novi 0ofc( .. ^ manjkale «sorprese» »f Parve «kartoline» že parhajajo na Novi Matajur. Tisti, ki niesta še zbral vaše piesmi, pohitita! V prihodnji številkipublikamo klasifiko... jo morta še spremenit! r i Minimatajur Lesica Tiste lieto je bla na velika an huda zima. Tan vone se je medu snieg, vietar je guču miez drevi an je bluo že vse tamavu. Lesica, tu nje jam, je saldu potikala an nje napa je pru lepuo kadila. Je bla glih zamešala pulento, kar je čula tuč go na vrata. — Duo hode oku o telih urah an s telin cajtan? — je jala Lesica. — San jest, san Jež; odpri mi za dobruoto, ki tle zmarz-nen an nuos mi se že ledi! — — Ne, ne! — je odguorila Lesica, — če prideš notre, me ubodeš! — — Ti obečan, de bon bru-man, usmil se na me! — je jau Jež. Lesica, ki je bla usmiljena, mu je odparla an mu je jala: — Bod tle za vratmi an na stuoj se ganit! — Jež se je sti-snu tu an pič. Lesica je mčšala pulento an Jež, počaso počaso, kar Lesica je gledala tu kotu, se je začeu sukat do po hiš. Takuo je paršu blizu ognjišča. — Ka dielaš tle? — je vprašala Lesica, — si mi obeču, de se ne ganeš ta od vrat. — — Ja, ja, san ti obeču, — je jau Jež, — pa mi je puno mraz; pusti me blizu ognja, sa te na dkan! — — Naj bo! — je jala Lesica. Pulenta je bla kuhana an je dišala po vsi hiš. Lesica jo je zvarnila če na mizo an je vkidala toč tu plat. Jež, ki je vse tuole gledu, se je parbližu če h miz an je začeu točat pulento. — Na stuoj mi sniest vse, — je jala Lesica, — de si pru brez karjanče! — Jež je le naprej jedu an Lesica, ki se je bala vbost, ga je gledala, pa nie vagala stegnit roko če v plat. Kar Jež je genju jest, je šu če v pastejo od Lesice an se je lepuo stegnu. — Čuješ, — je jau Jež, — jest an ti bi mogla ratat par-jatelja. Ti boš hodila oku lovit kakoše, jest bon pa tle do- ma kuhu an varvu hišo. — — Ne, ne! — je jala Lesica, — tela hiša je moja, san jo jest napravla an bon sama živiela tu nji. Ku biež po toji pot, san trudna an mi se če spat. — — Kan češ, de gren s telin mrazan, — je jau Jež, — tle je gorkuo an se lepuo stoji! Če ti na gre pru živiet z mano, pa poberi se! — An Jež je stopnu von s pa-steje an je leteu miez nog od Lesice. Lesica je začela letat če po hiš an vekat. Na zadnjo vsa odsapjena je letiela von s hiše. Jež je hitro zapru vrata s kloštarjan an je šu spat, Lesica pa se je tresla an jokala pod sniegan. Pravco je napisala Ada Tomasetig, ilustracije so Alessia Petricig an bukuca je na-pravu Beneški študijski center Nediža. Gli uomini dell’etó paleolitica erano cacciatori di professione. Perciò avevano bisogno di armi per catturare gli animali selvatici e di attrezzi per lavorare le pelli, le ossa, i tendini, il legno. Tutti questi arnesi erano di pietra scheggiata e gli uomini primitivi erano dei veri specialisti in materia. Basta osservare uno degli oggetti da loro fabbricati per convincercene. L’ultima scoperta dei ricercatori è stato Vinsediamento paleolitico di Biar-zo, a poco più di un chilometro da S. Pietro, vicino al Natisone, in un posto riparato e tranquillo. Non vi pare di vederli, ragazzi, i nostri lontanissimi antenati) Gli scavi di Biarzo sono stati fatti dal 1982 al 1984. Ma già avanza una civiltà, cioè un modo di vivere, di lavorare e di comportarsi, nuova. È la civiltà neolitica, la civiltà della pietra levigata. La specie umana si è diffusa: i nuovi abitatori delle Valli del Natisone provengono dal nord e fanno parte del gruppo indoeuropeo. Parlano un linguaggio che capiscono più o meno tutti, ma non sanno scrivere. Sono perciò fuori della storia, nella preistoria. * * * Da cacciatori gli uomini si trasformano in pastori di professione. Inventarono la zootecnia in questo modo: invece di uccidere gli animali feriti o catturati con le trappole l’uomo poteva chiuderli nelle gabbie o nei recinti e poteva perfino addomesticarli. Così poteva avere carne, latte, polli e i prodotti della pastorizia quando ne aveva bisogno. Addomesticò oche, pecore, mucche, asini, maiali, cavalli e imparò a sfruttare le risorse degli allevamenti, assicurandosi un migliore tenore di vita, tanto più che gli animali si riproducevano. Certo è che bisognava nutrire il bestiame. Le verdi vallate lungo il Natisone e le Rieke erano adatte a questo modo di vivere. Tuttavia quando l’erba era tutta consumata dalle mandrie e dai greggi bisognava andarsene. Gli uomini dell’età neolitica erano ancora nomadi. Ci fu poi chi, deve essere stata una donna, imparò a mettere dei semi delle piante nella terra. Si inventò così l’agricoltura. Gii uomini vivevano allora in dan o tribù: non conoscevano la proprietà privata e amministravano tutti insieme i loro beni ed il bestiame. Era la prima cooperativa delle Valli del Natisone, cinquemila anni orsono Falce trovata presso Ponte S. Quirino (S. Pietro al Natisone). 1 — Duola - Oggetti di pietra scheggiata (paleolitico) 2 — Barda - Oggetti di pietra scheggiata (paleolitico). Necropoli con svariati oggetti e castelliere neolitico. 3 — Biarzo - Oggetti di pietra scheggiata (paleolitico) e del neolitico. 4 — Velika jama - Frammenti di vasi, macinello di pietra, pezzi di corno e punteruoli di osso. 5 — S. Quirino - Necropoli con decine e decine di tombe. Corredi funebri di bronzo, vasi, ornamenti ed arnesi di lavoro. 6 — Sedia - Oggetti di bronzo e un frammento di ceramica. 7 — Azzida - Frammento di coltello di bronzo. 8 — Podvarschis - Fibule ed anello di bronzo. 9 — Purgessimo - Oggetti di bronzo, fra cui pezzi di un’ascia bipenne. 10 — Clodig - Ascia di bronzo. 11 — Gabrovizza - Ascia di rame. 12 — Vernassino - Ascia dell’ultimo periodo dell’età del bronzo. Altri insediamenti: Sant’Andrea sopra Erbezzo; Volovjak sul Kar-koš; Stara Gora / Castelmonte; Cravero. Poglejmo na mapo 2 KOLIKO LJUDI JE BILO V TEM SVETU? novemila anni fa neolitico (età della pietra levigata) 10.000.000 quattromila anni fa età dei metalli Per la difesa delle donne e dei bambini, dei propri beni e del bestiame, gli uomini scavarono delle larghe buche e ripari di pietra. Nelle Valli del Natisone i ricercatori hanno individuato moltissime di queste costruzioni. Così in Friuli. Chiamarono questi resti preistorici con il nome di castellieri. Dopo centinaia di anni anche la gente si è accorta di queste costruzioni ormai ricoperte di terra e di vegetazione. Per questo tanti portano ancora il nome grad, che significa castello in sloveno. Ci sono perciò tanti toponimi, cioè nomi di luoghi come grad, za gradan, gradišče, ecc. Alcuni con il tempo sono stati trasformati in italiano: Gradisca, Sagra-do, Gradìscutta, Belgrado, Gradavia, ecc. Il sogno, la paura, soprattutto la morte fecero nascere nell’uomo primitivo il senso del mistero. Ne nacque il culto dei morti e degli animali. Per questo le nostre Valli vennero disseminate di necropoli, cioè di sepolcreti dove i morti venivano sepolti e bruciati con gli oggetti a loro più cari. La necropoli più vasta fu quella di S. Quirino, che andava dalla zona di Sedia fino al di là del ponte di Vernasso. Ciò vuol dire che la zona è stata intensamente abitata. Nessuno, cari ragazzi può sapere per- di 2500 anni fa, seicento prima che nascesse Gesù, si fecero avanti ospiti nuovi... M.P. (segue) Nella prossima puntata: C'è chi va e c’è chi viene: manovre militari in Be-necia. Per la lettura: AA.VV.: Le leggi della vita, Zanichelli, 1958. René Huyghe: L'arte e l’uomo, SIAE, 1959. o più! Si dovettero inventare nuovi arnesi di lavoro, nuovi attrezzi: si apprese la lavorazione della terracotta, dell’osso, della pietra levigata e infine del rame. Scheda storica - Allevamenti in cooperativa nelFetà del bronzo vare le cose che l’uomo ha lasciato e che la terra ha ricoperto: resti di costruzioni, necropoli, tombe, armi, arnesi, ornamenti. Da queste cose cerchiamo di capire il modo di vivere, i fatti e la civiltà preistorica. Ma il mondo già era cambiato. Più fettamente come sonò andate le cose. La storia vera comincia, abbiamo detto, con l’invenzione della scrittura. Dei tempi precedenti possiamo solo osser- D. Valentej - Teoria della popolazione - Mosca 1974 duemila anni fa (alla nascita di Cristo) evo antico 230.000.000 La condizione degli emigrati in Argentina è drammatica Remigio Topatigh Rodil se je v Čeneboli 64 let od tega, 37 let pa živi in dela v Argentini, kjer od skromnih začetkov seje uveljavil in je danes podjetnik. Bil je