L' ASSOOIAZIONE per un anno anticipati f. 4. Dell' Ordine serafico di qualche provincia, e di alcuni conventi francescani d' Istria del JP. C. (Contin. e fine — Vedi i n. 2, 4, 5, 6, 20 Verso la fine del secolo XIII, e nel principio del XIV, probabilmente colle spontanee obblazioni de' divoti e cortesi abitanti furono drizzati jn Pirano un chiostro ed un tempietto, e dati coll'assenso~"3eIIe autorita ai seguaci del patriarca de' poveri. Dobbiamo alla gentilezza del p. Teodosio Fannani, Minore Conventuale, il seguente documento che si conserva nell' archivio di quel cenobio, e prova evidentemente l'erezione della časa e della chiesa, e 1' introduzione dei Francescani in Pirano. " Pietro Manolesso Minor Conventuale, antica fainiglia de' veneti patrizi, vescovo di Capodistria, nelli primi anni del suo vescovale governo, e di Matteo Manolesso suo congiunto Rettore in Pirano introdussero la nostra religione; ma intepidito il favore deli' opera incominciata, ritornato 1' istesso Matteo Podesta in Pirano 1' anno 1318, imme-diatamente (cosi disponendo la divina Provvidenza ad onore del nostro Serafico Pad. s. Francesco) si perfe-ziono, e su la facciata della chiesa se ne legge scol-pita nel marmo la seguente Jnscrizione: AD DEI, ET B. FRANCISCI NOMEN. ECCLESIA IL-EC FVIT INCEPTA ANNO DOMINI MCCCI SVB NOB. VIRO MATTILEO MANOLESSO POTEST.E PYRANI OV^E DICT/E BASIIJC/E PRIMARIV FVNDAMENTV SVIS HVMER1S VECfv POSVIT, ET LOCAVIT PROPRIIS MANIBVS PRIMA PETRA ET ANNO DOiMINI MCCCXVIII SVB EODEM NOB. VIRO TVM ETIAM POTESTATE TER RJE PR^EDICTvE EXTITIT PROTINVS CONSVMATA DANTE CLEMENTIA SS. TRINITATIS, CVI LAVS ET IIONOR. O FRANCISCE PATER, CHRISTI QVI STIGMATA I DmlTAO CmORVM DIGNA RESERA NOBIS PRECE [POR I AS L' iscrizione intagliata in pietra marmorina sulla facciata della chiesa e veramente visibile, ma non leggibile, a mo- tivo che le lettere furono in gran parte rose dal dente edace del tempo. Dal sopracitato documento rileviamo, /: che essendo vescovo di Capodistria Pietro Manolesso deli' Ordine di s. Francesco d' Assisi, e Podesta di Pirano Matteo Manolesso di lui congiunto, entrambi discen-denti da veneti patrizi, fu in Pirano, introdotto il serafico istituto; che la fabbrica della chiesa fu incominciata nel 1301, ed a termine condotta nel 1318; che Matteo Manolesso, Podesta di Pirano, colle proprie mani pose la priina pietra. Nella divisione deli' Ordine il convento di Pirano rimase in potere de' Minori Conventuali, che tut-tora lo possedono. Sullo scorcio del secolo XVII, o nel principio del XVIII, il p. Silvestro Apollonio, gia ministro provinciale, uomo benemerito e caro non men ai suoi confratelli che ai nobili e cittadini piranesi, il quale addi 28 aprile 1722 di meriti onusto passo di vita, colle proprie limosine ristoro il convento, e forni di preziose suppellettili le stanze e la sacristia. II p. Andrea Giaco-pini toscano, in segno di benevolenza e gratitudine, su pietra marmorea locata in sacristia fe' scolpire la seguente epigrafe : D • O • M mag.b stlvester apolonio ex p.ls pater optime meritvs hvjvs c^enobii pene colapsvm sva renovavit indvstria. has cameras potivs alien/e qvam 8v.*e commoditati a fvndamentis propriis elemosinis extrvxit ornavit pretiosis svppellectil1bvs sacristiam ditavit. magnatibvs acceptvs omn1bvs carvs tandem plenvs meritis obdormivit in domino die xxviii ai'. 1722 maximo cvm dolobe fratrvm ac civivm at pr.iecipve mag.1 andreje giacop1n1 hetrvsci qvi amor1s et gratitvdinis cavsa hvnc posvit lapidem. I Minori Conventuali di Pirano con quelli delle Isole del Ouarnero e di Dalmazia sono sotto la giurisdizione del ministro provinciale, il quale risiede ordinariamente in Padova. Un pio, ingenuo, esemplare, zelante e veramente venerando sacerdote, nato in Pirano ed incurvato sotto il peso degli anni e dei meriti, molto accetto ai suoi compatriotti e a tutti quelli che lo avvicinano, il quale nel fior dell'eta erasi arrolato nella francescana milizia, porto per vario tempo la serafica divisa, poi per motivi canonici ottenne facolta di deporre 1' abito religioso e di