.). Ma nel citato Prospetto della Diocesi di Trieste leggo invece Vertenelium, Verteneglio, Cerniverli. E Cerniverli sarebbe l'esatta traduzione di Orto Negro. Forse la corruzione di Orto-Negro è anteriore agli Slavi. Raccomando agli amici di mandare alla «Provincia" un buon manipolo di nomi, specialmente delle contrade di campagna ; se in ogni paese si trovasse uno studioso che con le sopracitate norme studiasse sul luogo, si avrebbe in breve compiuta la Toponomastica dell' Istria.
') Tradotto in Pasjavas dagli Slavi !
Finalmente piace rilevare come i nomi delle nuove vie a Trieste, capitale inorale dell' Istria, siano tolti da uomini celebri che più si distinsero nelle lettere e nelle scienze in Italia. Così la storia moderna va di un passo con l'antica, ad attestare quali fummo, quali siamo, e quali per la grazia di Dio e la volontà della nazione saremo, piaccia 0 non piaccia ai Croati ed ai Sloveni.
P. T.
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Seminario o Collegio ii Capiistria
(Continuazione vedi N. 7 e seg.)
Meritano gli oggetti di Pietà esposti nella Supplica ora letta presentata p. parte delli R.R. PP. Ch. Reg.si delle Se. Pie il restar secondati da voti di questo Ven.do Capitolo onde promuovere il maggior culto di Dio ed il profitto Spirituale de Fedeli. A fine p.ò di conciliare possibilmente la concessione della Chiesa di S.M. Nuova di ragione di questa Confraternita con la preservazione de diritti della medesima sopra la Chiesa stessa; Da D.no Francesco Pellegrini q.m Valerio Ga-staldo, dalli Nob. SS.i Nazario Corte, e Lepido M.e Gravise Proc.i e dal Nob. Sig. Giaunaudrea Barbabianca Pro Geii.le l'auderà Parte
Che sia p. autorità di questo Capitolo concesso a R.R. PP. delle Scuole Pie l'uso p.petuo della Chiesa di S. M. Nuova in modo p.ciò che questo non possa in alcun tempo o caso vulnerare il jus Patronato della Scuola sopra essa Chiesa quale s'intenderà p.petuamente, ed espressamente riservato alla Scuola stessa.
Che non possano essi RR. PP. ponere, o far ponere mano nella struttura, ed abbellitura della Chiesa stessa senza espresso assenso di questo Capitolo con parte ricevuta con li due terzi de Voti ; dovendo detto Capitolo legalmente convocato esser ridotto al numero almeno di disdotto.
Che non ostante il libero uso di detta Chiesa concesso come sopra resti sempre a peso di essi RR. PP. il mantenimento ossia Sarta Tecta del materiale della Chiesa e così pure il pro vedi mento delle Sacre supellettili, in cbe s'intenderà la Scuola libera sempre da qualunque agravio.
Che indipendentemente sempre da PP. sudetti sia in libertà della Scuola il fare in essa Chiesa tutte le Funzioni, e quelle che deliberasse in ogni tempo di aggiungere.
Che sia permesso a detti PP. il poter aprire una porta di comunicazione dal Collegio alla Chiesa, a loro beneplacido, con sicura fiducia, che da ciò non possa derivar disordine alcuno, nel cbe resta incaricato il zelo di essi Religiosi p. la continua attenzione, e vigilanza.
Che riservata all' arbitrio della Scuola la questua del giorno della Purificazione ed altre solennità, che fosse per fare, ed alle messe d'obbligo della medesima; sia in tutti gli altri giorni dell'anno in libera disposizione de PP. stessi.
Che volendo formare una sepoltura p. loro uso gli
sia assegnato un sito dalli rappresentanti la banca (sic) con le riserve tutte accordate ne patti stabiliti con questo R.mo Gap.lo.
E la presente p. la sua validità dovrà essere sottoposta all' autorità di questa Ecc.ma Carica delegata e dovunque occoresse p. la sua inalterabile esecuzione, e ciò a tutte spese de RR. PP. suddetti sic.
A di 3 Agosto 1754 Capo d'Istria. Raduto il Capitolo delti dodici della Se. di S. M.a Nuova fu letta la Supplica de RR. PP. d. Se. Pia e proposta la parte ebbe
Voti Pro n. 12
Contro u. — però fu presa.