med ustanovitelji Zveze beneških izseljencev v Argentini in je že nekaj mesecev predsednik federacije slovenskih izseljencev v tej državi, kjer šteje zveza 5 sekcij. Sono lieto e commosso di portare a questa HIa Conferenza Regionale dell’Emigrazione il saluto più cordiale di tutti gli emigrati sloveni del Friuli-Venezia Giulia in Argentina e di esprimere a nome della federazione argentina dell'Unione Emigranti Sloveni del Friuli-Venezia Giulia l’augurio di una proficua riuscita di questa conferenza. Ed è un augurio interessato: solo se questa conferenza sarà un successo di proposte, di idee, di intese, potremo tornare nei nostri paesi soddisfatti di aver ben lavorato, di aver impegnato seriamente e con profitto il nostro tempo, di aver speso con saggezza il denaro dei contribuenti italiani. Mi permetta di dire signor Presiden-, te che non è sufficiente che la conferenza, che il mondo politico regionale e nazionale prendano atto della nostra situazione. Deve essere l’opinione pubblica tutta intera a sentire e capire che veramente la condizione degli emigranti in Argentina è drammatica, poiché la situazione economica nel paese è disastrosa. Si potrebbe solo dire «si salvi chi può», ma nessuno capirebbe, perchè è quasi inconcepibile con criteri europei intendere un’inflazione annua del 2400%! I risparmi accumulati in tanti anni di duro lavoro, di intensi sacrifici sono ridotti a nulla. Quanti dei nostri emigrati oggi si rendono conto di aver speso una vita invano? Solo i furbi si salvano, anche perchè sono stati collegati con la realtà italiana o regionale. Ma gli altri? Posso dire che la nostra unione ha tentato di scuotere il muro di silenzio che esiste sulla situazione argentina. Nel 1982 abbiamo proposto alla regione di convocare uno speciale convegno tra associazioni rappresentative degli emigrati - regioni ed autorità finanziarie nazionali per affrontare il problema essenziale della preservazione dei nostri risparmi ed un loro eventuale utilizzo per lo sviluppo economico delle aree depresse dalle quali proveniamo. Non abbiamo ricevuto nemmeno un cenno di riscontro. In occasione delle assemblee preparatorie a questa conferenza svoltesi a Buenos Aires i giorni 18 e 19 maggio, è stata fatta la proposta di avanzare quale rivendicazione essenziale dell’emigrazione regionale in Argentina la richiesta di considerare straordinaria la situazione degli emigrati in Argentina, almeno per un certo numero di anni e quindi di predisporre programmi d’intervento straordinari. Ripropongo quindi all’attenzione di tutti le proposte emerse da quella assemblea: — rimborso delle spese di viaggio per coloro che rientrano definitivamente, ed adeguata indennità straordinaria di prima sistemazine; — riapertura dei termini per la presentazione delle domande relative alla ricostruzione (esempio articolo 48 della L.R. 63); — per gli anni 1986 e 1987, possibilità di usufruire di particolari agevolazioni per un rientro provvisorio per coloro che non sono mai rientrati ed abbiano superato il 40esimo anno di età; V 7 r — predisposizione di particolari misure di carattere previdenziale per coloro che rientrano e si trovano in difficoltà dal punto di vista pensionistico. Inoltre devo riferire che da più parti viene severamente criticata l’opera di «istituzioni», non più sufficientemente al servizio dell’emigrazione. È stata suggerita la creazione di un museo regionale dell’emigrazione che oltre a testimoniare l’esperienza migratoria delle genti del Friuli-Venezia Giulia, illustri anche la vita, la cultura, gli usi e costumi dei paesi di immigrazione, in una nuova prospettiva di interscambio culturale. Grosse perplessità sono state espresse sul futuro delle sedi delle «istituzioni», della loro gestione e destinazione, della loro stessa funzione. Preso atto che le nuove generazioni si sono quasi completamente «argenti-nizzate» dal punto di vista culturale è da rivedere il contenuto della politica culturale nei loro confronti ed in particolare lo svolgimento dei soggiorni culturali. È stata espressa una valutazione negativa suH’esperienza dei soggiorni culturali che non hanno inciso per niente, rivelandosi troppo spesso viaggi turistici, con qualche ingrediente romantico - nostalgico. Si suggerisce quindi la seguente sperimentazione: i giovani, candidati al soggiorno, sono tenuti a prepararsi linguisticamente (in italiano) in loco. A questi, viene inviato, con sufficiente anticipo, materiale informativo di natura storica sulla regione e la sua realtà attuale. Il soggiorno inizia con un corso intensivo, usando le più moderne metodologie, di lingua italiana, della durata di due settimane. Segue quindi di un periodo di informazione storica, culturale, economica e civica con conferenze, visite, incontri, spettacoli, ecc... Al termine di questa prima fase di vero e proprio studio, inizia un programma individualizzato di esperienza lavorativa, della durata di un mese, in un settore che deve avere una diretta affinità con il lavoro o gli studi del giovane. È stata inoltre sollecitata l’organizzazione di «stages» individualizzati di più lunga durata (da sei mesi ad un anno), che vanno comunque preceduti dal periodo iniziale di preparazione linguistico - culturale. È stata da più parti messa in evidenza l’insufficienza dell’informazione sia su quanto avviene in Italia ed in Regione che sui diritti specifici degli emigrati. Anche in questo campo è stato sollecitato un diverso rapporto tra «istituzioni» ed emigrati ed è stata avanzata la richiesta di speciali sostegni alla stampa regionale edita all’estero. 11 sostegno culturale va rafforzato attraverso una più capillare diffusione di pubblicazioni, dischi e cassette, organizzazione di conferenze sui vari temi dell’evoluzione culturale, moderna, sull’attuale realtà socio-economica della regione, della sua evoluzione istituzionale, ecc... A questo proposito si suggerisce la creazione di una rivista periodica (trimestrale) di cultura ed attualità regionale gestita dalle associazioni regionali dell’emigrazione. Si sollecita infine, per gli anziani, l’organizzazione in estate di più soggiorni, per periodi più lunghi. L’EMIGRAZIONE RE*NA Riconosciuti il le dell’Unione Eiii 1 La qualità del lavoro della Zvez^es negli interventi dei suoi delegati a Ritornare a casa è un nostro diritto Rene Annibaie Marzolla 57 let. Rodil se je v Čeneboli odkoder je najprej emigriral v Francijo in nato v Australijo, kjer dela že 24 let kot obrtnik. Zdaj je bil imenovan za predsednika federacije Zveze beneških izseljencev v Avstraliji. Dalla risoluzione della 1a Commissione della IIa Conferenza Regionale dell’Emigrazione leggo: «Punto nodale dell’azione regionale dev’essere la ri-costruzione delle aree sconvolte dal terremoto, intesa non solo come ripristi- V no dello stato di fatto, ma come superamento di una antica situazione di arretratezza. Ricostruzione come momento dello sviluppo dunque, entro un processo di pianificazione continua... La ricostruzione del Friuli dovrà venire accompagnata dallo sviluppo dell’intera regione con attenzione particolare al ruolo delle attività produttive. Solo attraverso il loro sviluppo, infatti, sarà possibile trattenere nella regione chi oggi deve andarsene ed è proponibile in termini di credibilità il rientro degli emigrati. Non basta farli ritornare; devono essere i giovani a trovare nella loro terra possibilità di lavoro adeguato alle loro capacità ed aspirazioni. Si deve fare, e non solo proporre, una politica per la casa, per i servizi, per la qualità della vita...». «La creazione dei posti di lavoro — è stato anche detto — deve essere affrontata e risolta nell’intento di eliminare sacche di squilibrio, zone più deboli quali alcune vallate del Pordenonese, la Carnia, le Valli del Natisone. Inoltre, alla prospettiva di crescita generale della nostra comunità, dovranno contribuire, opportunamente valorizzate, le minoranze». Quando quindi la nostra associazione rivendica interventi specifici per creare le condizioni di uno sviluppo economico della Slavia, quando sollecita la modifica del Piano Regionale di Sviluppo, del Piano Urbanistico Regionale per garantire il riequilibrio tra aree sottosviluppate e zone congestionate, quando difende il diritto dell’emigrante a ritornare a casa propria e ad essere aiutato nel suo reinserimento