AGRIPPINE FERR.ANTE PALLAVICINO. All’ Illuftrifs. & Ectellentiflimo Sig. EStron Colendils. II Signor ANGELO CORRARO R. Bt ho rifolto d'ho- norarlocolnomedi V.E- Sarapre- tiofo il Clio valfence, mentre fo- fterra infronte vna gemma vaiutatadi the- foti. Cost da tale elettione prendera forma riguardeuole quefto parco,quale non ha po- tuto riceueredall’ingegno. Echi non loap- prezzara per la fola rapprefentacione d'vn perfonaggio ilcuimerito ecelebre in ogni luogo, conforme l’hanno ammiratola In. ghiltersa > e la Praucia . II pofto d’Amba- fciatoremantenuto daVoftra Eccellenzain quei Regni co vniuerfale applaufo ha mag- giormente accreditata quefra Sereniflima Republica,dando a vedefe'qualmente anche ■ne’fuoi piugiouani figliuoli, .ellaha Padri di grandegiudicio per fua conferuatione . II Cardinale di Ricleu, che ne J noftri fecoli chiamafi degnamenteil piu faggioPolitico da cui s’amminillrallero in alcun tempo in- terelli grandi, con vna confidence familiari¬ ty ha data publica tcftimonianza della fti- raa fattadilei ,dichiarata in oltrecon parti- colari encomi. II Re Chriftianiilimo ftello in cui la Corona Regale e il minor pregio ofleruata la moltiplicita de’fuoi trionfce no- tati gli eccelli delle fue grandezze con eftra- ordinariedimoftrationi, e concorfo ai collo. care in alto »tezzo la viitii, & il yalore di V$ Eccellenza. Ha deflderato d’haueL'leiaella fua Corce vn’anno (opra il lolito termin<*i rtell’Ambafciaria. Hafatte percib parcicola- ri iftanzeali’Eccellent-Senato: fegno eniden- te del compiacimento concuifono ftati ri* ceuuti li di lei tiattati, c li lono pratticati li maneggi raccomandati alia fua prudenza. Tanto bafti per far conofcere quale lia il memo di cui ha potuto inuaghirfi vn Re no amiezzo,che a diletcaifi in eftremi di gloria. Non m’occorre il mendicare alcre lodi dalla infigue nobilca, e dadoti particolari dalle x quali Y.E. e fatta nguardeuole.poiche trop- po degradarei nelle pompe di quel merito, cheoltreli concetti accennati non pub cir- confcriuerlimaggiore. Sarei troppo temera- rio nel gareggiare con g!i applaud d’vna eloquenza coronata. M’allicuro ben si, che giudicaraffi lodeuole la mia.elettionc, ben- che fofse troppo ardita , mentre a lei conla- cro quefto libro. Non ho errato nel procu- rar a quefte due Matrone vn’appoggio cosi gloriolo j il quale m’afficuro, che non man- cara loro > mentre ne impongo obligo ad vn Caualiere sidegno , da cui non fi ricufara il feruire a Dame • Non hauro errato ne meno nell-acquiftare a me Hello vn protettore, mentre non fara auaro della fua gratia vn canto perlonaggio, abbondante d’ogni mag¬ giore gloria. Con l'incerefle della di lei pro- tetdone, auualorato dali’ambitione dinner vn Padrone si grande, ho perfuafo me ft clip d’ellerardito per dedicarmi a V. E. infieme con quefto libro,quale hora me le rall'egno Deuotillimo Seruitore. Ferrante Pallauicino. L’A V T- * L’A'VTT ORE A chi vuolLeggere. E * Gran tempo y chHo non fono comparfo con nuo* ni Libri fuH mere at o del mondo in gut fa»che potrebbe oleum credermi fallito i si che habbia perduto il trafico delle ciancie, efia atterrito dallo fcorgere il poeo fpatio della mia mercantiaper ef- fere di poco , o niun valfente le mie compofitioni, T*in- gannafl i, o Lettore , fe in xlcun tempo defti luogo a. fomigliante credito , Nel negotio di belle lettere s’inge- rifeono tanti in quefH noflri fecoli , che refla opportuni¬ ty di contrattare nel loro grado anche a balordt • Nell a moltiplicitd di tanti nuoiii ferittori pojjo afsi- curarmi d'hauere pojlo vantaggiofo, jlando che fe non hauro luogo tra* piu appre’ffatiyfarb de* primi tragi*- ijnoranti . Nen maiperLU* /i**.t**4*» ticcra££*» ■> •penfo di tralafciare queflo mefiiere gracchino dgradoi loro quei malignt , che con auuilire li mid libri prosit* rano li miei difeapki . Ti lafeiai col Principe Ermafrodito accennandoil vnio penfiero di trasferirmi in lontanipaefi . %Ad vna pouera virtu e neceffario mendicare la fortunacol pe¬ regrin aggio . La met a del mio corfo e (lata in Germa¬ nia, doue abbandonate totalmente lefatture delPinge - gnOy m*ha bifognato afsiftere di continue alle operationi del vino- Dal dim a s*infiuiJcono trattenimsntipropri digalptnfhuomo, non di letterato . Sono per'o fiato altretarto lontano dallo feriue- r* , quanto era lontano da, me JleJfo , ejfendo per or - dtnario fuori di me, Cios*vfacold per non vdire Io jlrepito delle armi ,e per non hauer fenfo al furore del¬ le miferie , ch^albrndano in ti longa continuatione di guerre • Da'tla gar-rente di queflo liquore di Bacco quafi dal¬ le precipitofe difeefe delle acque del Hilo iajforda cut* A I fun* 6 fcuno } tnde nonJodotto in vna vita lieta y e felice , li gemiti, e lefirida dtgli afflirti . Ladifgratia m’hd ricondotto in Italia fen\a Pa* v.an\oy che pretendeuo , cioe d dire la opportunity di fcriuer'Hfiorie. Oue fi trattano le armi meno fie nt di- Jcorre, auuerandofi Fafisioma Filofifico , (Senfibilefiu - fra ftnfum , mnfacit fienfiationem.) Oltre ckeh'ocono- fciute quanto jia difficile lo firiuere la verity de* fine- cefisi , mentre an che one occorrano alia giornata fono incerte , e variate le relationi . Io fiimo obligattone di buon hifiorico il fodisfare alia cur toft a, de' lettori con le ebnfultefecrete li trattati de ’ Frincipi, li dificorfi de* Configlieri , e le rifolntionipre/e taPhora, e non riufcU le j pin che con auuifi,che phanno ancora da inform a* tioni com muni, c da publici ragguagli. La difficolta di fpiare quefiefiecrete^Jefi il pericolo nelloficuoprirle mo- fir am ejfere di buon coraggio , e di grande ingegno chi fen^afare fiima di quefio incontro fi pone in arringo di ferine re hifiorie.Io cheperfuafio dalle mie debole^Jc ce~ dn a ciAfcuno-p° r:, f , ‘* a ■"•Un-tievi diefiere difuafo dal- \Varrifehiarmi intalmoda . Mentre non fib, chefu'l perderefd di me fieri iliafieiare quel giuoco da cut non pojfi /perare guadagno . Eccomi dtir.quc alia fblita prttfefiione di rinuouare fianticbitd . M'ejfercito in rinfrefcare pitture d hifiont vecchie, poicke non mi fi rapprefentano Originali nuoui per colorirne leimagini con altro che con incerte\Je, Non ho voluto introdurmi con compojitione men fid a a fine di darti d credere ; che la longhelfia del tempo had* bia maturato vn gmdiciofo parto. Lo fiile ancora e fi* fienuto quantoparmi, che conuengaaliagranitic dellf materia . Dicantreio, che loro aggrada certi balordi , chenominando fbnbrofa vna dettatura filleuata y doL gonfi d*ejfiere nccefiitati d'affatticare I’intelletto nel leggere E ben fificorgeychefono dipoco ceruello^e di de¬ bole ingegno } mentre ficcombono al pefi di si leggiera fatica y e credonla intoUerabite . Ioprotefio dinon fieri- uere per quefii tali) che popple an do nel giuditio ,& ha - uendo poco buon pafio d'intelligent* fi fiancanfl nel torfo della lettura su ferto di compofitione folleuata. To ad ogni mode non euro il molto difpa.ee o delle mie opere, e quanto meno ft fmaltifconopanto pin deuo ere - dere y che capitino folo in mano di dotti 3 li quali ne 3 no - firi fecoli numeranfecon breue aritmetica . Le drapa- menta piu pretiofe non lafeiano d? efser riguardeuoli f perche,feru,endo aU’vfo di pochi 3 piu dirado (i difpenm fano. Non diuerfament e io tratto ilnegodo degli feriu tori si che li loro componimenti difiribuifeonfi in mag * giore copiapnentre fano di menfina lempra y e d’ordina * ria tefsitura , in guifa , che pub addomeficarfgli an* che vn ignorante . Ne efclami altri , che chiamanfi ag - grauati dalla necefsitd d'afeendere con la mente net trafcorrerfi taPvno de y miei libri anche Dottori di moU to fapere di continue fludio . Veffempio non conuince , poiche so come la nojlraetahabbia paftoin difpreggio Paggiunto di Dottore in guifa , che gode Phonore di tanto titolo chi ha vna dottrina imaginaria appruov.a • ta dad volontario fauore d s vn grande , o dall'ajjenfo d* altri violent ate con Pint ereJfe. Sd meno degli alt taPvnoche porta foprauefte di Dottore ad vn corpo d'ignoranga . Ma lafaiati anehe pel loro grade di dottrina da me non fi curano puntonelparticolare di belle lette^em guifa 3 che per ejjere t b Filofo/i } o Legf.fi , b Theologi } io apprefgt il loro giudicto nelle moderne compofitioni . Molto menopreualgono apprejfo di me li concetti dial* cuni Pedanti y chefi vantanoglt Hercoli della Latinitd t poiche efsi ancora fono in diuerfo genere da moderni ferittori . Gtudica poi tu 3 o Lett ore, qual conto io fac¬ et a d 3 altri riufcendo folo in vomit are quanto imbeuet - tero in longo ftudio , o tranguggiarow con vna buona memoria 3 mentre riefcono famoji in publicare do che rapirono in fcartafacci dipocofo niun valfente ofano di farfi findtei de letterati . Quefti tali non ft valutano da me piu. che tanteGage 9 le quali sfacciatarnente cianciano dicendo do che apprefero , benchenon fen\a moltofatica. (Frimum in vno quoque genere efi cat fa caterorum) dtcono li Filofofi y la douegli altri dotti co- A 4 W tne s me di fvecie diner fa dad a profefsiotie di belle letter e , 7 ion deuono ingerirfi in quefta co'loro dogmi y necon te- meratia prefanttone itifinuarfi alformar regole co 1 lo¬ ro vani capricci . Cio p.adetto per reprim ere gli o rgoglicfi fentmenti di cofloro } non gid , perche iopretenda d'aecennarmi efente da gii errori qv.ali pv.r troppo Jcorgo copioji ne* Tniei fcritti . Rigetto li biafimi di fomigliimti fciocchi 9 9i” quefta copia fort] ' che in confeguenzt . r .__ ..ugmro, c dell'altezza del lignaggio, formo poibafe alle file grandezze , non so, fe in emulations de gli aui, 6 pure in biafimo de’dilcendenti, li quali cedettero ad vna femina la fupeno- rita del merito. Segui la morte del Padre negiianni di lei pill tenevi, quando non hauendo fcnno per conofcere la pcrdita, era fenza fenfo per piangeda. Rimaritoffi la madre co Tiberio figliaftro d' Augulto, e fucceffore fuo nelPImperio . Con l’addottione di quefto, ei voile fupplire aH’infecondita,che gli negaua immediati he- redi • Riefce phi dolorofo a Grandi Pabban- donare con la yita il dominio.menae la loro A s am- TO AGRIPPINA ambitione non puo lnfingargli conl’imagi- liatiua di corinuartoeglino medelmi, anche morendo , qOartdo non lucceda perfona l\i- niataindiuifa, 6 pet eflere parte delle loro vifcere,6per eflere vnparto del loro affetto. L'lntentione pero d’Augufto,era_di fottitui- l'e nd commando Germamco figliuolo di Drufo fuo fratdlo. Chi forte quefto Germa- nico, dichiarano bafteuolmente licaratteti del proprio nome, da! quale viene circon- fcrtto per quell' heroe decantato in elogij fingolari d'vna pubhca fama • I! meriro ha- uea quart polio nelle di lui mani lo fccctro.e l’affettione del popolo Phaueua inucftito del comando. Ma Liuia fpofata vltimamen- te ad Augufto > ambitiola di vedere nella lira prole il frutto d’heredita cosiapprezzabilej opero talnierite,clie matnraroiio i fuoi dille- gni.Non fu difficile l’ottenere,quanto poote defiderare, haueiido rapito il cuore, ela vo- lonta , pnrna d'eflere rapita ella ftefla dal fe- -> del luo legitime conlorte. Quelle bellez- ' (ndtego d’vna graue modeitia follecirarono > riwpc._ PIN A quefto gctmoglio della fua profapia,non fa- ccile pullulate moltiplicita di pretendenci nel poflefTodell’Imperio. Per aflicurar dun- que queftOjtioii mcno a Germanico, che alia propria ftirpe, mariroilo con Agrippina. Preuedendb forfe il Cielo l’ingratitudme di chi doneua mal trattare perfonaggio si meriteuole, voile precorrere in premiare il di Ini valore con la maggior gratia > che dipen- da da’ fuoi benigm influlli. Quanto piii rarer, tanro e pit! fe!ice l’incotro di fauorene’e dc- ftino, il confortio con donna,la quale ioften- ga contro la lnbricira del feilo, il niento del¬ la virtu. Ben e vero,che alrretanto men tole- rabiledisfauore della fbrtuna dene dirfnil no porer godere oggetto si priuilegiato, che tra le feiagure, ondeli patimenti d’anima si ca- ra,diairo maggior fenfo alle priuate calamj- tadi.Cesiaimennea Germanico,delle cui co- idTcezze in quefto confortio non ofo accerrar- liii, mentre le perfecurroni, alle quali ei fog- giacqne,non4iebbero colpo piii fiero per ab- irattere la fua coftaza, de’ trauagli, e pari me- ti della moglie. Nata dunque Agrippina di laiigue Angtifto, nel maritaggio continuo sri Jalmea nel medefmo lignaggio, e fora per- iienura col marito al centra dell’Imperio, fe, 6 la di lui virtu non l’hauelle ricufato , o 1’- altrni malignita non gli I’hatteiTe contefo.Le grandezze perd, come che ineritate, fe bene non pofledure, produflero li loliti eftetci d’- odio,e d’inuidia,che inTiberio, e molco piii nellamadrediiui Liuia, prendeano titolodi gelo/ia di Srato . Concorreano nel merito di quelle fingolarmenre le condition] d’Agrip- pina,le quali lapprefentando vna femina de- gna di Corona, dimoftrauano douerfi per quefto , ie non per altro al conferee vn Re¬ gno. participd ella ancora le confegnenze MOGLIE DI GERMANICO . i; della mala affettione de’dominanti, che ri- ftringendofi all'hora apparentemente nell’- vniformita del feiTo, fcnopriuafi folo in Li- uia • Efercito Id ftia virtu nelle perfecurioni, che indi r,;; 1 ceuano, benche non di gran mo- memo, di moltodifgufto ad antmogrande. Toleraua il tutto per non occafionare peg, giori trattamenti a Germanico> fapendo,che piii facilmente dalla nafcita fi concepilcono da Grandi gi'mcendi, per canfe anche molto rimote, elontane. Mortificaua la propria al- terezza col celare lo fdegno, che in perfona- giod’alto nafcsniento, non e vitio d’animo corrotto,ma di gran cuore, il quale no sa co« portarfi maltrattaco; in donna maffime, la quale non ha il perfetto dominio delle fue paffioni, o preftime di vataggio nella cogni- tione del proprio merito, equalita qualico- naturale , che pero delude lafenrenza di de- meriro. Quando aticora ecccded'e verfo i li. miti del biafimo , ritrattarebbonfi quefti per Agrippina , dalla gloria dotiuta alia Ida ho- neli.i > ranco maggiore, quanto, che non ne haueua efempio nelle donne piu ilhiltridd fuoi tempi. Era originale cofermato ali’idea della propria virtu, quello, che non era ad imitatione d’altra viuente in quei fecoli, an. zi dalla madre medefma, cbe in duro cfiiio prima, e dopo in vna miferabiie morte heb- be il caitigo meritato dalle f&eimpiidicirie Credo nato all’hora il concetto, che in attu¬ ne parti della Germania principal ;r fate con molta fecondita li fcorge a.latsrr .• ;:a ptattica: Che vna donna, quai.to pk: i'olle- uata di conditione,canto menoobligata ali’- ordinario coftume, pollapanirfi dalle vol- garileggi d’honore . In quefto fentimento finomitra lenza fpirito digrandezza colei, she permettendofi iuceppaca la iiberra con 1 4 AGRIPPINA decreci accommunati alle pin vilr,nonsali- braresu l’ale della volonca il compiacimen- to d'ogni ftio gulto . S'appella di gran cuore quella donna, che con le imyutiicirie ofa di cimentarfi contra l’autorica,da cur s’rmpone freno alle lue diffolutezze . Non era di si fal- fe madias imbeimta la noftra matrona, la quale con fpirici molta pin puii,alimentaoa vn’anima non iufetta, e quindi no ambitiola d’auualorare la ftima di fe medeftma con ler dishoneftadi. Germanico era l’vnico ldolo de’ di lei affetcr,i quali no (ognarono giamai pill dolci gli abbracciamenti dGlcro amante, oconlorte. Confideraua,che Pvnira mdiuifi- biie dal bene, & effentia'e alia pevftttione della Durinita , poter rendere perfetti anche gi-amorofi coieti.prir della molritudrne con- gum ta con la vmieta,cb’il modoacclama fo- laorigki.ede’veri diletti. Mentre I’accarezza- ua taluolca con le lulioghe , e co’ vezzi, che uetloftaco matrimoniale lafeiano iltitolo d’ amorofe pazzie.odi nacura li debolezze, non ccflaua d’efaggerare la propria felicita per qiu’lti legarni, cli'a!treaborrifcono,moftra- doli arnbuiola di perdere, non die il volere* il p icer’am ’.r’akri,che il fuo Germanico . A fomigliaari tenerezze no potena queffo negate la cor rifpondenza delfuoaffetto , in guila,che lagenerofica del cuore inuariahile a qua! fi h i accidete, comoneali negliauue- nnneii, onde fuccederne potena ad Agrippi¬ na, ocrauaglio, o diftnrbo. Fri necelStato a quefti lenfimecidal viaggio, chegii bifogno iutrapredere verlo la Germania,per afliftere al comandodegliefercici. Fir qnefto vn col. po politico di Liuia, eh’indufFe il regnate,co la ppareza d’honoreuole > prete Ho, ad alloca- narlodaRoma, done 1'aftettiohe fingolare del popolo piometteua al fuo merito I'lm- perio. MOGLIE DI GERMANICO- if perio.L'affabdita fua,accopagnata dalle pit} gratiole maniere, pagaua qiiefta buona vo- lonca a prezzo si gradito, che quelli s'inuo- gliauano tanto maggiormente divedere lo¬ ro rtelEiper cflere {oggetti al di Ini dominio. S’aggiungena il merito d’Agrippina, adora- bile per la fua virni,amabile altretanto pet li fuoi modefti coftumi, e cortefiflimi tratca- menti. Tale fu il ptimario motiuo,che co la ragionT di State periuafe ragioneuole l’odio cGntto *i Germanico , anche nell’Aua, e nel Ziobenche perobkgo di Natura pofia fti- tnat/i inalterabile la legge d’amare fingolar- mente i nepoti.Linia principalmete,la quale dubitaua preoccupato a Tiberio i! thtono, s'iropiego co la tramad’ccculto fdegnonel- l’ordimento di quanto complma all’intereiie di State . A fua ftiggeftione ptio crederfi fof- ferilolta lalorananza di Germanico da Ro¬ ma , a fine di terminate vna pi itiata garra co Agrippina principiaca dali'tnuidia , e leuare queito monuo di gelofia. Eta impadronita dell’animo d’Aug.tdlo, dalla vtcchiezzafac¬ to maggiov.(p et 5icInauo dellelufinghe di si bella roatrona. Trionfando peio in ogni fuo defidetio,co la morte, b con l’efilio toglicua di mezo tutti gl'intoppi, daquali non per- metteafi ail’occbio deiia mete il vagheggia- re conbbero (guarded figliuolo nellafubii- niita del throno. Auuertiua beniflijno.che la plebe.come cieca richiede prefenti, in gnifa, che foggiacciano al tatto,qucgli oggetti, fo- pra de' quali cadono le fue padioni- L’vnico rimedio perb era quefto folo d’inuiarlo, con apparete honore.in paefi remoti,onde dimi- nuita nell’ablenza l’affettione del popolo,fo- ra macata la cura del fuo auazamento.Ncti- ficata , che fti a Germanico qtiefia deternii- uationcjci riconobbe la politica, fenmnueho perj 16 AGRIPPINA jbetodi penetrarla • Sapendo qual forma di trattare couega co gli Prificipi.che vogliono \edercotracabiate co ringratrameci leperle- cutioni, profcfso act* digratitudme perqiie. ftaipaliara col mato di rinuratione. Ofcna- do piiu anche, qualmente in vn’alo generolo s'afcriue a vilta, il l'icufare impiegOiil quaie pud eilercitare nell’armi il valore j ch cl’aia del cuorede’Gradi.Incotro procamer.ee I’oc. ca(ione,es’alleftl al viaggio. Agrip'JoaJcui comiferaua ilmarito laneceiTita d 0 *oggia- cere a patimenti di si longo camino,!n paefe madlme^naro piu vafto.tnnto piu horrido, dimoftrd coftaza degna della fuagrandezza, difpofta al fecondarela fortuna del marito . Co inrrcpidezza.offeredofi a’ difaftti, dauaa vedere I’affetto difprezzatore d’ogtii pcrico- lo.purche vidua a G'ermaiiico pote/Fe depo- ficare nel di Ini leno i timori,e riceuere fpirr- to piu ardito dal la cogiutione de’ corpi,e di 1 cuori. Quefta (elja diceua ) carre di Linia ef- fercicata cou 1 opera di Tiberio.accioche uel Cielo di Roma voi non biate )i loro fplendori. Ma chc.-'In qnd t’-*}d’horridez- za, done v’muiano quafi ef’ule. difligticrano- li le voftre glorie da quel lunie, checo le s5“ biaze medefmefira apparire il voftro meri- to I quefto Orizote. Io feguiroui anche tra le armi, certa^che i rigori dello ftato guerriero no offenderano la delicarezzade’ mieifenti- menthsepre inuariabili.qn fi foftegano dalla voltra preseza.Andiancene pure,che quanto piu lotani daH’inuidia , tatolaremo piu srici- ni alia fictirezza d’vna trauquilla quiete. La farm del voltro valore conferuara gli affet- tuoii concettidi chi v’ama, e per altrocanto non demeritaremo in cagionare liuidezza dv occhi, ne pi jnuidiofi, i quali non poflono ri- ^/popyresailc noftrc gradezzeiAOIcurato MOGLIE DI GERMANICO- 17 Germanico della buona mete della moglie T no conobbe altro particolare, che poteil'e re. derlo non promo a quefto viaggio-Parti, Ge¬ nerate delle legioni, ch’eratro fopra il R he* no, pofto ch’acqueto la comotione de gli a- mmi per la fua parteza nel popolo affetrio* nato.Cofiderado I’intentione d’Augulto,pii'i che le fuggeftioni de gl'altri; fu creduto, che ciofoffevn difporlo al pofleflo dell’Impe- rio.mentre fe gliene affidaua lo ftabilimento di parte cofi principale, Auualoro queita ere. denza l’ordine da lui dato a Tiberio d’addot- tarlo per figlinolo.tio oftate Phanerne qnelli •vn proprio, ode poteua ftimarfcche I’inuiar- lo cola . folle vn cofegnargli parte del domi- nio > codifl'egno della di lui fnccetrtone nell’- Imperio. Da chi non penetraua oltre quefte appareze formaiiaufi buoni augurijdigran- dezza a Germanico, mentre vedeanocofida- raalla lua virtu la riputationede’Romani. In Germania folamente cotinuauano qnefti ia guerra, per cacellate l’infamia dell’eferci- to perdtito fotto Quintilio Varo, che pero il rifarcimeco delle loro glorie fcorgeano tutci con lieto afpetto aSidaifi al merito di perfo- naggio,non meno ammirato, che amato. Fu duqueAgrippinain quelle Prouicie,per pro- porre vn rheatro delie foe vim;di,e per fon- dare vna fchola, in cni leggendo con i'esepio, infegnauail regolare iediilolurezze proprie delle feimnedi quellanatione . Sottotitolo di liber ta, introducono vna sfrenata licenza, che neila corruttione de’ modefti coftumi, fa cadere fracido il vago frutro dell’honefta.In- fegnaua queita matrona qualmete il pretio- fo valsete delia liberta.la maggior era le pre- rogatiue dell’huomo /no deue impiegarli in comperare il vitupeno pin abbomineuole deil’Iuunanita. Non ritirauali dalla conuo fatio- *8 AGRIPPINA fatione, a fine di no dar a vedere cosi imbel- le la propria virtu,che folk necefiafro medi¬ care pretefti dal la fuperbia- Fralamifchia anchedi molti,mai nontemeua di perdereil fuo Germanico, perche l'haueua si a cuore, ch’era il fuo cnore medefmo. Gli occhi ha- ueanopatuico cogli affect; di nodilgiugerfi dal fuo conforre, la done, qnado era abfente, mai no vedeafi partiredal propriofeno,per¬ che iui faceanocorte^io alia di ltfi imagine. La bocca hauea offeree in voto le fue gioie alle fotc glorie di Germanico,che perono ne faceua popa nel rifo, fe no quado fi decanta- uano !e fue lodi,o s’efakauano i fuoi trofei. Non l’atterriuano, benche fcmina di tem- peramenro,tanto piu delicato, quanto era di fangue piiinobile, Ii patimeti del capomili- tare. 5u 1'orme guetriere,incocratia ogni fte- to, e per non ifeopagnarfi dal maiito fi con- fondeua tralearmi. Stimana ficuri iperico- li, metre nella lontanazadal marito, eraper lei perigliofa la ficurezza. Querelauafi tal- uolta dolcemete feco Germanico, pofciache alia cura,in cui 1’occupauano glieflerciti.do- uena aggiungere quella a cui I’obiigaua par- ticolarmete la di lei perlona. Diceale tal’ho* xa. Quanto piu m’obliga, 6 cara la fuifeera- tezza del voftro affetto, taro piu mi comoue la prefenza de’ voftri pericoli. Se chi ama te- me, cofiderate qual fia il mio batticuore nel vedcrui efpoifa all’incertezza de gli euentt Jnilitari, tta quali la copia delle ftragi fa ho- xnicidiali anche le ombre. Se v’aggrada kef- fere fempre meeo baftiui la ficurezza d’elTe- re nel mio cuore,& infeparabileda’ miei pe- fien. Compiaceteui perod’allontanarui dal Capofermandoui in poflomenperigliofo per noanguftiarmicon lofpauento,il quale tra i rumori guerrieri,uon fapendocome in¬ tro- MOGLIE DI GERMANICO. 19 trodurli nell’aiiima.s’mfinua nella parte oc- cupata da gl* affetti, che v’adorano II tetate (rifpondeua Agrippina)la mia iontanazada voi, e vn procnrarmi la difperatione • Ogni piu infaufto accidete,fara per me feliciffimo quandohauro prefenteGermanico. Vhirei troppo inquieta neli'obligationed'attedere le mioue del voftro bilono ftatodagli auuifi affidati alPaltrni diligenza.non mai si prota, quanto e ardete il mio affetto. Oltve, che ne farei fempre gelofa,non potendo fincerarmi co gli occhi miei medefmi • Morirei troppo addoiorata, fe occorrendoui alcun finiftro, fofti necelhtata al roder me ftefla, nel confi- derare, che fe foffi ftata con vor, hautei forfe potnto feruitui di fcudo.e di fchermo contro ogni pericolo. No no conforte.Agrippina no ha cuore per abbandonarui, perehe no paci- Ice incoftanza ,■ da cui poffa variarft lagran- dezza delliioamore. La carriers della mia vita. deue copirfi in fcorrerela forte medef* ma con voi • Quando anche fia abbreuiato il corlo da qnalche crudefe mcontro; non oon- dannarol’eflermrpofta in quefto arringo, one ad ogni bora polTo hauere la meta del voftro feno,a cui fola afpiro. Co firaili fenti- menti ribattena quella mai fempre i colpi dellepregbieredel marito >• il quale doueua veder efpofto a rifchi si grandi vn si pretiofo theforo, con doglia aftas maggiore, mentre s’aiianzaiia in conofcerne il valfence. Qtiefta coftanza d’affietto, & intrepidezza d’animo uella moglie, non mai piuaffifte Germani- co dall’hor quando i’ammutinamento de gll efferciti potto troppo vicini gli precipitij. Publicoffi nelle Prouincie anche piu rimo- te la moi te d’Angufto,- notificata del pari co la fucceftione di Tiberio ; poiche non prima 4 'haiier aiTieurato a quefto l'Imperio, vnole Liuia io AGRIPPINA Liuia manifeftarlo decaduto • Le arti vfate in Roma,per fopire le riuolutiohi, che aitri- menteforie haurebbe deflate queflanouita nulla giouarono con gli affend- Conaftute maniere, negodaua non meno la mad re, che llfigliuolo, omoftradodinon voler vftirpa- xe la Iiberta col fuo commando,onde cedcua 1’autcorira al Senato; 6 fingendo d'honorare i pin medteuoli, e fauorire quelli, che mag- giormente erano amad dal popolo. Quindi principalmente procurd Tiberio con moltoardore, e follecitndine il Procon- folatojrfcgnita di grade ftima, a Germanico, al quale ben fapeua da mold in Roma augtl- radi la di lui forcuna. Con tali ardiicij,men- dicaddalladiflimulatione primo elemento de'regnand gli riufci 1’ingannare i Romani, & impedire leriuolte, cheal /icuro haureb- bero lufcicate i malcontenti,i quali efclama- iiano per non veder il tutto ail'orbito da vn folo, fotto nome di Principe, onde pareua ioro, che ii riuuouaffe I’aiadca tirannide de* primi Regi in diminutione della tanto ap- prezzara Iiberta. 5’aggiungeuano i partico. Ian coftumidi Tiberio , chedigiahaueano acquiftato I’odio poco men che commune, econ poco buone fperanze di buondomi- nio, haueua perluafo quelli al defiderado. Abbortiuano fopra ogni altra cofa l'obligo di foggiacere a Liuia , non tanto perefler fe- roina, quanto percheco’fuoi vidj reudeua molto piu abbomiueuole l’imperfettione del feflb: E pure doueano fupporre, she queilo fr fora regolato in tutto a’ di iei configli, nientre ne riconolcerebbe la vita» come figli¬ uolo, e la grandezza,come Imperatore . Cio nooftairte,li primi moti, che poteuano rau- tiolgere la fua fortiina, prima, ch’egli 1‘aflo- dafle, furono fuperad dalle prime apparen- MOGLIE DIGERMANICO; « , ze. L’oggecto, che troppo s’approffima a i fend, gli opprime, in vece di crarne 1’atdonc lor propria, in conformita di che liiccedene gl’intereffi grandi, che, chi gii ha su gii oc¬ elli, menoglivede. Non altrimente tegui, cheingannaci in quefto negodoi Romani, adenrirono alia fchiauitudine d’vn Principe conofciuto d’intrattabili manierc, anchein pofto di priuaco. Se forie non fu, che la ma» dre,tanto piu prodiga di lafciuie,quanto era ricca di bellezze,compet'd la volonta de' piu principali. Non coii faci/mente furono impedin' gli foliti efFetti della mutatione del Principe lie gli ellerciti, che fperando maggior vataggio nelle conRifioni, ftimano tempo opportune* al lolleuarfi quello d'vn nuouo Principato. Conofcono qualmente non e Politica di no- nello Principe il precipitar ne* rigori,!adoue effi piiiardicamente diucngonoeontumaci, e diiubbedienti. S'ammutimroiio le legioni, ch’erauo nellaPannonia, e per acquetarne il tuaiulro, dopomold dilordini, fli necefla- rin inuiare Drufo fteflo figliuolo di Tibe- rio , a fine di riordiuaregli afFari. Neltem- po medefmo, fegtiile veftigia di quelle,la foldatefca, che verib il Rheno militaua fot- to il fupremo commando di Germanico. L- ammudnamento di quefti, fcoppio in vna Ferocia canto piu fegnalata, quanto che era fenza alcun capo. Sperauano chhauer adhe- rente al lor pattito Germanico, fupponendo che non hauerebbe comporcato Mmperio d’akri, vfurpato al fuo merito. Eraegliin quel tempo nelle Gailie, occupato inefig- gere le contribudoni di quelle Prouincie, deftinate al niantcnimento de gli elerciti. L’aimilo di quelle nouitadi io richiamd bentolto, si che oon lacelenta deli'arriuo f mi- it v AGRIPPINA impedi li progredi delle fttagi de’Tribuni, e Centurioni contro de’ qua! i fenz’alcun fre- nos’eferciraua il furore de gli ammutinati. Taliperonoapparueroa frontedi Germa- nico, prefentandofi a lui con ogni maggior fegnod’oflequio. Procurauanopin tofto d’. indurlo al commiferare i loro mali,per obli- garlo poi al compatirele lororifolutioni. Conofceua benidimo 1’afFertione de gli foldati,in guifa,che difsegnando edo d’auua* lerfene a fuo pro hanerebbe in vn momento acquctate Iefeditioni-Ma yalutando legran- dezze dell’animo, piu che quelle del domi. nio, voile moftrare quaro iugiuftamence era fofpetta a Tiberio la fua ambitione, meutre preualetiadi granlongala virtu.Preleil giu- raraemodi fedelra per edo dalle Prouincie vicine,foggette a Romani. Quadopofciada loldaci tumultuarij fuvnitameteadedo of- fertol’Imperio,fece vedcre, ch'era tanto ab- bominato il penfiero d’adentire a quefta propofta.ch’.efacerbauafi folamente all’ vdir- la- Scagliodiquafidal tribonale, fuggendo quel polio anche permedogli.in cui nulladi- roeno pareuagli d’ed'ere in ftato,il quale ap- prouade le loro offerte. palefarono quelli la volontarifoluta, mentre feceroadherente al loro partiro, la foiza, a fine di lafciar crion- fante la propria elettione. Gli sforzi, ch’ef- fendo di genre indifcreta, e regolata iolo da vehemente defiderio, fe bene fono d’amore, riefcono taluoka importuni, e molefti,dege- neraronoin queftaoccafione ancora. Nati dall’affetro, li viddero nodriti dal furore di maniera , chepertinaci gli ammutinati nel penfiero d'hauere Germanico per Impera- tore,lo neceditarono a rifolutione d’vcader- fi.fignificando edcre piu elegibile la morte, cue il mancamento di fede. Simdata la pro¬ pria MOGLIE DI GERMANICO- zj pria fpada, contro fe !a riaolle quali in attai di caftigo, perhauer foliecitatacol fiio me- rito lomigliante oblatione-Ne per quefto ac- to pure puote rimuouerli dal polio l’oftina- ticme di quelli non accreditandolo forfe pin, che di flora apparenza, Non mancarono al- cuni i quali ponendo in bilancia l’hauerlo, A dominance, 6 mono, fi copiaceuano, ch’egli fpingeffe nelle vifcere il ferro, fe ricufaua di fbftenerenelle mam, lo fcettro. Euuichi lo pcrfuafe al ferirfi, e chi aucora lodando la propria fpada di miglior punta, n'offeriua a Germanico il cabio,con la fua, peraflicurare sii l’acutezza di quella aperto Padiro alia morte. Quindi pub conofcerfi, quanto liana congiunti alle altezzeli precipitij, metre del pari s'offre, e la cadtrea, e l’alcefa . Ofleruifi pur anchequanto pazzamete fopra l’affetto di genre indifcreta , 6 di plebe confula fon- datal’vnole fuelperanze. Vedanoquefti, quanto facilmente in vn giro fucceda l’offer- tad’vn’Impeuio, quella d’vnrte fpada, & al defiderio di goderlo regnante, quello di ri. mirarlo eftinto. Propriera deJle mondane grandezze . Auuicina la fpada alia gola» chi ponelaCorona stVl capo.Si frapolero li pin inrrinfechi di Germanico ritirandolo con molta quicre verfo i! fuo padiglione, per iui confuitare il rimedio daappiicaifi a quella infermita di Stato.L’amore d’Agrippina,fer- ua in quefto punto al dimoftrare ii lentime- ti d'aftanno, che le colpirono il cuore, a gli auuifi, chegiunferodeldiluipericolo. La farna, auuezza mai fempre ad auuanzarli co le menzogne,loriferiua,hor ferito, hor mot¬ to, in guita.che anguftiata l’infelice, col*im- preftione del dolore riceueua in le tutti li coJpi, & eftetti infieme, che li defcriuano (e- guici nclftiarito. Voile correre alio fpetra- colo 14 AGRIPPINA, colo.difegnaua precipitarfi tra le ftragi, per eilerue o copagna, oliberatrice. Prefumeua, anche cotro tati, 6 di foftentarne la vita, 6 Ai vedicarne la mocte. Cofufa in soma.piti del- Ie ccifule voci, che l’affliggeuanos’ineamiud vetfo il coforte. L’arrefto il dolore,metre tal moltitudine.laquale feruiua all’altto no me- no di cortegio, che di ficurezza,no puote di- Icernere di lotano il vero dall'imaginatione: onde da quefta,che prefagifce mai iempre il peggio, fit perfnalaal credere, quello eflere leguito di popafimebre. La languidezza fo- fpefe nel cuore la vita,fermd parimete il fuo corfo, fin che la prefenza di Germanico vino feceriforgerc ogni fpirito, che no poteuain. laguidirfi a vifta dell’ata lua- Intele il fuccel- fo,ne penetro le cagioni, e conobbe il fonda- mento delle parole,che prima l’imbeuettero di falfa credcza • Haurebbealtra donna per- fiialo il confotte ano ricufareVImperio, gia che quelti sforzi erano bafteuole prerefto per moftrarne in appareza impoilibile il ri- iiuto. Oltre,che in vn nipote, e figliuolo po- tein mai sepre darii a credere migliorerifo- Ititione l’accettarlo, di quelle fofle il rimet- terlo adifcrettioned’infuriati, li quali con maggior pregiudicio, copirebbero in altri la loro oftinata volota-S’aggiugeua l’opportu- luta della forza per auteticare il matenimen- to di quefte gradezze approuate ficuramete nella di lui perlona dall’adhereza del popo- lo Romano Poteua follecitarfi co lo ftimolo della vendetta, motiuo di moltapofsanza in animo generolo.da cui viene tal’hora aftrec- to a non ordinari penfieri.quado ha che fare co Principi, cotro de’quali no puo procederii nelle ordmarie maniere. Fit lotana Agrippi¬ na da quefte chimere, che ben m’allicuro le laraano ftate liiggerite dalla mete,in confer- roita MOGLIE DI GERMANICO. z mita delle coditioni delfeflo vendicatiuo, e fuperbo. L’auidita di reguare,chh'n moke fe- mine hagenerati moftri priui d,’humane se. biaze, no puote cagiar fembiate ne gli affettj di quefta matrona > come che erano auuezzi di cofrotaifi mai (empre a fentimeti del co- forre,e regolatfi alia nobika del fangne. Era quelti il fuo fpecchio, in cui rimiraua quale doueffe renderfi in conformita de* piu lodari eseplari-.no gia vn chriftallo.in cui lufingado il propriovolto gli perfuadede di poterdi- uenire vn fimulacro di Celefti bellezze. An- che in fecreti ragionamenri col marito , non dapeua tradire la nobika dell’animo, & il ri- fhetro de’ fuoi configli, era mai fempre 1’af- fermare,qualmente era meglio il dimoftrar- li con atti di tanto merito degnodell’Impe- rio , che per fimili dude giungerne al pof- leilo.Tca capi dell’efercko fi confulto la for¬ ma di fopire quefti tuauilti, ftabilita no fen* za frutto in alcune flute lettere piene di pro- mehe, come che fperaze fe beu vane, copiac- ciono la foldatefca,metre ne rimane gonfia, fe non far/a, Dall’arriuo de gli Ambafciatori mandati dal Senato ,fi fconcertarono cutti li difegni d’aggiuftamento . Glicolpeuoli, che da rimorfi della colcienza vdiuano iutimar- fi, quelli elTer venuti per pimire col loro am- mutinamento, rinuouarono piu feroci la fe. ditione. Il timore del caftigo era vn fuono, che gli richiamaua alcimento della concu- macia , riloluendo di morire, come foldati nel furor dell’armi, piu toko, che, come rei mancare fotto le rnanaie, 0 tra’ legami. Co- nofeeuano lagrandezza della colpa, laon- de,comedifperatinon fapeano cheinferoci- re, per isfuggime la pens. Sli'l mezo della notte,metre le cenebre po- teano dar fpiriio alia loro remeritadi fpinfcro B con . 16 ' AGRIPPINA con grand’impeto verfo la cafa di GermanT- co. Vollero hauer in lor potere l’infegna pu- blica, 6 Confalone, ch’apprefl'odi lui, come Generate fi cuftodiua. Abbondaronogli arti piu impertinent!, co’ quali vna molritndine fregolata, vfai! far notalapropria volonti. No curauano parole cortefi.hauendo gia po- ffa in difpreggio 1’autorita, ondefin’alle nvi- naccie, & alle violence lafciarono fcorrere i Ioroiiirori. Cedetre Germanico, dopd d’ha¬ lier praticate lemamerepiu dolci peraddo- mefttcare vna tanta fterezza,gia che non po- teuafoggiogarli. Di lorosforzr auertiro, che doueacoftargli la vita la negatiuadi quanto pretendeano, conchiufe che qnefta, si per fe, come per la Republica, era perdita da non potfi in bilancia con Pacquifto da gli altri pretefo . Quelli ottennto il Confalone: quaff che haueflero rubbata la vela alia fortuna, ff diedero a correre per le ftrade, parendoloro di nauigare verlo il porto delle contencezze. Stimauano di militate lotto lo ftendardodi liberta,oppugnando pur troppo fieramente chiiuique incoutrauano, da cui pauentaffero d’effer fatti, ouero anche nominati loggetti. Hebbe la dilgratia di quefto incontro Muua- tioPianco capo dell’ambafciata, giudicato autore de’ decteti del Senaro, i quali fogna- uanff portati in loro fupplicio,forfe pergiu- ftificare qudlo nnouo tnmulto. 11 maggior maledi cui dubitallero era, che foffe lorori- tolto cio , che per via di (editione haueano eftorto. Tanto puo l’interefle ne’ foidati.-ran- tofi pareggia il valfentedel fangue, edell’- oro.che a prezzodi quefto (olamente, quel- lo ft veude. Sotto quefta ombra di timore, ff vide abolita ogni luce di difcorfo , e quindi violando le leggi delle amba(ciarie,ofieruate anche tra iiemici, con la vanguardia delle in giurie. MOGUE DI GERMANICO: i-7 giurie, inuiarono la battaglia de' mali trarta- 'menti contro Planco, e compagni. Gli hau» tebbe oppreftila Retrognardia delle ft rag i, fe quefti noiiauefle aflicurati la fuga.e quei- 10 la Religione,mentre ritiratofi negli allog- giameci della, prim a legione,abbi accio le in- fegne.e le Aquile Altro (cudo imbracciar no poteua contro li colpi di qtiegli infiiriatijda qualinonetauialtra difela , che lealeddi- la nutvicedelle glorie Romane.Sopragiunto 11 giorno,patue,che le faccie di ciafcun folie- ro vjcendeuolmente libri d’accufe delliloro malt porcamenti.Confilli pero fe non pelstir ti i colpeuoli mitigarono il furore>e ceflaro- no dalle infolenze- Raffembratono pill atto- tiiti, che quieti nel filentio preftato alle ri- prenfionidi Germanico, liquate inpubljca adunanza, efpofelagrauezzadel loroerro- re. Moftro di credergli Arpie.non meno nel- la crudelta , che nella conditione di ramie-' deili., quando nelleacque della conettionC poteffero vedere la bruttezza de' propri ma- camentr. Pertrargli perod’ogni folpetto di machinatione a lor danni nella venutadegii . Ambakiatorqorigine di quefte vltimerinol- te) rimandoll i tantofto con ilcoita di moltai Catialleria. Nonii.placarono conruttocid li fedjtiofio eftendo ordinario, che fimil gen- te al zedere.ch’iloio maggiori cedono a lo¬ ro sforzi > infuperbita gode di vendicare con quefto freno qiiello.con cui efli vfnrpano al- trimenti la loro liberta nel commando. Ol- tre che datla mala colcienza perlhafi alia co. tinuatione uelle colpe, ft compiacciono di quello ftato, in cui con vantaggio di felicita* fi fcorgono fotcratti al dmogiogo dell’vb- bidienza. S’aggiunge pur anche,qualmente per la hlperbia de’ Grandij a quali riefce in. tolerabile il dftpreggio de gl'mferiorqdilpe. • B i randQ 5.3 AGRIPPINA rando cffi il perdono, procurando d’andas impuniti con que’ mezi medefmi, co* quali diuennero delinquenti. Credono difficilmen- te alle promelTe,che gliafficuranodi pronta reftitutione della gratia de’ Principi, li qnali bcn’c no to fingerfi proftrati nel fonnodell’- obliuione.con buoneparole, porgendo qua- fi or(i la lingua, fin che s’ofFrc l’oppommirj d’nigoiare le incauce formiche, & afl'orbirle nellefanci del proprio ligore. Fii commodo 1’ofl'eruare foniiglianti cocettiin queftiam* mutinati, li quali in vn volto mal compofto palefauano la volonta non ben djfpofta. Co’ gefti ruuidijCon vn fufiirro, benche tacito,di- moftrauano l’animo contumace, e la mente agitata tra le tempefte d’orgogliofi penfieri • Quindi gli amici di Germanico lo perfuafe- ro all’yfo del fiioco, e del ferro, mentte li le- nitini non fanauano quefta piaga, in modo, che ad ogni momento non douelle dubitarli riaperta. Condanuauano la (ua troppa indulgen. 2a , dalla quale li ribelli fatti piti temerarij > auanzauano a meta indifcreta le loro info- lenze. Diceano, eflere pregiudicio alia tipu- catione del grado , ilpermetterepiulonga- mente trionfante la perfidia di coloro , che diuenuti quefti caualliindomiti, esfrenati, & habituandofi facilmente a quefta diftolu- ralicenza, haurebbero ricalcitrato alpren- der nuouo freno, ancorche raffembraftero quieti nel palcerfi in quefta Iiberta» e nutrire li propricapricci. Ch’era ageuole il rintnzzare il Ioroorgo- glio con le forze dell' elercito fuperiore , il quale perfifteua in vna fedele vbbidienza, col vantaggio d’hauer quelli coadiutori nei caftigoi e prelenti nell’elempio, ch’a loro medelmi foraftatoj vn’inlegnainencoj per rego- MOGLIE DI GERMANICO. 19 rego'are le loro attioni. Che non poteua du- bitarfi ripugnadero a quelto , douendo anzi crederfi ambitioli, 6 d’imporporare colfan- gne de gPinfedeli- la gloria della propria fe- delca > o di punire quelli, ch’offendeuano il titolo di foldato Romano- Che in fomma la clemenza deue vfarfi da Prineipi, all'hora che hauendo in lor balia gli delinquent dan. no a vedere quella eiler eftettodi cuorema- gnanimo > e di benigno volere, non mentre ■vagando effi liberi trofei delleproprierifo- lutioni , danno a vedere mancamento di po* rere, non eccdlo di benignira , in chi non aunale di pungente ftimolo, per rimettergli fotto il giogo. Non aflenciua a quelle maflirne Germa- nico , il quale non conofceua il male cosi di- fperaro, che doueffe applicarfi riroedio vio- Jenro . Il precorrere la neceflitacon le deter- minarioni, che deuonoriferbarfiall’vltimo termine, e vna politica, la quale precipita moUi.efponedoglipoi priui diripieghi,do» ue gli richiederebbe il maggior pericolo. Se diuerfi non foflero ftati li configli di quel grade in Spagna, no fi lagnarebbe hora quel Re della pet tinacia de’ribelli in Catalogna,& IPortogallojco pericolo di riuolutioni mag. giori, che minaccianola caduta della Mo- narchia.Ne'particelaricimeti s’ofleruanoda piu auueduri il trattener i colpi.fin che il ne- mico habbia fcaricate le lue armi,efsedo gra vataggio l’hauerco che fenre , quado l’altro no ha co che rifpondere. A tale ftato (diceua Germamco ) haurei ridotti quefti intereffi , trattatisii le prime co ecceffiuo rigore.e col- l’impiego delle forzeiche pollono autorizar- negli eftetti. No potrci operate cofa di pid» quando pofcia dalla leuerita irritati > hauef. fero rinforzato il partito della loro feditione* 2 i Vua JO AGRIPPINA Vna fiera difciolra, che ha fpatiofo cam- poallafuga, 6 grande poflanza per riuol- gerficoncrochilaperfegue, lift predacon occulti lacci, e con inganni di fimuiata, 6 anche vera dolcezza d'amorenoli trattamc- ti. Quaudo la mia clemenza degeneri nel •reditodipuullanimita, (apro ben’io rifcn. tirmi > e lafciaro la mano a colpo tanto piu peffnte, quanto piu longamente 1’hauro fo- ■ ftenuta. S’arrendeuano gli amici a quefti fenfi del¬ la fua prudenza , non pern coii facilmente cedeua l’affetto alle di lui rifolurioni. Conjfi- derauano li pericoli, aquaii loggiaceua eglr con la moglie,& il pargoletcOjinentre la foL- datefca ammutinata, qr.afi mare cangia 1 m- prouifamente la calma in procelle. Vna vo¬ ce anche falfa,e vento baftenoleper folleua- re li frutti«& inferocir le onde, dalle quail ri- mane afforbira»> e la grandezzae la vita di chi intraprende la refiftenza al loro inipero. Non occorreua mendi care pruoue lontane>- inentre cio, ch’era feguito alia venuta de gli Ambafciatori delScnaco (comes’accenno.}; confermata J'imminenza di morcali perigli. Doueua crederfi lenza riguatdo in effecrua- •re le ftraggi del Generate fteflo.chi per lieue cagione era ftato ardito dimmacciarle nel- la di lui propria cafa. Perfaadeuano pevo •Germanico di ritirare Aggrippina,& il figli- nolo in luogo immune da-quefti pericoli. Gia che proucder non poteua di maggiore -licurezza iafua falute, non conuenendogli -abbandonare iliiio polio in quelle riuolu- tioni. Difendeuano ,e(lere necefiario aflicu- tare le lue reliquieall’Auo, &alla Republi- ca. Lo pregauano di non laiciargh pit! eta qnegh-infuriati; eviolatori d’ogni humaiia -kgge , per non offenders il diritto della na- < tura,.. MOGLIE DI GERMANIC©, p tara, e dell’amor della patria. Gli fuggerma- no,qualmente, l’obligaua,e Pvna, e 1’altto al non permettere efpofti a rifchio si grande ij fondamentijSi della fua prole, come della fe- licica, e grandezza di P.otna, Quel cnore generofo, impotente al colleen pit timore, s’altero a quelle propofte.che lo neceflitauana a temere gli altrui pericolic Ma pure.quando gli licordo il penfiero, cbe il preuedere la perdita ,, de gli oggetti piu graditi, e obligations, di chi deue pvocurarc d’impedirla 3 .conobbe ancora, che I’effetma- re cid) doueua aferiuerfi, non a timidita. ma apradenza. Rifoiuette dunque diporre in faluol’ animaiua , doe Agrippina, e le pro- prie vifceve,cioe il lor commune pano, con- lolandofi nella loro falueiza.che mai la cru- delta del de/tino non haurehbe poturo com- pire la fua morte. Participo alia moglie quefta determinations eon {'entimenti poco ■ diuerlii. Non poffeggo in queft’o mondo oggettp a me piu caro di voi, o dilettaccnforte* A me perdpreme maggiormente la confertia- tionedelle voftre fortune, che quells della mia vita,.Si riftringoao li miei trauagli nella cura di rimuouerc qualunque cofa,che poffa moleftamijO di ritrotiare tuctocio, di cui mi fingo potiate compiacerui: In conformita di quefto nVhabifognatoaffentire alia rifolu- tione di vitiere lontanoda vai per alcun tem¬ po. Loftatodellenoftre difgratie v’e noto d’indi ofleruar potendo, che non giouapha- uer vn tetto dloro, a chi viene minacciato ■da fulmini d’vn Gielo crudele. L’autorita del commando iii queftixfexciti.iio mi preferua dalla nedefsita di mendicare la vita medefi. ma con le preghiere. Per rabbia fatale ftimoj - piii de gli Dei, die delle Legioni, fcorgo fo- J3 4 31 AGRIPPINA pra il noftro capo pendente vna fpada, li di cui colpi, non so doue polTano terminate . A me cid nulla cale,poiche ricordandomi d’. dlernato permorire, mi confolo nell’vlti- mo termine delia mortalica, il quale pare la folaorigine d’ogni giufto timore. Li voftri pericoli, oamata conferee, formanointop. po nella carriera della generofita, doue nel poflibile de’ maggiori malij no rimtouano li penfieriaccidente,chelor artefti il corfo. No potete negare lanoticia del veto alia ftefca memoria de’ trattamenti de’ feldati nella ca- fa noflra medelma, mentre con lingue drfer- ro mi dichiararono la loro volonta. E come potro io tolerare , che dimoriate phi longa- mente, doues’approilimano le morti dalle fpadedegli amici,pill che dalla hoftilita de’ nemici h Non allontanaro dunque la moglie da quel tetto, fotto di cuili ftefti miei felda- ai annidano le ctudelradi, e le ftraggi ? Non fia gia veto, che nel dimoltrarmi poco pro- Uido della voftra falute, io mi paled poco amante del voftro merito. OfFenderei trop- po Agrippina, con fegni di poca ilima delle file qualitadi, fe nel procnrarle ficurezza> io non mi daffi avedere defiderofo di confer- narla. Hoelettaper voftra ftanzaTreueri, fin che mancando quefte perfecutioni, mi jjromettano di poter confignarui per demo licouero l’ombra della mia gradezza In que. fto mentre nonpoffo efferui leudodi pro- tettione,con l’autorita del comando; i! qua¬ le a me fteffo non puo feruire di fchermo. Compiaceteui d'abbandonamii: rifolutione (fon ccrtoj dolorofa per li voftri afFetti, nia neceftaria altrettanto per li prefenti afFari. Concorro alle mie pene medefme, eleggen- do priuarmi di voi, ma predomina all’amor guoprio qrjello, con cui v’adoro, e pur che near MOGLIE DI GERMANICO • 1 } non s’arrifchi la voftra vita , compiacciomi di perdere i miei contend . Quefta propofta fu la nieno gradita ad Agrippina, tra qtiante n’vfcirono giamai dallabocca delconforte, lidicnidetti fnrono lempre ricenuti fenza contrarietadipaflione . Ad vna femina, la quale pardua dall’ordinario del fecolo.fe no del feflo in amare il marito, non potena non rillfcire d’eftraordinario cordoglio l’obligo di quefta,ancorche bteue,diui(ione.Li moti- ui di quefta pattEza,ch’accennati da Gerraa- nico doueuano eider’ efficaci per approuar- la necefl'aria, nulla operarono. L’animo alii* fo nell’altezza, che pareggiatia lanobilta del nafcimeto, folleuadofi fopra lo ftato di don- na»no daualuogo altimore. Anche sul’erto delle piu difficili imprefe, 6 nello fcofcefo de’ piii finiftrieueoti, non mai fli nece/Iitata d’andar carpone, quafi macheuole di corag- gio,o di forza: ma diritta fi matenne ad ogni hora co’l paiTo d’vna irnmutabile conftanza. In conform ita pero degl’interni lenfi , non diffimilifuronol’efpreflioni della lingua. Quando altri, che il mio Germanico, di- chiaraile in me concetti dicodardia, haurei l’animo inclinato alia vendetta, pin che alia iifpofta.ll fupporre,che la colideratione de* pcricoli pofla atterrirmi, e vn palelar ambi- guita nel credito.ch’io fiadiquel lignaggio, il di cui inferto obliga, anche donna imbelle, al cangiar la natura delle proprie debolezze. Offendete voi medelmo > ftimando ch’io, in- calmata co voi nel matrimonio, pofla appa- rire feconda d’altri fruui.che d’vna virtu lin¬ go! are . Se pure no s’incolpa l’vnitierlal pro- uidenza,ch’il tutto difpone,onde fi ncghi all humanita il lolleuarfi oltre la propria codi- tione, con quefto mezo dell’incalmo: prero. gatiua»che liberamente fi cocede alle piante. B j Com- }+ AGRIPPINA Cornunqne cio ha , amore , che nel Re¬ gno de gli aftetti h a il prhno luogo.non per- mette il predomnuo a qualuuque altro ; che peio al tiraore di mille morthpreuale il deli- derio di non abbandonarui. Qua! male pa- liencar pofs’io vicina a voi,in cui tengO com- pcndiatoDgni mio bene?Qual ficurezza all’- incontropotro godere fenza voi, roencre le foie chimerecon fuggeftioni di finiftri euen- ti nella voftra perfona , hauranuo in lor ba- lia il trattenermi in perpetui tormenti. Qua¬ le an ini a doura dar fpirito alle rifolncioni di parti re : qual cuore dar il moro per e/eguirle fe quefto e nel voftro lenoquell’e indiuifi- bikdalla voftra prefenza/ Agrippina non ha vita; quando debba viuere fenza di voi. Ceflatedunque o conforte d’obligarmi alft- impoflibile; lie con quefte violenze vogliate fcuotcrela fermczza della mia fcliciti, inal- Erabile ad ogni accidente fuori di quefta lontananza da voi.Saranno fortunate le fcia- gure,quandom'accompagnaranno con voi; infaufte le contentezze , quando ne faro di- nila. Aitri efier non deuono li fentimenti d’- vhc moglie , moglie maftirned’vn Germa- nico : poiche il nodo de gli fponfali > e-lega¬ tee d’vmone, che dalle lole Parche lequali troncanoogni flame, deue difciorfi ; all’hor maflime; che fouo sigloriofi i lacci, canto foaui li congimigiroenti. Non tenrate perd piij'longaniente ; ocaro» di condurmi alia trufgieilione del mio debitor oallaperdita d’ogni miogodimento . Contende in me e- gnalmenre ( replied GermanicoJ la neceffi- ta di prmarmi di voi,con iaftetlo,i! quale li riHeme .come a propofta intolerabile - Sog- gucerei agfinganr.) deli'animo , il quale no am pcrmetEe i’oficruare pericoli, oil paueiw (sec Iciagute tri kdolcezze della voftra coo. uvvfa- MOGIIE DI GERMANICO. ?f uerfaticne. Ma loftrcpitodi quefti nmmuti- naci.e l’borrore delle loro minaccie.mi defta erichiamadal fonno , in cui mi trarte-ngono fomtglianti tenerezze. La face d’amore.c fu- perata dal baieno dell’armi, il quale predice imminent! i fill mini. Eleggo gli affimni di quefta priuatione, per difoggetmni all’obli- godi collerarnealtri maggiori. Non douec- te aiTenrire al vedere auricipata,6duplicata' la mia morte, e pur I'vuo efFetto teguireb- be il timore, fecondarebbe l'altro gli amie- nimencicontrari alia voftra falute . Se non admecre I’anima quelle perfiiafionr comuo- uafiagli fcongiuri, per la cuftodia della no. lira prole , per la vita di quefto pargoletto, • per lafelicita del parto, cbe (i va marurando nel ventre; Quelle folio ienoftre vifcere , la delicatezza rielle quali non rimarebbe, che empiamente efpofta al furore di quefti bar- bari. La femplice imaginatione che rappre- (enta quanto fucceder ad elfi porrebbe; ca- gionato dalla crudelta di quefte fifere ci.con.- danna con rimproueri di Padri poco after- tuofi, nslla rardaza in preferiiarglkla quelli mall. Phfuadamii quefti animati germogli del noftro sague, li quali no t-raportati altro- ue feorrono nkhio di perire in quefto rerre- 110 dominate da maligni influffi. Irifinuajs? utll’anima larapprcfenratione di’ qut.fi in* furiati.che a fine di faciare il loro fdegrxi, vc- gauo a lacerate, per beucre cpiefto fajigue in- nocente. Aliinie! m’inhorridilco. Scrmglian- ti penfieri deuono impcnar le ali ad vna ma- dre.per darle ilvolo al ccrcar ricoueio a*fuoi dilettbfeliuolL. S’inreneriEra quefti difcorft Germanico, ne ofleiuando lmuatioue alou- na. nell’intrepidezza d’Agrippina , mentre non poteua continuare le preghierp fi riuol- le a kogituarlacogli.jLbraccjanieutii.si del- ""Ef 6' veil,- ? 