ritornare alla časa paterna, spira ancor aura vitale in questa bassa dimora ed e molto versato nelle cose della provincia dalmatina, alla quale spettava, ci racconto che s. Giovanni da Capistrano prese terra a Pirano, e che veduta alla sponda del mare una chiesuola isolata, di-stante un miglio circa dalla citta, e sacra alla Madonna delle Rose, ottenuto pria il permesso dalle competenti autorita, coi soccorsi dei buoni piranesi e del municipio fondo un cenobio, in cui da principio pose un solo sa-cerdote ed un converso, affinche custodissero il convento ed il ministro di G. C. ogni dl dicesse la messa, e che poscia vennero altri religiosi di maniera che in brieve spazio di tempo vi fu una famiglia di vari individui. Col-la sua semplicita ci narro pure che il santo pianto nel-1' orto il suo randello, il quale mise radici, crebbe, ver-deggio, fiori ed ebbe durata fino alla soppressione del chiostro. Se 1' autore del Juif erranf, il famoso Sue rap-portasse, che il fistolo pianto in terra un corno, il quale allefico, si alzo, si converti in montagna, incinse e par-tori un sorcio, troverebbe molta fede al mondo. Ma se un uomo dabbene riferisce qualcosa di soprannaturale, questo secolo illuminato e befFardo ride, come se la na-tura dalla divina possa piu non dipendesse, come se la mano del Signore fosse abbreviata, come se quel Dio ch' e mirabile ne' suoi santi, che tutto dal nulla trasse, e che risuscito anche i morti non potesse far vivere un bacolo. Che volete? I pensieri e i sentimenti deli' uomo sono piu inclinati al male che al bene fin dalla sua ado-lescenza. Sia come si vuole, fatto sta che il cenobio fu alzato nel secolo XV a spese degli abitanti di Pirano in onore di s. Bernardino, e che fu dato ai Minori Osservanti. In origine era sotto 1' influenza del superiore della provincia bossinese-dalmatina; ma dappoichč nel 1469 i conventi bossinesi furono per sempre separati dai dalmatini, il convento di s. Bernardino restč alla provincia dalmatina di s. Gerolamo. (Vading., t. 16, p. 282, n. 9; Greiderer, 1. 2, p. 19). A perpetua memoria sopra la porta della chiesa fu incisa la seguente iscrizione tuttora visibile e leggibile: HANC SACRAM AEDEM ET DOMVM RELIGIOSAM CIVES PIRHANENSES PIISSIMI S. BERNARDINO ET FRATRIBVS MINORIBVS DEDICARVNT 1452. II cenobio, la chiesa e 1' orto non erano grandiosi, ma deliziosi; che il punto di vista e superbo, mentre da quel clivo 1' occhio dello spettatore spazia sull' ampio porto delle Rose, sulla punta di Salvore, sul mare Adria-tico, su vasto e folto bosco d' olivi, e sulla salina spar-sa di casette. La volta del chiostro era sostenuta da belle colonnette: in orto vi avea un pergolato, che pog-giava a delle altre colonnette di pietra lavorata, e molto bene figurava. La spianata innanzi il convento e la chiesa e difesa e tutelata da una scarpa eretta nel secolo pre-terito co' sudori e fatiche d' uno di que' cenobiti il quale andando nella quaresima a bandire la parola di Dio mise insieme la mercede, e colla licenza de' suoi superiori la-scio alla posterita una memoria senza nemmen scrivere od incidere il suo nome. Nel mezzo del muro alzato sulla scarpa verso la spianata si leggono codeste parole scolpite: D • O • M SACRAM APOSTOLATVS * MERCEDEM OPERAR1VS IPSE NECESSlfl ET EXEMPLO DICAVIT A. A. CHR. NAT. 1 7 8 5. Nella stagione del calore tutte le domeniche e tutte le feste di precetto un Padre di questo convento andava a dir la Messa in Sicciole, per quelli che ivi abitavano onde attendere al sale. Quando il tempo era propizio alla chiesa di s. Bernardino concorreano molte persone di ogni sesso, di ogni ela, e di ogni ordine, per deporre appie di que' religiosi il fardello delle loro colpe, cibarsi delle carni deli' agnello immacolato, ed assistere aH' in-cruento sacrifizio. II convento di s. Bernardino fu tra-volto nel gorgo delle ultime soppressioni. II governo francese propose ai cenobiti o di concentrarsi ivi, o in Capodistria, ed essi preferirono Giustinopoli al silenzio di quell' amena solitudine. Cosi il cenobio ed il tempietto di s. Bernardino