Esce una volta per settimana il Sabbato. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 6. Semestre in proporzione.- li' abbonamento 'non va pagato adaltri che alla Redazione. diploma pimiese; che accenna a dominio veneto più antico che non la dedizione del i 283. Nel dare alla luce in questo giornaletto la congiura che facevano i Pirsnesi nel 1270 per restringere i diritti del Patriarca, ci cadde sospetto che i Veneziani non fossero del tutto stranieri a quei movimenti, ma cho i Piranesi amassero meglio di sottrarsi al Governo patriarchio venuto in uggia, di quello che darsi alla Repubblica veneta. Quand'ecco altro diploma potemmo vedere nella raccolta delle ducali dell'Archivio Piranese, il quale conferma i sospetti, sebbene non dia tutta quella luce che desideriamo. II Doge Lorenzo Tiepolo nel dì 6 gennaro del 1271, o secondo l'uso veneio del 1270 scriveva ai Rettori dei quali ignorava il nome (e l'ignoriamo anche noi) di Pirano c del Comune di quella terra, intitolandoli suoi fedeli, facendo grazia alle loro i~ stanze annunciate mediante Eppone de Rossi, condonava quindici uomini sul contingente di venti che erano stati loro imposti, ed ammetteva i Piranea a venire in Venezia, ed a soffermarvisi, come era slato loro desiderio o pratica per lo addietro. Apparisce da quella ducale che alcuni cittadini di Pirano, contro il divieto dato dai Veneti avevano recato certe cose ad Aquilcja, per cui e-rano incorsi nella penale di duecento lire. Chiudeva il Dogo colla minaccia che se i Piranesi non fossero per fare ciò che loro incombeva, li avrebbe costretti con o-gni mezzo che aveva a disposizione, che è quanto dire anche colla forza. Noi non pensiamo che nel 1271 i Piranesi fossero veramente sudditi doi Veneziani, pensiamo invece che la fedeltà di cui avevano obbligo con Venezia fosse per le cose di mare; quella fedeltà medesima ohe fu giurata nel 1150 e di nuovo nel 1202, anche da Trieste. Gli obblighi cho le città istriane avevano verso Venezia, e che noi crediamo perchè subentrata nella condizione e nei diritti della flotta di Grado o di Aquileja, instituita da Trsjano, coesistevano nella corrisponsione di tributi in danaro od in generi, nel concorrere alla formazione della flotta di presidio del golfo quando si faceva spedizione contro i [pirati, però entro la linea fra Zara ed Ancona; e se non prendiamo equivoco col diploma del doge Tiepolo, anche col fornire contingente di uomini. Noi riteniamo che l'ommissione della formola: N. N. de suo «ìandatu Potestati eie. accenni alla mancanza di vero e riconosciuto dominio di Venezia sopra Pirano ; ma dal— ... •> "■■ • l'argomento trattato in quel diploma sì ravvisa che i Piranesi non erano poi della più pontuale obbedienza al doge Veneto, nè pel contingente di uomini nè per altri divieti dati. • ' -, ' ' ..;-' ■/ Il contingente che pretendevano i Veneziani da Pirano sembra essere stato imposto nel 1267; tempo nel quale vollero da Pola una galera completa ed equipaggiata; da Trieste, da Capodistria, da Pirano, da Citlano-va, da Rovigno, da Maggia e da Umago lo spese di armamento di una galera, e l'equipaggio. Ma se questa ducale non dà prova di vero dominio, questa ed altre carte fanno conoscere quale piega prendessero le cose del Marchese. Nel 1273 il Patriarca vietava ai Piranesi di prendere a podestà un veno-to; nel 1274 era scoppiata guerra aperta tra Patriarca e Veneziani, ed il Veneto Giacomo Contarini aveva corso tutta l'Istria; v'era rottura fra Patriarca e Conte Alberto li d'Istria, e colle città istriane, e fu allora fatta pace: nel 1275 i Patriarchi vietavano che il Console dei Veneziani in Pola esercitasse giurisdizione alcuna ; v* erano quindi allora gelosie e più che gelosie