6 AGRIPPINA vecre.grauido,come del pargoletto gianato. Hot con l'vno. hor con l'alcro sfogado le tue tenerezzeda rifolueua in molte lagrime.nel. Jc quali fperaua di rimirar naufragata la co- flazadella moglie. Dall'inondatione di que¬ lle acque , prefumeua di vedere cratto fuori della fua immobile (labilita quel cuore,che radembraua in lui medefmo radicato. Non poceua,cheaugurarfigliordinarij effetti de* grandi profluuij liquali rapifcono, ecoildu- cono al moco cio ancora, di cui e naturale la fermezza: replied le inftanze,moIcipIicd il f ianto vnendo lempre qiiefli sforzi cogli ab- racciamenti, onde non difperla la loro vir¬ tu riulcirte piu efficace. Efperimento Agrip¬ pina quelle violeze di modo, che in profon- dololpiro diedeli a vedere anhelante per la fatica con cui fin’ a quel ptinto haueale role- rate lagenerolicadell’animo.Col filentio,co- me iflorditapnoftrdjd’aHentire alle preghie- re del maritojilquale cooperaua a quefta co- nofeiuta difpofitione.con le arti medefime, a fine di non permetterediftratci Ii di lei effer- ti dalla camera,in cuigias’incaminauano in conformit-a de’fuoi penfieri-Ceflate hormai, d diletco conlorte d’anguftiarmi co la necef- fita di quefta partenza ( efclamo finalmente la MatrodaJ Altri incanti, che queftinopo- teanofo^rauincere lamiarifolutionediHa¬ rare turtole maggiori feiagure , che pollano occorrerci pet no difgiungermi da voi- Que* fli caripegnidelle vollreglorie, mi perltia- donoal procurare la loro faluezza, acciochc quelle pollano ricomperarfi dalla pofterita nella memoria del vollro merito, chc appa- rira in quelle vine imagini. Come tali obli- gano la (uifceratezza del mio affetto ingui. fa, chel’occalionedi feruir loro di conlerua- rrice c abbracciata dame in yece della fell. MOGLIE DI GERMANICO- J7 cita, ch’io perdo nell’abbandonarui. Parto 6 Germanico,non ardifco diremarico, perche la rimembranza di confortio indiuifibile , non midiiliiada dal compiacerui. Vbbidi- fco in qucflo particolare, come moglie, noil come Agrippina.aflogettitala volonta a vo- ftri command!, manongiail corraggio al timore de’ pericoli; me ne vado. All Dei! E purem’edi meftieri muouer lipalliperal- lontanarmi da voi > Ben v’aflicnro ch J i miei moti pareggiaranno quel di Idione fopra la rnotadi mille tormenti • Andiancene , o fi- glio, infelici ambedue, mentre vinremo fen- Zail noftroGernianico. Ill conformita di quefti detti rifolnette di principiare il luo viaggio, Sc all’hora cefla- rono le parole fuccedendo i (ingnlti, & il pianto? di modo che puote appena con vn’A Dio prenderel’vltiina licenza .Sfaccuafi an- cheilcuoredi Gernianico, perdimoftrare, che mancaua ogni foniento al lumedelle liie contentezze, 6 pure nelle vincendeuoli lagrimc, liquefatteleanime, procurauano d’incorporarfi per conchiudere vani gli ef- fettidi queitadiuifione. Mentre in (omnia tra quefte amorol'e tcnerezze era tutta mol- le la materia de- loro afFetrijiielPimpretlione de’baci lafciarono (canibieuolmente liloro impronti> pin nell’anima, laquale gli riceue- ua, clieneilabocca, onelfeno doueerano depofitati. Ginafene dunque la moglie del Generate dell’eflerciro Romano, fenza fcor- ta di Centurione, priua del folito corteggio, non quail conforte d’vn Celare , ma come reliquia di Citta deiolata, 6 d’vn Campo diftrutto. — Queflo fpettacolo, fatto lagrimeuole dal dolore della fcofolata Agrippina li cui lame- ti meritausno il tribute d’vna comune pieta abbat- • *8 AGRIPPINA abbattela pertinaciade gli ammutinati. Co- fufi tra loro rtellkm.entre gliritnor&dell'ani- mo addicauano eglino medefmi coins lola cagionedi qiiefta partenza interrogauali P- v.n i’alcro, quale ftrauagaza folle quefta. Ar- roflniano nella confiderarione de’ mali trat- tamenti, da quali nemciio la mogliedel Ge* nerale.lalciauafi viuer ficura fotto l’pmbra del conlorte-Rammentauanfi leobligadoni, non meno di fede, che di gedlezza.ond’era- uo aft'recti ad honorare Agrippina , per la memoria dell’Auo, edel Padre. Aggiugeuaff il.di lei meriro particolare, di Pima tanro roaggiore,quaro, che ii’cra il valfente impa- reggiabile. La villa pur anche del pargolet- tOjil quale come naro in Campo, colinodri- to tra leLegioni haiiea fortito per prima in* ueftituradi grandezza PafFecrione vniuerla- k de’ foldsci.eta vn correttiuo del furor, coil cui eili in rermini si oppofti.efprimeuano gli interni setimeti verfo lacafadi Germanico. Sotro preredo d’honore ,,li ftimoli dell’in* uidia punfero p-iii viuaraetc all’vdire, ch’era incanaiuai a a Treueri per ini ritrouare afilo di (icurezza. Ofolle occultaantipatia,6 pri- uata gatra tra quefti, e gli habitad di quella Citta,. fi ramaricauano alio Icorgerfi pofpo- fti in cofideuza a quell), cbe da loro s’appet- lauano barbari. Rifletteuano fopra li propri errori, onde occalionata la diffidenza, (egui- uane, che gli altri lecodo il loro cocerco allai peggiori formarebbouo anche tacendo rim* proueri alia loro infedeka.Rauuedudfi perd della colpa,a frote delPignomiiua mburana di quefti diportamenti con vn Generale, vna nipote d’Augufto, & vn figlmolodefideraio per Imperatore anche tra le falcie, e volfero foftopra !a cataftrofe de’ loro orgoglioh pe- fieri.Fermarono Agrippina, co mtentityif di im- MOGLIE DI GERMAMICO. ?9 impetrarne da Germanico 1’ordinedel ritor- no - Andarono moki a tui per prorHiioiiere fimili defiderij conle inftanze confbrtnr. Da quefte prefe Gennanico il motiuo opportu- no , per infinuarfi eovn’acre riprenfionede 5 loroecceifi. Rinfeccio l’infedeka,e l'ingrari- tiidjiKivitij abbominatfanche dabruci, onde no-era coiHieneuole,cbe ne follero iufigniti ii trofei Romani. Ricordogli fconcijgeftqe le difordinate atcioni, nelle quaii ftrafcinati da vn eieco fdegno , haueano violata la fede, trafgredira la riuerenza dotmta a maggiori.e - niancatodal debito proprio di foldati. Con- chiufe in soipa in loro fcorno la neceffita di. cercare fchevmo dallaloro fierezza allamo-7 glie,& a luoi parttimemre quell a non tvaue..- nutad’akun fieno minacciaua di non atre. ftarli, (inche non-bauefloterminara lalinea- de’ Celati -> e dillipate le reliquie del langtie d’Auguito. Elaggerocontro il loro amnuni- namento, con parole rdentke,quaii poteua dettare il zelo de gl’mtetefli deLla Republi • cada cura della propria liputatione, & ii do- lore , chead ogni rnwnetopiurimugoriuafi' per la partenza d’Agtippina.DifpoRi gia gli animi di- quelli > che vdnono il (do difeorlo,- al pentimenroRi relero non difficilmtnteca- • paci della cognitione del fali.b commellb.Lo confellarono'jue chiefero il pdrdonove per )i pili colpenob lupp! icarono i 1 caft igo. A flieu- rarono la propria fedelta, facendo luftaza di fame pruoua a-fiote del nemic-o, a line di n- lareire col valore.quato Haueano perdutodi¬ gloria in quefte riuolutioni - Defiderarono, ches’iropedille il viaggio-della, moglie 3 ae- cloche non portalle lungile accufe della loro infedeka, IHegarono fimilmento per il ritor- no del pargoletto, !! quale non fenza rollore vedeano inneceHitids fuggite da cyielU, cho .pro- 40 AGRIPPINA Profeflauano di maggiormente amarlo, in e ta mallime coli tenera, eilendo inhabile an- che d’ellcr odiato. Gompiacqueli Gerraanico d’rna tale mu- tatione, poiche prefagiua in quefto miglio- ramento, la fanita di tucto ii corpo • Hauen- do pero imparato di non affidarfi alia vo- lubilita de’ loro capricci, nego di ricondurre Agrippina era’ pericoli, ne prima d’hauere aflodata la riftauratione di quefto edifi* cio, voile ch’ella ripatriafle fotto vn tetto il- quale lofteneua imminenti le mine. Hebbe feufa fufficience per cohoneftare le file ne- gatiue, nella vicinanza dell’inuerno>e nella proftima macurita del parto , di cui era gra- uidafta doue non giudicaua bene il tractener- lane’ patimentidel Campo, tra tumultimi- litari. Mentre dunque contimid Agrippi- na il (uo camino furonpuniti Ji feditio/i ad elettione de gli ainmutmati medefmi. Fu ri- ftabilita la difeiplina , che rimmefteil tutto nel poftodell’vbbidienza, col douutoriguar- rlo algrado dell’aurotita. Quefte Vipere, ch’oifendeano con venenoli morfi nel lorn- mo della lororabbia, feruirono dopocoa- tro il veleno d’altre . kqualinonauuertiro- uoancbeneglielempi prefenti> che all’m- grauidarli ditemerari penfieri, feguel’ob- ligatione di polcia fcoppiare nel parto . Con J'impiego di quefta foldatefca ridotta fotto leinfegne fedeli abbattd lacontnmacia dcl- ledue Legioni, cli ’erano in Vetera > le quali come furono le prime in principiare lafe- ditione , eosi afpettarono le violenze dell’ar- aniiper eilere le vltime in ritrattarla.Con tal’ ordinefeguil’aggiiiftamenco de gli elerciti, fopra de’quali haneua Germanico lo feet- $ro del commando . Potrebbe ragionenol- jnenteaferiuerfi ad Agrippina, mentre il (no MOGLIE DI GERMANICO. 4t inerito fatto adorabile appreflo li foldati, come aroabili erano le hie gratiofe rtaniere diede lume alia mente dc’ contumaci , accie- cati prima dalla paflione. Per non die re pri- uati di lei fi compiacquero di perdere la vo. lonta propriajC lafciarele fodisfatticni, che poteano attenderne con rignardo di non ef- fere abbandonati dalla fua prefenza. Scor- ganfi qnindi le conditioni fingolari di que- ftaMatrona> mentre obligauano ad artidi riconofcimento foldatelca , che tamo bafti per fignificare gente partiale folamente de’ propri capricci, & interdli, irragioneuole , anzi, che infenfata in ogni altro particolare. Viuonoeffettinamente in vn fecolo di fer- ro, nd quale non 6 molto apprezzarol’oro della virtu • Aunezzi al far nafcere, & al no- drire le morti ; non tengono cura di quelle qualitadi, che portano congiunta l’immor- talita. Cotrariarono alia propria natura Bel¬ la perfonad'Agrippiua > in cui fuperauano, l’ordinario della natura li pregi pill riguar- deuoli dell’humanita.Ella pero non riffiette-. uain taleoccafione fopra quefte hie glorie, ftando che erano forprefi gli affetti dal fen- timento cheprouana per la fiia lontananza dal marito . Gli affanni, da quali era per tal caufa anguftiata, puntuano le violeze d’ogni penfiero, cheofauarapire 1’animoadalrra cofideratione. Sofpiraua ad ogni rnometo la prefeiiza del fuo Germanico » la onde eflen- dofi cosi frequentemente fofpinte fuori le gioie del cuore, no ritrouauafi motiuo fuffi- ciete al fermar l’allegrezza nel petto. Hebbe auuifo di quanto era fuccedtito, aggiota pe¬ ro l’obligatione di vedere differito il fuori. toruo fin’al fine dell'inuerno , & alia felice forrita iuori della fua grauidanza- Rafsebra- ua vna sctcza troppo rigorofa, metre appre- ienta- 4i AGRIPPINA fentauafele il tempo prefcritto lotto credito- tii molti feco)i,che perdriufciua afpra la ne T certita di continuare si longamente Ie fue pe- ne. Alla letteradi Germanico.in cui le notifi¬ ed, fomigliante rifolurione,ella co fperaza di liberarfi da si duro cfilio, rifpofe in fenfi po- co diuerfi- Amato conforte. Vbbidij nel par- tir da voiallaneceilita.ch’intimauapericoli morrali,non meno a me,cbe alia noftra pro¬ le . Non cosi facilmente pofs’io aflintire ho- ra alle voftredeterminationi, cbe mi tratten- gono lontana, co pretefto di s fnggire gli pa- titnenti fotto la rigidezza della pro/lima ita- gione, 6 lotto gi i rigorofi trattamenti d'vn Matte fetoce. Doi'gomi,che il mio amore no habbia per anco auanzata la coguitione di fe m;definio,ingiiifa,-che pollada voi dubitar- li.qualmente meno mi cormenti il no vedcr- .ui >di quelio po/Ta affiiggermi qtiafunque di- faftro portatodall’intemperie dell’aria,o daL .temperametoproprio della guerra. Se altti- mente conofcefte.che il mio cuore e compa« ginato folo d’affettidiquali ricufano l’alime. to a!troue,che su gli occhi voftri,no m’elpor reftea raliftenti per farmi sfuggire quelli,, che riufciranno infen(ibili,ogni qual volta la mia vita e in tranlito alia Beatitudinej metre fono a voi vicina. Deuo credere ch’il mio a— more quanto pill tenacemente ft ferma nelI s .aitima per non abbandonarui, tantoinenoli diffonda efteruamenre.onde non.ancora fia- ui.noco. Non tenrarefte in tal modo d’accel- lerare la mia morte, fe conofcendomi in ve- •rogradod’ainanre, v’accertafte, non hatter io cuore,ne anima, che in voi ; e quindi il te- nernu lontana, edere vn’aimicinarmi al fe- polcro.Li mali.che hora poflbno temerfi.no fonodaporfiin paiaggio.coi bene, ch’iogo- dondluvoih'a preieuzamddeuo eleggere di viuere. MOGLIE DI GERMANICO- 45 riuere fotto vn tetto ficuro in agiato ripo- {0, in vecedi trattenermi anche agitata fotto gVinflulh del voltro fguardo. Permettetemi dunque o caro il ritorno, aiTicurandoni, che per lamiafalute, e per !a felicita del mio parto jiion euui, piu ficuro ricouerO del vo- flro feno itvcuffta la mia vita , e l'origine d’- ogni mia profperita. Accufard ogni breue tardania di tempo.che mi prolonghi l’hora> la quale fara deftinata al bearmi con l’auui- foch’io debba-ricondurmi ariuedermi. In quefto mentre fofpitando quel momenco, confolaro I’anima con la continuara rimen- branza di voi, e refrigeraro il cuore, coll’at- frarne nel refpiro aria, iflcui dalle mie voci fia fparfo jnai fempreil voftro noffie Aggtadi Germanico quefte efpreffioni d’- affettuofatenerezza, lionperd rifolfe di co- piacere alle dr lei richiefte,no variata la per* fuafione de’ motiuv'ch’apprnouarono gia la di lei lomananza. Non le difpero la celerita del ritorno , differitole con tutto cid, fin’al tempo' determinate, col procraftinatne le fperanze ; AfFermando il tempo non oppor. tuno, ouero il viaggioperigliofotraportaua da vn giorno all’ altro Piftctto delle pro- me(Te y onde trade ageuolmente laddatione al tevrninedifegnato. Vfcitadi parto^quafi nel tempo freflo, in cui 1 ’imiernofprigionato da careen di gido lafcia il letto delle neui,- le quali perodileguate !o feguanocon corfo precipitofo, parti da Treueri. Ritrouoil fuo Germanico appreflo gh elerciti, li quali col valore faceano appatir il di lui memo fe- .condo di trofei, fe gia tra le riuolutioni , ne procurarono la defpredione co’ mali cratca- menti. Lovide efalcatonel pofto delle pro. priegrandezze col fopranome di Cefare, e con titolo di Imperatore di cui 1 ’ haue.ua ■ . , go. 44 AGRIPPINA poco dianzi honorato Tibcrio . Tratto di quella politica, cheda Principidee pratti- carficon perfonaggi di ftima, li qualigodo- ro appreffo i popoli non meuo bnon cocet- to,chegrande autorita . L’abbondanza ddle grade, e il principio del mine , e 1’aggran- dirgli.e i! 1'olito raezo per precipitargli. No- driua Tiberio l’animo mal affetto verfo Germanico> in conformita di quanto lopra s’accenno, la done creCceua mai fempte in maligni penfieri, che difegnauano fradicare quefta palma, Ja quale folleuauafi, finquafi al liceuer per corona il Sole. Eftendeua di fouerchio l’ombra da cui parea all’altro di tcorgere occupati troppo apertamente li $>ropri fplendori. Se Germanico era in Ro- ana, vedeanii icgni cosi euidenti d’vn'amore partiale ne gli ecce/fi , ma commune nella moltitudine , habile ad ingeloffre anche vn Selenco, il quale, 6 non attendede, 6 non cu- raffe la nualita nel Regno,difprezzandone il poffeffo. Raflembraua, che ogni bocca bar- bottalle augurij di morte a Tiberio, per ha¬ lier quegli iuo f'ucceliore. Se parimente era trattenuto appreffo gli efferciti, pin alia Ico- perta trionfaua la pnblica affettione,fiiv’all*- offerta delbimperio. Ben ramentauafi.qual- mente con le violenze haneua procurato la foldatefca d’auttenticare il compimento de’ fuoi voti. Se in soma parlauafi di Ini nel Se- nato era di meftieri teilerne elogij, e proce- der canto ne’difcorfi , onde da vna minima parola non foffero contaminati li concetti troppo ben fondati delle fue glorie. Sefauel- iauafi di Ini appreffo la plebe quefto era vn porfi in neceffita d’appellarlo copagno nel- l’Impcrio,apparendo altrimente gli animi di quella, quad, che offefi dall’vdire prolonga- togli il dominio fin’alla comojita della (uc- ceffio- MOGLIE DI GERMANICO. 4f , cedtone. Se finalmente trattauafi di lui ap- preffo li foldati, non contend di dipendere affolutamente dal di lui comando , comedi lupremo Generale volean,ch’egli non cono- fceffe d’alcun altro la dipendenza.Cio ftante poteua crederfi che Tiberio folk miniftro di Germanico nell’Imperio, piiitoflo, che quefti miniftro di Tiberio . poteua diibirarfi che dal fuo capo medelmo, lapifte la corona quella virtu, la quale vedeafi eflere calamita di tanta forza.nel ttarre le co rone da gli ani- mi,e da’voti di tutti. Et in qual modo rendea po/Iibile il comporrar cio a Tiberio, che ol- rrc le maftime ordinarie in ogni Grande, vb- bidiua a quelle ancora , ch’erano dettate dal- la crudelta ,e fievezza fua propria ? Haueua mai fempre odiatoGermanico, fin daquan- do confegnatogli da Augufto per figliuolo, fit pofto in lieceftira d ’amarlo, L’amore del- la fua prole, efclufa dalhhereditar ildomi- nio,quando foprauiuefle la grandezza dell’- altro, sforzauafi di cohoneftare con pretefto di legge naturale, l’empieta della ragione dt Stato, Liuia puranche,prirna pietra lie’ fon- dameti delle glorie di Tiberio,in riguardo di quefto.ch’era(uo figliuolo,piu che d’Augu¬ fto girt fuo c6(orte,dirizzaua li penfieri della fua ambitione alio fiielere gli germogli:que- ftoafinedi lafciare libero il campo a auelli della propria ftirpe. Come con le lufinghe domino il marito nello ftato maftime della fua vecchiezza(eta che per il freddo a fe eon- giunto,ama vicini gli ardori di belta femiai- le) cost regolando il figliuolo con l’auroritj dell’hauerlo partorito.no meno alia luce del mondo, che al lume delle gradezze maggio- ri, dilponeua il tutto a fuo capriccio. Le riu- fcj pero ageuole Tordinario la trama delle fue pafecutioni, conforme la perfidia dell’- 46 AGRIPPINA animo, che douena feruire all’interefTe cTi Staco. Con tal'occaGone ancora preparaua sfogamento alprurito della fuaxabbia con- tto d’Agrippina, la quale fora decaduta neb le perdite del marito, come folleuauafi ne' luoixrionH. L'odio priuato conqueftaper 1'obligod'ammirare in lei la fuperiorira in ogni coditione di pregim fenza poifibilita di concradire alia publica fama, & ali’affetro comnne.s’amantodi pill intereflati pretcfti,. Suntele in Roma la forma dell’aggiufta- xnenco de gli ammi|tinari,conchiufoda Ger. manico, con facilita maggiore, di qnello ha- nea trattatol’alcro delle legioni di Pannonia Drufo figliuolo di Tiberio ftejTo inuiato a tal’effetto- SapeuaG, che l’origine di [omi- gliace facilita, fu i’affeccione particolare pro- fellaca ad Agrippina da turta la foldatefca in guifa, che depole la ferocia dell'oftinatio. ne, all’hor, che s’auide riulcir a lei cagione d’vna dolorofafiiga. Vn’animo mal’imprp; fo,il quale su poco fondamento di veiiti ag- grandilce Pedificiode’ Iqfpecti, fe non (idle accufe,, perfuale, cheroblationedell'Impe- xiofatta al marico , procedefleda i trattati della moglie-ConfiderauafijChe il poftopot- fedutodaGermanico, si perlaneceilita d*- vfaie la sferza del rigore contro la po(e in tale fcompiglio alcune truppe, che Cecr- na.ilquale leguidaua non puoce,ia modo al- enno tratcenerle. Fli neceilario, che attrauer- fatosu la porta della vicina Citta done era il termine del lor ficuro (campo , leruifle in ral mododi ritegnoal coifo ptecipitofo > folle- citato da vn vano timore . Nctlla pill corraggicfi quelli, che di la dal Rhenohaueano (icura la loro faluczza, Sc ellendo l’vnico parto del Ponte da loro ftef- fi guardato poteano crederfi liberi da ogni feroce aflalto, pauentarono il valor dell’ho- fte, iparfa la fama d'vno ftrecto afledio con etii 48 AGRIPPINA euidaGermanifoflecinto l’efercito Roma- no,e publicadofi intentione di quelli d’inol- trarfi criofauti lopra le Gallie, non fentirono fuggerirfi dal cuore ardire, pet vietar loro il tranfito sii quel Pore. Quindi haueano rifol- to di roperlo, a fine d’efentarfi ad ogni peri- colo, e sfuggire l’obligod’affrontare quefta rifolutione del nemico col coraggio, e con 1*- armi • Agrippina la quale fofteneua le parti del mariro; ch’in altra parte militaua , per propria elettione, motiuata dal defiderio delle di lui glorie, no puote tolerare vn dife- gno di t.ita vilta. Haueafi auantaggiofamen- te fondata l’autorita necefiaria in vn Capi- tano, coll’elercitarne l’vfficio. Riuedeuale fquadre, vifitaua le inlegne,premiaua li cor- raggiofi.animaua i piu deboli, porgeua me- dicaioenti a fetid, vefti, e denari a piu mife- rabili- Giufe in soma a termine di p 01T1 a ca¬ po del Ponte, & iui riceuere co lieto fembia- te, accoglietefin co' ringratiamentila folda- telca, che sbandata 6 dalla calca del nemico, 6 dal timore, cola riuniuafi • Imaginifi qual poflanza le deflero quefti trattamenti, chi sa quanto fiano procliui li foldati ad abbando- narfi al potere di chi con atti amoreuoli gli lufinga. Non auuezzi, che a prnoriare rigi- dezze diuengono poco meno, che idolatri di quella mano, che dolcemente gli accarezza; Con vna feuerita, benche mifta co affertuofe tenerezze rinfacciaua loro in quelt’occafione la codardia dell’animo.nel penfiero di roper quel pote* Rapprdentaua quefto atto di vil- ta, come degenere dalla fama da cui s'eial- tano le conditioni de’ foldati Romani. Ri- cordaua che le perdite ,ola fugga, pofiono afaiuerfi alia luperiorita delle forze contra- rie , 6 a partialita di fortuna, la quale rende sncerti mai fempre gli euenti militari. Ma che MOGLIE DI GERMANIC©. - 49 che qtielto atto non haueua Icufa per contfa- dire alle accufe di cuori imbelli, e di.ipiriti non generofi. Eiclamaua non douerfi {enure con siapparente timidita a quellaRepublica* ch’era ii tetroredell'yniuerfo; no douerfi pa- rimente foftenere con tanta debolezza leglo- riedd G'eneraie,dipen dent i da!!a qualita del- ieioro imprefe. Farfi colpe di queftoli man- camenti de’foldaci, come che fi giudicano ma! regolati dal di Ini comando , no bene fo- ftenuto dalla difciplina il lot valore-Non do- uerfi perd porgete quefto motiuoall’inuidia de gJi eninli di Germanico, mentre i fuoi di. poiramenti obligauano qualuque de’ propri foldati ali’impedii'e,co la vita medefma*ogni tninimo difcapito della fuariputatione- Ri- nuonaua la confideratione delie antiche loro glorieperdiftrahergli dal voler all’horain- contrarne le perdite, con tala vilta tanto piit feconda di biafimi, quanto meno eta capace di pretefti. Nella facilita,in fomma,di man- tenet quel pofto, eptohibitne alnemicoil paiTaggio gli accufaua, come troppo pronti al temere,e peraltra parte inconfiderati, nel non offeruatequefta opportunity > di rilarci- re bhonote, per il cui riacquifto tendetfi do- ueano coraggiofi. Gli argomenti vfati da Agrippina deuono ftimar/ieificaci > mentre glieffetti fi confor- marono a quanto ella perfua-fe. Sopra ^ P ul, ‘ figli } che puote fat nafeere in efli la necefEtat cu piouarefhmoii a! valore da vna donna* pailarono a rifolntioni piu generofe, proprie di veri {oldad. Ma pure qnando gli altri rao- titii fofleto ftati inefficaci erano (ufficienti !e patois di quella matrons, che obligauano ai* * efietcuate le vendita della propria liberta gra che haueagli comperati con si granola raameie* e con sicortefi tratramenti. C U AGRIPPINA Lanotitia di cid accrefcea l’affettione del popolo Romano>il quale prefagiuafi il godi- mentodi quefta felicita, ch’all’bora aflorbi. uano.nofenza loro muidia gli ederciri, lotto l’hnpetio di Germanico. Tato maggiormete ben s’intumidiuano nell’abbodanza di mali- gni humori gli animi di Liuia, ediTiberio Quefti principaltnente.non potendo celare le modniofita della fua pallione > diciiiaronne i fegnijpriraa forfe iron cosi facili a difcemcrfl per catatteri d’vna peruerfa intentione. Difle nulla rimaner put a gli Imperatorijmentre le domie , acquirtaudofi aucoricanegli ederciti rimaneuano in liberta d’vlurpare il coman- do. Non efl'ere veridmile,che tentafle Agrip¬ pina contanti mezi d’adkurarfi l’amore de’ foldaci,per valerfene contro gli ftranieri. Clie procurando radicare in e/Ii 1’affettione verfo il figliuolo ancora , col nodiirlo, quad lor commilitonein habiti militari, &in vnafa- miliare conuerlatione daua a vedere , pur troppo ambitiofi ditegni di lafciareperhe- redita l’affetto di quelli, & ildornimonella fua prole . Faceua contrapuntoa quedi detci Liui 3 , efaggerando con rabbia donnefca pill viuamente contto le attioni di quella Matro- na, coudanuata, con quei fentimenti, che ab. borriuano il fuomeriro. Sollecitaua il figli¬ uolo d'abbattere quell’orgogliojdie formon- tandod’auuantaggio, dinotaua ederne’fuoi penfieri accefo vn gran fuoco, il quale mi- nacciaua incendi per edo troppo miferabili. Moftraua ellere gia compita la miua, da cui doueuano attendere lofcompigliodelle pro- prie gratidezze, quando non s’appbcafle tan- tolto l’operatione d’vna contramina poten- te. Machinauafi in fommala morte diGer- manico, e l’abbattimento della fua cafa, fine gia prelcntto fin da’ primi penfieri , che in MOGLTE DI GERMANICO- jt cflo folamente ofleruarono la riualita into- lerabile a Grandi.ma pero fondata slVl meri* to della viral, pill che nella fuperbia dell’ani- mo. Ingeriuafi in quefto concerto anche Seia. no, memorabile per la lua caduta, pit! che per Ie/ue grandezze. Erafi gia folleuato alia priuanzadi Tiberio, pereflerepoi in impro. uifo precipitio profondato, anche oltre le ballezzedel primiero pofto. L’obligodi con- formarfi alGenio del fuo Principe, &infie- me pure il proprio interefle 1’infinuarono nelleperfecudonidiGermanico- Fu fua in- tenrione difporre ITmperarore aliaruinadi queilo, e di fua cafa, mentre egli procuratia col niezo di Liuia mogliedi Drtlfo , 1’efter- minio di quella di Tiberio medelmo-Tratto. ne gl’intoppi di quefte due famiglie, aflicu- rauafi di giungere allTmperio, poichel’au- torira, chegodeua, haueadigialeuaroogni argine al corfo delle (ue fortune . Aunerriua beniffimo nella fublimica del fuo ftato, d’ef- fer dmenuto il corpo del dominance , la done no riconofceua Tiberio pill,che per vna om- bra.delJa quale peios’ingelo/iua,rauuifando- ia maggiore di fefteilo. Vedendod’efler giii- to a meta si eleuata , sti la tcala delle fcelera- tezze , penso, che l’aggiungere a quefti gra- di, fofle vn’auuanraggiarfiin lublimita. 11 re- giftro delle (ue iniquitadi.ha ftancate le pen- nede'piiicelebri Scritcori, auuezze al fofte- nere vna farna carica di gloria. Non prendo io lacuradi ridirle, baflandomi I’affermare, ch’egli mai non fu piu empio,d’aH’hor quan- do fu promotore, ecomplice di tradimenci contro Agrippina, e Germanico. Vnitadunque quefta triadedi malignita, principio la trama delle perlccutiom, per non terminarla , che nelPabbattimento di perlonaggi si gloriofi . Giudicarononeceila- C i no ji AGRIPPINA rio il fottrare la bale di quella eftraordinaria autorita, clvegli nianreneua appreflbglieler- citt , fperanJo con cio di fcemare la gradezza di quel coloflo, che tormentaua la loro inui- dia . L’Imperatore richiam# Germanico dal fupremo comado de’ foldati in Germania, co pretefto di voler applaudere co gli honori douuri al fuo merito in Roma • Lo fplendore cielle di lui glorie crefceua rroppo vantaggio- famente per quelii ,che ambiuano vederlo di perpetuaofcuritafepolto . Le imprele, che baueua per le mani lotrattenero alcim tem¬ po doppo quefci ordini, a fine di non perdere quelleccnfeguenze, che doueaiio felicitare i fitoi dilegni. Incaminato gia co corlo fauore- ucle ne’ crionfi, cpnfideraua non conuenirfi il trauiare da quella camino , e diltraherfi dal giungcxe allVJtimo fine di quella guerra.che fora fiato lo ffabilimenco delie glorie Roma- lie • Non ancqr auuedeafi qnalmente vna pri- uata pailione predominaua all'vuk vniuerfa- k, & alia ripuratione della Republics, quale nel corfo d’vn’anno prometreua di lafciar co¬ la alfodatapn guifa, chemaipiii vaciilafle. Replied Tiberio le inftaze,poiche no pati¬ na quelle dimofe, perch.e a Germamco riu- femano gloriole , in vantaggio del credito, e deli'aftettione,a cui difegnaua leuare ogui fo- mento, gia che eftirparue non potea le radici fondate nel fuo v.alore. Perluadealo ad acce¬ lerate la rifolutiqne del ritoriio,col rapprese- targli I'incoftaza della fortuna ne gli accide- tl malTimedella guerra, mare, che tiene i’on- de pill volubiii, quatohapiu frequeti gli Ico- gli. SupplicdGermanicoper laprorogad’- vavamio , dimoikando il cuore intrepidoad ogui cangiameto di forte, ina i'aniraoperai- tra parte taco capace,che non fatiadofi di po- ca gloria n'alpitauamai leaipre anuoui ao tiui - MOGL1E DIGER MANICO • ss . quefti.e quindi non ns naufeaua le occafioni. La finceriti della mete,no gli lugg«riua,qua- to dolorofe riufcilTero fimili repltche a Inoi perfecutori > aquali era intolerabile pelola moltitudins deMi lui trofei, pin di quello ad eilo foife graue la foma de’ continui trauagli, e pericoli. Qnindi determinaiono vfargli vioieza , a cui la diffimulatione togliefleogni minimo , ched’indicio apparente della loro peruerla intencione. RelcrilkTiberio, ch’effendo giapropor- tionataftagione a! cogliere i fruttidel pre- mio maturati per la di lui virtu , era tempo d’abbandonare le fatiche . Che difegnaua in- alzavlo alia dignita del fecondo Confblato, per hauerlo piti vicino collega, e compagno neU’Imperio. Che la qualita di quefto grade richiedeua I’attuale afiiftenza , ladoue non pill gli conueniua il ritardate di codurli pre¬ tence in Roma. Che fe in quelle Prouincie fofle rimafta fenza termine ateuna imprefa. fora ftata opportuna occalione per imiiare feguacedelledilui veftigia. Drutoluofigli- uolo.ai quale non offeriuafi altroue commo dita di meritarel’aurea di trionfante, e titolo d'lmperatore. Moltoben'inteleGermanico il lento di quelta letters, riconolcendo in effa quella politica»che pratticano il Principe,per palliare la loro diffidenza in perlona riguar- deuole. Non voile piu longamente trattenere folpefa l’inuidia, ne ftimolare la gelolia de gli emuli. Pal'd di Germania, lalcrandp pero il cuore.e l’anima rra’foldati.chegliela rapi- rono con gli sfoizi d’afFettuofe tenerezze, inapolRbili, ad efprimeili. Hanrebbers con violenza rapito anche il corpo,per non rimaner priui d’vn capo si vi- uamente anaato, fe non haueflero creduto d’vlijrpargli ingratamaire gli honori, che C 5 egli H AGRIPPINA egli ftcflo fingendo di dar fede all’Impetaro- te, publico eder preparati in Roma allefue vittorie. Gi.'t ch’erano in necedita d’abbando- narlo , non cedauano di piangere la propria difgratia, e ne’ fiurni di pianto, s’augurauano foile di poter fecondare il fuo viaggio. Non meno doleanfi della partenza d’A- grippina,acclamata madre commune de’ mi- ferabili; auzi Nume parcicofare, appreilb di cui godeanfi fauoteuoli iuflufli, in copimeto de’ voti di ciafcuno. Corteggiarono fin done -fii loro permedo quefta copia, forcunata nt! podedere 1’afFetto di chi per il lume della fua virtu no era facto cieco da interedata palfio- ne L’vltima liceza,fu vn mifcugliodifingul- ti,e di grida, confondendofi con le querele di chi lagnaua/i d’eder abbadonaro, I’efpreflio- ne de’defiderr, i qua/i preg-auan loro loga vi¬ ta, e continuata profpema. L’eftremo a Dio , no fu fenza vn moltiplicato. Ah Dio! fofpiro- £a nota, da cui dinotauafi il dolore per que¬ fta diuilione. In no diuerfo tenore rifpodeua- xio Germanico,& Agrippina, neceditati qtia- li a tal concerto dalla dolce harmonia dr que- gli afFetti, checoncordananone gli applaud alle loro grandezze.Non fenza copento di ia- grime lafciarouo vn canto amore.da cui fcor- geali fuifcerati animi guerrieri,li qual: anche nelraaggior calore delle oceaftoni, e nelie anguftie maggiori de’ pericol;, veggcifi /par¬ get if fangue piii facilmete, che ftillar fudore di piato - . perdettero il gufto, che arreccauano loro quefti villi teftimom deH'afFettione de- gli elerciti: ottennero ben si 1’opporcunita di godere fi medefmi nel popolo Romano. Pemenuto a Roma 1’auuifo della lorove- nnta, da vna coinune a! iegrezza, fiuono farti gli apparecchi delfinati al pompolo incocro' d; perlonaggi di cantailima . Ifufurri pavti- colari MOGLIE DI GERMAN'CO- Sf , colati non trattauanoj che gioie, con lc quali voleuacialcunocoronare la propria fortuna nel giorno del loro arriuo. Le ditnoftrationi inuentate per lufiugare I’alrerezza dc’crion- fanti, 6 adulare la fuperbia de’ Gradi, furono crediue di vi 1 pregio , valutate almenoinfe- riormete al dcbito di collocate in feggio pia prinilegiato le glorie di Germanico. Fliau- uertitoTiberio di queftoecceflo dibeneuo- leza.che appariua co note si chiare; onde pa¬ tella be crederfi indelebile da gli animi, men- tre in e fterni fegni,tato ne fpiccauano i carat- reri. L’inuidra in quefto punco auanz© i fuoi morfi,poiche conobbe vanoil difegno di pti- uarlodelle adherenze^olcangiarlodi pofto, metre peifrfteua immutabileil fondamenro della hia gelofia.ConofceuaefTere pericolofa qualijqueefpredione della fiia mala voloca * metre l’eflcrae coparfo taluolra alctin barlu- mefuoridel manto della diffimulatione, I s - hauea difcreditato, e diminuito I’ardore con- cui i popoli fatti trattabili perogni forma di ioggettioncj accerrarono da principio il fiu> comando- Cosifbrtemete nondimeno lo pu- fe il preuedere vn fingolarmodod'accogli- rnento, a cui addattauanfi i Romani per rice- uerIo,che fenz’alrro riguardo, prohibi al po- polo I’effetto. Quindi ordino, che due lole copagnie della guardia vfcdkro ad incotrar- JOj, iucendendofi cio vietato a qualuque altra perfona-La policica a!trimeterichiedeua,che egli cotinuafle nelle folite fintioni,non efsedo il tepo oppominodi fpingetfi contro queft'- aura popolare, la quale co rata forza fpiraua in poppaalte glone di Germanico.per felici. tarne maggiormete i! corfo al triofo; ancor- chedi lorano aditaffe il pono ddl’Imperio. Deue pero crederfi,che trafcorrefie in tal’er- rore, a fuggeftione della madre, a cui l 3 odio> C 4 con. ■j6 AGRIPPINA contro Agrippina rendeua infopportabile il vederla partecipe di rati honori, quali fi pre. parauano al marito. Puo giudicarfi, che com correflero le perfnaiioni di Seiano, come di quello, che intendeua di ruinate non meno Germanico,che Tiberio. Le mine di quefto, ch’era il fuo primario oggetto, fenoninlui medelimo, ne’ fuoi fuccelfori, non poceuano meglio prepararfi.chenell’abborrimento del popolo, all'hor ficuro , quando quefti l’ha- ueffe fcuoperto mal’affetto a Germanico. Communque cio fofle.l’effetco mold t o im« prudente quell’ordine, da cm gliene fegui di- Icapiro nella ripuracione, oltre il credico.che egiifondo di maggiore diffidenza. Non euro il popolo i fuoi diuieci. & obbedendo piu fo¬ lio a gl’impulfi vehemeuti dell’afFetto^ictiso di partirdaiia camera, in etii iftradaua le lue dimoftrationi. Vfci cosi numerofo ad incon- trarlo. che l’auttorita no puote feruire di fre’ no, ne la dilubbidieza pauentare caftigo. Im¬ patient! tutti di vedere a path cosi tardi rego- iato il roodo delle proprie cocetezze,accone- uanoper precorre in vederlo,poiche li defi- deri,co’ quali 1’haueano si lohgamente foipi- rato, auuezzi d’andar a volo, difficilmente moueafi all'altrui leto camino nell’incotrare le proprie fodisfatdoni.Le yoci di ginbiio,al- l’hor.che primapuotero vederlo, fecero me- lodia nell’aria,per decantare le glorie delia di luivinii, come per alcra parte formauano fconcetto a gl’orecchi de’fuoi nemici. Li tito- li, co’ quali l’honorauano ,come 1’mica glo¬ ria di Roma, e riftauratore della publica ri- putacione, alficurati dalla molcitudine non fuggiuano laprefeuza di Tiberio, ancorche aggiunti di verita da lui abborrita ■ Senza ri- guardar in faccia ad alcuno, gliocchi erano fijli lolo m Germanico, Agrippina, e la loro pro- MOGT.IE pi GERMAN! CO- fy Jifole j tignificando qucfii mmcif del cuorc'3 chi egli annuntiaffe, e defiderafle '.'Impend . ORptimeuafi di fonerchio r)a queire appa- renze , chi era aggrauato daila fola imagina- tione belle loro grandezze. Tiberio non Tape- tia l iconofcerfr per Imperatore, yedendodi non lianere fuperiore a German ico, a Irro che il no me. Linia non ardiua pin glorratfj,ccme niadre d’vn’Imperatore, rimirando Agrippi¬ na acclamata ruoghe di Cefare, &: hor,Grata', come niadre di tanti Cefari, quati haoeua ti- gliuoli. Seiano negaua di vantare ii priuilegio della fna fomina,menrre non pin in vna orfi- bra, come in Tiberio, rna in realra conofcia vn maggiore di fe, la cnde ancbe il gra dom'i* niojch'egli hatiena de gli afi-ari,no apprczza- n a pili,che vn nobile pofto di fertiitli. Metre d Qque la pfittire colpinano troppo fill vino, lolkcirarono vn rifolato rifentimento. Con- chiiifercjche no fora rimafta per loro alcuiia pace, le la morte di Germainco, no eftangue- na qiiegli fpiriti, ehefaceawogoerra alia loro felicita. Quefta fenrenza vfei dal tribunate dcl-l’inuidia, per vendicare le offele, le quali riceiiena la malignitadell'animo, dal meriro d’vn tanto Hcroe'. N’afFrettarqno l'effecntio* nele continiwre poinpe di publico-aft’ecco» che furono i] piu yago apparato d’ogiri al- Sro, n*Ue foknnita de’ fuot trionff • Fii prima eretto vn’Arco trionfale , dacni doueffe efler faettato il tepo, ogni qnal volta ofafle confilmare lamemoria de’di Initio- fei , poiche eterne doueanfegli lelodi, perle tnfegne perdute gia da Quinto Varo ricupe- rate all’bora dalfno valore. Quel trafticzaco cerchio, quafi d’inenruata Luna, era vna ci. fra per denotare gli honor! da lui meritaw, non per efprimergli. In jcnforroita lbrfe di pianero , -canto piii pieno di Inn's C ; veno ?$' AGRIPPINA Terlo il Cielo, quatopill vuoro irappare ver- fo la terra , dauano a vedere fiuuaca piu aka. mete la maggior parte delle file glorie Nella rapprcfentatione di quella dimidiata sfera , fignificauafi forfe, che ilcopiro premio delle lue illuftri imprefeVdoueua actederft di la sir done lesfere fono compite,& inalterabili- O pure porrana seWanzedellailedara fafcia del Zodiaco, degno mantodella virtu,per dinio- ftrare fupevfluo ladegnare altro lume doue tiene la fua concinua ftaZa il Sole.Fu no mol- to dopo celebrato interamente il fuo trionfo, il quale era le fpoglie riporrateda vinti, forti habiti cofr maeftoft, cue ben ragioneuolmece n’arrodmano Ie porpore coloiicedallafortu- na,no inrinte di propria mano net langue ne- roico. L’accompagiiauano i pfigionntio mai piufelici v.che neljdiauer perduta laiiberta lotto il valore di Capione eofi glonofo, a cur bramaua ciafcuno d’obligatfi, anchetrale- gami,lotto titolo di qual fi fia pill du a (claia uitudine.il ddegnode’montftche de'ioro (co- feed fenritrijhaueano formaro »n batriiro ca-' fiuno a gli efercici: la figura de’fiu'mi, che ad onta de’ loro vofaci gotghi baueano tolerato il padaggio di nutnerofa copia di gete, tenza rteuere il tributo,che violetemente efiggono a pro- di morre,la quale,qua ft minotaui o nel labermtodi Dedalo, in qtiei rauiliippati ran. twdgrnieri ri fiededa deferittione m' soma del- k battaglre date,6 per decidere la precedenza nella'campagna.dper terminare gli affedij,6' per tepfimergli ,erano le declamatioiii, che' parlando a gli oechiy dimoltratiano noedcre neetdario gra fuono.per formate nmbombo 1 rl'applaufo alle die vittorie. Segtinla final- mete iltricnfante Germamco nel carro, gra- ne di cinque fuoi figltuoli, che pero diiftiade- Oaqp.rl ctedeflo quello del Sole, il quale fi sa efler MOGLIE DI GERMAN'lCd. fe¬ eder Colo. Poteua pero ftiinaiii d'cfib, rod quale fit gia retto dall'iuel'perto garzone,fta' doche a! luo moto, vedea/t anctarc foflopra tucca Roma , difordinata ineccefli di gioia , comeall’hora fu in- rifchfo' di fcbnuolgerfi tut to 1'vnmerfo.In conformita di che non eta ftror di ragione, che abbagiiati daiia vichtaza gli aftanti fcuopriifero tanti SoIi,mentre era- no perappuntotate vine imagini d’vn Sole. 11 maeftolo afpetto nell’Heroe,era lo fpetta- Colo piu gradito, trafcurandolt in quel p un¬ to la vaghczza de gli ornaraenti,che in (orni- gliantr occafioni, hatter (hole triburart gli fguardi. L’imaginatione fcorreua al figurare in quel carto vn throno »la onde ingannati i penlieri acciimulauatTO godimenti, da’ qttali rendeuah put libero il fauore popolare, e fa- crificatta alia di Itti preseza kinreriora d’rns flngofardiuotioiie, e d’vn < tndicibi!e affetto. Otleruaua il ditto Ttberio, facendo sforzo a fe rrvedelnio pet iatokranza co la rifleflio- n'e fopra il difegno gia fatto in conformita di Cui alllcilrauaif, che pitY non fora efaceibata la fu'a ferira. Finfe d’arridere a qtiefte afkt- ctrofe dimoftrationi della pkbe,e per fignifi- cate, cheglierano cave.nhsboisd il prezzoa contanti, donando a ctafcuno ft tie dticati, e rnczo,a no me del trionfante . Dichuroffi pu- blicamente fuo coliega tie! Confolato,c6 mal augnrio a Germanico,perche proatrando fc- dfe alle (liefintioni, douena credetfi, che ten- taffe il fine ds’ fuoi tradimenti 11 nome fteilo di Coitega d’vn Grande minaccia cadttte,me¬ tre lieffe gtandezze, e incompaubik la com- pagnia. Compito il t'rionfodi Germanico.la pfopofeTiberio in Senator coroe fold habile al fedare i tmr.tiiti ye f ioi'dinare k nirolmibL- ni. che giainfinuandoSne’ piincipijifecaVa- no dubitare peggiori progrtffi a*llt Froui n . 6o ^ AGRIPPINA cie. No era difficile ll peritiadere la fua habi- lita , poiche il libro della memoria dcllefue attioni, era piano d'argomenti, H quali elclu- deano ogni dr.bbio . Lanecertha di mantene- re a fua diuotione quella parte,die per g!i ft- ti,edi mare,edi terra, rende pregiabile il fno pofldlo, rjnforzana le perltiaiioni.perapplf- care amaneggi d’agg-iuftamenrosi impoi ra¬ te perlonaggio d’efperimentata puideza . L- eller quel paeie neiia lontanaza nafcofto pin d’altn all’ansorita del fupremo doitiinante, onde feguiua l’ardire di fcuoter il giogo,oblf- gaua al mandare foggetto , in cui rl giudicio pareggiaile quello d’vn’intero Senaro,e quin- di potelie degnamente efl'ere depofitavio del¬ la Maefla.&auttorita di riitta la Reptiblica - Appniouo ia politica qtiefta clettione,fecon- do le lire ragioni: confermoili dalia maligni- ta, conforme le file ir.fidie. Pretele ii Senato d’aprire miouo campo alle fire glorie, deile quali era certa la fecodita in ogni [no impie- go. Voile i iberio chiuder ogni adito all’in- uidia, di cui non poteano ceffare gli ftimoii, lino che queiio non ceffafle di viuere.La mi£- fione di Ini ordiuata dal Senate , diftingueua il fno ir.erito dall’ordinariode gli altti, coce- dendogii pofefta piu aflokica,& independen- te, ondela fua prtldenza ftabiiiuafi per vtiica legola di tutti li trattati. Gli ordini di Tibeno all’incontro faceuano (prezzabile la di !ui au- torita.e dimoftrod'incaminaiio alia moire , non ai commando. Fudeftinatoal gradodi Luogotenete di Germanico in quelle Prouin- cie Gneopifone, huomo gia conofcinto di fpiriti cosi feroci, che non lapena comporra- re la foggettione. Era gagiiardo tie’ fnoi hu - morijSfrenaro ndl’adempimento de’ fuoi ca- pricci, cuponellefueinfidie, &arditoneife iederatezze. Aggtungeuaii l’dfei fatto intr«, tabile MOGLIE DI GERMAM'CO. dr fabile dalla (upetbia di Plancina lua moglie, 1» quale fopraia bafe di fingolar nobiltbedi moke ricdiezze ergeua vn’orgogliosi indi- lcreto, che cec’ena di pofto appena alia grail- dezzadeH'Imperatore. Mencrele donne fan- no cattiui li buoni, confiderifi, quanto facil- mente rendano pertimi li peggiori-Quefto fu il Carnefice, al quale fu confegnato Germa- nico dal Triumuiraco de’fuoi perfccurori.Ti- betio in appavenza no volet haner altra par¬ te, che il [oftituitlo in quefticarica, penetra- do be quegli tatofto elTerne il fine,i 1 poire vn freno alia (peraze di quel Principe; anzi diio appiccar loro vn iaccio, per fuffbcarie. Linia co piii libera dichiaratione delcriiTe a Planci¬ na il defidevio,u5 men fuo, che del figliuolo, ancorche (i efigeile i mali trattamen iblo co- tro Agrippina, ii quali peroera certa,che (a- rcbbero disfide all’ire di Germanico, effendo punture nelia piu viua parte dell’anima lua . Seiano finalmente potto gli ordini perladi Ini morte.-eflendo veto,che li fauoriti de'Gra- di fono miniftridelle maggiori fceleratezze, dal deinerito delle quali eglino fiftimano inimunij mentre fopra quefti ne riuerfano la colpa Cbigode la priuanza de’regnanti fet¬ tle di fcrimaglioccnrro gli ardori.che giufta- mente pocrebbero ofkn.dere la delicatezza della loro riputatione: onde accade, che non pill potendo fetniie a tal’dFetto/e ne fa gitro ncl fuoco. MS erano perb cosi aftuti coftoto in fabri¬ cate le machine cotro Getmanico, ch’egli no foffe aitretato cauro in offeruarle.La loro tef- (itura,benchc hauelle vna fonracoperta di fi- nezzc; noncelaua i’infame materia deli'ordi- meto.Ma egli,ch’apprezzd rrai sepre di mo. ftrar cohfidenza nd mcri.ro della fua viuii, piu che diffideuza nell’aitrui mal ignita, non ii AGRIPPINA ricuso I’impiego nc gl’interedi d’Oriente. Irt- trepido a qualunque cangiameto di fotttma, era in iftato di no ricenere veleno-alcuno da’’ fuoinemici, che gia col prefcruatiuo della conftaza egli nofolle preparatoal reprimer- nc la forza. Conofceua l'arce degli emuii.no perd credette procirrata la fua morte, lotano da penfieri di tanra empiera , quanto pin era fermo nella cercezza del vaifente delle fue ar- tioni.Gmdicd le loro machinacioni non inol- trate d’auuantaggio f che in torre a gli occhi vu r oggetco di geiofia.dubitando.che vfiirpaf- fe loro l’Imperio Di cio poco It curauaGer- manico, il qnale inalzato balteuolmeure dal- la propria condirione» non ambiua maggip- re akezza , gloriandofi di meritare la dignita Imperials, piii che di poflederla . UtSmao del popoio in quefta fua nii'oiia partcnza.co- pensd rroppo dolorolamete I'aflegrezzago- duca nel fuo arriiro. Queili.che fork prela- ghi delle fuedifauentnre, di(pa'amno di pn\ vederlo, agginngeano- alle doglienze le lagri- me. Tutto cid non commoiieua pulito 1 ’ani- 1110 generofo d’Agrippnia s iIquaJe riiiuntiace 'edebolezze del fedo , erali aamato di corag- gio fuperiore al fuo ftato, ma inferiore al bi-- logno • Nonifcuopriua in fe medefma altra preirmra , che di non di/giuugerh dal (no ea¬ rn memo, fingendofi par akrocieca a quefti fegnj d'imirdia , forda a detti, ne r quali in di- fcorft fa-niliari eon lei trafeorreuano taluoka Lkiia.e Tiberio. Ancorche con palliata mor- dacita f life tacciata , come croppo (uperba ; alle volte ancora biafimata in vniuerfale, ma con ccimi particolari la temerita di chi vuol preliMiere di fe fopra la propria fortunar al- cum - fi.ite circofcntta la variatione delfailo- re del volgo , e l’infelicita de gli euenri in chi s’eaffidato alie fue adhereuze ; no opponeah a que- MOGLIE DI GERMANICP- <$ ? a qutfti colpi, fingendo vano il faifi fcudo, mentre fhmaua di non ellerne (copo Contra- diceua alia propria menfe,a ctfi con lenfi pur troppo aperti prediceafr l’infortunato fuc- cdlo della victoria de* perfecutorr.Se i! cuore di quefta gran femina non hauefTericeuutoil cibo della gloria, come proportionate al fuo remperairiento', non haurebbe vantafaforza fufficiente al contfntlare nei corfo di tanti tra- uagli. Vna vitaangtiftiata mai fempre, d da’ dilaltu de’ viaggl.o da patimenti detcam.po, o dalle moleftie delte perfecutioni, non era folerabile da akra donna , che da quefta , in ciii li fiumi del fangue portauauo tolofpirici generofi. L’amoie* con cut idolacraua, ptio dirfi Germanico.nel fiore della Ida giouinez- za difficiimente hatirebbe comportato lo fcorgeift defraudato delfe Ate contencezze, nfentre mat non permettendolegli ripofo, fendeua i piaceri pin fugaci, neceflitandogli ad eflere qnafl ogm bora incotlo.Gli abbrac- ciamenti medelmi, ne’ quali pure raflembra flam fermezza,. goditti quafi alia tfuggita, tion poteuauoftabilire il nodo delledolcez- ze, fenZa timore d’mquietudine. In fomma la inufica d’ A more per effa coil- fifteila in (ofpin ) & in fugbe, concerto peroa lei dolce, mentres’oWigana a! feguire le ot- rne del fuo caro con forte. Hcbbe agio d 4 efer- citare la Ara virtu principalmente in quefto Viaggiod'Oriente , ftando , che la longhezia del camina, la varicta del clima> !e due bora- fche,co le quali contrafto la loro fortitna,an- zi po(e in fotfe illor vitiere il mare Adriati- Co j & il mar lonico , haurebbero ftancata la Ibffcrenzadi qualunqtie pin force. Maefla bcnche di ccnditione imbelle,e di tempra de* licata , rcbfteua ad ogltb rnptilfo, rinfotzata dai gufto , con cut rimirana in ogni parte ri- cono- <4 . AGRIPPINA conofciuto Germanico coil fingolari honor; * Chi ha per forierc vna fama gloriota.pu 6 aC* {icucarliinq.ua! (i fia luogo cPeftraordmarie accoglieze. in Athene priircipalmete apprez. zato il fuo arriuo , aggiunlero alle anciche grandezze la memoria d’hauer rnbutatocon dimoftrationi di ftima al meriro di Carnpio- ne si grande. Pafso doppo in Eubea, ed’indi in Ltsbo, doue riceaette da Agrippina l’viri* mo fiutto.cne fti Giulia detta poi Agrippina anch'elFa, la quale tu madre di Nerone. Si conduce final men te fin a gli vkimi con- fini dell’Afia,e la foce del mar Ponto, fti l'vi- tirua meta.chein qudla parte {ermine il fiio canr.no. i n qiiefto, come pure nel ritorno * hebbe per fine lo feorrtr-e quelle regioni, che dall’ancichka hatieano heredita&o l’eflere ve- nerabiii. Compiua pero infiemc il fop debito- in ordinate gpintcreih di quelle Prduwtfie t confolandole col foil it no da’mali traotanien- ti,che loro feguiuano, e per le interne diicor- die , e per gli aggrauij.de’ MagilVrati. 11 fuo liome folo obligaua communemeiwegli ani- mi in guild, che con ogni prontezzas’aflog-- gettiuano a’ di lui command:, 6 derermina- tioni . La prattica poi cielle fue graciofe ma- niere, gli hamcbbe viojentati di limintiareal proprio eflere.non che a particolari pallionfo per non eoncradirealle (he propofte . Non-e perd marauiglia ,-fe confumando folo, quail diro moment! in terminate imprefe, pet le qualiaWfimpiega d'altri non forano baftati glianni, nell’etadi fetteluirri haueua fatto acquifto tale di riputatione, che altri non a6 hamcbbe vancara minima parte in vn fecolo. Qileruo Pifone non eliere di buona confe- guenzaa fuoi difegni l’auazateento di credi- to, che cola fortiua Germanico. Quindi, co¬ rns vigilant® minilho sklla malignita de’psr. fesiv* M0GL1EDI GERMANICO. fecutorijaccelero di principiare la trama- del- k fue fceleratezze. Ilprimofuo pentierd fii difcreditarlo, accioche le mine machinate no cadeffero fopra chi le tetaua, in vece d’ofifen- dere quellojcotro di cui erano ordinate Rim- prouerd gli Athenefi , pet hauerlo di fouer- chiohonoracocoiifaggi d’vna affettata cor- rifpondenza,a termini d’affabilita.e gentilez- za, ch’egli medefmo haueua vlati coneili, contro il decoro del nome Romano Rinfac- ciauali,come nemici della Repnblica col fon- damentodi pallati fuccefli, per quitidi accu- far Germanico, comecolpeuolenelle foani maniere pratticare con loro.Proruppe in so¬ ma in accenti.i quali dichiarando!o,qua(i (6- fpetto, moftrauano pericolofa la congiuntio- ne feco d’affetto.non che d'adherenza. Nella itella forma incamind i maneggi co le Legio. ni,giunto ch’egli fii in Soria, A tine di preoc- ciipareil poflello della partialitade’ foldati, peruena Germanico nell’inuiatfi cola. Crede¬ re quefti d’hanere mitigata la fierezza del di iuianimo, gia penetrata nell’auuito hauuto di quato haueua cotro di fe detto in Athene , metre hauealo liberato da manifefto naufia- gio.Nel pahagko a Rhodi, minacciana il ma¬ re agitato da imptomfa tepefta d'infrager la naue di Pi (one in licoglio, la done Germani- co haurebbe goduta la buona fortuna delja morre di quefto fuo perfecutore, ch’altrime- te fi fora aferitta al cafo. Ma, lie dalla nafei- ta,ne dalla genetofita del cuore, hauendo ap- prefidiportamentisi vili, auuertito, ch'ei f a del di lui pericolo, inuio galere per liberar- lo. Piii contumace della ferocia delle onde, la peruerfita di qiieli'empio, coiitinno ne’ pen- fieri di tradimento, in vece di corregergli. Conforrhandofi al coftnme proprio de gli ingrati , che riceaono i juagg.on beneh- (6 AGRIPPINA cij,per piu efficaci incitameti alle offefe, nel- 1’obligodi riconofcere da quello la vita.heb- bevno ftimoloa! follecitarne la morte. Pro- «mo prima di fpargere era gli eferciti il feme di finiftri concetti contto perfonaggio.il qtia- lemaincn pruoiidferita di lingua, poiche mai non fi fcoperfe inlui neodi mancamen- t3j.il quale feruifle di betfaglio a queiii d 3 rdi ptmgenti Da quefto feme pretendeua far na- ftere l’odio contro di Iui, e quindi format fe- neantidoto per le adhetenze, chepoteano atmelenare i fuoi difegni. E perche Ja fieiio- Jezzadi chi opera male e mai femprenecel- fitola di foftegno, e di foccorfo, voile liauere , fuacoadiutrice lamoglie, ambitiofa d’elfcr i eletta miniftradelle mine di sigloriofo he- roe . Infinuauafi coftei neil’affettionede’fol- dari.humi'iando la fua a/reriggia ad vna do- - merfica comierfatione, fin'afl-’affiftereaf ma- ncggio de' caualli, alia radegna della fol date- fca, & ad ogni alcra attione , in cui non ecceG> | fi difamigliarita, prefumeua acquiftareec- ceili d’Amore. 