rimasero deserti, ed ora non si veg-gono che muri mai conci, rovine, macerie, e tritumi. Ove innanzi alcuni luslri i figliuoli del serafico patriarca innalzavano al trono della misericordia i loro preghi, or abita una famiglia di villici fittaiuoli. Nel 1442 colle largizioni de' fedeli fu fondato un convento sur un' isoletta non lungi dalla citta di Rovigno, il quale per esser sacro ali' apostolo s. Andrea, venne anche nominato Convento di s. Andrea. Rizzato che fu 1' edifizio materiale, i cittadini di Rovigno chiamarono ad abitarlo i Francescani della provincia bossinese - dalmatina. Allorche i Minori Osservanti dalmatini si sequestra-rono dai bossinesi, il convento di s. Andrea fu assog-gettato al Provinciale della provincia dalmatina di s. Gerolamo. (Monum. Prov. Dalm. in Greiderer, 1. 2, 290, p. 176, 177.) Del convento di s. Andrea fa menzione anche Luca Vadingo in varie pagine de' suoi annali. II destino deli' abolizione colpi eziandio questo cenobio. La chiesa e convento era prima dei Benedettini e spettava alla Abbazia di S. Maria di Ravenna, alla quale i Francescani pagarono di poi annuo censo. Si vuole che s. Giovanni da Capistrano fosse stato il fondatore del convento e primo guardiano. Nella citta di Rovigno sussiste tuttora un convento di Francescani Riformati spet-tanti alla provincia veneta di s. Antonio, i quali sono dalla popolazione molto amati e stimati pel bene che operano colla forza del buon esempio, colla predicazione della divina parola, e specialmente nel sacro tribunal di penitenza, ove sono indefessi. Parte per difetto di do-cumenti, e parte perche la condizione in cui la Provvi-denza ci colloco, non ci permette di recarci cola ad in-vestigare 1' origine e le vicende di questo chiostro: possiamo perd indicare 1' epoca iir cui fu fondato, che fu 1' anno 1707; non cosi in qual guisa sia passato in potere della veneta provincia di s. Antonio. Noi non lo troviamo mentovato in nessuno dei cronisti deli' Ordine Serafico, che abbiamo sott' occhio. fisino non volle essere inferiore alle altre citta istriarrerrreR^accogliere ospitalmente fra le sue braccia i monaci che professavano le regole di s. Francesco d'As-sisi. Nel secolo XV il capitano visconte Giacomo Raunoch, i giudici ed i cittadini diedero a Sisto IV, pontefice mas-simo, una calda supplica, con cui imploravano dal Santo Padre la licenza di costruire a proprio dispendio una časa pei Minori Osservanti. II supremo gerarca, piegato parte dalle preghiere dei Pisinotti, e parte dalla possente intercessione deli' imperatore Federico III, di buon grado acconsenti ai loro voti, come consta dalla bolla mandata fuori nel 1481. Avuta la facolta, colle spontanee conlri-buzioni dei notabili e del popolo della contea in breve spazio di tempo sursero un cenobio ed un tempietto de-dicato alla visita che 1' immacolata verginella fece alla sua congiunta Elisabetta. Nella časa del Signore furono collocate sei are, cioe la maggiore intitolata alla Visita-zione di Maria Vergine, e 5 laterali sacre a s. Francesco serafico, a s. Antonio di Padova, a s. Anna, a s. Norburga, e ali'immacolato concepimento della Vergine Madre. Nel 1714 colle obblazioni di vari. benefattori il convento, in origine di forma troppo angusta, fu prolungato. Nel cenobio vivea ordinariamente una famiglia composta di 20 monaci fra sacerdoti e conversi, e nel sigillo del convento era improntata la Visita della Beatis§ima Vergine a s. Elisabetta; quel segno distintivo ritiene anche oggidi. Vi aveano in Pisino tre confraternite, che doveano la loro fondazione e conservazione ai Francescani di questo luogo, cioe la confraternita deli' Immacolata Concezione, di s. Francesco serafico, e di s. Antonio di Padova. Da principio il convento di Pisino obbediva al superiore della provincia dalmatina di s. Gerolamo; ma 1'imperatore Ferdi-nando I, come si e detto, mal comportando che superiori sog-getti al dominio della Veneta Repubblica avessero giurisdizione sui sudditi deli'augusta Časa d'Absburgo, nel 1560 tolse il convento di Pisino al Provinciale dalmatino e Io diede alla provincia bossinese-croatica, la quale piu tardi as-sunse il nome di croatico-carniolica. (Vadingt. 