di governo dei Patriarchi contro i Yeneti, siccome v' erano protese dei Comuni e dei Baroni maggiori a più estesi poteri. Nel 1274 era Pedestà o Capitano in Pirano un Giovanni Campolo, veneziano, la cui famiglia oriunda da Oderzo vi estinse poco più lardi; quello stesso Giovanni Campolo che i Veneziani avevano dato in primo loro Podestà a Parenzo. Era solito dei Veneti di ordinare nelle città di nuovo equisto il governo mediante leggi ed instituzioni che recarono prontamente dovunque mise zampa il leone a-lato ; anche gli statuti di Trieste del 1350 e del 1365 sono opera dei Veneziani, e forse il più antico non è del tutto loro straniero. Or questo Giovanni Campolo mentre era Podestà e Capitano di Pirano, ebbe pieni poteri dai Consoli, dagli officiali dai sapienti, dai nobili e dal Consiglio tutto, per comporre uno statuto od un corpo di leggi municipali, che nella seconda domenica di luglio, era il dì 8 dell'anno 1274, venne dall'intero popolo approvato, essendo Consoli di Pirano (erano quattro come a Pola) Almerico Petrogna, Enrico Pitidona, Domenico Ruffo, Giovanni Nareni. Nel prologo si menziona invero San Marco, ma questo è atto di religiosità soltanto; nello statuto si prevede il caso che il Podestà fosse veneto oppure istriano; il che fa supporre che ai podestà Friulani, siccome furono quelli di Arcano, e di Laudo da Montelongo (parento del Patriarca Gregorio) non si pensasse quasi non più dovessero essere tolti fra i nobili di quella regione. Si previde nello statuto che il Podestà al compiere del suo reggimento dovesse rimettere la città, non in mano del successore, bensì in mano dei Consoli che erano cittadini, locchè è ind zio di trepidazione ed insieme di fermo proponimento che la città rimanga in dominio di sò medesima e non cada in potere altrui. Non pertanto queste stesse trepidazioni fan*50 vedere cho i Venoti non fossero a-lieni dal desiderare grandemente il dominio di Pirano, che ebbero poi solennemente nel 1283, e che allora stavano appunto in sul preparare questo avvenimento, a-vendo podestà non solo uno di loro nazione, ma che era loro fedele, ed incaricato di altre precedenti Magistrature dallo stesso governo veneto. Dacché ci è accaduto di parlare degli statuti di Pirano, diremo che questo primo corpo di leggi che è dell'anno 1274 non vedemmo il testo autografo, bensì qualcho brandello in copia credibile, da cui e col sussidio di altre posteriori potemmo congetturaro che fosse in otto libri, mentre i corpi posteriori di leggi ne contengono dieci. Però questo numero di otto libri ci fa sospettare che so il corpo dello leggi statutarie posto insieme dal Podestà Giovanni Campolo fu il primo in tempo; le leggi stesse non fossero state inallora dettate tutte, ma che vo ne fossero di anteriori in tempo, comunque isolate e sparse. Nel corpo Campoliano dileggi statutarie erasi disposto cho ogni cinque anni dovessero le leggi rivedersi, commendevole provvedimento dacché le leggi hanno duopo di essere dapprima poste ad esecuzione per conoscere della loro convenienza; il repentino cangiarle è indizio di leggerezza in chi lo fa; le leggi stesse hanno tal-volta°effetto preparatorio; una legge so applicata porta la conseguenza di dettarne poi altra. Ma nelli statuti successivi venne adottato con migliore prudenza che le leggi non sieno toccate o modificata se non dopo il periodo di 25 anni. Allo statuto Campoliano segue altro corpo di leggi che ò dell'anno 1307, poi successivamente altri corpi nel 1332, nel 1358, nel 1384. Queste leggi ebbero poi addizioni e correzioni, per cui vennero ritoccate nell416, e così di mano in mano fino allo stampato delli Statuti che è dell'anno 1606. Così Pirano consorva integra la legislazione municipale in codici di bellissimi caratteri e di bellissima conservazione dal 1307 fino ai giorni nostri, o vi ha speranza che i più antichi statuti, quelli del Campolo, non sieno interamente perduti; ma su di ciò ritorneremo forse altravolta. Diamo in oggi qualche nome di Podestà del secolo XIII e XIY di Pirano. 