11 mormorare contro Germa- nico, & Agrippina, era il fine,che fortiua coil quelta fuamalitiola Politica. Conartifbrfe pin indegne ando in traccia»de gli aftetti d'- alcun patticoiare, che gloriandofi nelle fcele- ratezze maggiorhdoueua (iimarfi habile per fauorire all'occorrenza i fuoi penfieri, Auuideii finalmcntc Plancina, nonineno 1, del marito eflere imprefa molto difficile il , fondate menzogne, done radicaro vn buou i eredito per li teftimont della verita rappre- i iencasi da vna publica fama, non daua lnogo- a’ lentimenti contrari. Accoftando pero il fuoco aliamina, per via di lecteta intelligent za> auuilarono, che i mail trattamenti procu- ‘ rati & Germanico, foffiero giufli, 6 pure in- giuftieraiK) bonibijui all'iacentione dell'Im- • pera- i MOGLIE DI GERMANICO. €7 peratore. Qucfta voce foftenuca dal rigore d‘. indefefla perftdia, tolfe il corteggio a clliun- que forfe deiideraua intraprendere la protet- tione del meiito - Mcntre fapeuano farfi col- peuole la fola imaginationenelcozzarecon lavolonta d'vn Grande imperuertica neil’o- dio, 6 pertinace nello (degno, fugginano d’* apparire in caldelitco rciibenche lolo iilom- bra. Furono perfuafi al credere intereflaco Tiberio in quefta perfecutione, mentre fcor- geanoPiloneccrtuumace agliordini diGer- manicojin guifa 1 che comandatodaltii ,tie- gaua d’vbbidire; perticrtiua ueU’efecutione cid,che nell’afsenza di qtiello era incaricato al fuodebiro ,e prefumenadi pareggiatlo,fe non anche di fuperarlo in aucofita, e gran- dezza. Effctti di temerira troppo grande, quale perd faceua di meftieri guidicarefo- mentarada poiTanza maggiore. Sin ne’ pnbli- ci congre(T(,-niancheaole d’ogni rifpetto, cou¬ rt adtcena a fuoi pareri, e biafimaua le Cue ri- folutioni.Nel conuitodel R£de' Nabacei.co- dano quefto rcgnace per hauere fiugolariza- ta la grartdezZadrGermnnico, ed’Agrippina col donodi Coronepiiipelaiitiydellcdifpen- fate a gl r altri .JLaucio le fue/uperbamence.a terrajdifprezzado 1! donarore,per hauerlo in- feriormenre erartaco in si pubiica drmoftra* tione .Minorioccafioni norapprefentauaad Agrippina Parrogaza della tnoglie di qiiell'- empro, che iuconformita della iiiftruttione batiuta da Lima.eieguiua pucualmete le par¬ ti (ue. Imiencauaft da lei tutti Ii difgufti mag- giorr, clVaffrotar poteirero vna Pnncipefla di si akolignaggiojmadlalcrecanta virtu in toU lerare i difpreggi di coftei,quanta fierezza el- Ja vantaua in freqtientatgli. Permetter non voile gia nrai Iaprecedenzaicontendendoan- zi oftiiiataraentc Yn'iiragioneuole pofto d’- vgua- 68 AGRI PUNA vguaglianza. Le infolenze di coftoro in fom. inn trafccriero tant’oltre, che giunfero a ten- tare gli eftremi della patieza, e bonta di Ger- manico . Riflettendo fopra la dignita vilipe. la, piu cbefopra la propria perlona,giudico iuoobligoil rifentirfi, per non apparire in- fenfato a leplicati colpi di tauci okraggi-Co- poiti facilmente, efclicemenceghintere/fi dt| confederari , &aggiuftate le riuoluttoni di quelle Prouincie, non vedeafi occupato mag- giormente , che in reprimerela fuperbia di Piiouc. In Cirro finalmente prefa opoomina occafione dall’hauer quegli fchernico li ftioi ordini di condurre in Armenia parte delle Legioni, fotto il (no commando y 6 del figlU nolo, lo riprefeacremente, fecondogli era dettatodaiio Idtgno della Maefta conculca- ra. Ribattendo di piii con graue huliego,e co mordaci detti le di hii alnere n'fpofte , fece Icoppiare quefta vipera, si che datlafuo ma¬ ligna del fuo anirno n’vfci 1’odio fcuoperto. Quindi tanto piu empiamete incamino leu. za moderatezza la crudelca de J luoi maggic- ri. Vihto Germanico l'Egitto, percuriofita non meno di vedere gli oggetti pili memora- biii, che per dar iui ancora laggio della lira pronidenza, primo elemento d’vn dominaii- te. Furongli confermari gli augur ij di vicina mortedal Bue Apis, decantatigia, benche in enigma dalPoracolo inColofonia. Cosi ven- deua la lira fede a quefti vani prefagi, lecou- doilcoftume della pazza gentilita, per ha- uerne ii carnbio d'vn graue ramarico. Alfiioriroruo incontro wapiti euidentie notitiadella fellonia di Pifone, mentrecon- culcataladi luiaurcorita, haueua annu'laci tutti li fuoi ordini, si ndic Citcadi, come ne gli elerciri. Nefii marauiglia, che n’aboJiile hleggi^ecre hauea gia nloiro Ieuargli la vi¬ ta. MOGL 1 E DI GERM AN ICO; 69 ». Dimoftro Gerity^ ,ico lencimenti cii molto rigote.e puo crederfr,che s’auaazalle in eftra- ordinarie dirnoftrationi di Idegno, poiche r»- folle ii reod'abbandonate quella Prcuincia . Se pure non decermino la partenza in cofor- rnita di quelli, che hauendo aggiuftatele in- fidieall'efito pretefo, s’allontanano per non apparirne inuentori. Erano gia per fua parse fbndate le difpofitiom neceflarie cagionaua in lei vna agitatione si vehemente, che erano fcompaginati gli fpiriri pin pun, da quail h componga la vita dell’anima • Obligato ogni ftio I'enCo , d d'al- Jegrezza, odidolore alia felicita, 6a gibn- fbrtuni del conlorte , vedah qualquiete el!a pocefle godere, fecondandola conditionedel diluiftato. La ruota d’lfione, einfufficien- te al dichiarare i giri di quel cuore, lempre mquieto, ma ne’tormeuti pur troppo Ha¬ bile . Fined! pure la sfrenata fapidezza d’vii torrente, dacui fi traporti vnkgno, oqua- lunque altro corporapico dalle die indilcte- te vioknze. Vedraili queil’oggetro con im- petuofi vici fpintotal’hor in vn (ado, ii qua¬ le, mencre, che Iqrigettaall’onde, quali che efleorgogliofe lo ricufino, con piugagiiar- daf'pinta lo sbalzano pltre gl’intoppi. Mai non e percoffo, che infieme ancora ripercof- fo, non pruoui dupplicato il colpo. Rirai- rafi anche taiuolta trattenuto ne i gorgin', quafi in atto di prenderfene giuoco, mch- rte non mcno, .ehe injntricat© Jaberinto pa- . re MOGLIE DI GERMANICO. 7?^ re non pofla fuilupparfi da que’rauuolgime- ti. In quefti e longo tempo tratcenuco, iinche qnafi aggrauaro dal Capogiro, profondando ei-cade ■ Epsrd tantofto rifofpinto ad alto,& a falti, contimia su 1 dorfo di quelle acque il fuo camino, raflembrando, ch'al fuonoftre- pitofodelle loro cadute, fe gli formi vna da- za. Tra quefti giuochi obedendoa que’rapa- ci s/orzi,hora per vna parte battuto.bornel- 1’altra fdrufcito, al Hnetotalmente s’infrage , Non in altra guita era crattata Agrippina , mentre a feconda del dolore feguiua il corfo della vita di Germanico, il quale prcipitaua verfogli vltimi limiti della morcalita. Aggrauaua quello buon ptencipe la fua infermita, con l’apprenlionedell’eRetecosi empiamente tradito. Gliera di molto traua- glioI’intendere, chepilbne ritirato gia in Se- leucia trattenede {pienella Cited, per hauere pili/requeti gPauuifi del fuo ftato.Figuraua- ii quaii cmto di ftretto afl'edio da tata rnali- gnita, onde dubitaua, cbe quando egli cedef- (e allaforzade’nemici con la morte, nofof- fedatoil faccoalle fue reliquie* cioe a dire mil trattata da quelli la moglie, infieme co* teneri pargoletti. Atterriuanlo i pericoli di quefti) che foranorimafti alia libera difpofi. tione di quell’empio, il quale liaurebbe van- taro a/Tbluco il commando nella Prouincia, &appreflo lelegioni. Affiitto da dolore,da timore, eda idegno, isfogo in vna letters a Pifoiiequefti htimori, cbe conftiiamente gli - agicauano l’auima. Scrille,cbe ladi lui perfidia.fuperaua fiual- rnente la fua patieza.laonde, fe bene macaua . di vita, non voletia dimoftrarfi priuo di len¬ to conrro !e (ue ingiurie. Difegnaua , come cfccrandi ratti gli atti della fua malignita > e nfiutando la fua amicitia , augurauaii di D non 74 AGRIPPINA nohauerne hauuta ne menocognition? Rin- facciauagli la quulita dc’fuci diporcamenti , Si il titolo di tradirore era Pinfcrictione de 1(1 oi mcmorabdi geiti, a quali conueniuaCr- ge« in vece di ftariu,vna colona infame Pri- iiollo infomma del grado, & in vigore dell’- autcorita non ancora decadura comandb,chc partitT’eda quella Pt'otiincia. Conobbe Pcm- pioin quefta letters, che le vkinie violenze del male lo rendeauo cosi rifentito. Quindvfi lafteimarono nel fuo credere fell auiiiH > che li'liauea dallefpie Afficuradofi perodeiPefi- to de’ iuoi defideri, diede legno d'vna pronca vbbidieza agli ordini di Germanico , in altr- occorrenze no rurati, Si anche vilippefi Con quefta finta humiliationepretefe farfi fcher- mo per accute di corumacia>edifprezzo vfa- to corro ia djginta no meno,che cotrola per. foua di Germanico . Jinbarco/Ii Pubiro, & a vele gonfie moftrb ambitiouc d’accelerare a volo gl i effecci di que’ coraanduancorche dif- ficili a colerarfi, non che adefeguirfi. Ando nondimeno fernpre teporeggiando, a fine d’- dlerpiu vicino al prender il gonerno della Soria,mentre morendo quelli decadetia. Ma- cb final mete la forza della narura.e s'aumen- to quella del veIeuo,b de* preftigi.La vita pe- rd fu impoteiite al coteridere pin a logo , per impedire il dilciogiimeto deiranima.Difpo. k le cote fue,dichiaratido Pvltima fua menre a gli amici,chegli allifteuano. La tola vedet- ta raccommadaua a cutti, non ricercando al- tra todisfaccrone di debito > ne alrra teftimo- nianza d’amicitia. Non premetia il lr.orirea chi hauea corraggio per no temer la morte>e virtu percoportatla.madoleuafi di mancare cosi miterabilmente per la (celeratezza d’vn tradicore, metre era ftaco inumabiie corro P- abbaaioiento di tanti etcrcin. Supplied i tuoi MOGLIE DI GERMANICO- 7 ? piu intrinleci d’hauer a cuore la moglie, & i figlitioli, accioche no fticccdedero nelThere. dita cosiinfelicedi race (ciagure.Speraua che larapprefentatione di quefte fuc reliquie ha- uerebbe commodi gli affetti a piera, in qnclli aiKora.ne'qtiali la (iia gloria liaueaseprege- neratainuiJia . Cingeuano il lettodili’infer- mo Agrippina,e li figliuoli, fpettacolo lagri. meuole, no roeno nella ciiconfereza, che nel centro di quefto cerchio , in cni ri'trmgeanfi gl’incanti di maggior forza , da quali poda trarfi vivanima a dolorofa dlfperationc . In qiie/la ma/Iime era il copendio de'piugraui tormenti, mentre foftenuta dalla generofita dell’animo daua capo a quelle violenza* del- le quali,ne i pargoiecti per I’eta.neGermani* co per ellere, gia quafi fenza (enfo erano ca- paci. Negli ecce/Ii ddle fue pene, mentre tal volta !e anguftie del cuore prohibiuano il piangere, dando cabio alle lagnme co le pa- vok.cosi efclamaua. Oh Dei! e perche nutri- fte voi nel mio teno tanta felicita, te con mu- tacione siftrana doneuo efperimentare (tra- ge cosi (pietata delle mie conrentezze ? Che gionam i 1’hauer (orcita vn conlorte si glorio- lo.fe deuo reftarne prina, in modo.che accu- fa maggiore la malignita di vn crudele defti- 110 : e perche fopraumo io a chi hauendo me- ritatal'immortalica, non credetti giamai di douer piangere fatto mortale? Me.me toglie- te,6 Nunn, da queftoaccidente,fattahabile, no ad akro.che ad adordarui con le mie que- rele.Ahi Germanico! M'auguro d’eder rima- fta nel chaos del nulla , per isfiiggire al pre- fence l’horridezza del voftro male. Non so come la grauezza de’ miei dolori non mi tra- porci al .preuenue la morte , che forfe appa- gata dal tr.ib.iJto della mia vita, lakiarebbedi mokllarm.Ma ahime! Anche la morrc.lebe- D i ng % 7 quefta fu fuifeerata dal dolore. Abbandonorti Agrippina inlangnidira da parimento si gra¬ de fopra il corpodcl marico, alinedirice, tierne Pvltimo bacio. Sii 1c fieddelabbre,co- nobbe principiato il rigore di quel gelo, da cni condnceafi per lei vna horrida ftagione, priua di cutte lc contentezze. In quel cadaue. roaggiacciato.- fecefi alia lua vita lubricoil coifo, laonde cadde tramortica, doue quegli giaceua cfangue. Infelice copia,che nel letto medefmo fortifee vno ftefloferetro,con tras- formatione rroppo ftrana de gli amorofi co- giungimenti. Cosimanco nel mondoquel Germanico, per cui mai non mancara la glo* ria .Fu copianto il fuo tine dalle pill barbare genti.onde puocongemirarfi,quanta forte 1 * empiera di chil’vccife.rnentrefuperaaaogni eccerto di barbarie, colui, cbegli negaua rri- buto di pianto. Anche i popoli ftranieri com* miferauano ladifgratia diqueftoPrincipe, di cuiliaueanoriueritelcgrandezze. Allece* neri in soma d’vnica Fenice, deoert vn dolore vniuerfale, qnando no fi aiopra fottoquelle ardore di rinouata vita • Quefti fu quel folo tra Grandi.a cni non fnrono de(iaeratc ;6 ma¬ chinate le ruine, che da gelola riualita, e dal- la fpietata perfidia di poebi. Altrimente net mondo, ch'ei fcorle per riordinare le riuolu- tioni de’ Regni, per regolare i gouerni delle Pronincie.per reprimerc le forze de'nemici,e per aggiullare la portanza de’ confederati s godettemai fempre publiche dimoftrationi di commune affetto.Non eraui chi rtdolertc, quart aggrauatodalla tua autorita , ch’egli tolteneua tenzaatroganza; ne puoteerter iu- uidiata in Ini la lublimica del coraando.men- tre non apparina tuperiore ancoapiii vili; die neilacurad’dimcrgli dalle grauezze, e D 4 d) So AGRIPPINA difelicitame la foggettione. Tutti gli atti della fua vita copofero la rappresctatione d’- yna vera virtu .nedeue atterrireil fine, bechc in apparenza tragico,doucao anzi ofieruarfi il profpetto della fcena,ch’auanza le file glo- riofepopenel dimofirare l'immortalita del di lui nome.Fii duque lagrimatain ogni par¬ te la morte di quelt’heroe,fuon che nella ca¬ fe di Pifone, il quale offerfe holocaufli.e face fecrifici j, quafi che Copra di lui handle dilu- uiatoilCielo le fue maggiorrfelkicadi.plan- eina depofe il corruccio,infegne funebre lot¬ to di cui haueua aimolati gli affctti doled per la morta forella. Veil! habiti d'allegrezza cac ciandolugt da fe ogn’ombra di dolore , poi- chetatoella aggradiua quefto lumedi pro- Iperita. Coftoro piu delle fiere crudeli no !a- feiarono d’eilercitare Ja Joro fpietata tirani- de contro l’eftinto.biafimandone ia vitajine- tre ne follenizauano la morte. Tratca quefta Ipina dal petto pareua loro d’hauet ptelo nuouocuore, oue con tranquillo ripofo po- tefle habitare l’anima de’loro conteuti. Agrippinajche in compagnia del conforte non s’era auanzata fin*a quegli vltimi confi- ni,da’quali non fi concede il ritorno.fi ricon- dufie ben tofto al pratticare vn morire,tanro piu dolorofo, quanto meno rafiembra poffi- bile il viuere lenza vita,e fenza cuore. Parue. ro ftrauagante uouita, le pompe ftmebri, co¬ me a chi da longo fonno riforge all'efercitio de’lenfi-Inctedula a gli occhi propri, negaua d’afiicurare l’animode’ fuoi tormenti, uelfe put troppo certa morte del iuo caro. Ahiznc ! ( efclamaua J quale ipettacola mi (i rapprefenta- Gennautco e mono; Co¬ me dunqtie vine Agrippina.' Qual Parcaco- si fpietata precorfe al recidere frame si prc- giato, nella piu vaga tellitura delle fue glo. rief MOGLIE DI GERMANICO. St rie 5 Ma come patio io, le tronco quefto S*. lo,e interrotta la continuatione della mia vi¬ ta? Qiial maligna ftella con si brticto ceffo ha refo horrido il mondo, priitandolo del preggioro3ggiordell*hum4mta?£ qual pof- fanza mi tratrienc m quctta earceie, econ- ferna gli fpiriti ancor annodati con quefti lacci di came , fe gia Ranima mia e f'aori del mondoJOh Cietd6 Nutni/ dilciogliece que¬ fti enigma > ch’atiuiluppando la mente in lo- aerchia conftifioije , mi (oggectano ad vna Sfinge troppo crudele. Non poEogia io efa fer viua, leGerroanico eeliinto, poicbe la noftta vnione cangiolli identica > per non compottavediuifione alcana. Notnichiedo eflercitato ,il voftro potere , 6Dei in foini. giiauri iniracolijftando, che e wiiacerare con intokrabik feempio* il dilgitmgerequelle anime, ch’erano infeparabili. O diamili Germanico per acquetare le mie ttubuUnze o concedamili rdlerc con hli, per goder la Ilia quiece • Aprami/T quefta ftradadal fata, otiero 1’- apriro to a me ftefl'o col fetto, non elkndo podibikjch’iocontumi in quefto ftato, com- paginato di violetize, le qtiali hanno per na- tura il nonedere dure noli - Co lomiglianti lend rooftrawa d'effere per- fuafadalla vehemenza della padrone adve- cider/i. Ma ellendo peir fieri di mente freneti¬ cs.,che deliraua in quefti eccelli di dolore era» no conuinti ,.come grauemete colpeuoli dal- la prefenzade’ figliuoIi,totalinente perduti, qnando La difperacione handle precipitata anche la madre . Rimemorando perd pitt vi- uamence Germanico, fenmunoal difordina- re gli affecci > mentre puresforzauanfi di re- goiargli generofita, eprudenza. Come in ella liou appantc giirnai, leggierezza pro. D s, pru ti agrippinfa j>ria di femma.cosi in quefto accidctene me- no puote eccedere Pimmoderatezza , fopia- ninta dalla virtu. A lodis-fattione del popolo fli necefl'ario cfporre nella publica piazza it sadauero tfi Germanico, ellendo troppo arr- guttaiacafa in rignardo ddla nioltitudine , chc accormia al celebrargti diffinramente i fnneraii. In qnclii efeguiua ciafctino le parti fue col vederlo,piagerlo s elodat'lo Per lo (pa¬ tio di tie giorni fit di meftieri cola trattener- ]o, a fine d’appagare 1’affetcione di tmti non Jnai fatia di quefti vfficij, perche ciedeuano nomaibailenolmente honoraro il fuo men- to. Abbruggiato dopdil corpo (> copirono P- efequie cqpafrioneuoli, non meno pet la pre 1 - seza ddla moglie addolorata, che dal marita eftmto. JFurono celebri, non nella vanita, di quelle pope , cd lequali M apprefo I’hnomo di redere pretiofa la fua fchiatiintdine metre coparifee con faflo fuperbo ne'tnofi di mor- te Ma riiifckonomemorabili pet-la copiad’- applanfi,per la grandezza degl jencomi, eo’- qnali iondatianfegli le rendite perpetne dell* immorcalita, gia che eramancato con la vita l’vlufrutto detle glorie terrene, e mortal i. 11 more di lui, riferbato iftefo dalle fiamej con- f'ermo le violeze del veleno, ancorche idifen- fori di Pifone pnblicsffero eio , come effetco d’vn maledetto Cardiaco f a cui e commune la proprieta di munrre cociogh ardori del fuo- co quells parte principale del corpo . Rifer- bollo Agrippina apprelfo di fe ,come quells vnieagema , di etii pregiandofi Vn pudicoa- more poteua anche gloriarft vna giirfta do-- glra . Di quello faceua anotoinia la cofidera- tione , metre lermadofele ananti glioccbi ri. cordaua gli fpinti, viraliche nilteireuano al- tre volte la di lei felicita- Oil emails learterie jniv recondite , detie pareuak di vedcre le li- ixaiure MOGLIE Dr CERMANICO. 8; Reature della propria imagine fco'pira da viv puto affetto.Quindi 1’obligo di corrifpondc- za> non meno che la memoria talmete ratmi- nara della fua perduta forttma, aggrauaua le di lei pene-Da qtielie finalmente itancata.vi- dcli fatta langitida, irrguifa > ch'era crudelta il non copaffronarla. A fronte dr quel caore , augiiraualr cfla ancora il vcleno,per non len- tilfi confivmare il proprio dall’ardore di rati tormeti. Eerma mai sepremelle ceneridel c5* forte non e marauiglia, fe mitrifte vino il fuo fuocq. 5oftenendolead ogni hora in grembo, per far vna ftefl a tomba commie a quelle > &i all'anima fua. Giiche era queftn»e German!, eo, metre fii viuo fcorgerfi nopote-ua diilin- tione, comieniua di riferbarlo ancbe nicene* rito, doue quel la tratceneali intorrotta. Co® quefto cheforo nel feno, ftimo di redere pre* tiofo it pefodelle Naui.nelle quail s’l'nibarco* percondurli a Ronia.Comouetia la pieta an* che de* piu barbari la prefenza d’vna Pnnci- pelladisl nobrl langue, di doti cosi rare , di glorieraneefiiigofarr, ch'all’horarimirauafi hatier cagiato il fafto delle grandezze in vii. apparato popolo si,ma lagi imeuole di dolo* ri. Li accogbmenti d’vna publics allegrezza 5 cocui fefteggiaua ciafcuno in vederla,muta* sonli in vn Correggio d’add'olorati , da quaii' fi copiangeano le lue Iciagnre . Afl littadalla incite deFmarito, agitata dal deliderio di ve- diearla, anfrola per le medefma, e per 1 figli* noli controls petfidiade’ perfecutori, occu* pauafi in noioli penfieri,di mode che per in* teruento di qualnnque interelle , eonti attai'ft no poteua,ne pace,n£ tregua Diuenne ancbe di corpo inferma, facendoft correlatiuo 1’- efteino all’interno dcllaninio , str lo Hello fondamenro di quefta dotorofa agitaeione. Nclfuo imbaico non li rarnmentatto gli h<*~ ID i quali Ivauerido giuraca la vedct- ra nelle di iui mani s'tncanimauano in quel piko per cfiectuarla. Haueua in qudto viag- gio vn buon numero di naui, si che incontra- re le altre, nelle quali Pifone andauacofteg- giando laLicia, elaPanfilia, fi traced di ci- inento guemero.L’vnaje l’alcra parte dabito- egualmente di nemico incoutro, ladoue dli¬ feguard ciafcuna di p-reuenke nelle hoftili- tacii, quando nella vniformira dclle infegne Romans lavicinanza dimeftro falfoil coiv- certo. Ne' fuoi legni nondimeuo hauerebbe quelP ernpio principiaca cor.rro gli altri la guerra, douendo ragioneuolmete riconofcer Agrippina, eli fuoi adherenti in g.rado di v.e- micitia la maggiore , da cui pollano atceder- fi infulci, & offele. Ma la timidita feguace d = - vna macchiata cofcieza »copagna principal- inente de’cradicorhfu freuo alia lira maligni- ta,.mencre doueua cobatterfi co s i valote, non co’ tradimenti - La zufta fud’ingiurie ,nelle quali per oedinano fisfogai! mal talento dc* codavdi.clae co fuppollo di vataggio l iiokio- nodifodisfareal proprio furore coll’arnii - Fmii era partiali d’Agrippina Marfo Vibio perfbnaggio d’autoiita, e d’incotrotto affer- to verlo Germanico, ilquale rinfacciando a Pifone la colpa della matte dVn tato Princi¬ pe gl'intinio di venira Roma > 6 per giuftifi- catfiipper ricetiere il meritato eaftigo. Con vna/ifpolta di kherno, dimolirg alsicurata lain a lceleratezza,di maniera.che nonpauc- taualagjulUtiade’cribtiuaii .Tal confidenza. MOGLIE DI GERMAN ICO. 8c fcopeifcegli mai lempre cocro le perfualio- ni di chiunque l'efortaua d’eflfcr canto , per no foggiacere a lie vedette cf Agrippina. Cre- dcuafok) a le fteflo in qitefto parcicolare,co- fapeuole della volonta di Tiberio , onde era eerto di no veder codannata quefta fua attio- ne,da chi Rhauena comandata. Ma Raccorto miniftrodi Grandejuon ofleruo la proprieta de’ Principi , i qiialigodono d’hauere chi so- minilhi loroil velenoa gli altruidanni, ma dopo vccidono quello fteflo da cui fii fauo- rita la loro intentione. Ne’piu enormi delitti predono coplicidelle efecurioni i loro raini- ftri, per fate della lor pelle vn mato aila pro¬ pria riputatione, e per hauere con che appa- gare la giuftitia violata nelle proprie colpe. L’artiftcio di quelle piftole , le quali con due eanne, 1'vna cotra I’alcra aggiufi:’ata>operanG si che rimane nel tepo ftello eftinro il ferito- re, & il ferito, s’e apprelo dalla polirica de’ regnanti, i quali prociirano mdiffaentemEcs la perdita del naditore,e del rfadito. Erafi in quefto metre diuulgata in Roma la moire di Germanico. Auuifi cosi concrari a gli aim, !i quali affermarono la fua rihauura fanica, co ftrana riuolta pofero foflopvagli animi di tutci, ch’in impetuofo tranfito dali’allegrez- za al n'auaglio,non puotero moderare i pro- pri feiirimerrri. Le efprefsioni del dolore fu- rono fingolari ne gli eccefsi, eccedettero ben’ altretanto fette vuiuerfali in vna moltitudi- nedicui, come fono varij i capricci, eosifo* gliono eflere diuerfe leaffetrioni.Corrompe- uanii da quefte le gioie di chi altrimente go- deua per la morte di Germanico, ondeve- deafi.che vn perfonaggio di vaglia , tor-men. ra, le bene eftinto gl’inuidiofi delle fue glo- rre . Addolorarono molto piii Liuia, e Tibe- rio li roolci honor! , co’ quali procurana ciafcu- S6 AGRIPPINA ciafcuno compile I’obligo fuo nel celebrate i funerali coformi al merreodell’ertinro. Nella folennita di quefti,noreftatfa.che prereder eft vacaggio ag.’Imperatori medefini, alia gra- dezzade’quali prepararfi noil poceanopiu honoreuolr eflcquie,qiiado,bcnche manca la vita, liroaiK la luperbia • Eranodi maggior bonore al noftroPrincipe quefte pnbliche di- moftraze, mentre no mendicate ad alcun ftto partialc, fcorgeafi volocari tvibuti al luo me. rito. Stabilirono copiofi memoviali di quefto perloivaggi-o , di cm (e bene dimenticarfi nor* poreua la Fima , ckmeua elder eterna la rime- branza anene in oggem eliernia fine d’alli- curame 1’immortalita del nome appreflodi nennci Iteili, 1 qiiali fingendo lordi al fuono de i (uoi applanli.haHrebbcro negaro d’vdir- ne gli cncomi-Noimpedi Tibeiio quefte po¬ pe d’affetto , bcncheaf#iggeflcro Ja di Ini in- uidia.e ftancaflerola ftia malignita . Prohibit |o!o il poire la ftia imagine in ifcudo d’orev ali’horche vollero regiftrarlo anche tragi i Oratori.accioche in ogni grado folk adorato quefto idolo della gloria , &imitaro quefto tseplarc di vimr-Biafmo tale partialka d*iin- primer la fua eftigie.ibcto pretefto, che i pre- gi dell’eloquenaa.non denono premiere il lor valleucedalla fortuna . Nel eonio fiualmente de icaualii vollero i eaualieri fondare carat- teredi rimebranza per foggetro si-riguarde- nole, nominamio di Germanico quello > che prima appellauafi dc’Giunijr In caimodo.in- curoari gli archi > orcupari nelle ftatue i mar- mnerecti i munl’otei,fbndaci i tribunal),collo- can i leggi, fpiegati gli ftendardi, quail che parriciparono la loqnela anche agli anima- li, accioche publi'cafieroalla pofterira il Ho¬ me di quel!'Heroe,per cui bauerebbono par- Jatoancoj Laftj. lacuiainordrnedegliog- gettt MOGLIE DI GERMANICO. 87 gctti rerreni, in quaftfn que delle arti piu no- bili fi vide compito l’impiego.e pure rafiem- braua non copito il debiro.da cui deftinauan* li aGermanicoranci honori Verfo Agrippi¬ na le amorofe dimoftrationi del popolo co- tinnarono »in far apparire infatidbileil de(r- deriodi render (uperiore a Nitmi fteffi, non cheal regnante ildi leimarito. Haueuagii fcorfi nel rigore del Verno i llutri piu tempe- ftofi del mare , inferiori peroalieturbulenze delie fue paffioni Non ardirono !e onde di fofleirareilororurmilti ,ne’qua!i ftimarono di fcorgere anuilito I’orgogliolo lor fafto a frontedelbanimodi quefta Principeila, agi¬ tato da tanti dolori. S’imprigionarono i veti piu fieri, che forfe non prometteaafi di fiiici- tar procelle pin horride di quelle,nelie qtuli gia nanfragaua il di lei cuore. In vtia quieta calma, in soma, moftraronfi quelle acque, 6 ambitiofe dellagranezzadique’ legni; onde patientemente ne fofteneano il pelo, 6 miti¬ gate dalia pieta di quella infelice, onde com- pailicnando i fnoi tormenti, non ofauano di moleftarla eo’loro furori. Ne con m6ti,ne co valli fe le ogpofero per renderedifafhofo il fuo caminojporche non accorvena diftrahere dall’arriuo nel porto, che per ogni modo era deftinara di languire in vn perpetuo naufra- gio. Erano pur troppo freqoenti i diruppi, rra’quali ftrafcmata era l'auima dacontinui affanni, nelia prefenza delle ceneri dell'ama- to conforte. Ginnfero con profpero v iaggio i legni a golfo Ianciato a Corfu,done con il ri- pofodialcuni pochi giorni, voile far riparo atleruine, ch J andaua difponendo Pabbatn- nieiito del dolore.No auezza a pacimeuti,ag- giuftauafi co minor facilitaalla toleranzadi quclti,quanto meno erano ordinari- Era per leinKJto troppo violencoquefto, che la ne. eelfita- SS AGRIPPINA teffitaua al fecondare lo fcxuiuolgimero delta pa(Iioni,mentre viuenre Germanico.prattico mailempre vn foaue ripofo di conrencezze. Oppugnata con pocoriftoro la forza delle fue pene>chc diiventauano mortali, prolegui il l'uo eamino.riceuendo nel porro di Brindi- (\ le primicie de'fnitti, che ptodiiccna la fa¬ in a della fuavemitainRoma. Funiitnerolp il coucorlo di genre, che quini preuenc il l’uo arriuo,,per ottcner il vautodi preccdizanel- I’-amore di Germanico. Noloto il luogo del¬ ta sba;co> ma i vicini lidi.le mura , & i tctii , feruiuano ditheatro,. in cni cpiefta copiofa molcitiidineafpiiauaal veder Agrippina,per accopagnaie il fuo piaiHO.Qadlo giudicaua d'efler piu Felice, che in pofto piii eminence, fperaua d’dl'er il p-rimo in rimirare quelle reliquie di Germanico^ viftadelie quali co- felauanfi in parte gli animi afHicci perladi lui perdita.Nort fapeua rifoluere la tutba ad- doLorata, fe doueffe par late labccca con gri- da d’applai’iijOpure lafciare a gliocchi i’vf- iicio di feuellare con le Jagrime. Fatti piu vi- eini i legni, vdiimimarft da funebre appara- to , ch’in rapprefentatione di norte si tene- brofa , doueano comparire quali cadenti le Scelle delle pupille,non Find" nellelabra.Li meftitia comnuinedi quelli, che fenza i foli- ti fegni d’allegrezza trafcnrauano di folen- nizare l’arriuo in potto, perfuadeuano a! la- lciare nel loro dercitio q.udte SteHc, gia che edidimoltrauano di nauigar ancora Eta peri- colidel mare. Yna ptofpettiua in Comma fu- pelta ,daua pur croppo a vederela necellira d’vnlagrimeaoleaecoglinientojpeigliatti di qnefta rappreleiitatioue. Efclufefinalnienre ogni penfiero digioire la rifolueione di piangere, ali’lior, che videfi Agrippina vfcrr di naue con I’vrna funebre eta MOGLIE DI GERMANICO. *9 ffale bracciajfpettacololagrimeuoleachiii- que rimirauacopendiate s'l dolorofnmCtele gloried’vn Principe ratoamato. Confidera- nano,quato acerbamente per lui prematura- talamorte l’hauefle riftrettto in vn’vrna, ad onta delle fperazc> che prometteanfi di riue- rirlo nel throno. DilcredirolTt in quefto pnn- £0 ciojdie dicefi delleceneridellafenice rau- nitate da’raggi del Sole,poiche qtiefte diGer- manicoul qual fund merito la r’enice di quel fecolo , nel feno medefmo di quel vino Sole non ifcorgeanii riforre. Ben e vero.ch’appa- xendo qitefti,qua/i eccliflaropuote giudicar- fi fcemato di vmii,perdar vita agli alcri,tne, trenon viiKua ndnieno infc ftedo. Giuafe- nel'addolorataPrincipefla con quel pefosl gvauc al fuo cuore, ch’erano tratti a terra g!i occhbquail che haueilero votata la lorolijce a quellajch’e/fer douea 1’accoglitrice del fuo Caro coirforte. Erano tardi i paffi, piitper la • guidezza , che per madia. Quindi rendeaii canto piu ageuoie a ciafcuno i! participate d* oggetto si compailioneiiole, per accompa- gnarlo con vn pianto indiftintoq i! quale di- fcernerfi non poteua, fe folkd'amici, odi ftranieri.-d’huomini.o di donneuli quellhche incontrauano,il fuo arriuo,6 di q.uelli,ch’ac- eompagnara I’haueano nel viaggio. Era vni- iierlale jidolore per le difgratie di cjuefti Principi-poiche altretaiito commune fu mai septe il defideriodi fcorgere in pofto vatag- giofo le loro fortune. In Calabria, nella Pu¬ glia, econtorni profeguironogli arteftati di queilo publico effetto nella folenita delle e- feqnie, che principiarono d’hauerin rributo i pompon atredi»che ha inuentati la fnper- bia de’Grandi , per condurxe trofei d’alce- riggia, anche nel fepolchro. D’ordine di Tibexio hebbero i Magiftvaci del paefe la *ura 90 AGRIPPINA tura dicdebraregli vltimi honori alleceneri di Germanico, moftrandoh auido di fcorgere gloriofo quefto trionfo di morte » ch’era il trionfo de’ fnoi medcfimi dcfideri. Quindi dalle brace Lad’Agrippina,fu traportaca l’vr- na sii le fpalle de' Tribuni ,e de' Centurioni, fla’qualifofteneafi, col feguito delle mag- giori ceremonie, che commadaua il coftume di quei fecoli, 6 permetteua la qualita del paele. Bafti il dire,che mai cosi protamente , e puntualmente non fu efeguito alcnn’altro connnandamento di Tibevio, quanto quefto d’ honorare Germanko. Volontariamente concorretiano ad effetti d’vbbidienza, non el- lendoui chi foile affatticato da quefto giogo; mentre erano hidefelTi i penfteri, per ritrouar honori coueneuoli al di lui merito,e propor¬ tionate alia parricolare affetrione. Anche nel- le Ville, done occorreua il /emplice rranfito, ■vedeali quella rozza gente ergere ftibitamete altari.offerir vittime,e co lagrime,egrida ad- durre teftimoni dell’interno dolore- Abbado- naua ciafcuno il gregge, trafcuraua il lauoro nel campo, per accorrere a prefentare il (uo tributocol pianto.ie impedinagli la pouerti pill celcbri apparenze. Non moltolungida Roma,hebbe Agrippina l’incorro de'figliuo- li di Tiberio,acconipagnatida’ maggiori del Senato, e da*piu riguardeuoli della Citta. ■Vfciinfiemegra parte del popolo,il quale li fcuoperfe fuperiore ad ogni altro nelle lagri- ir,e, poiche era ftato priuilegiato in godere pill da vicinole qualitadi amabili.anzi quafi dilli adorabili di quefto Principe . I/afFanno di tutri, era di tale obligatione, che, volendo ancoranon poteuano menrire ,6 celare que- ftidoloroliientimenri. Sebene auuertiuano qualmete per compiacere all’Iraperatore fa. ceua di mettieri non dolerli, co tutto cid, an- MOGLIE DI GERMANICO. 91 che da gl’mtereflati era pofta a paite I’adts- lacione, mentre in tal cafo riculauafi di fin- gere contro la fincerita dell’animo addolora. to. Encro la Citra finalmente fu riceuuto,«a- mutato in cenere, chi fu alcre voice accoico gloriofo di trofei. Penfi ciafcunocoqual va- rieca di dimoftracioni, eflendo cosi diuerli quefti Scati. Noncomparuero Lima,uc Ti- berio, (otto precefto di non pregindicare alia Maefta in quelle publichedimoftrationi.nel- le quali fora ftato neceflario cedere al dolo- le. II vero fine di quelta ritiratezza fci il non arrifchiarfi a far palefe la falfita de’ loro vol- ti efpofti a tanti occhi.cauci in ofleruargli.on- de fofle leuata 1 a mafchera alia loro drill mu* latione. La plebe perd,quafi che fofl'e oftefa in non ifcorgere il loro concorfo a gli honori di Germanico fi vendico col moftrarfi fcor- ckuole d’hauer Iinperatore , mentre in occa- fione tale non poceua afficurarfi nella di lui prefenza.Quindi nel giorno principalmente, in cur flirono lepolce le ceneri, con licentiole grids efc lamauano efferc diftrncca la Patria, ruinata la Republica, perduca la gloria di Roma,mancato il decoro de’ Romani. Erano cosrlibere.e communi quelle voci,che ragio- nettolmece fi credette abforta dal dolore, 011- de con efpreflioni si fconfiderace fopra il di- fprezzo de’ regnanti, foileuaftero le grandez- 2e dell’altro. Fatta deferta la Citta in ogni parte, s’eravnitaper popolare illuogodel fepolchto.Quiui pur ancbe mentre iftuoidici dalcordoglio ammutiuano, raflembro che foltero vna mafia di cadaueri; mentre cahiol- ta tumultuauanonelle querele , poceua cre- derfi vna vnione di dannati - Le cafe vnote, i .Magiftrati fenza infegne, le arri fenza eferci- tio, ogni cuore finalmente fenza allegrezza, sompiuano lafolennita di quefti funerali. 5i AGRIPPINA II Capo Marzo pienodi luminofe faci,ap- parina co fembianze di ftellaro Cielo,che pe> ropoteano crederfi cadutiquei fupremi Iti- mi, 6 per comiferaie si gran perdica del mo- do, ouero per rap ire quell’Heroe,il quale tol. to alia terra, era di lor ragione. Softicuirono quetti terreni fplendori ad illiiminare Roma anchedi mezo giorno,per dara vedere.qual- mence nella morce di Germanico era macato il fuo vero Sole E con le pope medefime.con le quali di quello Pianeta fi copiange 1’occa- fojdoueanocelebrarfia quello l’efequie. De- pofitate con fomiglianti hcnori le ceneri di Germanico, fi connertirono verfo le fne vine reliquie i fegni della publica afFettione . La timplicira della plebe tradita dalle diflimu- lationi di Tiberio, non ancora fapena cono- fcere quanto handle pregind/caro a quello Principe ilfuo ainore,per dubitarnegl’efiFetti ffcefli nella moglie,e ne’ figliuoli. Efclamaro- no altamenie, che Agrippina era il decoro di Roma.lolo riuolo del iangued’Auguflo,ese- flare d’ogni virtli inconfnfione dell’antichi- ta,& in documeto de’pofleri. Riuolgedo poi al Cielo,ele voci,& i voti pregauano a lei,& allaproleaijgunietodifalure, ogni maggior vanraggiodi grandezze, c la depreffione to» tale de 1 loro nemici.Con qual’animo follero riceuuti quefti teneri fentimenti dall’inuidia de gli emuli, pud Icorgerli balteuolmcte net frontilpicio d’empieta della loro perfecutio- ne.Quanto meno generofi poteauo follenere la fomiglianza d'Hercole , tanto piii difficil- menceofieruauano- la neceilita di cora'oatce* re contra vn'Idra, dicuivn capo recilo era ailai piu fecodo d-i monfttuofita, che atterri- ua. Quelli, che regiftrauanoil giorno della mortedi Germanico tra’ piu giocondi della lor vitai querelauaufi dcii’obligo di titrate a- tc MOGLIE DI GERMANICO- 91 re qtietti detti.contiiuiando Ie turboieze, che produceuaiidla loro maiignita il fuo merito- Scimo Tiborio di non hauer alrri, da cui fr contendeffe a fuoi parti la fucceilione nell’- Imperio.Eftinto que!!ocredec:e,che non fo- praHiuefle alamo , a fanor del quale I'affetto del popolo vfarpat poteffe alia fua difcen- denza il commando. Quindi lafcid la mode- ilia, con cui haueua ricufati ticoli,chegli of- ferfe il Senato : partiiE dalla moderatezza, con cui moftraua vn temperamento miflo di buon fangue •• rinuntio ad ogni virtu anche in mentire apparenze, pretendendodi porer tiranneggiare con l’autorita , mentre era morto,chi per 1‘amore commune, era fuo ri- uale rnoko temuto nei dominio. Rilafcio in fomma i! frcuo a fuoi orgoglio- fi capricci.ftimando di no n poner pit! fcorre- re in propriodifcaprto, mejitrc niancana chi gli Iiaitrebbe data la fpinca al precipitio.Era- no conformi li peufieri di Liuia, comedi quell a , phe camlnaua con le ftdle mafljme allamera medefmadell’aggrandimento del figliuolo, ede’nepoti. Seiano parimente li- truouoffi d’hauer vn’mtoppo di meno, & vn grade di piu nella gratia dell’Iinpeiacore; ondeimbeueafi di buone Iperanze a pro da’ fuoi temerari difegni • Amareggio leimagi. nareconteiuezzedicoftoro, lo fcorgerfi jii vn cefpuglio di /pine, mentre d’vna lola con cauti artifici; fcanfarono !e pimturc, e fuggi- rono itemuridanni. L’affcttione vniuerfale, che fola pauentarono tra le glorie di Gcnna- nico, moltiplicaua hora le ombre,la done'**-, afticurauano di nonhauere chi occupafl'e il polio al lume della loro felicira. Oitre ied.i- moftrationi accennate, n’hebbcto teftimoni per vna'indubitata ctedenza ntlle pubUchc dpglianzedel popolo, Ccn* <54 AGRIPPINA Condannaua queili liberanieiite Tibcrio per liauer mancatode’douuti vfhci nella folen- nita deile efequie del mono Principe . Rip.e- rendoglihonori, co’quali liaueua Augulio accompagnati !i funerali di Drufo.nella ma- canza di quefti leggeuano tratri d'vna volo- ra, poco ben afFecta al nierico d’vn tamo He- rce. Hauendola plebe ecceduro per fua pat- te nelle ponipe maggiori, deile quali pote/Ie gloriarfi vn cadauero anchede’ pin Grandi, doleuali civil regnante fofle Rato cosi fcarfo lie gl’ornanienti funebri, che ne fora rimafta off-efa la conditioned’vn priuato. Tiberio, cli’m quefti (enli Icuopriua la verita della Ida mala intentione,abborriua tamo piu d’v- dirglicon palefe fincerita manifeftati. Quin* di per chmdere quefte bocche,le quali no s’a- jirmano fenza faetrarlo, con publics edirto , qiiafi di correttione, richiamo currialia foli- ta qmete , anzi al ttactenimentode’giuochi, muicandogli al ridonarfi a piaceri. Voile riri- rarconcio il volgodal dolore della perdita di Germanico, di cui non cellauano le efpref- fioni: anzi pretefe fame fuanire la rimebran- za > confondendo del guftodiviui diletti 1’- aniore d’vn morro. Ma nulla opeio in leuar- ne la mcmoria, per torre ad Agrippina,& al- la prole i communifauori.All’horquado ve- ue Pilonea Roma vbbidietealla propria te- lnenra, piu che al figlmolo, & a gli amici, li quali in conformita della fua ftella confcien- za locoligliauanodi temere,(i fcce pivi aper- ta lalcenaa qtiefto fpettacolo, chenaufea- uano gh Iguardi inuidiofi de* perfecutori. Quanto piu orgogholo egli entro, quali con appaieze di tripfante, ratopiu irritato il po- polo, giurodi non acqueraifi fin’al vederlo tra' flipplicijdi reo . Fu acculato apprello 1’- lmperatore , comecolpeuoledella moitedi Get- MOGLIE DI GERMANICO- 9f . Germanico. Aptrltiafione di Seianoiii ri- meffalacaulaal Scnaco,{otcopreceliodi non accrefcer orgoglio ad Agrippina con ta cou- dannaggione ddl’acculato,6 acquiitarccico- lod'ingmfti da partial idi lei, nel Irberarlo- La veritaera , che come incerprece de gli or- dini fecreti, conofceua non poterfi puair Pi- fone per vna colpa,ch’era dt Tiberio,pill che cfiPifone. Sapeua inlieme non poterh aliol- ttere,pet-chela ginftitia violata haurebbe con l’auta popolare (ollenata alcuna riuokuionc. Queftotiinore precipito gl’incereili di Pilot ik,c oglicdogli la difefa dell’Imperarore,me¬ tre fi vidde , che vinto ll nopolo ricercaua la vendetta, minacciando d’dlereghlteflogin- dice,e Camefice, quando n51'handle conda- nato chi doHena giiidicarlo.Si viddcro in attq di rrafcorrer a gli effecri quefte miiiaccie qua. do vfcico il reo di ienaco fa in rifchio di non hauer maggiortepo per viuere.Ce ricondotco non Vbauetle enrvo vna latica vnTribnno con buon numero di foldatefca. Qtiindi die- deff a creder il volgo, che quclla guardia 1’- alRcuraile per la nianaia, no lo cuftodilleco- croilloro furote.Publicaronol’origuialcddl- la fentenza, che defidetauano contro qneflo perfido, ftralcinandone le ftatne su lefcale Gemonie.ch'erano perappunto ligradi,ne’- quali faceano padaggio gif fcelerati ad igno- niniioda morte. S’ vdirono le grida della mol- tiuidine, clvaddimadaua folic reftituito Ger¬ manico, ftimando che potdle rauuiuarloil tangue dell’vccifore, 6 penlando eglino me- delmi di riacquiftarlo,menne potdle^o ven- dicarne la morte- Quiui li fondo la forza del. le accuCc cotro Pifone.perche lo lottrafTe Ti- oerio a! luo aiuto,ladoue confentendo i giu- dici implacabili nello fdegno, concc-rdarono belle di lui Mine. Trattofii la cau(a,in cui era il 5> mentre coftrinfc il giudicio non ai Iblo particolarc della niorte di Ger- ananico, ma loamplio ad vrTefamed’alrre Luc attioni, per !e quali dichiaraua Tiberio 1* obligo d’vfar il rigore, a fine di trauiarlo dal- ladilcolpadi maucameoto di cui non con- tiintp.non potetia riceuerecaftigo.Seianoab- hoccandofi fouentecou lui, lo confermaua nelia fua fede, & imbeueudolodi buone Ipe. ranze/io perfuadeua di non pregiudicare a fe fteflo col dilcapito della gratia delHmpcra- tore, diccndo non douerfi dubirare qualmen- re non folic per cederead efla la feuerica del ■Senaco Iiiebriatodai fnmo di que/fe bcriofe elpreilioni dcll'affetto fingolare diausllo, della di lnibuona volonta, e del debito, che haueua di proteggcrlo illefo da ogni pena , limale iftordito per non ifeorgere il fuo fi¬ ne. Quelto fit la neceffita di morire, 6 par vio- lenzp di chi madato nelia (ua cafa da Seiano, i’vccife, 6 per la rilolutione facta, & efeguita da lui inedefmo d*vcciderii folo, quando s’- aiunde che la morte era il minor maleapa- vagone del modo, che foraflaro di inoka ignominia • Parue al popolo, che foffero de- Iraudari i fuoi deliden, metre no poteua go- tlere delie di lui itragi.e vitupero. No difieta- to perol'appetito della vendetta, ricercod'- liaucrcln beuanda anche il langnedi Planci- na, la quale, ancorche nelia vicinanza del ca- ftigo hanefie abbadenato il marito, no refta- na d’eflTer codannata cocordemete, come co- 1 plicedel delitto , La protetcione > che di lei hebbe MOGLIE DI GERMANICO. 97 hebbe Liuia interellato nella fua difefa Tibe- lio, il quale facto interceiiore appreffo ii Se- nato.le ottene la gratia del perdono. Accreb- be cio i motiui delle querele communi, onde noncdlaua ciafcuno di fparlarede’regnanti, con tanta maggiot libeita, con quanto mag- giorerincrefcimeto vedeafi tolta fi maligna- lnete qudta vittima , che doueua facrificar/i almerito diGermanico. Dopo molti anni liodimeno, viuente ancora Tibevio, dal corfo della giuftitia.che fi vitarda) ma no trauia; ftl condottaal compile la vita nella mcta me- defma , che tenne appefe le fpoglie del con- forte, fe bene riciiso prima fegnirne le orme , all’horche fcuoperleprecipitofo il fentiero de’ di lui pericoli. Offeruo tutto il feguito A« grippina.aiuiifata da gli amici di quello trat- tauafi ill Sciiato, dcgl’atti, lie’quali fcorgca- fi apertamente iadiilinmlatione di Tiberio , e la parcialita de gli adherenti, di quanto in fomma nel maneggio di quefti aftari poteua fondaie la certezza dell’odio dell’Imperato- re, e dell’aifettione del popolo. Hauendo la compagnia de’ loliti dolori per la perdica del fuocato.fe lie viueua ritirata. Auuerciua pe- role particolari paffioni, 8c i priuati lenti- menti nell’efpofta effigie, in cui delineana ciafcunoi fuoitratti. Conobbe quale fchermo di prudenza fofTe necdlario, per nonlafciarcorrereafeconda delle difgratie del Padre, laforcuua de-figli- Holi. Conofciuta la qualita del clima, era fa¬ cile ll preuedere gl’influffi poco fauoreuoli, quando non fi fofle mitigata la malignita del Pianeta, ch’era in alcciidente. Nel fupplicio 01 Pilone apparuequafi difintereflata, 6 per¬ ch 6 gmdicaile non necefDtofa di ftimoli ia giuffitia, in tradimento si epipio, p pcvcfre E yq : - 9* AGRIPPINA volelTedar a vedere, che 116 loconofceuacor. peuole nell’vccifione del marito.in gtiila, che non foire pill degno di pena, chi non poteua ne meno accufarfi tralcorfonellacolpa. Fe- ce produrre inSenaco le fue paHTioni da chi, dandofl a vedere perfe ftefloappafsionato, perfuadena , che la virtu di Gerrnanico , e la qualira dell'eccello aggiuniero eloquenzaal difcorfo, non le fuggeftioni d’Agrippina. La geuerofin del cuore non poteua ftar a freno col fitentio, quafi iftupidita, 6 morta> mentre fcorgeua offefo il merito del conform tedal continuatoodio de’perfecurori . Mo* dero Tiberio il rigore della feutenza , con cui il giudicio del Senato voile hauerela (ue par. te nel condannar Pi (one, libero dall’ignomi- nia il figliuolo; gli reftitui li beni decaduti al fifco; efembdaogni caftigo la moglie ,pro. hibi finalmente ilporre vnaftatiia d’oronel Tempio di Matte vendicatore, e I’ergere vn‘. Altare alia Dea vendetta, come difegnauano gli amici di Gerrnanico , ftiritaudo commune ildebitodi mokiphcarea Nunn atteftati di gratitudine, per vederne eftinto l’empio ho- micida. Quefte attioni configliateda’ penfie- ri di non fomencare la fuperbia d’Agrippina, follecitatiano le di lei querele, fincerando la verita di quei fofperti, i quali perfuadeuano originato piu altamente l’ecceflb del tradito- re. I detti del volgo erano nceuuti nel fno ani. mo,quafi affiomi infallibili, oude non pote¬ ua mancared’eflere mal’affetta , enon nutri- re lofdeg io contro chi l’haueua priuata d’o- gni fua felicita. Non fiiperd malageuolea beiano i’ingerire le file inhdie, che colpiuano mai fempre in rendere diffidenti appreflo Ti¬ berio quei perfonaggi, de’quali iugelofiua Falteriggia de’fuoi difegni- Participaudo gli effaci d’vna mala cofcie- Z3> MOGUE DI CERMANICO. 99 za.doppo il tradimento, loggiacceua a tanta inquietudiiie, che l'imaginatione d’hauere tanticojifpiracori, quanti amici hauea lafcia- li l'eftinco , contendeuagli co perpetuo cimo- re l’afloluto pofleffo dell’ImperioPauetaua« chefofle rapito dalle fuemani , ogni qual volcarimiraua vnfeguace d’Agrippina, ede’ figlinoli, onde ftimaua quefto feguito prelu- dio delle grandezze di dominante. Era con tanta vehemenza agitato da fomiglianti fo- fpetti ,che fi potto in traccia di ricouero alia vanita de gli Aftrologi. Chiunque era dichia- rato da quefti d'animo fuperbo, auido di no- uitadi, efauorito dalle Stelle per tramontare conforme l'altezza de’pelieri, poteua dilpor- fi ad vna certa morte. Cosi appariuano bu- giatdinel tempofteflo,incui quegli ccrcaua pronoftici del vero, mentre incontrauano la maggiore fciagura della morralica, all’hor , che n’erano loropromede le maggiori glo- rie. Infelice fecolo, nel quale baftaua per ef- fer fattoreo di fentenza capitale, l'hauere propitij gli afpetti de’ Pianeti, e fauoreuoli ie menzogne de gl’indouini. Non haneua ne- celllitadi medicare quefti augurij di fublimi- ta nella cala di Germanico, dalla confidera- tionede’Cielilontani, mentre patina sii gli occhi propri quei contrafegni, ch'ei giudica- ua meno erronei. Agrippina era quaii che a- dorata,Nerone,e Drufo fuoi figliuoli, ch’era- no ali’hora in Roma > non cedeuano all'Im. peratore.chc l’atto del comando, pareggian- dolo altnmente ne glj honori, co’quali erano riconolciuti dal popolo. L’aftetto commune per lor parte era piu apprezzabile, ftante, j fiP ct Tiberiodoueua giudicarfi violentato dall'autorita. A fine di tentare per fe ancora quefto yantaggio con la ftiadiftimulatione, proctu'odal ieuato, che Nerone fofle difpen- t z latQ loo AGRIPPINA fateneglianni, e prccorrcflc betanellepu- bliche dignitadijCome la preueniua nel meri- to d’vn matitro fenno. Fu fattoQ*eftore,e nel gidrno ftcllo nominate Ponrefice con alle- grezza vniuerfale, mentre in vna florida pu» belt a fcorgeano auanzata a gradi si honore- uoli la prole diGermanico. Formanano pre. {agio conforme alle fperaze> di vedere anche piii altamente folleuati li germogli di quefta ftirpe , che ambiuano rimirare fuperiori ad ogni altro. Furono creduti in ftato d’auuerar- fi quefti piefagij, quando l’empieta di Seia. no col veleno vccife Drulo figliuolo del me- defimo Imperatore > per ifuellere l’altra en¬ gine , onde nafceuano impediment! all’efito della fuatemerita. Liuia moglie dell’ifteffo Drufo fii miniftra del tradimento , poiche a- perrol’adito alleimpudicitie, (corieseza fra- no ad ogni altro ecceilo. Riliabilironli ne* fi- gliuoli di Germanico i fondamenti della Ci ic- ceffione, & il comento, con cni vide ciafcuno ripullinata la foraina di quefta famiglia.fece apparir finte le lagiime,con le quali a fine d* adulate Tiberio, condoleanli alcuni per la morte del figlio. Parue, che quefti ancora af- fentiflTea comuui defideri, mentre prefentan- do al Senate li due Principi> co affettuole di- moftrationi voile darfi a vedere no contrario alerreimenti degl’altri. Raccommandolli a quei Padri della Republica, come che in effi riferbauafi il di lei decoro, e l’vnico follieuo da gl’affanni> che l'opptimeuano. DiCcredito quelt’aitione il giurameto, con cni termind il fuo dilcorfo , affermando di non halier altra ambitione, che di l'imettere Roma nel pofto dell’antica liberta. Vna menzogna cosisfron- tata.tolfe la fede a gli altri fuoi detti, che do- ueano giudiearfi efprelfioni d’vn fincero a f- fetso-Necelsicd a ciedere,che tucto fbfle qua- MOGLIE DI GERMANICO. ioi . leera>vn mcro inganno- Voile rafinare i! ma- to della frode, all’ hor che faceua di meftieri cuoprire l’intentione di condurre all’ eftremo precipitio la cala di Germanico. Machinaua le mine di quell i fteffi, ch^gli proinuoueua allegradezze. Erafollecitatodi dar efito vna volta a fuoi difegni da Seiano, i] quale diue- nnto vn rapido torrente d'orgoglio , portaua la diftruttione nelle intere famiglie, & ogni hoia piu gonfio , coll' eftermimo altrui pro- curauali propri acquifti All'odio interno di quelloaggiungeuatanti ftimoli per fpingeie j fuoi ftirori contro le reliquie di Germanico > che fu violentato d’accelerarne il precipitio. Tiberio,che acciecato no lo vedeua, che qua¬ le rapprefentauafi da fe fteflo feruitore, cioe difingolarfede, Joltimauafautorede’ pro« pri penlieri. Non s’auuidejchei di Icii trattati erano machine d’ambitioni, con le quail at- terrauatutti gl'intoppi.per appianarfi il fuo- lojin cui deftinaua d’artodarti 1’Imperio. QuandofoderimaftoTiberiofolo in con. trafto de’dilui orgogliofi defideri.poteua af- ficurarfi, che gli vjtimi sforzi haurebbero te- tato l’abbattimeto della fua podanza. E que- ftofovlefigurauafi piud’ogni altro facile , e quindi lo fperaua fdice, mentre l’haueua tal- mete alle man/, che dotieua giudicarfi opera fua I’aggrandirla.ouero il ruinarla. In qtiefto mentre tolto di mezo Germanico, abbattutq cache Drufo, non haueua altro oggetto di contradittione che Agrippina , Sc i Hgliuoli . L’oppofitione, che in quefti terneua , vfaua tanco maggior forza contro i fuoi temerari penfieri,quanto meno era pollibile hincami- narne nelle {trade ordinariegli efFetci. Dif- ficilmeute poteanfi tradirecol veleno: mol. to meuo poteano efporfi a rigori della giufti- con caiimnic fade. Il faqore dii ultra la E j Git* tot , AGRIPPINA Citra gli efentaua da ogni pericolo, anti ren- deua pericolofa ogni intraprefa d’off'ender- gli. L’affettionecomunein fomma haureb- be fiiftocato ogni incendio , che a lor danni hatied'e preparata la malignita de gli emuli. Agrippina procedena si cauta , che fenza cedere in fcorno dell’ altezza della nafcita, e della generofita dell’animo,moftraua di non preliur.ere phi del (uo ftaco in pregiudicio della MaeftadiTiberio.Aggradiual’aura po- polare, non pero allargana le ale, quad per darfi a volo rerfo il pofto, a cui quellapro- mettena di folleuarla. Caminaua fracamente tra la gelofia dell’Imperatore , e l’infidie di Seiano, qaafi no ofleruade, 6 no curalle il ri- ■fchiojcloe l’vna.el’altre leminacciauauo.Con Ja ftelia dotrrnia regolana le nianiere de’ fi- glitiol i, accioche non poteffe norarfi nel fem- biate delle loro attioni, 6 vilta , che gli tedeC- le fprezzabili.o a!teriggia,che gli facelleco[. peuoli- Quato pin,in soma.Cofteneano il me. riro, onde erano degni dell’ amore de! popo- lojtato meno lafciauano occafioni, onde po- tedero notarfi nieritenoli dicaftigo. Fu di meftierhche vlade la perfidia le fue armi, gia che non rirrouo la frode opportuni lacci. Se- iano ferue doppiamente al proprio interede > incontrando per vna parce il genio del Padro¬ ne , a fine d’adicurarfene maggiormente l’af- fetto , cooperando per l’alcra al diftruggerc quell’argme.da cui tratteneafi la fua rapidez- za- Perfuade a Tiberio di credere, che Agrip¬ pina erifolutadi regnare , auualendofi della oecafione.che opportuna, perauazare 1 figli- uoli.leportauaalle tnani la morce di Drulo. Fu fuperflna la moltiplicira di pruone, d l’ef. ficaciadelle parole,metre l’animoeradi ma¬ teria pur tropo tenera ad ogni mala impret- lione, Godendo d’hauer vn pretefto ragioue- no- MOGL1E DI GERMANICO- to; uole, lodo la fedelra del miniftro , che glielo fuggeriua ■ Sopra quefta accula fece il giudi- cio , e pronunrid nel tempo ftefTo la fentenza dettatagiagr.in tempo dalla crudelta de’ pe. fieri, notata anzi con caratteri indelebili • Ri- fletteua (opra la veriti della fucceftione fta- bilira nella di lei prole, e fopra la grandezza del fuo coraggio, da cui non fi forano ricufa- ti i tentatiui di giungere aldominio,non me- no giufto.che ambito . Quandiofleruolanc- ceflita di trocarc lo ltamc vitale , per diftrug. gere la tellitnra della porpora > la quale pre- parara gia a! merito di Germanico, pareua pin felicemente decadutaa fuoi heredi. Per giuftificare qualunque piu empia rifo- lutione, pruicipio a difi'eminare graui quere- le contro l’ardire d’Agrippina.che con le po¬ pe della folira fuperbia, rafTembraua volon- terofa d’aflorbire PImperio. Produde quefte doglianze in publico Senato.dimoftrada.chs ellaa cal effetco formaua vn’intiera fattione di numerola copia d’adhereti. Aggiunfe, che crefceuaiio ogni giorno quelli del fuo parti- to , la doue quefti incerelfi vedeanfi iftradati alladiuifionetautopregiudiciale alia Repu- blica. Che bilognarebbe piagere rinuouato il tepo della guerra ciuile,nella moltitudine de* dominanci, 6 almcno de’pretedenri deli’Im- perio. Che la publicaliberta fi fortoponeua a’ ceppi d’viia fchiauitudine, tanto meno to- lerabile,quanto era meuo ordinaria- Confer- maua quefti fofpetti, come pure I’immineza di tali pericoli,co tutto cio, ch’era fucceduto di frefco, mencrefurono pareggiati a lui Ne- ronc, e Drufo, la onde il timore, e l’imiidia , che lo faceano trauedere, gheli fecero crede¬ re, qtiafi maggiori di fe. La accafione fii il fa- crificio del Buecon lecorna d’oro, folito ad offerirfi a Gioue su'l principio dell’anno pet E 4 la f«4 AGRIPPINA la falute del Prencipe-Li Pontefici, & ad imi- tatione loro i Sacerdoti accommunarono an- che afigliuoli d’Agrippina quefte ceremo- nie j e Ie medefme raccomandationi a Niimi, ch’erano deftinate per l’Imperatere. Quefti pero fcorgendogli comprefi egualmente a fe nel Principato.credette d’eflerneefchifo . In- terrogo quelli fe cio haueflerofatto ad infta- zad’Agrippina ,ftimandodi pocer notare vn tratco della fuafolita fuperbia . Negarono quelli,come che pretefero folo d’adulare Ti. berio , figuificando il defiderio, che haueano di perpetuate ilcomando ne’fuoi pit! prof- fimi,iion meno di langue, che d’affetto, per quanto poteua trarfi da fimulate apparenze. Non pero lalcio di dubicare , che qutfta fuffe vna dichiaratione di volonta , inclinata al fa- uorire il di lei partiro; come,che quelli erano per la maggior parte congiunri a lei di fan- gue.o per eller de’principali della Citta, vniti per interefle.Elaggerdl’inconuenieza di que- fto atto con longo difcorfo, perfuadendo al credere grandi machinationi, mentre (i pre- correua l’eta in munire d’orgoglio giouani leggieri, e volubili, gli humori de’qtiali au- uezzi a folleuarfi per Mnterno bolloredegli Ipiriti ardenti, s’inalzano^ maggiormente ad eftcrni impulfi. Termino finaimentela fua querelai cochiudendo neceflario il punire al- cuni de’ pi u rifoluti in foftenere quefta adhe- renza, accioche nofi corrompefle la felicira , del publico all’infraciditli di quefti, li quali promuoueano vnafartione particolare in di- lcioglimento della Republica. Con quefte preuentioni difponendofi ad abbatterc mol- ti,e minacciando tutti, penfaua di poter far : diuerfionedi quelle forze, le quali fomenca- uanoligenerolidifegni d’Agrippina- Si prin- cipid l’efecutione del coliglio, co cui lolo fti- ,mo MOGLIE DI GERMAN ICO.' io; mol’Imperarorc di poter inigliorare queft'i interelfi col caftigo di Caio Si!io,edi Sofia (iia moglie. Erano perfonagi di riguarddjole co- ditionefin guifa, che raco piu profictjAiole fti- md la loro caduta.quaco che feguedp da gra- do diinoltaaltezza, haurebbeacceirirogli a'- tri co’l rimbobo. Altra noil fu la ca^ione del- Ja loro ruina, che 1’afFetto profefTato a Ger- manico, il quale per qual fi fia rilpetto mai no degenero dalla natura d’vna incorrotra a- micitia. Nella pena,si di quefti, come d’akri s’adduceano akre accufe.ma coli pocofoda- te,odi cofi leggiero demerico, ch’euideteme- te«onolcea(i fatti dalla maligmta colpenoli . Gaio Lutorio Prifco fu cSdannato gia per ha- uer copofti alcuni verfi in lode di Germanico a fine di copiagere la fua morte.Era tra pi imi nell’ordine de' Caualieri,e maggicrde’ primi in quello de’ letterati, e purefu gratificato co mercede da Poeta, ciocadire con premio di fciagure. Fu trattaco in olrre.come reo di lefa Maeftadolo per hauer fatco fertiir la pcna al- le mnfe in celebrare le glorie, e decatare l’efe- quie di quel Principe.Cofiderifi co qual rigo- re fi facnficaua alio fdegno, chi,nq con la va- nici della Poefia>ma con piu vere pruoue d’a- more fauoriua il meritodi quello nell’ augu- rare,fe non nel procurare alia di lui profapia legradezzedell’Imperio.Chiuquc faceua ap- pariretaleinteucionepoteua allicurarfi, che gliattidi maggior clemezafiriferbauano al punirlo con I'elilio. Quelli, che fecondauano I'arroganza di Seiano,per conformarfi al fuo genio anche nelle fceieracezze, erano mai s£- pre pronti in addoflare calunie falfe, e delitci imaginarij . Quindi chi era improntato con caratteri del fuo odio, haueua vn fegno inde- lebile , che follecitaua in fua rraccia molti pevfecutori ambitioli d’acquiftarli la gratia E f di io6 AGRIPPINA chi mai non celfa di perfeguitare i fiioi pofteri. Pazzame- te fi ctede,ch’ei regni nelle morte ftatue pin, chenelle vine imagini originate dal fuo fail- gate . Io, piia di qnefti infenfati maimideuo teffimoniare la ftima , che fi fa del fuo meri- to. Sono in obligo d’accufare,quafi mentite,e falfe qtiefte adorationi, mentre nelP efperien - zade’maii trattamenti,deuo confermare,chc eglie troppo indegnamete vilipefo. Chegio- ua il lufingare quefti finmlacri, mentre s’of- fende vna lua nipote > fin al perfeguitare in* giuftamente chiunque l’ama ! pulchra non commife altro delitto, che in amaruii, poco catita in non fuggire quefto fcogl io all’ efem- pio di Sofia Galla, e d'altri fatti martin d’a- more, comeconllanti in non abbandonare te no AGRIPPINA miferabili reliquie di Gennanico.Quella criT- delra, die forfeno ofa fcaricare fopra di me i fuoi colpi, fa die piombino fopra li miei piti prollimi, accioche ripercuotedo in me per la vicinaza.m’uddoloriuo, e forfe m’atterrifca- 110 con minaccie d'immediata percofla . Deli Tiberio.nosb fe mal’affetro.b mal configlia- to fappiate.che lo fpiriro d’Augufto, il quale ».i qui d’intorno vagando, no potra aggtadi- re i voftri facrificij, mentre fcorgera ridoita a ftato cosi infelice vna fua nipote . Non Carets creduto pio verlo quell'aiiiina grande, fe co- tro me vi (coprite crudele. Ferirono graue- rnente 1 ’Imperatore qqdfe parole, proferite con tale liberta, qnale ftiggeriiia la condition del perlonaggio , difperato per lagrauezza della perfecutione, ma coraggiofamente in- trepido cotro la gradezza del perfecntore. Fft traportato dallo (degno olrre i limiri della dillimulatione, non maialtrafiatarraf'corli . Puote cogettut.it fi quato profondaflero que- fti rimproueri > metre dal pill cupo del petto trade, o vna rifpolta infolita, da cui sboccaua palefe , non gui come prima celato il fuo fde- gno. Riprefe l’immoderareza della di lei paf* fioiie, 6 almeno la poca prndenza in non na- fcondetla, condiiufe.ch'dla lagiiauafi quafi effefa, non per atrro> die per vederfi defrau- dita del command >> fofpiratodalla luaam- bitione Voile fignlficare,che il defideriodel dominio le rappresfxiua per nemico qudlo , che occtipadolo attualinente le netinpediua il polieiiote che i’auidita di giunger a quefto, l’obligaua a dolerli, quafi da pinigeiiti fpine traffttta,daH' incotro d'ogoi cefpuglio , che fe le opponeua incoppo nd vuggio per la dif¬ ficult:! dell’an iuo.Dicliiaro quefto fetitimen- «ii in vn verftcGreco.copenfiero , che quefto id'toma ftraniero n'efcludelle i’elpreilioneji dal- MOGLIE DI GERMAN'CO- in ■'dall’intelligenza d’Agrippina. Erro nodime- no,poiche.si per elder addottrinata nelle mi- gliori fcienze,si per hauere pratticato quefto lingitaggio, allhora quandofi tratcenne col Marito in Atene,& altre Cittadi della Grecia > intefe l, eniffimo il motto. Qnindi non prior* aftenerfi dal ribatterlo, &irntata maggior- mente conobbe quella mordacita di lingua, qnafi morfo rabbiofo, il quale fi fana col pe* 10 di chi morde. Non midolgo (replico) per- ehe io non regno, ma perche regna chi adora la fornma.piu che la virtu. Seambifco il do- miiiio.l’ambilco perli miei figliuoli , i quali v’ hanno maggior ius di chi lopoirede peril merito di Germanico, e per e lie re del fangue d’Augufto . Non c ambitione biaftmeuole quefta mia, mentre non e difordinata, onde rrabalzi i miei penfieri oltra la propria codi- rione. Deuo pareggiare ogn’ altro nell’amore della mia prole, che pero nondeue condon- natli il procurare ragioneuolmente quelle grandezze.delle quali pretende altri inueitire la fua difcendenza. 