A di 4 Agosto 1754 Radunato il Capitolo Generale al numero di ventiquattro fu proposta la parte, e ballottata ebbe
Pro u. 24
Contra n. — Però fu presa
Giannandrea Barbabianca Pr. Gen.le
(Carte 50)
Decreto di S. E. Podestà L'Ill.mo ed Ecc.mo Sig. Pietro Doltìu Pod.à Cap.o Giud. D. veduta la parte presa a pieui voti prima sotto li 3 del dal Capitolo de i Dodici, poi sotto li 4 corrente dal Cap.lo Gen.le della Scuola di S. M. Nuova di questa Citta, con la quale parte, relativamente all' altra del Maggior Consiglio di questa Magnifica Città
10	Agosto 1708 approvata dall' Ecc.mo Senato conducali 4 Sett. 1734 è stato concesso a RR. PP. Cherici Reg.i delle Scuole Pie di questa Città snpra la loro supplicazione l'uso p.petuo della Chiesa di S. M. Nuova di essa Scuola contigua al Collegio de medesimi, con tutti li patti e condizioni espressi ne Capitoli contenuti in detta Parte della Scuola stessa, a fine di promuovere
11	maggior culto di Dio Sig.e, ed il profitto Spirituale de Fedeli, p. il qual oggetto essendo pur concorso il R.mo Capitolo di questa Cattedrale ad accordare a detti PP. 1' officiatura della Chiesa medesima con Parte 28 Giugno decorso approvata con decreto di questo M.r Ill.mo e R.mo Vescovo 4 giugno (sic) susseguente, hà l'È. S. approvata la surriferita Parte della Scuola di S. M. Nuova iu tutto e p. tutto come iu essa p. l'iutiera sua esecuzione interponendosi p.ciò la propria autorità, e suo Giudizial decreto. Sic Mandaus ecc. In quorum ecc.
Capo d'Istria 6 Agosto 1754.
Pietro Dolfou Pod.à e Cap.o G. I).
11 Cane. Pretorio
Approvazione del C. Gn.le Quum P. Hermenegildus Borsatti a S. Dom.co Rector Collegij nostri Iustinopolitaui, et Religiosi in eo-dem commorantes, capitulariter congregati petierint ab Ill.mo, et R.mo Cap.lo Cathedralis Ecclesiae Iustiuopo-litanae, et ab eodem benique concessum obtiuneriut usum Ecclesiae Sanctae M.ae Novae nuucupatae, eidem nostro Collegio contiguae, cum bis quae sequutur conditionibus nempe.
1. Ut Religiosi nostri possint in eadem Ecclesia omnes illas Functiones Eccl.icas exercere, quae in aliis
Ordinis nostri Domibus, seu Colegiis iuxta nostras Re-gulas fieri soleut: aliae vero functiones quae in eadem Ecclesia iam de more fuiut, velati iu die Puritìcationis B. M.ae Virg., iu Diebus Rogationum, in die Comme-morationis Defunctorum. Item quecunq. alia funera quae celebrantur prò defunctis ibidem sepultis vel in poste-rum sepeliendis ; Functiones praeterea, si quas alias Veu: Sodalitas, seu peculiaris aliqua persona celebrali velit subiaceant semper imi capitulari. quemadmodum competit Ecclesiae quae sit Filialis. Contributiones vero quae Ill.mo et R.mo Capitalo iam debentur solvantur ut mos est a Veu: Sodalitate, seu a Personis illis, quae aliquas ex supradictis functionibus celebrari velit.
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INDICE
DELLE CARTE 1)1 RASPO
(Archivio provinciale)
Filza <).
(Continuazione vedi N.o 10 anno XXIV e seg.)