1209. Leonardo di Tricano. Capitano. ..... Zaneto...... 1229. Leonardo di Tricano. 123... Pietro Morosini. 1251. Vernerio da Gillaco. 1253. Vernerio da Gillaco. 1254. Landò di Montelongo insieme Podestà di Capodistria. 1258. .....de Momilianis. 1264. Marco Badoer junior. 1268. Thomas Zeno Universitatis Hystriao Potestas. 1270. Pellonio di Tricano. .....Marco Giustiniani. 1274. Giovanni Campolo. 1283. Andrea Dandolo. 1285. Marco Coniarmi. 1291. Mattio Manolesso. 1294. Marino Zorzi. 1294. Marco Michieli. 1294. Marino Viliiani. 1296. Nicolò Dandolo. 1300. Marco Corner. 1301. Matteo Manolesso. 1302. Pancrazio Giustiniani. 1303. Tomaso Micheli. 1303. Pietro Grimani. 1305. Badoario Badoer. 1306. Marino Pisani. 1307. Marino Tron. 1309. Marino Pisani. 1311. Pietro Grimani. 1311. Marco Contarini. 1315. Marco Marignoni. 1316. Marco Bembo. 1316. Nicolò Foscarini. 1317. Matteo Manolesso. 1319. Nicolò Pesaro. 1320. Nicolò Savorgnani. 1320. Pietro Correr. 1321. Tomaso Sagredo 1322. Alessandro Morosini. 1325. Tomaso Sagredo. 1325. Nicolò Nani. 1327. Nicolò Pesaro. 1329. Tomaso Gradenigo. 1330. Pietro Barbarigo. 1331. Giovanni Foscarini. 1332. Pietro Ghiri. 1334. Andrea Sanudo. 1334. Andrea Cornaro. 1335. Marco Bembo. 1337. Marco Dandolo. 1343. Marco Contarini. 1348. Ermolao Yenier. 1349. Andrea Papaciza. 1358. Nicolò Alberti. 1359. Vittore Delfino. 1360. Triadano Gritti. ■ 1367. Pietro Emo-, i 1 1367. Giorgio Loredan. ir 1367. Tomaso Foscarini. 1368. Nicolò Bembo. i 1369. Pietro Memo Vice Podestà. 1370. Paganino Manolesso. 1373. Francesco Dandolo..! ' 1375. Bernardo Loredan." ' 1376. Lunardo Malipiero. 1377. Lorenzo Malipiero. 1378. Zuane Vidal. 1381. Giorgio Loredan. 1384. Luca Yiardo. CODICE DIPLOMATICO ISTRIANO. ■A- Anno 1271. 6 Gennaro, Indiz. XIII. Venezia. »■.V ' ir" ' ■ - " vi Doge Lorenzo Tiepolo mitiga al Comune eli Pirano le "penali per non data tangente d'uomini, e per contrabbando♦ (Da Autografò dell'Archivio di Pirano.) Laurentius Teupulo Dei gratia Dux Venetiarum Dalmatiae atque Chroatiae, dominus quartae partis et dimidiae tocius Imperii Ro- maniae, Viris prudentibus. Hectoribus Pirani et ejusdem terrae Comuni fidelibus suis. Salutem etomne bonum. Ecce vobis duximus presentibus declerandam quod veniens ad nostrani presentiam vir nobilis Eppo Rubeus prò parte vestra nos et nostrum Consilium extitit deputatus qui de nobis in facto petitionis quam prò viginti hominibus comuni nostro tradere debebatis et de pena in quam eratis prò solutione de dictis XX homibus facienda, naisereri deberemus nos autem ipsius pe-titione audita volentes vobis gratiam specialem vos solum prò solutione de viginti homibus facienda p8r XV duximus absolvendos, unde venecias venire pote . . et stare sicut consueti eratis et sicut de vestra fuerit voluntate cum per ipsum Eppouem nobis sit prò vobis exinde integre satisfactum. Et cum Comuni nostro libras CC in quibus condempnati fuistis occasione rerum quas cives vestri contra nostra bana Aquilejao port . . . dare teneamini vobis precipiendo mandamus quatenus de pena tertia pars librarum CC ad nos usque per mensem Medii proxime transmiltatis. Quod si non facitis contra vos ad solutionem . . al et pena omni modo procedemus. Data in nostro Ducali palatio VI int. Jan. Indici, XIII. Tipog. del Lloyd Austriaco. 1385. Giovanni Gabrieli. 1386. Nicolò Grimani. 1394. Marco Barbo. 1394. Nicolò Grimàni. 