David Bizjak Ginnasio Antonio Sema Pirano, Portorose UDK 811.132.r367 QUALE SINTAGMA USARE PER INDICARE LA NECESSITA" DELL AZIONE IN FRIULANO?* 1. Per un non-friulanofono che studia la lingua friulana contemporánea non è facile scegliere il sintagma più opportuno per rendere T idea délia necessità di un" azione. Il friulano dispone a questo scopo di parecchi sintagmi diversi. Essi con-sistono tutti in due elementi verbali: il primo elemento è una forma verbale personale, mentre il secondo puo essere T infinito oppure il participio passato. Nel parla-to bisugne+infinito è indubbiamente quello più diffuso, ma esso appare frequente-mente anche nella lingua scritta, nei testi di vario genere: fiabe, romanzi, articoli di giornale, testi scientifici. Gli enunciati seguenti in cui troviamo il sintagma in diversi tempi e modi riflettono bene questa diversité: (1) Dome par capí cheste rispueste bisugne vé une culture specialistiche avonde alte, [...] (Ellero; La patrie di Erasmo e la nestre, Sot la Nape, Lui-Dicembar 2000, p.25) (2) Par finí la ' zornade, la cjampane ' e vignive sunade par vissâ i fraris ch'e jere rivade T ore di gnot e dT e bisugnave lâ a durmi, citos, citos. (Signorelli; Contis furlanis - Frari Mirindute e lis striis, p.9) (3) idee dal trop di elefants a fasé ridi il pičul princip: -Bisugnarés metju un sôre T âtri... (Saint-Éxup.; Il pičul princip, p.24) (4) A va a finile ch" j mi sbaliarai su cualchi particolâr unevore inpuartant. Ma chest, bisu-gnarà. perdonâmal. (Saint-Éxup.; Il pičul princip, p.23) (5) Squasi ogni setemane bisugnave netâ lis bicicletis e i fruz a' fasevin vulintîr chê fazzende parvie ch" a rincuravin qualchi palanche, ma no propri simpri. (Zampar; Canais di taviele, p.71) (6) Mi semeave che bisugnàs savê spietá e no sfuarzâ i timps. (Sgorlon; Il dolfin, p.141). 1.1. Alcuni esempi sporadici con la forma bigne al posto di bisugne possono portar-ci a credere che nel linguaggio quotidiano il sintagma ha tendenza alLaccorcia-mento: (7) Bigne dî che in tal país di Tuninut ' e jè V usanze che, la sere dal 5 al 6 di dezèmbar, S. di Colo j puarte ale ai fruz plui bonc", mentri che in altris país ' e jè S. Luzie, in altris il Bambin Gesù e vie indenant, usanzis ch' a son in pis ancie orepresint. (Zampar; Canais di taviele, p.64). * Ringrazio per la revisione del testo Tanja Rogovic, docente di lingua italiana presso la Facoltá Turística a Portorose. 277 2. Nonostante la prevalenza di bisugne+infinito, vanno notati nei testi di scrittori, giornalisti e traduttori numerosi esempi deir utilizzo dei sintagmi covente+participio passato, covente+infinito, i vül+participio passato, i vül+infinito. 2.1. Covente+infinito, covente+participio passato Paragonando i contesti dove il primo elemento verbale, covente, viene seguito dair infinito, con quelli dove esso si collega col participio passato, non é chiaro se ci sia qualche differenza fra i valori semantici dei due sintagmi, oppure si tratti di due varianti del medesimo sintagma: (8) Covente dit pero, che la novitát de total stesure par furlan no je assolude, jessint la presinte opare stade precedude de »Storie de leterature furlane« di Giovanni Pillinini dal 1982, aneje che te nestre lenghe. (Patrie dal Friül, Mar? 2000, p.14) (9) Lassant di bande la puisie covente ricuardá che Zof si á dedicát aneje al teatri e dal " 81 al burive für il dram »Lune in cercli« che, come ripuartát te ristampe riviodude e inte-grade dal" 97 al parferis, a traviars di une serie di cuadris teatrai, une testemoneance de vite pulitiche, social, economiche e religjose dal Friül dal Siscent. (Verone; Rassegne di Leterature Furlane, p.399). Nel Nuovo Pirona possiamo leggere un esempio con coventá+infinito e uno in cui fra i due elementi verbali si inserisce la preposizione di\ -No covente inrabiási =Non c" é bisogno d" arrabiarsi. -Ñus coventarbs di comprá un po* di tele par linzui (II Nuovo Pirona, p.192). Nel piú famoso vocabolario friulano il sintagma col participio passato non é dunque neanche menzionato, viene pero confermato dal Faggin, nella Grammatica friulana (p.205). Nel capitolo La coniugazione passiva V autore cita il seguente come un esempio del »costrutto passivo«: -a slargharin Acuilee par ordin che ur coventave slarghade, ampliarono Aquileia man mano che ne aveva bisogno (che aveva bisogno di essere ampliata). 