anni 1544-1545	pag. 1145-1162
Capitano Nicolò Loredan Processus Antonii de pistogia Ad istanza di ser Antonio de pistogia (da Pistoia?) il capitano di Raspo è incaricato di esaminare su certi quesiti (capitoli]) presentati dallo stesso ser Antonio i seguenti testi: Antonio IiUgnani contestabile a Pinguente, ser Manzino de Manzini di Rozzo e Matteo tessitore di Rozzo ; di rimettere quindi a Venezia la deposizione scritta, debitamente sigillata. — Dai capitoli e dalle testimonianze si ricava che ser Antonio ci tiene al buon nome che dice di godere presso i mercanti e cittadini di Capodistria nonché presso gl'Istriani tutti. Egli non fa l'usuraio; ma dall' anno 1540 iu poi esercita la mercantia de cuori (?) e di griso. Cliel solito et consueto de tuta l istria e già tanti anni che non è memoria de homeni in contrario de dar dinari avanti tracto a Cadauno che voi far far grisi, et quelli pigliano li danari promettalo consigliar le pezze del griso al mercadante aut alla Sensa (Ascensione di G. C ) aut al tempo di lor mercadi, et non consigliando al tempo debito, el mercadante possi comprarli a ciano et interesse de lui ha tocliato li denari, siila che lui che havera tochcito li Denari sia tenuto a pagar ditti grisi per quello raleeanno alla sensa in Venetia secondo la forma di loro accordi, et soto quella forma li da danari per far o far far per li mercadanti per tuta V istria. Che tuti queli che pigliano danari avanti tracto da mercadanti per far dicti grisi benissimo attendeno alle lor promesse, Consignando le pezze alli tempi debiti, Il che e benefitio de tuta listria, che cum li danari deli mercadanti si exercitano cum lor utile, et viveno tutta l invernata. Dicono i testi affermando, che per avere una buoua pezza di griso ci vogliono da lire 120 di lana netta, la quale negli anni 1540, 1541 e 4542 si pagava a 12, 13, 14, 15, e fino Iti lire il centinaio. Quindi a batterla bisognano circa 45 soldi, per filarla un soldo per lira, a tesserla lire 3 la pezza, a gualcarla e farsela condurre in casa soldi 24 la pezza. E negli anni 1540, 1541 e 1542 una pezza di griso si poteva fare senza alcuna perdita per lire 33 o 34, Che molti nel istria fanno grisi et tocliano Danari dali mercadanti, li quali non hanno ne animali ne lane, qual comprano cum li danari del mercadante, et se exercitano e viveno soto l' ombra del mercadante. Che però quantunque in li scritti de li mercadanti sia dechiarito che quelli che pigliano li Danari su li grisi siano tenuti a far le pezze del griso de lane agostane (?) et non calcinose : niente di meno in tutte le pezze mercadantesche de griso, quelli che le fanno li meteno la trama de lana grintosa che vai assai mancho de la lana agostana, et etiam non restano de meterli qualche parte de calcinose, che vai un bezo la lira et li mercadanti scovien aerar li ochi e aver pacientia.
anno 1543	pag. 1163-1214
Capitano Nicolò Loredan Processiti retentionis Cosme de Civitate Austrie Due mercanti tedeschi, trovandosi in Italia ove eransi portati a vendere tela e cera, mentre si dirigevano alla volta di
Trieste e dell' Istria a comperar ribolla, presso Villanova sotto Cormous vennero aggrediti da quattro sconosciuti armati di picche e partigiane. Furono legati ai loro carri e insieme con sei cavalli venne loro tolto tutto il denaro che avevano seco e che, tra oro ed argento, importava assieme circa 120 raines. Fra i derubatori c' era anche Cosmo tìglio di Giovali Domenico chirurgo di Cividale (del Friuli) morto a Pinguente. Costui, che allora si trovava a' servigi del capitano di Marano, non appena giunse a Pinguente, venne tosto cacciato in prigione e lasciato quindi provisoriamente in libertà dopo che egli ebbe restituito 30 raines che ancora teneva. Del fatto è informato il luogotenente del Friuli Dionisio Contarmi, il quale con dispaccio del 6 di marzo 1543 significa al capitano di Raspo che il delitto combinato entro paese sottoposto alla Signoria e consumato a quattro passi fuori del couflne nou deve andare impunito, anche perchè le strade hanno da essere sicure.
anno 1544	pag. 1215-1222
Capitano Nicolò Loredan Processus criminalis contra Lucani Duisich de Ber godez et sotios.
Processo per il ratto d" una donzella.
(Processo non esped.)
auni 1544 e 1545	pag. 1223-1252
Capitano Nicolò Loredan Processus criminalis contra Gregorium Milucanich de Tervisio iurisdiclionis Pisini, Vi tura Drussetich de Vodiza, Lucani Duisich de Bergodez et tres socios murlachos incognitos
Continuazione del processo precedente contro i nominati individui. I quali sono in perpetuo banditi da tutto lo stato veneto, chi di loro rompesse i confini e fosse preso sarebbe giustiziato, il suo corpo fatto a pezzi e appeso sopra le forche.
anno 1545	pag. 1253-1268
Capitano Nicolò Loredan Processus civilis inter magistrum Nicolaum ab helmis cyroicum ex uno et Jacobum Michaich eius generimi ex alia.