non presenta proposte demagogiche. Riafferma semplicemente il diritto, largamente rivendicato dal mondo dell’emigrazione in occasione della IIa Conferenza Regionale. Inoltre per quanto ci riguarda, noi sloveni, la richiesta di una politica programmata di rientri qualificati assume un significato particolare proprio per la nostra condizione di gruppo etnico minoritario.' È una questione di sopravvivenza. Questa esigenza è solo un aspetto del problema. L’altro concerne il recupero etnico - culturale di buona parte del nostro popolo in diaspora. Non chiediamo privilegi ma una particolare attenzione, con la quale nella ripartizione dei fondi destinati alle attività culturali non venga fatto un calcolo semplicemente quantitativo. Drescig: emigrant čejo bit povezani an dielat kupe z nam Za vas, za Zvezo beneških izseljencev tala trecja konferenca o emigraciji, ki je bila konac miesca v Gradu je puno parnesla, ima velik pomien. Ries je. Parvi krat so priznal naše dielo. Predsednik dežele Biasut-ti je u nedieljo pred končam konference omenu u njega pozdravu slovienske emigrante. Deželni aše-šor Turello pa nas je še po slovien-sko pozdravu. Jau je «Zdravo, se vidmo preča po svietu». Tiste pa, ki nas je narbuj arzve-selilo je, de so spoznal an pohvalil našo zvezo an frulanski an porde-nonski izseljenci. Kvaliteta našega diela pa se je pokazala tudi u tem, da u končnem dokumentu so sprejel vse tiste stvari, ki jih je Zveza beneških izseljencev uprašala. Po treh dneh govorov an diela sta takuo, čeglih zlo trudni, veselo šli v Rezijo, kjer sta miei vaš VI. kongres. Tema je bila Nova politika za emigracjon, ki se spreminja. Narpriet bi te uprašala, kake so tele spremembe? Zveza beneških izseljencev se je rodila 17 liet odtuod v Švici in je dosti liet združevala samuo naše emigrante, ki so bli malomanj vsi dielouci po Evropi. Pet liet odtuod smo ustanovil parvo sekcijo u Argentini, kjer jih imamo zda 5. Prav tle smo videl, de adni od naših emi-grantou po sviete so miei an srečo, adni so še ratal bogat. Njih smuovi pa so študijani ljudje, takuo de imamo v Zvezi an profesorje, inženirje, arhitekte. Vsi teli slovienski emigrant čejo bit povezani z nam, čejo viedet, kaj se gaja tle par nas, poznat našo kulturo. Čejo biti povezani z nam an kupe dielat tud za kar se tiče ekonomije. Tuole pride ree, de zdej se bo muorla spremenit an vaša Zveza. Kuo bo dielala od zda napriej? Napravli smo 4 federacjone za Argentino, Avstralijo, Kanado an Evropo. U telih federacjonah pa so vse sekcije emigrantov, ki jih imamo po sviete. Kongres bomo miei vsake tri lieta, takuo de lahko na-pravmo kupe an na tolo vižo programe za deželo, ki bojo valjae tri lieta. Smo pa arzšeril an naše vodstvo, diretivo, ki zdaj ima 24 ljudi, ki so zlo parpravjeni, bojo znal kupe z nam peljat napri zvevo an pomagat našim seejonam po sviete. Dielal pa bojo po komišjonah, recimo komisjon za ekonomijo, za kulturo an takuo napri. Na koncu bi še jau, de smo videl veliko voljo naših emigrantov po sviete za pomagat rešit vse tiste velike probleme, ki jih imamo tle po naših dolinah. Per ogni beneciano intelligente non è un danno ma un diritto rivendicare strutture scolastiche bilingui Eligio Floram Leta 1954, ko je imel komaj 7 let, se je z družino iz Ofijana izselil v Belgijo. Po poklicu je delavec. Zelo je aktiven v okviru Zveze beneških izseljencev. Med drugim je predsednik sekcije v Liegiju. Na kongresu v Reziji je bil imenovan za predsednika federacije ZBI, ki združuje vse slovenske izseljence v Evropi. Tanti figli di nostri emigranti (con l’inizio dell’anno scolastico n.d.r.) in Belgi apprenderanno che la loro bandiera è nera, gialla e rossa, altri l’hanno già appreso e per non sentirsi diversi dagli altri, dimenticheranno che a casa i genitori parlano un’altra lingua. È il primo segno di un complesso di inferiorità che si sta verificando fra i giovani emigranti. Ma coloro che si sono affacciati sul mercato del lavoro sono ormai stati messi di fronte alla realtà cruda ed amara della discriminazione: «No! Questa non è la tua Patria; tu non godi dei nostri diritti; a te spetta solo di assolvere dei doveri; qui non c’è posto per te, rivolgiti alla tua Patria!!». «Quale Patria?» si chiede allora, il giovane, «Chi sono io?». «Mi hanno assimilato per ora proclamarmi straniero? In famiglia, è vero, uso un’altra espressione da quella corrente, mi dicono che è un dialetto! Se fosse almeno una lingua...». Anche in Benecia lo studente parla in famiglia un’altra lingua e si sente ere- de di una cultura e di una tradizione diverse da quelle che gli insegnano a scuola. Anche lui vinto in partenza da un già radicato complesso di inferiorità, sentendosi assimilato da un’altra cultura, proclama con ostentata fierezza: «La mia bandiera è verde, bianca e rossa, la mia Patria è l’Italia». Giusto! I nostri padri e i nostri nonni l’hanno servita fedelmente in pace e in guerra, hanno assolto tutti i loro doveri, senza mai preoccuparsi dei loro diritti. Ma quando si sono presentati a chiedere lavoro, cosa gli è stato risposto? «Qui non c’è posto per voi, preparate le valigie, cercate un’altra bandiera»! Esattamente la stessa cosa che ora i Paesi di attuale residenza rispondono ai nostri figli. Quello che i nostri padri non avevano capito, i giovani di oggi lo stanno comprendendo. «Basta ai soprusi»! La vita non comporta solo doveri; si fonda anche sui diritti di ogni cittadino di questa repubblica democratica! Ora dei figli derisi, disconosciuti per la loro diversità, cercano la loro madre patria per chiederle di riconoscerli finalmente integralmente come figli legittimi. Da queste premesse è nata l’Unione Emigranti Sloveni che si pone come obiettivo principale, il riconoscimento e la tutela della nostra minoranza etnica slovena, quale primo indispensabile presupposto per la rinascita economica delle nostre valli. Per quindici secoli la nostra lingua e le nostre tradizioni sono sopravvissute all’azione di assimilazione dei franchi, degli austriaci ed infini degli italiani. Per questo la nostra gente ha innato l’orgoglio della propria stirpe e tramanda la fierezza delle sue tradizioni. Così hanno salvato e conservato pressoché intatta la loro lingua, malgrado che ad essa non sia stata mai consentita la forma ufficiale di espressione. In questo la madre ha sempre un ruo- lo preponderante e continua ad averlo... È chiaro che uno non può realizzarsi pienamente se non è stato educato nella lingua di sua madre, quella da cui si sentì amato e a cui espresse i suoi primi entusiasmi e i dolori di bimbo. Superata l’infanzia, la cosa più importante nella vita di un giovane è la scuola. È essa che delinea il suo avvenire. Di conseguenza ogni beneciano intelligente non vedrà un danno, ma un’importanza capitale ed un diritto da rivendicare, la creazione di strutture scolastiche bilingui. Questo insegnamento, oltre che ad essere costituzionalmente valido, pedagogicamente corretto e quindi umanamente valorizzante darà all’alunno un quadro più completo della sua identità una informazione più esatta della sua origine, della sua storia, della cultura ereditata in famiglia. Auspichiamo che questo processo di riacculturazione sia reso possibile anche per gli emigrati... La nostra fedeltà alla patria è dimostrata come la più esemplare; si chiede ora solo giustizia, e rispetto della nostra dignità. È tempo che i nostri dirigenti politici comprendano le nostre rivendicazioni, senza dare loro significati che ci sono estranei. A questi dirigenti chiediamo un aiuto ed offriamo loro la nostra collabo- razione. Che si spoglino dunque delle loro inibizioni. Insieme, saremo tutti più forti. L’intelligenza implica spesso l’umiltà. Ricercare la collaborazione, aprirsi al dialogo, non vuol dire subordinarsi all’altro, ma nobilitarsi... Ci attendiamo ora, anche da parte della Regione, maggiore considerazione ed una più approfondita analisi dei nostri problemi ed una più proficua collaborazione. I primi passi sono stati mossi in questa direzione, ma riteniamo che non sia ancora sufficiente. ČLANI NOVEGA IZVRŠNEGA ODBORA: predsednik: Walter Drescig direktor: Ferruccio Clavora tajnik: Renzo Mattelig podpredsednika: Elio Qualizza in Elio Vogrig svetovalca: Franco Clignon in Isabella Topatigh. VODSTVO: Sergio Di Lenardo, Renato Quaglia, Luigi Paletti, Elio