ANNO XXII. Capodistria, 16 Luglio 1888. N. 14. LA PROVINO DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d ogni mese. ! Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gra- perrr :!'!n0 fi0r ,3: ,P"",Stre e \ tintamente. - Lettere e denaro franco alla Redazione. - Un Inroestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono pretto ,. .... d..j___: .... r tiniiiorn oaihì 1 Fi _ punnitianh anfiititL.fi la Redazione. minerò separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Dal Protocollo del Governo provvisorio fieli'Istria dell'anno 1799. SPOGLI DI G. V. (Continuazione vedi numero 4 e seguenti.) Il salario del podestà veneto di Grisignana. "N.o 4017 — D.a 11 prò 24 Settembre. Li Uffizianti Camerali esecutivamente agi' ordini avuti rassegnano clie la Comunità di Grisignana non fu giammai obligata a verun salario verso li publici Veneti Rappresentanti, ina bensì tenuto l'ar-rendatore del Dazio Rendite di corrisponderedi quattro in quattro mesi le solite Rate per l'annua summa di L. 2035:13, delle quali non ne è rimasto finora in difetto. „ Ghianda istriana a Venezia. "N.o 4400 — D.a 7 8.bre, p.to 15 d.o La Presidenza all'Arsenale e Marina di Venezia requirisce il Governo per la provista di 40 Sacchi di Ghianda sana e ben matura, onde effettuare alcune semine nei Boschi della Veneta Terraferma. „ Il Governo dispone : "Se ne daranno le relative istruzioni ed ingiunzioni all'Angelo Bognolo Capitanio della R.a Valle di Montona, commettendolo di rintracciare per maggior solecitudine incontro per Venezia nel Porto di Parenzo o in caso diverso speditamente far giungere li predetti 40 sacchi di Ghianda a questa Autorità Provinciale, acciò in relazione alle ricerche ') Ed è vero. Che se il vescovo Tomasini voleva percepissero un salario anehe i podestà di Grisignana, devesi intendere che codesto salario si cavava dal Dazio delle rendite comunali come si vede ne1 relativi capitoli riportati nel mio lavoro publicato teste: Grisignana d'Istria, notizie storiche. Parenzo, Coana 1888. — della precitata Presidenza sia inoltrata al suo destino, relazionandone però il Governo anche nel caso che venisse indirizzata per la via di Parenzo., Contrabbandi. "N.o 4013 — D.a 14, pr.o 24 Settembre. La V.e Intendenza delle finanze Provinciali requirisce che a freno della troppa frequenza de' contrabandi, avendo essa di già disposti due Individui Militari Oltremarini di questo distaccamento tanto al Castello, quanto al Porto Grande ed a Porta Isolana ') per le dovute vigilanze giornaliere ') Intendasi di Capodistria. e notturne, venghi per quelle che saranno situate al Castello approntato l'oportuno ricovero. „ Cassa provinciale dello Stato a Capodistria. Introito ed esito nelle prime tre settimane del mese di Luglio. "N.o 2899 — D.a 7, pr.o 8 Luglio. Questi Uffizianti Camerali rassegnano le dimostrazioni settimanali dello Stato delle loro Casse, da cui rimarcasi che nella R.a Cassa di riserva l'avanzo dell' antecedente settimana era di 1. 22845:15, l'introito nella presente fu di 1. 2722:8, l'esito 1. 15336:10, e la rimanenza 1. 10231:13; nella R.a Cassa Cameral fiscale il resto di 1. 10601:3 della settimanadecorsa, nullo l'esito ed introito in questa, e per conseguenza eguale la rimanenza; e nella Cassa delle Sovvenzioni di Biade il resto della Settimana decorsa 1. 222:19, nullo l'introito, l'esito di 1. 95 e la rimanenza presente di 1. 127:19.„ "N.o 2904 — D.a 14 pr.o 15 Luglio. Questi Uffizianti Camerali rassegnano i fogli dimostrativi l'introito, l'esito e la rimanenza delle R.e Casse, riservata, Cameral - Fiscale e delle Sovvenzioni di Biade; da cui conoscesi che per la prima l'introito nella decorsa settimana fu di 1. 15959:15, l'esito di 1. 5264 — e la rimanenza di 1. 10695:15, per la seconda 1. 10601:3 d'introito, nullo l'esito ed eguale la rimanenza ; e per la terza 1. 127:19 d'introito, nullo pure l'esito, ed eguale per conseguenza la rimanenza.,, "N.o 3007 — D.a 21, pr.o 22 Luglio. Questi Uffizianti Camerali rassegnano le dimostrazioni separate dell' introito ed esito nella decorsa Settimana delle R.e Casse riservata, Cameral -fiscale e delle Sovvenzioni; da cui apparisce che nella prima l'introito fu di 1. 16327:8, l'esito di 1, 7264:2 e la rimanenza di 1. 9063;6 ; nella seconda l'introito di 1. 10601:3 nullo l'esito ed eguale la rimanenza; e nella terza 1. 127 d'introito nullo l'esito ed eguale pure la rimanenza nel-l'entrante settimana. „ Cassa dello Stato a Pinguente1) Introito ed esito nelle prime tre settimane del mese di Luglio. "N.o 2797 — D.a 7, pr.o 8 Luglio. Il Tribunale di Pinguente assoggetta le dimostrazioni settimanali dell'introito ed esito da quelle C.o R.e Casse Cameral Fiscale e di Amministrazione i quali sono riguardo alla prima l'introito 1. 3717 e l'esito nullo; e riguardo alla seconda l'introito 1. 59 3:12, l'esito 1. 40 e la rimanenza 1. 553:12.