anno xxiii. Capodistria, 16 Giugno 1889. N. 12 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3 ; semestre e qua-Irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Du numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Di un duplice aspetto dell'agitazione slava Ho sentito più volte anche da persone serie ed estranee all'agitazione slava nell'Istria, opporci, che, dopo tutto, noi facciamo opera ingiusta e contraria ai nostri stessi sentimenti, combattendo aspirazioni così vive in tutti oggi, e opponendoci al conseguimento di un legittimo diritto. A che rivangare la storia? dicono questi. l'Istria è oggi occupata da popoli di diversa nazione; fate di vivere in pace con tutti : questa è la realtà delle cose. A questi rispondo subito non con la storia antica uè del medio evo, uè moderna ; ma con la contemporanea. Se veramente esistesse in Istria un popolo compatto di nazione slava, che dal suo passato (la necessità di questa condizione non me la vorrà negare, spero nessuno) movesse alla conquista del diritto presente; a questo popolo si dovrebbe far di cappello e trattarlo coi guanti. Così devono, piaccia o non piaccia, giustizia per tutti, fare i Tedeschi con gli Czechi della Boemia. E così dovremmo far noi se gli Slavi avessero in Istria un passato storico. In questo caso i due popoli, posti l'uno in faccia all'altro, userebbero dei loro diritti, e l'avvenire sarebbe del più destro, del più civile ed espansivo. Ma si trovano in tale condizione gli Slavi dell'Istria? No, mille volte no. Lasciamo pure da parte la storia, giacché fa tanta paura, e si capisce perchè, a certa gente, omettiamo pure di ripetere quello che tutti sanno, cioè come gli Slavi siano venuti alla spicciolata, per tribù e parlando diversi dialetti. Io voglio anche concedere che tra i giovani slavi venuti su dalla campagna ed educati nelle scuole tedesche od italiane dell'Istria ce ne siano alcuni, che hanno un vivo sentimento della loro nazionalità, e che giustamente si dolgono dell' ab- bruttimento dei loro fratelli. Ma questi si possono contare sulle dita ; e in ogni caso una rondine non fa primavera: cotesti giovani, se hanno fior di senno devono riconoscere la prevalenza italiana. Certo io li compiango ; ma suggerisco subito loro un mezzo migliore e piti sicuro pel trionfo della loro causa. Se realmente sono civili, come dicono, comincino dal riconoscere il nostro diritto, e non si uniscano agli arrutfapopoli dei Tahor per dare ad intendere ai poveri contadini lucciole per lanterne, non disonorino una nobile causa; e se sentono proprio il bisogno di una maggiore attività, vadano pure, segnati e benedetti, nella Vicina Croazia o nella Carinola, dove saranno accolti a braccia aperte, e troveranno ancor tanto da fare. Ma lo torno a ripetere, il loro è un caso affatto eccezionale. Perchè egli è certo che il movimento slavo venne dal di fuori, che i caporioni si sa chi siano e donde venuti ; e che i poveri contadini dell'Istria nulla sanno delle aspirazioni croate, e che non hanno, chiara in testa l'idea di nazione. Di ciò non faccio loro una colpa, poveretti, anche pei contadini di paesi più colti la nazione finisce ai limiti del campo, e il desiderio più vivo è la polenta a buon mercato: gli emigranti del De Amicis informino. E ciò è tanto vero, che tutti gli oratori dei Tabor, sapendo che i paroloni — popolo e ragione non fanno buona presa in certe teste, sono ricorsi ad altri mezzi, e per trascinare dietro loro la plebe predicarono l'odio contro gl'Italiani usurpatori, contro gli usurai, contro i ricchi. Ed ecco così far capolino anche in Istria la questione sociale. Sotto questo aspetto devesi adunque considerare l'agitazione slava; è guerra di poveri contro i ricchi, della mano d' opera contro il capitale : anche nella piccola Istria adunque si sente l'eco degli scioperi, che hanno funestato testé le più belle campagne della Lombardia, e se ancora non si è venuto agli eccessi, il merito va ascritto alla buona indole dei nostri contadini, avvezzi da secoli a vivere in pace, e per una tradizionale memoria dei doveri dell' o-spitalità. Questo è il vero aspetto delle cose, così de-vesi affrontare oggi la questione. La storia ci ha insegnato i nostri diritti', c'insegna anche oggi i nuovi doveri. Primo nostro dovere è riconoscere l'esistenza del pericolo se non per la nostra nazionalità per la stessa nostra proprietà. Dobbiamo quindi smettere dalla burbanzosa sicurezza eredità di altri tempi e dal secolare disprezzo contro i contadini. Molto si è fatto in loro benefizio ; e il giornale L'Istria ha più volte dimostrato le spese decretate dalla Dieta Provinciale di Parenzo a prò della campagna slava ; tocca ai privati cittadini, e specialmente ai grandi proprieteri, di compiere l'opera. Ogni miglioria sul fondo, ogni agevolezza è mezzo sicuro per conquistare l'affetto anche de' più restii. Il benefizio non venga mai nè direttamente nè indirettamente rinfacciato : si doni con volto amico, come dice il poeta, e con quel modesto tacere che rende accetto il dono. Molto si è fatto dalla classe dei signori pel bene degli operai nelle città : l'impulso a varie istituzioni moderne venne dalla classe privilegiata; si faccia altrettanto dai possessori di terreni pel bene del contadino. Ci sono poi gli slavi italianizzati, o quasi, del Quieto; a questi sieno rivolte le cure speciali; e, dove è possibile e conveniente, si favorisca la loro nomina a' consiglieri municipali : specialmente nelle piccole cittadelle dell' interno tolte in mezzo dall'elemento slavo. I Croatizzanti grideranno al tradimento : tanto meglio, una volta legati al nostro carro seguiranno più volentieri la nostra causa; e magari quando saremo proprio