5i,ch’io afpiro alMmpe- rio. Mi querelo pero della forte, mentre non gratitica 1 miei defidevi.deftinado a figliuoli, cioch'era di ragione del Padre. Mi lagno di elfere donna,onde la qiialitadel lefio tradifce 11 mio ardire. Forfe,che nelle forme del mio gouerno/i vedrebbero corretti i fall! del Pal* trui comado Vorrei regnare. Eche > prefumo forfe in cio fopra il mio Itato? So qtiefte forfe pvetefioni iddcrete,6 pur irragioneuoli? Ueh che quefta (ola volonta atterrilce chi pauen- tando vederla ridotra all’ atto, teme di doue- refcorgere condaunate tante ingiuftitie, Sc iniquitadi. Mi glorio pift.che del comman¬ do di quella auttorita, che tiene il merito de* miei figliuolid’ingelofire chi regna, Scinti- midirequel fuperbo, che fi facopagno nellS Iin- in AGRIPPINA Imperio, & ofa di trattarfi egualmente a loro applaudenda anzi di pin a! proprio or- gogliocon termini di fuperiorita. Frapone le fue imagini era quelle de’ Cefari , abbatte quellede’ Pompei.reggea (ua voglialaMae- ftadel fupremoSenaco, eftrafeina dietroa fuoicapricci 1’Imperatore medefmo. Egli e cagione della morte di mio maiito, infidia la felicita della fua cafa per compirne le mine, perfeguita le parenti.Sr amiche mieappone. do calunnie infami per denigrate it candore della ripuratione, menrredifegnad’abolire il ^carattere della vita ■ E dom'd io moffrarmi 'mcno impatiente, 6 fiera,tolerado quell’ Iro- ^>erio, nel quale tiene la fuperiorita vn em- pio.di an fdegnarei la feruitu.non meno per l’infamia de coftumi, che per I’inferiorita della nafeita ? Se vfaffi altri termini appruo- uando di viuere volontieri lotto quefto g io- go mentirei la nobilta della profapia, Si ap- parireiindegna Conforte d’vn Cefare . Coli diceua.quafi barbottandoda fe nel partire dalla prefenza di Tiberio.a notitia di cui giu- fero quefte rifentite parole. L’aria fteda raf- sebraua imbeuuta de’ feuori di Seiano, la do. lie tradiua chiunque no era partiale della fua fortuna. Facilitandola condotta del fueno a gl’orecchi d’alcuni fuoi adherent! ,gli furono tantofto riferiti gli accent! d’Agrippina. Egli per non apparire immediatamente appadio- uato per proprio interelle appreflo Tiberio , gli riporto a Liuia , e per relation!, di quefta peruenero poiali’Imperatore ftedo.La caufa delcommune fdegno li fece maggiore , ftan- do , die gli referendarij de’ finiltri fentimenti efpredi contro li Principi, imitano le cana» publicatrici della maldicenza del Barbiere di Mida,moltiplicando le voci, e falfificando il fuono .JI liberi detti di quefta Principefla fu- 10 - MOGLIE DI GERMANICO- Iij rono aggrauati d’aggiunti tali, che poteuano irritare maggiormerite l’Irnperatrice.e dopp conuertire in atti d’vn furore indifcreto, gli affetti fdegnati di Tiberio- Queftofti artifi- cio di Seiano per inteffere que’ Grandi nelia vendetta di quanto haueua fparlaco di lui, e nel compimento di cio > che finalmente con- sieniua per terminate le fue intraprefe. All'hora pero non determinoffi d’offen- dere Agrippina in alcro, che nel condaunare Pulchra,per la cui liberatione erati (cuoperta cosi inferuorata . Conolciuto I’ardore del fuo deliderio » auuercirono con qua! vento po- teanotraporrare le fianimc de’difgufti, Sc accender la di lei rabbia.Quindi col cotradire di primo sbalzo alia di lei volomi > vollero trionfare dalia fua alterezza . La pena fu pin vergognofa, che feuera,menrre la rilegarono folamente fuori di Roma come adukera. Altro caftigo non dauafi in quei tempi aL le mogli impudiche,moderato il rigore della giuftitia dal numero delle colpeuoli, in gui- fa, che procedendolicon fentenza capitale, forano rimafte defolate le famiglie, e fpopo- latedi femine le Cittadi . A ciafctma hora cangiauano amanti, & ancora defideiauano raddoppiate le here del giorno per fodisfare adishonefti appetiti. Le belle aiaffime, ha- ueanoa fchifo l'honefta . come che apprez- Z3ndo la bellezza come vn bene particolare, giudicanano neceilario i] farlo fingolarmen- te communicabile. Non fono inununi da fi> migliante cprrutcione i noftri fecoli, ancor- che accada , che mentre dafli maggior luogo al ferro, minor campofi lafeia afioridelle lafeiuie . eflendo ordinaria la fterilita d’ogpi vaghezza apparente nel terreno,in cui s’inui- feera quel metallo • Non coinpiacqutfi gia Agrippina di tanta de- ti4 AGRIPPINA tlemenza,po:che fotto quello rauuiso nafco- fta maggiore crudelta de i fuoi perfecuton , i quali col rilegare Pulchrafolo fuori di Ro- ira.prctefero ma tenergli auanti gli occhi vn teftimonio di manifdlo difprezzo. 11 disho- More di queflo fupplicio crefceua nella vici- naza della Citta , come che la ripucatione di- fcapitata £ parto di femplice opinione radi- eatanelcocetto.chela moltitudine forma di noi,e delle notire attioni . S’aumeto il difgu. fto all’intendere, che ad onta fua era (lata ce- lebrata da Tiberio l’eloqnenza dell’acctifato- re, in guild, che col pregio di (ingolare (lima hebbe polio tra primi Oratori. Da tali circo- ftanzefatti peggiori li malitrattamenti con- tro Agrippina, conturbarono l’animo di lei quale colrifleflo della confideratione , bene auuertiua mentirfi dalcolpo,la mira.cheha- ueuano quefti emiili delle fueglorie.La com- Inotione , con cui rilemiuafi le paflioni d'- vna tanta offefa, fece tumultuate anche gli humori del corpo, onde fconuolgendofi l’or- diuato temperamenro ella infermo. Tiberio venne a vilitarla condorto, non so fc dalla fimulatione, 6 dal defiderio d’accer- tarfidel fuo male, per porer fperare la fua morte.Compli feco gentiImece,dimo(lrando rincrefcimento perl’infermita, &auguran» dole intieme prefta ricuperatioHe di falilte. Rifpole la Principella languidamenre, come che non haueua cuore per lecondare le di lui fintioni, pill che per non hauer forze , onde conuenilleaccufare lapropria debolczzane gli acceti. La pielenzadi queflo feritore fcce Ilillar farguedalla piaga> da cui nafceuala morte delle fuecontentezze. Quindi fcorfero le lagrime a gl’occhi dell’inferma , e mentre anche i fofpjri dauano fiato per efprimere il luo dolore, ella prclekna per cosi dire • L'in- MOGLIE DI GERMANICO. itf L’infelicita del mio ftato (6 Padre) mi por* ge coli frequenti le cadute,che mi (5 redene- cefTario vn foftegno, da cui io no fia abbado- nata. Non polio tolerare la grauezza de’ tra- uagli, i quali mi sforzano at foccobere fotto ii pefo, quando non mi fi conceda vn cornpa- gno, da cui mi fi porga aiuto per foftenerlo • La miagiouetu non mi permettei! contiuua- re pin logamete nella folitudine, non edendo 10 si ferma nella matnritade gli anni, clie va- glia per refiftere alle fcolle di tare iciagure. 11 rimarirarfi e i’vnica felicitadi dona honefta, eh’inficuolita da gl* afFanni, vede abbracciar- fi da nuouo coforte la protettione di fe me. defma,e dt’pupilli .Scorgomi abbadonatada tutti, come vedoua ritirata, di cui no fi fa fti- ma,quando co le diflolurezze non fi copri iu- degnamece il foccorfo de’ piu licentioli • Pre- uedo per alrra parte cattiui influlfi d’vn Cie- !o per me calamitofo , che pero fa di meftieri ptepararmi vn (icuto ricouero. M’auueggo, che perfone, fe bene a me molto inferiori , s’- ingerifcono 7 perfeguitarmi.si cbe auuilito in tal modo il valsetedelle perfecutioni,temo di vederle mcdriplicate in maggiorcopia dalla miadifgtatia , mentre per si poco prezzo fe- guiranne minore il difpendio. Non piu mi da l’animo di prelcruare Jiberi i niiei figlmoli da gl i aguari.da'lacci, dalle in(idie,e dalle fiere, ch’in ranteguife per apputo viene machinato 11 loro efterminio. Tentarei ben’anch’io la di- fe(a,quahdo non olleruadi > che mi s’alcriue a temerita ogni atto, cbe in altro perfonaggio s’appdlarebbe generolo . Vn conlorte, nella nobi’.ta de! cui sague , no decada I’altezzadel mio lignaggio, inrraprendera lodeuolmente 1’eflere riparo a quelle inhere reliquie dichi manco tra le perfecutioni, ma non ceflarano gia i perfecutori.Amato Germanico. Non t’- ... offen- n6 ^ AGRIPPINA ofFendogia io, 6 caro nelh afpirare ad altre tiozze, non effendo quefto defiderio in me a- uidica di nuoui cotenti, ma follecitndine per efimere i tuoi parti da f«iaguresi gram', che non puo folieuargli il mio gouerno. Adicu- rati, che mai piu no e per rauuiuarfi iJ fuoco d’amore in quefto petto, tra le fredde ceneti del tnoconfiimato cadauero toralmere eftin- to. Di cid fiaceancor voi certo,o Padre, poi- che il mio cuore doppo d’ellerfi fatto fepol- chro del motto marito, non piu e capace di vine dolcezze. Nell'horridezza di quefta to- ba muore ogni gioia , qnafi prima di nafeere fufFocata dall’ amaritudine di dolorofa rime- branza • L’obligo di rimnouere da manifefto naufragio li figliuoli, mi necedita a quefta ri- folutione , accioche fucceda alia mia cura chiconmaggiorforza.oforfe con maggior fortuna potra abbattere le procelle,che la mi- nacciano.Non foggiunfe di piu , poicke s’au- uide d’hauer tafteggiato a fofftcienza su quei punti, che poteano far intendere il concerto de> fuoi afFetti. Gia dallo Icocerto dell-’animo di Tiberio , cheapparitianel variato fembia- re.congetturo, che il fuono delle fue parole hauena prodotti gli efFetti > che opera d’ordi- naviol’harmonia, in chi per hanere l’animo mal copofto, 6 opprefto da certi tali fpititi, ron pno coinportarlfljonde in varie guife ve- de contorcerfi in fegno del (no abborrimen. to . No altriinente fcorgeafi quello in quefto difcorfo.quafi ferpeall’incanto, metre nota- na tacciata la fua tirannide , e propofta in ol- rre vna dimand3, alia quale non poteua con. fenfire alia ragione di Staco, ne gli animi de’- Principi fupcriore a qualunque altraj legge. Dalle machine, che componeua ella fola per portarfialle gratidezze dell’Imptrio, poteua conofcerli quali’imprefe haurebbe rerate con MOGLIE DI GERMANICO. t 17 I’appogio d’vn’huomo.il quale deuefuppor- fi che fora ftato di molta ftima , e riputatio- ne, metre fofle ftato eletto a gli Sponfali con Principefladi tal grado. Eflendo parimente fecoda,non meno,che pudica.haurebbe mol- tiplicatili nepoti d’Augufto,& in cofeguenza li pretended del comaao , in pregiudicio del- lo ftato publico,ma pill indilcapito della pri- uata ambitione. Ingelofito l’lmperatore da quefta propofta.ne redo grauamete offefoj c maggiormete anguftiato dal timore.che con- rurbato dallo (degno. A fine di non lafciar ve- dere qual pafsione perdominafle, licentiofii dal la vifita, e seza rifpodere egli parti co ap- pareze tali pero, che diedero a conofcere raf- freddato da gelato affetto il feruore delle lue affettuofe fintioni. Seiano, come fuo cofide- tCj fu fubito a parte de’ ragionamenti paftati co Agrippina. Intefele diiei inftanze, e pene- trd li lecreti del Principe , 1 quali n 5 poteano elTcrgli celati.-come.che li Grandi s’appaffio- nano per gli loro fauotiti,in guila.che dilcuo- prono loro fin le vifcere; no auuertedo,qual- nrenre difegnano per apputo lo fcopo de’ lo¬ ro cradimeti. Oder no praticare da Agrippina le regole ftel!e,con le quali la propria fiiper- bia coponeua i gradi per giungere alia fubli- mita del commando . Egli hauea il principal fondamento delle file fperanze nel matri- moniocon Liuianuotadi Tiberio fatta Ve- dcuadallafuaperfidia, per tralcorrere con maggior licenza tra le diflolutczze,onde pre- lumeua condurfi all’ Imperio : Scorgendo hora , cheqnellafimilmente prefumeuad’- auuanzare le proprie fortune col timaritatfi, pauento atterrato ogni fuo dilegno, e con la preuentione de i mezzi , dubito d'ellere de- fraudato dall’altra del fuo fine. Temeua per lo meno , che la gelofia dell*. IlU' it* AGRIPPINA Imperatore per le dimande d’Agrippina ten- delle fofpette anche le proprie uippliche gia presetare per ifpofar Liuia, mentre erano nel foggettomedefmo.Ebee veto,che fin quan- doei le propofe, prlcipiarono a radicare vna no so qual diffidenza de’ di lui penfieri. S'ac- crebbeinquelto puto, metre Io vide incami- narosii la ftrada medefma, in cui drizzana Agrippina i fnoi viaggi, lie’quali era certo, clvella fofpiraua.fe no per fe per gli figliuoli la metadel dominio.Conofcendo dunque.d alnteno temendo vn tanto pregiudicio a fuoi interefii dalle richiefte di quefta Principe/Ia, s’irrito maggiormete per rifoluerne frettolo- famente le rnine.e liberarfi da vn’oggetto, il quale atterriualo,con le lole chimere de’pen¬ fieri . No oso di condefcedere alia pafiione di Tiberio co biafimare la propofta d’Agrippi- na,per dubbio di far reo fe fteifo,condannan- do anche la propria pretefione. Olcre chegli ofleruo mai £empre di no pafiate mali vfficij immediatamete cotro di lei con Tiberio ,fa- pendo che nauleano i Grandi lo fpetcacolo delle proprie ingiufticie,Ie quali efiendo trac¬ tate da loro partiali, pare che accufino eili ancora euidentemente colpeitoli. Sia legge a chiunque no vuole abnfarfi della priuaza de’ Principi, il (entire alle miquitadi del Padro¬ ne, in maniera, che reftando coperro il niini- llro, afiicuri che non fata fuelata Pintenrione del Padrone. Nelle perlecutioni mailimedi perfonaggi Grand i, e rnaggior i di loro ttefii non s’ingerifeano li fauoriti apertamente,an- corche fiano di gufto del Principe,poiche rie- Ice fofpettavna sfrontata cemerita contro ta¬ le grandezza, che douerebbe inchinarfi. D’altrj mezi s’auualfe,poiche non manca- uano alia fua perfidia nuoue forme di tradi- meti. Mando chi notificafle ad Agrippina lo fde- MOGLIE DI GERMANICO. n* fdegno dellTmperatore per la dimada fatta- gli.inguifa, che rifolueua d’arroincarla, noa potendo ftarfi piu longameteracchiufi li va- pori congregati nelconcauo dell’animo (uo mal’afferco Sorto precello d’amicitia.facedo che qnelli auuili fruttificafleroobligatione, la perfuadeuano al procedere caiita in preu- dere cibi dalle mani di Tiberio, onde non fe g li permettefl'e il porgere in effi occultamete it veleno . Irritata quella per tante caule.aua* zotaleinformacione li fuoi furori, in modo , che fu impedito il giudicio di prefcriuere legge, negando gli efFetti di riceuerla- R inker do intolerabile il fno fpirito il vederfi calpe. ftata.non feppe riconofcere freno di pruden- za. in guild) che fcorle liberamente in tune !c inginrie maggiori, con le quali fupplir (uolc lo fdegno ail’/mporeza d’effettuare piu cru¬ de vendette, Sfogo compitamenre la fua paf- fione, ftimando (ollecitato lufficientemete il vomito delle ctudezze, che haueua nello 11 o- maco, dal difegno di tanta crudeka. Ne altro per apputo defiderauanoli di lei nemici, che attcdeuanodi farla lor preda.all’horchetra- porcaca piii Iregolatamente dalla colera, raf- sebraua,che giuftificafle in parte li loro malt tractamenti Altrone meno precefe !a malua- gita di Seiano,iI quale be fapeua qual folle I# generolira dell’ animo di quella Principeda , inhabile ficuramente al comportare quella piega j co cui procurauano d’abbaflare la fua grandezza le alrrui perfecutioni. In fomi- glianza di Palma , ad onta di qualunque vio- lenza voleua 1'oltenere il fuo polio, e uo.cede- re vn pal mo nemeno della propria lublimi- ta. In qnelto particolare pero non obbeden- do ad alcundiuieto di prudenza , dimoltroflx appreflo Tiberio diffidente. Non puote men- tire j! crcdito alle altiui falfe relationi.ne di(- tio AGRIPPINA fimulare la notitiadi quei difegni, de’quali per ogni ragione douea darfi a vedere igno- rante. Fa di meftietitrattare co’ Principi nel mod# i in cui fi poitano Ie sfere col primo mobile. Secondano le file violenze,quafi pe- 10 non fe ne aimeggano, continuano incef- fantemenrei loro parricolari mot/. II dar lu- me a gl'occulti fecreti de’ Grandi.fe maflime fono maligni, produce l’effetto medefmo,che 1’opporre il fiioco ad vn’archibugio caricato. Ne icoppiaao tantofto gli preparati incedi,e Ie mine giaftabilice da’ penfieri. Scza riguar- do a quelle neceflarie ofleruationi,diehiarof- fi Agrippina d’hauere penetrato il mal’ani- jno dell’Imperatorc - Ogni qual volta s’alfi- ileua feco a menfa', nella fronte arrugata , fa- eeua apparire quei folchi, ne’ quali nafceua la certezza del 1 to fdegno. Oilinata fimil- jmente nel non mangiare, e tacere publico la fuadiffidenza. Voile Tiberioporre in chiaro quefta verita, equindile ptefento ditua ma¬ in o vn porno. Altro non mancaua per auualo- xare li fofpetti di quella, a cui rimemoro all’- lioralamente, quanto 1’era ftato fuggerito dell’intentione dell’ altro d’auuelenarla. In quelto priuilegiato dono credette inferta la morte machinable- La mala impreflione de’ penfieri fece apparire con brutto fembiante quella partialita; come che non poteua giu- dicarfi affettuofo, chi da concetti defl’animo appruouafi pernemico. S’accele il voltonel- I'atto di ricenerlo, quafi, che fofl'e intentions del cuore d’elpurgare con le fiamme la mali- Bnita di chi lo porgeua- Oftetiua contracam- bio di fuoco, per dar ad mtendere, che non rauuilaua qnel regalo, come fegnale di gra¬ tia, ma come oggetto di tradimanto. Rido- liollo fubiroa ferui, perfuafa lorledallaima¬ ginations,, che il veleno in quel porno nafco* MOGLIE DI GERMANICO * \t1 llo i poted'c operate col Colo eftere neile fuc mani.Quali vfcitadigran rifchio,folpird pet date con l’anhelito tcfpiro ail’animoangu- ftiatodalla moltiplicita de’penlieri,che le in. cnlcauano lacautela; quad che altrimente in qnell’hora fofle data difegnata la f«a morte. Fiigrauemente ofFefo da quell’attione Ti- bcrio,metre dall’accufa di quefti fofpetti, ve- deali rinfacciata la lua crudelta . EUcndo in- toleiabile a Ptincipi lo fcorgere manifeftati li ptopti mancamenti, ne (egue, Gh’efli latino colpeuoli quelle ombre , che non gli celano. Congietturili con quali nffecti egii concor- refle a determinate il lifentimentodi si pu- blica dimoftratione . Riuoltolfi alia madre baftameteledide. Noemarauiglia,feioper l'adietto ho maltrattata quefta donna, che fi- niftramentefenredi me, ftimaudo, ch’io an- uelcni leperfone. Chi diffida.non ama,e chi non ama.fia contracabiato , (econdo merita. Non puo non machinar male.chi mal penfu, e quelli fofpetti fono motiui al trarnat le ve¬ dette. 11 temere fomiglianti in(idie,e tal volta preuenrione della colcienza,!a quale fcuopre rordimentode i penlieri di chiteme, uello fpiare gli altttii difegni. Cosi andaua baibot- tadol’Imperatore verlo Liuia, la quale ralle- grauafi di fcorgere intoppaca la fua nemica, si che non pill poteua Hard in forle della ca- duta. La qualita de’ feuh di Tibei io da qua- li/ifcopetle il temperamento del di luiani- mo in quefta occalione, traggeafi daila fama difletninata da gli aflillenti.chenotatono ne’ gefti eftetni gl’interni moti Fti publiga voce, che Agrippina,6 co palefe, 6 colecreta mor¬ te appagherebbe I’ira diTiberio- Quindis’- attenirono tuttili di lei adherent! > mentre giadall’efempiodeglialrri haucano appie- to di quanto dauno fofle loto l’affetuauc F par Hi AGRIPPINA particolare verlo la cala di Germanico. Ve- dendofi hora in aperte minaccie, qualmete fi poneita la fecure ali’albero medefmo, no piu proemaudofi d'atterrarlocol code re occulta, mente !e radici, ma co vlare manifeftc viole- ze,fi fotcraffero al pencolo. Aliontanoffi cia- fcuno alraeno in apparenza da quefto parti- to,conofcendo difauuataggiofa la condirione d'elTer membro in vn corpo,il cui capo fenza poter efleredifefo.vacillaua per 1’vltimo tra- collo . L’amicitiaera fimulata.per ingannare alcuni pochi.li quali no vollero cangiare i lo¬ ro linceri afRtti.ancorchefollero ta!mete va- riati gt'inrered).Quelli,chefingendoli piu fe- deli amici,cnopriuano vnadislealta inhuma- na.per riacqttiftare quanto haueano perduto lie! primo amore. Con la confidenza , che fu cortiimeflell'vnira dc’voleii, forriuano fortu- natoefiro li tradimeri, di maniera, die difor- dinata da mancanza di_ fede Pamifta dc’gia partiali diGsrmanicoJi moltiplicatono pet- lecutori a di Ini piu fidi fegnaci •_ Sabitio, che fu vno tra quefti, fu era primi fimilmente in eflere tradito. Gloriandofi della propria con- ftanza, metre anche li piu fedeli cemeuano.e Jipiu obligati erano ingrari, non ifeemogia mai la fua affettione. lntrepido allilleua mai septe a gli affari d’Agrippina, e de.fuoi figli- no!i,e facedo loro coireggio.nioftrana di non curare li pcricoli, chc poteano lopraftargli per l’inuidia degliemuii delle gtaudezzedi quella cift Offendcuafi di cio Seiano, come the da quefto fmTe dilprezzata la propria pollanza, onde no temeile d’apparire liio ne- mico, qualedichiarauafi, eflendo amico d’- Agnppina- Quelli.chc atcendeano 1’opporru- mca per far acqtiifto della di lui gratia ab- bracctarouo quefta o.cafione di facrificargli h nu d’vn ftio nemico. Era egli il folo Nu- me MOGLIE DI GERMANICO. it* me fauoreuole, a cui pero bifognaua, che s'* humiliafle con le adorationi, e con le vitcime clmmque volcua viuere» 6 pure pretedeua d’ ellergrade. Quatro Pretori difegnarono qui- ui la fcala per afcendere alia dignita del Con- folato, in cm era il somo dell’ambitione Ro¬ mans-Latiario fcce la (pia per tradrre Sabiuo mentreglitrdaltri feruirono per teftimoni duanzando la conofcenza, che haueua di lui advna ftretta familiarita.s’ageuolo la freque- za della fua comierlatione.lntroducendo con occafione di quefta difcorli de’ fuccefli del repo ail’hor prefence, infinuaua/i in celebra- re la di lui fermezza nell’amar la famiglia di Gennanico, quanto pill empiamete era per- leguitata- Bialimaua Seiano ne ceflaua di co- daunar Tibeno.elaltando fempre Agrippina &augurando a fuoi Gglmoli, con fortunate Iperanze, le lupreme gradezze. Inganiioffi la limplicica di quel buon'huomo, in credere d* hauer incontrata perfona tato pill confidete, quanto pill era di genio conforme.Quindi co tanto maggiore liberta prefe anirno per isfo- gare i fuoi fentimenti.i quali coparendo con la fincerita niedefma > con cui gli cocepiua la mete,vfciuanocolpcuoh di lefa Maefta Spar. 16fenza riguardoalcuno.edi Seiano,e di Ti- beriojcome die vedeudofi apertol’adito nel. la cofideza.Ipinfefuoriquanto haueanoam- maflatonelPanimo le paflioni contro l’orgo- gliodclfvno.e la crudeitaddl’alcro. Nogio- uaatginedi rilpetto, rnentre fatto giri il fora da vna lingua, sgorgano dopo i profluuij del¬ la raortnoratione, dalle bocche mallimede gli appaffionati. Difcarico in tal guita il fuo cuorecon qnefto finto amico , che prefe per cofuetudine il condurfi a lui, ogni qual volta haueua in quefti particolari alcana granezza d’affamio, per lecofgrauarleniiie’ tohcrui- £ t fcorli* 114. AGRrppTN A fcorfi . Nafcofe vn giorno Latiario !i tri compagni fopta il tetto della (trnr.a, in cui trade Sabino a g!i ordinari ragiouamenti . Rapprefento !i padati pericolr. rainori del- le milerie prefenti, che pur di vantaggioab- bondaiiano. Con anriche querele-fondaua occafionidi niiouo timore, deplorando l’infelicita di Ro¬ ma condannata al foftenece tante fciagure . L’vnifuono benche faifo,incui concordaua quefti con 1’altro, fece rilnonar anche qud- lo, la done nel tenore medefmos’vdi rilpon- derenel concerto d’ingiurie contra Tiberio, e Seiana. Qnefti appeiloauttorede’ mali, e public!,e pi iuati, chiamo 1’altro vnico fonda- tore digoueniotirannico,& infolente . _ Proru^pedi vantaggio in ogni maggiore rinjprouero : ftando die non pud reprimerfi il fuoco quando per fpiragli o, benche ftrerro, fegli concede iltranficofuoti dellc angnfh'e, che lo rinfcrranno. Ecco tantofto dall' accu- fatore, e da teftimoni formato procello con- tro di lui, e compito il tradimento . Ecco or- dinata la victims a Seiano,per mericare leiiie grade ■ In vna letcera ali'Imperatore, che all’ hora ritruouauafi in Capoa,fu mandara diftinta informatione del deliwo, aggrauato iicura- mente oltre il vero,da!ia maligorta.ch’impie- { gata in tradire, non poteua infiemeuon e/Iere ,j mencitrice. L’efler amicod’Agrippina , & in difgratia diSeiano baftaua a farloreo; fu facto pri- gione il prirno giorno dell’ anno, a fine che da si infaufto priocipio prefagifFaa le medef- mo fine pin miferabile . Lagnoili, chc rra !e cercmonie (acre .pro- p: iedi quellagiornata, fi confondefl’ero per failefuni, &i manigoldi.echead vn Cic- cadi- MOGLVE DT GERMANICO. iif _ tadino Romano (i preparaflero caftighi, me¬ tre cm coftunied’offerir (olo voci a)le Dci- tadi. Vedeua per fe cangiato il Tempio in pa- tibolo , e ccnuertita la diuotione , con cui fi facrifica a Nunn , in alticranta follecirtt- dine per facrificare ia fua vita a piactri di Se- iano. Hebbe non molto tempo di continuare infomigUante querele, poiche alia pvigio- nia luccedette tantofto l'efecutione di fen- tenza capitale, fenzaconcedergli difefa. Vn fuo cane liinprotiero la Iconofccza, & inliu- mauitadegli huomini, dimorando fempre appveH'o il corpo del (uo Padrone morto , e porgendo alia di lui bocca il pane. chc a fe medefmo douena appropriarfi in cibo. Qua- dofugetratond Teuete, Janciodi egli pari- jncnte nelle acque, e con ogni sforzo proctt- raua di (oftenetlo , a fine di non perderlo , mentte fotle ingoiato dalla profondita del flume. Cofi pure fcorgefi riprefa Humiana fcele- ratezzada brurti fterti incapaci di ragione , quafi che bulb la cognitione del fenfo al ren¬ der amabilela virtu , & abborrito il tvadi- rnento . Ne’noftri iecoli nondimeno fono vie pit! frequenri quelti atti di malignita > abbondando perfone, le quali con jiabitua- ta confuetudine in tale teflitura lianno qtie- fto efercitio pet lor’ ordinario tratteniinen- to. Nauleo turta Roma attionecofi rnaiua- giafiftupidi ben si ciafcunoall’horribile ca- duta di pertonaggio si grande . Diffidatia- no dellemura medefme > dubitando , che nafeendefl'ero alctino traditore , come la Cafa di Latiario haueua ricouerati quegli ejaipi. Tibexio rde gratie al Senato per batter E 5 le- H6 AGRIPPINA feguita la giftitia conn o Sabino a fuo com- piacimeto.Auguro ilfine medefmo a gl’altri fuoi aemici,affermado che le cogiure di que- ftilo manteneano inqtiieto tra leturbolenze di graui penfieri. Afinio Gallo , ilquale cono* fceua,che in Agrippina,e ne’fuoi fautori col- piuano quefte lametationi, did'e done: fi pre- gare I’Imperatore di fuelare le occafioni de’- fuoi timori,per ifuelIerle,ouunque foffero ra- dicate.onde no piu gli vfurpaflero la traquil- lita dell’animo. Era quefto perfonaggio con- giuntodi fangue ad Agrippina, eflendo fuo cognato,&inconfegueza vnitod’affetto.Ha- ueua credito grade nella Republica poflede- do tra le altre qualitadi vna.integrita tale,che per caufa alctma non s’alteneua gia mai dal dichiarare lealmente i’animo fuo. Dilpiaceua a Tiberio, coinepurefpiacead ogni grande quefta dote,badita perordinario dalle Coni, oueliPrincipivogliono, che nofifpoff la ve- rita.ma [olo l’adulatione.e la menzogna. Ri- cordeuole quefti d’vna parola piccate, co cur Afinio lo punfe.fin quado egli entro uell’Im- perio,coivipoitaiia meno ageuolmente la fra- chezza in efprimere i fuoi fentimenti. Quin- di fatto reo fenza colpa,pareggio gli altri nel- Iapena . Langni per lo (patio di tre anniin ofeuro carcere.Fu pofto in iiberta dalla mor- te, dacuifidifcioglieognilegame. E perd dubbio fe fofie condotta dalia natura , d pu¬ re appreftata da eftrinfeche violenze . Metre cofi eranotrattati i partiali,o paieti d’Agrip¬ pina,e facile il conchiudere come fi poitafTe- ro i di lei perfecutori co’figliuoh Nerone,co¬ me maggior di nafeira , e principal nel pof- federe l’affettione della Madre.fu l’imtnedia- tooggeteo della loro pet fi dia. Seiano haueua competata afFatto la volonra dell’ Iinpetato- re/e pure parte gliene reftaua libera per con¬ tra- MOGLIE DI GERMANICO. UT tradire a di lui defiderib Definando vn giorno entro d’vna grocta, ruino vna apertura cl’ef- fa, & vccile mold de gli atliitenri , hatirebbe fortito 1’efFctto medefmo in Tiberio,(e op- pooedofi quello.eco l capo>eco le mani, no haiif/Iefeimaca lacadura, finchei’alcro heb- be fcanfato ll pericolo. Con rale proua di fe. delta I pofporre la fiia vita alia falutedel fuo Principe auttetied il merito dclle paflatefue actioni.che allhora crebbe di valfeme,e fondo vn capitale si grande, che doueua crederfi no poteflegiamai imponerire ia fiia fortnna. D’- indi principle I’aucorjrade’ftioi configli, ri- ceuuti fenza oppofitione, anzi fenza rigiiar- do d e’fini , daquali forte poteano efler fng- geriti. Merce, chehaueafi per articolod’iil- dubiraca fede il crederio fpogliatod’ogniin- terefie,neanfiofod'aIcro,che della grandezza del Padrone. Couotcen.iodiitiqiie vataggio- lalafua potlanza, tento d'abbattere Nerone perappigliarft ad imprefa,allaqualegmdica» uaneedfaria fingolar forza, come che egli era perfonaggio pin che ordinario. Era il piii prolfimo alia fuccellione, onde le fue fperan- ze tormentatiano la fnperbia di quell’empio. Manceneati a fuo pro nell’anhno de’popoli il detiderio di mutatione. Agitati pero dall“- inuidia gli emuli ,non godeuano alcun ripo- fo eccetto, che fe cal volta s’abbandonauano fopra la confideza, nellc machination! de gli vfati tradimenci • A perfuatione infomma di Seiano.rifoluettel’Imperatore di torfi da gli occhiqnefto giouine Principe, il quale non apprezzaua piii che vna feftucca, a fine d’- ageuolarfi 1’incruddire concro di lui, ancor- chefene offendelle, come d’vn gran traue, deljacui grauezza pero era impolfibile la to- leraza.Conformel’vfo del loro tribunate, co. pofero con volocarie accute vn giudicio a lor E 4 mo- iz8 AGRIPPINA modo, e lo condannarono, come delinquen- te . Le doti, ch-egli vantaua d’vna fingolar modeftia , ed’vnalchicrra fimplickj propo- t fero ia celerita delle liieruine, come che la virtli in quel fecolo era l’vnica piecra di fca- dalo,pergli piti lagrimeuoli precipitij. Non feppc raiiuifare fembiamedi malignita ne>- j fiioipki fedeli leruitori, poiclre l’animo fuo innocentc, e fincero , era inhabile a! concepi- reinhuomini quefti difordini , da quali ft fconccrtano li diritti della ragione . Non cef- fanano d’inculcargli ne gli orecchi.qualmen- te i’Imperio era deftinato a lui Co lo fin dal nafeimento . Affermauano concorrerui il dc- fiderio de’ popoli, & il compiacimeco de gli eferciti.non attendendofi da gli vni, e da gli akrijch’i fttoi ceni perpromonerlo alle mag- giori grandezze . Aggiinigetiano, ch’ era in obligationc di palefarc corraggio degno di si fnblimi pretenfionii che doueua farfi ardito joercozzare con 1’impertinenza di Seiano il qualeprocinauadicoutenderglicio , chegli i>refemauano vnitamentenatura , e fortuna. lmbeueali di qirefte parole it gionane,e quafi gonfiaudogli lpinti > ahauati,non per Riper- j bia, ran per non preterire il debiro di genero- ] ma la lingua tiafcorreua in parole inconfi- derace, fhmolara a liberi fentimenri dallali- berta de glialtrui difeorfi . Lo lollccitauano ! co quefta propolta di dominate , per cui ogni j cuore, concorrendo mallimel’alcezzadel li- I gnaggiodi nlenre. Quindi non poteua di me- no di non ifeuoterfi, e vacillate , olcre i limit! della folita ritiratezza. Ogni fuo accento , al qtial poteiledarfi finiftra piegadalla malua- gitadell’akrui confideratione, giungena tali 1 totto a notitia di Seiano,e d'indi rrapallima al follecuare l’odio di Tiberio. Alla- MOGLIE Dl GERMAMICO. u 9 Alla moglie ne mcno conimunicar poteua i fuoi fecreti,poiche pcruei cicada quelli rat- pi aflemma a’tradunemi, che fuale (uggerire l’in,conftanza,e la per tidia del feflo. Co lelti- finghe sforzauafi d-’eltrahere dal di lui ciiore cid, che di mile fomlnuano !ealcrtii impref- fioni,artzi lidi lei ftclli ragionamenti, fopra dc’qnali maggtecmcncefs'abbandonaua J'iit- eauco Principe nch’isfagar i Fuoi fenli credS- dola inceretlara come coforte , in ogni fuo a- uazamctQ. Nohauendo ijialitia habile al pe. netrare le frodi,non potetia conofcere le corr- ditioni di dona, che per ordiriarioepincmia nemica ,a chi ella vine piii flreccamente con- gmnta.Bduelana a Linia madte dell'Inipera- core le vigjliedelconforce,i difegnt.Ie parole, c riierma quad ancheil mirnerode’ fofpiri. linia, come a parte della perfeeutrone pro- poneua cidjChe potena amialorarb. Et ecco> incerprctaci li ragionameti, i gclii.e qirafi an- che 1 iegni di Nerone , per tcaccaci di congiu- ra.Drnio fuo fiatello eooptrana ad abbarter- ioa perftia/ione di$eiano,i! qmledauagli z vedere la facilita d’oeenpare il prime luogo , qttando ne lenade l’alrro,che !o procedeua in eta. L’arr.bitione di dommare, che rope ogni pin force laccio,dac»i ne fegtu ftretra paren- cela,deff6 la feroria deli' animo, onde rifolfe di procacciarh 1’auanzo (opra !e perdice del irarello. La gelofia pur anche deli’affettod’- Agrippina, di coi vedcafi coirceduta la mag- gior par re a Nerone, diede impulfoalle lue lifoUitioni.quafiper far app afire,che li fig] r. tioli menoamaci-rfa Padri, fono li pin corag- giofi.Soctola difciplina di Seiano, jmp.iraua anch'egltdi mfi chare alia vica diquel Princi¬ pe,non mcno de’piii-apcrti rremici deila lua cafa - Mai condotco dalia padrone, no armer. twa che iwuretbe rkaic.ue le veftigh med<-S> -As . E j roc xjcr AGR rppINA ttie perfeguitato da chi faceualo all’bora perlecucorc. Non dnbitodi doner efprimen- tarem polio di patience ia rnalnagira diSe- iano, cIvin que! punto ei pratticaua,comedi lui mimttro- E pure eta deftinaco dicompite le lue glorie in quell' incendio medelmo, per Ctii gli fhizzicaua ii fuocoa danni del frareilo. Auualeafi i’alcrodi lui; poichenoconfiddd’- hauer poflanza balhuole ad aabaccergli am- t bedtie advntratto. Difperraua di poter di- fpone Tiberio a taca crudelta, che lo tedefle fitibondo del fatigue di quefti due innocenti. Non prefumeuadi poter afFaticare Iadi lui maligna volontadi maniera , ch’anhelaffe a riftsrosi maluaggio.^-quale era la morre di quefti due prouepoti- Qtiando poi lo vide di- fpofto adogni fceleratezza, oiidenopiu ab- borrina ie ftiagi, anzichegodetia neile ingiit- ftitie, e ne' rrattameti d’vna pin (pierara rna- rude, tramutoli fauori fimulati inapetti im- pulfi per precipitarlo. Cto legui .all'hor che morta la madre > l’lroperarore diedefi a icor- rere fenza freno ne gli eccdlijinenootdmari. Viueua lotto la.difciplina di quella, no canto per legge di nattira, come (no figliuolo, qua- to per ragiane di State,hauendo per (ua catila il tornado-Srimauapei6, chela (tiprema au- torita fi riferbafle ancora apprello di lei , in riguardo mallime allamemoria del marico } Augufto, liconofcinto mai sepre conpart/co- r lare olequio da tutto il popolo. Opponeuafi tal volta alle nfoltitioni dfl figliuolo, 6 pet tiler poco coliderate , o per elier troppo citl- deli. S’egli cotradiceua erano in proto li rim- proneri d’ingrato,co> quali linfacciaua d’ha- i uer ella pofto nellc di lui mani lo feettro , la | done era crattodi poco riconofcimemo I'e- Iciuderla dal dominio. E quetta giudicafi la cagione della parcenzadiTiberioda Roma, per MOGEIE DI GERMANICO- m per isfuggire in necelfita d’vna tale loggec- tione , cite moderaua li fuoi sregolaci affetti. Altri perd n’accennano naotino ia deformita del corpo.che fatca publico fpectacolo, terne- uafolk feconda del dilprezzo de’popoli. L’- attribuifcono altri all’eflerfi egli irritato par. ticolarmente contro la madre , mentre in vna effigied’Augulto efpnfta apprcllo i! rhearro di Marcello,preforma ft al fuo.il di lei nomc- Scimoched pregiudicalle a quel la Madia , la quale no cede a qualunque ragione ne'fitoi pBnrigfi.cheaccuifconola piramide dell’al- tezza de’Grandi iuarriuabile da qual (i fia pretefto. Epenfierodi molti, che forte a per- fuafioue di Seiano.ilqual prometcead di me. glio duminarlo con la penierdra de’ fuoi co- dgli.mentreneil’or/o della folitndin?, fungi dalloftrepito di frequenti negozi,e lontano da gl’occhi del Senato, Iperaua d’accreditar- (i quad Oracolo, onde fortcro inaltcrabili le pvopofte de’prcpri pederi . Communque cid fia.balla, che la vita di Liuia era vn' mtoppo alia licentiofa liberca di coftui ,con laquale prefumcua di condurre a fua voglia Ttberio » a quefli pur anche (ertiiua di ritegno per for- marlo nella caniera in cui troppo precipico* famete , egli s’era dato a fecodare vn’ appeci- todifiera, nonniaipagad’humano fcSpio*, No puddi cid dubitard dachiunquesa qual- mente rapprefencorti da lei al conferee Au- gufto la clemenza,come 1’vnica rcgola.da cui potcuano riordinard le liuoliirioni dcll’Inv» perio . Non diuerfa pero da fe medcfms nr quefte mallime , da ageuole in credere , che dirtuadelle il figliuolo d’inctudclire urgin', ftamewe , mentre hatleua perdiafo quello d’- afteuerd anche dagiuRi ligori.ln conformiu di ch’eiTl non mai ailenrl all'eccidio d’Agrip- I5i AGRIPPINA prurito del Genio inuidiofo dells glorie di quelia principella , bramo vederia mortifica- ta,m i non motta , defidero veder la lua Cafa abbaflara,ma non diftrutta . Mancati dunque con la vita della Madre quefti tnoderati precetti, ch’ infegnauanoa Tiberio I’cfercitio della prndenza > eglt for- trattoad ogni legge non riceuette piti dog- mi , che da propii capricci, 6 dalle opinioni iliSeiano. Afpettd, die l’anoluefle la morte da queftanon so qtiale vbbidienza , drifpet- to, poiche no puots, lei viuence eflerne diipe- faro.ftanteil lentimentode’R.omani, cheno- minatiano ernpio chi non rimeritaua cona- more quclli,da qua!: hauetia riceuuta la vita, e forlennatOjCbi non gli riconofcena . Qoando dunque eglin’hcbbe compitele cleqttie ,~ neiie qtrail pure lend !a pompa de’- inaggiori honoii decretati dalla Republics , non so feper modeftia, operinuidia appar- nequalgimiinetoro licentiato dalla fogget- tione del giogo. Compacuero fubito lettere (us in Senato contto Agrippina,e lifigliuoli. Quefti non s’accufauano, che come diicoli, e qnciia biafimauafi tolo come troppoorgo- gliofa, e pertinacenel loftenere il fuffiego fondato ne’ fuoi fuperbi penlieri. Secondo la proprieca> d’ogniGrande,pretendeuad’eiler intelo acenni, la douedefiderd, che la mala intentions fcuopertahora chiaramente, fol- fe fauorira con la condannagione di quefti Principi. Sfuggiua la neceflka di far appari. re piti daftintamente la propria paffione, e violentare il rigore del Senato con l’oppofi- tionedi falfe calunnie,edi tnentite colpe.Dn- bitando, ch’imalitrattamenti contro di loro cagionaffero rurboletrze, voile farfi ageuole il rinuerfar la colpa fopra qttelli.che l'hauef- lero cond.imuto , mentre egli non haueua flpo- MOGLIE DI GERMANICO; *j5 efpolto,che lamentationi di poco rilieuo.noll meriteuoli della feueric.'i d’vn Senato. F 11 pe- netraca da mold la Politica , on le alcuni Se- natori, che mendicauano la gratia del regna- te,e nulla curauano,fe all’ acquifto feguiliero lealtrui mine, vocaronoadijuidefideii. Ri- ceuettero le accufe non baftati a far rei quefti perlonaggi.come ceni, che commadauano di licrouar occafione per dichiarargli colpeuo- li.S’oppofero nondmieno li piu faggi,& efer- citati nel gouerno, liquali ben conofceano quaknenre non doueua practical!! la giuftitia con priuato mteredc. Ribattendo li pareri di quellijch’entro le miletie alrrui difegnauano il potto alia propria ambicione moltrarono eller di ragione il raftrenare li configli, e trat- tenere le lentenze da prononriarfi contro chi rieneius per la iuccellione nel Principato . Con penfiero pero di far foprauincere la prti- denza,piu che i 1 c6piacimentodiTiberid,fti rifolto di procedere lentamente, a fine d’atte- dere fe forte fi rifokiedero in bene, 6 fuaniffe- ro le nubi ddle di Ini padroni,dalle quali mi- nacciauanfi alia cafa di Germanico , colpi troppo fpietati ■ Soilecito quefto decreto il confiderare lafaciiita,con cui cangiano d’im. piouifo fembiante li negozi piu graui.Ricor- dauanoli penlieri, che ad vnica riuolta po- trebbe rimirarfi folleuata lafamiglia de’ per- leguirati, ancora tobtifta , eflotida, la done quella del regname fcorgeafi in Rato piiidi mancare,che di crefcere . Menrre fi rimile ah la matuiita del tempo la opportuniti di co- giierebene ftagionata ?na si importance de- terminatione , vfeironoa noticia del popolo quefti trattati. Riufci intolerabile alia coat- nnine afrettione lo fcorgere fatti delinquen- ti qiiefti Principi, onde ft pieparaflero loro caftigfti, inenrre doueauo ordiuarfi corone . De. i}4, AGRIPPINA Deteflo vnatale ingimia , che appatiua inr eccefl'o graue cotrapefata dalla grandezza de’ perlonaggi. portandofi poi dalla moltitttdine a tale effetto congtegata I’effigied’Agrippina c di Nerone, (I dimoftro rilolutod 1 foftenra- re il lor tnerico . Sotto quelle imagini, quad lotto militari infegne fignificaua ciafcuiioli propri penderi , ch’ eranodi. guereggiareper difefa della loro vita, e riptttatione. Per non aggrauare di delitto quelta vnione, come che prerenddl'e di cocraftare li decreti del Princi¬ pe, ali’intonio del Senato efcjamarono tutti , che !e lettere erano falfe, non poredo cocepir in Tiberio vna tanta ingiiiilicia • Dilleroche erano fcricttiredi Seiano, atmalorate con la linta auttorita di qnclla , per abbattere co git vltimi sfbrzi delie fne inlidie quefti Prencipi. Che la tnalignica di coftui afcei'a a! fommo ,• no piii hatieua in che eccedere, fe no ncl pri. ware Roma di quefti heroi > come gia Pliaae. uafpopolatade’perlonaggi piti meriteuoli . Ch’egli msomaera I’.-ftenniniodella Repu¬ blican la Iblacagione del le mine maggiorij dalle quail potea renderlt tniierabtle il vniere in quel fecolo Le rilolutidni finalmente, che dal popolo folleuato miincciaiunfi all’ aivto'- ritadel Precipe, terroinarom iiringiuriecoiT" rto Seianono le.quali facendofi procello de i fuoi coihimi, fondamli da piu arditi gitilla fencerrza di morce. Non mancattano Scrittu- re, poiche abbondarono Satire , e pafquinate incrodotce (in in que’ tepi dalla hberta de gli ingegni, liquali fanno toquaci le ftatue , e le mnra a lafttno de'prencipi, che con difolura licenza vilipendono la ragione. Ad onta loro parla.chi douetbbe tacere,metre per no vdir- fi rinfacciati li propri mancaineti.elTi voglio ; Uo.che taccia,c-hi dourebbe parlare. Quatoin cio s’offcudeiie Seiano, dicalo J’arroganza del luo MOGLIE DI GERMANICO . iff (uo orgoglio in si mala corrifpondenza alia prefuntione He - piu apprezzabili honori. L»- gnolTi appreffo Tiberio, come che la fedelta iua folds riconofciuta con finiftro concetto, e che fulTero valutate in tal gnifa le (tie atcioni incereidate folo in feruire alia grandezzadel Padrone. Godetia Tiberio di vedercoflui im- barazzato in quefte male fodisfattioni, onde adeflo s’afcriuefle la colpa della propria ci- rannide. Penso di poter continnare piu ficu. ramete ,gia che era deftinato chi adogni oc» correnza foggiacerebbe a caftighi meritati dalle fine ftelle iniquitadi. Sollecitato nondi- meno dall’ amico, con cui hauendo diuifo il comando; pareua che infieme ancora hauefle copartita l’anima > diffimulo qtiefti fenfi po. litici per copiacerlocol rifentimento.Rifcrif- fe al Senato , aggiungendo lamentationi con- tro Agrippina, e figliuo!i,dalla fuperbia de 1 - quali diceua fomentarfi Pinfolenza deila ple- be. Doleafi de’ Senator! medefmi, come che si poco fofie loro a cnore la riputatione, e la falute del Principe, onde non fognaflero ne menojdi reprimer co* fupplicij la remerita de ribelli. Eller gia certo l'ordimento d'vna co- giura , mentre con publico ardire fi finge vn iniouo Senato, fi formano mioui decren de’- Padri, fi (egiiono g!i ftendardi, e fi riueri(co- no le imagini di quelli, ch’ efiendo capi della cogiura, dene attederfi di momeco in inorne- to, che (iano chiamati capi nella Repnblica, iupremi neliTmperio. Aggiun'.edi riferbarfi lopra cid it giudicio, ftante , che leuopriua in Roma poca cura de gl’intereffi propri, e mi¬ nor confideratione in negoriosi graue. Re- ftarono dunque le fortune d’Agrippina,e del¬ la prole forto i’vnica dipedenza de’ due mag- giori nemici,e pin peruerfi traditori. Tiberio auanzaua ogni horapiii ne’ vitij f priu- ij 6 AGRIPPINA principalmente nella fierezza , viuendo fenia legge, poiche haucua precipitata gift dal throno deil’animo la ragsone. Supplitia all j - vfficio di quefta in dominare li fuoi afretti 1’- empieta di Seiano , ch’ aggiunta all’ ambitio- nel'ira, rinforzauai defideri, e raddoppia- Uaglisforzi per godere lefne vendette , Sc infieme li fuoi vanraggi nella deprefljone di quefta Principefta . Non pin pero iucontiaua nell* Imperatore la defiderata prontezza pet terminate le di lei perlecntioni ne li conflgli cl’attletcare le fue mine , etano col fembiante di ptima ricetniti. Mcrce.che confiderando quegii il propiio perico!o,enel nuouo fuc- ■cell'o della folleuatione feguita leggendo la ficntezza di maggior dilordine, qnando egli procedelle a pit; rigorofa determinatione j non coft facilmenrc aflentiira alle propofte dell’akro. Quefti .ch’afpiraua alio Icorgere fepoita anco la grandezza di Tibario, elegge- ua li paitiri di naaggiore rifshio.come piu fa- uoreuoli alia lua mrentione .Meglio confbr- mauafi a fuoi difegni quclla forma di rfiroG- eare le Iperanze d’Agrippina > con la quale poteile inlietne opptimerele fortune del re- guante. Egli all 1 inccnrro pronido per fe ftef- fo , nonpermetteua d’eftere da Ini raggirato- in quefti raaneggi.fin alloftordimentu, or.de. cadefte victims a fuoi capricci. Ritirara appreftodife quefta caufa, non eratii occafione cfi rumonare con letters If trattati della fua nvalignita- Quindi erano lb- pite in Roma le turbolenze, che li aucua de¬ flate il timore d’alcuu male a quelle mi fera- bili reliquie di Germanico ■ Voile,.che cola ft cekbraftero le nozze d*Agrippina fua figli- ttola maricaca da lui a Gneo Domirio, accio- che je allegrezze del le nozze , (inanift’ero ©gni dolo.cola timembranza, die fcguifk alte Ida- MOGLIE DI GERMANICO- 137 fciagure de gli aim'. In fpettacoli di gioia ri- miraca quella famfglia , a’ di cui trauaglifu fempre necedario condefcendere col pianto , aboliua il rincrefcimento, che nell’afFectione commune maiiteneua I’inquietudine per 16- damenro di minaccieuoli tumulti . Con la diflimnlatione in foinma rapprefentando vna tranquilla calma, rimuoueuala follecitudi- ne , & addormeiicaua la vigilanzadi chiuu- que ftaua in atto diprocurare aquefti Prill, cipi fcampo dal naufragio. In quefto mentreSeianohaueua foftiniici molti miniftri delle fue fceleratezze,inguifa, che era fatco vn perpetuo giornale degl'anda. menti.de’gefti, delle parole d’Agrippina,e de* figliuoli. Da pill intimi della di lei cafa era compofto,quefto diario, onde regiftrauafi le attiom,e publiche, efecrete, lecomierfationi familiari,& ordinarie, & infiemele partico- Jari. Erano per©fuperflue quefte diligenze , poiche vn vinere regolaro , vn rrattare mode- i\o , vna rkiratezza fingolare, non permette- nano il notare altro, che virtu douc habitaua Agrippina. Nonpoceua puntarfi in vn mini- mo, chemcntre mainonfi difcoftauano li periodi delle fue glorie, feguaci d’vna vita, che nel iranfito n’ogni momento,acquiftana vn fecolod’immottalita. Introduce Seiano altri, li quaii fotto preteftodi confidenza s’, infinuaflero ne’difcorS Copra il fuo ilato, ma- mfeftaflero l’intentione diTiberio dano fe- condatfi con 1’dito precefo,che nel fuototale precipitio. proponeuano le dichiarationi del popolo cofi etiidenti a di leifauore,che rafse- braua fenza lace di giudicio, chi non le fcuo- priua per auualerfene afuoprolicto. Leper- fuadeitano di ritirarfi in Germania , done col braccio degli eferciti gia partiali di Germani- co,jjors.ua aiTicurarli contro ogni violeza, an- 148 AGRIPPINA zivfare sforzo per goder il pofto douuto al fuo merico. L’efortauano ad atto anche piu rifoluto,d’abbracciare, cioela ftatua d’Augu- fto, all’ hor che nel Foro foile pill mimerofo il concorfo. I.’a!Ticuraua»o con cio d’hauere glianimi di tutti pronriad intraprendere la fna protettione, per fupplire alWmpotezadi quejla morta efligie, viua pero nel comimii- dare la enra d’vna fua nipote.a chi riueriua le dilui memorie, e non poteua in confeguenza non fauorire la fua prole. Non vacillaua A- grippina a quefte fcolle, bauendo aiiuertiro , che il difEdar di cialcuno nella manifeftatio- ne de> propri penfieri, era la ftrada piii ficura per truouare meta a’ difegni. Refpodeua fen- za dif'prezzo di tali perfualioni, ma ne meno col’aflenfo influiua a fauorc degli empi di¬ fegni-Fii nondimeno tradira la fua prudeza, g:a che non puote eilere febernita. 