2.2.1 vül+participio passato, i vül+infinito Perché il sintagma col participio passato al primo e la variante con T infinito al secondo posto? Quale dei due é corretto? Le risposte a queste domande non sem-brano semplici. Da un canto, gli specialisti ed i buoni conoscitori della grammatica friulana consigliano senza esitazione Tuso del sintagma col participio passato. Dair altro, i parlanti che usano il friulano come lingua di comunicazione órale al li-vello piuttosto familiare e che non padroneggiano owero conoscono male le rególe grammaticali, sono meno convincenti. AlLinizio preferiscono di solito "i (v)ül /aí"(letteralmente tradotto in italiano *ci vuole fatto), spiegando che la forma suona piú originale e rifiutando spontaneamente "i (v)ülfá"(*ci vuole fare). Dopo una breve riflessione cominciano pero a dubitare dicendo che anche la variante con T infinito forse corrisponderebbe. Alcuni dicono addirittura che non sentono nessuna differenza fra le due forme. Viste le reazioni dei parlanti nonché la determinazione degli esperti il ricercatore non avrebbe un grande dilemma e potrebbe concludere che T uso del participio passato é piú opportuno, se non fosse incappato, studiando testi 278 scritti, soprattutto opere teatrali, in tanti casi che provano il contrario. Nelle opere drammatiche di Alviero Negro e Lelo Cjanton è da notare una serie di esempi in cui le due varianti si alternano: (10) Une lezion j ûl dade, dato che nol è ancjemô culi. (Str. e Zamb., p.12) (11) J ûl decidí il dafâ. Se no si môf la nobilitât in chei momenz achi al va dut a patràs. (Str. e Zamb., p.27) (12) Chel Jop ali j ûl cjapât e mitût dentri. (Str. e Zamb., p.81) (13) [...] di carnevâl j ûl fâ une ridade e un tichinin di frae, se mai si pô! (Str. e Zamb., p.63) (14) Il Savorgnàn al dos, e lu ài sintût jo eu lis mês orelis, che j ûl fate justizie [...], par contenta il popul! (Str. e Zamb., p.108) (15) Jûlstâ atenz, se mi è permitût di dîlu [...] (Str. e Zamb., p.82) (16) J ûl dit ch" o vin vût taramôt e peste, un daûr 1" altre, ch' e àn influît sul morâl de int e dai soldâz e j ûl zontât che i nimî a" son plui armâz di nô, siôr Dabràn [...] (Str. e Zamb., p.117) (17) Il popul al ûl justizie! E j ûl daz esemplis [...]! (Str. e Zamb., p.119) (18) Pardon, sar Pieri: jo mi permet di visâus che culi j ûl lât indenant cul procès di Petrussa. (Buje, p.27) (19) J ûl tignî cont di chest quant ch' o vin di il la sentenzie, siôr Dean. (Buje, p.34) (20) J ûljudâlu, il diaul! (Buje, p.72). Osservando gli esempi (10), (12), (14) e (17), si puô notare la concordanza del participio passato con 1" oggetto che sia precede oppure segue il sintagma in questione. Nei (16) e (18) i sintagmi j ûl dit, j ûl zontât, j ûl lât non sono collegati con nessun oggetto. Se invece T oggetto-sostantivo viene sostituito o riassunto da un pronome (vd. (20)), esso si attacca ail" infinito e in tale caso non è possibile usare la variante con il participio passato. Diventa V unica possibilité il sintagma con T infinito anche nel caso in cui il secondo elemento verbale è un verbo riflessivo, come nel: (21) J ûl sincerâsi. (Str. e Zamb., p.73). Dobbiamo comunque constatare che le due varianti del sintagma hanno un punto comune: la struttura idéntica délia prima parte del sintagma. La particella pronominale i (che prima délia normalizzazione délia grafía si scriveva j) rimane invariabile, e il verbo semi-ausiliare volé alla terza persona singolare si presenta sem-pre air indicativo presente. 2.2.1. Certi autori, ad esempio Sgorlon o Nazzi, sostituiscono la particella pronominale con il pronome »neutro« -al oppure - a\ (22) »Prime al ûl mitût-jù lis fognis, podopo pedrât e il tapèt di asfalt. A'nd' è di lavôr!