19 ad an. 1559, n. 149; Greiderer, 1. 2, n. 130, 131, p. 122; Hueber, in Chron. col. 638; Mon. Prov. Croat. Carn. et Convent. Pisin.) Dai tempi deli' imperatore Giuseppe II, il quale avea vietato di vestire tironi, fino al 1814 la condizione della famiglia francescana di Pisino era mise-randa; che non sommava se non un guardiano e qual-che altro religioso. Per 20 anni continui ebbe le redini del governo di questo convento il pio, dotto e beneme-rito p. Niceforo Fachinetti istriano, il quale lo resse con prudenza e saviezza anche nelle turbolenze, fu molto amato da' suoi confratelli e compatriotli, lascio gran de-siderio di se, e la cui memoria e in benedizione. Ces-sate le ultime operazioni di guerra, il governo austriaco diede ai Francescani di Pisino le scuole elementari, e sotto il regnante monarca Ferdinando I, con sovrana ri-soluzione del 20 aprile 1836, fu eretto ivi un Ginnasio a condizione che la provincia di s. Croce croatico - car-niolica in sei anni lo proveda di abili professori appro-vati per trattare le materie prescritte dal vigente sistema di studi. (Stato della Prov. Croat. Carn. di s. Croce p. 23). Dobbiamo deplorare che il Ginnasio venga poco frequen-tato, a motivo che trattandosi le materie in lingua tede-sca, non comune alla provincia, quelli che hanno mezzi vanno a studiare in Italia, e quelli che scarseggiano di proventi si danno o alla gleba, o alla pescagione, o al commercio, o a qualche mestiere. Anche Isola ebbe nel secolo XVI un cenobio di Minori tJonventuali. Allorche la peste mieteva vittime in Venezia, ed empiva la di lei necropoli, gli Isolani, per i allontanare P orrido e temuto flagello, fecero a Dio voto di costruire un cenobio ed una chiesa; e siccome la costiera andava alla veneta dominazione soggetta, cosi invitarono i Francescani della veneta provincia. Certo p. Fermo Olmo, Minore Conventuale, teologo veneto ed in-quisitore deli' eretica pravita, si porto a Isola onde diri-gere il lavoro e preparare tuttocio ch' era necessario per accogliere una famiglia di Minori Conventuali. Cosi nel fondo donato da Nicolo Manziol del fu Vicenzo sursero un cenobio ed una chiesa; e tosto che, per le cure del sullodato p. Olmo il convento ed il tempietto furono delle necessarie suppellettili forniti, con giubilo di tutta la popolazione, andarono al possesso i figliuoli di s. Francesco. Sul muro della chiesa era stata incisa la seguente iscrizione: EX VOTI SPONSIONE, DVM VENETIIS PESTE FVNESTA ET NOBIS DEVS IN PRECIBVS, ET OPTATIS OCCVRRERET INSVLARVM OPID. SINGVLARI PRtESIDIO TVERETVR, HOC DELVBRVM, (LENOBIVMQVE, PROPRIA CVM ELEMOSYNIS CONFLATA PECVNIA FR. FIRMVS ULMUS VENET. THEOLOGVS MINORITA MAGNIS LABORIBVS FVNDAVIT M • D • LXXXII PRID. KAL. NOVEMBRIS. Scacciati i religiosi, il cenobio ed il tempietto furono venduti e demoliti, e sulle loro ruine s' alzo privato abitacolo. (Ved. il doppio N. 29—30 di questo giorna-letto deli' anno 1847). Nel 1626 il vescovo di Trieste Rinaldo Scarlichio deli' Ordine de' Minori Conventuali diede in dono ai suoi confratelli la chiesa di s. Maria inGrignano, quattro mi-glia distante da Trieste al lido del mare Adriatico nella dizione austriaca, riservandosi il diritto di presentare al Provinciale deli' Ordine il guardiano da preporsi alla re-ligiosa famiglia che dovea ivi diinorare. Questo convento era filiale di quello di Trieste. (Greiderer, 1. 