Nicolò de Elmi, chirurgo, chiede ma non ottiene che, morta intestata una sua figliuola la quale s'era maritata a fratello e sorella, il suo genero gli restituisca la dote.
anno 1545	pag. 1269-1286
Capitano Nicolò Loredan Processus civilis inter Martinum primosich nomine Margarite eius uxoris et Dorcham relictam q. Iuni Laurencich de Pinguento.
Non è accolta la contraddizione interposta da Dorotea vedova di Giorgio Laurencich alla vendita dell' ottava parte di un maso fatta a Iacopo Flego da Martino Primosich.
anno 1545	pag. 1287-1292
Capitano Nicolò Loredan Processus livellationis poste molendini in chotli concesse Ioanni Orando stipendiato Raspurch. Giovanni Grando tiene in affitto dallo stato alcuni terreni posti nel territorio di Colmo, presso i quali terreni esisteva un molino che rovinato e abbandonato dai proprietari, per la prescrizione, è ritornato al governo. Questo molino, che si obbliga di ricostruire, ottiene dal capitano il Grando a livello perpetuo con 1' obligo di pagare al capitano di Raspo a titolo di affitto perpetuo annue lire sci e soldi dodici.
anno 1545	pag. 1293-1300
Capitano Nicolò Loredan Processus restitutionis animalium Leonardo de villa dottuglie territorii reifenbergi. A Leonardo Vlessich della villa di Dotuglie nel territorio di Reifenberg furono rubati 83 capi di bestiame minuto. In seguito a ricerca del vicecapitano di Reifenberg Giovanni Flasch, il capitano Nicolò Loredan fa restituire al Vlassich i detti animali che sino a ragione conosciuta venivano custoditi dal Zupano della villa di Racievas posta sul Carso di Raspo.
anni 1542, 1543 e 1544 pag. 1301-1414 Capitano Nicolò Loredan Criminalium et denuntiarum liber primus Registro di circa sessanta reati col rispettivo processo e sentenza. Da notarsi il seguente. Andrea Sersich s' era fatto por-
tare a Bergodez da Pietro di Lubiana 100 tamisia contrariamente al divieto di comunicare con persone provenienti da luoghi colpiti dalla peste. Egli viene punito in lire 25, due tratti di corda da potersi scontare con altre lire 20 e le spese. La porta della casa poi ove erano deposti gli stacci viene bollata d' ordine del
capitano.	---
anni 1544 e 154.5	pag. 1415-1478
Capitano Nicolò Loredan Processus criminalis contra incognitos factores plurium domo-rum in castro pinguenti diversis personis d. 154-1. 1545 Negli anni 1544 e 1545 accaddero in Pinguente vari furti per opera di sconosciuti. Il capitano, autorizzato da lettera ducale Pietro Landò 4 gennaio 1545, promette pubicamente lire 600 a chi fornisse indizi tali che conducessero alla scoperta dei malfattori. I quali sono veramente scoperti nelle persone di Michele Caincich, Stefano Truncich, Polacco Primosich, Lorenzo Sersich e Zauco Sersich del territorio di Pinguente. Essi vengono tutti puniti in base al capitolo 55 dello statuto di Pinguente al bando dal capitanato, a restituire gli oggetti tolti o il valore dei medesimi, a pagare l'accusatore secreto e le spese del processo Se, banditi-, rompessero i confini e fossero presi, sarebbe loro cavato un occhio e tagliata una mano; il Primosich invece sarebbe frustato e bollato con quattro bolli di fuogo sopra il viso. Se una seconda volta rompessero i confini sarebbe loro cavato l'altro occhio e tagliata l'altra mano; e chi li pigliasse avrebbe 100 lire dei loro beni. Zanco, però, Lorenzo e Polani che si trovano in prigione, prima di uscire devono sodisfare a' danneggiati. — A ottenere la confessione del delitto vediamo adoperato in questo processo, oltre la tortura della corda, anche il fuoco (tormentum ignis) e i ceppi (compedes) entro cui si serravano i piedi dei malfattori. — Avvocato difensore il Dottor Francesco Grisoni di Capodistria.
(Continua)
G. V. — Portole
-sxcr-
Quattro colonne di marmo africano.
Ove sono oggidì le colonne del Duomo di Capodistria, sostituite dai pesanti pilastri?