sicuri di loro, potremo farne dei buoni deputati, quali meglio rappresenteranno i bisogni dei loro fratelli che i legulei ed i preti. A questi poi e a tutti gli Slavi si ricordino a tempo e luogo i reali benefizi ricevuti dagl'Italiani in altri tempi. • ' ' , I vecchi della contea di Pisino dovranno rammentare tuttora come, sollevatisi nel 1847, trovarono uno strenuo difensore nell' avvocato Francesco Coinbi, il quale senza il 48 e il decretato esonero del suolo, sarebbe stato di certo condannato per alto tradimento. Dove erano allora gli apostoli croati? Oggi è facile a certi messeri fasciare l'epa con eterocliti colori, e gridare abbasso questo, abbasso quello ; al- lora i coturnati don Abbondi non erano usciti dal guscio delle loro paure, e baciavano basso. A impedire il male, o a scemarlo pensino un po' anche i buoni preti di parte nostra ; ma di questi forse un' altra volta* Ancor una raccomandazione. Si combatta pure P ignoranza, la superstizione, il fanatismo ; ma non si offenda dai ricchi il sentimento religioso. Ogni offesa a questo è una nuova sbarra tra poveri e ricchi, e dà causa vinta ai nostri avversari. Ritenuto infine che la questione slava, se non è proprio questione sociale, ne piglia però le forme ; e tale in ogni modo potrebbe presto diventare avuto riguardo ai mezzi usati, procurino i ricchi, di attrarre a sè ikpopolo col benefizio. L' odio è sterile ; l'amor solo è efficace. P. T. ---—----------*-- Seminario o Collegio ii Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e Mg.) Adi 4 Nou.e 1700 Dalle rare uirtù, et esemplarità de costumi de F. P. Chierizi Regolari delle Scuole Pie, che con semi di fruttuosa educazione hanno per l'Italia sparso un distinto concetto, e che si dillata anco nell' Europa ; Fu buona sorte di questa Città, che ui giungesse il grido, e che 1' esperienza di poco tempo dasse speciosa caparra al nostro seminario delle condit.ni distinte della Morigeratezza di uita, e dell' habilità de talenti de P. P. che sin hora si sono esercitati nel med.mo, e perchè questo non sia mai abandonato dall'assistenza di quei Maestri, che le possino dar lustro, e nome, e che corra del pari in questa parte almeno con gì' altri che sono sparsi nelle primarie Città. Vada parte di condurre il M. Reu. Pre Carlo di S. Pietro delle Scuole Pie per direttore et assistente di questo Seminario, con facoltà al med.o di proponere per anni cinque soggetti degni e sufficenti appo di lui per tutte le Cattedre di questo pio luocco d' esser appro-uati da questo Coll.o d' anno in anno con stipendio de duc.ti quattrocentosessanta all' anno d'esser contati ne tempi e forme praticati sin hora. Ballottata dal Sp.le Coll.o che fu ridotto nella Sala ord.ia d'Audienza compresa la persona di Sua Ecc.za furono al n.o di 9 hebbe Pro n.o 9 C. — (Carte 48) (Carte 47) Die Contros.te Illico Non essendosi in alcun tempo questa Città dimostrata senza gratitud.e uerso chi ha per la med.a contribuito il suo impiego Però uada parte che essendo il Sig, Pre Antonio Scarpin per il corso de più anni impiegato nelle scuole ad insegnare a figli, e desiderando nell' auenire d'esser solleuato, stante la sua auanzata età, da così pesante impiego sia al med.o per marca di merito assegnati ducati 40 all' anno delle solite rendite del Seminario d'esser riscossi dalla Cassa del Fon.co durante la sua permanenza in questa Città, onde possa far conoscere la stima fatta del suo seruitio, e la n.ra gratitudine Qual parte ballottata hebbe P. 8 C. 1 L'Ill.mo, et Ecc.mo Sig. Alessandro Bàsadonna p. la Ser.ma Rep.a di Venetia Pod.a e Cap.o di Capo d'Istria, e nella matteria di Com.tà luoci Pii G. D. Hauendo l'È. S. uista, e considerata maturam.te la parte presa dal Coll.o di questa Città de Deputati al Seminario del giorno de 4 Nou.e passato con la quale uengono assegnati D.ti quaranta annui al Sig. Don Ant.o Scarpin fuMaestro di Gramatica nel seminario stesso sua uita durante, p. il tempo di sua permanenza in q.ta Città da essigersi dallo stesso dalla Cassa di questo Fontaco del dinaro destinato al pagani, to dei Pub.ci Precetori, e ciò stante l'impiego prestato p. il corso di più anni e la sua auanzata età che non gli permette poter continuare nel sud.o impiego, e conoscendo giusto e ragionevole il sud.o assegnam.to ha quello aprobato | in tutte le sue parti, commettendo a chi s' aspetta douer di tempo in tempo leuarli le solite fedi, e bollette p. la ' consecut.e e del med.mo, e p. l'iutiera esecut.e della parte stessa interponendo in ciò il suo giudicial Decretto. Sic Mandans Capodistria li 24 Ap.le 1701 Alessandro Basadonna Pod.a Cap.o G. D. (manu propria) I—---->5=»=^---------—• Abbiamo letto nell' Indipendente una lagnanza ^ iella scarsa partecipazione dei soci istriani nell'ul-[ timo convegno della „società alpina delle Giulie". ; Non possiamo sostenere, a dir il vero, che l'alpi-I nismo sia praticato con entusiasmo dai nostri giovani, prevale in loro l'amore del mare ; anzi una delle ragioni della lamentata assenza, è stata la loro perseverante attivtà nell' apparechiarsi alla prossima regata. — Per invogliare e giovani e maturi, comprese le gentili signore a intraprendere qualche gita, per esempio sul nostro Monte Maggiore pub-i blichiamo la descrizione di : UN' ESCURSIONE ALL' ALBIO (dal Corriere di Gorizia) La gita ufficiale al monte Albio [m. 1795] facente parte del VII Convegno della „ Società alpina delle Giulie' ebbe effetto Domenica 9 e Lunedì 10 corrente. Vi presero parte il presidente sociale con due suoi amabili figlioletti, tre direttori e 14 soci fra i quali una signora, valentissima e instancabile alpinista. Il percorso sino ai piedi del monte venne effettuato con orario ed itinerario diversi cioè