„ "N.o 2920 — D.a 14, pr.o 15 Luglio. Il Tribunale di Pinguente rassegna le dimostrazioni dell' introito esito e rimanenza nella settimana decorsa di quelle Casse Cameral Fiscale e di Amministrazione; da cui risulta che l'introito della prima fu di 1. 4548:10. l'esito di 1. 3831:5 e la rimanenza di 1. 717:5; e della seconda l'introito di 1. 553:12, nullo l' esito ed eguale per conseguenza la rimanenza. „ „N.o 3006 — D.a 21, pr.o 22 Luglio. II Tribunale di Pinguente rassegna alle superiori considerazioni le dimostrazioni settimanali di quelle R.e Casse Cameral Fiscale e di Amministrazione ; da cui risulta che nella prima l'introito fu di 1. 717:5 nullo l'esito ed eguale la rimanenza nella corr.e Settimana ; nella seconda l'introito di 1. 553:12, nullo pure l'esito ed eguale la rimanenza.,, ') Sotto il Governo veneto queste rendite appartenevano ai capitani di Raspo residenti in Pinguente. Pietra istriana a Ckioggia. "N.o 5313 — D.a 12, pr.o 15 Dicembre. La Direzione di Rovigno accompagna li certificati della Congregazione delegata di Venezia presentati al proprio offizio dal P.u Giuseppe Scarpa q.m Andrea, onde ricuperare il pegno costà lasciato a garanzia dell' imposta Daziale per due esportazioni di Pietre che servirono a difesa del Castello di S. Felice di Chioggia, quali certificati ommessi furono innocentemente d'includersi nell' anteriore Rapporto di d.a 9 Novembre. „ I dodici soldati cernide di Pola "N.o 3935 — D.a — pr.o 21 Settembre. Li dodici soldati Cernide di Pola reclamano, che in presente gli veuga denegata quella mercede che per l'avanti percepivano da ogni Villica Comunità, con soldi 24, per occasione di portarsi li med.mi in publico servigio, ed implorano a loro favore il superiore provediniento. „ ') (Continua) -—^SKCgf---- Seminario o Collegio ài CapoJistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) (carte 29) Radunato il Colleggio del Sem.rio p elett.ne di due elettori de maestri in conformità della parte già presa interuennero Colleggianti numero dieci Illico fu andato scrotinio attorno p elet.ne d' uno del Coll.o in luoco del S.r D.r Elio Belgramoni sind.co, e rimase il segnato * S.r Dr. Giulian del Bello P. 7 C. 2 S.r Carlo Petronio P. 6 C. 2 Fu poi andato scrotinio attorno p due elettori de Maestri ut s.a e rimasero li segnati * S.r Gov. Ant.o Bratti P. 8 C. — S.r D.r Giulian del Bello P. 4 C. 5 S.r D.r Pietro Vittor P. 7 C. 2 Adì 24 Maggio 1681 Radunato il Coll.o del Sem.rio p far noua elett.ne di Cass.e e Esatore del med.mo, doue compresa la p.sona di S. E. interuenero Colleggianti al num.o di otto Et illieo fu andato scrotinio intorno p la sud.a elett.ne, e gl'eletti furono li seg.ti: Ottonello de Belli P. 4 C. 4 * D.r Bortolo Petronio P. 7 C. — ') „Prima di rispondere alla istanza, il Governo scriveva alla Direzione di Pola che" siccome è giusto che tali impiegati continuino a conseguire quelle stesse mercedi che in pria le venivano legalmente corrisposte, così debba riferire per quale motivo li Merighi delle Ville corrispondevano alli Ricorrenti li detti soldi 24, e perchè ora dissentano di fare la stessa corrisponsìone e relazionare non meno se effettivamente sieno stati obligati a questo peso da qualche Autorità, suggerindo i mezzi per i quali dovessero essere preservati li Soldati Cernide a conseguire tale pagamento." — Nel Protocollo non trovo la risposta della Direzione nè la. deliberazione del Governo. D. Antonio Sabini P. 3 C. 4 D.r Mattio Barbabianca P. 4 C. 4 Adì 28 Aprile 1682 Radunato il Coll.o del Sem.rio, stante la rifiuta sottoscritta, fatta dal P.re D. Ger.mo Bona Prec.re di Rett.ca, e li Colleg.ti furono, compresa la p.sona di S. E., al uum.o di 10 111.mi SS.i A nome di q.ta Città gì' Illmi SS.i K.r Orario Fini, et D.r Elio Belgramoni all' ora Sindici, hanno con itterate istanze chiesto alla nostra Congregarne la mia pocca habilità p la scuola di Rett.ca in q.to Coll.o. Ho seruito con tutto zelo, e p.ciò ancorché inui-tato più uolte da particolari interessi altroue non ho mai lasciato cadérmi in mente 1' abbandono di q.ta Città da cui hebbi 1' honore di così degno impiego. S' aurina il ter.ne del mio Triennio, e p.ciò rendo auisate V. V. S. S. lll.me di mia necessità alla partenza. Anticipo questo atto della mia rinuntia, p. dar loro campo mag.e a prouedersi di sogetto. Io D. Girolamo Maria Bona C. R. S. Essendo assicurata q.ta Città, che il P.re D. Giuseppe Parigini in Caso di uacanza della Carica di Maestro di Rett.a, et Humanità, uolentieri s'impiegarebbe in q.to Som.o nel n.ro Coll.o ; Et hauendosi esperimen-tàto altre uolte la di lui Virtù, et diligenza con frutto della gionentù, che ha hauuto la fortuna d'imparare nella sua scuola. Però attesa la riffiuta fatta dal P.ro D. Ger. mo Maria Bona: Vada parte posta dalli S.i Sindici di ellegere d.o D. Giuseppe p. Maestro di Rett.ca, et humanità con quel sal.o stesso del P.re Bona e con tutte quelle prerogatine, et obligat.ni solite, et ord.ie della Carica la qual Condotta douerà durare p. Anni tre ne possa in q.to tempo far la riffiuta. Ballottata hebbe P. 0 — C. 1 — Hauendo il P.re D. Ger.mo M.a Bona Prec.re di Rett .ca esposto a q.to Coll.o con scritt.a di sua mano l'urgenze, che lo chiamano in altre parti ; onde non poter egli continuar all' offizio di sua Carica, che so-steneua con somma soddisfanne della Città. Conoscendosi p.