5’imprego concro di lei la menzogna, mentre in parole non ben confide rate fu impolTibile il fondare fofperti per temerarie accufe. Rapprefenta- uafi come negotiato da lei cio, che da qnelli fele fuggerina»e furono ripgrtacea Tiberio , quafi riloluticni da lei gia prefe, ti conligli non riceuuri. Quefta fii opera di Seiano.chc I’auuiso.qualmance efla haueua determ inato di dare 1’vlcima manoagli atti della fua fu- perbia,(olleuando il popolo fotto pretello di pieca > commouendolo per fbuuertirlo a fua voglia.Accend il giorno ftabilito , e quafi dif- fil’hora, in cm haueua rilolto d'abbracciare le ftatue d’Angufto, per no ftaccarfi da quel, le , fin che dalla moltitudme no fofle portara al throno ambito > econforme la ftiggeftione del fuo orgoglio.hereditatodall’Auo. Propo- fe il perfido quefto pericolo si imminence, e quafi ineuicabile,acciochela timidira togbef- fenell’Imperacore quelle dimore,chegli rki- feiua MOGLIE DI GERMANIC©• 139 fciuano troppo noiofe, e quefto per appunto fu I’vltimo tracollo alle fperanze d’Agrippi- na.fenza poflibilita di radrizzarfi . Corrotto aftatto l’animo di Tiberio , fenza reliquia di giudicio daro in reprobo, frenetico per copi- re tanra fceleratezza con celerici, econ ogni peggiore tratcamento . Trattando la caufa della giafcritca ri.iolntione della plebegiu- ftifico la fentsnza di morte in molti, che ne erano Capi. La verita era il tenergli in altra occafione fautori del partito cotrario , la do¬ ne ne traflero quefti, perrimuoueregli altri colterrore, A fine di non renderfi maggior- mente odiofo con l’apparenza d'vfurpataau* torita al Senato, voile Tiberio appruouatida quello tutti li fuoigindicij. Neper cohone- Jtargli mancauano reftimoni falfi r follecitati confepromefledi.Seiano , mcura de’quali era ilfar col peaole l’iunoceza ■ Baftaua hora pcrefteredelinqiiete il contradirea r caftighi di chi accufauafi, come parciale d’Agiippi- na : in guild,che peruertite le menti di ciafcu- 110,6dall’mrere(Te,b dal rerrore.non fi regola uano ad altra ragione, che alle violeze di Ti¬ berio. Difieminauafi taluolta a bella pofta in Roma pnbtica voce,in auuifo, che giunto era il termine fatale della famiglia di Germanico: Che l’fmperarorehaueua gia commandato l r abbactimento d’Agrippina,e de’ figlinoli, £0- Ipirandone la ficurezza dell’efecutioni.Li mi- niftri della malignitadi Seiano erano- atirori di quefta fama , per effete efatori drvite da faciilicarfi alia fua perfidia, in diminutione della pofianza di quefti Principi. Erano ol- feruatili gefti.auucrritoilfembiante, notate le parole , che erano efprefiioni de gb interni fentimenti di ciafctmo,mentre non poteua no commouerfi coforme la partialita dell’ affec- to . La varieta Itella de' colori nel voltoin quel 149 AGRIPPINA quel punto, (e acctifaua amore , 6 fdegno condatwalia certamente , quafi vnode’con. giurati»chi non impediua queftolibero trail- fito alle pallioni. Fii vfato alcune fiate qiiefto artificio infe- gnato dalla Politica con due fini. L’vno era »1 difcredirare quefte fpietate rifolutioni, all’- Jior che effectiuameute dotieflero e/eguirfi . Quiiidi haurebbe incotrati gti adhered fpro- uifh alia diffefa,inentre con vn fallo aU’arme burlati louente, non haurebbero creduti veri gli anuifi, conoicinti altre volte falfi . Era 1'- altro fine l'allontanaretutti da qtiella protet- tione.che imaginata loloftralcinana all’ vlti- mo fupplicio. Seorgeano gli appallionati per Agrippina, qualmente vn moro di copaflione Tn cotrafegno d’ira,& vn racito bai botare di -chi non vdkiane meno fe Redo , chiamaua le fiini, leman3ie,& i Carnefici. E perd le peli- liano gli afFettuofi fenfi ,diffidandofi fin de’- gropri voltijnemancauano all’occorrenza d’- apparire,quafi cadaneri, ancorche cotinuafie la vita de’ defideri indiuifa dalP anima del merito di qtiefti Principi. Vaccei tarono in fommali loro perfecutori di non hauer con* rrafto in oppugnargli, mentre chiunqtie van. tatiafilor difenlore, era efanimato dallo fpa- \iento,fe gia non fatto efangueda! fcrro. Fii iuibinma rilegato Nerone nelP Ifo'a di Pon- tio , e Drtifo carcerato nella parte inferiore del palaggio Imperiale entro la Citta fteffa di Roma. Quefto giouane , come habilitato meno dell’akro alia differenza da fpiriti pin feroci.haueua meritato maggior caftigo, col crafcorrere in titoli di vituperio piii efecran- di contro Tiberio, e Seidno . Quanto piu dal¬ le fintioai di coffin fii da principle folleuato tantomaggiormete oftefo da’tuoi tradimeti lion potetja appagare il fuo fdegno, che coa accn- MOGLIE DI GERMANICO . 141. atcumulare ignominie, &opptobri. Confot- mando fi alia proptieta de* cuori generofi , quanto piu era anguftiaro affrontaua tanto piu corraggiolamente col difprezzo i luoi perfecuton, moftrando qualmece Ie loro vio- lenze poteano ben si opprimere il corpo, rna non gia luperare la grandezza ddl’animo, Co fiere percoffe erad’ordine del tirano fatta la battuca per il concerto ch’ ei facetia, fenza frutto perd, mentre contiuuo nel tenore me. delmo > poi nelle foie note cromatiche de’- fuoi dolori vdiuali il Itiono della barbarie fpierara de gii empi Risoncentrato in soma , done poteflero reftar fepolci co’ tormenti le fuequerele, fti lafciato in preda al dolorolo fcempio d’vnalonga fame.Soccorreuali il vi- goredella nattira dall' aiiimofica de! cuore, ondeper moldgiorni s'alimentdcon larie- pittira del proprio letto come che vn fanieli- co nondoueua ambire altro ripofo , che il ci- bo.Stacata finalmete la roleraza , c depredati gli fpiriti vitali,parti l’anima,per non foggia- ccre ad impuratione d’hauere contrariato 1- ordine naturale in auuiiiare vn cadauero . Accorcio Nerone, l’altro fratello le pro- prie fciagure , poiche preuedendo qual foffe il fine dell’empio, preuenne con acceleraca moyte l’impiego di peggiori tratramenti. O foffe in fcampo di men tolerabil i pene, 6 per difprezzo diquellaperfidia^hecondiiceudo- lo a morire credeafi di tiranneggiarlo , s’vcci- fe di ptopriamano. Quefti auuenimenti de’- figliuoli,(eruirono alia Madre , come prekidi dellefue-pavcicolari miferie. Non megliotratrata Agrippina da propri torrnenti hebbe impulfo aile qnerele, al I hoc che era in obligodi dolerfi per lo pefiirao ftato della fna prole. Fu rilegata ncll* Kola di Paadratia nel Mar Tireno,come colpeuole d’adtll- i4t AGRIPPINA d’adukerio con Afinio Gallo, di che elToac- cufolala malignita di Tiberio,edi Seiano. In tal guifa perdette la liberta , ela ripucatione nel tepo medefmo.non priuaca di vita,accio- chele riufcille piu dolorofo il morire viuen- do in continuati pacimenti. II popolodi Ro¬ ma , che baucna apprelo di no manifeftare li luoi fenli partiali della famiglia di Germani- co, gli hauenafopiti, anzi fepolci in guifa, che apparue,quafi cieco,e fordo in quefti ac« cidenti • E quefta fii la prima trade difauuen- ttire della noltra Principefla, lo Icorgerfi cioe abbandonata da tntti, mentre altre fiace vi. defi corteggiata da gloriofo feguito , epro- tetta anchf tra tumulti della moltitudine. Horaall’vicire diRoma in efecutione della ienteza crudele.no filin' chi la leguif(e,ne me- no co’ fguardi per accopagnarla con pie coll affetti. Era di taro pericolo il far apparire a- more verfo di lefichenafcodeuali ciafcuno, a fine di non efl'er fatto reo da lagrime, necelti- tate da si compaflionenole Ipetcacolo Dolece non meno per l’obhgo d’abbandonare la pa- tria, che per veder le lie (la da lei vantaggio- famence abbandonata, non puote non elalare il liioramarico in lomigliance efclamacione. Ah Dei! Qnal mutatione io veggo in quefta Citta.la quale ralsebraua ambiciofa di molti- plicar infe njedefma,afinedi porger piu nu- merofo concorfo, 6 in applaulo delle noftre glorie, 6 in commiferarione delle noftre Icia- gure> E pur vero;che la peruerfiia del regna- te corrope li coftumi de’ vallalli.onde conuie loro heller infedeli, & ingrati, mentre quello c barbaro, e fpietato. Con quall’occhio di la sli rimirno Germanico, quefti tratcameti co- trolatua moglie,e fighuoli ? Dch.che be m’» alficuro inquierarli da talc fpettacolo il ri- polo della tua Beatitudine .• Sc foffe pollibile MOGLIE DI GERMANICO. .14} il 116 amarti piii di me llefladnuidiarei la tua feliciti.mentre til per te pietofo il tirano,*ael non lalciarti foprauiuere allenoilre miferie. Eccoti, come vada Agrippina, non auuezza che all'edercondottatcco in trionfo.Ecco in- caminara ,come deiinquetea caftighi la mo- gliediGerniaaico, la quale feguendole tue veftigia, non vsd, die di calcare oime di glo- r/e Eccomi cinca da fgheranbe foldati.li qua- li mi cuftodifcono a Cupplicij feiirentiati da vnbarbaro: io che mai non hebbi alrra coto- na,che d’ammirarori dellenoftregrandezze . Ecu Ditto Augnfto riguarda con quai paifi vadavna ruauipote, ch'ellendo della linea ma difcendenza, nondonrebbe riconofcer al- tro lauiero fuori di quello, che conduce tra leDeitadi. Co raleltima s’apprezzano li ger- niogli del tuo fatigue. Con tale pompa da vn tuofigliaftro, lolleuatodalla tua gratia alia forauia deH’Imperio, s’honorano gi iume- diati difcendenti del tuo hgnaggio.Dch Icou- giura que’ 'Numi, tra J quali u tende autore- uole la Diui.iitadelcuo mcnto. Fa che li de- Jli Gioue ail'horroredi tanta barbarie , S: ad inprouilafcoflacadanodalle(uemani liful- mini meritati dall'autore disiiniquo tradi- mento. Ha trionfarodella tua prole Seiano con la morte di Germanico,e de’figliuoli, ag- giunta hora la mia depreffione in trattamen- ti si vili. Et ancora coinportarai.che vn fello- nefatto grande da glieccetli de !e fuelcele- ratezze,vada gloriofo di tanci trofei’Deh mi¬ ni ilCielo per loppreflione di coltni, a fine anche di profondare ne gli abiffiquella Srel- la fauoreuole, da cui s’mfluifcono indegna- mente le (ue profperitadi • Cosi diceua per efalare la fua doglia, e difacerbare con quelle imprecation! il (uo fdegno. Non eraui chi le viecalle quella e faggera cion ij mentre quel 1 i, che u 4 . AGR rpplN A che la guafdauano, non lafciauano di rinerir- la,ccmc,die in quel polio milerabile auuili- uafi la fua forte, ma non la fua grandezza. Quindi non oCarono di pracicare alcun ter- mine.il quale comrauenille al dourito rifpet- to. Non premeuano, che in efeguiregli ordi- ni riceuuci dal Senato d'affiemare FeiTetto dellafentenza contro quaiunqiie forza, che intraprendefle d’impedirla. Furono con rttt- to cio riferite le lue parole aTtbetio, & a Se- iano , i quali godeuano ch’i propri colpi for- maffero tal’harmonia, ancorcheil concetto folle di voci per effi opprobriofe.Concepina- no quanto bene ti ftagionafle a g!i ardori de* patimenti, quella infelice entro il Bue copo* fto dalla loro crudelta, mentre qual’altro Pe» rillo conofceanodolcrofi gemiti in qrie’mu- giti,che articolauano il loro beftiale linguag- gio. Come non volontieri hanrebbecompor- tato il tiranno di vederfi obligato ad arti di compalftone dalla di lei patienza, cosi gufta- ua d’hauere ne’ fuoi mordaci detti mokipli- cati ftimoli ad accrefcer gli atti del fuo indi- fereto furore. Giunfe finalmente Agrippina nell’Ifola,luogo della rilegatione , done rico- nobbe non meno dolorofa la meta.di quello, era riufcito tormentofo il viaggio;confidera- do la propria infelicira. La qualitadel clima era per le fteila pena bafteuole ad vn dclica- to temperamento. Aggiungeuafi pero 1’hor* ridezzadel paefe, cintodal mare quafi vna munitaprigione dimorte. Ecanod'indi fat- ce efuli tutte le delitie, dclle quali efler fuole feconda la terra, come che ini in vn chaos di ondelepolta, haueuadimenticata la propria condirione. Mancauano anzi di piu ii oggetti neced'aii ,come che riferbata era per albergo di here, ancorche l’humana tirannide l’ha. ireflc facta habitations d'huomini, & bora MOGLIE DI GERMANICO. Hr maffime di Prcncipefla si grande . Quefla dunque(ella diceua) eller dene la ftanza d’- vna nipoted’Augufto,m cui confumi gli vlti- migiorni di vita, a quali per ordinarfo fi co¬ cede phi felice Hpofo? E quefto il cambio > clicmi fi da deila patria, in cni fi permette anche a piu milerabili il compile con quiece la vita,per fortite la morte, oue (i vanco il na- fcimento’Infelice Agrippina, mentre ti (i ne- gail ricouero diquelCielo, fotto il quale principiafti di viuere. Che giouami la nobilta della prolapia, onde hebbi per primi legami fafeie regali,mentre hora rinafeedo alia mor¬ te, ho per fafeie,legami di tea ? Vantaro io la fublimitadell’ Auo , mentre dalle fue glorie vienmi in heredita vna calamitofa fortuna / Gloriarommi d’e/ler nara fotto tetro Impe- liale, Scaccolca in culla d’oro, mentre mi (I vieta la patria,e dalla pouerta del mio mifero ftato,credo, che larammi negato anco il fere- tra per condurmi alia tomba ? Ui che demerits! io nonso.fe in Ciclo ,6 in terra,la done si ftranamente doueUe traiigna - tela m/a fclicica , dalle grandezzede i miei maggiori > Quando vacillaronogia mai fuo- ri del retro fentierolc mi e attioni, onde mi eonueniile giuftamente il tracollo di quefta caduca ? Sono adultera,diconogli empi miei i perlecutori. Mai fondata iniquita, che pre- eipita col zoppicare di si apparente men- • *ogna la publica notitia della mia hone, ira v non deue mendicare teftimonianza dal. la propria lingua; 11c fi cura di reprinier que- lte accufc , die dal folo mio nome (i conuin* cono falfe. Econqual Drudo fingonmi rra- icorfa alle impudiciric ? Con Alimo Gallo » perloiiaggio di tanta virtu , che Augufto Io eitidico deguo dell’ Iniperio : & in oltre mio Cognato; quali, die non hauelfi ritruotiato G cou I4f AGR IPPIN A eon chifatiare la mia libidine, fenza rapir ah la propria forella il cnore del marico.Q cicca tnalignitt, che nella lua confufione ordifee tete a fe della co’ lacci.cbe ad altri rede, e pec fe fa preda delle infamie, fognate contro 1'al- trui riptitacione. Deb perfido ciramio.riguar- dajgli efecrandi eccelli delle rue vere Jafciuie. in vece di punire fognari delicti dell' alcmi impurita- Contro la tua dishonefta vfa quefti rigori , e non contro la m ia innocenza»facta ( colpcuole cred'io, per appagare co* mieica- ftighi la giuftiria offefa dalle cue fcelerarez- ze. Ma forfe lopra quefte macchine no riflec- te l'animo too jmmerfo nel lezo di vitijmag- giori.onde non fa ftima di quefte Iaidezze,lc qtiali raffernbrano feguacial temperamento d’hiiinani appetiri- La tua inhumana tiranni- de, 6 perfido, qnella e, in cui polio il fommo delle tue iniqititadi, ft a fondaca I’or/giue del¬ le mie feiagure. Foiti fitibondo del langucdi Germanico.e dp’ fuoi dipendenti; come, che il pill limpido per la chiarezza della gloria, prometteua piu pretiofa beuadaalla tua cru- ,delta ■ E morco Germanico, lono eftinti li fi- gliuoli.trucidati gli amici nlegara la moglie- Qual piu compita fodisfattione attendipef le rue fierecupidiradi ? Sarai pur hora come- tonello Ipetraeolodelle vicime noftre roui- ne.Ridera pyre quell’infame di deiano.alvc- dere, che il precipitio di fiuniglia cosiinfi- gne, haceduroil pofto alle orgogliofe fue precenfioni. Satiateui, 6 barbari, fe ancora maggiore (cernpio appetifee la Yoftra fierez; za. Eccoui le mie carni, bafteuoli per fare rn pafto a voftri brutali defideri. No piu v'inge- lofira Agrippina,chiamata intolerabile ne gli atti della lira fuperbia. Confcffo in me il pre- dominio dell'ambitione, perchc co (piriti ge- nsroli ho voluto nifrenare mai fernpre le d ' fO' MOGLIE DI GERMANfCO- «47 folntezze feniinili.Hd apprezzate folo occu* pationi propric di gran tuori, anceponendo la Maetti all’amore . Ho potto ogni cura in apparirediqual faugue io Ija.nodi qtjal fel- lo, che pcro da effeminate vaniradi non mai fonoftace addomefticate le maniere graui , dectatemi dalla grandezza della nafeita . Eh , che quetto fiimo col quale (i cere* d'- ottcnebrarelo (plendoredel mio tnerito.efce dalla fornace di quegli affetti, ch’auampaua- tio d’inuidia, d’odio,e di (degno alio (corger- miamata fingolarmente da cucra Roma. Ben S'auuedeuano qualmente la mia alceriggia non tratiiaua.con ccmeraria prefuntione.fuo- tidellacavriera prekritta dalnafcimenro, dal inento.e da comuni defideri. Pet trarmi fno* ri di camino mi tolgono la patria, mi priua* no d'ogm grandezza, fuor, che dalle milerie; m’vlurpaho la felicita , e mi iafciauo la vita , poiche la maggior coutentezza,che in quelto ftato lopofla anguratmijd la morte. Ad eftremi tanto lontani mi couducono , a fine difuggire nella mia vicmanza 1'occafio- nediremcre i lampi deile mie glorie , che Co¬ nn preiagio di fulmmi al loro otgoglio. Spe- ro nondimeno.chc il Cieloje bene mgiuffo in conlentjte alle mine di queita caia, non vorra cltermiquo iufauonrli difegmdi m’empio fellone,& m comportare la crndelra d'vn bar. baro firanno. lntal modo continual!? Agrippina le flic cfclamationi , iagnandofi de f ;uui mall, rim- prouirando li (uoi pevfeiutoiii & inuocando in lor penali pui ctndi rormenti d J vna (cuera giuttitia. Cosi dla elalaua il dolore,sfogaua 10 fdegno, c co imaginarie vendette compma 11 fuoi fiirori. Quello e a 1’vmco fno tratteni. memo m quella dolorofafolitudine, one non accompagnata, che da patunemi, applicarii 14* _AGR T P p IN A non pot cun a men noiofo impiego . Confola- uafi nello fperare vicina la moi te, dallaqua- le perb tanto piu allotanauaii,quanto piu dc- fiderandola dimoftraua e(Ier quella i! mag- giorbene, non il peggior male, che potelle fuccederle . Quanto piii parriale fcorgeua quella fierezza , che negaua d'inerudeJirecon vcciderla.per differire pin longamente gl’ iu- humani fuoi ftracci, tanto pita infianimata , faceua falire alle labra il bollore del fangue. / Rinuouaua !i lamenti, moltiplicaua'le ingiu* rie.accrefceua le imprecationi; e mentrenon poteua moderate li fuoi fenfi. non fapeua proporte alcun termine al fuo fdegno. Qgni dileiaccentoeranotificatoaTibetio ,dimo< do, che con apparente preteilo di vendicare la vilipefa Maefia, compiacque la Ilia barba- l ie in accrefcerlecormenti . Imiio ordine al Capicano.che laguardaua , di no lafciare im- ; puniti li fuoi difcorfi.con obligo di mortiffca- : re quella temeraria maldicenza , che con lo ftralc della lingua indrizzaua a fcoposifub- Jime li fuoi colpi . Non manco quel manigob do nella efecutione, fapendo bemdimo,qual- mece faceua di meftieri l’eder inhumano, pet. leiuire aliacrtidelta del Padrone. Conofcen- do , che 1’oltraggiare Agrippina era l’atco di maggior ofequio, con cui potede incontrar il Genio del Tiranno , diedefi al procurare con tal mezo neli’ acquilto della di lui gratia, I’a- tlanzo delie file fortune . Al fuono cie'di lei la¬ menti) formo la fua maluagita yno ftranoj echo) con battiture > e percofl'e coli fpietate i che perie yiolenze di quelle , le vfci vn’oc- chio di capo. Riferifco cib breuemente.poi- ’ che la debolezza della penna non puo fofte - 'j note quei dolorofi fenfi, co’ quali dourebbt efprimerfi patimento si grande d’vna P-rinci- 1 pefla,nobilealpari,ede!icaca,mericeuoletl’- cfle- MOGLIE D 1 GERMANICO-. 14? effete riconofcmta, come Imperam'ce non trattata, quad vilifsima Ichiana . Piu di qua- ltuique fiera, foracuidele chi hauefseanimo per fevmarfi con longo difcorlo, quafi volon- tario fpettatote di si baibaro ilraccio d’vna femmasi riguardenole, tormentatadalla ma* lignita di chi non poteuacoportare gli eccet fi deJIefue glorie. Penfi quale folle lo ftatodi quelta infeiice, chi ha cuore per non inhoni- ) dirli nella fola confiderationedi vedetla mal- trattatada vnbarbaro, a termine di perdere gli ocelli fotto I’inefplicabile crudelta di quei colpi. Fingomi ben si liuide le fue earni, men- tie nella loro tenerezza faceua cohiipruoua del vigore del braccio, e concio ftimo adom- bratabafteuolmecequella pena.acui con pin ofeuro inchioftr o dar non puo 1’vlti ma mano la penna • Credo pero, che per l’antiperiftafi diquefte efterne violenze, rinforzata l'intei* na generofita, apparifse manifeftata con nou diuerfeparole- Batti pure, 6 degno miniftro di fpietato tiranno. Percuoti.ferilci, lacera,fa feempio a tuo grado di quelle carni, per ap- preftarne grata viuanda alia fkrezza di Ti- berio. Cede il corpo alle rue battiture.ma non l’animo-, perdo gli occhi,ma non il coraggio- Mi fi mutijaranno nine le membra, ma pero I leftara indinifa, & incorrotta la bellezza del niiomerito, che fola e Jacagione di quefti inhuman! rratcamenci. Mi li leuara la vita, ma non mi ii torra 1 ’effere nata del fangtie d’- Augufto.e l’efler vifluta,quale nacqui. Que- ltobaftara al rimprouerare le barbarie dell- inluimano, che fenza riguardo del Padre,fen- z’aimertire d’dlermi Zio, ambifee nel tnio corpo cofi crudo macello. Ancorche io tac- cia , paiiaranno quelle mura, publicaranno la liia tirannide quefti horrori, ne i quali ^llaojiano le mie querele, 6 rimbombano G j li JfO AGRTPPINA licolpidella tua fierezza .Mafin eh'ioTina, decanrare voglioio ftefTali vituptri diSeia- *o,e le (celeratezze di Tiberio. Batti quanto fai> che a quefta battuta meglio aggiultara li fuo concert! la lingua, per fiifllaneggiare il pcggiore Principe dell’rniuerfoyil piiiperfido Tiranno» che giamai habbia eonculcato , 6 poffa conculcare la grandezza del dominio . E fuperfluo 1’efiggereda me il filetio in qiie- fti deferti ,mentrenelle bocche ditutti fono frequentate le ftie iniquitadi, e faranno mai fempre feconde di bianmi le memorie di fuo home. Cosi ricalcittaua la miferia a qucilo ftimolo.eh’ogni hora maggiormentela pun- geua.per no datfi a vedere perduta d’animo , come eradi corpo, 6 vilmente nata,tome era indegnamentetrarrata. Ricusodi fopramue- re ad rn tanto olrragg/o, incoutrado la mor- tecou volontaria alliuenza dal cibo per alcu- ni giorni. Ma l’empio fellone, da gli ordini riceuuti cogietturaua I’intentione dell* Irnpt- ratore, che Agrippina non moriffe, accioche vna ftencara vita, le rendede piu fenfibile , e intno tolerabile vna cotinuafa morCe. Quin- di da’ propri loldati, faceua aprire la bocca i fteceflkandola ad inghiottire il niurimentoi clrella rifiutaua per non viuere . Ofleruando efl'ainciola parcialira di Stella nialuagia i Chcladiftingnena daglialtri miferabili, in cccelfi di dolcre, non puote non pfoiorhpere in quefti nuotir lanienti. Oh Dei ( diceuaj di qual temperamento fon’io.onde fiami di me- ftieri il foggiacere ad eflraordinarie priioue d’vil Cielo fdegnato? Stin’io forfe il cetro del- le fciagute,onde s'adunino in me li futori d’- vn Fato crudele > Sono tormentata , accioche ionon viua.e pute non mi fi permette il mo- rire ? Qual fiera udegno giamai tal forma di ftraccio, fe anche le pni ipiecate, 6 con vn# sbra- MOGL 1 E DI GERMANTCO. tfi sbrano vltimano il loro fcempio , 6 con vtj motfo compifcono fiibitamente le loro ftra- gi? Deh,che non fono fere qiiefte,dalle quail 10 fono rrucidata, fono Purie, che dall’ Infer, no trafferol’elcniplare rli quefta crudelta Be m’aiuieggo, qifalmenie doura render!! infa- tiabile la piaga de’mierdolori, negandomifi d’applicare il rimedio , che folo rimane di ftiorte . Infelice Agrippina, giunta all’ edcre priuata diltberta, di nrtodo.che non ha in fua balia l’vfcire dall’ impaccio di tante calami, cadi per l’adrto.che a nilmo fi vieta'. In fimili qnerele confiimaua Principeffa si grande li fuoi giorni.con obligo d’aggradire ,• quad here di delitiofo trattenimento quelle, che le riufoiuano maggiormente percid op¬ portune Tra tanfi affannr hebbe alcuna con. folatione, qtiando peruenne a fua noritia ii fine, che hatieua fortito la peruerfira di Seia- no . Godete ail’hora d’eller viiia per la fodis- fattione dell' animo da cui s'appttmano norr meno afpre Yendette,mentrevidepiecorfe le suinedi chi haueua proenrato il di lei efter- thiiiio.il' fuccefl’o di qliefta tragedia ha femi- to di loggetto st piiicelebri ferittori , li quail hanno difliiitanietire rapprefentato quefta efemplarc dell’ inconftanza della fortuna, e della volubilita non minore della gratia de’. Principi. Quando Tiberio non hebbe plu che temeredi quelii, cheSeiano proponeuaog- getci di ge!ofia,ingelosidi Seiano medefmo . Ilftndodiqueftifofpettifudifciolto , come glr altri dalla (pada d’Aleflandro, ciob a dire dalla ragione di Srato,che aftolutamente col- piice, one tierie la mira l’intereffe di doniiiia- re. Parue ad Agrippina di prouare dopo tau- ti figori impietoficoil Cielonella morte di qtiefto feleratofuo perfccutore . Speiofovfe d’efpemiKncare Tibetio giufto in affbluere G 4 la Ifz AGRIPPINA la lua innocenza , metre etafi dimoftratotale in punire la perfidiadi quello . Furono perd fallaci quellefperanze , mentre per lo fpaue- to,con cni fuole 2 tterrire la mala cofciesza . giunfe queflo Principe a ftaro d'infolpettirfi anche delle ombre. Quindi benche la fcoper- ta empictadi Seiano poteile dargli a vedere il torto fatto alia famiglia di Germanj'co,ab- battuta per le di Ini perfecutioni. non rifolle di corregger il fallo , alrneno col richiamare Agrippina alle propi ie grandezze Conolcen- do il di lei aninio altiero.in gnilia, che irrirata da tante offefe.non haurebbe comporraro di reflarfi inuendicara all’ occalione, non voile rimetrerla in auttorita entro Roma, per non efporfi a rifehio di foggiacere a tratcamenti medefmi, de quali dla poteua giuflamente dolerfi. Dal repo dunque manifeftara van a la fpc- me della noftra PrincipelTa, riufci impotente il foflegno.da cui rcggcnall. Priuata peio di quello,cadde nell’abbattimento de’ foliti do- lori due anni doppo il pvecipitio di Seiano. Mori anzi nel giorno fteflo , in cui l’altro ha- ueua foftenuro l’vltimo colpo della fua mala forruna. Ciofti olleruatione di Tiberio , il quale non cefso dal perfeguit3r Agrippina , benche morta, pareggiandola in grade didemerito a quel maluaggio. Decreto come foJene qnel giorno, pereflere memorabile ne’ vautaggi della Reptiblica liberata da due pevfonaggi, la priuata ambirione de’quali egli accenno egualmente pregiudiciaie al publico interef- le. Elaggerocon affettaralodedi clemenza l’hauer rimello il fine della di lei vita alia uatura, e non raccommandata ad vn lac- cio. Publfcandola mericeuole de’ caftighi de. ili. MOGLIE DI GERMANICO. i? ? ftinati a piu vibaldi . laceraua ladi lei viputa* done , gia che non piu potetia incrudeliie contro ilfaocorpo. L’adulacione, fatta piu dell’vfato necefla- ria da gli eccelli della fua rirannide, nondi- fentiuada qualunquefua propofta, che pe. ro per ral’atto pietofo, quale egli vancaua verlo Agrippina furono refe publichegrade dal Senato per ftippofto, ch’egli hauefle con- feruato ildecoro delfangued’Augufto. Quindi fii imernamenre da gli aninii com- piatita la di lei morte, non in palefecommi- lerata , poichela crudelca di quefto Impera- tore erafi auanzata fin al caftigare ne’Padri lelagrime, ch’efti fpargeoano per gli vccili figliuoii. Con tutro cio egli ancora fu forzato d’a- bolire li fuoi difegni, da quali erafi mai ferrr- premachinara la rotaledeprefiaone della ca. fa di Germanico. Gli fii di ineftieri addottar per bgliuolo, e deftinare fuccellore fuo nell* Imperio Caio Caligula nato di Germanico , e d’Agrippina. Defter egli fenza prole, el’obli- go d’inconrrare la fodisfattione del popolo , il quale continuauanel folito affettoj’aftrin. fero a riloluere quefta eletdone . Penso pur anche di rendere meno biafimenole nella ri- membranza de’ ported il fuo dominio, fofti- tuitoinello quefto Principe, da cui puore crederfi fuperato ne’ gradi maggiori de’ vitij piu abominenoli. Douena cio argomenrare dalla eonditione del diluiviuere in polio di priuato, e quindi conchiudere il vantaggio neile fceleratezze in ftaro d’frftperacore; ef- fendo vero , chelegrandezzereildonoli Prin- cipi peggiori de gli altri, mentre pure per la fublimica del fito eonuerrebbe l6ro d’eftcre piu purgad, e perfetd • Nob parcicipo Caligula la finiftra forte G f de’ tj 4 AGRIPPINA de'fratelli, poiche non era con eiTi in Roma eflendotrattenuto da gli efercici inOriente. Doppo il (uoritorno fulibero dal commu- nicare nel loro miferabile fine, poiche non fi promile Tiberio di poter rapirgli con le vio- lenze l’Imperio , cheda gli Aftrologi intefe eflerglideliinatodalleStelle. Ricufandope- io di contendere l’immutabilira del deftino, aggiiifto l’animoper concorrere alle glorie della Cala di Germanico > che rilorgeuano , quandoegli ftimo d’hauerle fepolte • Cio fema per conchiudere qualmente il mcrito della vera virtu,beiiche calpeftato ri- nafce. Puo radomigliarfi alia radicedi quel fiore,la qtiale,benche (i batta,e ft pefti, tamo Hiaggiorrnente fruttifica. Le perlectitioni d'Agrippina fecero alcen- dere li di lei trauagli fopra J'vltmio > & il piu terribile,quale e la morte. Ad onta non. dimeno de’ Inoi perfecutori , le- gtlinne qtiella felicita maggio. re , alia quale puote alpi- rare giamainel fom- mo della fua ambitio- ne, d’hauere cioe vn figliu*. lo regnante. (0 D I Jff AGRIPPINA MADRE DI NERONE. E Ccoti,o Lettore , il contrapofto di quel* h virtu, che neltheatro medefmodi quefti fogli, e fotto il home ftedo ve- deli tanto empiamente degenerata . Stnpirai licuramente ,ifcorgendo quanto de- cada M figlmola dalla conformita de’coftu- mi , in imitationedella Madre. Ma cedi la merauiglia al confiderare qualraente ciafcun huomo abbolifce col peccato la Diiiina ima¬ gine pit! alfamente imprelTa in noi. Quindi non fara di moito lhipore lo (cor- gerecancellata ne’ vitij de'figliuoli la fomi- gl»za de’Genicori. Pui dalla edtlcatione che dalla nafcita dipeudono le condition! dell’al- ttui vittere, imprimcndofr k fembianze, che tengono imtigt* nelle attioni, ddfoliefem- pi,non dalla materia,la quale lommimftrano li Padri alia forma tionede’loro parti.Lacera prende le forme,hon dou’efla l prodotta, ma dou’e trattata dalle mani di chi da vita alleL-a proprie Idee, fri nodrita qtiefta Agrippina nellacortedi Tiberio , &mipafsogli anni pill teneri ne’quali 1’humanita > trial lime in fello imbelle,co’ loli fguardi li piega al male, Tanto bafti per dar a conofcete ,■ quaimence fu pdco rneno, che neccflario il traliguare di qtiefta piaiita dalla radicd > Macqite in LcSbo,all’hor quando fdi trdtte* nufd in quelle Protiincic Germanico luo Pa¬ dre j infieme coii la moglieda gli affari d’O- riente . La morte di quel Principe feguita gon molto doppo, larimife alia ttitela dell’- G 6 Im- i'f6 AGRIPPINA Impcrntore, come di parente pinpro/fimo . Non vfando inqtiei tempi lefemine la ritira- tezza delfo ftato vedoui!e,non ofleruata.d col paflare fubico ad altro confortio , ocoltra- » fcorrere licentiofamente ad vn viucre dido. Into, neeracoftume di lafciare in cura della Madrelifigliiiolidel morto marito. Concor- rendo maflime l’interede di Stato in per lo- naggi d’alta conditione , e nati di fangue Im- peria!e,non permetteaii che folTe dipendente da vna donna l’effere di quei parti,che douea. no vitiete.d noil viuere,{econdo che compor- tana il publico beneficio, 6 richiedeuala vo- Jontadei dominante. Appareinfomma fog- gerta al gotterno di Tiberio Agrippina, men- tre hebbe egli I’impicgodi maritarla, all'hor qtiando in progreflodell’eta, fii dalla nacura liabilirata alle nozze. Sotto la difciplina di qnefto tiranno, one gl’infegnamenri erano efemplari di malignita ,& eccelfi di lafciuia > conofcafi quato poteffe approffittarfi quefta fanciulla , che da fpiviti generofi hereditati dal nafcimenro , perftiadeuali al fecondare qnei coftunii, li quali fe le rapprefentatiano, come propri de’piu Grandi.Non pnote rice. Here document! di -virtu, hauendo per ichoia vna Corte,per maeftro principale vn tiranno, imitato da particolari, fe no per altro per ob- ligo d’adulatione. Fti fpolata a Gneo Domi- tio CanaliereRomano, il quale ne gij eftre* mi del vitio pertienne alia gratia deli’Impe- ratore, la doue per efTeregli del fatigue de i Cefari, e difccndcnte d-Augufto, poteua cre- derfi afloggettito dalla mahiagita di -quello all’odio commune a glialtri. Vnita cosi flretcamente con coflnr, che dir fi poteua I’iniqtiita medefma > raffinoqueli’- habiro, ch'efler dotieua 1'inueflitnra d’ogni maggioie fcderatezza-Mcncre quefti le cota- maft. MADRE DI NERONTE. 177 mandaua d’odiare la madre , a fine di non ir- ritareTiberio,6pur ancheofFendere Seiano, imprimeuafi in lei vna peruerfa dottrina, per apprender 1’vfo d’operare contro le leggi di natura.non che contro la ragione. Metre pu- re nelle perlecutioni della ftelfa Madre, erale vietato dal conlorte il riconofcerla tale «en afFetti d i pieta, e col commiferare,almeno la- grimando,le di lei feiagnre, imparaua, quale fofle il difauantaggiodella virt«,li di cui par- tiali erano trattati,quafi ribelli,vietato il pia- gerne la morte. Dalla ctudelta finalmente, e dall’ingiuftitia di Tiberio, di cui predeua fre- quenti lettioni,mentre il marito,conae parte- cipe de’ di lui afFetti,era miniftro nella efecu- tione de gli empi difegnij hebbe il dogma del fa s, e del nefas, il quale con regola di potirica ft prefer/ue, qua/i primo elemento della dot- trina, che dene pratticarfi nel dominio . Vnico figliuolo efla produlle a quefto con- forte, e fu per appunco quel folo moftro, nel- la cui confideratione inhorridirono le me- morie de’ pofteri • Infuperbita di quefta pro¬ le, che toglieuale la notabiafimeuole della fterilita, e fondaua in oltre le machine de i fuoi orgogliofi penfieri, applicol’animo al difprezzo del Matrimonio. Faftidita da quefti legami.era ambitiofa J’- aitroftato, e naufeando 1 'efl'ere lotto Leggi si rigorole, mentre gia alpiraua all’efi'erc fii- petiore ad ogni Legge,tifolle di romper i lac- ci per lafeiare la iibertaa volo • L’ambitione diede 1’impulfo a quelli decreci, poiche li de. fideri gia erano afeefi a tal gta.lo di preten- ftoni , ch’efla non compiaceuafi d’efl'ere mo- glie d’altri,che d’vn’Imperacore , Sdegnando peroquelnodo , da cuicollegauaii conper- lona di priuata condirione, ancorche fofl'e di fubliine iigusggio, voile difeiorfi, e con oc- jf8 AGRIPPINA occulco veleno lo fotrrarte al letto,per eonfe- gnarlo al lepolchro , Non diuerfamente dene crederfi.ch’ella trattarte il fecondo mariso , il quale fti Crifpo Padieno. Non ricuso quefte nozze , 6 per non contradire alia volontadel fratelloCaligula, il quale era gia fucceduto nell'imperio, o pur ancheper fodisfare al proprioappetito, a cui forfe aggradinano , d le bellezze, 6 le maniere di qUefto perfonag* gio. Come ch’egli era fuo cognato, hauendo prima' in moglie vna forella del di lei marito, no efuoridi ragioneil penfare, ch’in vna do- mefticacoLierfatione principiartero gli avno- r,, cohoneftati pofcia col matrimonio . Au- uezza di gia ad ogni men degna actione , era ardita incetare co qual fi forte forma pin ar¬ ia la fatiera delle tue li -idini a fine di no fco- pagnare li viz i, co’ quali rendeua perfetra l’a- dnnanza delle Iceleracezze maggiori . Le fue dis’nonelladi pero in ogni tepo non prouene- ro da prurito lafciuo, ma da ambitiofo inte- rerte,a tined’adefcareco’ piaceri quelli, che facti fu3 precfa, poreano feruire a (iioi fuper- bi difegni- Quinti nelle sfere delle di lei paf- fioni, noteneuano il poftodi prime mobile, le irnpudicicie,m3 I’auidita di dominareya fe- coda di cui rainiplgeuafl tutti gl’affetti. Tut- te le chimere de'fuoi penJieri,figurauano Ne- rone fuo figliuolo nellasomica dell’ Imperio, fupponendo allbora per fe Iterta 1'habilira al goderel’aucoritadel comando. Guftaua gia in queilo,ancor infante, contrafegoi di lpiriti feroci, onde no doueua dubitare del cosefo a qualunque pill empia machinatione. Gioria- nafi al vederlo feberzare co’Terpeti, con pre- fagio.che le fue delirie nel progrerto degl’am ni forano ftace il pratticare coflum) drfiera- Da gli Aftrologi hebbero fomento le fue fpe- laze, mentre facendo formare giudicio fopra MADRE DI NERONE. ij 9 la vita del fanciullogli prediflero l’Imperio , ma pronofticarono pur anche l’ecccllo del matricidio. Non ficomofle punto Agrippina da quefto, per (e infaufto augurio, anzi lieta per le fortune delFigliuolo efclamo.'Vccida, purch’ei regni.Tolto dunqne di mezo anche l'altro conforte, fenza hauerne prole , forte non defiderata,a fine di non produrre vn riua. Je di Nerone, e competitor fuo nel comman¬ do,impiegolli totalmente in ordire la porpo- ra,con clri fperaua renderfi autoreuole ne gli effetti, quale efla era ne’ penfieri. Vccito in quel repo Caligula da congmrati, che noap- pruouarono per piu longamente tolerabilela di lui tirannide, haueua il cafo portata la fuc- ceffione dell’Imperio a Claudio a fine di con- fermare le ordinarie pruoue della fortuna, la quale di/penfa a chi ha minor seno.maggtori gratie. Hebbe quefto Imperatoretra lcalrre coditioni vneattiuo fortimento nell’iinpac- ciarficondonne, aggittnta lalolitaproprieta di quefti tali, che tanto piu vanno in lor trac- *ia,quatO peggio vegono trattati: S’imbaraz- 26 co tei inogli, alcllne delle quali loditprez' aarono sii la concluhone delle nozze, altre morirono conmottificationedegl’affetti.chc pill dolcemente godeano in amorofe delitie- altre con manifetfadishonefta meritaronojl l ripudioialtra palctemcnre lo tradi, e i’vltima 1 fiflalmenrehvccite. Mefialina fu la quinta era qlielle, mala prima in daigli a vedeieco pill chiaraetpeiieza,l’iiifelicita del Matrirmniia. LI di lei vitiiperi fecero tal pompa delle fae ignominie,che li rollori non piu bailauano al cuoptire la morta pallidezza propria d’miia cidito cadauero, qualera gia fartaja fua ri- put.itionc. Con. ratio cio fchetniualo con af- fettate ltifinghe,e con le arti vfate ne gh adul- tetijriinfoizando le fue amorole efpretlioni > l6o AGRIPPINA 10 rapiua a fcordarfi di ft medefmo , non che de i propri dishonori, li quali doueano ferui- re ad aguzzarele armi d'vn fiero Idegin. Mi- ferabili qtiegh hnomini, che dotati di natura dolce , hanno vn temperamento dedico a gli amori di donna, in guifa, che fottoaal vilca di quefto fedo lalciano conculcata ogni loro gloria, per guftarne le concentezze anche rni- fteconfrodi. II pouero Claudio foggiacque a taiefciagura, permetcendo che preualeffero 11 find vezzi di quefta impudica alle publi- che teftimonianze della di lei impurita , & al¬ le frequenti fuggeftioni de’ fuoi fauorid , che 1'eforcauano alio Igrauarli vna volcadi que¬ fta viua infamia . All’hor quando fcorgeualo Meffalina irritato, pratticaua leco li piu per- fetri inganni, e con maniere amorofe conuer- tiualo a fuoi dilegni talmente , che lie loiiuer- rmala ragione. L’efperienza in fomma dielle tanto ardire , che lui ancor viueiue, nclla Cit> ta di Roma con folenni pompe fposo altto conforte. Quefto aftronto lie meno puote corrompere la tenerezza della di lui affeitio- ne, in niodo, che con rifoluto corraggio ne commandade lamorte. Anzidopd, che da Narcilo per fiia lipucadone ancorche fenza fuo confenfofu vccifa, defiderod’hauerla fe- co a menfa. Non so fe cid leguille, perche dal dolore della perdiia tratto fuori di fe lteflo, nell’eflere fmemoraco in negot/o si graue, appariile quad frenedco, 6 perche non fup- ponendo, che gia foileeftinta, bramaft'e di fe- co riconciliard, follecitacoda Amore. Com- tnunque cid da pud fcorgerfi quanto forte inuefcato il diluianitno d ; i quefta femina, mentredibatcenionpoteaii vanni, e folle- uare la propria conditione. Addocchiaronfi glieccelti di quefta impudica da Agrippina, la quale diuenuca Vedoua, habito ueilaCor- MADRE DI NERONE. i6r re di Claudio.ch’erafuoZio , eilendo fratellor diGermanico • Oflerualidilei aodamcti.e dilegni, ne’ quali baftatiaied'apprendeiecon- qual forma potefle captiuare 1'animo dell’- Impeiatore.L’apparirelTainteieliata folo nc gli honori, datia a credere, die trafcurafle !a villa delle diflblutezzedell'altra, fe non in> qtiaco quelle comporrate da Claudio, le pro- merteuano di poter trattario a fuo piacere , per aggirarlo a(ua voglia.L’ambitiofo equal Aquila , da ctri fguardi fi ricui.i ogni eggetco inferiore al Sole, non altrimcnte non riguar- dando qtiello ad a!tro,che alia fublimita pie* fifl'a dalla fuperbia de i penfieri Non le man- carono perdperfecutiom, trouado Meilalina occationi di garre ptiuatc.di publin fcherni, e difalfecalunnie, per reprimerel’alteriggia flimata inrratrabile, menrre da colei auezza ad aiiuilirfi in lafciue conuerfationi, anche co J pill plebei, non conofcenanii, 6 no aggra- diuanfi literminidiMaeftofofufliego.Softe- neafi quefto da Agrippina ,come bale dcll*- Impeno pretefo a fine ancora di non defrau- darelegrandezze di Germanico, alle quali continuauano il tributo della loro cffettione ipopoli .Occultando li fuoi falli, fe trafcor- rcua in ral’vno fpinra dalla libidine di regna- re, viueua ritirata, & in palele appariua mo- deftajin guifa , che la virtii fteda raflenibraua impiegata in fabricarle il trono, non eilendcr- ui finalmentemigliorfondamento, da ctii s’- atlicurino le grandezze de’ Principi, Quanro piu vedeua dilcapitat l’altra nel filer licenrio- lo viuere, fattaabbominenolea tutti, tanto maggiormence prefaginaa [c medefma de i propii vancaggi ,e sforzanali di fomentarc, con ogni mezo podibile I’accrefcimento del- lefue fortune. Ella diedc gagliarde fpinte peril precipitiodi quella, anzi hebbegran par- wSi AGRIPPINA parte nellMtimo tracollo, percui no lereftd opportunity di mloua cadnra, mentre altro no le re (Id,che perdere. Soliecito !a fua mor- te.fingeJofi anfiofa della ripuratioiiedel Zio a fine di torte ogni (ofpetto di pamroiare in- terelTe Percio qllefti tratrati co’Libefci, li quail erano fchiatii fatti Iiberi, e nel tempo ftelTo dominanti della volota di Claudio. Al¬ la ctiia di quelfi egli hauea confegnato I’lm- perio.conofcendofi poco habile al foftenerlo opercfleretatomenoarnico de’trauagli del comando , quanto era piu partiale de’tratte. nimenti dell'ozio. Erano coiloro forbitidimi correggianidi qtrali amiertendo quali foflero ftati li gradi della loro afeefa > erano intende* ti delie forme con le quali doueiiano anche 'confernarfi . Godeano l’aura del fauoredel Principe, ma no cost da vicino, che poteflero' da quell ’aggirarfi, fciroter/fe nnalmente an- cora dtteirarfi. Cal iffo, Pallatise, e Natcifo »- erano li principali.a’ quali fofle confidato il maneggio de gli affarri, e permefla l’autorita di regolare piu l'lmperatore, che l’Imperio . Applicojli Agrippina al procufare l'acquifto della volontadi Pallante, il quale eflendo ih- feriore di fpirito a gli altri, ftimaua piu fim- plice per tfler prefo da’fuoi inganni.e piti fa¬ cile ad efTer obligato da’fuoi faivorr„ Hauena pofto maggiore nella gratia del dominance , onde conuenitia il procurarlo per primo ap- poggio Non poteua dubitarfi,che diffentifle- ro gl’altri, poiche la po!itica dell’intevcffe no approuaualadiuilione da quello, da cuido- ueuano dipendere. Moftrado (ingolaf confi- deza in qtiefto Liberto,eiIa orinCipio Pisbor- 10 di quel prezzo, a! valfente di cuidoueua quegli vendere il fuo affttto.Frequetaualeco 11 dilcorfi> non fenza legare il di Jui animo , mentre con particolare familiarita, vedettaft MADRE DI NERONE; i«j trattato da vna Principefla be!la e egualmen- te zezzofa. Li ragionamcnti conteneuano se- pre intcrelli di Stato,pernonallontanarfi dal- Jafnameta: fraponeuanfi pero talvolta, d motti gratio/i, ofcherziamoreuoli tratti fi- nalmente.de’ quali raflerribrana vnico fine 1’- innamorare. Era dolcernente rapito pallate, onde rinuntiaua la liberta ottenufa da Clan, dio, per fotfoporfi alia Ichiauitudihe coman. data d’amorofe violence. Anuedeuafi Agrip¬ pina, quanto approffitfauafi in quefti aft'ari.e quindi'.nel far crefcere Icfperaze, rendea taro piu neceflaria la feruitu con 1’auid ita del pre- mio, allhor qbando dal maritaggio di Mefla- Jina con Siliojcfla vdi minacciaili lo fcherno delle fue pretenfioni, e la depreflione dell’or- goglio nella fallacia de’ fuoi difegni .-cotinuo con maggior vehemenza quefta pratica. Era quello fiiialmenteCaualiere, onde allanobil- ia della nafeita dotiea fupporfi cor.giunta la Xublimitade’penfieri. Ofando egli co si pale- le temerita di celebrate queftenozze con la moglie dell’Imperatore, non potcua non cre- derfi'jche afpiraffe, piu altamente , imbetuito dalle ptomefie dell’adultera , e che quefta pretendefledi trasferire 1’ Imperioin quella Crafa, nella qtiale haiieua trapottati gli vtenfi- Ji piu prefiofidel palagio Imperiale.il t mo¬ re generate da quefta confideratione.fece.ap- parire piii grane deglialtri quefto eceflo » che offendeua l’honore di Claudio . Elaggeio princip.ilmente contro quefto Agrippina, con pretefto,che a lei, come a ni- pote mtere(lata,per6 nella di lui riputatione, s’alpcttalle la'preniura in quefto negotio, ef- fendo all’ bora l’lmperatore absete da Roma trattemito in Hoftia. Con Palanre maffime s’- eftefe maggiormente in amplificare ildeht. to,emanifeftareilpericolodicui a ciafcuno toe- j< 54 AGRIPPINA toccaua la parte fua poficiache dominante Si- lio perdeuaClaudio i’lmperio, e la vita, & i pill principah I’autorita , chegodeua'no lot¬ to il di lui commando Cosi proairauad’ope- rare con tnaggiore ficntezza a fuo pro, faccn- do commune il priuato interefle.Con l’effica- cia di qucll.arte opt to si, die il i.iberto im- picgo li luoi conligli, fe non gli cffetti, per la depreilione di Meilaiina di cui era per altro partiale.Fu giacopetato dalle di lei lalciuie , nelle quali la polirica lece dilpendiodella ri- putatione per 1’acqi.ifto del luo affetro . Ma naufeando egli le dolcezze auuilite coli’eile- re fatte troppo communii conuerti facilmen- te in pagamento d’odio, il prezzo di cosi dif- ioluri amori. Sollecitato hora.piti che da al¬ tro particolare dal vedere nelle mine di Clau¬ dio, laliiacadura, confcnti allepeiTuafioni d’Agrippina. Vantando dunque e/ia la gra¬ tia di coftui fi ridufle alfaine I’vltime pruo- ue, quando morta l’impudica riuale, alpird pit! lmmediatamente all’eflere fatta com. pagna nell’Imperio, e moglie dell’Imperato- re. Al primo auuifodi queftamorte.chiamd Pallame a fecrcto difcorfo.e cosi gli difle • Quanto io habbia mai fempreapprezzata 3a voftra affettionejd amico, giudico a voi fia noto fenza moltiplicame hora gli atttllati. Dal voflromerito fcorgomi rapita in guila, che non piti ammiro le violenze lie lie in Claudio, onde habbia rafl'egnataavoiladi- Ipofitione del tutto,anzi di fe meddmo. Non nainori occupation!, che quelle d’lmperio si vafto , dcuono eflercitare la virtu d’animo grande, il quale fi pafee di gloria, per crefce- re fin*aliameca delle altezze maggiori. In al- trabocca, chenella mia quefti accent! po- trebbero credei fi tratti d’aduladoue, pith che di verita,la doues'oftende la voftra conditio- MADRE DI NERONE. i£f ne , col prefumere di poter dire di vantaggio fopra cio,che coporta il voftro merito. Que- fta confideratione ha generati mai kmpre in mefpiritidi cotifidenz.a; come che gitidicar non doueiio 'carlo in vn cortefe cambio d’- affetto,che ericcod’ogni pindegnaqualita. Hota le niic fperanze fono in Lizza allapiii fiiblime meta,alia quale s’incamhiafTero gia- mai imiei penfieri. La vedouanza delbimpe- ratore m’aftringc al defiderare la fucceftione ineffergli moglie, a fine di prcoccupare quel pofto.che dalla qualita de’Gcnitori, pa re, che a me fia prcparato mica heredita dclle loro grandezze. Lo ftretto nodo di parentela tra me, eClaudio, rinfotzato da quefti legami > potra pure afticurare d’hauere imprigiona. cequelle di/gratie,chedilcio!temai fenapre hanno accopagnato ogni fuo maritaggio con altredonne. Quando l’aurorita voitra preu. dafi curadi proporre quefto partito a mio compiacimento , non nc dubito feguace l’efi- to,ch’io defidero. Sara voftro auanzo (1c pure puofingerfi nell'ecceilb dclle voftte fortune) i’hauere Imperatrice vna Principefla, che v‘- ama.ne alttoambifce per appunto,che di ve- dere corrobotata la debolezza delle forze , per poter afiai a voftro giouamento V'aflicu- ro.che la parte di dominio , che a me s’alpet- tara nella fublimita di quefto grado; iara per difporre a voglia voftra. Promuouaui pure ii voftro imp!ego,ch’io fatta forte in voftro va- taggio, reggerouui in palma d i mano, a fine di falleuami fopra me ftella ancora . Ccsi patio , non knza aggiunta d’aftettate efpteftioni nellafauella de gl’occhijd d'vn ri- fo vezzolo.atte.al piegare la volora deli’altro gia proc!meal fauorirla- Accemioco amoro* fe lufinghe in cifra di Iguardi, odi forrifi piu dolcipromefle, che non ofaronodi dichia. rare i66 AGRIPPINA rare le labbta. Penso in soma Pailante di po- ter fortire la facieca, non meno nell'appetito de’dilari.che nell’auidica di dommare.Quin- di egli offerfeogni fuoimpiego.fin’allo [cor- gereinalzata Agrippina , done la portauano li deiideri.Eila tra canto non macaua d’aflog. gettirfigli affettidi Claudio, a/Iictirandofi, chepiufacilmete dalle propofte del Liberco foranopoi flare vince iedi lut rilolutioni. Sin quaudo viueua Medalina, con la mira dell'- ambitioue daua molci colpi a! cuore di quel- 1 o, co intentioned'auuezzarfi al batcerlo, on- deno falliflero liluoi diiegni, quandodecer- tninafle d’abbacccdo. Conolceua l’habilica d’amorofi vczzi al foggiogarlo, la onde ac- carezzandolo tal vokacon tenerezza, come Zio.ageuolauafi il rederlo amare . L'lmpera- tore,ancorche imiagljitodi Mcfla/iua, no la- fciauad’amare la iiipoce olere bobligatione del langue t eflenejo coftume ordinario di chi d pveda d’amor di donne, il correr fempte in uuoui lacci,e riutracciare ad ogni hora nuoui oggetti.Metrediinque egli rimafto libero vi¬ de piu difciolto I’aggraclirneco de* propri af¬ fect!,affifsd maggiormencegli occbi, e co gli occhilipenfieri m Agrippina . Amtatia que- Ita li moti dal di lui animo co vn brio piu vi- uace.con fpirici piu ardenri.con maniere piu lufingheuoli.in guiia,che ii forcopofe il buou vecchio alia ncce/fica di defiderarla. Proteftd egli ben sidi non voler inconttaue altri infor- tuni in akro macrimonio , dalla efperienza-di tantemogliaddotmnato.per non arriichiar- li di vantaggio al moltiplicare li dishonori, e gli affanni, 6 al perder alcune poche reliquie di feljcita rimattegli.non lapeua eome ad on- tadi cante Furie deprcdatrici. Mentirono con ditto cio queite procefte, e furono falii li vo- ci>tneucre ii frappole Agrippina per annulla- re * MADRE DI NERONE. 167 re fimili decreti, ancorche apparide precefto diconfermargli. Vngiorna principalmentc accarezzandolo con quelle pid delicate fot- rne.che infegnar pofla l’arte afFettata , in tali accemi pioruppe. Non ecapacedi bafteuole elpredione.il godimento.ch’fo pruouo, ama- ro Padre,mentre ^engo decretato appredo di voiil rifiuto d’altre tiozze, onde rimane a me il pofto di ferulrui per ifpofa ; raentrele Leggi del Mondo non poilono obligate co- lui,checomandaatutto il Mondo. Nopote- 11a fenza inuidia fcorgermi preoccupara da alcre.lequali m’adicurauo efler a me inferto- ri in amatui. Oh Dei, come ftrnggeuomi tai volta da me fola nel deliderio di viuere da voi infeparabile, onde con la mia pronrezza pored] fuppb’re allancgligeza dell'altrui po- coafFetro’ Quantc fiatc bramai d’eflemi mo- glie piu , che nipote per correggere co' miei ellempi le didolutezze di chi dimoraua nel voflro (eno.a fine di aituelenare il cuore della liputatione f Le mie Idee eratio affacendare tutto il giorno per fomure le sebianze d'vna vita modefta.e ntirata; ambiciola fola di con- fumarfi in voftro copiacimento, quando ha¬ lted! potuto pai .icipare vna tanta fortuna. Io me la lingo col deliderio, perche la btamo in eccedo . All'hora si. che potrede vantarui di podeder vn cuore seza limularioni, vna boc- t'a,cltenoil sa mentire, vna faccia , che no co- nolce artifici,vn*occhio,che vi crede iuoCie- lo.vn’anima.che v’adora ; Difttllareime ftef- la, accioche le ritruouodi giamat loauita di coceoti in dona, dilumafle quefta fopra il vo- ft ro cuore. In soma non podo accreditare gU eftremi di quefta mia afFettuofa volonta ap- preffo di voi, no auezzo, che a prouar,fami¬ ne falfe.meuciti diiecci, bugiardi amoti, fcia- eitc delicie, Nc dcuc tcattenere il voftro am¬ mo I6S . AGR IPPINA madalla rifolutione di preudermi per mo-' gUel'cilenii io Nipote , mentre ad vn Impe- ratore Romano elecitoturto quello, chegli piace.Non e Legge lopra colui, che ordina la Legge. Giouee Rato amante, efpofodella Sorella. Perchedtmqtie Claudio,ch’e vn Gio- ue rerreno no potra eiler marito della Nipo- tc ? La Legge prohibifce le Nozze a cosi con- gionri di fangue , e Claudio con vna nuoua Legge potra permetterle. Si,si. Io (ola efler voglio intereffata in feruirui.ne pin di buon’- occhio vcdroui tra le braccia d’altra, che a- Ipiri ad ederui moglie per fuperbia, non per amove. Sotto la miacura vorroafficurarmi, che fiate tanto lontano da tradimenti,quanto dilgiunto da qualunque femina, fuori di me, in eui il corfo del fangue conduce vnanecef- faria affettione.Non mancaroui in fomma di feruitu, od’afliftenza, la quale po/?a render- uidefiderabile altroconfortio. Claudio, il quale era in eta , che per cflere compofta di fredda neue maggiormente li dilegua a fron- te d’amoroli ardori, sfaceuali a si gemili trat- tamenti d’Agrippina. Quelli riaccendeuano- in lui il lolito rogo, done reftarono incenerite le fue conrentezze , & hora lalciarui dotieua confumataanchela vita. Gli accarezzamemi fi fecero cofi familiari, che folo macaua loro 1’addomefticarii nelletto. Non ricufauagli qtiello,come innamorato,nc poreua rifiutar- g!i,come huomo di carne, e non di marmo , facile peio al cedere ad vna vezzofa bclta . frequentauagli quclla, vededo dalla permif- fione dell’altro auualorato il preteftodili- berta.con cui.qtiafi con puerile innoc£za,ella fingeuadi trattare il vecchioZio . Kadrizza- uafi quefto,e rincaprizziato in paraggiode'. pitigiouani, entro ncll’ atringo di Cupido , aucorche quali certo dell’ lmpoffibilica di fo- MADRE DI NERONE. 