1396. Antonio Pisani. alcuhipodest4' veneti di rovigno ' ed alcune memorie patrie contemporaneé. -, (Contin. V. N. 83.) 1700 ....... Si vanno ampliando i borghi di Rovigno, denominati Carrera, Dietro-castellot e Drio-vier. i ; Il Collegio delle Biave nella seduta del 21 novembre adottò la Parte, che si riattivassero i due ScotUri al Fondaco, uno del Consiglio e l'altro del Popolo, che erano stati soppressi, col decreto 2 luglio 1687 della Carica di Capodistria in visita, ed appoggiali ai suoi Presidenti; e questi Scontri col salario di 1. 100, ondo facessero i necessari conti, che a tal carica spettavano, a cauzione e vantaggio del Fondaco stesso : il tutto come veniva praticato per Io passato, giusta pubbliche Terminazioni. Però nel 1719 avendo considerato, che talo carica era per lo più esercitata da persono imperite, il suddetto Collegio nella seduta dei 10 maggio in presenza del Podestà deliberò, che fosse di nuovo levata la carica degli Scontri, e cho questa restasse appoggiata ai Presidenti: cosicché gli eletti a Presidenti fossero e s'intendessero anche eletti Scontri, coli' assegnazione del salario di questi, e abolizione di quello dei Presidenti, -<- e ciò a benefizio del Fondaco. 1701.02. Francesco Loredan. Il consiglio municipale con parlo dei 18 gennaio 1701, accompagnata favorevolmente da questo Podestà, ed approvala con Ducale 6 giugno 1708, stabiliva doversi dilitare la Finìda, e che per pascere i bovi nei luoghi di olivi, o di altre piante, si dovesse Iigsre alle corna una fune terminante in corto spazio a un piede, onde non potessero danneggiare, sotto pena ai contraffacenti di 1. 50. Deliberò il Consiglio li 6 giugno 1701, di non conceder a chi si sia lo S(/uerro di Valdibora per fabbricar case in alcun tempo. — Con tal deliberazione i nostri preautori riservarono un sito, che col progresso del tempo guadagnando terreno sul mare, e tenendo la vigilanza del Comune sempre più a ingrandire, diverrà una grande spianata a sfogo di questa ognor crescente, operosa popolazione. La Carica di Capodistria, esaudendo lo istanze di Zuanne di Yescovi qm. Bastian fondacchiere, assegnava al medesimo e successori con decreto 9 agosto 1701 il salario di Ducati 60, compresa ogni altra utilità, ed il 2/4 p. % di tutto il frumento esitato e ridotto in fari-Da> per il calo del medesimo. Nell'anno ,1702 cominciò il popolo di Rovigno con {spontaneo comunale concorso la fabbrica del Convento e della Chiesa di S. Francesco di Asšissi (Y. 1716) sopra terreno di ragiono dei privati, e ciò col danaro del Comune e dogli abitanti, senza alcun importo di altra pubblica amministrazione; qual edilizio allora fu. eretto sotto il nome di Ospizio, e ai francescani riformati il Comune assegnò durante la fabbrica la Chiesa di S. Antonio Abbate. L'Ospizio poi fu convertito per ducale permesso in qualità di Convento effettivo ciel 1746. (V. i miei Cenni sopra Rovigno.) Nel 1802 ài 7 ottobre accidentale incendio distrutto avendo buona parta del Convento, ed anzi la più interessante, che comprendeva le primarie celle, il deposito degli abiti dei religiosi, la libreria, la dispensa, un grande magazzino delle legna, il popolo concorse volontario a rimettere il Convento nel primo stato a proprie spese; il tutto senza concorso di alcun pubblico ó comunale fondo di sorta. — Questo Convento, e la sua Chiesa si mantennero sempro colle offerte e carità volontarie del popolo, e sussiste ancora per la pia assistenza dello stesso ; il che tutto dà il titolo del jus patronato al Comune, che rappresenta il popolo, il quale é padrone, e conservatore. — Sotto i Francesi per favore del maresciallo Marmont, governatore déirìllirio, questo stabilimento venne sottratto alla generala soppressione dei Conventi, sebbene avvocato al Demanio. Anzi di poi nel 1820 l' I. R. Sezione dell'Amministrazione Demaniale Illirica con decreto 23 settembre N.