Berrà, Marco Petrigh, Rino Černo, Giordano Mi-cottis, Pietro Maurig, Franco Crise-tig, Edoardo Manzini, Mario Go-sgnach, Ezio Gosgnach, Graziano Crucil, Laura Bergnach, Gianpaolo Goriup, Ado Coni, Elio Qualizza, Elio Vogrig, Franco Clignon, Isabella Topatigh, Anna lussa, Ferruccio Clavora, Walter Drescig, Renzo Mattelig. ^LE A CONGRESSO Adriano Martinig Star 43 let iz Srednjega. Po poklicu je mehanik in že 21 let živi in dela v Belgiji, kjer je predsednik sekcije Zveze beneških izseljencev v Taminesu, je tudi član deželnega odbora za izseljenstvo. ...Ciò che costituisce, non la storia degli sloveni della provincia di Udine, ma l’epilogo del ciclo storico degli stessi, è l’emigrazione recente, recentissima. Potremmo discutere sul termine emigrazione, ma sta di fatto che la fascia confinaria abitata dagli sloveni ha subito un depauperamento demografico «da collasso» non in epoche storiche ma negli ultimi 35-40 anni... Prima di continuare, va sfatato subito il luogo comune che attribuisce alla montagna un «ovvio» destino di abbandono e di degrado; vi sono cause e responsabilità precise di questo fenomeno e poi, quello che non a tutti appare chiaro: la montagna non è uguale per tutti! Così come l’emigrazione non è uguale per tutti e ancor meno il rientro, non è uguale per tutti! Demograficamente il massimo storico degli sloveni delle Valli del Natiso-ne toccava nel 1921 i 17.640 abitanti, per scendere, al 31 dicembre 1984, a solo 7669 persone residenti: —56,5*%. Ma lo strano è che ancora nel 1951 la popolazione era di 16.195 unità residenti, per cui lo spopolamento è risultato contemporaneo alla crescita industria-lexiell’Europa e delle aree del Friuli industrializzato... Dopo il terremoto, l’effetto di molteplici fattori tra cui non ultimo la legislazione regionale di sostegno ai rientri, ha comportato, per alcune aree regionali, un contributo essenziale di rinascita, ma alla fine, un ulteriore effetto di squilibrio per zone, già così duramente provate come la nostra: intendo dire la zona slovena... Le Valli del Natisone, hanno potuto usufruire solo in minima parte del consistente movimento di rientro degli emigranti nel post-terremoto. La domanda che ci si pone, noi emigranti è: perchè così pochi rientri nei nostri paesi d’origine? Perchè così pochi gli sloveni tra gli emigranti rientrati? Qual’è il senso dell’ipertrofia - crescita vertiginosa di comuni come Moimacco (che ha aumentato la sua popolazione del 35% in 15 anni) o Cividale, o Manza-no? A noi purtoppo le risposte sono fin troppo chiare e palesi; non altrettanto lo sono a coloro che portano la responsabilità della programmazione. Il nostro contributo a questa conferenza — che come si è detto si ripropone un riequilibrio in ambito regionale — vuole essere proprio di chiarificazione. La montagna, l’emigrazione ed il rientro non sono uguali per tutti A quali condizioni rientra un emigrante, che — è bene ribadirlo — per quanto ci concerne, raramente si trova in condizioni di forzato rientro? Cosa possono offrire le valli slovene della provincia di Udine agli sloveni che — e qui non si pecca per difetto — in emigrazione sono rimasti molto più fedeli alle proprie origini etniche di coloro che sono rimasti a casa? La continua emorragia di giovani, ancora in atto, è la più palese risposta all’insensata programmazione regionale ed al degrado programmato della fascia confinaria della provincia di Udine ed al «rimpallo» delle responsabilità tra Stato e Regione sull’annoso problema della tutela degli sloveni quale minoranza la cui tutela dovrebbe essere sancita dalla costituzione. La legge dello Stato n. 614 del 22 luglio 1966 che vedeva specifiche provvidenze per ben 47 comuni della provincia di Udine dichiarati «depressi», escluse già allora possibilità di sviluppo a tutta l’area cosidetta montana delle Valli del Natisone. La stessa area fu inclusa nella sesta zona economica del piano urbanistico regionale (zona che comprende il triangolo della sedia, Udine ed i comuni limitrofi - comuni che quasi esclusiva-mente, in tutta la provincia di Udine hanno avuto un andamento demografico positivo negli ultimi 35 anni). E questa inclusione privava tutta la zona di vocazione urbanistica (se si esclude la zona PIP di S. Pietro al Natisone), zona silvo-pastorale, polmone verde, incontaminato. Su oltre 170 kmq dei sette comuni sono stati previsti ben 31,7 Ha per zone industriali ed artigianali, contro una superficie per zone industriali programmatiche (PIP) di quasi 60 Ha per il solo cividalese. Va detto tuttavia che di tale superficie di oltre 31 Ha, a tutt’oggi non è stata effettivamente acquisita nemmeno la quarta parte (mq 75.630). Si dirà: in virtù della vocazione silvo-pastorale, tale zona gode di un potenziamento agricolo e zootecnico. Dal 1970 al 1982 la superficie agricola utilizzata in provincia di Udine è diminuita del 12,3%, ma sul territorio della Comunità Montana delle Valli del Nati- sone, si è dimezzata (—42,6%). Ancora più grave il fenomeno per la Comunità Montana delle Valli del Torre: —58,4%. Lo stesso non è successo per la Carnia, dove la diminuzione è rimasta contenuta nel 23,6%. E gli emigranti? 1 loro rientri? Alla fine del 1976, anno del terremoto i sette comuni contavano 8835 abitanti; alla fine del 1984 ne mancavano 1166, come se in una decina d’anni scomparisse nel nulla tutta la poplazione dei comuni di Drenchia e di Grimacco. No, l’illusione della rinascita del post-terremoto è rimasta tale ed ancora una volta i benefici previsti per le zone montane si fermano in pianura... Quindi cosa chiedono gli emigranti sloveni, al comune da cui sono partiti o di cui sono originari, alla Comunità Montana, alla Provincia, alla Regione, allo Stato... a ciascuno secondo le competenze e responsabilità? Chiedono di poter rientrare a casa, dove per casa non si intende nè Cividale, nè Moimacco, nè Udine, perchè per noi non è lo stesso! Ma per poter rientrare che ci sia almeno la prospettiva di un sostanziale riequilibrio di arèe. Non solo incentivazione di quelle provvidenze che già sono in atto per i rientri degli emigrati dall’estero, ma aiuti, incentivi aggiuntivi specifici per quei comuni della fascia confinaria che ha subito un maggior degrado demografico, economico, sociale. Per noi non si tratta più di problemi di rientro o no, di rientro a certe condizioni, si tratta della ricomposizione del tessuto connettivo di un gruppo etnico che è mandato allo sfacelo per scelte politiche che è eufemismo definire sbagliate. Non chiediamo quindi aggiustamenti parziali, provvedimenti settoriali, incentivi macchinosi o addirittura ricattatori, vogliamo un sostanziale cambio di indirizzo della politica economica, della politica programmatoria... Non a caso siamo noi a chiedere i diritti per la minoranza slovena della provincia di Udine. Quelli che se ne sono andati forse han subito meno di quelli rimasti, gli effetti demolitori di una perversa e costante politica di assimilazione e quindi sono meno soggetti a paure e sensi di inferiorità indotti. Ora sono loro, che mentre lottano per sè e per le proprie famiglie, sono contemporaneamente la punta di diamante della rivendicazione dei diritti costituzionali della minoranza, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Il sentirsi cittadini italiani a pieno titolo, nulla toglie all’orgoglio di appartenere ad un popolo che per storia e civiltà nulla ha da individuare a chichessia, come il popolo sloveno in generale e noi sloveni della provincia di Udine in particolare. 