169., ftenere la Lancia. Tanto finalmere mddoppio lalotca, replied gli feherzi, continud il gmo- co dell’Orbo vfato da fanciulli , e pratticato da Amore,il quale accieca.fin che cadde. La caduta fii Copra le piume , done (eco trade la nipotecSpagna, come u'era ftaco cagione in rendereli lacci. Riconobbela, come moglie , confondendo con piu ftretto nodo il leganae della parentela . Et ecco terminata la contela de’tre Liberti; leuata lacompetenza delle tre matrone per appunto,che in Cerobianza delle tre Dee pretendeuano, quad da Paride , dalla fortuna quefto porno d’oro.Se pure rafTomi- gliarle non dobbiamo alle tieFurie, mentre ciafcuna d’elle interellata ne’Cuoi vantaggi, dilegnaua d’incrudelire , no di godere in que¬ fto inatrimonio. Quindi anchedirli potiamo le ere Parche, concorremi in crocare lo flame della vita di quefto Imperacore , ftimato per la vecchiezza vicino a morte. L’vna era Lol- ■ lia Paulina: Elia Petma l’altra.la terza Agrip¬ pina,che in quefto cimeto fulaVenete trion- fanre, priuilegiatadalla forte ,e fauoritada Amore. Quefte erano le principal! pretende- ti, non mancando pero altre moke, le quali con prefuntione propria del feflo, giudican- doli eguali, & anche fuperiori in grandezza, & in merito.afpirauano a quefte nozze- Non mai fuui per aicun'fmperatore cosi mirnero- fo concorfo, poiche non fuui maritaggio pint defiderabile da doune, le quali con l’efem. pio delle altre moglie di Claudio, concepiua» no in lui vna dolce nattira,e troppo fimplice. onde non poteua contrapefare alia doppiez- za de’ loro ingatmi • La fua infelicita ne’ ms- triinoni,promecteuaad ede fortunato cogiii- gimento, poiche fupponeuano di poter forti- re vna sfrenata licenza per difliparc le ric- cnezzedelrliriperio, e fare ogni maggiore. El feera- t7o AGRIPPINA fcempio della riputatione del marito. II p^l. liodiquefta concorrenza toccd ad Agrippi¬ na , come che efflcndo nella cafa medelma hebbe vaiiraggio nel corlo. Aiianzauanli an- cbe Iealcre due porcaredaCalifto, e da Nar- cifo promotion del loro parcito. Haueano buon corridare in quella lizza , dotate di no- bili/Iime condition! per non demeritare Itaro cofi fublime, efiegiare di vaghequalicadi , hab it al prouocatne in quello Pappetito . Vancauano »nabelta,che conafFettata negli- genza, moltrandodi trafcurare li fuoi pregi, follecitauatantopiu le adorationi, ouero vna gratia , ch’ ad ontadella natura auara feco di bellezze , dilpergeaii nelle piii amabili ma- niere per contrapefare nella eorapra degli al- ■trtii affetti co! di/pendto di fe medelma al prczzo d’efterna vagbezza . S'abbarre cialcu- na in intoppi, ch’impedirono lafelicira del lorcammino mentre precorfe Agrippina , la quale non puote ellere [caualcati,hauendo le redmi alia mano dell’ Imperatore medelmo nell’aflolnra difpofirione de’di lui affetti. No hebberogra parte nell’adenipimento de’fuoi deliden le interceffioni di Pallante, polciache adai efficacemente pregaua quella, ch’addi- mandaua coulearmi di tame lufinghe , pot fential raprre anch’il cuore Jurono ben si ne- cellari li duoi trattati nel pablicare qnefte^a nozze,, non accollumate an talegradi di roti- languinita . Quuidi non ardiuaClatidio farlc paleli. ment re non poteano auttenticarli da aim efsepi.- Gia nondimeno correua fama del loro (ecreto (tabilimento . Vdiuafi dichiarata la cofermatione d'tllectci anaori, no sole no- ti,6 pure lolpetti, Prcgiudicauali insoma nel concetro commune ad ambedue codennando- 11 vn incefto , quanto meno ordinario, tanco piu abbommeuole . II Liberto , da cui s'era MADRE DINERONE. 171 snaneggiaco quefto aft'are, prefc la etna dr manifeftarlo., lupplendo al poco Ipirito, da cui Claudio anche in negorij meno rileuanti, faceuali irrefdlnto.Le ragioni con le quad ha ueua periuafo quefto accafamento,per,com- piaceread Agrippina, furoiiole ftefte , chc lo dimoftrarono conueneuole , onde mancadc nel Senato.enel popolo.Pammirarione, faci¬ le al denegare in (candalo , per efler quegl i e- ftraordinario. Baftaua il proporre Agrippina figliuola.di Germanico, poiche nell' afFcctio- ne yniuerfale non ritrouauali contralto, da cui per quai l? lia riguardo fe le conceodcfle taca grandezza, augurata sepre Qgni maggio- refortuna alia di lui famiglia.Non era polici. ca il permettere , che vna tale Principefla , in cui il fiore della giouentu proponeua fecon- dita d’altri frutti trapianrade in altra Cala ,nuoua ftirpe di Cefari. Confideroffi ancor lo. pra Nerone.fuo figlinolojilqualeeflendo del¬ la difcendenzad'Augufto , & julieme anche della famigha Claudia , degnamente l iftitui- tiali al riunire ad ogni occorrenza la fuccef. fione.nell'Irnperio Preuallero quefti motiui, approuati dalla prudeuza de* pith (aggi, e dal lentimento vniuerlale di tutti. Succedettero gli artificij di Vitello dal Liberto fuggerriti onde fece apparire de/iderato, e richielto da ,yqri comum qutfto marrimonio ,deliberato gia gran tepo dalla vqlqnta de gli an ati- Mo- ltro I’lmperatored’ellere .violcmato, a line > che non 1? condannalie quefta eletciane.in cui egh proreftaua di cedere a commum sloizi . Voile che con particolare decretodel Senato s'auttorizaffero, come leciti, per l'auueim li SponlalitraZio,e Nipoce- Non leggeli peio > chc s’auualelledi quefta liceuza alrri, che vn Cairaliere Romano, ilqnale prerele 111 add- adtllare Agrippina 1 moftran.lo di lecondare Hz d 171 AGRIPPINA il fuo gcnio, c d’imirare lc fue rifolutionf«' Dopo molte preghkre cifiqwe, dope moi- te dichiarationi , e proreile ad'enciClaudio a queffo matrimonio, prima confirm mato,che conchiufo. Non mai fi potto da Principe,co¬ me in quelta occafione pratticando li veri dogmi de i Grandi, li qnali pretendono e(ig. gere I’obligatione aitriii in cio ancora, che operano di proprio gufto. Oltre che ad imi- tationedi queflo regnance fannoleggt com- muni li parncolari capricci, edecrerando fo- pra li priuati append rogliouo , ch’altri fe- gua li loro dlempi. Celebraronfi dunque in conformita di cidlenozze, nellequali non fimi alcun nuouo godimento, fuori de’ pom- pofi apparati , che ricordando ad Agrippina quefte nuoue grandezze faceuano gioire la di lei fuperbia ne’fuoi rrionfi. Non pero qui- ui pole la mcca , oue raffembraua tlabilito il termine de’defideri. Auanzorti d’alceriggia a! concepire fperanze maggiort, collocata in si altogrado: ftimo dinon hauer incontro al- cuno, da cui fe lecontendede il (olleuarfi di vantaggio. Difegnodi marirare il figliuolo ad Ottauia nata di Claudio, figurandofi, ch’- ella per dote portarebbe l’heredita dell’Im- perio. Krto fentiero, doucua condurre a que- fta fodisfactione, nonpotendo giungerfi.che cofceleragine.Eradigiafpofata quel la Prin- cipeflaaSillano, giouane nobile per nafci- mento, ma nobilicato vi e piii cogli honori , co’quali procuraua CeCatedi rendedo phi degno del polio di luo genero • Bifognaua dunque macar difede, ritrartarla promeila , & annullare il matrimonio. Ma cio nulla im- portaua.poiche li Principihanno per giuoco limili eccelli,e pare, che icherzi la lora auto- rita, quando cou tali termini pretende man* fsnere il proprio lulliego . Ma pure, come potesa MADRE DI NERONE . 17? poteua d'i rtieno Claudio violetato da Agrip¬ pina , la quale ■impoffelfata pill del throno> che del lettb, domniatia andveltli mcdelmo. Yitelio fautoie de’di Ini interefli fecon- dando la procliiiita della fortnna, operd a luo compiaciraento. Trafcurando Pabborri- mento, che feguir poteua ad vn’atro d’em- piers, incamino maligni tradimenti ad effec- tuarlo. Tramo alcnne perfecmiom contro Silfa» no, fingerido falfe accnfe , quad d’incefto cob la (orella , e con altre menzogne difcreditan>- do il (110 merito. Inceparono ralmenre qnc- fteribn prenedute mhdie l’incawro gionane , che d’improuifo viddcfi a terra fulminato , prima d’vdir il mono , 6 di fcorger il lampo. Fucaflatodalregiftro de’Senatori, priuato della Pretnra ottenuta in quelftmno appun- to , & in confeguenza neceifitato al perdeie ianuoua moglie negatagli hora dall’Impe- ratore. Nellafoiennita finalmente de* Spou- fali d’Agrippina ei s’vccife forfe per funefta- re col fuo fangue le allegrezze di quel giorno, Oltre che auanzata quella di poflauzanon prometteagli piulonga vita. Toko quefti di mezo reftaua libero il campo a di lei penlieri, onde fenza indngio fu coachiuCo il maritaggio di Nerone con Ottauia. Con ie forme accennace,s*operoche il Senate ftdTo lo proponeil'e a Claudio come conueneuole alia eta proportionata d’ara- bedue,& habile al prodiirre effetti maggiori. Non voile Agrippina coucitarfi l’odio aitrui ogenerare lofpetci col moftrarfi intereflata anche per lo proprio figliuolo- Nego l'impe- ratore di darfi a veder aniiolo di quefto ma- rrimonio,per non elfere credute coulentiente alie altiere machine della nuoua moglie, d fattp si prefto facile al condefcendere a di lei H } ca- i-?4 AGRIPPINA capricci. Dal Confole octengono con molte promede, ch’egli rapprefentidpontaneamete quefto negorio in Senato.quafi che di fiio pa- rcreconcema al publico interelle. Non fuui concradittione , perche couofeiifto l'artificio addiraua come cofiglio imprudence il no per- metcere, cio che non porrebbe impedirfi- Era vna apparereceremonia imientaca per Jufin- g'are li Romani nella loro fchiauitndinel’vfo de gl* imperatori di rimecterela loro volonta alia rilolutioni del Senaco. Non era vn por in confuted gli affari.ma vn cercare molfiplicaci appruouatori di particoiar (entimenterano innecellita d’aderire alpartitod’A- grippina . CoflsftiJtalianb'puf anehe il rini forzo dell ? adhereirza, per’ hauereftantb mi- gliore appoggio, q.uaco piu fcuoprendofi co. trari.ail’alrro, doueuano allicurarfi dr pmo- narlo nemico.Co quelle confideratione tolls, ttandoh g!r animi di molti,s'addolTarono lo impiego diprOmuoLiere Nerone- Quindi gia ch’egli era auanzato di potto fatto Genero di Celare, operarono. che auantaggiato ancora di conditione to do paregiato- al fno pro- prio figho.in tal modo ftiuuronodi contra, pef'are le forze di maniera,che la poflanza di MADRE DI NERONE. r/r Britarmico,ne per vedecra,ne per difefa ope- rar potefl'e cofa alcuna fenza contralto . Cio nulladimtno new bafto all’orgoglio d’Agrip- pina,& all’ambicione ,con ciii oftcntauanoli fiioi fauoriti il defiderio, d’appagare le f«e brame Si fece fuperinre il tighaltroal Sglio , poiche additcato da Claudio Nerone.perla precedenza della eta,fuantepoftoa Bricanm- co . Intel ice Principe, la ruota della cni for- tunafondata ne’raggiri della volota del Pa¬ dre ftelTo, diiconnnuo il corfo della fua feli- ci&feeoniierti aiazi leafccfein precipizi. Non : poreua aitrimenre tratrarlb Claudio , mentre era grandcjcioe a dire (cordeuole dell’ obligo di natura , come pure d’ogni alcra legge , all’- hor , qtiando occorre di fodisfare a propri capricci.Fiebbe mai ferripre fpirito poco a:ro al gouerno- Diuenne hor totalmete inhabile trarto fiioridi fe-dalle lufilighe d’Agrippina „ Qualunque anima piu contumace conttoa- more haurehbe cedutoa quegl’ incanti, da' quali tramuttauanfi glr affetti in ogni piii ftrana forma, per veftfre fembiaiui conformi alledi lei vogfie'. Fiug'afi hoia con qual virtu potefle foftenergli quelto linperacore.auuez- zo d’honorare la potenza di donna con le fue caducc.&.al confellare Fulmini liraggi di fe- miliile bellezza. Aidormenrauafi nel leno di queftaiSivena, godendo’ d’eflefne volontaria preda , a fine di non defiaudale il fuo gufto liella dolcezza d’vu canto vezzofo , e per fug- giredi cobatteie contro le di lei violeze. Me¬ tre efla tal volca difegnaua d’auualorare le fue iuftanze per trariie effetti cofonni.vedea (i lnlanguidne quel miiero. Fra'moltiplicati vezzi, e teneri accatezzamenti era torcliiato ill guifa, che nella* efprefTione di tante gioie pauencaua cal’ hor* l’vfcica dell* anima (tef- la. Ahime(eglidieeua)craa:ieni,d cara quefti H 4 amo* iy6 AGRIPPINA amorofi sforfi, che m'opprimono il cuore. E tua Panima,il corpora vita, PImperio, in so¬ ma quanto defideri ■ Prenditi quanto fai prc- tendere, poiclie non ha necellita di chiedcre» chetieneauttorita di commandare. Chigia mai potrebbe contra (In te quefte tuc tenerez- ze, fe pure alctino non jfoffe nemico della na- tura,edella humanita/Chi potra non rilpon- dereconvnsia quelle labra, ch’accompa- gnano le loro preghiere con foaullimi baci ? Si,si: Concedatifi tutto cid, che brami. Chi potrebbe contradire a tuoi voleti polio nelle me forze , tra legami delle tue braccia ? No , no, che alcuna cola non polio ncgarti perche loop tua preda. Chi arduebbe negarti alcun compiacimento, mentre nell’altare deltuo feno la tua eccelfa grandezza humitiafi a Ra¬ to di fuppiicheuoie con le lufinghe? Soao tua virrima, onde , e mo quanto da me dipende. Difpom dunque con aiibluto dominio, fe- condo, che pill t*aggrada ,non potendo dirfi no a chi apte yn’erario di gioie nel chiedere , donando con fouerdiia prodigalita molto piu di cid, che addimanda. Offeree erano quefte , nelle quali prorom- peua Claudio trattemito in amorofo deli- quio- Auualeafene pero Agrippina in rego- lare 1’Imperio a fiio grado , accreditandofi con maeftol’o fu/fiego, piu, che con licentio- le, 6 domeltichemaniere. Perfeguitd Lolia coiKorrente feco nel matrimonio, e qua(i di grande offela voile vendicarfi di quefta riua- lita, pertinace nell’odio , fin al vederioappa- gatocon la lua moire. A poco miglior ter- mine ridulle Calpurnia donna illuftre folo per hatter Claudio celebrate ledi lei bellezze con encomi portati a cafodal dilcorfo • Si- muldcol maritogelofia d’amore nella geio- fia di Stato, e laguolh, ch’egli delle adito ad akta MADR.E DINERONE. 177 altradonna nel cnore, mail ftio ramarico eraperdubitare , chealtrafolle chiamata a parte nelt' Imperio. L’inconflanza de' di lai penfieripuoceftimarfi, che fcrtiHe tal efiro, aggiunca la condieione de gli aftetti, che fa- cili alrapirli dalle femine ,riefcono volubili nella varieta de gli oggecti. Inarcando pero il cigIio,a fine che pin vigorofe vfciflero le faet. te de gli fguardi fdcgnati contro dr lui, ii li- uolfe a-nche con le labra . Cofi ( all’hor diffe) da voi frtratta Agrip. pina, per cut fola reftimouiafte cante fiate d’- hatierfenfi, & aniroa? Altra donna dnnque cttiene I'mgrello per gli ocelli allufingare il voltro {pinto con le fue beilezze ? Si tofto dunqne fonofi dimenticari gli effctci d'ha- tier pattlitocon quefia inia>qual fi iia belta > per non appruouarne altra imagine, 6 fern- bianza 3 Srimar che non potelfe vacillare la mia fciicita,mentre fuccedeua in voiall’affec- tione d-i Zio Pamore di marito . Ho pen faro impoflibile ,che poflaaggtadirui alcun feno fuori di qtiefto,in cui fete ricercaco,come co- forte,& accarezzato come Padre. Scorgerete vaghezza maggioreinCalpurnia , manogia maggior fede, lie piti aftettuofi vezzi - Sotto vaghe apparcnze, che hanno ral volta il loro abbellimencodall’arte,ii nafcondono per or. dinarioanime infedelidedite a tradimenti . Corropefi dnnque la lincerita de’voflri fentt- menrbodapiuannenaco candore,6da piiifi- no cinabrio,memito forfe dalla mano in cor- rettione della natnra: Nongia,esineglettoil mio volto , 6 fono fprezzabili le fue pompe, che neceffitino voi al collocate alrroue l’ho- norede’voftri fguardi, c de'voftri appetiti . Non ho curatigiamai quefti feminili orna¬ ment!,come che gli ho creduti vili arredi per foftener il memo di Macrona infigne • H 5 Not* if# AGRIPPINA N5ho gia io vfato per configliere Io fpee- chib,neIconfultareaftetrate forme per inco- trare il voftro compiacimento . Vna modefta . virtu, vn’aftetto coftat'e vna conftanza fedelc, gitidicai feinpre eflere que’ fob apparafi,de*- quali girfcne dbuede popofa vna voftra mo- glie. Fingefte d'aggradirmi qual’eiOjOnde non iftudiai di rendermi tale, chenorefta/Te a voi occafione di rimirare , 6 d’ammirare al. tra bellezza.Ma vedicatano qjuefto affionto , le pene di colei ,■ che ha potato inuaghitui •• Vorrei moririo (tefla, quandofcorrefie im¬ port! to d fmtb di chi m’vfurpa gli occhi foli del mib Claudio. Ma cbme lo chiamomio* fe facto d’altra, egli ne celebra la belta in mia prefcnza, Per aiiuilire la pouertadel mio hel¬ lo infufficiente al comperar il 1'uo cuorc- Mi- fera Agrippina Seguirorto a que/le parole al- curie poche lagrime, vlando mai sepre /a- fe- mina d’mtrecciare quefte pcrle nel rieamo de’lameti’,6 delle preghiere, aceioche al pre- zb di qiieftes’isborfi cio,che pretendono . Co 1'acquadel pianto prelumono di dar miglior tepra alle atmi delle proprie fintibni ,doppo d’t Heie fcorle niolce Hate tra le fiamme da- more. Abbaterono I’anirno di Claudio le que- tele della mogliein gtlila , chefupplichtuole inrraprele di placar il /no(degno) Con mille giuramenti proteffo', che gli encomi di lira- in era bcliczza erano ftati icnza 1’appbcatio- He de’penfi'eri.no chede’ delideri. Aflicuro 1C immutabile fermezza-del proprio affetto, af- fegnadone qtiegli atteftati maggiori, che po- teano dimoftrarlo loprauiiico dal di lei meri- to Rapacificofli l’altra deponedo lr gelofi'lo- fpetti, non cofi lo fdcgnO conrro CalfilTiiia, neceliirata al fodisfavio con la perdita delle fife'moke riccheZze.- L'lngiultitia de’Grandi non diu'erfamence ha riguardo nt’ caffighi, done M'ADRE DI NERONE- I 79 done cade la loro ira , noil douefi ritruouala colpa . Accrefceiiafi inqueft'a guila d.illa !m- peratriceia propria auttmin, impoflelsadofi maggiormente del comando. e facendofi ter- ribilecol rigore: Accoehe nondimeno il pra- ficare quefto (olo ,-nole pregiudicatk ncl di- fcapito ddl’atfeito vniuerfale, voile apparire' lion ineno prdca alle gratie ricliianiamio dal- l’efilio Seneca. 11 moltocreditb. che la di lui fingoTar dottrina haueua acquulaco apprek fo il popolo , come put il di lui creduto fde- gno corro Claudio 3iltore del fuo bando.pro- metteuano a qtiella giadi vamaggi per il (uo partito . Difegnaua di conlegnarlo per mae- ftro a fuo figliuolo.con fine di vedere (otto la difciplina d’Vtt tap huomo' foHeuati quegli fpirit.ichedauanfi a vedere nari a I volo, ma pur inheme accitfaoanfi pfiui di pmme ne- cedarie a fpiccarlo.Sc airrirriente folk appar- fa dilinterdfata qUeft'a attiOne d’Agrippina s ou-le potelle crederfi tributo offerco' alla vir- tu ai'dtei dire , che ellabaftafle al cancellare ogni aitra igiiominia notata al regiftrodeiia (ua vita 1 .Il ncoperaredalla fchiauitudinedel- lecalamitadi vn viuuofo catto di tanto me- rito, che non e conofciuro da chidouerebbe habiwarh in e(lo fle’noftri (ecoli Meted, che in quelii fal/ificato ogii’oggetto,m'enrifffc in- fieme il ticolo di virtuolo, preiniato foio i MuficbComediauti.e Buffoni. Auan^aiifi le ■ fperauze di quefta Principefla fingolaCftVente fopta il fauore dt Pall ante > acui difpofitibne erauo gl’mteredV pin importanti,ne'qualino conueniua ad eda 1'ingerirfi per norv apparir affettarameute ambiriofa nelle parricolari pretehfroiir. La parnahta di quefto Libefro, rtegoriac.t pfftftacon affettuole efpreffioni fii pofeia ferm’ata.ecouehmi'a cofiim'pli'fi affet- tij Lo ftce adukero, per affienrarlo amrco;& H 6 afme 7 So AGRIPPINA a fine d’atlttencicare il dominio' fopra la Ji lui volouti locoftrinle con quei legami, che eflendo foani, rendono ellegibile all’ huomo anche vna volontaria prigione. Cib fegui,all’ hor qtiando voile, che Nerone adottaroda Claudio facefle quel falcoj che lo porraua,d’- onde non phi porrebbe difccndere , fatta fi- cura per lui ogni maggiore alcezza. Era im- prefa come di maggiore rilieuo,co(i anchedi maggiore difficolta, mentre.haueua quegli j propria prole a cui douea crederfi , che non permertereb-e preoccupato il pofto. Ella no . prometreua tanra forzaalle fue Itifinghc.Ol- rre checontrattando mai fempre feco dot- cezze no conuenitiale il rrattenerfi nella fca- brolita d’affafe, che doneua nianeggiarfi con ragione di 5tato,e co dogmi Polirici. Li per- fonaggi, cli’aggrauaci da moire occupation!, hanno la prattica con donne per follieuo, vo- gliono nella loro comierfationepropoftedi- letteuoIi,Iequalioblighinoalgodere,notrat- i tati di rilieuo, che neceifitino la mente agra- . ui penfieri. Claudio come vecchio innamora- j to, ogniqual voka era con Agrippina ricer- j caua fcherzi, vezzi, parole amorole, gufti in , fomma, non d’eilere faftiditoda mallimedi Stato,- Ne> godimenti communicado le di lei ! fiodi, alrerana 1’animo con quele qnalitadi, | che poteano renderlo facile alle impreilioni conformi al-Genio dell’ajtra. Succedendo al. le delitie, ch’ cila porgeua gPinterelli, ch’ al- t triadiieifoggettione rapprefentaua, fegui- uane ogni qualunquc forma figurauafi da Agrippina nelle rifolutioni dejl’lmperator?. Con tal arre fitratrbda Pallante l’addpttip- «e del di lei figliuolo, dimojirata neceilarial per il buono ftato della Republica , mencre ’ S’afiicurarebbe la (uccedione, altrimenrein- icerta nella fanciullezza di Brttaunico, facile MADRE DI NERONE. 1 S 1 ad mfrangerfi , come ancor tenera,da gli acci¬ dents della uoftra mortal ita. Perfuadeuafi ck> con l'efempio d’Augulto , ilquale-ancofche handle nipoti, addoto il ngliaftro, equefti poi,fe bene appoggiato a ftirpe propria , ha- ueiia addottato Germanico . Non mancarono altrimotiui , & efficaci ragioni fuggeritea quefto Auocatodall' auiditadel premiopro- poltogli da Agrippina, mentre lo conduce al fauorir li propri defideri in quefto particola- xe.con non diuerfo ragionamenro. Pallante.li miei oblighi verfo la yoftra fin* golare affetcione,fonogia tanto auanzati, che mentre non poflo fgrauarmene procuro d’ac- crefcevl.i. Chi riceiie gratie,quando manchino altri modi per corrilpondere al benefatrore> porge occafione di moltiplicarle. Vna gens- rofa liberalita non tjieglio refta gra.tr ficata , che da chi le da agio di difpergere li liioi ta- lenti. 11 pretendere altro rifeontro, e vn ven- dere li benefici.non vn donargli, Tale fuppo- go in voi la prodigalita di quella gcntikzzaj con cni v’impiegate in accumularmi glorie. Soprafatta da credenza d’vn aftetto fingolare, ammiro in voi l’vn'icafomma, a cm raggiri pretendo raccomandare la fublimjta del ink* itato. per voi fonfatta moglie d'lmpc.rato • re da voi riconofco l’appoggiq daco allemje grandezze nel mauimoniodef figiiuolo Ne- rone fon Ottauia . ,, ; Ingannarei mefteflain cercando di nego- tiare con altri il trafico delle mie prolperua- di, mentre li miei defideri hanno fempreca- uata vfuradavoftri impieghi . Bramo d’af- ficurarela mia forte , cllendo moko piuca- kmitofe le baflezze, che s’hanno da vna ca- duta, di quelle che feguono ad vnoftato dinario. ■ " Dilcapitarej nell’cflac qual lotio, quaotjo non i?i AGRIPPINA non fatta inalterable la mia conditione ,do- uelli temere di ditienir miferabile, quale mai Son fui-Ncrone addottato Ha Claudio , porra il chiodo per iftabilimento della mia felicita. Quando ancheegh non preceda Britannico lion potio io efiere dcfraudata de’ crattame- ti, co’ quali riconofceratnmi ciafcun per nia- dre di chi haura ins alia immediata (uccef- fione nHl’Imperio. Dipendedalla voftra vo- lonta qlitftb a (Fare; non prefnmendb io , che ad aim pofTa affidarfi la mialicurezza, men- are l’inima co'penfieri , &- il cuore cogli af- fetti altrooggetconon aggradifce, e no cura. E pure ha vohno proropere la 1 ingua in ma- nifdtare gl-interni miei fenli Ma che temo! Si, 6 Pallance, I’anima, 8c il cuore no apprez- siano alcimo foori di voi • Pongo nella voftra cuts li miei iiitereflt- accioche mi fipermetta I'affermare.ch’io fono nellc voftre braccia . Raccommando a voi il mio efiere , per pocer credere,che m’habbiate nfel -petto, oniie io vi¬ lla colaiper aPputo,doued‘eiidero‘di mOrire. Traicorrono forfe di vantaggio le ltiie pa- ro!e;tm fcufi gli eccefli quell’ambre, che no halegge • Meutre m*ha violcnfato il voftro merito ad amarui, vi luppongo obligato al compatirmi. Ererr.po di leuare la lmlcheia a gli efd’etti.mei-itre la diifimiilatione mi nuo- ce- Sin quando per voftro mezo contrartai le mienozze con Claudio, I’ambitioneab eflb hebbe la mira , m’afpiraiw 1’animo’ a vbftiv abbracciamenci. Eben potete a(lkurarui;che maSvblontieri s't depoficaca la, nyia gjouen. tu nell’agghiacciato feno d’vn vecchio, ne i cui amori porrei efter credirca riuale di mor- te . Dicaiii pure 1’imaginations eon qua! gu- ftoio foftenga quei gelati baci, quei freddt yezzi, quelle fueruace accoglienze , ehe feuza fodezza,e'foftegnofono priue di foiza per ri- MADRE DI NERONE . ig? liftringeril nodo di veri piaceri. Commilera- rei a falii di Mellalina con la propria elpe- rienza,lela rfilei sfrenata diflofotezzano ha- ueflc fatteefecrabili le foe impudicitie . Vna' donna giouine,in cui il bollore del fangue , e Ja viuacita dello fpirito con vna affrettata di- geftione del paflato , porrano fempre nuouo appetito, non puo viuereal pafto di vecchi, da’quali quafi bambina,altro nonha,che per fuggere, lenza bafteuole nutrimenro . In voi folo difegno Cupido le mie amorofe conten- tezze. M’ha ti atcenuto dall’ andhrne in trac- cia quel v/no rifpetto di riputatione, con cui il deftino pilinemico del noftro folio,preten- detuinare ogni noftra felicita. E ftato mag- giore ritegnol’interefie, nel timore di fcorge- re foelra dalio Idegnodell’ Imperatore quel- la pianta> che non ha appena fondate le radi- Ci.onde pulltrlino limiei vantaggi. Quando nell’addbftione del figliuolo fara ftabilitoil poftodella mia Maefta , fcuota quanto egli aggrada lo fcettro,■ clie non pauentaro le (ue percofle. Schernirb la debolezza delluo bra- ci'o, come ne hofempre condannata l’impo- tenza nello fttingere gh amorofi abbraccia- jnentr. Corferoallhora piu libera al delitiare Bel feno del mio Palfante. Ah Dei; Quando pofrialliciirare queftalibertail volodc’ miei godimenti 1 Hora pare,cbe m’accennino Pin- fuocati tuoi fgffardi , che con P’attiuita di queito elemento figutano la celerita d’ogni mio compiaccimenro. Hora dunque ptecorrano li placer!,mentre fapendoio quanto liamilecitodilporre del- la tua autorita.edella mafede^ion polio du* bitarmi ingannata.o tradita. Sir dunque pren- rfi ti queft’alma , riceui it mio cuore, ftnngi il mibcorpojcerto che godrai con me lleffa an- . che quella parte d’lmperio, che a me, o al fi- gllllO- i«4 AGRIPPINA glarolo acquiftara la tua affettione. Abbrae- cia pure, bacia, e godi quella, ch* e fatta tua daamore,& inoltre fatta grande dalle tua gratie. Ciddicendo, inconttollo con le braccia , pet renderlo altretanro ardito, quanto da si gratiofi intuti eragiafatro famelico di gulta- re diletti. La belta,la gratia,e la grandezza di Agrippina formauano vn conuito si sotuofo , the vna Data ne meno haurebbe ricnfato d’- afliderfi alia (tta menfa. Le doleezze, ch’ella porgcn* , non poteuano riufcire poco fapo- rite,ancbeal palaro de'Numi, aunezzi a net- tare di Paradifo. Abbraccio infomma, bacid , egodetre, impetrandoad Agrippina per ri- dcontro,qu5to eila bramd ■ Fu addotratoNe, rone,& elfa h onorara del cognome d’Atigivfta in guifa,che infuperbita dallo /p/rar d’aura cob propiria, vole fcoftar/i dal lido, &/ngoI- farfi done proponeuano li penfietimaggiore altezza, habile al foSknere li fondameti delle file fperanze- Abbadond in tutte quelle prone d’oftentatione, chepoteano aumentare verfo di lei la riuerenza , & anualorare il fiiocredi- to . Voile nobilitare fin il iuogo del fiio nafci- mento con farlo Colonra , che fatta gloriofa dal di lei nomefofle vnroemonale ben fon- dato delle fine parricolari grandezze. No mai paga di quelle dinioftrationi , cfee poteano autiantaggiarne la ftima, procurd la toga vi- lileaNerone , habitoda cui habilitauafi a maneggidella Republica. Ottenne d’antici- pare 1’eta , onde nel quarto luftro egli foile Confide, con aggiuntoif titolodi Principe della gioticntu , c col feguiro di quegli hono- ii,chefapena fingere l’alteriggia della Ma- dre. Ne’ publici fpettacoli de’ giuoehi con ve- ftetrionfale dauafiavedere fnperiore a Bri. *annko>il quale compariua anck’ egii,ma or¬ nate M ADRE: DI E1ERONE. i Sf nato di fimplice habito. Quindi pretfendeafi d’additare a popoli.verfo di cuidouefleroan* nezzare la riuerenza.per, pofcia copoi tarne il conudo.Incoinracifi quelti dnegiouaui Prim cipi. Nerone faiuco l’altro con orgogliofo fa- Ifo fotto jl pure nomc di Britanntco, e quefii cogenerofarifpofta pareggiandolo in fuper- bo termine.chiamo 1'aJcro folamente Domi- tio. Quiuis’apri campo a nuone turbulenze nell’animo. d’Agrippina, preib da lei per fce- na, cue rapprelento gli atti d’vna i'pietata ferocia Fur one a fua inltanza licentiari molti Tribuui,c Ceturibni, che li (coigeano pattia- Ji di Bricannico.fcacciati con peggiori rratta- menti iLiberti, 6 alui ch’apparilfero fedeii in foftenerne il partito. Perleguito li miglio. ri,& odio in fomma cutci qtielli.su l’auttorita de’qtiali ftimauafondar/I Ja polsaza del corn, petitore Efaggero appreilo Claudio il publi¬ co danno, cherifultar poreua da vna dilcor- dia.principiata con ladiuifione de gliafFetti. Moftro, che nel non apprezzarfi l’addottio- ne fatta da lui di Nerone,difprezzauali il fuo dominio, e conculcauanfi vilmenre lidecreti del Senato. Efdamo neceflario il rifentimen- tocomrochi non cedeua alla forza de’ liioi col pi, forle per credere ftancata nel longo corfodeglianni la fua vimi. Conchitife in fomma douerfi punire que’maligui, da quali li fomentaua quefta difparita di ftnfi con peffima difettionede gl’interelfi pill rileuan- ti. La efficacia di quefte efpreffioni d'vn’affec- to in apparenza zeiante della riputatione del Principe, piii che del particolare interefle, altero l’animo dell’Imperarore • Qnindi im- prontate rimafero nella di lui mente quelle forme , che delidero d’introdurre Agrippi¬ na . O con l’efilio, 6 con la morte > piudal caltigo, che dal giudicio lurono fatci rei, quelli , iS< AGRIPPINA quelli.fotto I’educatione de’qtiali viueua Bri- taiwico.riceuwio infegnatnenci, che gli det- rauano coliiim di Grande , non artificijdi Owrigiano-Softiruinne altri la mitregnade’- quali adkirrarfi poreua,che haurebbero ope- rato a (no grado non so fe per eietrionc.o per le violertze.che pruouauano nel cinrore fon- daro in horridoefenrplare delle akrui fciagu- re-Ftirono depofti dallacarica di Pretore dne perfonaggi, ch’ adefcati gia ne gli amori di Meffalina, contituiauano l'aftectione in fauo- rire i figiiuoli. Maltrattoiii infomma cbiutP qne conapaffionando la mtfera conditioned! Britannico, doleuafi di veder defraudata in- giufhmente la nafcita,e la virtu, 6 pur anche comaggiore coraggio dimofh aua defidero- fo di folleuarla. In cal gmfa fiieruaro, anzi fnenato- tutro quel corpo d’adherenza, che poteua’ giudicarfi bafe fufEciente al riftabili- re lediluigrandezze, virfefi arterrato I-infeli- ce.fenza habilita al rimmetterfi nel pofto , in tui hauealo collocato la natuva efente dal mend'kare la dipendenza della fomuva. Fa- ftolia altretato Agrippina de'progreili del fi- glmolo tra y precipizi dell’altro s’inolrrpal torre le armi a quel deftino, che forfe facto neinico potelle contraftare lifuoi difegui' . Priuodella cura dellecoorti.chi non eraa/Ib curaco di confidenza ne’di lei peiieri. Procu¬ re,che fufl'e trasftrita di Burro Affranio, ac- Cioche conofcedo egli in riguardo di chi foils inalzato , aiiuertiffe a diuotione di chi douea Jnamener l’animo , per mterelle di non cade- re fe non-per puntiglio di gracitudine. Porta- ua iacofeguenza della carica di guardia ,oil. de Pltauerne partiale it capo , era per appun- tol’hauete vnafpadaafla m-ano, a fine di re- ciders ogni node, che rauuilupaffe la fuperba pretenfione d’alloluto domimo - Quefto adc- pi- MADRE DI NERONE- 187 pimetodeluoi defideri clla impctro dal ma- rito conragioni Policiche , (uggcrrite dal pe- ricolo, con cni I’ambitione de’ due Princjpi formaiido parti neH‘alrrui volonci , poteua fondarla anche nelle armi, diuenueequmdi leditiofe per la dinerfita delle fa'Kioni . La verica era,che I’animo del buoii vecchie~£pg- giogato dalle di lei amorole hifinghe, autten- ricaiia coll’ aflenlo ad ogni fua Fichietta , il volontario vaflallaggio alle Cue bellezze. An- nidefi finalmente di qual veleno fofle afper- fo il liquore delle dolcezze , che eeli gullaua ne’fitnuiati vezzi della moglie . Fatca ogni hora piu ingorda d’auttorita, dimoftrana in - fatiabile I'appctito del commando. i’auanzo mai lempre coirqual (i (ia pui legnalata po- pa-dt Maefla,per render!? a popoli piu vene- rabile. Ando in Capidogfioadifafcpra d’vn cocdiiopl che prometteuafi Colo a Sacerdoti, 8c alie cofe Caere . Pareggiandoli perd a que- . fie , par lie ambitiofa di iupremi honori , per auualorate forfe co credito di Diuinita quel- la grandezza, di cuinello fpatiodimolti fe- colifii vnico esepio. VancoffiCigliuolajforel- la,moglie, e Madre d’lmperarove , chepero nello icorrere qirefti gradi fenza intoppo , fu quad necefTario il giudicare la ruota della fua forcuna.vna Sfera celefte,chesifeliceme- te cdpide lifuoi giri. Fu ammirata la lingo- larita di qliefti fuoi pregi.fu inchinata.ma fi¬ nal meiite poi abbomta • Quelli, che per fua caufa fcorgeanfi decaduti , tolto loro ii modo di teggerela (nnplicica di Claudio , doleuan- fi‘di quegli eccelli, ndiofi non menoper inui- dla'yebt per inrerede. Ardirono d’affronrare il di lei ovgoglio.accufando di delitto di Mae- fla Vitellioluo principal protettore , efauo- rito. Leaccurepiecendeanod’hauere per lo¬ ro cermine ilprecipmo di quefto ferfonsg. gio, i88 AGRIPPINA gio, ch’infegnando 1’incerrezza cie g!i euenti in ogni piu profpero ftato , haurebbeftorditi mold, &arterrici tutti. Rimii tantopiuv'i- gorofa Agrippina le (iieforzfcj &aggiiingen- do ;i preghieie, che rinfcitiano poco efficaci, temerarie minaccie, riuolfe a iuo grado 1'a- nimo diCefare, e volic che J’accufato rcftaf- leimptHie. Tant’olrre s’eltende la tirannide difemina, !a qualeintroducendofialpo/Ief- lo d’vn cuorecon amoiofo Impero,checom- porta vna dolce, & amata fchiauitudine, s'- ■yfurpa nonmokodopo vn’ailoluto comma* do. Infinuoili da principio Agrippina con le lulinghealpretenderegii affcttidi Claudio. Dopo con pretefto d’eiiere intereflata, come moglie nelie di lui grandezze, voile haner parre nel dominio. Appropriandofi poi con finto zelo ii communi affari, pofe mano nel goucrno. Rapita finalmente ogni cofa a fua Toglia, ambilce libero per le fola l’lmperio, Lo domino co’ vezzi, perfuadeualo a 1'econ- dareli propri delideri con le ragioni, com- mandahalo con le preghiere, yiolentollo al fine con le minaccie, e doppo 1’atcerrb coj tradimento. Qnefta e la gradatione, con cui la donna efaka ie fue forze , e con note in- faulte decantando li fuoi compiacimenti, tende harmonico il fuono delie humane mi- ferie. Non piu poreua Ibtrrarli Claudio dall’* ybbidire a coftei, fortofcriuendo quaiunqu* ' piu empia, 6 ingiufta fentenza, mentre ella medefma reggeuagli la volota , guidaitanela mano, elapenna. Inuogliolfi di poltedereli hottid’vn talCaualiero Romano, 3edelirie i de’qualipolTono argomentarfi dalle cupidi- . tadi prodotte nel volere d’vna Imperattice. ■ Fece mal capitare il Padrone , acciocbe de- , cadelleroiniuopotere. Ingmftitia pratcica* j ta con efleropi namerofi ne’lecoli paflari, meutre MADRE DI NERONE. 189 mentre 1 Tiranni non li feiuiuano d'altro mezo per poffedere l’almii , e per rapirele ricchezze, de’ piu riguardeuoli; e le facoka de’ fiidditi erario i motiui della loro feuerita. II Fifcoaltro none , che vna caua fatta dalla giufticia de’ Regnanti, accioche l’oro Iique- farto al fuoco de caftighi , corra giuftamentc a riempire il publico errario con le foftanze degli huomini pedimi, Non v’e cofa vera- mente per mio credere piu vtile, lie piu ne- celTaria alia quiete d’vno Stato del fifco, che e vilfrenodegli huomini piu rifoluti • ITi- ranni pero, che cangino il melc in veleno> fe neferuono per fpogliare i fudditi delle cofe piu ricche, priuando le famiglie infigne, non de gli horci, ma di groffiffime rendite . Era dunque limprouerato 1 'Imperatore da fuoi piti fedeli. c confident! nella rapprc- fentatione delie fue ingiuftitie, e della inde- cenza, chefegniua all’aggirarfi egli a capric- ci della moglie. Efaggeraronp la indifcretez- Xadi quelia , che con le violenze dillegnaua Htrionfi della fua fnperbia . Riferirono il di ieiadulterio con Pallante. dimoltrandoab- ! boliro dalla di lei ambitione ogni piu lode- nole tratto d’honelta, edi vergogna . La di- pinfero in fomma, e negli atti. e ne i coftumi Hon vna femina, mavnafuria , perinhorri. dirlocol timoredicid, che attender poreua dataleconforte.quandone fometafle lefor- 2e. L’auima volubile di quel bnon vecchio, come puerile in fenno, fi fpanetd per qnefta ngurata idea d’horrore, e quiudi principle) il fuo odio, di cuiapparuero efterni fegni- Do- leafi d’hauer egh ffeflo radicata quella pian- ta, che ctefeiuta toglicua per longo fpatio la fecondita de'luoi contenti co gl’influffi d’- onibra maligna. Accufaua fe Hello per hauer dato fiacoa quefto Borea,cli'impetupfpagi- taua 193 AGRIPPINA tana la fua tranquillita . Condanno infotnma la rilolutione, facta,si delle nozze, come dell* addoccione del di lei figliHolo , fqggmugeado che per ptoprieti di deftino era foggetco ad ed'er malcractato dalle niogli, mi che era ben si auuezzo al non lafciarle impunice No era- no dillimiii da quefte minaccie gli effetti , mentre proccitaua di fir rinalceie la fepolt3 graodezza di Britamiico, ad onta di Nerone , che con la Madtefora cadnto nella tomba a- perta pet timuouere Paltro. Concorteuano con Claudio in quefto parcicolare mold de - - I principali.oflfcfi dalle orgogliofe maniete d’- Agrippina , d faftidici dal non pqter fperare i lotto lldileicomandogliambicivacaggide’ prinati interedi. Manteneua efla cod lullie- gaco il polio della Maefta,, che quad handle in dono daila natura il domimp.non ciirauafi di hifingare con apparenze la fortune- Fii af- fiftete a quellabattagha nauale, cheper ino- fttarela crudefta de* Gtandi > li quad han- no per giuoco le ftragi, epetdelitie le mor- ti,fu fpettaeolo di tractenimeco uel Lago Fu- cino . In quel thearro ponipolo nella modi- tudine degli fpetcatori.fecefi vedere co la cla- mide d’oro.allila a lato di Claudio In quefta vicina.,za fcorgead la diuerdca del sebiance, e da quefta pronofticauad la difjerenza.degli ipiriti, che dauano alia moglie la prccedenza ancorche occupade Paltro il primoluogo . Sopra lo ftedo Lagofeced ilconuitco, a cui nodiraeno pregiudicoil timote , all'hot qua- do fgorgurono le acque per hapertura facta nel monte vicino col difpendio d’vndi.ci ‘an- ni, col continuo lauoro di trenta milla huo- mini. L’impeto di queftoelemento precipi. tofo verfogli abidi, traheua feco ogn’ intop- poal corfo, fcuoteuacio . che non poceua fmuouere per tap ice, c con ftiono horribile atccr- MADRE DI NERONE. 191 atterriua. mentrenon concedea (eg!i llacter- rate.pet condurre tributary ne’fuoi precipizi. Con quelta occaGone riprele Agrippina N at- c/foLibertominiitro di qneft’opera, tacciau- dolo, comeauaro; quail chefoile manche- uoie quelia fattura, per eider egli ilato anido de- propri ananzi. Rinfacciogli poca fede, 6 alineno poca cura della falute del fuo Pren* cipe, mentre non haueua auuertito il perico- lo • da cui poteano fcgutre inconfideiate mi¬ ne, come pure era Cucceduto imptouifo ter- rore . No auuezzo ilLibertoa quefti morG , poi- che amato Gngolarmente dall’Imperatore , non ptucuaua, che dolci lufinghe , fi riientl • fenza ofl'eruare qualmete nella lotta co’Priu- cipi.cadono mai fempreli men forti . Rifpo- ie con puurure, folk uieno tolerabili, mentre bambitione faceua' piu delicato jifenfo d'A- gtippina- Condannola mfolenxa propria del liio kdo jdegenerata in temerita per 1’alteri- giade’ [hoi penfteri. Non cefsodi fodisfare a quefto prutirro di vendetta.ancorche ceilaffe- w le parole A gli orecchi di Cefare replicaua qtiafi ad ogni hora gl’ incanti, co’ quali cre- deua di mnouerlo a rigor of a rifolucione con- trodi lei . Abbracciaua Britannico , quad de- fideroio di fomentare !e di lui grandezze, che tipullulauano nell’ auuedimento del Padre . Augurauagli f’eta matnra, & in oltre PuiRuf- fo fauoreiioie de’Cieli, e de- Nnmi, ondepo- tefle abbattere li fuoi nemici, ligenerau^o la fuafonunane’loro infoituni, come utile Cue miterie etano nate le loro grandezze . Le at* tioni,e le parole,che lo conttafegi.auamo, ma l’affetto ad Agtippina , & a Nerone fijreno piu libere in Narcifo , all'hor che contradir ei voile ad efla nella petfecucione di Domitia Lepida.Era quelta cognaca, & inficme cugi- tu t 9 i Agrippina m della Imperattice , tanto peggiormete pe¬ l's crattata, quanto erale di fatigue pin ftret- tdnrente congiunta. L'a tiraunide de’ Grandi non (i cractiene a qual fi fia iegame di paiein tela,mentre ricu fa qualunqiiefreno di ragio- ne . Non erano difHmili ambedue quelle fe- mine innobilra,in beliezze.neiiericchezze, e ne gli anni, emulenou meno in vitio/i coftu- xni.che in (uperbi penfieri. Non voile Domi- tia ceder all’altua, anzi procurado d’obligarfi Nerone- eon le catezze, e co i doni, pareua di folleuave le pretenfioni, doue preKfTa hauca I’altra la meta a defideri. La gelofia di Stato infomma diede I'vltima fpincaa furori gia pofti incorfoda gat re partico!ari> afinedi precipitate oltreogni limited’humanita. Co loftileordinario della malignita , ordito vn laberinto d’accufe.e lamiilupara da imagina- te colpe refta preda delMinoratiro di inorte, non efkndoui Arianna di giuftitia, equindi liogiouando l’intentione di Narcifo , ildi cui potere non fi conformo con la volonta, che egli haueua di liberarla-Temena peroAgrip- pina anehe nelle proprie fodisfattioiii, fcor- gendo inlidiatili fuoidifegni, econofcendo J’animo variato del tnarico. Contra di lei eta- no f'empre torni lifguardi, fdegnofo il fern* biante, altieri gli accenti. Non pki apparim I'awtorita dellefue bellezze, la polfanzadel- le lufinghe ,c laforza degl’inganni. Quindi febeue altamente giaergeafi l’edificiodelle fiieglorie, accrefciuto a bell’agio con le tne atti, pauentaua ben’altretanto maggiormen- te, rauuilandone poco (icuri li fondamenti, Friuatedi vigore le file ftodi, diede la pre- eminenza di furze al tradimento,e doppo d’- clTere riulciti vani li tentatiui di rappacificave i Claudio, ella determino d’vcciderlo. Fu perb niolto fcarfa uelle humiliation! di- MADRE DI NERONE t 9 j drizzate a mitigate lo fdegno del mar 1 to , poiche/atta in ecceflo fuperba,fuggiua di i:i- conoCetlo maggiore,e diuenuta egualmente crutfle, condannaua le fteda, come di poco crtaggio nel tolerare in lui vnceffodi mal .-ontento. Deli rifoluiti ( dicea fra fe fteflajo Agrippina di feguire l’impulfo de’tuoi gene- rofi penlieri. A che badi nellatoleranza de i difprezzi tu.che feinata per l’lmperio ? fin’i Liberti dunque, imptontati nel loro ceppo con la fchiauitudine, per denotare collegata ]’ignobilita,ardifconod’opporli alle tue gra- dezze,e rralcorrerai fenza rifentimento.con- tro chi nutre la loro infolenza ? Inarridifcafi auel fonte.da cui prendel’acqua delft ardire qivftaindifcretacanaglia.Suellafiqnella ra- dice,da cui da/Ti fomento a quefte piante,che ofanod'jnftftarmi co I’ombra. Ben mi ricor- do,che Ipolai Claudio, percopire li miei di- fegni.uon per coporrare il fuo Imperio Vol- li,cheferuiffedifca!a per folleuarmi.onde al vedere, che egli prefta l’afcefa ad alcri fopva di me, atterrirfi, acciochenon pregiudichi a miei intereifi. Mcntre fii in mia balia la liia volonta, non mi curaidi precipitate quefte rifolutioni. Hora apparendo egli defiderofo dirapirmici6,chediede allapollanza delle mie lulinghe,. punifcafi queftainconftanza d'aftetto, a fine difottrarmi al pericolo. Sri Agrippina:incrudelifcano quelle artijche ha. no mentito fin’a quefto tempo, per inganar- lo-Moftra qualmente faiferire, non meno quandolei irritata ,che quando lei vczzola amante. Dagli a vedere, che fai farlo inlan- guidirenell’agonia dimorte.non meno di quello u ft dokfle eftenuato tra le dolcezze d’amore. VccidiClaudio, Sc alfthora riueri- ranno il tuo potere,quelli, che horai’abbor- rilcono>6 lo dileggiano. I *94 AGRIPPINA Se bene egli ti e marito.e Zio, mjla impof- e»; poiche l’interefle di regnare e prirenfione d’vn carattere di Diuinita , onde s'elcridouo leimpredionid’altre leggi inferior!. II podedo d'vn’Imperiosi vafto, non cm e ricularfi, per vano riguarda a comandi del 1 * natura, fognati da pill timidi, 6 ficeuuti da pili vi!i. Chi fi foliena perdominare, non de¬ ne trartenerfi dal la necelfita d’vbbidirea qua- iunque decreco lifraponga, fia, o della na- tura,o pur anche de'Numi, La vita di Clau¬ dio puo diroccare le mie grandezza. La fola fuamorcepuo ilabilirleinalcerabiii. Baftano quelle propofte nella confulta de' pefiei i, per trarne la rifolutione d’vcciderlo. Cosi ella &- ceua animo a fe medclma, per deporre ogni confideratione.Ia quale participade d’huma- nita Dana coraggio alia propria fierezza, ag- guzzado il roftro, e g!i artigli, per lacerare I’- infelice coforte. Voile facnficarlo a! proprio fdegno, ne fin’al vederne (parle le vifcere, do. uea copirfi a fuogrado la vittima.Hebbe per coaditirrice della fua empieta, vna tale mali- arda nominata Loculla, che quale Locufta perapputo, depredaual’amenitadi vita pro- fpera.efelice con auuelenamenti. Fu fatta in- flrumentodiquefla mutationedi ftato,alIa quale parue liferbata da chi preferuolla da’ merirati tormeti- Redeafi irreloluta Agrippi¬ na > nel determinare la qualita del veleno pit! proportionate al copire il fuo tradimeto. No ne aggradiua vna hibita opera tione, temedo che riufcide daneuole per le , la tnanifeftatio- ne del delittod’improuila morce.No appruo I uaua ne me no vn tardo cfFetto, poiche teme- i ua,che la longhezza del tempo maturando la publicatione della verita , non producede la cognitione della frode • Quindi pauentaua, she Claudio itricato fu’l fine della vita,ritraf tafl'e , MADRE DI NERONE. * ta(Te 1‘addotcione del di lei figliualo , rimet- tendo in pofto Rritannico. Mentre fegtiiuano queftidilcorfi fecretamente. pec conchiudere con minor pericolo la efecutione di canta ini- quita.infermoffi i'Imperacore.Qiicfto fu for- tunato principio, apiedo capo di continuare con (e violenzc quel male , di cui gia fcuopri- uafi l’origine in diftemperameto naturalede gli humoti.O’ ne’eibi,6 ne’ medicamenti po- fe Agrippina\e fue infidie , non mancandolc mimftri confideti, e conformi di coftumi,e di genio per habilita al compire quefta fcelera- cezza. Non fu difficile il tradire quello, fatta dalladua(implicit.! incauto, e dal vitio di go- la cosl ingordo, che ftimando d'aprire vn’ er- rario di gioie, quando fpalancaua la bocca al riceuerjl cibo, col fo uerchio gufto efcludeua qualunque auuedimero,d confideratione. Fe- ce braua difefa il vigore della natura , che_al- terando il corpo per beneficio , non per dano della vita, cagiono vn flu do di ventre , da cui puote crederfi fcacciata anche la malignita del veleno. Quindi prefe migliorameto.Clau¬ dio con canto dilpiacere d’Agrippina> quanto pud congetturaifi , dal temere efla (coperto l’ecceflo, fenza l’efiro pretefo in conformita de’defideri Fu vicinaa! difperarfi , mane’ delicti generofa, rinforzo il coraggio,per ap- pigliaifi a boon ripiego. Era fuo partiale Xe- nofonte Medico dalla cui cura dipendeua la faluce dell'infermo. Da efla dubitoprinci- palmente palefato il vero> rintracciato in oc- cafionedi fpiare la origine della infermita • Giudico neceflario l’abboccarfi con lui a fi¬ ne di preuertirlo, onde lo tralle a fecreto ra» gionamento.in cui cosi parlo . Xenofonte,lti nelle voftre manilamiagrandczza.la miari- Putatione, e la mia vita. Cid v’auuerta quan¬ to biiogni operare per Iditenere chi porta l’« x Im- i 9 6 AGRIPPINA Imperio. Ho cofidato mai fempre ne! voftro particolare aftecro ,di cui hora n' atcendol’- vnica, mi la pill vera pruoua. Voglio nondi- meno.che folieciti 1’impiego di quello in fa- uorire li miei defideri anche il voftro interel- le.Confiderate quale auanzo polTa a vox fuc- cedernedal pofledere lamia grandezza, la mia riputatione, e la xaiia vita , che rntco lard voftro, mCntre fata riacquiftato dalla voftra fede La nantatione di Claudio,con cui cagia- to volere.figura lo fconuolgimento delle mie glorie.edi Nerone mio figliuolo,mi ha fpin- t.oa determinatione d’vcciderlo- N9n afface- date la mere in cercare,il percheidlendo Pin¬ ter die di Stato vna regola fenza ragione, e 1‘- auidita diregnare,qiiafi caufa iuprema,oxide non occoire, cheaccennarla negli eucnci, li quaii la fegxiono.Hd procurato d’auuelenar- lo,madefraudata nel termine ,e ftxcceduta la fallacia delftefito Qtiado egli rifani fcorro ri- fchio d’eflef acculata da’miei complici.o per timore, 6 per interefle. Et ecco in vn giufto fdegno copendiate le mie maggiori perdite : Voi folo potete copire 1’imprefa, perche po- tste celarne le infidie . Publicando pericolofa ia di lui infermita.leuarete ogni fofpetto del- Ja fna morte. Co niioua applicatione di vele- lio no liufciraiiui poi malageuole il violenta- re l’anima alia vfcica del corpo , one alcro no chimeriza>che ftragi.e mine. Non promecto, altro premio,perch’io fteffa voglio donarmi a voi, e nell’ Imperio decadutomi per voftro irxezo, lafciaro a voftra difpofitione l’elegge- re,cio,che ha di voftro maggiore aggradi- mento.Raccommadoui fecretezza,e celerita, accioche non precorra alcri in tradire le tio- ftre rifolutioni • Confideratc quale fia colei, che s’humiliaalle preghiere. Ripetete nclla inemoria il nome d’Agrippina, che alPhora ro’af- MADRE DI NERONE. t,7 m’afficuro il pronto concorfo di tutti li pen- {ieri per incontrave il mio compiaccimen- to . Nonfii difficile il trarre ad atti di perfidia coffin, mentre effendo Medico, non poteua noncorrere quafi ferro alia calamita di tata maluagita. Habituaro in vna profelIione,che ha per vfo il far macello d’huomini facilme* te perfuaderfi poteua proenrare la morted'- vnColo. Apprendofinell'arte della medicina dogmi per vccidere,piuche per lanare,la on- deanche li piu periti fogliono pill foucte le- uarla vita, che dare la fanita- Li menodotti elpongono al cato ilviuerhumano.cper im- pararead altrui (pefe,fcorticano con vantag- gio d’hauere confermata dall’elperienza la propria opinione. Arricchitcono in foinma uel male de gli huomini,la onde non e mara- uiglia fe facilmente Ci accolhimano anche ad incrudciire per guadagno. Da!l’interelle,fti- mo, [ollecitato Xenofonte al confentirealle inique voglie d’Agrippina- Giudicod’obli- garlatalmente, che fottentrado cflanelPIm- perio col figliuolo,afficurauafi di goder quei piu douitiofi frutti, che pollano coglierfi da vn’albero fecondo di thefori. Stabili ilcon- fenfo.e ne concerto il modo. Vfaua Claudio di follecitarfi il vomito colporre nellefauti vna penna.o per folleuare lo ftomaco aggra- uato da fouerchio cibo,o per dar luogo al ri- empirlo con nuoua ingordigia. Colhime per appunto pratticato daGermani nell’vbbria- carli, a fine di non ellere neceffitati dalla pie. nezza alperdere in longo cimentolapalma di brauobeuicore . Hora mentre quegli, co¬ me s’aceenno,erafi rihauuto,diedefi alia foli- ta crapula.incui ralfembraua infatiabile.Of* fela dalla fuperfluita la natnra , & indebolita lo mode a licouere all’vfato nmedio. Per I 3 arte i 9 8 AGRIPPINA arte del medico fiigli prefencata a tal’effetto v«a penna intinca in fubitaneo veleno, la do- ue prouoco in vece del vomico,la moi te. Co. si con quella penna medefima, con cni rad- doppiauale partite della gola, vide fcritta eontro di le mortale fenteza j e velo fuoti del corpo 1‘anima con quella piuma,con cui fol- leuaua al fommo de’ gufti la ingorda fua vo. racita Ordinario ftile d'Iddio.il quale amrni- niftra il caftigo con qucgli oggetti, che furo- no ftromenti della colpa. Tanto£ fermato nel libro de'fuoi decreti,onde chi con la pun- ta della fpada defcriue le fodisfattioni del fiio fdcgno, con la penna medefma fcorge comro di fe regillrate le altrui vendette . Le violenze del veleno, diftrulTero gli sfor- zi della narura.ch'accorfe alia difefa del cuo- rc. Quindi fu impedira I’euactiationedel ci- bo,e s’aggiunlel’oppre/Honedel coflico■ Dif- femino voce il medico di quella ricaduta dell’Imperatore, accagionadone il Couerchio tna igiare.iniftato madimed’infermo, priuo diforze per riceuere l’ordinario aiuto.Sparfe in confeguezafama proportionata ad accre- dit3re in pericolo , onde riufcille menoim- prouifo il luccefl'o. No differ! molto il mori- re.accelerato dalla operatione del veleno,an. cor che da partiali d’Agrippina folle incol- pata la mailadi quel cibi nodigeriti.fopradi cui peroera ftata liiffocatala vita. In quefto punto conuenne ad ella il fare buon giuoco, poiche con grollo inuito propoftole dalla fbrtuna, eranecelTitataadarrilchiare li van- taggi procurati con le fue arti. Nell’affiften- za all’inferijio, dimoltrci vn’eftraordinario affetto, commiferando il di lui ftaco, e ferue- doaluoi bilogni. Non permifead altri di tauellare co quello, accioche la palfione par. ticolare, nouitabijille la occafione delle (uc per. MADRE DI NERONE. perdite Era incrodotto folo chiunqne cono- fciuto adherence, poccua giudicarfi fautore de’ fuoi diflegni. Pallante era la principale in- telligenza, che coil la lodezza dell’autorica, e con la ferniezza dell’affettione verfo Agrip- pina» non comportana diffidenza ne’mocti delle fue actioni, onde potefle reftar in ambi- gmta l’euento precefo- La direttione de’ di lut confegh incamino qnefto affare con modi, li quali non fapeua forfe fuggerire l'ambitiene di quella , occupacaneli’aniditad’afcenderc all’altezza ta-nro folpiraca, a cm per vna val- ta fcorgeafi vicina . Fii celata la mortc di Claudio per alcun tempo, la done dal Sena- to,da Confoli, e da Sacerdoti offeriuanft vo- ti pet la fua lalute, quando era gia fenza vi¬ ta . Anzi rifealdauafi il cadauero c« J panni, c fomenti a fine d’ingannare anche li pit} fa- jniliari, onde nel crederlo ancor viuo, ceflaf- fero gli fconuolgimenti, che poteanoocca- fionarfi da fubita mutatione . Era fuperfluo queftocalore , contro il gielo di corpo eftin- to, era ben sj neceflario al far vfeire felice- mente le grandezze di Nerone , ch’erano in procinto di pullulare, 6 di fuanire. Couaua pero la di Ini madre quella forte, che fempte dimoftro/Ii propitia a fuoi defideri. DifFeriua di fiflar il chiodo per lo ftabilimento della Corona, fin*all’hauere in foccorfo leforze di fauoreuole influflo, conforme la preditione de gli Aftrologi. Accendetia il pnnto di Stella ptonofticato felice, conofcendola variability della fqrtuna, che pero fa di mefiieri femur- la in vnpunto. Impiegauafi ella in quefto mentre nelle pompe d’vn finto dolore per lo perduto ma- rito, e quali no potefle prenderne lolheuo al- troue, che dalle di lui imagini, raflembraua infaciabiie nel frequcncare gli abbracciameti I 4 con ICO AGRIPPINA conBritannico,Ottauia,& Antonia,prole in- felice dell’eftinto . Olrre il fineperod’aliua- lorarelepioprie fintionfitrarteneua con tal’- arte qnefti perfonaggi,accioche vfeedo dalla ftanza non publicafiero la morte del Padre, non ifcuoprifTero li