una parte degli alpinisti vi si recò la sera di sabato col treno postale sino a Rakek oltre Nabresina, una seconda mediante la ferrovia dell' Erpelle e poi col misto sino alla citata stazione, una terza la mattina della domenica sino a S. Pietro e poi per la valle della Piuca sino a Coritenza e Lescadolina. Chi scrive fasceva parte della prima comitiva la quale raggiunse Rakek la sera di sabato circa alle 10. Abbandonato il treno in numero di nove questa avanguardia degli alpinisti mosse subito all' albergo della Posta sito poco lungi dalla stazione onde ristorarsi e trovare alloggio per la notte. Al primo desiderio venne corrisposto per tutti. Quanto all' alloggio cinque poterono accaparrarsi dei più o meno soffici letti, gli altri quattro dovettero adattarsi di dormire sul fieno. L' albergo della posta possiede un vasto fienile ove di sovente si dorme abbastanza bene. In quella notte però è stato bravo chi potè chiuder occhio. Appena adagiati una voce di donna nel sonno cominciò a parlare coi santi del paradiso, poi treni in arrivo e partenza (la stazione dista un centinaio di passi) poi un famiglio che venne a frugare non si sa cosa in una cassetta, in ultimo le campane che suonavano per annunziare a tutta quella buona gente, compresi noi, che in quel giorno c' erano le Pentecoste. Alle 3 ant. ci fu la sveglia suonata o meglio fischiata da uno che aveva dormito in letto ma probabilmente avrà avuto le stesse nostre peripezie. Nel frattempo erano arrivati altri quattro alpinisti col misto e quindi unitisi ad essi si proseguì per Zirk nitz alle falde del Javornig e della Slivnica che apparivano netti d'ogni impedimento e ci facevano presagire buon tempo per la mattina susseguente. A Zirknitz si prese una colazione frugale e poi saputo che si poteva passare il lago in barca, si fece una deviazione del programma. Invece di recarsi a Bloscapo-lizza, Laas e Altenmàrkt sulla via maestra si scese nel vicino, meschino paesello di Unter Seedorf e si attraversò il famoso lago con una barca (barca per modo di dire, ma in realtà una specie di piroga anti-diluviana composta di tre pezzi d' abete connessi assieme in senso longitudinale). Due robusti contadini fecero da rematori, o meglio da rimorchiatori, poiché il lago è quasi ovunque poco fondo ed anzi nei prossimi mesi va asciugandosi come è noto del tutto. La traversata è di sette chilometri e vi si adopera a farla due ore. Il lago, anche se non possiede l'attraenza dei laghi alpini, è bello. Vi si specchiano da lina parte le falde imboscate della Cela Gora, quelle prative della Slivnizza ; nel fondo Zirknitz con le sue case biancheggianti a destra, a sinistra vil-lagi e paeselli pittoreschi. Il torrente Oberch che nasce presso la Luderhutte, che s'inabissa presso a grotta detta dei colombi, sorge nuovomente alla luce della Gola Gorica ed alimenta il lago. Questo fiumicello che somiglia al nostro Recca, sarà bene, in una prossima escursione, di visitarlo e studiarlo attentamente, che ne deve valere da pena. Nel lago crescono un' infinità di piante e fiori acquatici parte in luce, parte sott' acqua. Se ne fa incetta ed uno della compagnia, valente botanico, si presta a classificarli ed a dare dilucidazioni. Verso le 8 ant. si tocca Ober Seedorf. paesello all' opposta riva. Smontata dalla barca, la brigata prosegue per una strada mulattiera abbastanza buona per Scrilla, Dane, Podzircu ad Altenmàrkt. Quest' ultimo è un luogo abbastanza grande, c' è una società di lettura ed un buon albergo. All' albergo si prende un modesto desinare, che 1' oste nella sua nota classifica per un banchetto lucu-liano, e poi caricati alla meglio su un veicolo, fratello gemello per comodità alla barca dianzi descritta ci avviammo per la valle di Laas a Pudob e Cosarsce. Nei pressi di questo paesotto c' è il castello di Schneeberg e vi passa vicino il torrente Oberli. Qui venne presa la guida Michele Snidersig che aveva ac compagnato già altre volte, qualcuno della compagnia. Da Cosarsce la via comincia salire e poi s'interna nel bosco sino alle falde dell'Albio cioè a Leseadoliua, località composta di quattro o cinque case in posizione amenissima. Giuntivi verso le 3 pom. incontrammo un socio che aveva percorso da solo la via da Rakek a Lescadolina e che si unì alla brigata. Tanto ad Alten-markt che a Lescadolina nessuno sapeva darci un esatto ragguaglio sullo stato del rifuggio sull' Albip. Chi lo diceva crollato affatto, chi prossimo a crollare e quindi pericoloso u'abitarvi e ciò impressionò tanto che un alpinista preferì ritornarsene a casa. Alle 3.20 si principiò la salita del monte traverso il bosco, per sentieri talvolta facili, talvolta faticosi, ma privi d'ogni pericolo L' aria è respirabile ed abbastanza fresca, in certi punti si aspira a pieni polmoni emanazioni di piante resinose e di fiori boscherecci. 1 ludri di gomma o di pelle peli' acqua sono vuoti e si aspetta di riempirli a Mazi-listje ove e' è una pozzetta d' acqua risorgente, ma giunti là si odono dei lamenti, dei gridi disperati. D'acqua non c'è traccia, la pozzetta è asciutta. Dei cavalli passati lì nello stesso giorno, e dei quali si vedono le impronte delle zampe ferrate se l'hanno bevuta tutta. Risogna rassegnarsi e continuare. Si rimedia alla meglio con dei limoni e qualche bicchierino di Marsala e si seguita il cammino verso il ricovero. A un certo punto uno della brigata, guarda giù verso un burrone una specie di sgrondo e gli pare di vedere lucieare dell' acqua. Gli assetati, e sono la maggior parte, si animano, la guida dice non esservi idea d'acqua uè di neve, ma puntati i cannocchiali si scorge benissimo della neve ed anche l'acqua. Due animosi scendono giù e trovano realmente dell' acqua