A questa domanda varie seguono le risposte: Chi dice che alcune di esse sieno state vendute, non si sa nè da chi nè dove; altri dicono che alcune siano passate alla Terra di Muggia, altri finalmente basandosi ad una tradizione le dicevano vendute alla città di Monfalcone.
A schiarire la cosa conviene analizzarla minutamente.
Non è vero, dirò, che alcune delle dette colonne passassero a Muggia, e ciò mi insegna un Codice della Fabbrica della Cattedrale di Capodistria, il quale dice vendute a Muggia non già quattro colonne, ma quattro pezzi di colonna, per i quali pezzi il padre guardiano dei Conventuali di San Francesco in Muggia contava ai camerlenghi del Duomo nel dì 1 dicembre 1718 venete lire 26.1' Giova osservare che i suddetti quattro pezzi di colonna appartenevano all'interrata Cripta, ove con-servavansi le Reliquie del Beato Elio, patrono di Capodistria.
Sorpassando il secondo si dice, vengo alle colonne vendute alla città di Monfalcone.
') Cfr. Libro n. 14, anno 1684, nell'archivio della Fabbriceria del Duomo di Capodistria.

Su di ciò vigeva una tradizione costante che alcune delle dette colonne passassero da Capodistria alla cittadella di Monfalcone ; ed in vero la prima volta che vidi questa cittadella, che fu nel mese di Novembre 1837, il mio compagno di viaggio mi disse : Vedi quelle quattro colonne che formano gli otto finestroni della torre campanaria? Un dì esse abbellivano il nostro Duomo. Io accettai la notizia col beneficio dell' inventario, non mancava però di mantenere viva questa tradizione, che nel 1884 dovetti confessarla una verità, come risulta da un documento che pongo innanzi ai benevoli lettori. Il dì 26 Agosto 1780. Da coltone di Marmo Affricano n. 4 vendute a Monfalcone ricevute Liro 720.2)
Capodistria, 23 Settembre 1891.
D. A. M.
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ZDT otizie
Nel villaggio di Pauguano, sede del comune omonimo, durante le elezioni della rappresentanza comunale, come oggi è noto a tutti in provincia, venne usata violenza armata mano, da parte estranea agli elettori, contro elettori e membri della commissione elettorale, ed a salvarne la vita i gendarmi dovettero fare uso delle armi. Grave fatto, sempre, ma più ancora oggi, alla vigilia delle elezioni per i fiduciari che dovranno eleggere, il 30 ottobre, in tutta la provincia uu deputato al consiglio dell'impero.
Nou è da meravigliarsi se con gli animi accesi, in occasione di elezioni, le parti avversarie vengano a vie di fatto, subito impedite; sono fuochi che si spengono beu presto dopo finite le elezioni.
Ma qui. a Pauguano, e altrove nella nostra provincia, si manifestano avvisaglie di ben altra lotta che non sia quella provocata dall'ardore subitaneo, al momento dell' elezione ; qui minaccia la guerra continuata, tra villaggio e villaggio, tra famiglia e famiglia, tra la campagna e la città; il sangue sparso difficilmente si lava, se non in altro sangue, e quelli che sono offesi negli interessi non perdonano, e preparano vendette. Non esageriamo, no; da lungo tempo le nostre popolazioni rurali vengono sobillate dai pulpiti a scagliarsi dovunque contro gli italiani, onde avere a qualunque costo il predominio nel governo della provincia, con le viste più larghe di annetterla alla grande Croazia; e pochi giorni sono, all'esposizione di Zagabria, l'on. Spincicb deputato e assessore della nostra dieta provinciale, nou si peritò di proclamare l'Istria, provincia croata, destinandola, tra gli applausi dei rappresentanti della grande Slavia, al futuro regno!
L'intervento dell'imperiale governo, in questa lotta che già fu causa di grandi danni, e minaccia farsi permanente e feroce, è necessario, doveroso ; nè deve essere limitato a impedire un eccidio, se pur gli resterà il tempo di fermare la mano che colpisce, all'ultimo momento; ma deve prevenire i fatti di violenza dovunque,
dove la violenza è preparata e organizzata da luugo tempo, come dev'essere a cognizione del governo stesso.
La impassibilità neutrale non si potrebbe scusare, nemmeno all'ombra del famoso articolo 19 della legge fondamentale, ma sarebbe colpevole; vorrebbe dire senz'altro partigianeria per gli uni contro agli altri ; quando gli uni sortono dalla legge. E di tolleranza fino all'ultimo limite, ha dato ormai prove l'imperiale governo, col permettere che da mesi e mesi i preti di ogni villaggio (lo ripetiamo per la centesima volta) predichino la crociata dai pulpiti contro di noi, valendosi perfino del nome di S. M. l'Imperatore, fanatizzando popolazioni tranquille alle quali fauno ondeggiare, senza che le i. r. autorità vi si oppongano, in ogni occasione, i colori nazionali!