ò esser debito di gratitud.ne di consegnare l'aggradimmo del suo seru.o con tutti gli attestati di compett.e, che si conuengono al suo merito, Però L' anderà parte posta con il benigno assenso di S. E. da SS.i Sindici di accompagnare l'istesso Padre M.ro con un pienis.mo attestato del suo buon seru.o in testimonio della sodisfatte eh' ha incontrato nell' essertitio della Carica. Ballottata hebbe P. 10 — C. — ( Continua) ---- 2ST o tizi e La presidenza della società politica istriana ha pubblicato il seguente : APPELLO Comprovinciali ! L'or cessato benemerito Presidente della Società politica istriana, Avv. Dott. Mrach, accennava nel suo discorso inaugurale del quinto Congresso generale tenutosi a Pisino addì 14 maggio a. c., all'importanza che questo nostro sodalizio ha particolarmente in questi tempi in cui da ogni parte si muove guerra ostinata alla nostra nazionalità italiana, e ci raccomandava di curarne religiosamente la conservazione e l'incremento. La Presidenza ritiene di non poter meglio corrispondere a questo saggio consiglio dell'egregio pa-triotta che coli' iniziare la sua attività dirigendo a' suoi comprovinciali, unitamente al saluto, l'appello di aggregarsi tutti, cui è possibile, a questo nostro sodalizio. La Società politica istriana non dev' essere un' i-stituzione di mera apparenza, non dev'essere nemmeno un sodalizio di semplice lustro e decoro, ma conviene sia l'unione effettiva di quanti istriani hanno a cuore la conservazione e lo sviluppo della nostra nazionalità italiana, nonché in generale il nostro progresso morale, politico ed economico. La nostra nazionalità, cui per civiltà, coltura e tradizioni storiche spetta indubbiamente il primato nella vita pubblica in Istria, è fatta bersaglio dei più violenti attacchi da parte di emissari stranieri che tendono, se non a farla disparire — chè sarebbe un compito impossibile — a renderla soggetta ad altra stirpe, la quale, se ha con noi comunanza di sorti e d'interessi, non può, perchè mancante ognora di tutti i necessari elementi di vita pubblica, mettersi al nostro posto. Per rendere vani questi conati, per estinguere od allentare una lotta che non ha ragione di essere e che tanto danneggia anche gli interessi materiali d' ambe le parti, conviene che tutti gli istriani, senza distinzione di classe e di rango, concorrano e cooperino con unità di intendimenti e di azione a tenere alto il vessillo della nostra italianità. A questo scopo tende la Società politica istriana, di cui il fine principale si è di affermare quella civiltà che per secoli ci conservò un posto eminente fra le nazioni civili, e di mantenere incolume la posizione da noi finora goduta nella vita pubblica della nostra provincia. Tutti adunque cui sta a cuore codesti nostra posizione politica e sociale, che è quanto dire cui stanno a cuore le sorti della provincia, devono accomunarsi ed immedesimarsi nella Società, in un unico sentimento, la difesa della nostra nazionalità italiana, e così rendere la Società non 1' espressione figurativa soltanto, ma moralmente e fisicamente vera dell'Istria tutta. Non devesi tardare; la Società politica istriana sia nella crisi che attraversiamo autorevole ed imponente non soltanto per le sue tendenze, pel fine nobilissimo cui mira, ma ben anche per numero de' suoi ascritti. Epperciò tutti coloro che si sentono veri pa-triotti, siano delle città, delle borgate, dei villaggi o della campagna, siano possidenti, commercianti, industrianti, marittimi, professionisti, artieri, agricoltori, tutti insomma senza distinzione di ceto, di classe, di rango — tutti sian stretti al patto fraterno, tutti portino il loro nome nei ruoli sociali. Quando ciò sarà avvenuto, lo scopo cui tutti tendiamo non potrà assolutamente mancare, e noi proveremo 1' inefabile soddisfazione di avere, con lievi sacrifici, (poi che in tal caso l'obolo pei mezzi materiali necessari alla Società potrà essere ridotto a minimi termini) reso alla patria l'eminente serviggio. Abbiatevi il cordiale saluto della Presidenza della Società politica istriana Domenica 1 luglio ebbe luogo nel vallone di Muggia la quarta regata sociale, e malgrado la minaccia del tempo un grandissimo numero di persone popolò i colli pittoreschi di Servola, e prese posto in dieci battelli a vapore, e molte barche e barchette; ciocché prova il sempre più vivo interesse della popolazione di Trieste e della costa per le feste sul mare, e le vive simpatie con le quali i nostri giovani canottieri sono accompagnati nelle loro nobili gare. Della nostra costa presero parte alla regata tre società di canottieri: Adriaco di Parenzo col Quarnaro, canotto di diporto a 8 remi; Salvore di Pirano col Sebastiano Ziani, idem ; la Pietas lidia di Pola coli' E-pulo, idem; e gareggiarono tra loro nella quinta corsa del programma, „fra canotti di diporto a 8 remi." Arrivò primo il Salvore (11 m. 34 s.), secondo il Quarnaro (11 m. 47 s.) Così descrive V Indipendente questo interessante episodio : „Ad un terzo di strada i canottieri di Pirano si misero in testa e conservarono la loro posizione fino all' arrivo, riportando così la vittoria. I piranesi costituivano un armo bellissimo; per presenza il più imponente di quanti fecero parte alla regata e conservarono anche sempre una correttissima ed energica voga. Buona vogata avevano pure quelli di Parenzo, non troppo, efficace quelli di Pola, canottieri ancora giovani, i quali vanno tuttavia lodati per i progressi fatti in breve tempo. La vittoria dei canottieri di Pirano suscitò generale 1' applauso e le grida di evviva al loro indirizzo furono incessanti." Riportiamo i nomi dei canottieri vincitori che costituivano l'armo del Sebastiano Ziani : Petronio Giacomo, Casali Federico, Fragiacomo Nicolò, Veronese Domenico, Movio Adolfo, .Veronese Almerico, Fonda Giovanni, Zarotti Nicolò, Pavan Antonio, timoniere. Meritano ogni elogio i canottieri di Pola, quando si sappia che quei bravi giovani si esposero soltanto per compiacenza, sicuri che per la loro breve pratica e per le peripezie cui dovette sottostare l'armo del loro Epulo, non avrebbero potuto sperare la bandiera; e l1 elogio lo meritano non tanto per la dimostrata bravura superiore all'aspettativa, quanto perla cortese generosità con cui si prestarono onde rendere più animata la festa; chè se il premio è il giusto compenso alle fatiche e alla capacità, non deve essere il solo movente — e non lo è di certo — dei canottieri, i quali già hanno dimostrato quali nobili sentimenti, più alti assai, li anima nelle loro gare. E speriamo un' altro anno di vedere a fianco del Ziani, del Quarnaro e del Epulo, i canotti di altre città marittime dell' Istria. Il giorno 8 luglio ebbe luogo nella sala del gabinetto di Minerva in Trieste, il congresso generale ordinario della Società del Progresso. Tutti i giornali di Venezia ad una voce annunziarono con sentiti elogi 1' esito del saggio annuale dei bambini della scuola - giardino Carlo Combi, diretta dalle gentili signorine Sossich nipoti dell'illustre nostro comprovinciale; dal quale s'intitola la scuola e con vera compiacenza riportiamo la relazione della autorevole gazzetta di Venezia: „Domenica 1. Luglio i bambini del giardino Carlo Combi diedero, nella sala della società Ciconi, il solito saggio annuale. La festina riuscì graziosissima, e benché durasse tre ore, non lasciò un momento solo adito alla noja. La disinvolta grazia dei bambini, la scelta dei giuochi e delle poesie, 1' ordine ed il buon gusto non lasciarono nulla a desiderare. Bellissimo fu il ballo delle stagioni, carino oltre ogni dire il giuoco delle farfalline intorno al lume, perfettamente riusciti i cori, e meravigliosa la precisione con cui quei piccini eseguirono la ginnastica col bastone. Presiedevano alla festa il com. Bernardi, il cav. Ricco, l'ispettrice Veruda, e la sala era affollata di genitori e di invitati. Spesso cadde sopra i bembini una grandine di dolci e di fiori. Chiedemmo i nomi dei bambini che s' erano più distinti — e furono le bambine De Mitri, Gajo, Cane, e i bambini Pasini, Perlasca, Lucon, Piccinali, i quali declamarono poesie graziose e adatte, con sentimento e intelligenza superiori alla loro età. Adempiamo dunque a un bisogno dell' animo, rendendo alle signorine Sossich, direttrici e maestre del giardino Carlo Combi, pubblica lode." Con nota dell' I. R. capitanato di Adelsberg, l'autorità politica del distretto di Gorizia, veniva avvertita, essersi costatata la presenza della fillossera in un vignetta di S. Vito del Vippaco (provincia della Carniola) quindi alla distanza di un solo chilometro dal confine della provincia di Gorizia, e in comunicazione diretta con le contrade viticole della provincia. Essendo stata constatata da ufficiale perizia la presenza della fillossera nella contrada Scarcola, nel comune di Trieste, il magistrato civico ha pubblicato la notificazione analoga alle prescrizioni del §. 4 della legge 3 aprile 1875.____ Il Giovane Pensiero del 11 corr. annunzia la comparsa della fillossera nel comune di Lussingrande ; assicura che furono presi gli opportuni provvedimenti da parte di quell1 autorità politica, e raccomanda la più energica e rigorosa sorveglianza onde salvare dall' in- vasione l'isola di Sansego, dove la popolazione con faticose e mirabili cure, ritrae del prodotto della vite, -quasi esclusivamente i mezzi di sussistenza. In seguito alla concessione data dal ministero del commercio al conte Pietro Walderstein di S. Croce, di intraprendere gli studi preparatori per la ferrovia locale istriana, è giunto nella nostra provincia 1' ingegnere superiore Gustavo de Cleef, ai servizii della ditta berlinese Souvederop e C. per costruzione ed