con la quale riempiscono tutte le fiasche ed i ludri e ritornarono dopo alcuni minuti trionfanti. Il più anziano porta seco anche un grosso pezzo di neve che distribuito serve a calmare la sete di taluno, mentre altri ne fanno mescolato a del Cognac un prelibato gelato. Ascesi ancora circa cento metri il bosco cambia carattere, non si vedono più faggi, abeti e pini d'alto fusto, ma cespugli bassi e pini mughi i quali permettono di osservare il magnifico panorama sottoposto. In breve scendendo in una specie di conca si giunge al ricovero. I primi arrivati circa alle 6 '/4 visitano il ricovero pel quale si stava in pena e lo trovano abitàbile. Il tetto ci sta su ancora e tutto il resto della costruzione non presenta pericoli di sorte. L'interno però è in disordine parecchio. La porta d' entrata è levata via nè si può farla entrare nei cardini. Alle finestre sono spezzati i vetri. Il pancone inclinato per riposarvi che sta nella stanza è quasi interamente inservibile. L'attaccapanni all' appendervi del primo sacco non regge al peso e casca giù. Tutte inezie al confronto dell'idea di dovere dormire all' aria aperta con 7° R e meno che tanti segnava il termometro. Pochi minuti dopo P arrivo tutti si misero al lavoro, chi a lavorare di falegname, chi a fare fuoco, chi a sciogliere della neve, che li vicino si trova, per procurarsi dell' acqua. Qualcuno si mette a mangiare parte delle provvigioni portate seco, altri vanno in cerca di leon-topoti e trovano invece dell' assenzio. A un cento punto il socio che lavora di falegname comincia gridare, ben arrivati bravi, come va. Tutti escono dalla capanna a vedere i colleghi che s'attendevano, e vedono invece.... la luna. Qualche minuto dopo nuove grida, nessuno vuole muoversi, ma questa volta realmente giungono il Presidente sig. Dott. Geiringer con i graziosissimi e vispi suoi figliuoli Lisina e Riccardo, che noi si vorrebbe mangiare di baci, due soci, una guida ed un portatore. Scambiatesi i più cordiali saluti si fa, diremo, la visita ufficiale del ricovero e si fanno i preparativi pel ripose notturno. La comitiva si raccoglie dietro il rifugio in parte riparato dall'aria frizzante e si fa la cena. Alle 9 c'è la ritirata ed ognuno si mette come può nell' interno, parte nello stanzone e parte nella piccola cucina ove arde tutta la notte un buon fuoco. Le guide s'accomodano all'aria aperta nel bosco ove fanno alla loro volta un buon fuoco. Qualcuno forse potrà dire d'avere dormito, ma nove decimi s'accontentò di attendere l'ora della diana, mentre nella cucina si preparava continuamente del thè, della cioccolata, del caffè, e si scherzava su tutto e di tutti. Il firmamento andava intanto visibilmente annuvolandosi e faceva prevedere poco di buono. Alle due un socio suonò la diana, volle però che prima tutti chiudessero gli occhi per potere essere svegliati come prescritto. Alle tre tutti pronti e con un freddo che si faceva sentire abbandonammo il rifugio. Prima di proseguire non possiamo a meno di biasimare la società proprietaria di quel fabbricato, di trascurarlo a quel modo. Oggi ancora con poca spesa potrebbe restaurarlo, in breve sarà un ammasso inadoperabile. La nebia ed i nuvoloni spinti dal vento ci passano dinanzi come spettri e parecchi moccoli si lasciano andare quelli che il giorno innanzi presagivano una favorevole giornata. Alle 4.20 si tocca la cima [m. 1796] e malgrado l'incostanza del tempo un forte e lungo Excelsior e-rompe, dai nostri petti. È raggiunta la vetta ma non è raggiunto lo scopo della nostra escursione. 11 sole spuntato spezzava di quando in quando quel fitto velo e si lasciava scorgere un firmamento chiaro limpido ma poi le nubi si chiudevano nuovamente sopra e sotto di noi. Pazienza! Alle 5 72 venne dato l'ordine della discesa e si discese prendendo la direzione di Masun. Mezz' ora sotto la cima le nubi si squarciarono e ci lasciarono godere un panorama abbastanza variato ma non era quello che volevamo e che si gode dalla cima. L' orizzonte a mezzogiorno cioè la vista del Quar-nero e delle sue isole ci restava chiuso. Proseguimmo ed in breve si raggiunse il bosco d'alto fusto [a. m 1600 circa] che si transita con una temperatura più tollerabile. Le guide e lo comprendemmo subito non conoscevano la strada e ci condussero giù alla ventura percui anziché arrivare in 3 ore a Masun impiegammo oltre 7 per toccare la via maestra sita alcuni chilometri sopra Coritenza, mèta della nostra peregrinazione. 11 paesaggio percorso era però tanto bello, tanto interessante, che smesso il broncio pel maltempo avuto sulla vetta perdonammo alle guide la loro ignoranza e passammo lietamente quelle sette ore traversando pres-socchè interamente le falde occidentali dell' Albio. Verso le 8 una guida eh* è guardia forestale ci mostrò segni non dubbi della presenza dell' orso in quella foresta, segni che dimostravano essere passato ancora in quella mattina in quei pressi, messer Brontolone. E che ciò fosse una verta ci persuademmo più tardi nella malga di Gherdadraga, ove nella notte erano state portate via ben quattro pecore delle 600 e più che vi annottano nelle vicinanze. Incontrammo poco prima due pecorai pastori con le suddette pecore che s' avviavano al pascolo. Un terzo nella malga intento a preparare del formaggio. Comperammo da lui un recipiente di latte pecorino il quale ci servi di colazione e poco dopo in un magnifico avvallamento contornato da abeti un socio postoci in gruppo ci fece la fotografia che tutti desideriamo possa essere riescila per servirci di ricordo. La descrizione mi cresce sotto mano e perciò devo tagliare corto. Alle 123/4 tocammo la via maestra, alle 2 pom. Coritenza, ove tutti uniti si desinò. L' allegria