Questo contegno dell'imperiale governo deve condurci a credere ch'egli favorisca il movimento croato in questa provincia; che per avventura si lusinghi poterla snaturare.... o per lo meuo intenda favorire un ibridismo, sia pure di apparenza, del quale giovarsi secondo le occasioni.... Il tentativo potrebbe costare a noi la rovina economica e la vita, ma non riuscirebbe ! — La storia ci farebbe giustizia.
Ma non vogliamo credere ancora che l'imperiale governo voglia raggiungere questi fini... Stiamo in guardia, però, sta bene conoscere la situazione vera delle cose, onde sapere quale dovrà essere il no*tro contegno.
Dei fatti di Pauguano venne aperto il processo istruttorio giudiziale, e staremo a vedere quale ne sarà il risultato, mentre la voce pubblica ha già pubblicato il suo verdetto.
I	delegati dei gruppi di Trieste e dell'Istria, si sono raccolti in comitato per proporre i candidati alla direzione centrale della „Lega Nazionale" Nella prima adunanza, avanti di pensare ai nomi dei direttori, i sigg. delegati volevano precisare quello del Presidente e per acclamamazioue i loro voti si sono rivolti su persona egregia, la di cui attività indefessa a prò della nostra nazionalità e delle nostre scuole è emersa principalmente, negli anni decorsi, in seno al ' consiglio municipale. Questa persona è il chiarissimo dottor Giorgio Piccoli.
Venne telegrafato al gruppo tridentino per chiedere se approvasse la proposta del dott. Piccoli al seggio presidenziale, e l'approvazione fu data a piena unanimità; il che prova come la sua cultura ed il suo ingegno siano apprezzati anche fuori della cerchia ov'egli ha dimora.
II	nome del dottor Giorgio Piccoli ci è arra di utile attività, di instancabile energia, di competenza indiscutibile in questioui scolastiche; ci è garauzia che la „Lega" procederà sul terreno legale nel quale deve svolgere la sua attività e nei limiti del suo programma chiaramente precisato dallo Statuto sociale.
Riportiamo questa notizia dal Piccolo che prima di ogni altro giornale ebbe la gradita opportunità di offrirla.
Siamo lieti di rilevare che la mostra enologica presentata dal nostro consiglio agrario provinciale all'esposizione di Gorizia, venne assai apprezzata; e per tal modo il buon nome dei nostri vini siasi ancora una volta confermato.
11 ministro del commercio ha confermato la elezione del signor Leandro Camus a vice-presidente della camera di commercio ed industria dell' Istria per l'anno 1891.	----
Leggiamo nell' „Istria" : Giovedì della corr. settimana arrivava qui il chiarissimo professor Bidermann dell'Università di Graz, allo scopo di compier alcuni studi per una sua opera di prossima pubblicazione, che riguarda particolarmente l'Istria. Il dotto professore è già noto agli studiosi per altri suoi lavori riguardanti anche la nostra provincia.
Come il solito, anche quest'anno fu tenuto a Parenzo, lunedì 21 corr., il Congresso dei farmacisti
dell' Istria.	-----
All'aprirsi dell'anno scolastico (15 corr.) partiva da Parenzo, per la sua nuova destiuazione di prefetto del Convitto diocesano di Capodistria il giovane sacerdote parentiuo don Tomaso Franca, che per alquanto tempo funse da caucellista della Curia e Cappellano di mons. Vescovo Flapp.
All'egregio don Tomaso auguriamo ogni bene, mentre ci consoliamo di saperlo destinato all'importante e delicato ufficio di sorvegliare la nostra gioventù nel convitto sunnominato.
Così VIstria-, noi diamo il benvenuto nella nostra città all' egregio sacerdote.
Da molti ci furono rivolte domande intorno alla notizia ripetuta da molti giornali sul rimedio contro la fillossera del prof. Perroncito ; rispondiamo col pubblicare la seguente lettera che abbiamo letto nel reputato periodico "11 Coltivatore» di Casale:
Porto Maurizio, 12 settembre 1891.
Egregio sig. Doti. Edoardo Ottavi Casale Monferrato.