esercizio di ferrovie, che fu incaricato dei lavori preliminari. Un distinto comprovinciale, il D.r Zaccaria Lion è morto il giorno 9 del corrente mese nell'età di anni 77, in Capodistria. Era nato a Cherso e da molti anni domiciliato nella nostra città, quale medico distrettuale. Era uomo di carattere integro, d'animo dolce e benefico, medico pratico valente indefesso nell'esercizio della sua professione, fino a che la tarda età e i molti acciacchi non lo ebbero costretto a riposarsi. Di soda coltura fu deputato alla dieta provinciale ed assessore e parecchie volte eletto rappresentante comunale. Nostro avversario politico, ne deploriamo la perdita e tributiamo alla sua cara memoria questa sincera dimostrazione di stima e di affetto. Un grande numero di persone di ogni classe sociale, e molti poveretti, da lui beneficati, lo accompagnarono, dolenti, all'ultima dimora. APPUNTI Pur troppo, dalle riferte che ci vengono fatte, nel comune di Topolovaz, la difterite continua a mietere vittime. Per fatalità anche il parroco, impedito per malattia, non può prestare la sua assistenza; e quella povera gente abbandonata a se stessa, si è rivolta a Dio per intercedere la cessazione della strage: si raccolse tutta nella chiesa e organizzò una processione. Com' era da attendersi P epidemia si estese. Un giovane che trovasi in qualità di famiglio in una casa di campagna del nostro comune di Lazzaretto, andò e tornò giorni fa da Topolovaz, sua patria; poco dopo fu colpita dalla difterite una giovinetta di 16 anni della famiglia, e mori. Ogui giorno veugono qui in gran numero quei di Topolovaz a vendere legna e altre derrate. Impedirlo, non si può, ma crediamo, sia ben fatto mettere in sull' avviso il pubblico, onde possa guardarsi. Vi offrono un cestello di fragole? sappiate almeno che con quelle frutta squisite potreste avvelenare i vostri bambini ! ! Qualcuno ci suggerì (ed ecco fatto) di manifestare il desiderio che il consiglio sanitario provinciale pubblichi, ogni settimana, sul giornale ufficiale, lo stato sanitario della provincia, con lo scopo di mettere in grado di potersi diffendere dai contagi, per quanto è possibile. *-------—-——- Oose locali Gli esami orali di maturità si tennero i giorni 9 « 10 luglio corr. ed ebbero il seguente risultato : dei dieci studenti ginnasiali regolari che si assoggettarono all' esame, vennero dichiarati maturi con distinzione : Giuseppe Manzutto da Umago, Giorgio Palin da Dignano. Semplicemente maturi : Domenico Beici da Dignano, Antonio Colombis da Cherso, Francesco Crevatin da Parenzo, Emilio Czastka da Capodistria, Vittorio Depiera d'Antignana, Giovanni Marchio da Muggia, Ernesto Tedeschi da Lemme. Furono pure esaminati due studenti privati, ed uno fu rimesso all' esame di fisica al principio del nuovo anno scolastico, l'altro all' esame di tutte le materie al termine di un anno. Degli studenti maturi, tre si dedicano alla teologia, tre alle leggi, quattro alla medicina. Ieri si è costituita la società di canottieri Liberlas, e furono eletti a presidente : il Dr. Felice Bennati, vicepresidente Nicolò Belli ; segretario Francesco Almerigotti, cassiere Antonio Cobol, direttore nautico Guido Zetto. Al mercato dei bozzoli sulla nostra piazza fu pesata la quantità complessiva di chil. 18026 di qualità nostrana ed altre corrispodenti; al prezzo massimo di fior. 1.50, minimo soldi 90, medio fior. 1.34. Bollettino statistico municipale (li Giugno 1888. Anagrafe. —Nati (battezzati) 21; fanciulli 10, fanciulle 11. morti 23, maschi 15 (dei quali 9 carcerati), femmine 5, fanciulli 1; fanciulle 2 al di sotto di sette anni, nati morti nessuno. Trapassati, 1.° Vattova Antonia fu Antonio, d'anni 68 — 3. B. D. (carcerato) d'anni 37 da Rovigno — 4 Viola Domenica fu Domenico, d'anni 77 — M. L. (carcerato) d'anni 19 da Zara — 6. Sprocani Giovanni fu Giovanni, d'anni 61 — 8. M. N. (carcerato) d'anni 27, da Spalato — 9. B. G. (carcerato) d'anni 41, da Zara — M. G. (carcerato) d'anni 24 Bosniaco — 15. Cercego Elisa fu Antonio, d'anni 20 — 16. Lonzar Pietro di Antonio, d'anni 32— Crevato Antonia fu Matteo, d'anni 76 — s. M. (carcerato) d'anni 35, da Zara — R. G. (carcerato) d'anni 41, da Spalato — 17. Surian Lodovico fu Nicolò, d'anni 55 — Posar Maria fu Giovanni, d'anni 38 — 20. Fabretto Nicolò di Antonio, d'anni 20 r= 24. T. F. (carcerato) d'anni 34 da Venezia — 25. P. G. (carcerato) d'anni '29, da Trieste — 28. Destradi Elisabetta fu Giacomo, d'anni 80 — 29. Pockar Michele fu Matteo, d' anni 60. Più fanciulli 1, fanciulle 2 al di sotto di sette anni. — Matrimonii: '20. Nicola Pachietto di Francesco — Maria Kosir di Michele; 27. Francesco Gerin di Domenico — Antonia Decarli di Francesco. Polizia. Demmcie per furto campestre 3, per abusivo pascolo 2, per contravvenzione di polizia sanitaria 1, stradale 1, per giuochi d'azzardo 1; arresti per eccessi notturni 1, per furto 8, per accattonaggio 1. Sfrattati 11. Usciti dall'i, r. Carcere 13, dei quali 1 Erzegovinese, 1 dalmato, 7 istriani, 2 triestini, 1 tirolese, i car-niolo. Certificati per spedizione di vino 1 per litri 25. Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 3, per ettolitri 19, litri 91, prezzo al litro soldi 36. Certificati per trasporto di mobili 1, per spedizione di sardelle salate 14 in 1133 barili di Chil. 15936 ; di sardoni salati 4 in 270 barili di Chil. 5540; di salamoja 3 per barili 7 di Chil. 432; per condotta di animali bovini 1 per capi 2; in oggetto edile 2, di morale condotta 2, d'indigenato 0, Permessi di fabbrica 0, di ballo 3; rilascio di nulla osta per l'estradazione di passaporto per l'estero 1, di di carte di legittimazione 2, libretti di lavoro 4. Animali macellati: buoi 65 del peso di chil. 15360 con chil. 735 di sego: vacche 11 del peso di chil. 1740 con chil. 76 di sego, vitelli iO. agnelli 41, castrati 105. Licenze industriali 6, di cui per macellaria 1, per vendita al minuto di birra 2, di manifatture 2, per insalatura di pesce 1. Bollettino mensile delle malattie zimotiche Capodistria. Nulla. — Lazzaretto (Cesari) Vaiuolo 1 colpito, rimasto in cura. ;—--,---- Appunti bibliografici Gedeone Pusterla. San Nazario, Protovescovo di Capodistria. — Memorie storiche con note e cronologie. Capodistria. Tipografìa Cobol e Priora. 1888. Un fascicolo di pagine 24. Buone queste memorie storiche raccolte dal diligente Pusterla, studioso di cose patrie, e da più anni vigile scolta super muros dell' antica Egida. Su quanto già si sapeva di San Nazario e del culto attribuitogli, P autore ha opportunamente insistito, corredando il tutto di buone note ; e vi ha aggiunto poi recenti notizie di qualche interesse. Così la lettera del Can.o Grassi da Genova in risposta alla domanda del municipio. Non è adunque vero che a Genova ci sia reliquia insigne del beato Nazario, e neppure è vero che a detto Santo sia dedicata a Genova una chiesa; come era costante tradizione in Capodistria. Ciò valga a far comprendere una buona volta, quale valore abbiano le tradizioni al lume della critica. Giova perciò riconoscere che nel culto verso al santo patrono, la pietà aveva sì la sua parte, ma più ancora 1' amore del proprio paese, la dignità dello stato e della città immedesimata nel patrono. Più la città, lo stato erano potenti, più il santo doveva essere miracoloso: era una questione di amor proprio. Ma di ciò più allungo in altra occasione. Sta adunque il fatto che a Genova nulla si sa oggi di S. Nazario, che una parrocchia, come altra a Milano, è dedicata a San Nazario martire compagno di San Celso. E valga la lezione di buona critica del canonico genovese. Ancora un' osservazione vorrei fare all' autore. Egli ci dice a pag. 18 che il famoso quadro del Carpaccio, esistente oggi sulla parete, accanto all' altare della Madonna dei Servi, si trovava prima nella chiesa di San Tomaso. Ciò non è vero; il grau quadro era sempre in Duomo, e in luogo più degno, cioè dietro all' aitar maggiore come si ha anche dal Lanzi: — „Nel fondo del quadro siede in trono maestosissimo nostra Signora col divino infante ritto sulle ginocchia, e fan loro corona, disposti sopra tre gradi, sei dei più venerati protettori del luogo, variati egregiamente nei vestiti e negli atti, ed alcuni angioletti che suonano, e con certa puerile semplicità guatano insieme lo spettatore, e lieti pajon chiedere che gioisca con loro. Conduce al trono un colonnato lungo, ben inteso, ben degradato, che una volta era unito ad un bel colonnato di pietra che partivasi dalla tavola, e distendevasi in fuori per la cappella, formando all' occhio un inganno e un quasi incanto di prospettiva, che poi si tolse quando furono rimosse le colonne di pietra per aggrandire la tribuna. I vecchi della città, che viddero il bello spettacolo, ai forestieri il rammentano con desiderio; ed io volentieri ne iscrivo prima che obliterata ne sia la. memoria" x) — Al luogo più degno invece della Madonna del Carpaccio, si veggono oggi degli stucchi e un'Assunta coi santi patroni, di poco merito. La Madonna poi salvata in San Tomaso dall' incendio., come narra il Pusterla, era sì in Duomo, ma in altro luogo, cioè nel secondo altare a destra, donde fu tolta, proprio sotto a miei occhi, e un po' anche per mio consiglio, per cedere il luogo nell'anno 1855 all' immacolata del nostro Gianelli. Oggi si conserva al Municipio; ed anzi è necessario aggiungere che non è di Vittore ma di Benedetto; e che la grande tela di Vittore non avrebbe potuto neppure capire nella chiesuola di San Tomaso. Parlo di cose note a tutti ; però se dopo tanti anni, in qualche cosa la memoria m'inganna, prego d' essere corretto dal bravo Pusterla. Ma io non poteva lasciar passare senza rettificazione un qui prò quo, avvalorato dal Pusterla che ha degnamente tanta voce in capitolo. Alessandro Arnaboldi. Nuovi versi. Milano, Du-molard 1888. (Un volume in ottavo di pag. 334). Sono quindici anni trascorsi, dopo il mio cenno critico sulle poesie dell' Arnaboldi, stampato nella