° 2097 ordinò, che il suddetto stabilimento, come di fatto appartenente al Comune, jia escluso dalla operazione ch'era stata ordinata per la rendila delle altre realità demaniali. 1702. Alessandro Minio. 1703. Vincenzo Longo. Da parte presa nel Consiglio li 16 agosto si rileva, che in Valdibora vi erano dei Raslellì di Sanità con .un fante straordinario. — Sarebbe molto opportuno, che il governo ripristinasse in quel sito almeno un Casello di Sanità, per dar pratica ai navigli che approdano in quel porto in tempo cattivo, i quali di presente con un incomodo tragitto attorno il monte devono per tale oggetto e per provigioni mandare i loro palischermi all' Offìzio di Sanità, eh' è posto al porlo vers'ostro; dal che il comune dovrebbe prenderne l'iniziativa. Fu preso nel Consiglio dei 23 settembre, che non si potesse passare all' elezione dei medici comunali, se 15 giorni prima non fossero promulgati gli editti, acciò potesse ogni medico si ferriere che forestiere concorrervi; il che pertabuso da mollo tempo non praticavasi. (V. 1662.) 1704......Fu preso nel Consiglio li 18 maggio di nominare due Ragionati, che rivedessero i registri della Sacrestia di S.a Eufemia, per liquidare il credito della stessa verso i Fabbricieri, che abusarono d'introitare da quando fu perfezionata la fabbrica del Campanile (V. 1654.) sino a quest'epoca la libbra d'olio per macina di tutte le olive che furono disfatte nei torchi del Comune; la qual contribuzione era stata assentita in vecchio sino a tanto che avesse durato la delta fabbrica, e non più. Ma nella Seduta dei 22 giugno fu preso di continuare questa tassa per i ristauri della Collegiata. Una spontanea contribuzione d'olio, promossa dai Fabbricieri vari anni addietro all'unico scopo del ristau-ramento della facciata della nostra Chiesa parrocchiale, veniva praticata ogni anno durante l'apertura dei torchi, nei quali eglino aveano posto delle pile a raccoglierlo; ma non vcggendo in quel molto frattempo questo genti incominciarsi il desiderato lavoro, la sospesero. Però tale contribuziono potrebbe con giusto plauso essere ripromossa dal Comune, per applicarne il ricavato in concorso dell'Amministrazione della Chiesa al suindicato ri-stauramento della facciata, che n'ha tanto bisogno: alla demolizione delle pareti che dividono lo Cappello laterali della medesima Chiesa, per collocarvi colà i confessionari, levandoli da dove sono presentemente, cho ingombrano disgradevolmente Io laterali navate : ed alla costruzione d'un' estema o chiusa tettoja al Iato di tramontana, per il deposito degli scanni, onde togliere la sconvenevolezza di quel deposito, ed il profano mercato di quegli scanni nell'interno dei Tempio. Nella stessa Seduta fu preso di concedere a Zuanne Nonis l'area della Beccaria, con questo però che non potesse venir in fuori se non con scala di pietra larga tre piedi o con modioni per dar ingresso all'alzato. — La Beccaria di allora, su cui fu fabbricato un piano, sono per quanto crcdesi, quello due sconcie casette, di privata ragione, da vari anni inadoperabili porchò demolita la scala, che veggonsi di fianco al Corpo di Guardia in Piazza; circa le quali dovrebb'essere proveduto per meno sconciezza della Piazza medesima. Stante penuria d' acqua , ed in seguito alla Seduta degli 8 giug., fu escavato un nuovo Lago a desena (re-botta) per comodo della popolazione, appresso la Chiesetta campestre della Concella, ed in terreno parto della Scuola di S. Michiele, e parte di particolari persone, e per la Scuola suddetta assunse il Ccmune di pagamento un annuo livello sino a tanto verrebbe stabilito di francarlo. — Il livello fu certamente francato, ma la popolazione, per la quale fu fatto quel Lago, chi sa da qual epoca ne ha l'uso perduto ; ciocché sempre succede quando i Comuni non vigilano sui propri diritti. — Ora una metà del Lago ò del vivente Mattio Ferrarese, e l'altra della famiglia Benedetti. 