di lei trattati, e non pro- moue/Iero lipropri intere/Ti- Erano per altra parteemufe tutte le por-te, e cuftodite con guardia , per impedire a ciafcuno l’ingreflo; con pretefto di non conturbar la quiete del- l’infermo,6 diftraherne il ripofo. Datal’vno de’ piu confident! facetiadi quadoinquado publicar voce del migliorameiito del Princi¬ pe . accio che animati da buona (peranza del fuo viuere li foldati.non aftaticalkrola men- te in confultare nuona elettione . Non maca- ua in /omnia d’arfacedarfi in qiialnnque rni- gliore forma, t-yMto piti infaricabile, quanto chefcorgeafi sli la meta,in attocli riceuere il premio ambito.Non diuerfamente opero ai- troue Pallate, chefatto antoteuble dal pdfio pofieduto viuente Claudio, commoueua gN animi a fauore di Nerone. Hebbegli ftimoli delle preghiere d’Agrippina,!aquale nel mo- mento, in cui fpird il marito, refpirando per Tadepimento delle fue Iperanze, cosi parlo. Eeco il tempo , 6 caro, nel quale faro pill degna de’ voftri amori,percbe faro piii gran¬ de . Godro de’miei auanzi, per hauerecon che maggiormente rimeritate la voftra fede : e rendere pretiofi li noftri dolci abbraccia- lnenti, che reftringe-ranno vn’lmperio a vo¬ ftra difpofi&ione,mentre fara in mio potere. Horn e neceffaria l’operatione , fono pero importune,& improportionate le parole-Co- fegno alia voftra prudenza me, & i! figliuo- lo- Confiderate,quanto vi conuenga d’haue- re dominante Agrippina , che obligato a voi quanto ha, anzi il cuore medefmo, lafeia le MADRE DINERONE. tot fteda in vodra balia. Affatticate l’ingegno,e la lingua,ch’io mi riferbo di rimunerarui co 3 piu iaporiti baci, con le piu fui(cerate tene- rezze, co’ piu loaui guftnche fuggetire petra Cupido aiTifoin eftraordinaria contentezza d’animo lieto. Diedegli caparra di quefto pagamento co vn bacio, improntatocol piu perfetto conio, che s’vli nella zecchia d'amore,per fabricate moneta di valfente bafteuole al coperarel*- altrui volonta. Era portato dall’anima,che a- girata aii’hora da g!i ambitioli penlieri, efa- nimauafi per cosi dire, verfo chi promecteua di condurla nella quiete di tranquWo parto. Quefto fu i! primovfficiod’efequire,con cui cflahonoroi! morto conforte . Chiamando parimente Burro, e Seneca affido loro la ma- china, ch’ergerfi doueua in quel punto, ne per certo teiieua neceflita di minori Atlanti, che fottoponeflero le fpalle per folleuarla. Era il primo Capitano della guardia.onde dipendeuada efl'e il l’eguito della foldatelca. Era il fecondo in ranta ftima appreflotutti per il meriro dVua lingolare dottrina, quale ammiranoli nottrifecoli ancora, chela fua fola adberenza poteua rinfbrzare qualunque fattione..Ad inftanza d’Agrippina polledeua Burro 1’honore del grado, ch’ei vantaua :ne altrimcnteSeneca da lei riconofceuala refti- tutionedella patria,hberato per efla dall’efi- lio. Quindi afticuracafi del Joro appoggio nonnegacoper gratitudine, quando anche non (omminiftrato per altro interesle, rieer- co il loro fauore con tali accenti. Non dnbito, d amici, che la memoria non fuggerifea ad ambedtie, quanto iohabbia operatoavoftro giouamento. Cio non ri- cordo per eJiggerne nuoua obligation, poi- che il) cal calo auuilirei quci benefki, die X J b9I3 202 AGRIPPINA hora (pei'o debbano da voi gratificarfi. Serna folo quefta rimebranza ad afficurarui quan¬ to liberale di gratie douete pruonarnii, all* hor che faro piu Grande, emaggiormente obligataalla voftra fede-In quefta mutatione di commando apparira quel fingolar afFerto, con cui rallembra. che fempre habbiate deft* derata quefta opportunita, per (eruire a miei defideri nelle grandezze di Nerone. La virtu, & il merito v’aggiungono forze per operare tuttocid, che determini la volonta in mio compiaccimento. La occafione e in pronto: dene forprenderfi tantafelicita in vnmomen. to . Aggiuftifi pero rl tutto dalla voftra pru • deza.in guifa, che facciali quefta tramutatio- ne, la quale per eliere foftantiale, e di grande nlicuo.deue ellere inftantanea. Non aggiugo preghiere , mentre non legiudiconeceflarie afla lincerita della voftra affettione; tralafcio le malfime conueneuoli al bnon’eftto di que¬ fta imprefa, ftante che cocepifco lupei fluo al voftrogiudicio ogni dogma. Riloluere, con¬ formed voi detta l’amore , efeguite lecondo le deterroinationi del voftro mature ienno. Per opera dunque di quefti aggiunta all’ artificiofo lauoto della medelma Agrippina, compirono gli appareccln, che bifognauatio al rapprefentare gli atti di quefta fauola del¬ la fortuna Ordinato il tutto, ft lafciarouo le cottine dellaicena , mentre aprendofi ad vn trattole porte del Palazzo Imperule, copar- ue Nerouenella .Sala maggiore comaeftofo iuffiego. Era iui congregaca la cone ad vfo diguerra, la doue U toldaci, primadipoter dilciorft dallo ftupore concepito ad iropro. mio [pettacolo, furono legaci da gli ordini del loro Capitano. Quefti commando loro di riconofcere Nerone per [mperatore . Vb- biduono tantoilo con feftola acclamatiouc MADRE DINERONE. ioj d’applaulo, non permettedofi dal rigore del- ladifciplina milicare pratticato in quei tern* pi.il contradire a capi- Quindi fenza doleifi 3 chenon fofle precorio l’auuifo della rnorte del predecefiore, che furtiuamente folic elle. quitaqueftaelettione co pregiudicio di Bri- tannico,occult,uo in qtie! piinto a fine di tor. ioal lume dellegrandezze, adorarono quell’. idolo.il quale fu ad elli propofto dal Capita- no. Hebbero alcuni, limili ientimenti infrut- tuofi pero , mentre rapiti dalla moltitudine > fecondarono con la loro aura gli sforzi di vento piu gagliardo. Fu portato in lettiga a gli alloggiaraenti, one gliaftanti ricenete- ro .quail Oracoli, le foe parole > & alle pro- mell'e de’loliti regali, rinuouando gli altri no¬ te di giubilo, folemnzarono la (iia folleuatio- ne. Cola medefma propofta d’mterefie, cap- tiuauafi la pkbe. onde.si per hauere l'auanzo di quei doni.si pet vedete mortificata 1’auto- rita del Senato , non curauafi di fcorgere de- fraudatalaliberta della Republica nella per- fona particolated’vn’Imperatore Dadecreti de’Padri finalmente.enel confenfo delle Puo- uincie hebbe lacompita inueftitura dell' bn- petio.la quale non poteua negarfi a chi n’era fennatopoifefiore dali’adherenza della fob d3telca. Fu in tal modo ftabilito lofcettro nelle manldi coloi.al quale courene il primo luogo tra’pili defornn moftri della huroani- ra. non gia tra’pill Grandi- L’orgogliod’Agrippina ruShauendo mag- giore altezza per folleuarli, auanzo oltre gli eftremi d’ordmatia gioie le fue contentezze. Per non humiliate in pubhche dimoftrationi Palterezza del lolliego. efprnneiva il luo giu- bilo in teneri abbraccianienti del figlmolo. trattandoloconpuerilivezzi, quafi infante - Merce. die all’hor lolaniente gloriauafi d’ 16 ha- so4 AGRIPPINA hauerlo partorito,mentre vedealo nella culla del throno . Con eflo efprimeua la fuaalle- grezza, non meno affettuolamente di quello vfinole madri co’Ioro nonelli parti. Efaltaua la fecondita della propria fuperbia , vfcitasi felicemente dalla grauidanza de’fuoi faftofi penfjeri,menrre la forte formaua al figliuolo fafcie di porpora-CogratuIauafi in soma feco medefma, nei rallegrarfi per le grandezze di Nerone. Giudicando didouer dominarlo,co- me figlio, fcorgeafi in vn grado vataggiofo a quaiuque altro poflellod’Imperij.Diede piu dolcemeresborro a’godirneti del cuorene gli amorofi cogreffi co I’amato Pallate . Hauen- do piu proportionate ftiocoperftruggerfi in affettuofo sfacimero.diftillaua in liquore piu fodi coteti.per inftillargli mel cuore.Pretede- ua di copiacere a fe ftefla,&infieme pur ache di gratificare 1'amanre, ftimato autore della hu foi tuna.Cofi derifi quale moneta fpedeffe per le proprie fodisfattioni, eper pagarea cotantiil fauoredisi fublime gradezza.Deue crederfijChe Itiinalle di balla lega queiia ? che s’offre con 1’ordinario impronto di Cupido, e qtiindi eon nuotio conio , eSa procurafle di rendere piiipretiofi quetti diletci- Stringeua, baciaua,godeua i! (no caro, gemendo tal‘bo> la per Eirnpofftbilira d’adeguare anche con inolra fatica gliecceffi del defiderio. Con pa™ role dunqiiCjConactarezzamtnti, e con vezzi producendo vnaconfufamatlad’nitesnedi- moftrariouvsforzauafi qual’Oifadi dar loro piu vago foirna collabire amorofo della lin¬ gua. SolSnizoco publiche pope li naraBdel¬ la fua profperira nella magnificeza dell’efe- qme celebrate a Claudio. Imitado ilfaftode* piu ftiperbqparegiolio ad Augufto,cosne el- la ftella voile farii emulatrice dr liuia nella Maefta de J funetali > raflomigliandola anche: pet MADRE DI NERONE. ior per altra parte nel'ra fortuna d’hauere Impe« ratore il figliuolo. Honori d’efequie fono quei foli atteftati, che dichiarano la ricogni- tioae del Ic mogli verfo li loro marici, poiclie fono ardeti in ftgnificare li sefi di particolar gufto, credutifalfamente di fingolaraffetto. II primoimpiego della nnoua atittoricafli I’efercitio di Ipietato rigore ( fegiiedoPina)te- rabite Politica de’tiranni, li qnaliftimanogli ampij dominij,quafi gradi vaflelli, non perd be fofteiit]ti,che in vn gra mare di sagtie. Te- mono d’vrtare in fecco, quadodafiumidelle veneanehe de’piti innoceti, no fcorrano que¬ lle acqtiejche per hauer il colore di porpora, fono apprezzate, come piu Itipeibo panime- to de’Regni. Fece morire Giunio Sillano Vi¬ cecosole d’Afia , per dnbirare yedicara da lui la morre di Lticio Sillano ftio fratellod’ordi- ne di lei medefma vccifo.No gli giouo l’eflet" fimplice,e di poeo fpirito, onde potea giudi- 'carfi inhabile a ceraggioYerifolutioni.Chiu- que e occafione di fcfpetti ad vn Principe in- gelofito dalla propria cofcienza , foggiacea gratii caftighbancorche impotete alia eolpa. Vdiuali vna cevta tale mormoratione del volgo,che doleafi di vedere vn poco men che fancinllo follenato per gradi indcgni a polio di.riputatione, & antepofto a quefto Giunio Siilano htiomo ri’eta rnatnra>dt lodetiole in- nocenza, d’egregia nobiita.ebifniporeci’Au- gufto Quefii penfieri,che quafi fognadochi- nierizatiano n’accalorare il partitodelkgio- rie di qtiefto perfonaggio,accekraronole fue rnitie. Patient© Agrippma,che poteflecrefee- re qticft’albero , chegia poneua quefta, ben¬ ch e debote radice,onde per ifuellere ogni pe» ricolo d’ombra, li tolfe la vita col veleno. Nareilo fit la feconda vittima, che ap- pago lo fdegno di quefta Sera > e conobbe , qua io6 AGRIPPINA quanto pregiudichi ad vn priuato il cozzare •o’maggiori di fein qualunque ftato elli fia- no. Irtitatiperli contrafti fopra accenati,co’ quali haueua il liberto vilipefa la di lei auto- rita, e grandezza , vendicofli con mano altre- tamo priua di pieca, quato i 1 cuore era pieno d’odio. Iu duro carcere videli non bafteuol- mente incallito dalla propria ferocia, per la toleranza de’patimenti mericati col ftiofo- uerchio ardire. Fii codorto da eftrema necef- iita alia morte,la horridezza di cui forl'e non leriufcinuoua, mentreera habituato a gli horrori d’vna ofcura prigione. Da quefti atti di crudelta fii elentato ildilei figliuolo,& ecclamato libero da ogni colpa , metre fi pu¬ blico,6 non confapeuole, 6 cotrario alle rifo- lutioni della madre. Cos! perd comieniua fin- gere per polirica; come, che vn nouello Prin- cipato, nella fierezza non mai ritruoua bafe proportionataal fuo accrefcimento . La pia- za d’vn'lmperio non ben fermata nelle radici commuouedal ferro, es’affoga, e fe n’inaf- fia col fangue. Cbi pone cadauei i no' fonda- mentid’vn dominio, fabrica vna tomba alle proprie glorie,nongia ftabilifcefuperbo edi- Scio. Infommacbifattonuouo dominance principia di fbrmar capitale d’olTa di morti, fomrainiftra materia alia fortuna , per com- porne quei dadi, co’ qnali a corto giuoco ve- draffiperdere il commando. Da chiunque oflerua gDeceefli della crudelta di quelto hn- peratoKyion potra non crederli celato il fuo vitio dalla tagione di Stato, non gia fuperato dalla virtu. Nepnogiudicarlidi lui diffiden- re fu’l bel principio la madre, onde non gli communicalle li fuoi di(egni,si per moftrarfi gelofa della di lui conferuatione, siperau- uezzario alconofcere il proprio humore.on- de egli s'habicuafle al procurarue in ogni te- po MADRE DI NERONE. 207 pole fodisfattioni. S'oppoferoalia continua* tione delle ftragi Burra, e Seneca, li quali nil gouerno della giouentu del Principe, pren- deanfi autorita di contraftare con la ferocia d’Agrippina. Conofceano l'aiiimo delgioui- ne, inchinato purrroppo al farfi inhumane,e dilprezzatore della virtu, onde a fine di ri- muouerlo , procurauano reudergli odiofi li coftumi della fteffa madre. Quindi aprendo l’adito a poco buone imprefsioni d’affetco verfo di lei, comincio Nerone a riconofcerla fcarfamente con apparent honon. Non s’a- ftenne giadal dimofhare fegni d’eflerefafti- dito,e quafi che irritatodalla impertinezadi Pallante, ch’eccedeua li termini di Liberco • Confidaua quefti nel fauore d’Agrippina, di cui difponeua a fuo grado, fe non in altro re¬ po , all’hor quandol’haueua tra le braccia in amorofi congiungimenti. Rendeafi peroda indifereto orgoglio maggiore di (efteflo, e prefumeuad’hauer obligato 1’Impenoa pro- pti capricci. Nerone, il quale per particoiare fuperbia non tralgrediua le Leggi della Mae- ftanell'addomefticarli co’ ferui, naufeaua il trattare di coftui, che raffembraua ambitiofo di pareggiarlo . Non poteua ancora no abbo- rire in ello il fetore delle impudiettie della madre,la quale per follieuo dalle cure noiofe del gouerno appropriatofi, haueua il rraftul- larfi feco in lafeiui diletti Se la liberta di que- fta prartica non riiauede accufata, condanna. tiala bafteuolmente la protertione, ch’eiTa predenadi lui a fpadatratta, come fuol dirfi, contro il figliuolb medefmo. Quelli pero canto maggiormente circonfcriueua il fuo odiocon aperte mortificatioui dell’altevezza del Liberto,manifefti efFetti di ddprezzo. Tucto cio leguiua principalmente a fug- geiiioiie de’ due tutori della grandezza di Ne- io 8 AGRIPPINA Nerone, dalle regole de’ quali non dipatina, cededo alb loro prudeza la contumacia del¬ la mente.Fu (imilmentcloro detratiua,qua- to ei dide.per figttrate la forma del ftio Prin- cipato, ti arcane la idea da quellod’Augufto , e da! copiacimenro della Republica, Fuloro opera il far cadere li defideri d’Agrippina, la quale pretendeua , chenon fi derogadea de- creti di Claudiojaccioche a! vederfi perdente nel ropeterecon l’autorita del Senatohumi- liad'e la fua prefuntione. Ma perchenopote- uatuttaad vn tracro eftirparfi ladi lei pof- lanza,fii necellario il condefcendere,e conse- rirle l’adiftenza a trattaci pin importati, & al maneggio de gli afFari piu graui. Quindi a- dunatianfi li Padri nel Palazzo, e tra la porta ferrara >& vna teda hauendo ed'a il (iio pofto, doue vdiua.fcnza eflcr veduta Rafsebrana in tal modo foftenuto il rilpetto della JLegge, ch’efclude le femine da! Senato , & interdice al loro poco lenno il confondere la virtu de s piu faggi.Copiaceuali per altra parte ladi lei ambitione, che ratuiifando fe ftefla fenzal’- impedimento di qtiella cortina, vantauafi di rapiretutti con la fua prefenza,e d’aunalora- re li trattati dc’negozi , conforme il proprio defiderio. Ne mancauachi perluiingarla,co¬ me quel Nume , da cui fblo doueano acten- derfi gratie, adulaua il fuo Geuio, 6 fomenta- lia con publici encomi la lira fupcrbia. Non pero contenta di quefta introditttione in Sena to, delidero, che il Quadto della pro¬ pria Maefta apparide fenz’alcun velo. Oran- dogli Ambafciatorid’Armenia , innogiiodi d’efFer vagheggiata nella fnblimita del thro- no,adifa a canto deil’Imperatore. Giudicaua eionon indecente , come che no trattauafi in quel congrcffo negorio rileuante,edendo vna femplice attione , in cui k propolte di quei lira- MAD RE DI N KRONE. 109 ftranieri confdl'auano la pollanza della Re- publica.conueniua pero a (?io credere,che ri. conofcefiero anche la Maefta de’ dominant!. Anara di tributi di riuerezajambma quelluo. go eminenre,dotie non giungelFero gli fguar- dialcrui, chefecodi l’adoratiotie. La diltraf- Ce Seneca dail’effettuare quefii penfieri con Jiberca di Filofofo.ardita per corraftare quel- Ja volonta cosi fuperba. Fnrouo efficaci nef di(luaderla,non giale ragioni,ch’egli adduf- Ce (date, che It Grand! non conofcono ragio- ne baftenole al mortificare li lorocapricci ) niala forza di quella fapienza , da cni fi do-- minano li auimi pitialtieri . S’aftetine dalle- lodisfattioni di qnefto immoderato appcti- ta Fu pero condannata da chi tie penetro il Colo defiderio; come che fcorgeanii somini- ftrarj alia machina della fua mete afFetti Co¬ pra la conditione del feflo,ma cguali appena Oik temerira del fuoorgoglio. AuuertiuaE la gr-datione delle cupidiradqmentrc di nipotet VKmperatore voileauanzarfi aWelTerne mo- glie, di inoglie fall ad eflernemadre, di raj. dreauuantaggiauafi all'effere dominate: voi¬ le nella ftia cafa l’adunaza de’ Padii, ne ricer- co poi l’afiiftenza, qtiefta octentita pretedea- ne hora la ftiperiorita Era facile il conoCcere firuato il termine di quella afcefa nell’oppri- mcrela forzadeirimperatore, l’atnorica del Senatoje prerogatiue della Republica,inap- propriarli finalmente tiuco l’lmperio. Le Icale, Copra le quali formontano li Grandi al proprio comptaccimento, 6 li Cnperbi a loro dilegni, fond in (embianza di quelle fattea lumaca. Non veggonli, che pochi gradi ad vii cratto, apparendone peroCempre luccef- fin imente altri quafi in infinrro. Cosi (corgonfi quelli infatiabili nelle loro jpmenlioni, le quali ful principio parue,' the *10 AGRIPPINA che afpiraflero ad ordinaria meta . Compiaf. «iuti in vn parcicolare, depongono difficil* mente !’vfo di fperare vantaggio di pitigra- dita (odisfattiorre. Talerendeafi Agrippina, dal fuoalterofafto, con cui rnbbando raggi a) Sole medefmo, precorreua in maturare la grandezza della fua autorita. Nerone raffem- braua rinato, quafi ad ogtri momento da lei, jnencre permecteua d’efler rrattato qual par- golettocon ogni pill bumile forma di (og- gettione . Non operaua,che a cenni di lei, ne impiegaua li fenfi,chea commandi di quell’- anima,dacui riceneua la vita. Poteua ftimar- fi in fomma qual miniftro, che difponeflea volonca di quell’Impeno. Alteroqueftafor- tuna della madre aniore.primacagionejOn- de s’alienaffe da leil’animo del fighuolo. S‘- inuaghi egii d’vna fchiaua.le cui bellezzenon furono primaamate, che godnte, poicbe do- uettero feruire all'appetitod’vn Principe, il quale quad prima di defiderare, vuole eflcr compiaceiuto. Prattico fecretamente quefti amori, nonancoradittocosllicentiofo,che vantafle iingolar gloria in publiche pompe delle diflolurezze maggiori. Furono fuoi con- fidenti in quefti crattad duegiouani Caualie. ri, che di ditto cnore cooperauaua a gufti del Principe, a fine di celargli alia madre, & alia moglie. Non contradille Seneca,il quale fif- fando dicontinuo I’occhio nelledi lui attio- ni.come che haueua la cilia di moderatle, of- ferud, ch'egli era amante , noto poi ancora quale nefofle Poggetto- Noneraquelto fag* gio, quale fi pauoneggiano li fapienti mo- derni, che ftimano di proporre teftimoni ir- icitrattabili della propria (auiezza,metreftu. diano d’infrenare con duro morlo lagiouen- tu. Quafi correttori della mortalna, giudica- ik) lor debito il noil coinpatice gli amorofi eno* M ADRE DT NE RONE, m trrori, tie' quali crafcorrono li giouani, non ben concordando la viuacita d’vna natura brillante, co’dogmi d’vna matnra virtu. Non puo non fare alcunfallo la loro pena , rapita troppo fortemente da fpiriti vigorofi agitad dal bollordel fangue- Quefti rigorofi cenfori non aimertono, qualmente h anni, che fanno J'iniomo qual cera, facile ad ogni impreilio- ne, l’aftoggecdfcono finalmente ailosfacci- lneto,qiiale precede da gli aidori di Cupido. Comporco Seneca gli amori di Nerone, uongiapercheconofcefleimpoffibile, 6 al» meno perigliofa imprefa il refiftere all’hu- more de’Grandi, ma perche fapeua ellere ne- ceflario lo sfogamento della giouentii,! aqua- lea feconda della mala inclinacione, vuole vna volta sboccare nelle di/lblucezze. Quin- di,quanto minor tra gli altri vizi d Ja Iafeiuia, tan toe pill deliderabile , maflime in perfo- naggio.che dalla fortuna, 6 da doti fiugolari pud facilmente condurfi ad iniquitadi mag- giori. Dalla prudenza, la quale obliga mat femprealla elettione de’minori mali,era co- figliato l’adenfo a quefta applicatione degli affetti,che fcorgeanfi dedici alia libidine. Quindi fe non fiiaporaua quefto fuoco ne' godimenti di quefta donna, doue non often* deuano alamo, doueua temerfi > ch’egli pro- duceile li foliti eftetd negli ftupri, e ne gli a- dulteri di donne illuftri, 6 della matrons piii infigni. Appruouando pero quel faggio la di lui elettione col non condannarla, confermaua. la poi maggiormete col feruire.quafi di me. zano, alia condnuadonede* fuoi diletti. liw trodulTe vn fuoamico al fimularfi innamo. rato della fteftaliberca, a fine di cuopdre gli amod del Principe,o bmarneanche li fofpet- ti. Donaua quefti liberamente all’amata cid, m AGRIPPINA che porgeuale Nerone di fecrero.per renderc colei piu auida di riicontrare con abbondan- ti delitie la liberalita delpagarore. Vfauanfi forfi dalei termini propri di fchiana, cioea direvili, ondenella vendita degliamorofi contenti, ricercaua la moneta corrente, con cui Pauaritia valuta cid, di cui e impateggia- bile con i’oro il valfente, 6 indiui/ibile in di- Iprezzo. Infiemeco’doni) portaua ilbuon’a- vnico li biglietti, quafi polized’auuifo,bce- dule di cambio, nelle quali era accemiatodl come,& il quando del rifcontro,che ilgiotii- ne Principe attendeua dalla fua cara per (o- disfattionedegli appeciti. Lanoriciafinalmentedi qucfti amori,bcn- che rauuiluppata tra ranti raggiri, peruenne ad Ottauia mogliedi Nerone . Era Dama di ltngolarnobilta, dnnolco merico, edinon Iprezabili bellezze,maper6ii/iiitata dal Ge- *iio del marito- Merce, che dalle violenza d'- Agrippina, quafi che rapita dal feno del luo Spofo, fe bene innocete, fu neceiTitata di fog- giacere a poco buoni influlTi,co’ quali diflen- te il Cielo da fimili maritaggi, Con dolorofi fentimeati fcuopri quefta fua fciagura,taiHO meno patientemente to!erata,quanto^he no fiaueua fenfi impudici per vendicarfi con pa¬ ri offefa . Vna moglie honefta> lagnafi mag- giormente della fede violatale dal conforte, jioichenon afpiraal fondare per fe vna li- centiofa libertd foprala diluidiflolutezza- Quanto era fuperiore alia riuale, tamo piu ramaricauali di douer’eflere inferiore nella competenza , mentre vinceua quella il parti- to,pofledendogli affetci di Nerone. Non osd disfogare la pallione con effo, rtandochc tra’rermini d’vn tratcare ririrato, e modefto, non era auuezza al licentiare li rolToriper far apparire li gefti, 6 le parole conformi a M A D R E Dl NERQNE. iI? gli eccelTi dell’animo . Pratcicando pur anche quello altretanto (uperbo, quanto era poco amante,temeua d’irritarlo col fuo rilentime- to j dancoracol folo dicchiarare nianifefti quei falli,clrei bramaua tener celati- Ricufa- to duiique dal fiioctiore qualunque fotlieuo* come poco proportionato, 6 nulla gioueuole hebbe ricorfo alia fuocera.come a quell'a,che domioandoil tigliuolo proraetteuali habile al conuertitlo a (ua voglia. Oltre.che ellendo ella Rata prima cagione di quelle none, fti- maua di no poter efaggerare meglio altroue le pene, che a lei ne feguiuano . Ad Agrippi¬ na, dunque eda riuelo lo Icempio, che facea- no delle Cue v ilcere li trattaraenti del marito. Amplified la colpade’di lui furti, tantome- no tolerahili,quanto che rapiuano il piu pre- tiolo theforo, percui la femina fa gitto della proprialiberta- Pianfe, pregd,fupplichdpec lareftitutione di quello bene v(urpatole,mo- ftrando di non poter alnimente riacquillare la perduta felicita . Offerle voti, accumuld preghiere.aggiunfe fcongiuri.li quali impie- rofiiiano nel rappesetare il dilptezzo di gio- iiane Principefla, neceflitauano perd ad ogui maggior alliftenza de gli affetci > per fauorire li (uoi defideri. Compati l’altra ,e fdegnolH ad vn tempo contro il figliuolo, oifela inri- guardo dell' interelle della propria grandez- za. Non poteua no irritarfi il fuo orgoglio,al vederefatra fua emula vna liberta, fua nuora vna ferua,con tal conditione.che fcorger po¬ teua decaduta la fua autori ta a f tote dell’ al- tra» diuenuta autoreuole per amore. Sapeua di quantaforza fia quello affetto nel foggio- gare li cuori, onde non dotieua, che temere . doruinato Nerone da colei, alia quale haue- ua afioggetti to, feuza riguardo della di lei baflezza,ilcolmo de’ fuoi contenti. Non it* AGRIPPINA Non fono cosi rariglieflempidel rifpetto perduto verfo le madri, per non diftraherer* aflettione dalle meretrici, che quefta ancora dnbitar non doueffe il difcapito delle fue glo- rie.Sollecitata pero da qucfto timore piii,che da penfiero di giouare ad Ottauia, s’abbocco con Nerone, & in non diuerlt accent! fece ap- parirel’internodell'animo. Figliuolo: legrj. dezze dell'lmperio folleuano l’huomo dital maniera, che dourebbe dimenticarfr, quanto porta l’ordinario dell’humanita. Sei fopra throno si liiblime, per far rifplendere vn me* rito il quale pareggi vanti di Diuinita,!io per darti in preda a tuoi voleri, e trionfare in vili delirie . Li Graudi fono difobbligatidaLeg- ge aftretti pero maggiormente dalla ragione di Stato , la quale con maggior l igore mode, rail loro coftuini, e regola le loro a ttioai. Mentre lice loro di fare cio, che non polTo- no li inferiori, ne fegue, che non deuono ope- rare cio,che lice a priuati Amove in Comma, non dgioco di Principe, poiche fa perdere la Maefta,prima bale del commando.Dimoftra vn’animo negletto , chi colloca la fua felicira inamorofe contentezze, mentre in vn’ampio dominio , quanti ha vaffalli, tante occalioni cgli hadi godere. Tanti huomini,che adora- no la tua poflanza,tati perfonaggi,che dipen- dono da tuoi cenni; il mondo tutto puo dirli, che compendiato fi proftra a tuoi piedi, fono fpettacolo degno delle gioie deltuo cuore. Non cosi vn volto, one no mai pill ammirafi inipicciolitala capacita d’vn’animo, rnentte non mai tanto li riftringe, quanto in si breue circonferenza. Ben m‘intendi,efai.ch’io por- lo perrinfacciatti I’indegtia applicatione de* tuoi affetti ad vna fchiaua. £ come puoi tut vilipcderelatuafortuna, e difprezzare la tua nafcita, in guifa, che s'auuililcauo ii tuoi go- MADRE DI NERONE. irr dimenti,nel feno di colei’ Mi ftupitca, che s'* humilij cotanto li tuoi pen fieri, li quali nell*- altezza del tuo ftato dourebbero far loro Sfera.gloriofi oggetti. Non so come alluci- natala tua mente apprezzi mentiti raggi di mendica bellezza, mentre uella (ubbmita del tuo pofto, le Stelle medefme dourebbero fcorgere ftrafcurati il loro fpledore. Ddi Ne- rone, confidera quato eccelfo fia vn’Impera- tore Romano,8c aU'hora conofcerai in che ti cormenga fondare li tuoi gufti. Ma purecon- cedafi alia carne il ripudio di que’piaceri,che deuono pafcere il loro fpirico, a fine di potcc eleggere altri pid propri. Mancari forte deli- tie inOttauia tua moglie , che da vniforme nobilta fi rende proportionata al fatollareli tuoi append • Qua! cofa ritruoui di pill nella tua Din a fuoci, cbc riles, onde inceppando li tuoi affetti.s’incrichioo in fomiglianci amori- Hi forfe Ottauia alcun membro di meno, d quell'alcuna parte di piu.doue maggiormen- te compita fi formi la vmone de‘ tuoi diletti. lotfe , come piu vezzota, 6 piu vaga apprez- Zarai colei, che per adefcarti fapra fimulare le lufinghe, e metire il volto. Se apprezzi pic¬ ture, efintioni, dichiara alia moglie li tuoi defideri.chead etla ne meno,come afemina. macaranno quefte arti, quSJo conofeera riui- Icirti aggradeuoli Comedunque porta in pa- taggio vna ferua d’abietta coditione,diforme ancora,fc be la rimiri co vna Principefl'a.gio- nine egualmete,e bella, cadono,col dilprezzo di quefta, li tuoi fenfi per folleuare l’altra » pofkilo de' tuoi defideri > Quale fti ma pent* tu , che valutara il tuo giudicio, mentre erra talmentc in vna elettione difuafa da gi’occhji itiedefmi .’Cio,che m’affligge in quefti amq- ti, ela premura,con cui bo procurato rSdertt Qraude, fatta hora infiutcuofa mentre, ti re¬ do n 6 AGRIPPINA An appcflatamenteloilecito in renderti vile. Sono Rate mai fempre fecodedi precipitij le grandezzedi quei regnanti, che con lalubri- cira del fenfohanno fecodato fiigaci delitie. Vna donna quanto meno.e men grande,tan- topiufacilmeterapifccalle fuehallezzechi ■ legato da fuoi allectanienci la fe gue.Ottatiia, c di nafcita , quale tu fai, non polsono pero dubitarfiin lei penfieri gencrofi inhabili al comportate li tuoi rnali trattamenti. Oftefa di (ouerchio,nel vederfi antepofta vnafcliia- ua,6rifo!uerad’vcciderIi,o chimerizaranio- do di vendicarfi: Ridera finalmente Roma, ti fchernira tiuto il mode, metre rauuilarati idolatra d’vn Nume, ilquale no hebbi appeli altri voti,che catene di fchiauitudine,& heb. be forfe per fuo Tempio la cucina-Dileggia- rati ciafcuno con poco bud prcfagio deltuo gouerno > mentre in si ampiiorbearro, one abbondano trattenimenti propri di Grande ; lion mancano almeno occupationi degne de gl’impiegbi dell’ animo , moftri di dclitiare tra le fralcherie d’amore con vna ferua.Qua- le fodezza potra altri prometterfi del tuo giudicioji! quale dalla magmfisenza del gra- do dourebbe farfi di quel valfente, che pof- fono acquiftar gli anni piu maruri, e pure va giocolando,quafcbanibino , vfeito gia poco dalle fafeie. Pnrlo, come Madre interellata nella tua profperira, e fatta compliced’ogni tuo mancamento , quale fono ftata tua pro- motrice a tante gvandezze. Conofci i! tuo fal!o,ecorregilo, auuertendo li pericoli, die altrimeute ci cingono ■ Vdi > non fenza fdegno Neronesl longo limprouero, poiche quanro era la madre in- fatiabile ne’ fuoi rigori, accioche non fottra- heileilcollo algiogo dell’vbbidienza: era egli altrecanto co^ituinace per non cedere al¬ le MADRE Dr NERONE.^ iif\ !e fae riprenfioni. Baftaua l’effer amate,cioe a dire, qualPolpoafftflo alio fcoglio: onde comporta d’ellere fmembrato, piiitofto.che diuil'odall’oggetto, che aim. Aggiungeuali ineffolafnperbia, da cui facto fuperiorea chiancora l’baueua folleuato, perliiafo era dinohumiliarfi ne meno alia Madre. Doppo d'liauere dirnoftrata con vari Iconrorcimen- ti vna yiolentata attentione a’ di lei detti, con graue fembiante, e con breui noce,cosi rifpo- fe. Madre ; Li Principi nell’effere grandi non lafciano d’efler hnomini, mentre anche pre- tendonodi mantenere il fulliego della Mae- ftd in pofto altiero,ricordafi loro dalla fragi¬ lity humanaqualliano. La gionentu mafti- me no admette freno,come, che tucta ardori imifa la libercadel fuoconel ricufarelega- mi. Amor feme di trarrenimento a Numi.de- ue pero giudicarfi 1’ vnica delitia degna dellV appetito d’vn Grande. Non temo.che mi fe- gua pregiuditio da quefti affetti, mentre an* che in ftato d’amante iocomando, non fer- uo. Pauenti chi ama per neceilita d’vn Genio corrotto,non per gl’impulfi di fenlo fragile, II mio cuore, non e di si nobile tempre, che accufi , come violenze intolerabili, le forze dellabellezza.Qualunque poi fia la mia elet- tione non dene condannavfi, mentre e ap- pruouata da’ miei gnfti. Non poflono eflere vniformi li fentimenti di chi delidera, con quelli di chi difprezza. Ottauia s’appaghi del non eflere depofta dal grado di moglie » ne fi curi d’entrare in competenza con vna concubina. Nel rimanente hate cerca , che quefti miei amori non danneggiaranno le mie grandezze. Tanto bafti per muouerui a compatirgli, e comportargli. In conformity di qaefte parole egli cqnti- tv.id 1’amorofa prattica, con tanto maggiore K liber. it8 AGRIPPINA liberta > quanto che era esece dalla cura di t6* ner celato alia Madre > cio che gia 1’era pale« fe. Habituatonel vitio, non rictifaua di com- parire con lepompe da'fuoi crionfanti appe- ticisiigli occhi raedefmi d’Agrippina. Irri* toffiqueftadafomigliante forma di fcorno, onde dileggiauanii le fue ripreufioni , e tra- feurauanfi ii fuoi commandi • Fatta pero pin auftera contro il figliuolo, proruppe invna acre innetiua.bialimando non tanto gli amo- ri della fchiaua, quanto la irriuereivza, & in. gratitudine verfo fe medefma. Faftidirono Nerone quefti replicati rimproueri, fuperio- ri alia roleranzadella fua fuperba alterezza. Accendendofi di fdegno maggiormete, qua- to pita ftuzzicaua la Madre tra le fiame delle fue pa(lioni,cosi gli parlb. Madre. Io non fo. nopiil tra le fafe/e, onde ini comiegono rrat- tamenti di pargoietto. Le voftre efci'amatio- ni feruauo di fpauento a bambini iegari, per ellere fermi berfagli di chi li regge a fuo gra» do. Io fono Imperatore: cioe a dive fottvato daogni foggettione, mentre none fopradi me altri.che 1 Numi.Ceilate da quefte ripre, fioni, habili folo al dichiarar vilipefa la vo- ftra autorita. Conofoo da voi la vita,e Tim- perio, non confeffo pero obligo particolare, onde conuenga il permettermi tiranneggiato a voglia voftra. Quando fade debico de gli huomini il riuerire li principij del fuo eifere, forano neceffitati d'inchinare foftanze fec- ciofe,vi!i,& abomineuoli. Comunque cio fia degh altri, baftami , che non fono aftrettili Grandi d’aifoggettirfi ad vna donna benche Madre. Cio dicendo fi fottraife alia prefenza di leirimafta timidanon meno del proprio pericolo, che offefa dal di lui orgoglio . L’- Orience delle fue grandezze, per lei cosi nu- bilofo > promettena vna pocofclicegiorna- ta, MADRE DI NERONE.' itf_ ta, Non doueua {perate di poter vincere,me¬ tre queftiappena nato nell’Impedo cozzaua con chi hauealofatto Grande. Videfi in ne- celiitadi niendicare dallo fteilo figliuolo, vn cortefe fguardo,vna parola amabile, vn trac- todi maniere dolci. Trafcurauala Nerone facto adherence a Seneca, come a quello, che quaff bnonocorcigiano piu, chebuono Fdo- fofo,haueualufingati li di lui defideri, fecon- dato il fuo affetco.Auuettita pero Agrippina dalla realta dell’efFetto conobbe la vanita del difegno, e vide, che l’eflere feuera non le ageuolaua il renderfi dominance dell’animo delPImperatore. Cangiatopero fembiante piuouo fe col diueniv Giano di due volti, po- teua litruouar pace in quelle turbolenze.che dall’ira deli’altro procedeuano Deprimendo il rigore, e mortificando l’orgoglio, penso di cedere, a fine pero di vincere, con foprapre- fa, la cotumacia di chi contraftaua g!i eccef- li della Cua poflanza. Abboccoffi col ftgliuo • lo vn giorno tutca ridente, e feftofa,e nuitan- do gli aufteri tratcamend in tenere accoglie- ze, mold'd di voler efler madre per accarez- zarlo, non gia pec dominarlo-Con vifo lieco, con gentile incontro,procuro di renderlo be- neuolo, e pofcia non (euza artificio di con¬ cetti inteflud dalla fimuiatione, cosi parld. Non ho gia mai deplorata con maggior pen- timeto la grauezza d’alcuna mia colpa, qua- to la feuerita vfatacontro di re pec vn fallo si leggiero quale e vn’eccello d’amore. Deui pero condonare quefto mancamento ad vna madre, gelofa delle cue glorie , la quale non pud no dlendrli ad ogni minimo che dia ri- more d’alcun loco pregiudicio. Alcrimece no haurei ofato di contenderd que’guili, che poffono felicitat'd, mencfe il fommo de’miei defideri e il colmode’tuoi contend . Chisa K i qnanco no AGRIPPINA quaoo io habbia operatoperfarsichetil rtf-' gni.non dubitara, ch'io non debba impiegar me fteda , per far si che tu goda. So che vu copoftoiniftod’hunianiaifetti, ha per pri- mo elemento amore. So che la giouentii tie- lie quad propriera coedentiale li piaceri,che ne feguono. Sd che ad vn Principe donitioio di rutti Jirhefori della fortuna , quale cu fei nel fiore de gli anni.altro non rimanedefide* rabikiche babboncianza de diletti. Non farei pero.che folle , fe con oftinata voloncati ue- gadi quelle delitie , ch'vn’ impecuofo zelo ti cotraft6. Rirratto quegli eccedi di rigore, de- quali ti fdegnafti, come che erano indifcreci nel prohibit'd quelfolo compiacimento,di cui la humanita tenga obligo allanatura, co eda alcrimente feconda di deplorabili Icia- gure. Godi pure la tua arre, a/iai grande,qua* do s’appecifcada ruoi affetri. Non dindegna de’tuoi abbracciamenti que!la,che ha potuto meritare li cuoi amori. Se quefta non appaga li tuoi voleri, eleggiti qual‘ altra piu t’aggra- da , ch* io medefma faro mezana per impe- trarti le tue contentezze. La mia ftanza lari il ricouero della tua liberta, con cui licentian- do ogni decora,potrai darti in preda agufti, che brami. 11 mio leno medefmo fata erario delie tue gioie, qiiado non altrone tu fpcra/li di poter a/Iicurare, quells, che tu ami • Se Is ricchezze delP Imperio, che tu podedi no fa, ramio bafteuoli., 6 tu non votrai dilpergerle per (atiare l’auaritia di chi dene riempirti di contenteze , fihdall’hora prefente difegnok mie proprie a tale effetto, accioche ti lia ie- cito il disporue in pagamento di chi vended te fteda per compiacerci. Non ti rafreni gia alcun rifpetto, ne obligo alcuno di modera- tezza ti perliiada I'aftinenza da godimenti, ne’ qualt 1‘appecito d’vn Grande efler deue mas | MADRE DI NERONE. 'ut mai fempre fatollo. Saifa dunque,o figliuo- lo, que’ vanni motiui accredito in Agrippina eleuati pen- lieri, quanto piu e/1 a haueua procurato na- fcondergli. Fece auuertito il Figliuolo pet quelle in/idie, che da lei poteano ellergli tefe anche con le fintioni. Quefta cautela gli con- figliarono li fuoi pill intrinCeci 5 non haueh- dontaggioroccalionedi temere, chele di lei tifolutioni, mentre all'hora fcuopriuafi fal- fa, come per l’adietroera apparla mai fem- pretctnbile . Qtnndi conformoflta dogrni appreli da /imulati vezzi della madre, in gui- fa, che con inganni d’apparenza , egli celaua l’odio interne, e fingeua dimoftrationi di fi; liale affetto , benche nutrilce nel cuore parti dinemicofdegno'. Vifttando vn giorno la guardarobba itl cui cuttodiuafi li ornameti delle mogli.o del- le madri de’ Principi, vna fciegliendone trd le piu pretiofe, inuiola in dono ad Agrippina. Facendo cotte bandica di liberalita col di- fpenfare lenzalifparmio le vefti di maggiot pregio,e piu defiderate da gli altri, voile via* te quefts regalo,non so, le per affrontare, a K 5 pet hi _ AGRIPPINA per fauorite la madre. Bene cerco.ch’ella of. fefa da quefto dono efclamd contra Neroue come, che volefle con oggerco particolare efclnderla dai vniuerfale dominio del tutto,e prefumeffe diuidere cio.che haueua da lei, a fine d’appropriarfi aflolurol’Imperio, fenza riferbarnead efla altra parte fuori di que)la, che lehaurebbepermeffa a fua difcrettiorie • Moftio di riconolcere louerchio difcapito perlenel cambio ditante gradezze convna vefte.Quefta(diceilnon e vn manto,cheme- riti il paraggio con la porpora,ch’io a fadin’* tefluto,ingrato figlinolo. Quefte gemepoR fono vaiutarfi thelori, ma pill d’nifimti the- forij e apprezzabile Pautorita del comando > chuo t’hb acquiftato. Ben m'auueggo qnal- mete mi fi Icemanolerendire dellemie glo- rie, e che fi pretende di confiimare, con vile cem'o il capitale delWmperio, ch’io ho com- perato dalla fortuna. Diedi l’vfufrutto a Ne- rone di quefte grandezze > &egli hora vCur- patofi il poll'eflo.giudica di farmi gratia col donate vna minima parte di cio , ch’ emio - Prendafi pur egli li fiioi regali, ch' io non ri> conofco doni da quello , a cui ho donato io tnedefma, quanto gode, e qirindi la comodi- ta ftefi'a di donate . Ripigli pur le file velti, poiche con queftioruamentiio noambifco admettete fregi inferior! a quelli, che mi fi \ conuengono. Non cuoprirogiala prerenfio- ne 3 che tengo di fignoreggiare, ancorche egli moftri defiderio d’occultarla-Nor, cambiaro giaiocon lofpiendoredi quefte geme la lu¬ ce delleStelle, qualinellasomita dell’ Inipe- l’io prefumo, che s’afi’egnino per corona al mio merito. Non ancora fcorgo agghiacciara la mia forte, ondejlaneceilitofa di veftimen- ra. Angola pud coparire nuda la mia gloria, 1 ae tiene bifogno d'armi d'ornamenti pretio- i li, MADRE DI NERONE. nj fi, quart che da fe fola non porta combatterfi contro chi vorra oppugnarla. Approptirt queftevelti, chi fcorge in fe vna grandezza nafcente, a cui pcro fono necertarie le fafcie. Agrippina, la quale e nata si grande, che ha potato far gradi anche alrri, e habituata nel- le grandezze di niodo, che non email d J ac- qmftare nnouo habito- Cofiella andobar* botando tra fe meJefma con voce pero si al¬ ia,clv’ageuolol’avriuodelle paroleagli orec- chi d’alcuni, li quali, quart echo lefecero ri- fuonar alormodo fin’all’vdito di Nerone. Con accrefcimento perodeldi lui fdegno, diferedito maggiormente la portanza della roadie, a fine di torre la corrifpondenza di forze conformi alia di lei alterezza • Lend il principale appoggiortopra del quale la di lei fuperbia chimerizaua li propri vancaggi. Fu priuato Pallante della dignita , con cm Clan- diol’haueuafattoarbitro dell’Imperio,e pe- rh gli fudimeftierideporre col Magiftraco quel potere,da cui rendeart in eccefl'o riguar- deuofe. Quart, che nondimono hauefle egli Tolontariamente fpogliato quefto habito roaeftofo, e nonaltri glie l’hauerte con vio- ■lenza rapito, dopo vn tanto precipizio, onde altri fora rimalloatterrato, ei videfi fermo fu’piedi della folita tranquillita- Merce.che haueua pattuito di non hauere giudiciojo fcindicato alcuno foprail fuo gouerno , in guild, che non poteua nemeno bilanciarfi iL computo di quanto egli haueua aianeggiato afpettante alia Republica. Decaduto in tal modo,prefentofli ad Agrippina,laquale mo- ftro per le di lui perdite que’ fentimenti,che comportaua il proprio interefle. Accoftuma- ra di pratticar feco amorofi termini lagrimd 3e di lui difgratie, come di chi era il fuo cuo- *e, 1’anima fua- La verita e ch’effa non l’amo K 4 S» 214 . AGRIPPINA giamai, Colo che per hauer pronta ladilui autorita a propri difegni, quindi pianfe alio fcorgere defraudateie propriefperanze. Pa. lcsoaffetruofiecceffinegli eftremi d’vn rai> fciofo furore, edichiaroflid’anteporlo alfi- gliuolo, mentre ]e imprecation! contro que- fto compiiiano ilamenri per gli fuoidiica- piti. Prefumeua nondimeno di poter rinfor- zare la di lui debolezza j 6 d’hauerlo ancora foftegno a fe ftefia bafteuole, mentre ftima- sia macato il commando, ma non l’autorita > che da vn’eccelio di potere rimane imprefla ne gli animi de gl’inferiori, proci ad inchina- re chi furono auuezzi d’vbbidire. Nego pec quefto d'interrompere l’amorofo Comercio» lion difperando di poter ancora trafficare a profitto de gli ambitiofi penfieri. Lufingol- 10 con vezzi,ch’erano foaui ancorche fo/Tero lagrimeuoli,e compaffionaildo le fue fciagu- re occafionaua in eiTo nuoue contentezze. Gli occhi piangenti per fua caufa, appariua- no quali Stelle ruggiadofe fu’l piu bel mac- tino delle fue gioie. La bocca prodiga di querele per maledire li fuoi inforcuni, era aluo fecondo in concepire per lui doieezze. 11 cuore in fomma, che raflembraua diftem- perato dal dolore, con pill perfetto tempera, mento d’amorofe efpreflioni, compoueua li diluigodimenti. Diff’e Pallante, che in vano e(Ia lagnauafi mentre egli fteffogiudicaua d’hauer perdu- co nulla, perfeuerando in polTedere la di lei gratia. Che nelfommo delle (uegrandezze non apprezzo cofa alcuna maggiormente delbeflere amato da vna Imperatrice cosi gloriofa: che peio i! mantenimento di que- fta felicica lafciauafchernire le perfecutioni della fomma,dalle quali procurauafi di ren- derlomiferabile, Che Peil'eredegradaco.lo faceua M ADRE DI NERONE. n; faceua foggetto a minori pcncoli , equindi pili libero all’occupare tutci gli affetti in ria« maria- Che ladoueilgouerno lo neceffitaua a temere per fe fteflo , & all’ eider gelofo per gli affaridella Republica, diloccupato all- hora,non haurebbe hamito altro rimore, ne ge!ofia,che per la di lei gratia. Gratified Agrippina quefte dichiarationi con lulinghe maggion, e con replicate offer¬ ee di quanto erale riferbato da disfauori d’- infaufta forte . Conofcena ben si d’eifer in- fufficiente al foftener femedefma , nonche protegger altri, corneche Tapparente dimi- nutione della fuapoffanzalaobligauaal pa- lientare fottratta la bafe , oltre di cui non re- ft ana fondamento per ergerui fopra le ma¬ chine delia ftla alteriggia. Mentre Nerone moftro d’hauer feparata da lei la propria affettione, rapifeco tutti gli intereldati, il coftume de i quali, e d’aduiare la profperita di chidomina. Ricufarono d'- adherire alia Madre, ali’hor, che videro rot- toilfilo, da cui con neceflaria dipendenza fcorgeanfi prima annelid alia di lei grandez- zagliatfavi dell’lmperio - Spauencaua dun- que da quefta riuolutione de 1 fuoi partia- li , figuroHi intolerabile il difcapito di quelle pompe, con le quali apparue mai fempre maeftola nel fublime fafto d’inuli- catipregi. Quindieccedette, comefemina nell’vbbidire alia padrone , dietro lecuior- nie incaminaua la lingua alia maledicenza ; lie auuertiua qualmence nel dare sborro alia fua rabbia, apriuaFadito a rnaggiori cala- mitadi. Chidimora appreflo li Principi, e nello ftato di chi vine done e infetta Faria, onde anche il refpirar gli nuoce, introducen, do la morse, mentre procura refrigerio ai cuore, ‘ K 5 St a- ii 6 AGRIPPINA Serna riguardo alcimo ell'a con publiche quercle efaggerana il fuo fdegno contra Ne- rone. Biafimaiia Burro, e Seneca, fopra de’- quali principalmences’appoggiaua la con- trarieta del figliuolo a’ di lei penfieri. Ofler- uauail vittipero della ingraritudine in cuter quelli,che folleuati nella Ida adherenza,pro- nuioueuano all’hora li fuoi difgufti. Prorup- pe fin in minaccie di proteggere Britannico, ad onta di chi i’oltraggiaua • Prometteafi d’- innalzare qtiefto gionane Principe, aiutato dalla ragione, per deprimere l’altro folleua- to co’ gl’inganni.Qnello chiamaua prole de- gna d’hereditare I’Imperio del Padre, deplo- rando la fua fciagura.onde era in necertita di vederfi preferito vno inneftatonel dominio per addottione.procnrata con mezi indegni. Trapportata in fomma da Pira.ch'in donna porta freno,non pole in non cale la publica- tionedelle fue malnagiradi • Dide di voler Icuoprire le frodi> vfate nelle hie nozze con Claudio,l’auuelenameto fuo,li tradimeti.gP inganni, che ftirono li gradi all’alcel’a di Ne- rone.Quindi fperaua di comouere il popolo e la foldatefca in guifa, che comiferalle Pin- felicita di Britannico,e gli reftittiiil'e il domi¬ nio vfurpato ingiuftamete al fuo merito. Of- ferinaii eila medeima d’accompagnarlo in publico ipettacolo.econ la forza,cbe poteua aggiungerealledi lei parole 1’eflere figliuola di Germanico auualorare il fuo partito. Pre- lumeua di poter gencrar confufione in queft’ atto ,di modo, che rautiolgendcfi il tutto a fuo grado.fegnilTe il trionfb delle hie vender, te Non altrimete parue, che iupponeile Ne- rone,a ctiifurono notificati quefti fentimen- ti a’Agrippina . Temette le di lei minaccie, tonfiderando, clic Britannico ananzato gia alia eta di quatordeci auni,era capace per ri« ceue- MADRE DI NERONE. 117 ceuere gl’impulfia quali Phautebbe (olleci- tato Pimpeco della mad re. Egli non degene- raua dalla nafcita, e beclie auuilito dalla for- tuna,no defraudaua l’alcezza del lingnaggio. Li penfieri erano generofijl'afpetto uobile,lc maniere amabili; la caula perfua parte giu- fta. Non poreua pero non dubitarlo portato a ftaco fubiime, qii 2 ndo le arti d-’Agrippina I'hauedero pofto tea le braccia del popolo. Studiaua ogni forma di loggetcarioa publi- ci dileggiamenti, ondefacto fprezzabile, di- fperaffe di poter eiler Grande . In oceafione delle feftedi Saturno faceanfi alcimi giuochi tea giouani, in vno de i quail facendoli il Re, clie commadaua a gli altri, cadde l’elettione nell’Imperatore.Efercitata modeftamente 1- auctorita con ciafcuno, ordino a Britannico di cancare alcima cofa nel mezodel circolo, cheeftendeafi alia circonferenza di quel de- litiofo cogreilo. Peso di farlo apparire fcioc- co di modo,che folic dileggiato da copagni, poiche egli non era auuezzo a conuerfationi honefte, non chepratticonelle licentiofe. Il colpo nondimeno anddeontro di lui.come cnetoftofidaaconofcere chinalce d’Aqtii- la , e fenzaefl'ete accoftumato alia sfera del Sole, a fnoi primi raggi fi fcorge • Vbbidi il gionine Principe,con voko ridente,moftran- do di beffarela ftrauaganza dell ’ordine. Con fembiante perd alrrecanto maeftofo, & ardi- to, diede a vedere di fehernire il dominance medelmo. Dichiaroffi finalmente ancora di. fprezzarlo, mentre principio altamece vn cal verfo.nel quale lignificaua d’eilere Rato pri- uato delle gradezze heredicate dal genitore, e fcacciato dal leggio patetno- Approprio la melodia a lemedefmo, co canto difpiacime- io del tiranno, con quanta pieta fi rammen- lanano gli aftanci della fua difgratia. Cocoe- K 6 darono 12.8 AGRIPPINA daronocol fuo concerco liberamente difo- bligati da! dilTimulare per le renebre della notce, e per la licenza de’giuochi. Conofcendo Nerone fomiglianti fenfinel di luianimo, che ofaua di leherzare con la fua poffanza, pauento difordinata la tran- quillita del proprio impero.Auuertendo.co- me ben fapeua pnngere, fenza temere chi era armatosifortementecon lofcettro, s’a/Iicu- ro,che quegli haueuabuon corragio.equin- di anche in si tenera eta, era habilitato a gra- di imprefe. Ancorche fofle immature ne gli anni, figuraualo tra fe mature nelle rifolii- tioni, dalle quali non doueua creder efclufo alcun tentatiuo, con cui portarfi pctsffe al natnrale fuo centro. Nacqne da tali concetti lagelofia diStaro, fertile d’odio, e finalmen- tefeconda di morti- Determinod’vcciderlo, aftretto a cio maggiormente dalla ferocia d’- Agrippina, la quale non ceflauad’animare Britannico col fuo appoggio , fenz’auuederfi qualmenteil dargli ammo in quefto parti- colare, era vn priuarlo di vita. Contintiaua nelle minaccie di far cadere nelle di Jui mani quel dominio, il cui acquifto erale cosi male gratificatodal proprio figliuolo . Qiiindiaf- fretto Netone l’vltinio termine della fua cru. delta contro quefto Principe . II veleno fli 1- arma , con cui comm ife quefto fr3tricidio: merce,che voile atterrarlo, come traditore, non meno che,come tiranno.Raddoppio ben due fiate rata empieta, gia che il primo vele¬ no non forti 1'eft'etto pretefo pailando co g!» efcrementi No fu difficile il replicate la (ce. leratezza , itando che erafi proueduto a Bri¬ tannico di feru:tori,li quali non faceffero fti- maalcuna di riputatione, odifede. Voile Nerone che trafcurate ogni cautela, 6 rifpet- tq, non pin h ritardafle la fua ficurezza, on- MADRE DI NERONE. n, de appreflo la di luiftanza fli compoftoil veleno , quale richiedeua tanta empieta, e quale era appruouatodall’efperienza era gli alcri piu violento. Fli iiifufo nell’acqua fred- da> e quefta fe gli porfe per temperare la be- uanda, la quale fugli appoftatamete prefen- taca si calda.ch’ei non puote beuerla. Co talc artificio fti ordito quelto ecceflo, come chc altrimenteera impoffibile ilcopirlo con 1 1- curezza.e fenza (candalo. Conforme lo ftiie ordinario del luflo de 1 Principi, eraui chi fa- ceua la credenza si alle beuande, come a cibi che pero nella morte di due non era facile ]'- occultareil delitto . Okrecheancicipandoli l’operatione del veleno nel copiere, fora Ita- taimpedita, doueprincipalmente difegna- uafi . Mancarono dunque improuifamere ad vn tratto la voce, e lo ipirico nel tradito Bri- tanico. Le infegne di pallidezza,non preuen- nero la morte , come che portata da occulta infidie.tenne celati li luoi Itendardi. Le fcof- le non preuennero lacaduca, poichelevio- lenze non lafciarono temporeggiare quefte fpietace pruoue d’inhumanita. S’atterrirono gli affiftenti, in guila che alcnni inconfidera- ti fuggirono, alcri piuauuedutis’illupidiua- no.li piu generofi , e prudenti non dimoftra- uanoalcunfenfo, fuori che in rimirare Ne- rone , per ofleruare in efterni fegni gl’inrerni rooti deli’ammo. Egli nonturbolli punto» quafi che fofl'e cieco asi lagrimeuole fpetta- colo, 6 pure compianger non doueTe l’acci- dentemiferabile d’vn fratello ,e le fjrle non lo raumtaua tale, a fine di no inhorridirfi del propno ecceilo, d’vn giouine Principe, lc cni dilgratie li forano commiferate anchc damarmi. Per fodisfare aquelli, cheam- rnirauano, la fua intrepidezza, dille quello elier tramottito non motto, eftetto del mal caduco, ijo AGRIPPINA i Ciduco,al quale foggiaceua fin da primi anal della fua fanciullezza »che pero ridurrebbofi tantofto dalla vita li fenfi al lor folito vffi- cio, Coldiffeminare quefto credito toglien- do l’obligo d’impiegaifi in trattenimento d’ cfequie,fecefi che dopo breue {patio di filen- tio fi rirornoall’allegrezza del conuito. Cofi trionfo’j perfido tiranno in quefto giouane Principe, in cui gia efaltati hauea li rrofei d’- vna ncfanda libidine , la done non parue in- tempeftiuo quefto homicidio; mentre gia co infame ftupro haueua imbrattato quell’vlti- mo fangue de’Claudij. S'iftordl Agrippina per queft’atto; da cui fcorgeafi intiinata la neceffita di confiderare quanto s’inoltrafle- fo le rilolutioni del figliuolo. Concepi per fe medefima tanto fpauento , che non baftaro- tio gli sforzi vfati per ricuoprirlo. Speraua ■poco men pieto/a vcrlo fe quella mano, che prendeafi a giuoco ecceffidi tama fierezza. Temeua , e nello ftelfo tempo (degnadofi d’* Efl'ere in neceffita di temere chi da lei hauena Ticeuuta la vita, e 1’itnperio, fottraheuafi ad ogni giogo di rifpetto, e licentiaua Pirn* moderatezza delle {tie pailioni. Fremeua fat- ta implacabjlc, & abbracciando Ottauia ,co» Iruinicaua co efia le querele per lo di lei eftin tofratello. Confultauano infiemelaconfer- uationedel loro ftato, e fegretamente cogre- gaudo amici, deue crederfi che negotiafisro il modorii refiftere a gl’indefcreti sforzi di Nerone. Ammaflaua Agrippina denari,tra- 'll i ado dalle ftrade ordinarie, che l’erano fug- gerite dalla fua naturale auaritia, iapedo be- niffimo^ualmente non meglio,che con 1’oro fi fa conapeio alle baflezze,che porta infau- fta fortnna. Non etiui medicameto migliore perfanareli mali delle di{gratie,non rrunca- do adherenze, ne’foccorfi a chi pud pxofoti- MADRE DI NERONE. 