ed il buon umore regnarono sovrani in quel pranzo e l'appetito e la sete fecero distruggere quanto ci ammanì 1' oste ed il resto delle provigioni rimaste negli zaini. Alle 5 pom. su due veicoli si abbandonò Coritenza e per la valle della Poica si raggiunse la stazione ferroviaria di S. Pietro, alle quale due soci non ancora soddisfatti del cammino percorso, vollero giungere a piedi. Da S. Pietro chi si diresse a Divaccia per proseguire colla Erpelle, chi a Trieste e chi a Gorizia. I congedi, i saluti furono affettuosi ed in tutti rimase il vivo desiderio di potere effettuare quanto prima altra gita in comune e forse più fortunata pel tempo ma dificilmente meglio riescita in tutti gli altri suoiparticolari. --------— 2ST o tizi e L'Indipendente del 12 corr. annunzia: Una perquisizione praticata questa mane dagli organi di pubblica sicurezza nei locali di redazione, di tipografia e di abitazione del direttore, dei collaboratori, del redattore responsabile e dell' amministrazione del nostro giornale ci ha obbligato a ritardare l'ora di pubblicazione e ne chiediamo scusa ai lettori. Al momento di andare in macchina apprendiamo che fu intimato l'arresto ai signori : Cesare Rossi direttore; Ferdinando Ullmann, Riccardo Zampieri collaboratori ; Bartolomeo Apollonio amministratore, ed Eugenio Geniram redattore responsabile del nostro giornale. Gli stessi furono deferiti all' autorità giudiziaria. Da parte nostra provvederemo affinchè il giornale abbia a continuare le sue pubblicazioni. Fino al momento di andari? in macchina non abbiamo ricevuto nessuna notizia precisa dell' esito delle elezioni nei comuni foresi. --------— Cose locali Costituitosi un comitato locale per l'elezione di un deputato nel collegio della città di Capodistria alla dieta provinciale, a maggioranza di voti venne prescelto a candidato 1' avvocato Pier Antonio Gambini. Bollettino statistico municipale di Maggio 1889 Anagrafe. (Nati battezzati) 27 maschi 14, femmine 13 ; morti 33; maschi 9 (dei quali carcerati 2); femmine 14; fanciulli 4, e fanciulle 6 al di sotto di sette anni. — Trapassati: 1. Vat-tovaz Vittoria da Capodistria d'anni 79. — 2. Morgan Catterina fu Tomaso da Capodistria, d'anni 31. — 4. V. M. (carcerato) da Dignano d'anni 68. — Salvagno Cristina di Vincenzo da Chioggia d'anni 19. — 5. Parovel Anna moglie di Nazario nata Martissa da Capodistria d'anni 67. — 7. Penso Giuseppe di Nicolò da Capodistria d'anni 19 — Delgiusto Francesco fu Bernardo d'anni 83. — Vagner Francesca d'anni 90. — 8. Riosa Giuseppe di Matteo d'anni 17. — Pauletich Antonio di Giovanni d'anni 49. — 12. Pellegrini Angelo fu Giacomo d'anni 60. — Deana Aurelia di Osvaldo d'anni 8 '/2. — 13. Pellis Elena fu Giuseppe d'anni 63. — 19. Pritschar Catterina fu Andrea d'anni 67. — 20. Gravisi de Nicolina nata Madonizza d'anni 42. — Gaino Giov. Batt. fu Antonio d" anni 80. — 22. Pizziga Giuseppe fu Domenico d' anni 72. — 24. Calcagno Orsola fu Pietro d'anni 69. — 25. Ceregon Anna fu Matteo d'anni 81. — Petris Maria di Stefano d'anni 8'/2. — 26. Tremul Anna di Andrea d'anni 30. — 30. Corbatto Lucia fu Antonio d'anni 84. — 31. E G. (carcerato) da Spalato d'anni 32. più fanciulli 4. e fanciulle 6 al di sotto di 7 anni. — Matri-monii: 1. Giorgio Stette di Giacomo - Apollonia Zetto di Andrea. — 4. Destradi Santo di Francesco - Elisabetta Destradi di Vincenzo. — 12. Padovan Agostino di Giovanni - Zugna Antonia fu Giuseppe. — 27. Jacopetz Martino di Francesca - Matcovich Francesca di Giacomo. — Polizia : arresti per maltrattamenti e minaccie 1 ; per truffa e scrocco 1 ; per eccessi notturni 1 ; denuncie per contravvenzione all'ora di polizia 2. Sfrattati 14; usciti dall'i, r. Casa di pena 20 ; dei quali 5 dalmati, 6 istriani, 6 triestini e 3 carintiani. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 6 per Ettolitri 26 e litri 38, prezzo al litro da soldi 32 a 44. Certificati per spedizione di sardelle salate 4 per barili 122 del peso di chilogr. 4920; di snrdoni salati 10 per mastelle 510 del peso di chilogr. 12028, di salamoja 5 per barili 7 del peso di chilogr. 330. — Certificati di buona condotta 2. Permessi di ballo 1. Certificati di possesso 1. Passaporti d'animali bovini 1 per capi 1. Nulla osta per la rinnovazione di permessi di viaggio marittimo 5, per permessi di viaggio marittimo 1 ; per carte di legittimazione 1; rinnovazione di passaporti per l'estero 1; libretti di lavoro 5. — Animali macellati: buoi 50 del peso di chilogr. 12545 con chilogr. 456 di sego; armente 19 del peso di chilogr. 2937 con chilogr. 120 di sego; vitelli 41; agnelli 9. Licenze industriali 5, di cui per l'industria di sarte 1, di falegname 1, di calzolaio 1, per la vendita al minuto di vino e cibarie 2. Bollettino mensile delle malattie zimotiche Capodistria: Angina difterica rimasti dal mese precedente 0, casi di malattia in maggio 2, segniti da esito letale. --...-^fcrg*.