5.000.000 previsti oggi per tutti, ma di concederlo solamente a quelle famiglie che ne hanno realmente bisogno; B) inoltre, essendo nota la precarietà della situazione abitativa nella zona montana ed essendo da quella area originari i nostri emigrati, riteniamo che gli emigranti originari di quella parte del territorio regionale che rientrano a stabilirsi nel comune di origine, debbano poter usufruire di contributi straordinari aggiuntivi, questo tra l’altro sarebbe un concreto provvedimento contro il grave degrado della zona montana della regione; C) se quando la Regione ha avuto la felice intuizione di provvedere a dei contributi per gli emigranti che rientravano dopo il terremoto in zone terremotate, la situazione economica regionale e quella dei paesi europei dove sono maggiormente stanziati i nostri emigranti, era ben diversa da quella attuale. È grande nel mondo dell’emigrazione la speranza circa la revisione della clausola che prevede il rientro definitivo degli emigranti che hanno usufruito di contributi per la ricostruzione. )lo e l’impegno granti Sloveni Una delle condizioni per il rientro: la politica della casa Lucilio Di Lenardo Rezijan, star 39 let. Po poklicu je tehnik na področju železarstva. Izselil seje v Belgijo leta 1964, torej pred 21. leti. Do zadnjega kongresa je bil podpredsednik Zveze beneških izseljencev za Evropo. Od nedavnega kongresa v Reziji ni več član vodstva, kajti-kot je dejal- odslej se namerava posvetiti Rezijanom, ki so se izselili v razne evropske države z namenom, da bi jih združil in povezal med sabo. Vsekakor pa bodo v novem vodstvu Zveze zastopali rezijanske izseljence, kar trije predstavniki Rezije. Sono Lucilio Di Lenardo, presidente dell’Associazione Resiani del Belgio, aderente all’Unione Emigranti Sloveni del Friuli-Venezia Giulia. Resiani? Vi state chiedendo chi siamo. Per non perdere troppo tempo in spiegazioni teoriche, vi leggerò quello che scrive Aldo Madotto nella sua pubblicazione «Resia, paesi e località» presentata dal Sindaco di quel comune, il comm. Pericle Beltrame. Scrive Madotto: «Le origini della popolazione abitante nella Valle di Resia è da far risalire alla colonizzazione slava dei territori al di qua delle Alpi Giulie che, secondo gli storici, ha avuto luogo agli inizi del 7° secolo. In quel periodo, infatti, gli slavi del ramo sloveno occuparono tutta la valle del Fella fino al Tagliamento e popolarono la Val Resia, sino ad allora disabitata. Verso il Mille ad opera dei Patriarchi di Aquileia ci furono altri consistenti apporti di popolazioni slovene nella campagna friulana devastata dai Unga-ri, provenienti soprattutto dalla Carin-zia, allora prevalentemente slovena. Iz Gradeža v Rezijo š/cih izseljencev si riflette anche di cui qui riportiamo ampi passi Questa evenienza rafforzò la colonizzazione slovena della Val Resia. La Val Resia, grazie al suo isolamento, fuori dalle importanti vie di comunicazione, mantenne inalterato il suo carattere slavo, subendo in misura assai ridotta, fino a pochi anni addietro, gli influssi italiani e friulani. Essendo resiani, sloveni del Friuli e cittadini italiani, partecipiamo delle stesse vicende di tutti voi. Mi sono permesso di insistere con questa introduzione, perchè troppo spesso, da troppe parti si crea confusione intorno alla nostra identità. Purtroppo, qualche volta anche strumentalmente. In occasione delle pre-conferenze organizzate in Belgio, che sono state delle vere assemblee e non delle cene o delle feste da ballo, mi è parso di coglie- re, oltre al problema culturale, l’importanza che danno gli emigrati al discorso del reinserimento abitativo. Altri parleranno dei problemi culturali, limiterò al mio intervento gli aspetti abitatiti. Per quello che riguarda il reinserimento abitativo, definito dall’art. 5, lettera C) della L.R. 51/1980 che sono a carico del fondo regionale per l’emigrazione, A) riteniamo più opportuno proporre un contributo molto superiore ai Delegati Zveze beneških izseljencev na 3. deželni konferenci. ,\a Kongresu na Ravanci i' Reziji. Trapiantato in tutto il mondo il seme della Slavia friulana Armando Petrigh Predstavnik druge generacije emigrantov. Rodil se je pred 28 leti v Argentini. Po poklicu je trgovec. Na kongresu Zv^ze in na deželni konferenci je predstavljal slovensko mladino v Argentini. Per chi conosce la situazione del mio paese, questo viaggio, questa esperienza son cose incredibili che facilmente non si potrà dimenticare. Sempre pensavo poter vedere un giorno la terra dei miei genitori. Un desiderio che sempre rimaneva un sogno. Finché apparve l’Unione Emigranti Sloveni, la Provincia, la Regione o tutti insieme. Grazie, grazie a tutti. Qui ho la nonna, ho un mucchio di parenti ed anche amici fatti attraverso l’Unione Emigranti Sloveni. In questi giorni ho anche incontrato emigrati sloveni di tutto il mondo. Tutta l’emigrazione regionale è una grande famiglia. L’impressionante distanza che separa questi due paesi, accorciata come per sogno. Laggiù, un’Argentina che, sebbene in questi momenti sta attraversando momenti difficili, ho fiducia che, forse, rapidamente uscirà da questa situazione di angustia per mettersi di fianco di un’Italia antica. Un’Italia sviluppata con impressionanti prospettive di un buon futuro, ben rappresentata all’estero per gente come i miei genitori che, durante la giornata e tutti i giorni lavorano e lavorano con la speranza, un giorno, di poter rivedere il paese natio. Forse io avrò rubato il loro posto. Loro sì avreb- bero meritato questo viaggio... E lo regalarono al figlio. Ma che cosa non hanno fatto gli emigranti per i loro figli? Quante privazioni, quante rinunce e questa è una di quelle. Silenziose, se si vuole... ed ora tocca a me difendere i figli degli emigrati come argentino, ma anche come figlio di emigrati sloveni, certamente come molti di voi qui. Chi sarà nato in Belgio, chi in Francia, chi in Germania o in Argentina. Ma che importa il paese quando ci affratella una tradizione, una forma d’essere, di fare, di lavorare in tutto il mondo... un seme trapiantato per il mondo, però che nasce lì, in quella piccola frazione di terra che è la Slavia friulana. Quella Slavia che oggi chiede allo Stato una giusta tutela. Quella Slavia che è sempre rimasta indietro... nel dimenticatoio delle promesse. Sempre pronta però a diffondere per il mondo gli insegnamenti dei loro padri, come oggi tocca a me. E mi succede di dire che questi viaggi, se si vuole, di intercambio, bisognerebbe cercare il modo di intensificare. Sono strette di mano che affratellano, scambio di culture (perchè l’Argentina ha la sua cultura) o tradizioni o quanto sia necessario perchè la fiamma dell’amore e della giustizia sociale, tanto argentina come italiana, sia sempre ravvivata ________________ Spoznavajmo naše kraje OFIJÀN (it. Pegliano), v Ofijànu, Ofijànski, Ofijanci. L. 1985 75 prebivalcev. Nadmorska višina od 505 m. (Šošnje) do 610 m. (Čedarmaci). Toponim Ofijan označuje obsežno hribovito območje na desnem bregu Nadiže, ki se nahaja pod Cundrom in Kraguen-co (949 m.). Ta hriba sta sestavni del slemena, ki se vije od Črnega vrha do Čedada in deli nadiško in tovorjansko dolino. Na tem teritoriju je sedem majhnih zaselkov, a nobeden od njih se imenuje s tem imenom. Ofijan je torej kolektivni toponim, kot so na prim. Dreka, Ronac in Marsin. Župnija Landar, 3-5 km., zdravnik občina, pošta, šola (4-5 r.) Podbone-sec 8 km., karabinjerji Brišče 8,5 km., bolnica, sodnija, železniška postaja, policija Čedad 14-16 km., otroški vrtec, šola (1-3 r.) Tarčet 5 km., Zaselki ki se- Era la vigilia dell’8 settembre. Molti pensavano che la guerra stesse ormai per finire e l’esercito italiano senza più capi e senza ordini, si sbandava. I soldati abbandonavano i reparti e la popolazione affamata saccheggiava le caserme e portava via generi alimentari, indumenti, armi. L’alpino Giuseppe Osgnach di Osgnetto (S. Leonardo) di ventidue anni — un fratello scomparso nelle acque del Don — assieme a Marco, un compaesano, si rifornì nella caserma degli alpini di Cividale di un paio di scarpe e di una pistola. Come da Cividale, i soldati fuggivano anche dalle caserme di Plezzo, Ca-poretto e Tolmino, alcuni vestendosi di abiti civili, altri felici di tornare dalle giovani spose, dai genitori, senza più curarsi dell’esercito italiano (1). * * * Fin dai giorni immediatamente successivi, il 9 e il 10 settembre, si andavano formando gruppi di «partigiani» a Clodig, a S. Leonardo, nella Valle del Natisone. A Clodig il gruppo aveva come capi Danilo Trusgnach e Mario Sdraulig; questi, studente di medicina, era considerato l’ispiratore politico del movimento di liberazione sloveno nelle Valli del Natisone. Subito dopo l’8 settembre 1943 io ed alcuni altri del luogo abbiamo deciso di cominciare la lotta armata contro il fascismo e contro i tedeschi. A vevamo sentito dire che a otto-dieci chilometri da! nostro paese era apparso un partigiano di nome Tom (2). Ci siamo messi a contatto con lui e più tardi egli venne da noi a Clodig, istruendoci e dandoci direttive per l’organizzazione di una unità di volontari. Qualche giorno