1705. Zorzi Bembo di Piero. Parte presa in Consiglio municipale li 26 Ap. di ristaurare il pubblico Palazzo a speso del Comune. Essendo bisogno di ristaurare la Torre di ragione del Comune, posta nel Cimitero di S.a Euffemia, la qualo minacciava ruina, fu deliberato dal Consiglio med.° li 10 maggio d'incantarla per affitto, con obbligo all' offerente di ristaurarla e di ben tenerla di poi ; in difetto di oblatori, fosse diroccala almeno sino al volto, o ristau-rata. — Per quanto abbia indagato, non mi fu fatto scoprire alcun vestigio di questa Torre nel recinto dell'antico Cimitero, il quale, come rilevasi da un Atto del 1764 registrato nel Libro Cassa dell'Amministrazione di allora di questi Ospitali, era quello spazio su! monte di S. Eufemia tra l'odierno Ospitale degli uomini, ed il muro vers'ostro dell'attualo Cimitero, già compit» nel-l'indicato 1764, e cho in presente vieno amplialo con un lavoro veramento monumentalo a spese di tutti i comunisti.— Forse quella Torre potrebb'essere in oggi la Casupola a piombo delle mura di questo antico Castello, che prima sorge in confina del vecchio Cimitero ; o per meglio spiegarmi co' miei concittadini, chiudo la contrada della Villa, o sopra la quale vedesi un' arma gentilizia, di forma rotonda, divisa obliquamente da una fascia, con le iniziali K da una, e C dall' altra parte: sotto, ma sopra altra pietra, M. D. XXX. VII. Avendo trovato il Consiglio non conveniente, anzi di poco onora alla Banca (Magistratura), che il Sindaco del Comune avesso l'impiego di accenderò ogni sera la lampada del Quartiere dei Soldati, prese nella Seduta dei 2 ottobre, cho in avvenire dovesse ciò fare lo Scusador dei Soldati, con la paga di 1. 18 all'anno. Riflettendo, cho il sito vacuo, ora chiamato Sotto-muro, dal molo di Cai santa (V. 1567) sino al molo grande, tuttora esistente sebbene in massimo disordine, serviva come serve in presente di comodo all'approdo della barchette dei pescatori e dei campagnuoli, a racconciare le reti, a discaricare le derrate, ed a tirar a terra le barchette in tempo di fortunali, fu ad istanza della suddetto duo classi deliberato dal Consiglio nella stessa Seduta, che non si dovesse in nessun tempo vendere alcuna porzione di quel terreno per fabbricare. È desiderabile che questa deliberazione venga mai sempre osservata dai nuovi municipj a conservazione e-ziandio di questo spazio, che offre molta comodità alla popolazione mancante di area aperta : spazio che sebbene in oggi sia il più sconvenevole della Città, pure un giorno quando sarà ricostruito il molo di Cai santa (V. 1567) il cui lavoro viene procrastinato per nuovo disegno, e ch8 dovrebbesi però dal Comune sollecitare, e posta una riva da questo al molo grande, del cho sia anco premuroso, diverrà senza dubbio il punto della Città il più bello e gradevole. 1706. Giovanni Premarin q. Bernardin. Decreto Senato in Pregadi 19 febbraio a favor di Rovigno, cioò che sia mantenuto nel suo antico possesso in ordine la privilegio impartito nella Terminazione Memo 29 settem. 1589, o alla pratica continuata per il corso di secoli /titolo e giudizio 1669 del Magistrato delle Rason vecchie, salva sempre le pubbliche ragioni intorno le mura che circondano Rovigno, la fossa, e spalti, dei quali fondi non possano investirsi particolari persone in modo alcuno. : (ContinuaJ. • < •■•••• .