--- Appunti bibliografici Rivista critica della letteratura italiana, diretta da T. Casini, S. Morpurgo, A Zenatti. Roma-Firenze, anno Y. N. 5. Di questo buon periodico edito da due egregi giovani nostri comprovinciali è uscito il quinto nu- mero dell' anno quinto ; e per la copia delle recensioni e delle notizie mantiene la fama già acquistatasi degnamente. Il primo articolo del Biadego prende in esame due opere del Trevisan e dell'U-goletti — Sui Sepolcri di Ugo Foscolo. — Del primo è già noto favorevolmente il discorso ed il commento sul carme famoso; il secondo torna alla carica sulla nota questione dell'originalità dei Sepolcri. I lettori colti della Provincia sanno di che cosa si tratta: l'idea del carme nacque spontanea dalla mente già predisposta del poeta, oppure furono i colloqui col Pindemonte, e insieme la conoscenza di ciò che il Pindemonte avea già scritto sullo stesso argomento che porsero al Foscolo l'idea di comporre e d'indirizzare all'amico il Carme ? Si può dire, conchiude il Biadego, che non ci sia oggi più nessuno il quale sostenga ragionevolmente la prima opinione. Anche lo Zumbini, ultimo venuto nella discussione, ma non ultimo certo per autorità, non dubitò di affermare per quasi certo che, avendo come che sia il Foscolo avuto notizia del disegno pindemon-tiano ne ricavasse l'inspirazione de' suoi Sepolcri, e senza por tempo in mezzo, scrisse sopra quel medesimo soggetto.,, Sarà benissimo, soggiungo io, anzi è, se non piace la formula concessiva e dubitativa del futuro. Conviene però aggiungere che il Foscolo abboccò all'amo subito, appunto, perchè giudicò il tema conveniente a suoi studi, al suo gusto, alla sua indole, e perchè forse già altre volte traveduto. Ciò dico, affinchè taluno non ne tiri conclusioni poco lusinghiere pel carattere del Foscolo, già abbastanza severamente, giudicato, e non me lo presenti quale un indiscreto, che con poca delicatezza voga come si dice, sull'altrui remo. E non potrà un poeta, oltreché dalla diretta comunicazione con la natura ricevere l'impulso, e in questo caso la spinta occasionale, dai versi di un amico? E l'avere egli dedicato al Pindemonte il carme stesso, non iscusa in gran parte l'indelicatezza, se indelicatezza fu? Comunque sia, tali questioni, di cui tanto oggi si diletta la scuola critica storiea, mi mandano alle narici un effluvio poco aggradevole di lana caprina, e mi rammentano la famosa similitudine del lapazio dei Promessi Sposi : il pensiero di far trottare fino a Rimini il povero Padre Cristoforo nacque spontaneo nel cervello del conte zio, o ebbe origine dalle insinuazioni di Attilio? Non perciò nego i meriti della scuola critica storica. Si ha un bel-l'ammicare il brano dell'autore tale, e ricamarci sopra una fitta di punti ammirativi; ma se lo storico, come due e due fa quattro, mi dimostra che l'ammirato componimento fu scritto in altra occa- sione, e molti anni prima, e con diversi intendimenti, vanno a rotoli le alzate d'ingegno del critico estetico. Le due scuole sono entrambe necessarie per la vera storia della letteratura: hanno diverso ufficio, ma l'una non esclude l'altra et conjurant autrice. Non si può sicuramente fare la sintesi senza una piena analisi; ma anche l'analizzare sempre, senza venire a una conclusione stucca e ristucca. Ammiro la pazienza e lo studio dello storico che dietro alle quinte ha già insegnato, per esempio, all' attore che ha a rappresentare il Parini, come debba truccarsi, ma anche ammiro e batto le mani a chi mi presenta vivo il Parini sulla scena, e divinandone i pensieri, i sentimenti, ne fa una creazione. D' accordo ; i voli, non bastano ; anche il Carducci, per mancanza di analisi, con tutto lo splendido ingegno, come altra volta ho notato, fece fare a Lucifero il capitombolo nel nostro emisfero, e produrre la cavità infernale ; ma anche è a dolersi, che da qualche tempo la critica si perda in minuterie archeologiche, e quel che è peggio, dissecchi la fonte del bello, e riesca stucchevole ai giovani nelle scuole, prive affatto di intendimenti educativi. Si approfitti adunque di tutte e due le scuole e ben venga un forte ingegno assimilatore. A questa disquisizione adunque, e ad altre ancora, nate come una barbi-caja sul tronco della prima, qualmente si ha dalla recensione del Biadego, preferisco un buon commento estetico, che mi riveli qualche nuova bellezza del carme, o ne spieghi meglio qualche passo oscuro come del resto ha fatto benissimo il Trevisan. — M'accorgo però di avere speso troppe parole in proposito, perchè col Biadego, poeta e critico, sono perfettamente d'accordo. Conchiude egli infatti la sua recensione così: "Questione di seconda importanza, si compiace di dire il prof. Trevisan ; questione, dico io, che comunque si risolva, nulla toglie alla bellezza splendida, eterna del carme Foscoliano, Segue altra accurata recensione di varie opere per T. Casini. Data prima una strigliatina a certa Protasi di Dante di S. Colonna, passa a dire degli scritti di I. Del Lungo — Dante nei tempi di Dante: ritratti e studi. Bologna, Zanichelli 1888 pagine Y-483. — Con questo motto felice, quasi contrapposto all'altro del compianto Giuliani — Dante studiato con Dante, l'illustre Del Lungo raccolse vari suoi scritti pregevoli riferentisi a cose dantesche, come — La gente nuova in Firenze ai tempi di Dante — e di cui ho già fatto parola nella Provincia. Importantissimo per lo studio della Divina Commedia è anche lo scritto di F. Roediger. — Dichiarazione poetica delV inferno dantesco di frate Guido da Pisa. - Bologna, Fava e Garagnani 1888, 8.° pag. 69. Accetto in parte l'opinione del recensore Casini: Dante non pubblicò parte alcuna del poema, forse per timore che i giudizi severi ed arditi e il linguaggio veemente, anziché conciliargli la benevolenza altrui, gli avessero a procurare nuove e maggiori amarezze, o pel desiderio di renderlo in ogni sua parte perfetto. Forse la seconda supposizione è la vera; perchè alla prima si opporrebbe il linguaggio ardito, e l'onesta franchezza manifestata per bocca di Cacciaguida nel XVII del Paradiso. Ma si potrebbe controsservare che altro è scrivere nell' impeto lirico, ed altro è pubblicare, e che è naturale nell' età matura una maggiore circospezione, ed un bisogno di pace. Comunque sia, sta il fatto che tra i primi commentatori, fatta eccezione del Boccaccio, in numero straordinario furono i frati, e tra questi Frate Guido da Pisa. — Dichiarazione poetica dell'inferno dantesco, — opera rimasta finora sconosciuta in due