Non ho prima risposto alla di Lei gentilissima del 29 scorso mese perchè occupatissimo per la ricerca e distruzione della fillossera, specialmente negli scorsi giorni in cui ebbi la gradita visita del Cav. Montecchi.
Sta vero che il Comm. Perroncito sperimentò in una porzione di vigneto da me posto a sua disposizione ed in altro del comune di Apricale presso Veutimiglia un liquido da lui composto, che suppongo costituito specialmente da crcolina, fenolo bruno del commercio in mescolanza con potassa ed allungato nell'acqua, ma quantunque lo stesso determini la morte della fillossera quando la tocca, conviene procedere cauti e con molta riserva nell'annunziare i risultati della sua applicazione e non strombazzare ai quattro venti cose insuperabili che ancora non si conoscono, come pur troppo fecero molti giornali. Ciò facendo crederei di danneggiare quell'alta e meritata fama che gode il Comm. Perroncito non solo in Italia ma ancora all'estero.
L'esperimento fatto vuole essere rinnovato sopra più vasta scala, tenendo conto anche delle minime spese, per poter istituire un confronto cogli altri metodi colturali, perchè come mezzo di distruzione non è possibile, come ho in animo di dimostrare a tempo opportuno con una lettera aperta che mi riservo di indirizzare anche al Comm. Perroncito.
A Vallecrosia, in mia compagnia, il Prof. Koenig sperimentò due anni addietro il cianuro di potassio che poi applicai da solo ad un vigneto del comune di Piani, ma i risultati non corrisposero all' aspettativa dell' egregio professore. Le stesse viti curate col cianuro, che continuavano ad essere cariche di fillossera, sono quelle che affidai alle libere cure del Prof. Perroncito.
Alla prossima primavera l'emettere un giudizio spassionato e conscienzioso.
Volge al termine il principale lavoro della campagna autifillosserica con risultati abbastanza buoni ; l'infezione non ha fatto notevoli progressi perchè i tre soli comuni che per la prima volta si trovarono infetti Diano-Marina, Montalto, Badalucco, sono verso la zona marittima e trovausi compresi fra altri comuni dichiarati precedentemente infetti.
Gradisca i miei affettuosi saluti estensibili all'egregio Cav. Ottavio e mi voglia sempre
Suo aff. amico N. F. Vassallo.
Cose locali
Il M. K. Don Giovanni Pecchiar, cooperatore parrochiale, tu nominato Canonico di questo Capitolo concattedrale.
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Appunti bibliografici
Reminiscenze di scuola. Riccardo Pitteri. Trieste
Caprili 18.91.
Fortunato il Pitteri che della scuola conserva così care reminiscenze. Di ciò egli deve essere grato anzitutto a madre natura, che lo ha fornito di un eletto ingegno, e un po' forse anche a suoi maestri che probabilmente gli avranno fatto gustare le recondite bellezze dei classici, senza farlo passare per la trafila degli arzigogoli linguistici tanto oggi in voga. E a chi si lamenta degli anni perduti nello studio delle lingue morte, io addito questi nuovi versi del Pitteri, frutto di un'arte che non morirà mai. Come triestino poi, e quindi istriano, mi compiaccio di rammentarli a quei ciechi che ancora hanno dei dubbi sulla nostra italianità. Se i marmi d'Aquileja, di Trieste, di Parenzo, di Pola, se i nomi delle nostre contrade non vi bastano, leggete questi versi, e vi troverete l'italianità viva della Musa tergestina che
„Dal termine che onora Di un nume il limitare" canta allegra e ripete
Un! antica parola 0 un emistichio antico Dei begli anni di scuola."
Anzi si direbbe che motus in fine velocior, e che perciò il poeta nostro abbia sentito il dovere di mantenersi devoto all'antica scuola, e di trasfondere
ne' suoi canti, lo spirito dell'alma madre. E maggiore ( il merito oggi che da una parte la sformata idea
Barocchi estri mendaci va limosinando; o del classicismo, parodiando un vero poeta, assume solo le forme, straziando barbaramente l'orecchio, o che è peggio, ruba la tavolozza al pittore e diguazza in uno stagno di livide acque sotto i cieli plumbei, ed i tramonti di rame; e va via, sminuzzandosi, barcollando, saltellando sui trampoli degli sdruccioli e degli anacoluti.