dopo vennero da noi due partigiani dei dintorni di Caporetto e precisamen- stavljajo Ofijan: Šošnje (it. Sosgne), v Šošnjih, Darbalì (it. Dorbolò), pri Dar-balìh, Kočjanci (it. Cocianzi), pri Koč-jàncih, Štonder (ti. Stonder), pri Šton-derju, Mierci, pri Miercih, Flormi (it. Floram), pri Flórmih, Čedarmaci (it. Cedarmazi), pri Čedarmacih. Zaselki so obkroženi z lepimi njivami, na katerih se je nekoč pridelovalo mnogo koruze, pšenice in ječmena (tedaj so delovali na bližnjem potoku tri mlini, ki sojih potem opustili); zdaj se pridela v glavnem samo krompir, fižol in povrtnina za domačo rabo. Nekoč je uspevala tudi sadjereja (jabolke, hruške, češplje, slive, kostanj). Trenutno v sedmih zaselkih samo štiri družine redijo krave (vseh skupaj jih je komaj 20) in vozijo mleko v tarčečansko mlekarno. Zaradi izseljevanja v širni svet in v Furlanijo se je v zadnjih 40 letih pre- bivalstvo zelo skrčilo in postaralo, kar je povzročilo nenehno upadanje živinoreje in kmetijstva, medtem ko se gozd hitro širi in požira nekoč lepo obdelane travnike. Ofijanci so bili poznani kot dobri izdelovalci košar (cajn), ki so jih prodajali predvsem na čedajskem trgu. Ta obrt je že več let izumrla. Po potresu je bilo več hiš popravljenih in posodobljenih. Vodovod, ki ima dosti vode tudi v sušnih obdobjih, je speljan iz bližnjih studencev. Po vaseh je nekaj zasebnih telefonov in gostiln. Na ofijanskem področju>je veliko ledinskih imen: Voza, Za čelo, Ronk, Ravanica, Barca, Medvejak, Bardo, Pod bardo, Briege, Puoča, Mlaka, Pač, Pod pač, Studenca, Lopata, Lašča, Pana, Panec (kostanjev gozdj, Podčarie-šinca, Uša, Ločilo, Ježa, Dolina, Škar-bina, Zelenica, Pod kasto, Lančica, Ravnjak, Kobilca, Škofja, Planja, Poteza, Sutarinca, Šaroko, Za mojač, Ro-dež, Komarascaj Koš, Praprot, Na krasi, Kamanca, Šijca. Par malne, Laza. Kraj je omenjen v nekem dokumentu že leta 888 («casali Pungulinos») in je dostopen iz doline (Tarčet) preko Landarja po asfaltirani cesti, ki se konča pri Čedarmacih. Od tu naprej proti Vrhu in Tamoram pelje makadamska cesta. Oddaljena od Čedarmacov 10/15 minut hoje je stala v gozdu stara cerkvica sv. Miklavža iz XV. stoletja, ki je imela poslikan strop s freskami. Okrog te cerkvice je stalo tudi pokopališče, ki je služilo okoliškim vasicam. Cerkvica je razpadla v XVIII stoletju, zato so Ofijanci 1. 1849-50 sezidali novo pri zaselku Flormi, ki so ji dodali L. 1879 -1882 še zvonik. Pri zidavi te nove cerkvice posvečene sv. Miklavžu so uporabili dobršen del materiala, ki so ga dobili iz prejšnje (od tam je tudi mramor-nat oltar in oltarna oljna slika iz 1. 1738). Potres iz 1. 1976 je tudi to cerkvico močno poškodoval, tako da trenutno ni usposobljena za verske obrede. Značilni stari priimki v Ofijanu, ki so po vsej verjetnosti tu nastali in se nato razširili po nadiških dolinah in drugod so: Dorbolò, Cedarmaz, Clignon II libro di Osgnach cita complessivamente oltre cento nomi di partigiani e non sono senz’altro citati tutti. Di questi diversi sono i caduti con le armi in pugno: fra questi l’eroe nazionale jugoslavo Marco Redelonghi, di Zapatok in comune di Pulfero. * * * Vi furono tuttavia momenti di incertezza, perplessità e dissociazione per molti altri giovani che pure si presentavano volontariamente ai comandi partigiani. I primi giorni di ottobre 1943 assieme a molti altri elementi del luogo, fra cui R.M., P.Q. e L.S., mi presentai a Mario Sdraulig ritenendo che combattesse per l’Italia, ma giunti a Clodig comprendemmo che Sdraulig e i suoi seguaci non intendevano difendere l’Italia, bensì agire nell’interesse della Jugoslavia. E così tornammo indietro e non ci presentammo più (13). Non poteva essere facile per giovani come questi l’adesione al movimento partigiano. Anzi, una scelta simile era inconciliabile per giovani che si erano formati nella scuola fascista. Si tempra il nostro ardor su sacro suolo, che d’aspra lotta parta alla memoria, che vide dopo il duol librarsi in volo E QUARANTANNI CI SEMBRAN POCHI? 2 — Autunno caldo in Benecia Eran trecento?... di Paolo Petricig Sdraulig cinta d’eroi nel cielo la Vittoria!... Diceva l’inno degli studenti dell’Istituto magistrale di S. Pietro al Natisone. L’istituto magistrale negli ultimi vent’anni ne aveva diplomato più di sessanta, educandoli — nelle aule, nelle esercitazioni ginniche, nelle adunate — all’esasperazione nazionalitsa e all’imperialismo. Molti diventavano subito ufficiali; alcuni si erano arruolati, prima di finire gli studi, nelle camicie nere. Rappresentavano, in ogni caso, assieme alle maestre, 1 ’inteligencija delle vallate. * * * L’adesione al movimento partigiano fu dunque proporzionalmente rilevante. Questo anche in rapporto ad una situazione sociale molto semplice (prevalevano le famiglie coltivatrici), ad una totale assenza di vita politica, ad un livello culturale povero e a condizioni economiche altrettanto povere. Le grosse esperienze dei giovani erano la fatica del lavoro, il servizio mili tare e la guerra, per alcuni la scuola. Per molti la vita aveva presentato un carico enorme di frustrazioni e sofferenze che venivano a radicarsi nella personalità senza diventare coscienza. Tuttavia, nel settembre 1943, senza capi e senza organizzazione, questa gente si trovò nella situazione nuova di dover compiere scelte che avrebbero assunto un significato storico. (Segue) (Note) 1. J. Ošnjak - Pod Matajurjem 2. Franc Blažič - Tom 3. Franc Uršič - Joško e Franc Črnu-gelj - Zorko 4. Racconto di Marjan Zdravlič 5. K. Ošnjak - op. cit. 6. Racconto di L.T. V Marko Redelonghi Čedarmaci in Brescon; tem so se kasneje pridruži- Foramitti. li Floram, Cernoia, Macorig, Domeniš, B.Z. Kočjanci Darbalì Zorko te Joško (3) e Zorko, i quali erano allora membri del comando dei partigiani a Caporetto. Caporetto ed i suoi dintorni erano completamente liberi dall’8 settembre fino all’offensiva tedesca del novembre 1943 e si parlava della Repubblica partigiano di Caporetto (4). A S. Leonardo fu proprio il nostro sottufficiale degli alpini, Giuseppe Osgnach, che verrà chiamato Joško, l’ardimentoso animatore del movimento partigiano assieme al suo giovane compagno d’armi e parente, l’irruento Marino Bodigoi. Ognach, oltre all’incontro con il parroco di S. Leonardo, ricorda la profonda stima per gli sloveni del suo sotto-tenente alpino, Paolo Rieppi: forse proprio questa persona, più tardi garibaldino e comunista, aveva coltivato in lui la coscienza dell’orgogliosa identità nazionale. Fu però Zorko, il commissario partigiano, ad infiammarlo definitivamente per una scelta già compiuta. L’11 settembre, dopo la messa, Zorko fece un discorso davanti alla chiesa di Merso di Sopra. Ecco come Osgnach ricorda questo fatto: «Stavo in mezzo alla folla e potevo osservare da vicino il giovane combattente pieno di entusiasmo, di spirito rivoluzionario e di impeto gio- vanile. Era vestito dell’uniforme di ufficiale italiano e aveva il mitra sulla spalla... Mostrò la situazione venutasi a creare con la sconfitta dell’Italia e parlò della dittatura fascista sottolineando in particolare la situazione della Slavia Veneta, dove il regime aveva proibito lo sloveno perfino in chiesa. Insistette sull'appartenenza della popolazione della Benecia alla nazione slovena, come mostravano le sue origini e la sua lingua. Invitò infine tutti all’insurrezione armata contro la tirannide nazifascista... Quella bella giornata di sole segnò una nuova strada anche per la mìa vita»... * * * A metà settembre, dunque, ai comandi partigiani sloveni si aggregano numerosi giovani. Numerosi? Cerchiamo di vederci chiaro e lasciamo poi agli storici il compito di accertare attraverso i documentti e le testimonianze il numero dei partigiani che nelle Valli del Natisone si unirono ai comandi sloveni. Valutazioni attendibili ci portano al numero di trecento uomini armati nella fase di maggiore espansione del movimento e di almeno altrettanti collaboratori civili nei villaggi, non di rado intere famiglie. Joško Osgnach e Marino Bodigoi TUTTOSPORT Risultati Cividalese - Valnatisone 0-3 Savognese - Lib. Variano 4-1 Basiliano - Audace 0-0 Manzano - Pulfero 0-0 Prossimo turno Valnatisone - Julia Audace - Torreanese Natisone - Savognese Pulfero - Campeglio GIOVANILI Percoto - Valnatisone 1-0 (Under 18) Valnatisone - Olimpia 0-2 Bearzi - Valnatisone 1-5 Prossimo turno Passons - Valnatisone (Under 18) Stella Azzurra - Valnatisone Valnatisone - Stella Azzurra Gaglianese - Audace Gli Esordienti alla grande... ma guai a montarsi la testa Per la prima volta la Valnatisone esce vittoriosa da una gara con il Bearzi. Questa impresa è toccata agli Esordienti che hanno travolto con una cinquina i padroni di casa. Tre reti portano la firma di Gabriele Becia, le altre sono di Nicola Sturam e Leonardo Crai-nich. Seppure in formazione rimaneggiata i ragazzi di S. Pietro hanno dimo- strato che seguendo i consigli dei propri dirigenti si possono ottenere buone prestazioni. Non è il caso però di montarsi la testa in quanto la vittoria odierna deve servire a spronare i ragazzi a seguire gli insegnamenti che vengono impartiti negli allenamenti. Sabato prossimo a S. Pietro scenderà la Stella Azzurra di Attimis. Una gara questa da prendere con concentrazione ed impegno in quanto gli ospiti la scorsa settimana hanno rifilato un poker all’Audace in trasferta. Giovanissimi sconfitti La lega ha dato partita vinta 2-0 con l’Azzurra di Premariacco, dispiace per gli ospiti. Nella gara casalinga con l’Olimpia di Udine i ragazzi di Vida hanno subito la prima sconfitta casalinga. Sabato saranno impegnati ad Attimis dove si troveranno di fronte la compagine locale della Stella Azzurra. La formazione dell'Under 18 della Valnatisone. La formazione «Esordienti» della Valnatisone. Secli Roberto - Valnatisone. TROFEO dfoovt 4 reti: Vertucci Emilio (Savognese); 3 reti: Becia Gabriele (Valnatisone); 2 reti: Vosca Lauro, Specogna Daniele, Orgnacco Mauro (Valnatisone); Servidio Gianfranco (Pulfero); Chiacig Flavio; 1 rete: Osgnach Michele, Crainich Leonardo, Sturam Nicola, Simonelig Marino (Valnatisone); Szklarz Federico, Bordon Daniele, Balus Valentino (Savognese); Birtig Fiorenzo (Pulfero). La Savognese straccia la Libertas Variano Prima vittoria casalinga della Savognese di Qualizza contro la Libertas Variano. Dopo la sconfitta di Dolegnano la squadra allenata da Claudio Cernoia si è prontamente riscattata con un poker che non ammette discussioni con Vertucci sugli scudi che con la doppietta odierna si porta in testa tra i marcatori del trofeo Grassi Sport. Bordon e Balus gli altri marcatori. Domenica prossima trasferta a S. Giovanni al Natisone contro la formazione allenata dall’avv. Alessandro Beltrame ex mister della Valnatisone. Punto d’oro per l’Audace a Basiliano L’Audace incamera il suo primo punto in trasferta sul difficile campo di Basiliano smuovendo cosi la classifica. Terminando con il risultato ad occhiali il futuro della squadra allenata da Beuzer può guardare con fiducia al pro-seguio del campionato. D prossimo turno vedrà la squadra del presidente Chiuch impegnata contro la capolista Torreanese sul terreno di Scrutto. Pulfero buon pari a Manzano Prima trasferta positiva per gli arancione del presidente Birtig in quel di Manzano con il risultato ad occhiali. Nel prossimo impegno casalingo a Pulfero sarà di scena il Campeglio allenato da Valter Barbiani. L’Under scalciata e beffata contro il Percoto Perdere ad otto minuti dalla fine è demoralizzante, ma quando questa vittoria viene condita con gioco pesante con il consenso arbitrale è fatto grave. Nonostante ciò ad un minuto dalla fine Valter Petricig ha avuto sui piedi il pallone del pari, ma il portiere del Percoto ha deviato fortunosamente in angolo. Per i ragazzi di Vida si attende domenica a Passons una prova d’orgoglio, arbitro permettendo. Una grande Valnatisone sconfigge la Cividalese Ottima la prestazione di tutta la squadra Aldo Sturam, che è assieme a Tiziano Manzini, allenatore della Valnatisone, alzava in angolo un colpo di testa di Vosca, con il pubblico di fede azzurra che già gridava al gol. Per il resto della gara la compagine del presidente Specogna controllava le sfuriate dei ducali, costringendo ad uscite disperate dell’estremo difensore sui lanci ai vari Secli (subentrato a Simonelig, colpito duro da Buccino), Orgnacco e Specogna. Da antologia la terza rete siglata da Daniele Specogna su classica azione di contropiede che sancisce la fine delle ostilità. Buone le prestazioni di Duga-ro e Stulin nella Cividalese, mentre per la formazione azzurra è da elogiare la grande prestazione di tutto il collettivo. Con questa importante vittoria la Valnatisone di Sturam & Manzini si porta a quota quattro in attesa per domenica prossima della gara casalinga contro la Julia di Cavalicco. Premio speciale per Alessandro Zogani Cividale - Castelmonte Pietro Corredig. Si riscatta di una stagione particolarmente sfortunata e avara di successi per il pilota sampietrino. Lo attendiamo ora alla prova finale del rally del Carso che dopo un'alternarsi di rinvìi e annullamenti molto probabilmente si farà i primi di novembre. . Adriano V enturini. Alla prima gara con un Ritmo ed alla prima gara stagionale. Ha corso con la macchina che lui stesso prepara solitamente per Corredig e nonostante le cose siano state fatte in fretta (a 3-4 giorni dalla gara la macchina era ancora ferma duramente provata dal rally di Piancavallo) è andata bene. Cividalese: Rizzotti, Buccino, Dugaro Stefano, Dorliguzzo, Zuanella, Cernoia Paolo, Miani, Peressoni, Stulin Claudio, Dorlì (Castagneviz), Faleschini. Valnatisone: Venica, Costaperaria, Sfi-ligoi, Marcuzzi (1° del II tempo Chiacig), Zogani, Zilli, Specogna, Stacco, Orgnacco, Vosca, Simonelig (Secli). Arbitro: Daniello di Trieste. Marcatori: al 43 Vosca; al 20 Chiacig, al 35 Specogna nel II tempo. CIVIDALE - La Valnatisone esce vittoriosa dal comune «Martiri della Libertà», tra gli applausi del numeroso pubblico presente, diviso equamente a sostegno delle contendenti. Unica soddisfazione per i padroni di casa l’incasso, che può addolcire la prima sconfitta e la conseguente perdita del primo posto della classifica. La Valnatisone partita guardinga ha l’occasione per passare a condurre al 25° quando Stacco dalla destra effettua un tiro che supera Rizzotti in disperata uscita, che Orgnacco non riesce a deviare in rete. La svolta è giunta al 42° quando Vosca superato Rizzoti in uscita veniva agganciato e messo a terra dallo stesso estremo biancorosso. Calcio di rigore decretato senza esitazione dall’ottimo direttore di gara e trasformato dopo le solite proteste dallo stesso capitano azzurro. A questo punto il portiere cividalese continuava nelle sue proteste offendendo il direttore di gara, il quale estraeva il cartellino rosso, che ne decretava l’espulsione. Il tecnico cividalese Burelli si vedeva costretto a sostituire Dorlì con il portiere di riserva Castagneviz giocando così il secondo tempo in dieci uomini. Si infortunava Marcuzzi che veniva sostituito da Flavio Chiacig; lo stesso Chiacig aveva sui piedi il pallone del due a zero che calciava sull’esterno della rete. La rabbiosa reazione cividalese non dava l’effetto sperato, e Chiacig su perfetta conclusione faceva il bis, dopo che Zuanella qualche minuto prima sulla linea di porta U.S. Valnatisone partecipante al campionato di 1“ categoria. Alle ore 14,20, un piccolo dramma nel clan della Valnatisone: Alessandro Zogani in fase di riscaldamento per la gara del derby si produce una distorsione al ginocchio destro. In pochi si accorgono di ciò che sta accadendo, ma la generosità di questo ragazzo che sente l’importanza della gara, è superiore al dolore, cosicché dieci minuti più tardi decide di scendere egualmente in campo a difendere i colori azzurri, dagli attacchi portati dalla punta di «diamante» dell’attacco ducale Faleschini. Seppure con un solo piede efficiente, non fa vedere il pallore al suo diretto avversario, la sua esuberanza lo porta anzi a spingersi in avanti, facendosi richiamare indietro dai propri compagni e dai tecnici. Domenica prossima gli verrà consegnato un piccolo riconoscimento della nostra redazione sportiva, prima del fischio d’inizio della gara con Alessandro Zogani. la Julia. 