manoscritti, l'uno nella privata libreria degli Archinto di Milano, e l'altro in una biblioteca inglese e pubblicato l'anno scorso dal Roedigher. Dico tutto questo, affinchè si ■comprenda come l'esclusione dell'allegoria politica negli ultimi commentatori, non ha buon fondamento sul silenzio dei più antichi interpreti. E se Dante, come pretendesi, ha temuto di affrontare le ire guelfe, come non avranno temuto gli ecclesiastici? Aggiungasi che l'allegoria solo morale della selva e di altri passi affini era tutta conforme allo spirito del clero, e faceva Dante laico un portatore della più pura e sana morale cattolica. Non intendo con ciò si abbiano ad accettare le intemperanze del Rossetti, ma neanche meno buona la sistematica negazione moderna del concetto politico. Dante studiato con Dante, ci saprà dire in proposito qualche cosa; i checuti alla sinistra e il maledetto lupo del Canto YII mi spiegheranno la lupa del primo; e moltissimi altri passi delle tre cantiche. L'immaginare Dante perduto in sole astrazioni e in vaghe allegorie, senza mai concretare, è addirittura la negazione di Dante; e mi riduce in molti luoghi la sua Divina Commedia ad una parafrasi in versi della dottrina cristiana. Ed io non capisco come certi professori giovani oggi, seguendo alla lettera lo Scar-tazzino, per reazione ai voli politici, e alle quarantottate dei vecchi, a questi lumi di luna diano nell'eccesso opposto. Con la massima oggettività presentatemi pure Dante cristiano, anzi cattolico; non fatene per amor del cielo un precursore di Lutero 0 un libero pensatore; ma non presentatemelo quale un freddo espositore delle dottrine scolastiche e dell'etica di Aristotile; non toglieteli la vita laica, l'opposizione ai vizi e alle intemperanze del cleroj; non quel fondo di sentimenti che può avere comune con noi, e che formò sempre in tutti i luoghi ed 1 tempi il patrimonio degli onesti ; e che egli stesso manifesterebbe oggi con altro linguaggio se vivesse, ben pago di avere pensato molti secoli prima come noi, e prevenuto i tempi: rappresentante del pensiero italico, iniziatore di quel movimento di riforma che dal Machiavelli e da altri grandi conservato attraverso i tempi, si compì felicemente sotto i nostri occhi. Sugli idilli di Teocrito siracusano volgarizzati da A. Cipollini, Milano Hoepli 1887, 16.° p. 471, ottime cose dice il Setti, lamentando la minacciata esclusione della favella di Omero e di Demostene dalle scuole per dar causa vinta ai tecnici maneggioni, ed indicamdo i difetti in cui cadde il traduttore per evitare gli errori dei vecchi. Anche nella poesia in questo tira tira dei seguaci di due opposte scuole, il buon senso e l'estetica vanno pur troppo per le terre. Segue il bollettino bibliografico, quindi comunicazioni, appunti e notizie. In un cenno del Saggio sulla melodia popolare del cinquecento „ 0. Ghise-lotti. Milano, Ricordi 4.° p. 41, trovo ricordato l'istriano Andrea Antico. Come si vede la Rivista critica della Letteratura italiana ha un indirizzo archeologico. E perchè non mai menzione di libri ameni, perchè non un cenno per esempio dell'Oceano del De Amicis? Forse i libri di letteratura amena non fanno parte della storia letteraria? E l'estetica non darebbe varietà alla Rivista? Giro la domanda agli egregi amici, 1' opera dei quali, anche così ristretta, è raccomandabile a quanti vogliono in provincia conoscere il movimento del pensiero italiano. P. T. ---—USSDSSttr-----—— PUBBLICAZIONI Paolo Tedeschi — Manuale di Pedagogia Pratica — esposta in dieci temi secondo i programmi ministeriali — Libro di lettura per la classe terza normale e per le famiglie. Lodi tipo-litografia C. Dell'Avo 1889. [prezzo Lire 1,50.] Versi in Veneziano di Giovanni Rizzi. Milano tip. Giovanni Varisco fu Gius. 1889. — A beneficio della Società Pro Patria. Per gentile comunicazione del sig.r Andrea Toma-sich [Gedeone Pusterla] possiamo annunziare che tra breve vedrà la luce il suo opuscolo: il santuario del santissimo crocefisso di S. Tomaso e la confraternita dei nobili in Capodistria, memorie storiche con documenti, elenchi e note. Negli elenchi è compreso quello delle famiglie patrizie ascritte al detto sodalizio nei secoli XIII e XIV. Marine Istriane di Giuseppe Caprin, di imminente pubblicazione. Sommario dell'opera, testo: In S. Michele di Murano : Lagune ; Il comizio di Eraclea ; 11 patriarca Cristoforo da Pola e il primo doge ; Fra Paolo Sarpi e Santorio Santorio; Artisti Istriani; La peste dal 1576 e le barche d'Istria; Festa per la vittoria dei Dardanelli; Nostre marine. Dal Timavo alla Eosandra : Il Timavo e i poeti latini ; 11 mito degli Argonauti ; Dante al castello di Duino ; Gli esuli toscani ; Una lettera del Petrarca al Boccaccio; Le caccie ducali nell'estuario gradense; I vassalli del mare; I castellani di Duino; Le leggende; L'avvisatore del fulmine ; L'isola di Belforte ; Sei figli di Chioggiotti; Trieste. La vallata di Zaule: Un torneo nel 1223; Guerre tra Muggia e Trieste; I salinari; Saline distrutte; I poveri del mare. Il Borgo del Lauro: Muggia; Le rovine di Monticula; Santa Maria de Castro Muglae; La famiglia Barbarigo; Un Comune irrequieto; Il popolo d'oggi; le ultime regatanti. La Gentildonna dell'Istria: Capodistria nel medioevo; Sua dedizione a Venezia; La partenza di Pier Gradenigo; La ribellione del 1348; Compagnia della calza; Accademie; Ambasceria capodistriana a Venezia; Il lusso e una supplica del Comune; Arredi e mobiglia; Gli Schiavi; Popolo e nobili; Artisti, scienziati, uomini di lettere; Due ingegni singolari; L'archivio; La caduta della Repnblica; Costruzioni publiche e private; Il tesoro del duomo; Il convento di Sant'Anna; Cima, Vittore e Benedetto Carpaccio; La