Nuova Antologia;2) ed esclamo anch'io col poeta; „Quanto spazio di tempo è da allora trascorso! Quante cose cambiarono intorno me, ed in me!" L'Italia ha salutato dopo il Manzoni ed il Leopardi il suo nuovo poeta. A Bologna ci abbiamo il sole; risplendono però sempre nei silenzi della notte gli astri minori, e diffondono un quieto lume sull'orizzonte, tra questi la mesta e solitaria stella dell' Arnaboldi. Lasciamo in pace le stelle e diciamo pane al pane. Anche da questi nuovi versi si rivela l'artista, il continuatore della scuola pariniana: o che egli visiti il mezzogiorno d'Italia (Parte prima); o che tutto solo si aggiri per le vie di Milano e sulle 1) Vedi Porta Orientale, Anno terzo nel mio studio — Cenni sulla storia dell' arte cristiana a pag. 183. 2)Nuova Antologia Aprile 1873. rive del vago Eupeli (Parte seconda); o si provi a rendere nostre alcune lodate composizioni straniere, (Parte terza) lo spirito del maestro è sempre con ini. Non perciò va ascritto al servile gregge degl' imitatori: co' suoi versi 1' Arnaboldi non ha infastidito mai nessuno, sono così rare le sue pubblicazioni; esempio imitabile oggi e sempre, pur troppo, in casa nostra. Oltre alla forma squisita poi, per entro all' onda del verso nelle stesse trasposizioni, vive, si agita la mente e il cuore dei-artista; egli „non vede attraverso le lenti di nessuna letteratura (è lui che ce lo dice) e si studia di mettere di sè nei suoi versi quanto più può." Avviene talvolta ai critici nel giudicare di un autore di una data scuola, ciò che ai critici orecchianti in fatto di musica. Data la medesima situazione, scelta la stessa tonalità e misura, per ragioni d'arte intrinseche, se anche il pensiero è nuovo il critico, per associazioni d'idee sente fischiarsi all' orecchio le note dell' altro, e il maestro è bello e spacciato. L' Arnaboldi è scrittore di gusto pari-niano; ha spesso del maestro il movimento, la grazia, il senso della misura soprattutto; nel leggerlo però conviene frenare la pazza di casa, la fantasia, con la riflessione: senza di questa anche i sommi appaiono plagi: VInferno di Dante è in parte una copia dell' Eneide, il finale, il finalone del Barbiere una pagina del Don Giovanni. Data questa lode di originalità, relativa, all' Arnaboldi, passo a dire di altre sue doti, di un merito cioè d' opportunità. Con questi nuovi versi egli ha dimostrato ampiamente potere il poeta essere classico nell' anima e trattare gli argomenti classici, conservando la forma e le vecchie tradizioni del -verso italiano. E dico merito di opportunità, perchè dopo le splendide prove e la potente alzata d'ingegno del Carducci, l'Italia è piena oggi di satiri e di ninfe, ingozzatoli d' articoli, accorrenti saltellanti sui trampoli della sintassi maledettamente inversa, con grande strazio dei nostri orecchi; di che, giuoco un occhio, il primo ad essere stucco e ristucco è il Carducci medesimo. Invito perciò tutti a leggere e a meditato il componimento — Alia Venere di Milo. (pag. 188). È un canto che sgorga dall' anima del poeta alla vista della Venere vincitrice nel museo del Louvre, senza interposizioni dell' io, senza fisime analitiche, e nella forma più eletta e classica, ma col verso italiano. La sonorità, la spigliatezza della strofa crescono bellezza alla bellezza. Sentite come descrive le Cicladi: Gruppo gentil le Cicladi, Le isolette beate Da 1' onda larga e glauca Mollemente baciate! Le isolette ove tiepido Delle brezze al susurro Sorride il cielo in suo profondo azzurro. È una melopea greca nella sala dei cinquecento; anche il Savonarola batterebbe le mani. Nella chiusa, i versi gareggiano in bellezza con Y opera del greco scultore ; non sai bene se più valga 1' arte plastica o la parola. 0 Diva! E tu blandizie Non ami, e non favilla Di pacifici adulterii Nel grande occhio ti brilla. 0 felice e impassibile ! 0 dal santo costume ! D1 olimpo or movi ver' 1' etereo lume ? Tu che le brune dissipi, Che rinnovelli P anno, Di quanti il dì sortirono Tu gioja e dolce aifanno, Deh accanto al tuo sì limpido Astro lassù t' assidi, Venere vincitrice, e a noi sorridi. Tutto è giusto, misurato in quest' ode bellissima. Farei una sola eccezione per la strofa ove si accenna alla guerra dichiarata a Venere dal Pa-lestino. Non fu guerra, ma riforma, che più bella fece splendere la Venere celeste, che aggiunse un casto sorriso al sorriso già divinato dall'arte antica, e creò le divine Madonne di Raffaello, dopo la reazione, forse necessaria dell' ascetismo, non voluta certo dal Palestino. Anche la forma qui zoppica, e la musa si ribella al poeta con quel verso — un palestino indisseti seguito dal coprivati : due sdruccioli di seconda mano, con una stentata antitesi di giunta, e una trasposizione che stuona: Mescevano feroce L1 Islamita una pugna, indi e la croce. Tutti questi nuovi canti poi (altra lode e non poca) sono uno specchio dell' anima dell' artista, senza ostentazione, senza falsi dolori, senza pose artistiche. Quando