11 premio era stato messo in palio per il migliore uomo in campo, ma essendo in molti a meritarselo abbiamo pensato di assegnarlo all’atleta più generoso. Complimenti. Kadà greš lahko guorit s šindakam Dreka (Maurizio Namor) torak 10-12/sabota 10-12 Grmek (Fabio Bonini) sabota 12-13 Podbonesec (Giuseppe Romano Specogna) pandiejak 11-12/sabota 10-12 Sovodnje (Paolo Cudrig) sabota 10-12 Špeter (Giuseppe Marinig) srieda 10-11 Sriednje (Augusto Crisetig) sabota 9-12 Sv. Lienart (Renato Simaz) petak 9-12/sabota 10-12 Bardo (Giorgio Pinosa) torak 10-12 Prapotno (Bruno Bernardo) torak 11-12/petak 11-12 Tavorjana (Egidio Sabbadini) torak 9-12/sabota 9-12 Tipana (Armando Noacco) srieda 10-12/sabota 9-12 Guardia medica Za tistega, ki potrebuje miediha ponoč je na razpolago «guardia medica», ki deluje vsako nuoc od 8. zvičer do 8. zjutra an u saboto od 2. popudan do 8. zjutra od pan-diejka. Za Nediške doline se lahko telefona v Špietar na štev. 727282. Za Čedajski okraj v Čedad na štev. 830791, za Manzan in okolico na štev. 750771. Poliambulatorio v Špietre Ortopedia doh. Fogolari, u pandiejak od 11. do 13 ure. Cardiologia doh. Mosanghini, u pandiejak od 14.30 do 16.30 ure. Chirurgia doh. Sandrini, u četar-tak od 11. do 12. ure. Ufficiale Sanitario dott. Luigino Vidotto S. Leonardo: mercoledì 12.30-13.30 - venerdì '10.00-11.00. San Pietro al Natisone: lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato 8-9.30. Savogna: mercoledì 10-12. Grimacco: lunedì 10.30-12.30. Stregna: martedì 10.30-12.30. Drenchia: giovedì 10.30-12.30. Pulfero: giovedì 8-9.30. Consultorio familiare S. Pietro al Natisone Ass. Sanitaria: Chiuch U pandiejak, torak, sriedo, četartak an petak od 12. do 14. ure. Ass. Sociale: D. Lizzerò U torak od 11. do 15. ure U pandiejak, sriedo, četartak an petak od 8.30. do 10. ure. Ginecologia: Dr. Casco U torak od 12.30 do 14.30 ure. (Tudi pap test). Pediatria: Dr. Gelsomini U četartak od 11. do 12. ure. U saboto od 9. do 10. ure. Psicologo: Dr. Bolzon U torak od 11. do 16. ure. Dežurne lekarne Farmacie di turno Od. 12. do 18. oktobra 85 Grmek tel. 725044 Čedad (Minisini) tel. 731175 Corno di Rosazzo tel. 759057 Ob nediejah in praznikah so od-parte samuo zjutra, za ostali čas in za ponoč se more klicat samuo, če ričeta ima napisano «urgente». VAL LI DREKA GRMEK edilvalli di DORGNACH RINO & C. s.a.s. vendita materiali per l’edilizia 33 Banca Agricola Gorizia 3 Kmečka banka Gorica Ustanovljena leta 1909 GORICA — Korzo Verdi 55 - Tel. 31811 Telex 460412 AGRBAN 33040 S. LEONARDO/Udine magazzino: via čemur 5 / tel. 0432/723010 Za gorske vasi predraga elektrika za tri kilovate Znano je že vič ljet, da se ljudje po nekaterih grmiških, pa tudi po dreških vaseh kumrajo zavojo šibke potence električne energije. Pralni stroji (lavatrici) njeso djelali, kaj pa če bi biu kaj-šan pomislu za nastavit bulj močne ma-šine, ki ponucajo vič električne energije? Še govorit ne o tem. Včasih so luči takuo švoh svetljele, da bi ne biu mu pod njimi še mlad, zdravoviden človek prebrat «giornala». Pomanjkanje električne energije maltra u teh krajih vse ljudi, posebno pa obrtnike (artigiane). Električna energija pa je donas glavni (principal) element za razvoj (svilup), za progres vsakega kraja! Kajšan progres pa lahko nardiš, kjer se ti ustavi pralni stroj in muorajo ženske vlačiti gvant iz njega, da ga operejo na ruoke? Samuo tle par nas se morejo gajat tajšne reči. U mjestu pridejo družina u nove hiša, paržgejo luč in vse je v redu, vse na mestu, vse funkcionira: pralni stroj, frižider, televižjon, konželator in vse drugo. In pomislit, da se gajajo glih tle par nas tele reči, kjer lahko rečemo, da smo sami eletrik parpejal! Dal smo elekrič-ne hlode (pali), z rabuotami skopal jame in kadar se nam je razsvetjela luč, smo že imjel denar u rokah, da jo plač-jamo. Pišem tele reči, ker jih poznam. Pišem tele reči zak sada spet parjemajo za vrat naše ljudi. ENEL jim pravi: «Mi vam potenciamo energijo, pa muo-ra vsaka družina plačjat nekaj nad 650 tavžent lir». Ne vemo, če se gre za deset tavžent vič al manj, vemo pa, da se ljudje kumrajo, dvakrat kumrajo. Parvo, zavojo tega ker so bli previč ljet zapuščeni skor u tami. Drugo, da jih sada parjemajo za vrat, za trečji kilovat, če bojo tjele ženske pod lučjo šivat. -Al bi ne lahko Region, druge oblasti lahko pomagale telim ljudem, ki so zmjeraj previč plačevali, garali in stiskali pas? I. Predan Novi Matajur odgovorni urednik: Izidor Predan Izdaja in tiska k. Trst / Trieste r 'T 3Slf Fotostavek: Fotocomp Videm Settimanale - Tednik Autorizz. Tribunale di Trieste n. 450 Naročnina - Abbonamento Letna za Italijo 17.000 lir Za inozemstvo 27.000 lir Poštni tekoči račun za Italijo Conto corrente postale Novi Matajur Čedad - Cividale 18726331 Za SFRJ - Žiro račun 50101 - 603 - 45361 «ADIT» DZS, 61000 Ljubljana Kardeljeva 8/II nad. Tel. 223023 Letna naročnina 480 ND OGLASI: 1 modulo 34 mm x 1 col Komercialni L. 13.000 + IVA 18% PIŠE PETAR MA TA JURA C Kajšan vzgled za otroke Tata in mama sta zmjeraj učila sina, naj bo pošten, bardak, potar-pežljiv. Učila sta ga, da muora bit zmjeraj parpravjen pomagat svojemu bližnjemu. Učila sta ga, da ne srnje krast in ubivat, da če najde ukrojeno in zgubljeno, muora varnit gospodarju, lastniku. In takuo je sin naših poštenih Benečanov šou en dan u Čedad. Biu je parvikrat, da je prestopu vrata našega starega mjesta. Ogledu se je vetrine, lepe razstavljene reči, videu je plac, trg (mercato), kjer že stuo an stuo ljet prodajajo naši kumetje svoje pard-jelke: sadje in zelenjavo, pa tudi druge reči. Potlé se je mladi puob spustu do! pruoti veliki cerkvi in šu naprej do Hudičeva mosta. In prav na Hudičevim mostu, je videu gospoda, ki se je nesu na konju. Naš puob je občudovau (amira-vu) lepega in lepuo oblečenega mo- ža, še buj pa lepega konja, ki je nesu moža na svojim harbatu. Kadar sta paršla na konec mostu, na drugi kraj Nediže, je videu naš puob, daje gospodu na konju padu iz zadnje gajufe bargešk en debeu pretošelj, (takuin-portafoglio). Naš puob ga je po-brau in leteu še buj hitro ku konj naprej. Za par stuo metrov je pre-hiteu konja in ustavu moža. «Gospod, sem videu, da ste zgu-biu pretošelj!» «Nisem nič zgubiu! Kakuo se ti mali šmarkjovac upaš ustavjat gospode na cesti?» «Ne zamjerte mi, gospod, pa sem videu, da vam je tale takuin padu iz zadnje gajufe na riti!» In mu denarnico kaže z majhno, ne-dužno, pošteno, a že žuljavo ročico. Okuole konja in moža na njem, otroka, ki mu je ponuju takuin, se je hitro zbrala gneča, skupina ljudi. «Deček, tisti pretošelj ni moj in poberise mi stran!» Ljudje so spoznali, da iz konja govori domači grof (conte). Grof ni teu pred ljudmi pokazat, da takuo lahko zgubja denar po cjesti, ko ljudje tarpijo lakot. To je ponos gospoda! «Pač, nunac, videu sem, kadar vam je padu iz zadnje gajufe!» je trdovratno in pošteno silu naš puob. Nazadnjo je gospuod grof (conte) sramotno popustu. «Če je takuo, dajmi sem pretošelj, tepec, norac, saruota. Tisti denar zame ne nič pomeni. Ga imam tarkaj, da ga ne popeješ z vozom. Če bi ga biu ti pardaržu, bi biu ra-tu gospod». Gospod grof je potegnu denarnico iz rok našega otroka in mu vargu pred noge 5 srebarnih lir. Naš otrok pa je biu še buj pono-san (orgoljožast), ku on, jih ni po-brau. Šu je joče do tata in mu vse pov-jedu. Tata je z raztrgano srajco ob-jeu sina in mu jau: «Sin, ne bod žalostan, za kar se ti je zgodilo. Ti si buj bogat in buj velik gospuod, kot tisti, ki se nosijo na konju!». Vas pozdravja Vaš Petar Matajurac Hostne Že puno ljet ni bilo tarkaj ljudi na šagri Sv. Matija, ki je bla u nedeljo 22. septembra, na varhu lepega brega, na ravnini, pred starodavno cerkvijo, ki nosi ime prav Sv. Matija. Lepa ura, sonce, gorkuota iz doline je gnala ljudi na planine, na svež, zdravi zrak. In kjer je bolj zdravi in sveži zrak, kot na hribu Svetega Matija. In če ušafaš še dobro pijačo, kruh in klobase, kaj čješ vič? Vse tuole je bluo na ljepem prazniku Svetega Matija nad Hostnem. Kot povedano, ljudi je bluo puno. Tisti, ki so paršli parvi, so pojedli klobasice in reberca, drugi so se muorli zadovoljit s sirarn in pulento. Tapoluove: vsake lieto naša vas se napun turistu an je zadost dna ramonika, da se vsi kupe zberejo okuole nje. Na naši fotografiji videmo del vasnjanov zbranih pred Fonsovo hišo. Smo že pisal od sejma na Svetim Martine. Fotografija pa nam je paršla šele seda, a jo vsedno radi publikamo. Kaže nam an moment svete maše, ki je bla na varh Svetega Martina. È passato un anno da quando ci lasciò per sempre la nostra cara moglie e mamma adorata Liliana Tomasetig in Agamennone La ricordano con immutato affetto il marito, la figlia, parenti e amici tutti. Pescara - Obenetto (Debenje) 10.10.1984 - 10.10.1985 Debenje Anniversario