« (Sgorlon; Prime di sere, p.65) (23) [...] pareé che la chose a vûl fate usgnot e no masse donghe dal palac. (trad. di Macbeth, p.36). E" intéressante che anche nella formulazione del Faggin (p.205) vi appare soltanto il pronome -a, riferendosi non solo alla terza persona singolare, ma anche plurale, vale a dire V autore non definisce volê+participio passato come un sintagma dal ca- 279 rattere impersonale. Inoltre, in uno dei due esempi da lui citati si verifica T impiego del semi-ausiliare air imperfetto. Entrambi gli esempi vanno dunque confrontati con i (10), (12), (14), (16), (17) e (18): -la chase a voleve fate int' un puest cujet, la casa andava costruita (doveva essere costruita) in un luogo tranquillo -i bêcs a vuelin inlidrisâts te tiere, i soldi devono mettere radici nella terra (Faggin, p.205). 2.2.2. Torniamo ancora un po* airargomento intrapreso nel 2.2., quindi al dilemma perché gli scrittori si servono a volte del sintagma con V infinito al posto di quello con il participio passato. La variante col participio passato è, come abbia-mo visto, trattata dal Faggin (vd.2.2.1.), al contrario di i vûl+infinito che non viene specificato da nessuna parte. Anche Gianni Nazzi nel suo Dictionnaire français-frioulan / frioulan-français sotto il lemma volé allega il seguente: j vûl preât: il faut prier (p.519). In base a questa breve analisi la risposta aile domande poste neir introduzione del 2.2. potrebbe forse essere che si consiglia T utilizzo del sintagma con il participio passato, tranne in casi eccezionali come lo dimostrano il (20) ed il (21). Tuttavia una ricerca più ampia dovrebbe essere svolta al fine di esaminare in dettaglio i motivi per cui i medesimi autori (nel nostro caso Negro e Cjanton) indicano un valore modale mediante due mezzi diversi. Sarebbe utile scoprire se i due mezzi sintattici sono portatori dello stesso carico semántico oppure esiste fra di loro qualche sottile differen-za di significato délia quale un non-friulanofono non puô accorgersi. Potremmo anche ragionare in un altro modo: forse i due scrittori hanno semplicemente »cre-ato« la variante con V infinito sotto Tinflusso deir italiano che sempre viene considérate lingua più colta nel subconscio dei parlanti del friulano, cioè avrebbero cre- ato un calco semántico suir italiano. 2.3. Viene raramente espressa la necessità dell" azione tramite ocôr+infinito, il sintagma che sembra essere un italianismo e non una locuzione di origine friulana: (24) La mari e jere braurose de fie e il país po al jere stât informât di dut e lis babis, nol ocôr fevelâ, a vevin ce tajâ tabârs. (Covazzi, Chei...di cumô, p.10). 280 Corpus Covazzi, E. (1998) Chei...di cumo. Udine, Litografía Designgraf-Artestampa s.a.s. Cjanton, L. / Negro, A. (1971) Buje. Udine, Societât Filologjiche Furlane. Ellero, G. La patrie di Erasmo e la nestre, Sot la Nape, Lui-Dicembar 2000, Societât filologjiche furlane, Udine. Nazzi, G. (2000) Macbeth - traduzion furlane. Udine. Negro, A. 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Manj pogosto zasledimo sintagme covente+nedoločnik, covente+pretekli deležnik, i vul+pretekli deležnik in i vul+nedoločnik, ki pa po mnenju rojstnih govorcev in lingvistov tudi zvenijo pristno. Nefurlanski rojstni govorec si zastavlja vprašanje o morebitni razliki v pomenskem naboju sintagem z nedoločnikom in sintagem s preteklim deležnikom. Slovnični viri so v primeru covente bolj naklonjeni sintagmi z nedoločnikom, v primeru i vul pa varianti s preteklim deležnikom. Slednjo navaja Faggin v sedanjiku in imperfektu, v tretji osebi ednine in množine, v nasprotju s primeri iz korpusa, v katerih se vedno pojavlja v tretji osebi ednine sedanjika. Rojstni govorci so bolj naklonjeni rabi sintagem s preteklim deležnikom, iz česar lahko sklepamo, da gre morda pri pomenskih ekvivalentih z nedoločnikom za skladenjska kalka po italijanščini. Nedvomno pa je skladenjski kalk po italijanščini sintagma ocor+nedoločnik. 282