Il Pitteri però se anche classico, si è conservato sempre ne' suoi versi virginale; quasi mai in questi quel non so che di troppo che accusa la scuola. E tale si manifesta pure nelle Reminiscenze edite per le nozze Borgoricco-Tomaselli. Sono sedici sonettini in settenari; sembrano a prima vista di quei soliti ninnoli tanto di moda oggi; di quelle composizioncelle magari di quattro versi, coi quali gli editori hanno la sfrontatezza di fare una pagina preceduta e seguita da due altre pagine vuote. Sono ninnoli si, ma nella loro piccolezza compiti, hanno principio, svolgimento e fine, sono lucidi, multa pomice expoliti direbbe Catullo: ninnoli si, ma non giocattoli di Norimberga. E un idea dominante c'è in tutti. Si direbbe.che ilpoetà spaventato del vuoto che gli si fa intorno, invece di bestemmiare, o di lasciare evaporare il sentimento nelle dotte astrazioni, si rifugia nella dolce religione della natura, e nell' onestà naturale degli antichi. Forse però questo suo amore dell'antico assume qualche volta un po'troppo la forma apologetica e rasenta la tesi come in XI, XII, XIII. Ma senz' altre preocu-pa&ioni si alza a libero volo, ed erompe in molti altri bellissimi. Eccone un saggio
XVI
E a voi, poeti cari De' begli anni di scuola, 11 mio pensier rivola Sognando anfore e Lari. Da' crepitanti altari 11 Pucin patrio scola, Va il fumo di viola Dal ceppo tra gli alari ; E di sol circonfusa, Candida e rosea in faccia Come mandorlo in fiore, La sorridente musa Tendendomi le braccia Dolce susurra : amore.
La tecnica del verso è sempre ottima ; propria la locuzione. Tanto per non perdere l'uso, appunto i greti che non possono essere fiorenti. „ Veruni ubi plura nitent in Carmine, non ego paucis off'endar maculis. E quando lo dice il maestro non occorre altro.
Programma della Civica Scuola reale superiore
in Trieste 1891. Trieste Caprin
Contiene uno studio del Prof. De Luyk su quell' arruffato periodo di storia che va da Berengario I ad Ottone I. Berengario si volge al tedesco Arnolfo e lo riconosce quale supremo signore feudale, quindi le nuove incursioni degli Ungheri, poi le baldracche spadroneggianti sulla cattedra di San Pietro, Berengario II, il romanzo di Adelaide, e finalmente, extrcma mala extrema remedia, la calata di Ottone, e il Sacro Romano Imperio tolto alla nazione italiana e dato alla stirpe dei Sassoni. Di tutto questo discorre con molta erudizione l'autore attingendo alle fonti migliori antiche e recenti ; e facendo qua e là qualche opportuna riflessione. Certo con la calda ed efficace parola, poiché la storia è maestra di vita, l'egregio professore rileverà in iscuola quei fatti che meglio rappresentano le condizioni generali del paese e riassumerà a larghi tratti un periodo senza affaticare la mente dei giovinetti con una così particolareggiata esposizione. E per vero i punti salienti di questo tratto di storia sono 1' atto inconsulto di Berengario I, l'opposizione dei grandi ai re nazionali, opposizione che si spiega col fatto dell'essere i grandi signori dipendenti tutti dai popoli invasori, e incapaci quindi di sentimenti latini; il decadimento del Papato alla mercè del potere laico, e la politica di Ottone che si mostrò favorevole alle esenzioni ed alle franchigie, onde da alcuni storici fu considerato come fondatore della costituzione municipale d'Italia: cosa del resto molto controversa e negata da altri. Buona l'appendice in cui si tocca della costituzione italiana del decimo secolo; e si dà una chiara ed esatta spiegazione dell'origine del corpus sanctum, dei corpi santi lombardi.
La seconda parte del fascicolo contiene le Notizie scolastiche. Da queste si rilevano specialmente due cose che danno all'occhio subito: il numero stragrande dei docenti in generale e dei professori d'italiano in particolare. Molti non hanno che 17 ore d'istruzione settimanale; col vento che spira al municipio, dopo la soppressione del portofranco, non so se Trieste potrà concedersi questo lusso di professori. E quanto all' italiano è veramente inconveniente affidare a sei docenti una così importante materia. Non vorrei che l'italiano fosse il capro emissario e si affidasse a vari l'insegnamento così a casaccio, tanto per completare il numero di ore. E poi dove è la neccessaria unità? E non potrà darsi il caso che uno segua una data lessigrafia ed un secondo un'altra? _P. T.