biblioteca dei frati; Panfilo Castaldi medico in Capodistria; Aspetto della città; I Paolani; Il quartiere dei pescatori. Isola, dei Pescatori: Una legge del 1740 contro i Chioggiotti; 11 contrabbando; La riboia; Statuti contro Pirano; L'uccisione dell'ultimo podestà veneto; La città: Il Mandracchio; Palazzo Besenghi degli Ughi ; I merletti ; Leggi suntuarie ; La vita sulle strade; Gli squeri. La Salinarola: Le caste; Litigio per la campana dei morti; Importanza delle confraternite : Le rogazioni urbane ed agrarie ; La flotta dei Crociati ; Arrivo del doge Morosini il Peloponnesiaco ; Panorama della città; 11 vecchio palazzo pretorio; Il duomo; Convento di S. Franceso Carattere degli Istriani ; Un aneddoto : Quartiere della Punta; La campana dell'acqua; Le cavane; La prima illuminazione; Tartini; Partenza perle saline; Sicciole e la campagna. Da Salvore ad Umago : La battaglia di Salvore ; Una festa tradizionale; Il paesaggio; Una città inghiottita dal mare; Scavi a Catoro; La traslazione di S. Marco; Un feudo dei vescovi di Trieste; Conti di Candia; La distruzione dell'Archivio di Umago. Alla foce del Quieto: Le mura di Cittanova; In chiesa; Un antico vescovato; Sotto la loggetta; La valle del Quieto; Il bosco di Montona e l'arsenale di Venezia; Il commercio istriano sulle lagune; Le peschiere; Nido marino. Parentium: Pescatori di spugne; La vendemmia; La città romana: Il diacono Lorenzo; I primi cristiani ; La basilica Eufra-siana; Lusso ecclesiastico; La flotta bizantina: Una leggenda; Vari pareri sull'Eufrasiana; La città nei tempi di mezzo; Istituzioni baronali; I primi regali al doge Orseolo; La dedizione; La battaglia del Zonchio; La peste; Due allegre giornate; La festa della campagna; La Dieta; Stefano Console e la propaganda slava; La nostra nazionalità; Una poesia di Longfellow. Il Castello dei Vescovi: Gli scogli; La famiglia Giustiniani; Ursaria; Il feudo vescovile; Le due Sorelle; San Giovanni in Pelago; Lo scoglio d'Orlando e l'Ariosto. La Popolana del Mare: Una notte in mare; La storia narrata dal popolo; Canzoni rovignesi; Musa morente; Pesca a spavento; La città vecchia; L'arhministrazione veneta; Clero e Comune; I piloti istriani; Vita democratica; Macchiette artistiche; Poesia religiosa; L'Assemblea a Sant'Eufemia; Ave stella del mare. Tra le Isole Brioni : Dignano ; Tradizione popolare ; Istruzione ad un podestà veneto; Abbigliamenti femminili; Nozze; Dasa Betica; Una pittura antica; Dialetto; Mattinate e serenate; Fasana; Le isole; Un palombaro del 1512; Sconfitta di Vettor Pisani. Pola: Città nuova e monumenti antichi; Il tempio d'Augusto;- La colonia romana; Strade, piazze, Campigoglio, ville, giardini; La condanna di Crispo; Porta Gemina; Porta d'Ercole; Porta Minerva ; Porta aurea ; L'arco dei Sergi ; Le strade romane; Cenide ; L'Arena ; 11 Cristianesimo ; Santa Maria del Canneto ; Chiese, conventi, abbazie; I conti di Castropola; La dedizione a Venezia ; Breve prosperamento ; La peste ; Il palazzo del Comune ; Trasformazioni. Sul Carnaro : Il canale di Veruda ; Gli Uscocchi ; Tre città scomparse; Fianona; Il confine; Pax tecum; Albona; Matteo Flacio; La scolta alpina; Un saluto. Illustrazioni : San Michele di Murano : Sculture in San Michele di Murano; Tarsia di fra Sebastiano Schiavone in San Marco; Tarsia attribuita a fra Sebastiano Schiavone in San Marco ; «L'Adorazione» di Bernardo Parentino. Duino : Il Castello ; San Giovanni di Duino. Zaule : Casa di Salinari ; Pescatori ; Nel golfo di Trieste. Muggia: J1 Mandracchio; Il Duomo; Interno di Santa Maria de Castro Muglae; Ornati Lombardi in Santa Maria di Muggia vecchia, in San Ambrogio di Milano ed in San Michele di Pavia ; Tipi di popolani; Le ultime regatanti. Capodistria : Costumi della Compagnia della calza ; Fontana in piazza del Ponte; Battitoi; Piazza del Duomo; La Loggia; Quartiere San Pietro ; Casa di stile archiacuto in piazza di Porta Maggiore; Cassetta d'avorio nel tesoro del duomo; Tavola del Cima da Conegliano; Paolani. Isola: Barche pescarecce; Il Mandracchio; Pescatori Isolani; Palazzo dei Besenghi degli Ughi; Tipi femminili. Pirano: Mura; Ponte sul Mandraechio; Antico palazzo di città; Casa di stile archiacuto; Costumi femminili; Un vicolo a sacco nel quartiere di Punta; Campiello presso la casa Tartini; Casa di salinari; Tipi di lavoranti nelle saline ; Barca da trasporto. Salvore: La Chiesa di San Giovanni. Umago: La città veduta dal mare; Cavalcatura di agricoltore; Palazzo del Comune. Cittanova: Il bastone d'investitura dei podestà veneti; La Loggetta. Parenzo: Mosaico nel duomo: Pescatori di spugne; Mosaico nella facciata del duomo ; L'interno del duomo ; Coro del secolo XV; La città veduta dallo scoglio di San Nicolò; La vendemmia: Allegoria. Orsera veduta dal mare. Rovigno: Assemblee pescarecce; Barca da pesca: Veduta della città vecchia; Contrada Casale; Il volto della pescheria: Contrada sotto i volti; Un'osteria; Giovane donna rovignese ; In uno squero. Alle Brioni: Contadina dignanese; Fasana. Pola: Palazzo del Municipio; Tempio d'Augusto; Porta Gemina; L'Arco dei Sergi; L'Arena; Colonna di S. M. del Canneto; L'ex Convento di San Francesco. Sul Carnaro: Albona; Un saluto. Quest' opera si publicherà fra breve in bella edizione, su carta avorio ; consterà di circa 400 pagine e sarà adorna di 100 fotoincisioni originali. Legata in brochure con coperta disegnata, costerà fior 3 ; legata artisticamente, con ischiena in pergamena a tipo antico, fior. 3.50. Si ricevono prenotazioni presso lo Stabilimento Artistico-Tipogcafico G. Caprin, palazzo Carciotti, in Trieste. --------- Nel prossimo numero la continuazione dell' articolo del nostro egregio collaboratore D.r E. N. Ognuno a casa sua.___