egli ci dice che è malinconico, trasfonde in noi tutto il sentimento perchè è veramente malinconico ; quando ripete alla nipotina: . . . E P animo che sento in me sì grave Incontro a te non vola D' un volo leggerissimo e soave ? sentiamo la sua gravezza pesare in noi ; e noi pure voliamo a bearci nel dolce sorriso di quella fanciulla, perchè l'anima del poeta era veramente grave, e sentiva il bisogno di riposare in un affetto. Lungi dall' essere questi versi una parodia dello Weltschmerz, sono invece un eco dell'anima meditabonda del solitario poeta, sforzano il lettore a pensare, a ritirarsi dai tumulti del mondo, trasfondono in lui, per dirla con una bella frase leopardiana, la gentilezza del dolore. E l'Arnaboldi è mesto, perchè vede le umane miserie, e desidera a queste un alleviamento per quanto si possa pacatamente progressivo; e forse si duole di non poterlo fermamente sperare, (pag. 11). In questo epiteto pacatamente si rivela 1' animo del poeta che va per campi e città errando muto senza grandi ire e senza forti dolori. E questa dolce melanconia è trasfusa ne' suoi paesaggi, e nella gente che incontra per via. Yeggasi per esempio nei versi citati, — Alla nipotina: T' accompagno all' aperto. Oh benedetta Ne' suoi figli l1 annosa e sconosciuta De' campi f'eminetta Che mia figlia, per via, t' ha un dì creduta ! E così nel canto — Una filandaja. Si porta al cimitero la salma d' una povera filandaja uccisa dall' incessante lavoro ; e il mesto canto si chiude con questa pennellata da maestro: .......Quanto dissidio Tra il sovrano splendor de' nostri cieli E le sorti dei molti! —- E così lieta A me col vasto scintillar del lago, Col rosato color de le montagne Questa natura di dicembre or ride ! (pag. 158) Quindi un felice accordo dell' obbiettivo e del subbietivo, e le analisi moderate senza troppi fru-gamenti e alzatine d'ingegno: chincaglieria filosofica tanto oggi di moda. Yeggasi per esempio in — Santa Rosalia — (pag. 77) Che cosa ha fatto lassù quella povera martire volontaria? E non vedeva repente Brillar lo sguardo ardente D' un giovin cavaliero ? fino a queir errompere dell' affetto Io t'amo, o Rosalia, che è un grido dell'anima. Qualche volta però la soverchia temperanza e la meditazione nuocciono al pronto e liscio scattare del pensiero : l'artista soffoca il poeta. Così, di raro però, la troppa cura della forma smorza la fiamma. La leggenda racconta d' un angelo, apparso a santo Girolamo, mentre intento allo studio della Bibbia, si preoccupava a dare forma classica al suo scritto. L' angelo gli diede un buffetto aggiungendo: Quia nimis Ciceronianus es. Badi il signor Ama-boldi che un qualche spiritello non venga a ripetere la lezione e a susurrargli all'orecchio il — quia nimis parinianus es, specie per via di quella benedetta enallage in cui qualche volta ci si è impigliato anche il maestro. Ammiro per esempio nel Mattino il bellissimo : „Ma già il ben pettinato entrar di nuovo Tuo damigel vegg' io....." perchè con la ricercatezza della trasposizione si mette in caricatura l'azzimato garzone. Ma non così nella strofa seguente dell' Arna-boldi: (pag. 45) E voluttà respirano Queste làtebre ancora e, non lontani Minacciano sterminio A gì' incauti de l'uom nati i vulcani. Nè mi finisce nel principio del componimento-— Alla nipotina — quel professus grandia del tu quattro volte ripetuto, che, dopo avermi tenuto molto tempo sospeso si risolve nella proposizione semplice: tu mi hai chiesto una poesia. E come se non bastasse il tu, il poeta, presa 1' aire, risponde con un te. Quindi da capo il tu; e il componimento, troppo pedestre in sulle prime, arieggia un semplice dialogo tra zio e nipote. In generale poi l'io fa-spesso capolino in queste poesie; 1' autore ce lo ha promesso, anzi si vanta nella prefazione, di mettere di sè ne' suoi versi quanto poteva. Pur troppo risponde talvolta il lettore ; perciò nella prima parte qualche canto, anzicchè sgorgato dal pieno entusiasmo, come nella — Yenere di Milo — lodatissima, pare nato con tutto comodo più tardi, consultando il libriccino degli appunti. Ma con tutte queste leggere mende l'Arnaboldi rimane esempio di scrittore coscienzioso, d'artista finito, di poeta del raccoglimento e della meditazione. Possano le sue speranze di un alleviamento pacatemente progressivo guarire la nevrosi della nuova generazione. Ed anche io in questi versi dolcissimi e meditati trovo pace; indulgo a me gli impeti e i desideri di un altra età, e delle umane debolezze e dei tanti disinganni e dei superbi abbandoni sorrido. Se cedendo a forze più giovani e più fortunate, e per dedicare la mia attività al bene della provincia nativa, questa volta io scrivo del poeta in breve ed umile foglio, certo al signor Arnaboldi, così gentile coi mesti, non tornerà meno gradito il plauso dalla patria del Muzio, del Yergerio, di Gian Rinaldo Carli e dei Combi. P. T. CAPODISTRIA, Tipografia Cobol-Priora. Pietro Madonizza edit. e redat. responsabile.