2, n. 480, p. 252). Ed era rinnovazione di altro piccolo preesisten-te sorto per certe divergenze tra i fralelli di Trieste, il di cui scioglimento fu annuito con bolla pontificia dei 23 luglio 1603. Nel 1658 il Conte Mattia della Torre Signore di Duino ampiio o piuttosto costrusse chiesa e convento, e da questa epoca ebbe proprio guardiano. II convento era soggetto alla provincia di Dalmazia, ma nel 1668 venne unito a queIlo della Stiria. Sciolta la famiglia religiosa pel So vrano Rescritto 25 novembre 1784, gli edifizi ven-nero venduti ali' asta: parte del cenobio e tuttora in piedi. Per quanto abbiamo frugato negli annali deli' Ordine Serafico e nelle altre opere che teniamo, non ci riusci di trovar veruna menzione degli altri conventi di Francescani che si suppongono aver esistito in Istria; e siamo veramente maravigliati, che avendo i cronisti toc-cato dei cenobi di Trieste, di Muggia, di Capodistria, di Pirano, di Parenzo, di Rovigno, di Valle, di Pola, di Pi- sino e di Grignano, abbiano trasandato gli altri, essendo dovere dello storico di abbracciare tuttocid che alla sua messe appartiene. Ma 1'uomo non e ogniscio, e non avendo questo attributo proprio dalla sola divina essen-za, non puo tutto sapere. Lo scibile e un mare senza sponda; e quando si črede d'esser giunti dal viaggio alla meta, con rammarico si scorge di aver appena sal-pato. II testamento deli'uman genere ha troppe pagine, per conoscerne tutte le minuzie. Dopo aver passato le notli insonni al fioco lume d' una lucerna, dopo aver impallidito sulle dotte carte, dobbiamo esclamare, non come Socrate per orgoglio: Hoc scio, me nihil scire; ma piu veracemente: dopo aver apparato qualcosa, m' e gioco forza di scendere nel muto sepolcro! Da cio che abbiam raccontato risulta, che i conventi istriani spettanti all'Ordine serafico non si compo-sero mai a provincia religiosa, ma che formarono sol-tanto custodia; che questa custodia per qualche tempo fu soggetta alla giurisdizione del vicario di Bosnia ; fi-nalmente che dopo la divisione dei cenob! dalmatini dai bossinesi, avvenuta dopo la meta del secolo XV, presto obbedienza al superiore della provincia dalmatina di s. Gerolamo, ed al vicario generale della famiglia. cismon-tana. A nessuno pero dee sembrar strano, che i conventi de' Minori eretti in Istria, come quelli siti in Dalmazia, soggetti ad altro dominio sieno stati per qualche tempo sottoposti alla giurisdizione del superiore bossinese sud-dito di un'altra potenza; imperciocche la politica in que' tempi non era sollevata a quel grado di finezza in cui la vediamo oggidi, e i principi non solo aveano in grande onore i monaci, ma eziandio si servivano del loro con-siglio e della loro opera. Nel medio evo non si consi-deravano i conventi come covili d' ignoranza e di seio-peraggine, ma come recinti di erudizione e di attivita; non era il secolo che guidava al cenobio, ma il ce-nobio che dirigeva il secolo. La parola monaco non era parola di odio, ma di amore, non di terrore, ma di ve-nerazione, non di antipatia, ma di simpalia; il monaco non si sfatava, ma si riveriva: le lordure del secolo non freddavano il sentimento religioso. — Avanti il famoso Fra Paolo la Veneta repubblica non si frammischiava troppo nelle cose di chiesa, e lasciava che 1' acqua an-dasse pel suo canale. II fatto si e che i conventi de' Minori siti in Istria, in Liburnia ed in Dalmazia presta-rono obbedienza al superiore bossinese lino alla meta del secolo XV, e che il convento di Pisino, benche esi-stente nel territorio austriaco, fu soggetto al provinciale dalmatino dal 1481 al 1560. Ma dopo che la Bosnia passo in potere de'Musulmani, allora i Frati Osservanti che aveano stanza in Dalmazia, nell'Isole del Onarnero e nell'Istria, probabilmente per impulso della serenissima Signora, bri-garono tanto finche nel 1469 la Santa Sede apostolica acconsenti che si separassero per sempre dali' obbedienza del provinciale bossinese, e formassero provincia soggetta al vicario generale cismontano. II ministro generale deli' Ordine serafico, che dimora in Roma, visita o di persona o per mezzo d' un commissario tutti i conventi che esistono in Italia, e innanzi qualche anno fu anche in Baviera. Che vari Ordini religiosi abbiano avuto sussistenza in Istria, che le popolazioni istriane a proprie spese abbiano eretto molti cenobi, che i monaci mendicanti a te-nore del loro istituto abbiano raggranellato e sostentato la vita colle limosine de' fedeli, son fatti da non potersi negare; dai quali ognuno di leggieri puo farne qualche illazione alle condizioni della provincia ne' tempi andati. Alcune Epoche pei Conventi di Francescani nella provincia