131 . de thefori. Con lo fteflo fine , procacciauali l’affettione de’ Ttibuni.e de-" Centurioni, lu- fingandone I'interefleco’premij, &accarez- zandone l'ambitionecon honori- Non diuer- iamente tractaua la virtu di nobili, che nuo- uamente auanzaci, feguiuano con maggiore felicita I’aura degli applaull, la quale corce- femenre fpiraua nelle grade dell’ Imperatri- ce. Humiliaua in fomnia il fuo orgoglio, ad- domefticando quelle fuperbe maniere , con le quali haueua prima pretefa la riuerenza di tutti, quali lin’alle adorationi. Merce, che il timoreia neceflltaua almendicare follieuo da’ mali,che l’aftliggeuano, e lo fcampo da’- pericoli > che I’atterriuano. Dilegnauacori tal’arteil rinforzo della fua fatdone , onde. all’aggrauarfi delle perfecutioni, non vedef- fe irretratrabiie le fenrenza d’ineuitabili fcia- gure. Conobbe la Polirica Nerone, non meno auueduto in abbaflare la di lei aurorita , di quelloeflh foile follecita per conferuarla . Qumdiafine di tone ogni foraento allefue fperanze.e priuared’ogni’foftegno li fuoi penlieri, leuo la doppia guardia > che le afli- fteua,come a moglie.e raadred’Imperatore, e di pill quella de’ Tcdefchi permeflale per priuilegio di particolar honore. In tal guifa fiadico quei motiuijda’ quali ptillulauano in Agrippina concetti di continuata poflanza perreiiftereal figliuolo. Impediuafeledi ra- pive a lua voglia la foldatefca.corae pareua , ch’ ella machinafle nell’ anirno per ogni oc- correnza, onde a capi di quella miponeua la catena della obligatione de’ piii riguardeuol j fauori. Voile nel tempo fteflo inianguidire maggiormente quel corpo, accioche mentre era idmolato alia vendetta>nonhauefle vi- gore per eftertuarla. i 5 i AGRIPPINA Separoladilei habitatione del Palazzo Tm- periale, con intentione di priuatla della frc- quenza delle vifite, e dell’abbondanza del corteggio, ch’ effendo inCorte ella partici- i>aua,come homaggio deftinato all’Impe.- lio . Da quella diuifione principalmente Bacquero piu copiofi li cocetti, da quali fce- roauafi il credito del potere d’Agrippina . Conolciuta euidentemente 1’amierfione del figliuolo.conuerti cialcunola ftima della di lei grasdezza in difprezzo della fua ambi- tione/caualcata.dall’odio del Principe. Vi. fitauala quefti tal volta corceggiato da mi- znerofaturbadiCenturioni, e compendian- do li faluti,e lidifcotli nel bacio, ch’all’hora accoftumauafi per faluto , fubito parriua • Quale dmenifle la madre a cob ftrana me- tamorfoli, non fia difficile il con/iderare ne gliordinariaffctti.che li produconoda im. prom fa mutatione di fortima . Eff'a , giamai non loguo fimili trattamenti in vn figliuolo, acui hanea date ale d’Aquila per folleuarli a tanta (ublimita,ma non credette giamai d’- hauergli formatdil roftro, col quale riuol- gere doueffe al crudelmente lacerarla.Quin- di fegui confufione maggiore di doiori , a lanta caiamita non preueduta . Figurauali ingannata dalle apparenze , 6 tiadica da pen. fieri, eflendo inhabile al concepire tal can- giamento nel luo ftato, che quail fopra l’O- limpo mcdefmo perfuadeuafi non loggec- ro all’agitationeprodotta da vanj accidenti della humanita , e dalla incoftanza della Forte • Penfaua d’eflere frenetica per gli eccefli delle fueglorie, ondefofle effectodi delirio, lo feorgeifi nel contrapofto eftremo di si milera condicione . E ben poteua delirare, mentie quella infermita era per lei vn’ago- nia > MADRE DI NERONE. s.jj nta,aHa quale doueua fucceder la morte. au- uetti quanta foile la grauezza del fuo male mencre, quafi da infetca di pefte, allontana- uafi ciafcuno, negandole, non che il Correg¬ gio, il commercio. Proprieta della mala af- fettione de'Grandi, la quale e morbo si peri- colofo,che quando alamo I’attacca, fcorgeft tantoftoelclufodalla pratcica d’ogni altnj. Oh Dei (diceua tra fe fteda. ) Chi mai faauerebbe giudicato che Agrippina dmenule il veto ritratto della infebcita di chi precipi- ta dal piu eleuato pofto della fortuna ? Chi mai haurebbe creduco, che la figliuola di Germanico , auanzata di gtado in grado ftti done eranojenza efempio le file grandezze > doueffe cadere con (ubito tracollo done non lianno la compagnia,anche de’piil milerabi- Jijie luefciagure/ Applandi hora 6 fciocca a trionfi della tua fuperbia, che cefso dal deh- derare auanzamento , quando maned alcez- za.oue pvefiggere li tuoi maggiori vantaggi» Idolatro Roma la mia Maefta , ammirdl’- vaiuerto le mieglorie, andara ber. altretan- to faftofa lamalignita del miodeftinocru- dele nelle prefemi tuine. Nulla poteua ag- giungerfi alle pompe della mia podanza, che nella debolezza del ledo fcherniua il vi- gorede’piu poderofi. Nulla parimentepud concepiiil per aggiuftare il parraggio de i miei infortuni alle miferie de’pili sfortunati. Ho Imperatore il figliuolo , e I’efperimenco Tiranno : io fteda ho confeguato l’lmpe- rio, e non podo godere chelaluperioiita de’difpreggi: ho goduto a mia difpofitio- ne cosi ampio dominio , & hora mi fi nega l’auualermi di quanto a pill vili li conce¬ de • Sono priuata di corteggio, fpogliata d’ho. norif ned'Imperatacepolleggioaltro, che la a; 4 AGRIPPINA la memoria di cid.che fui. Fuggeciafcuno da me,poiche e facta colpa i’amarmi, qtii, done -commanda vn mio figliuolo. Sono abbando- iiata, ftando che ii (eguirmi e vn correre era jnaggiori pericoli, da quaii fi itimacci l’vlti- moeccidio, done regna la barbaric d’vn ti- •lanno. Qnefti fonolifructi, ch’al creicer de gli anni mi prouengono dalla fecondita di auadre, qurfti gli acquifti, ne’quali deuo pa- iioneggiarmi d’hauer facto grande vn parto dell e mie vifcere: quefra e finalmente la fell- cita.con cuilidal’vltimamanoalla imagine ■dellemie grandezze, cheriferbataapofteri doura effere l’vnico originate, elafola idea di profperita in donna- Non diuerCamente ■efprimeua taluoka gli afretcij che nafceuano dalla confideratione anguftiata datalediua- aiodi fortuna. Quiui perdnon terminauano Ii fuoi lamenti, perche non cdlanano leoc- tcafioni di dolerfi. Cocmuana la fcarlezza del- le vifite, la penuria de’ conforti.la mancanza de gli honori, onde canto piurendeuaii in- conlolabile nello fcorgerfi derelitra . In vua otiofa folicudine anche entro Roma,non po- teua,checon l’ariasfogare le (lie querele,po- co maggior follieuo potendo fperare da al- cune poche femme.le quaii non le negauano tal’hora la propria conueriatione, non so, le per amore , operhanere opportunity di tra- dirla. Quindi riufd defiderabile 1’ellcr fola, mentre non feppe aflicurarfi di fede , one an- cora fcilcpriua particolare affetcione: come che fecoudando cutti limal talenti del Prin¬ cipe, ptocnrauanfi vantaggio di merito in ac¬ cumulate contro di lei difpreggi,o pur anche in orditc tradimenci.Queili pruouoAgrippi- lia per opera di Giulia Silana, famofaaltre- tato nelle lalciuie.quato era infigne in nobil- in beilezze, JLa eonfor/nica di vitiofi co- MADRE DI NERONE ijc ftumi, occafiono tra loro particolare amifta che longamente dureuqle fece mentire la vtv hibilita degraffetti feminili.Per parte di Giu¬ lia,degenero ben si in o quali eranofuggeriteda vn’implacabile fdegno . Non (timo difficile 1‘opprimere quella, che gia era aggrauata da race calamitadi. Si pro- AGRIPPINA amfedipotet fottomettere alle proprieinfi- die quella.che gemeua (otto l'oppreffione dc i publici diiprezzi,e dell’odio di Nerone. S’auualfediduefuoifauoriti , lavolonta de’quali haneua gia gran tempo cornperata conlefnelafciuie. Obligando quefti con la ©bbondanza di nuoiii diletci, f u efatrice dell*, opera loro, a fine d’hauere le ruined’Agnp- .jfina in mercede delle (ue gratie . Sollecitolli adordire contro d’efla temerarie accufe del- 36 quali non poteua dubitarfi l’efferto prete- fo , mentre rapprefentauanfi ad vn Grande , appreflodicui lemenxogne tengono il loro *>iii pregiato valfente. Douetia incolparfi d’hauer tentata la tra- •nutatione deil’ Imperio, follcuando Rubel- lio Plauto, il quale nella dilcendenza d’Ati- gufto era in grado pari a Nerone. Fingeuafi checoneffo diflegnaffe di rimaritarfi , per confondere di nuouo la Republica, e tra’ tu- multi infmuareli tentatiuidi riacquiftare il llominio. Fu portata la querela da due amanti ad vn Liberto il piti partiale di Domitia Zia dell’- Imperatore, tra cui , Sc Agrippina era gia fJiitiata garra, la quale tratcorreua, anzi in odiofa emuiatione : Aggradi quefta fingo- larmentel’auuifoj&auida d'accelerare all’- altra il precipitio , fece correre 1’imputa- tione anotitiade! regnante , accrefcendo il delitto, ondecagionafletantopiu ferocelo fdegno. A Paride Iftrione fu dato carico di cio, fti- mat© forfepiu d’ ogni altro habile al ripor- tare vna menzogna, mentre era auuezzo al rapprefentare fintioni- O forle per efi'er pro* fefiore d’arte fempre infame , eleggeuafi de- gno miniltro al compire vna tanta Icelera- uzza, Em M ADRE DI NERONE. i 5 / Eutro quefti alia ptefenza di Nerone , il quale prolongata la cena molte hore di noc- te, continuaua ne' crofei della crapula, clie per ordinario fono le pill gloriofe pompe dc Principi. Era per appunto il tempo,nel qua¬ le accoftumaua di dartrattenimento all’ In*, perator con l’efercicio delle fue arti, inuenta. te per commouer al rilb,e porrein giuoco 1*- humanita.onde ne fegue la perdita del giudi- cio in chi prattica meftiere colt indeguo, Sc infieme ancora in chi lo commanda • Apparuecon curbato lembiante, efenza li foliti motti , ch’eranoal padrone motiui di ridere. Stupl egli, & in cosl variato fron- tifpicio lefle l’auuifo d’alcuna nouita. Inter¬ rogate perd Parideefpofe quanto era ftato raccommandato alia fua lingua, per intrec- ciare la tragedia d’Agrippina , non men dili- gentemente di quello vfalle d'inteflere le fue comedie. Fu efficace la fua bugiarda compofitione per dilporre gli affetti del Grande , che non dubitopunto della malavolonta della ma- dre. Quindi non eldufe il timore.che douena fuccedere alle deferitte intraprefe del di lei orgoglio, e procure d’impedirne 1’efito piu , che di meglio intenderne i’incominsiameto . Inffammati gli fpiriti dall’ ira, che gia erano rifealdati dal vino,videli tutto fuoco nelP im- pero di fubita rifolutione. Determind d’vcci- dere la madre,e Plauto, e deporre dalla cari- ca di Prefetto delle armi Burro,come quello, che (olleuato da Agrippina era creduto fuo partiale. Seneca mitigo quefto incendio,in- terponendofi con la folita prudenza , di ma- niera,che pet Burro fti ritrattata la fentenza, fconueneuole alia fincerita della fua fede, is quale pero nondoueua macchiarfi da ima- ginario lolpetco, _ AGRIPPINA Concarrendopoi quefti ancora alfonfultarff men precipitofo ripiego in queita caufa.pro- mifad'eller egli fteiTo Carnefice per Agrip¬ pina, quando ella fofle coipeuoie. Rammeu- candoli I’anfieca , con cui efla hauena giaco- certate feco le grandezze del figliuoio, penso di poter ailicurare ladi lei innocenza. Diffi- dando almeno della verita dell’ acctifa, diile cfcnierfi dar luogo alia difeia . Da quefti con- fegli,fii fofpefa la fierezzadi que’lla efecutio- ne,in cui la crudelta, fotto mato di giuftitia, haurebbe vantato vn cost nobile trionfo.Bur¬ ro medefmo rapprefento ilgiorno ieguenre all’accufata le calunnie oppoftele, con necef. farie ptefcrittioni, o di giuftificarfi, odi pre- fcararfi a! caftigo Fu circonfcritca la caufa co l fuoi ordiai, con puncuale relatione de gli ac- cufatori.edelmodo.ndqualedi lingua in lingua era giunta al lollecicarc lo fdegnodi Celare. Pafso alle minaccie , aggrauando la qualita del delitto, in guifa, che non doueua fperar pieta, nemeno nel propriofigliuoio. Quefte nonrolero longamente Agrippina, che hauena vn cuore ardito,e generofo, onde comportaua appena differ atterrita da ful¬ l-rum del Cieio. No riconofceua alcun Nume Ibpra di fe, mailime lotto quel clima, in cui •daleiproueniuano li primi moti deile gran¬ dezze del medelmo regnantc. Non ifuenara da rimorfi della cofcienza, apparue forte, e vigorofa quale fofle mai ftata in alcun tepo con 1’appoggio della folita alterezza. Vso vn tramezato lorrifo, per dar a vedere qualme- te Icherniua l’impiego di tacamalignita, ck’- in le fteila confondedofi , forafi diftrutca ne’- propri lauori.Seza dinioftrarfi irritata pill di qnello coaueniile alio fcorgere li pregiudicij della verita,coll rilpofe . Lafallitadellsaccufe,che voi proponete 6 Bur- MADRE DTNERONE. 6 Burro, alle mie difefe c cosi apparente, cha non mi euro di longo tempo par teilernela dilcolpa. Voi fteflo.chafofte a parte di qtia- ro operaiper dar 1‘Imperio a Nerone, giudi- catek polio affacendarmi per trasferirlo in altri. L’affetco materno, non e cosi volubile, come ftima, chi non ha pruouaco l’edere di madre. Non e si pocofermo,quale lo valuta, no quefte due femine complici in quefta ina* ligniti, argomentando dalia volubilitade* ioroamori, co’quaii cambiano facilmente gli adulteri,e felicitano in vn fol punto molti amanti. Altrimente fadi meftieri diuifared’- vna madre , che ne’ fuoi parti ticonolce le proprie vifeere, la done, mentre vine la radi- ce,non puo macare la vita d’amore. Rifletta- fi Copra quefto particolate folo in mio kher- mOjCioc iopra la qualita di quelli, cbe mi de« ftinano vittima alJagiuftitia. Due adultere co’loro infami Drudi,intrecciano vn’hiftrio- ne,per coporre quefte imputationijquafl che il mio efterminio debba fatfi fauola da thea- uo. Da tauti fcelerati non poteua tarfi altro niifcuglio, che quefto di tanta fceleratezza. Non iitupikOjChe la loro perfidia eka a luce con limili opere.mi marauiglio ben si, che 1c accolga nella culladel credito quel Cefare, che sa, qualmete io gli fonomadre, Sc efper- ta lie’ dogmi del Principato, onde non polio coutrapormi si ftranamente a gli ordini del¬ la natura,e della Politica E qual ragione pud petluadere, che vna femina impudica (parlo di Domitia ) non intereflata, che nella fodis- iattionc delle (tie libidini, lia ben’ affetta a Nerone piu di me, che gli fono madre, onde io poco amante rifolua la di lui caduta, & el- la (i dimoftri gelofa della fua conferuatione ? Forfe in quella, come fua Zia potra lupporlF quefto zelo del Riautenitneiito delle fue glo- lie.” 140 AGRIPPINA rie ? Machi non sa, qu5to fcioperata,&otio- I'aellafene ftelle in goderele f'ue pefchiere di Baia, all’hor quandofenza rjfparmio al¬ amo io affaticauo la lingua, & il confeglio perprociirargli l’addottione, il ConfoIato,e ftnalmenceancherimperioz Comedunqiie cangiata hora la (cena, potra crederfi ch’io voglia litorre a mio figliuolo cio, chegli ac- quiftai, el’altra all’incontro fia anfiofa per mancenere il nipote in quella Cublimita.a cui mai non fi euro di folleuarlo ? Deh che trop- po mai fondate fono quefte machine,per fo- ftenere vn pefo di colpa, da cui po/Ta oppri- merfi la mia innocenza-Riferite pura Nero- lie.che vend io medefma per giuftiticarmi al tribunale del fuo rigore,e(Tendo habile al fo- fienere la lira fdegnaca prefenza • Ricerco d’- hauerlo Giudice,non figliuo!o,poiche quail- do io haue/Ti degenerato dal grado di madre con tale eccelTo, non vorrei efler approuata rale dalla fua clemenza. Licentio intal guifa il Prefetto co quelli, che I’accompagnauano doppo d’hauere riceuuti li loro coforti, qua. li con altiero difprezzo fdegnandofi d’effere creduta alterata da quefto accidente.nel qua¬ le aiTicurauafi da ogni agitatione la purita della cofcienza.Non molto rardo di condur- liaNerone, premendole fingolarmence di fincerare si maligni fofpetti,onde nel ritirao liqucglidall’odio contro di lei concepito, geder ella potelle li vantaggi della di lui af- fettione. Ando, ecol fembiante conferuato inalcerabile dalla Maefta , non auuilita da ti- xnore, elpofe non diuerfamente li (uoi lenli. Nerone non ardilco chiamarui figliuolo > poiche la malignita di fcelerarti s’e auanzata al finger in me ranta empieca, che vi perfua- da al non credermi madre. Non voglio chia- maiui figliuolo, per non ricordarur J’ell'ere MADRE DI NERONE. 141- dame riceuuti, onde rafl'embri volonterofa d’obligatuialla pieta. Guardimi il Cielo dal cercar in quefta cau- fa tirolj per intenerire li voftri affetti, onde mi nconofcano diuerfamente da qualunque altra pill vile femiua , difintereflata nel pre- tenderei! voftro amove. Liberinmili Numi dal mendicare pretefti in quefto negotio, nei qualeaddimando !a piii feuera giuftitia, che chimerizar polla lo fdegno d’vn Grande- Ri- cevco caftighi per gli accufatori, tanto e ficn- ra la mia innocenza, che delitiando quafi in dolcefonuo, pone in non cale la fua difefa. Nonteme le impofture d’infamie ,le quali giouaranno piu tofto a\ far apparire il fuo candore nella verita de’miei finceri affetti. Punifcanfi qtiefti maligni, chehanno deni- grata la voftra fama , dandoui a vedere tale, che polla contro di voi concicarfi Podio , an- zi follecitatfi li tradimenti d’vna madre . E pure fono tvafcotfa in nominarmi madre, nomeche prohibifce la inoltiplicita d’altre ragioni, conchiudendo euidentemente la fal- lita de! delicto, che mi s’afcriue. E fuperfluo I’aggiunger altroper conuincere la maligni- tadelle imputation!, baftandola conhdera- tione d’aftetci materni al conchiudere menti- teleaccnle. Aduninfi dunque lipiiifpietati fupplicijcontro chi ha accmnulate cost inue- rifimili menzogne. Mentre hanno pretefo di far me rea di lefa Maefta, fono diuenuti de¬ linquent! eglino medefmi in quefto ecceH'o, offendendo lamia riputatione, edileggian- do la voftra giuftitia . Non defidero le mie vendette, ftando che dal fangue putrido de’calunniatoti non fti- mo, che pofla rifarcirfi l’honore rapitomi con le loro calunnie. Oltre che non gtudico nccfllario il nlarcimento, doue non puo L eiicr aU AGRIPPINA cflerfeguita fciflura alcuna nella mia fama publicacrice , fe non d’altro d'vno fuifceraco affetco, con cuihoteurata ogni ftrada pet portarui lo fcettro alle mani, fin a I giungere a porui la corona fu'l capo . Ah Dei! epure precipito la lingua in elprimere quefti acce- ti, per rimebranza di quanto hd operato per voi, quaficheperlaqualitadi queftoaffare bifogni mendicar mercede delle miepa/Iare attioni.le quali furono mai fempre in voftro auanzamento-O pure rafl'embrara.ch’io bra- mi d’eflere gratificata per cio, che feci in vo- ftro vantaggio, rna pure per propnoinceref- fejnonhauedoiogia maipruouaco magglo¬ re felicica.che le voftre grandezze. Memoria traporrara dal difcorfo cotro mio volere, ma pure efficace per muouermi a rifo pili, che a fdegno conrro la pazzia di quelli, che in’ac- cuiano d’hauer renrato d’vfurparui i'lmpe- riojcome fe io quella non fofTbche (in con li- fchiodella propria vita l’ho acquiftacoal vo* ftro merino . Potrei forfe fperare fotto altro Imperatore migliori trattamenti, di quelli io debba attendere da vn figliuolo : 6forfepre* fumerei d’afticurarmi l’affettioned'alcun’al- trocongli tradimeti d’vn mio parto medef- mo i Dehjche no hanno fiiftifteza le chimere di coftoro, li quali hanno folleuati imaginari caprieci per giungere a perfeguirare 1’altezza della mia fortuna, collocata nel pofleflo del voftroamore. Lalcinfi dunque alia caduca,& alia opprellioue di quegli ftefti, che hano de- fiderato divedermi diftipatada voftri giufti furori. Contro di loro volganfi quelle pcne. che amieidanni li preparauano dal voftro leuero(degno-S'irricila voftra menteperl- eccidio di quefti mentitori, che volleroper- uertirui contro la madre, forfe per ifcorgere denigrata la fama del voftro gloriofo nome in i MADRE DI NERONE. 145 inecceflo di tanta ingiuftitia . Non dubito qualmeute non fiano per tumultuarelepaf- fioni alia fommerfione di coftoro , che fiifci. tarono turbolenze ne’voftri affetti per lo mio naufragio. M’afficuro, che la fentenza inti- mara alia madre per colpe fognate da i rnali- gui ,s’efeguira mol to pi Li crudelmente cotro cjuei perfidi,chedilegnauano tormi di vita,a fine di piiuav voi d'vna madre cofi fuifcerata per le voftre glorie , La mia conditione non hapottttoconompeie lavoftra giuftitia,in gnifa , che non habbia determinato, cio che conueniua al demerito dell’ ecceilo rappre- fentato. Son parimente certa, che da niun ri- fpetto fata titavdata la punitionedi coloro, liquali con vna tanta fceleratezza hatuio po« fta in difcapito la mia riputatione- E pero fu- perilno lo ftancarni con lc mie preghiere , mentre forle attendete il termine di quefta fupplica,per fottofcriuetla conifcriuere la fentenza di condannaggione . Diafi dunque dalla voftra generofita premio a fedeli , e ca- ftigo a gli empi calunmatori.e lopra agni co- fa reftituifcafi ad Agrippinala voftra affet- tione, la gelofia di cui m’ha qui condotta ad importiinatiii co’ miei accenti . Furono gratificati quefti ptieghi, e quindi ptiniti gli accnfatori,e riconofciuti gli amici, poiche contorcerfi non poteua.a equita della cau(a,a diuerfa rifolutione.Parue, che quefto fnccetlo iiacqiidtaiTe ad Agrippina vn non so che del perduto credito^imandofi percid rimefla nella gratia di Nerone. Mancarono almeno quelli, che con mag. giore liberta difegnanano forfe di perlegui- tarla, e di nuouo ii fece terribile la di lei au- torita, vigorola per abbattere li ftioi nemici • Rappacificodi in parte 11 figliuolo> mentre nella di lei g iuftificatione fcnopetfe non me- L 1 no *44 AGRIPPINA no falfe le accufe, che vani li fofpetri, a qiulf ei daua fomento con la confideratione del fuoalticro orgoglio. Non Ie riulci pero ma- lageuole il povgere foccorfo al fuo Pallante, all'hor.che nella rete della fteflamalignita fu vicino all’eflere preda d’vna fpietata barba. tie. Continuauafi tra loro la dishonefta prat- ■tica; come, che qnegli affaticato gid dal go- uerno, di cui all'hora era priuo, godeua pill delitiofamente l’otio, felicitato dal maggior luflo , checomporfi potena dalle file moke ricchezze. Efule l’altra dalle conuerfationi, e da corteggi > non haueua miglioretratteni- rnento,checoj fuo vago, in cui riconofceanfi ancora le veftigia delkantico potere. Lc loro pill liete giornate, eranoquando attruoua- uanfi infieme, e da difcorfi a vezzi, da vezzi a baci,da baci a gli abbracciamenci portauali ladomeftichezza de’loro rrarrati. fiacon- clulione de’ loro negoci haueua per ara il letto.epertermineli godimenci. Dauanfi vi. cendeuolmenteoftaggi , trattenendo ciafcu- no imprigionato cio , che pill gli aggradiua, fin che nel compimento de' diletti foilcro of- feruate le pattuire conditioni d’amore . Ad ogni loro congrefi'o moltiplicauano le fieric- ture per auttenticare lo fcambieuole affetto, ellendo quafi fempre indiuifa da gli atti del¬ la pena l’afliftenza de’teftimoni. Cofi came- Jati ptocedeano quefti amanti . Preteudeua • Pallante d’auuantagglare li fruttidel fuo ca- pitale^ afficurarfi la rendita dellegioie, che lola premeuale.mentre sfacendato, & opule- tenon pcn(aua,ch’a piaceri.Procuraua A£ri- pina d’efimerfi dal pericolo di perdere que- ftoappoggioafuoidifegni ,ecerco ricouero alle lue conrentezze, habituate gia al trionfa- redella honefta neldi Im feno . Compianfe la di lui feiagura,mentre fu ac- cufato, I MADRE DI NERONE. 14f cufato d’hauer conlencico con Burro di folle* uare ali’Imperio Cornelio Silla-Erano citati, quafi confapeuoli del fatto li fuoi liberti,on- de proriippe in quella alciera dichiararione ddl’orgogliofo fuo fatto,dicedo, ch’egli mai non hauCua commandato a luoi, fe non con ceni,e con la mano . Tratto di fuperbia imir tatodaalcun Grande moderno , practicato noe moltoin Italia cofi (carfo di parole co’- fuoi ludiitti, che ben poteua credet (I hauelFe vendutaJa lingua alia fuperbia. Mr. forle pa- iloneggiado/i della propria beftialita, ricula- ua di pregiudicarlc conlafauella , da cuift palefa d’efler humano. Non fuccedette il fill- mine al tuonojpotche fu afiolto Pallante con tanto maggiore facilica, quanto che Burro fatto Rio complice nd delitto, ne aiutola li- beratione per inrereiie d’efentare fefteiTo dal caftigo. Nonhanratralafciaro ognifuo im- piegoanche la Imperatrice, agitadofila cau- fa del iuo caro,la di cui lalute era la di lei fe- licita. In grembo di coftni erano compendia- t e le fue maggiori fortune. Efperi mentata la inconftanza efi quella profperita, che (i regge a capricci de’ Grandi,haueua imparato di te- mere la vicinanza a quell’ edificio, che mal fenipre vacillando,minaccia di cadere. Conofciuto ii gagliardo humore di Nero-’ ne , giudicoefleredi maggiore ficurezza il viuere dalui lontano, per fnggire I’occafione di contraftare li fuoi pareri, gia che non pro- metteafi cuore auuilito ad vn figliuolo, Gli¬ de cedeffe alle fue voglie . Baftauale di po- ter lulingare le ftefla col credere, che quegli laniafle: gia che corretta la rigidezza di pri- im , appariua verfo di lei piu benigno. Era difobbhgata dal dolerli de* fuoi dilpreggi, ancorche non poteffe gloriarfi di riceuerne jnolte grade, Come nel di lui fdegno ella i4« AGRIPPINA temeua principalmente l’auuerfione ditifttl gli altri, ftando clie fi feconda vniuerfalmen- te 1’inclinationedel Principe, cosi, mentre quegli poteua crederfi ben affctto,non dubi- taua d'eflere abbandonata,o vilipefa. In tale mediocrita di Haro vataua vna /ca¬ ll e quiece,e lenza ingolfarfi in aJromare, do¬ ne caccianala il vento dell’al£erezza>pruoiia- ua quanto fia meglio il rader il lido, onde H fiviaggio in potto , che 1'incontrare gli fco- g)i,& eiporfi in piu ampiofenoa tempefto/e procelle Conturbo quefta pace amore come giahaueua agitata la fuapiii dolce calma , ne! colmo delle (tie glorie.Inuaghiffi Nerone di Poppea Sabin3,donna, acui altro nonma- co,che I’honefta • Dalla madre, che in bellez- za ananzd ogni altra di quel fecolo, beredite vna belta fingolare, che in vn cinto d’oro per lericchezze,e tra’fregipiti riguardeuoli di nobilta, godeua le piu (ublimi pope, che va- gliano a renderla gloriola.Pu la/ciua,macon tal atte, che dimoftrando in apparenza il In- ffcro della pudicitia , faceua meno aboniine- uolilefuelibidiiii. Viueuaritirata,e fetal’- hora vfema in publico, tenendo il volto me- zo coperto, fofpendeua con apparete mode- ftia la diflolutezza di chi la vagheggiaua . Col non permettere in ta! guifa, che fi fatijf- /erogli fguardi degti ainanti, piromuouena 1’appatito a! cercarla , otie piu Iibero fo/leil goderue la villa. La vaga fcena diquel vifo, accreditauafi maggionnente con qtiella cor. tina,e tormentandoda curiofita de gli fpetta- toti,daualoto fperanzad’hauereil principio d vna diletteuole comedia, quandofolle lo¬ ro concelFo di rimirare laprofpettiua. Pud crederfi.che cuoprifle la faccia per far preda- trici piu fcalrre le hie bellezze, onde incapal. fero neila rete quei cuori, che da gli occhi por- MADRE DI NERONE. *47 _ portananfele in facrificio per gliencomi di Dininita , con cui cclebrauafi dalla fama . Li vanti diquefta nulla euro, fe non in quanto predicandolabella , giouauano al moltipli- carleamanti. Della copiadi quefti godeua, non folo per ambitione di vederfi accumula- titributarij, ma per hauer agio d'appagare tntti Ii fuoi affecci. D’alcuuj prendeuafi giuo- co in Icliernirgli j con altri appagaua la fua crudeka.tiranneggiandogli.in altri finalmen- te difegnana la fodisfattione della fua libidi- ne. Guftatia di fcorgerne ne! tempo fteflo al* cuni timidii altri ammartellati, altri ardenti> altri fdegnati, altri finalmenre feiicitati tra le foe braccia. Delitiaua in fomma ne! rauui- farfi, hora qual fornace, in cui prendeuano li cuoriqualtemprapiu a lei aggradiua, hor vn'lnfernojin cui erano tormerati fm’alla di- fperatione, hora vna Beatitudinc, in cui for. tlinati al pari de 1 Numi gioiflero. Indifferen- temente trattoella mai fempre gli adtrlteri, eli mariti , inconftante al pari con tutti, ne giamai aftretta allafode, o all’effetto d’al- cuno. Era vn fiore,che aggirauafr intorno al- l’intered’e, epoteua dirli Girafoledell*oro. Mai no fece preda fe fteffa > fe non di chi po» teua moltiplicareprede alia fua auaritia, e fecondo Ie pit! fondate leggi delle meretrici > mai non coiloco il fuo amore, fe non doue puotelperarevtilitas ne mai s’innamoto, in guifa, che non potefle rimuouere prontame- te li fuoi aftetti, rapita con vantaggiofa fpe- me da altrooggetto. La prodigalita dunque d’Ottone ; che poi doppo longo corfo d’anni £3 Imperatore, trade coftei alle foe voglie. Giotio la giouentu, poiche qutfta e mai fern* pre efca dr donna, benche intereflata , non tantoperche eduplicato il godimento nella fodisfattione al pizzicore della lafeiuia , & al L 4 148 AGRIPPINA pronto d’auaro defio, quanto, percbe in gio-1 uane prodigo, fperanfi piu longamente con- tiuuati gl’acquifti.Cooper oanche 1’amicitia, la quaie lo rendeua intrinfeco di Nerone, poichel’ambirione, che puo pauoneggiarli di perfoue Grandi, efauorite da Principi, fa¬ cility la corruttione deile femine anco piu pudiche. D’adukero jo fece tantoftomariro, ripudiando I’altro, che haueua^opod'eifere fatolla de’ di lui dishonor!. Vna femina auuezza al compiacere licen- tiofamente le hie brame , non ricufa qualun- que fceierarezza per non negare ia fatiera a propn appetiti- Di quefto ne menos’agpagd l’impudica, ancorche negli ecceili d’araore , iigurafte impodibile ii dare ajtra anima a’ fuoi contenti. Nerone fcaualco quefto aman- te.non percbe eieggefte egii di foprauincerlo con la poffanza, ma perche quelia Io trade a saPatto con iefuelufinghe , moftrando, che capirnon poteano in lella ambsdue advn tratto. Ben e vero, che Ottone temie per cosi direla ftaffa all’altroonds montaffe, occa- fsonando il fuo proprio fcorno.non so,fe per eilere rapito dalle violenze d'affetto, 6 pure per acquiltarfi con inezo infame la gratia deirimperatora?. bifeprenJafi a!cuno mara* uigliadiquefto, mentre anche ne’noftri fe- coli, mantenuti maggiormente con punrigli d’honore, ritruouad tra’perfonaggi di ftima, tai'vnojche vende la moglie, per comrerare j’affettione de’ Principi. Fofle diinque tale il difegno d’Octone, 6 pure eftatico fernpre uella contemplatione deile amate bellezze, non fapelle diftrahere da quelle li fuoi difeorfi, egli eraquaraltro Candauie in celebrar ia fua donna. Ogni fuoacceto efaltauaPoppea;ogni pa- rola era vn’eneomio di belta eitraordinaria» di MADRE DI NERONE. 149^ di gratia impareggiabile, di condition! in so¬ ma,che rapprefentare con efficacia.qual’egli vfaua > haurebbero fondati fenfi d’amore in vn’infenfato. Partendofidalla menfa di Ce- fare, diceua fouentc:hora me ne vado lieto at godcre vn prodigio di bellezze, vn miracolo d'amore.il fommo deile pin defidcrabiii dot- cezze,ch’io iolo poilcggo.ancorche fiano (b- fpirate datuttiper compimecod’ogni mag- giore felicita. Eipofto con si pnblica molira qucfto theioro, incitaua li defideri, mattime d'vn Grande, il quale appetiice tutto cio, che fcorge di riguardeuole, e precende d’ottenere tutto cib che appetiice. II dichiararc con tali p5pe le piu ptiuilegiate ricchezze,e vn’auue- turarle alia rapacica , 6 porle sii’l mercato in veudita. Lefiequentilodid’Ottone tradero l’Imperatoreal pretendere Poppea,defcritta cofi pretioCa, che no doueua elder d’alcun’al- tro,poiche le ininiere (ono de’Principi.Per la domeftichezza, che paflaua tra loro, dimaw- do, St ottene d’efler introdotto al vagheggia- re da vicino colei, non accreditata da penlie- ri,quale la coloriua laeloqtienzade’fuoi af- Fetti Poppea,che ad altro non afpiraua,deii- derofadi cambiare amante, & ambiciofa in- iiemed’auuantaggiare il cambio , abbraccio la occafiooe d’abbracciare vn’Imperatore.Fi- gurandoli vn fingolareauanzo di gloria in quefti errori, fecefi tanto piu rifolutamente adultera,quanto meno contradiceua Panimo co’ricordi del dishonore. Diedefi a lufingarlo con le arti pratricate altre volte, come le mi- gliori,e lepiu licure per adefcare g!i huomi- ni.Arnficiofamentecompofto il volto, ordi¬ nate le iue vaghezze, addattati conform! ;gli ornamenti,aili£uraualo ina preda,poiche re¬ dder non potetia vn cuote humano a ranta beltibaccampata per oppugnarlo. L j Nob ifo AGRIPPINA Non eraui vn folo crine,che vagamete fre- giato,o vezzolameine neglettonon fofleor dito quaii laccio, no licentiauafi da gli occhi vn folo lguardo,cfie nclP arfenale delle lufim ghe.non prendede acuto dardo per piu ficu- ramenceferire. Non apriuafi la bocca,checo lufinghiero appararogiauio hauede ftabilito, qual fode la forma d’vn pin gratiolo (orrifo, o quale la dettatura di pni amorola parola. Dalle parti in Comma defend, no faceua for- cira alcuna.con gefti.con parole,o con vezzi, che non s’alTicurade di captiuare I’anima di Nerone L’allacciodunque, e fe bene vinc/rri- ce,diedc(i a creder vinca , proteftando di non poter refiftere.foprafatta gia gran tempo dal di lui merito- Fintione fti qnefla proporrio- nata a trattati con vn Grande,che non volon- tieri fcorgefi fiiperaro in qualunque cimcto, poiclie dalle fue padioni mai nonddifgiun- ge la fuperbia. Non voile, che concetti d’im- pitdicitia auuiliffero le fue grarie , e quindi pretefe, che la prontezzade! fuo confenfb, fode codonara alle violenze d’amore Dimo- ftro ben eda ranrofto d’hauerlo foggiogato , menrre intraprefedi tiranneggiarlo.Quando 1’hebbe gia fatco ingordo dd cibo de’ddetri, quale proponeuagli, voile obligarloaldigiu- no. Dide, qualmenreedendomaritata.nqn poreua difgiungerfi dal conforte, ne era leci- to vfarepiiilongamence quella liberta, che per Jo (patio breuedi dtie,o trenotci per- metteafi. Aggiunfed; non voler afFrontare maggiormente it marirocon le fue diflolu- cezze,canto piu licentiofe, quanto piudtire* uole. Eftefe qniui vna ferie d'encomi in cele- brando il fingolar merito d’Ottone, al quale cogli cfFetti tributana alcrimenre difpreggi- Ingelodua con cal arte l’lmperatore,e con quelle lodi torchiandone gli affetti, n’efpri- m eua MADRE DI NER ONE in Mena le mine dell a!tro • Cornea Grande era intolerabile a Nerone d’vdirfi pareggiuo, anai preferito vn’inf'eriore , Hone mailime la riuahra eodiofa. S’accefe vie piti d’amore per la contrariera di qnefto gelo, e f Li necef- fario I’arde.-e inaggiormete.per fnpcrare chi afcendeua ad eftinguere, 6 raflembraua al- merto, che fode per ottenebrare la fua felici- ta-Beche l’adultera i’ammartelaUe m cal gui- fa.trattaualo nondimeno nel tempo fteflo co si alte mamere,che quegli era fermato beria- glio ad ogni fno colpo. Dato per auanti in preda ad vna fchiaua, non apprendeua nel di lei commercio, che penfieri fordidi, & attio- ni vili. Pratticando altrimence in Poppea,{di- mo, che li gulti,quaii eda porgeagli, foflero di ini foto degni, coroe conueneuoii fblame- te ad vn'lmperatore. A fine dunquedi trar di mezo ogni mcoppo al libero godimento de’ fuoi piaceri, con honoreuole prerefto fu ftabiiualapartenzadi Ottone da Roma in- uiato al gouerno di Portogallo . Queftae la xegola, concmfidifpenfanodaPrincipi gti honori, e te dignitadi, 6 per promuouere gli altrui prectpizi,o per fauorire la feeieratezza ri’vn miniftio. S’accoftuma anche ne’noftri lecolidi conferirle dignitadi ad vn vaffallo , per trattare piufrancamente le fite mine ,6 almeno li fuoi dishonori. Etecco levietor- te,& indirette , per le quaii dafii 1'afcefa alle gtandezze deileCorti, su l’erto della gratia de' regnanti. Partita dunque il conforte,die- dePoppea l’afioluto pofleflo di fe medelrna all’amantc , con penfiero pero di maggior- mente habilitarfi al doroinarlo. La donna non fa donodi feall’huomo , che per hauec ingrelloa depredare la di lui felicita,& arric- chirfi co’furti delle di hti glorie . Stringe per abbatcerc, ama pet ttadire. ; L 6 Nella •2'i AGRIPPINA Nella infaciabilica delle £ue brame, efercita li dogmi Spagmioii, introdncendofi per fer- uire, e prerendendo poi di regnare. Cio eui- denremete li fcuoperfe in cotta, chehabbia- mo alle nrani»metre f’ecefi preda del compia- cimento di Nerone in iftato di cocubina, voi¬ le doppo auuanrnggiarfi al potto di moglie. Tcfi haueua si bene li fuoi iacci, & orditi git inganni, che difobligara da temere lo Icant- po del fuo vago, non dubicaua difficile il rag. girare il di lui volere a fuo grado. Conofcen- do i 'auueifione del fuo genio da Ottauia, oso di procurarne il diuordo, per auiianraggiare le ftefib col cambio della di lei fortuna. AlP- horche rauuiluppati conobbe gli affettidi Nerone, limulddi voler difciorli daquefti a- inori,e quanto lo vide piiicenace, tanto pili anfiola apparue di dilgiungerfi , accioche il fentimento per diuifione si dolorofa > lo ne- ceffitafle al lecondare !i di lei capricci. Dole- uafi,come che I’aggrauarfi ogni giemopiu li propri vituperi, formaua vna incoportabile foroaperia luanobilra. Diceua d'hauerce- duro alle violenze del fuo merito, ma pur ef¬ fete tempo di rauuederfi, e correggere ie dis- honeftadi, che bruttauano troppo vilmente la limpidezza del fuo laugue Douerli gia efi- mere da tanto dishonore , e rifuegliarfi per non concedcre in si mali tratcamenti del cq- forte,maggior piede a (uoi pericoii-Che te ad ogni giuoco fa di meftieri l'efler breue, a fine di non degenerare dall'efiete trattenimento diletteuole, cio patticolarmente coauienfi a queilo, in cui ie mogli lolazzano eo gli adul- rcri■ Di radofi prolongano, fenza chene for- tiicano infauftc peydite. Cofomiglianti pro- pofte fingeuafi rifoluta diritrartaregli art! della lua impurita,& emendate con la ritira- tezzali falli trafcotli, Conclufioni si-trial ia- tele MADRE DI NERONE. ?jj tefe dall’amante, non poteano impetrare il fuo confenlo. Mencre eg.li ricufaua di iafciar- la,s’infinn6 quella al precendere di collcgaili feco,di maniera, che con vnione infcparabile poceffe conferuarfi ll decoro della propria lipuratione.Proteftd.che il folo macrimonio haurebbe non interrotte le di lui contentezze difcontinuate altrimente da’rimoi/i dell’ani- mo, ofFefo dalla infamia del fuo ftaco . Pev- fuadeuail diuortiocon Ottauia , dal quale tvatta haurebbe la liberta per le leconde noz- ze. Non difpiacque il partito a Nerone, che anzi era in neceilita d’approuarlo ger l’odio, ron cui abborriua la moglie, e per gli ecceili d’affetto, co’ quali idolatraua coftei. Abbraccioilo arditamente,ne fofpefe perd la efecutione, crartenuro dal rifpetto verfo Agrippina, o pill toifodal cimore del fuo Idegno , quandoFofleda tale attioneaffron- tata. Non ofaua d’alienarli aperramente da quel maritaggio, cheefla con ragione Poli. tica haueua itabilito, profeguendo in mante- nerlo nella prorettione di Octauia-Rammen- tandoli della feuerita, con cui haueua puniti leggieri falli con Arte,folo per eflere pregiu- diciali all’affetto della raoglie, argonicntatia quanto grauemente folle per irrirarfi alio Icorgerne il diuoriio. Era finalmenre figliuo- la d'lmperatore, indegna pero di ranca offi- fa.non eilendoui malTiinc precedenza di col- pa , dalla qnale cio porefle cohoneflai fi con pretefto dicaftigo. Quindi poteua pauentarfi,che l’innocenza appoggiataatale giadezza, fufcitafle alamo iconnolgimento in propria difefa, o vendet¬ ta. L'auttorita d'Agrippiuanon era opprefla benche mortificata , ne era cftiiuc il fuoco, che portaua cogl'incendi gli fplendori della fua fupeibiai ancorchc fofle celaco. Al iH AGRIPPINA Al leno della di lei protectione ricorreil;} Ot can/a perfeguitaca da gli aft'anni di quelli ntioui amori con Poppea Addomeftiiata gia la fierezza del dolore per quelli della Ichiaua, elperimentauane men rormentoli li morti . No cosi poreua obligate la toleranza al fen* ti memo di quefto adulrcrio co dona di gran¬ de na(cita,di liiperbi penlieri,e d’alte (peran- ze. Temette cio che era delle pretenfioni di coftei, nelle qnali preuide il proprio abbatti- xnento,faioprendo la finezza delle di lei arri, onde le file richiefte erano violenze, no prie- ghi. Pocaefla poteua perdere in comperenza con vnaferua, cheauarafolodi riechezze,. vfiirpauafi cid , cbe da lei meno apprezzaua- fi . Alrro be fi fcorgeiia tiler il tine della riua* lira di Poppea,che alpiradoa mera piii lubli. me .difTegnaua rapirle il mariro, e feco ogni gradezza. Codanaua qiiefta le dimoredi Ne- rone, che moltiplicado promelle d’appagare li fuoi defideri, rendeua pill frequenu li mo- tiui della di lei importunita Seherninalo tab- hora , quafi che ancor babino egh remefle la madfe-Atiuertiua.che dal rifpetto verfo qiie- fta,ritardananfi gli ambitifponfalijqiiindi lo rinfacciaua,come d i poco fpirito,memre pa. uentaua la sferza del materno rigore. Nomi- natialo per ifcherzo pupillo.e naro per ferni- re, non per regnare come, che traniando da dogmi de’ Grandi, fcorgeffe aJcun riguardo per rafi^iare li fuoi append , emoderarle file voglie. Non sa efier Principe, chi non sa operare a fuograJo, in fcornodelle prefcrit* tioni del Cielo,della natura, della ragione,e delmondo. TiapaHauano le qucreleado- glianze, le quail palelatiano geloti fofpec- ti ,co.ne che tingendodi conofcere in quello buona piattica de’ cofturm , e de’ prececci de’ Grandi, dubitatia, che li prolongufteil ma, tri- MADRE t>I NERONE. i; f trimonioda mancamenrod'affetto. Quindi licentiauafi taluolca, per allontanarfi da fuoi abbracciameiiti , gia cbe non riloluendo lo ftringergli conpiuftrettonodo, moftrauadi rifiutarli. Proteftaua dinon poter olTeruare alrra cagione di quefta cardanza, che poco amore.mentre la propria nobilta . la bellez- za,ele altre conditioni iauoriredal fiioag- gradimento, perftiadenano al credere ritrat- tata da gli affetci la electione , commandara prima dalle contentezze delcuore . Faceua jnftanza di vedere fincerati quefti fenrimen- ri.a fine di prepararfi a quella mutarione,ct*e le hauerebbe deftinata la forttina • Ccnchiu- deua in fomma, riculando di perfeuerare in lftaro di concubina,nel quale con troppo cm. do fcempio della riputatione fin alls vifcere faceanfi palefe le fue vergogue. Appalfionauafi l'Imperatore a propofte cofi poco tolerabili della lua cara, con cui haueuagia ftabilitodi legarfi , per fuggire ogni rifchio d’eflere abbandonato . Fingeua- fi in vn’ecceffodi dolori fenza lei,quindi an:- inauafi ad efFettuare la determinatione di prenderla in meglie, per non perderefe me- delvno . Rifentitiafi non meno a rimproueri, co 7 quali era tacciato pocobuon Prencipe , mencre non faceuafi, che li primi impeti del¬ la fua volontafoflero impulfi.che uecc(Iit3(- (ero le operationi conform!. II caminare a pafii di ragione ,o co' piedi d'alcun rifpetto, non e moto proprio de’ Grandi, liqua ! i nella loro altezza non figmdicano obligati, che al volo verfo done le chi mere de’ capricci gli {olleuano. Acciecatofii dunque da amore.e molto maggiormente dallamafiima diSta- to,che obligali regnancial credere , che fia lor lecitocio.che edeliderato, & in confe- guenza , che con attiuita di fuoco debhaus i?6 AGRIPPINA condurfi al proprio compiacimento.diftrug' gendo ogm qualnnque intoppo s’opponga . In qtiellacecita della mente inlinuaronfi li penfienll’vccidere Agrippina, per hauer li- bero il lipudio d’Ottauia , e quindi poi il confortio con Poppea . Alla empieta di rale decreco, cooperola rimembranza de’pallati dilgufti,co’quali faceua sforzo 1’animo, per imperuertire maggiormente contro li dinieti della nacura . Non poteano promecterfi ie Ibdisfattioni dell" adultera fenza contralto, viuete la madre di Nerone, Si eccodallo fpi- rito inferocitodcatenati appetiti di fiera,fcor. rono lenza raoderatezza in perEdie machi- nationi. L’horroredi qriefte appariua anche nel volto,facendoforle il rifleflo della inon- ftruofitadell’animo- Queftacolpadimatri- cidio, no folaroente fegnaua , macagionaua rimorfi, non pero olleruati da vn grade, che ha incallita la cofcienza neli' efercitio d’ogni maggiore fceleratezza. L’interelle di fcorge- re trionfante la volonta > benche in blame ir- ragioneuoli, e ftimolo piu pnngenre delle punture medelme, con Ie quali li vendica la humanita calpeftata in vitiofi eccelli.Conob. be Agrippina 1’agitatione del cuore del figli- uolo , onde gli fpiriti piu affetttiofi erano ri- nolti fopra,per contrariare gl’ordini natura- li nel" odiarla • Noto li fegni di parricolare abborrimenrOjin conformita di cnifeguinale ildilprezzo de gli alcri, che aggiultandofi al- 1c fembianzedel Padrone , moftrananfi am* bitioli di rintuzzar il di lei orgogfio, e fcor- geredeprefla lalua aurtorira. Ecco duiiquc rincominciata la cataliroffe delle fire gran- dezze> con difegno perb d’elito molro peg- giore. Anche da piu faggi, e da rr.eno crudeli appruouauanli le riuolutioni della fua for- Ulna, le quali nondimeno tofpele inaicro ere- MADRE DI NERONE. ij 7 credito, non ftimauanfi neceffitate al termi¬ nate nella fua morte . Godeuaciafcuno. che la inconftanza della fua forte non le permet- teffe diformare ilchiodo di quel potere, che riufciua indifcreto- Alla volubilitadi quefta ruotaaffiettoli raggiri Poppea,Iaquale pro- tefto fiualmente di voler ritomare ad Otto- ne, fingendozelodella riputatione Imperia- la,onde erale intolerabile lo fcorgere l’lmpe- ratore dominato , anzi tiranneggiato dalla inadtc in guifa, che egli non ofaua d’efegui- reciojche pure era di propria elettione. Con alrre parole poi, e con le lagrime, accompa. gnateda ttatti di perfetta limulatione , qua- fi.che prendefle congedojd lafciafle l'amate, ecoll’vkimoaDio, moftro irretrattabile la dererminatione di partir dal fuo feno. A fine perodi trattcnerla precipitolTi quegli ciietro la fua fuga> no tcafcurado qualunque afferto dipieta, da cui fofle difterita, fe noimpedita cosi fpietataelecutiope. Rupp* ogni freno percorrere ariunire quei lacci, coldifcio- glimento de’quali feparauafi da lui l’amata . Non puoterocelarfi le apparenze de i fuoi rinforzati furori, la doue temendo la madre eccefli di fierezza, procurd di formar incop- po alle proprie fciagure, con eccefli di fcele- raggine. Rammentauali quanto haueanle predetto gli Aftrologi , e quafi che all’hora prefagifle 1’animo quello efler il tempo > in cui doueanoauuerarfi le loto preditioni.raf- figutaua ad ogni mometo auanti di fe l’hor- rido ceffo di morte- Giudico di poter fraftor- nare gl’influilh che prendeano da quefto pu- to di maluagia Stella con la malu3gita mag- giore, che potelle concepirfi dalla perfidia del feilo. Credette di poter in tal guifa rende, re propitia la fortuna, che ha per coftumc di fiiuoriie gli fcekrati, o pure fperb di renderfi arno- 2f8 AGRIPPINA amoreaole i] regnante; come,che Paffettfone de’ Principi non riconofce calamita di mag. gior forza delle fceleratezze, niaffime con¬ form! a! loro Genio. Vide Agrippina decaduta la fua polfanza , la onde procure, la fua confertiatione come donna, gia che aurrentxar non poteua li pro- pri defideri come Grande. Efl'endo fenza an. torita per lo fdegno del figlmolo, che feco ra- piua l’auuerfione de gii altri, racchiufe le fue lperanze nelle forzedel feflo . Alrre volte apprezzo (uperbe vefti per fre- gio di Maefti regale;le admette hora per or¬ nament! di bellezza f3tta Iafciua. Lafciogia neglette le pompe del volto, mentre efiggen- do cributi di riuereza no curauaft, che la cul- tura della beita friitcificafle amori.Con affet- tato ftudios’eflercita hora negl’infegnamen- ti j che copongono Parte d’abbellire le guan- cie, d’indorare le chiome, d’ammorbidire le carni.di render in fomma vaghe anche le piu diformi. Non meno di fanciulta,auida di co- perareconle fue vanitadi cuori d’amanti, 6 non meno di meretrice »deiiderofa d’auuan- taggiareil prezzo nelle fue vendite, afhcica- liafi Agrippina in efercitare li eolori, i lifer, gli addobi.onde poteuano accreditaiTt,6 pur anche auazar di pregio le di lei bellezze. Fin- gali pure fedente auanti vno fpecchio, medi¬ care da qttello Oracoli peraccertarli in cjuat forma polTa comparire piu bella.Rimirifi in tal pofto, quail che fcherzi con la propria imagine, intenta al fallificarne il naturale, & hora conifcemare, hor con aggiungere abbi. glianrenti,for mare vn giuoco, in ctii feguono a vicenda le perdite, hor detPoriginate , hor della effigie.Con pari diligenza pratticaua 1’- aggiuftamento de' vezzi, onde nella fimula- none volocaria di qualunque affetto, non ag* pa- MADRE DI NERONE- i?9 parifl'ero pocoaddottrinati . Facciafi in fom- lfia paralello di quelfi impieghi, con quelli d’allhor, quando occupata in altri difegni , non chimerizauain macchine di grandezza, re altro machinaua , che l’acquifto dell' lra- perio. Non ditierfo peio era il fuo vltimo fi¬ ne di quefteamorofe fatiche, conie qualiaf- faccndauafi per fondare vn btion capitale di bellezze, non perche qniui pretendefle quel¬ le rendite , che farla poteano douiciola della bramata felicita.ma perche nell’ vfufrutto di quelle Iperaua d’infimiarfi a gli auanzi della propria ambitione. Scorgeiiain ogni lato a- perttire.lequali minacciauano le ruinedella lua grandezza. Anfiofa perd di conferuarla, no ricotiobbe alcun mezo migliore, che l’ob- bJ/garfi Nerone,concio , di che vedeanfi par- tiali li fuoi appetiti. Nell’efempio d’Atte.e di Poppea autiertiua quaroegli foflededito al¬ le libidini ,onde baftauaper obligarlo, vna donna pronta in feruire a fuoi piaceri. Con- (iderana fe mcdelma, come non inferiore ad altrefemmine in rapire.a gli amori • Suppo- neua d’hauer armi di pari tenipra alle altre, cheacclamanoli trionfi di feminile poffan- za- Auuezza per l’adietro al lipofare fotto 1*- ombra d’allori non di mirco, prefumeua ap- plaufi eguali alle piii belle, quado fotto que- ila riccuerandi fi, volcilepaicirfi dalla vfata fprezzatura delle fue neglette pompe. Con la fuperiorita del merito final merge, accoppia- to quel bello , chele pcrfuadeuail proprio credito, fpeiodipocer innamorare il figli* uolo. Mentre quefti slid mezo giorno rifcal- dacoda cibi, e dal vino, haueua vngagliardo incentiuo alle lafciuie, vifitaualo Agrippina ornata con le piii bizzare foggie, o abbellita con le piii vezzole maniere, che in alcun tempo pollano render acuti gliftrali diCii- pido> 160 AGRIPPINA pido. Dimoraua feco fola in quelle hore.che come le pill dilbccupate iniroducono otiofi trattenimenti > e tal’hor anche vitioli.fufcita- doli dal fomento,della crapula fpiriti impnri comeche clii ludlireggia nelle viuande per licentiate la fame, ditienta famelico di iuflu- ria per fatiarealtro appecito. La frequenza di quelle vilite addomellico quella conuerfacione in modo, che tralcor- feagli atti piu familiari ,e quindi anche a gli amoroli. Non rifletteua quella fopra l'ef- iere di madre.onde da vna aullera gratiita era prefcritto il limitealle fileaffettuofe dimo- ftrarioni. Non ricordauafi l’altro d’elfere fuo figliuolo, che peio con modella ritiratezza douea ricenerfi>per non trafcorrere in troppo licentiofa corrifpondenza. Non rifletteua lie meno fopra Pabborrimento, in cui eg! i haue- naladilei ambitione, la doue non conueni- uagli di cedere ne gli amori. Dalla crefcenre in lomma dell’appetito fu atterrato l’argine d’ogni riguardo. Seguiuano fcabietioli fcher* 2i,vezzoli tratti,che partoriuauo defideri po- ;co honefti- Le parole erano amorofe, li moti liberi, e gli atti licentiofi . Ogni cenno d’A- grippina era artificiolaogni gello mafchera- to.ogni detto vezzofo. Talvokafl lalciaua trafportare dalla corrente deli'affetro abbrac- ciandolo,e ftringendolo quale gia lo llnnfe pargoletto. Qiiiui con Iiberta di Madre trac* tana con lui con ogni forte di renerezza, vez- zeggiandolo appunto , come le folle flato vn bambino. Amate mie vifcere (dicea tali’hora ) con qualgullo vifcorgodepofitatonel mio gre- bo, quali, che attendiate nuoua vita dal mio cuoi e Con l’anima della tepiicaro volen* tieri il d< no della vita > non meno fuilcerara neil* amarui , di quello io lia flata feconda in patr MADRE DI NERONE. i6t partorirui. Ohcaro: quanto godo io della voftra prefenza in quelle here nelle qtiali li¬ bera da negozi,e perodifobiigata dalla Mae- muot'.e a lultngarmi con si amabile a- fpettc? Diletrofigiiuolo, eperche da ogni memento non mi lice il guftare le delitie di si dolce conuerfatione ! Noneuiii gia alcuno, che oilerui linoftriaccenri,e non li noflri ge- fli 5 per aty.aertire fe fiano tralgredite le Leg- gi del decoro neceflatio a Gtandi • Siamo pur efenti dalla vigilanza di quell’ Argo, che; nella moltitudine non fauolofamente , ma con verita porta cento occhi per guardare le noftre attioni. Siamo pure in iftato di liberta per efpri- mere li fentimenti dell’animo, li equali per obligatione di Politica dobbiamo altrimen- tenafeondere• Ioper mia fe voglio godctc di quefla Iiberra, tanto pill apprezzabile ap- prello li Principi, quanto meno (ouente rap- prefentafi loro l’opportunira di pratticarla , Voglio latiarmi in godere della voftra pre- fenza. Voglio fodisfare ameitdla compi- tamente nella moltiplicita di quelle carez- ze,ch’aUrimeiite vengouo prohibite dall’ ob- bligo d’vn altiero fulliego.Ah Dei’quanto fo¬ lio (oaui quelle delitie , onde con impareg- giabile dolcezza fi trattiene l’anima nel con- liderarmi madred’vn Imperarore del Mon- do. Madre d’vno lotto il cui Impero ha il So¬ le,e nafeita, e fepolcro. Madre d’vno, cli’ela dclitiadel fecolo.l’amore de’fudditi.e’l mira- colo di tutte le cofe create. La mia anuria vi raffigura nell’aluo niaterno tra le mie vifeere & in confegtienza comunica a voi ogni fuo Ipirito amato figliuolo. Accarezatemi, oca- ro,che gia no vi difdice il vezzegiare la Ma¬ dre . In queftc hore e voftro coitume il deli- tiaretra le fauole degl’Iftrioni. Qual piudi- lette- tSi AGRIPPINA letteuolefincionepuocomporfi.che il finge- re voi ftefto pargoletto, in guifa, che co libe¬ ra fimplicita corrifpondiate amiei accarez* zamenti Fingeceui nella culla, e rapprefenta. tel'anfieta propria de’fanciulli auidi d’ap* prenderfi alle poppe. Efercitate la importu- mta de’pargolecti, per craftullarui nel ieno della rnadre, Fingete li vezzi di bambino per iacconfolare con memorie cosi grate Ie mi- ferie d'vn’eta auanzata ne gli anni- Per repri- mer l’anguftie.e di necedita ingannare feme- defimi. Ne fi pudgodere maggiormente , che col fingerfi in vn’ eta , che fi fa cknte da ogni force di penfiero. Ma done pud imagi- narfi , 6 fognarfi maggior felicita, che effer madre d'vn parto cosi Heroico, cosi glorio¬ le,cosi degno. Ne gli ecce/Ii di quefto godi- mento polio giuftamente dire mio quefto ■volro, mieiquefti occhi, mia quefta bocca, mie quefte carni,perche tuttoe formato del mio fatigue. Direi di piu, le la lingua potelle efprimerei fencimentidel miocuore, ofeil miocuore non folle di gran lunga inferiore alia grandezza del mio afFetto. Confermaua con atti iomiglianti quefte parole, quafi che sforzaudo Nerone a rifpondere nello tteflo concerto. Cofentiua il (enfo, ne l’animo ine¬ briate dalla crapula.poteua non fecondare le fuecadure. Trarantelufinghe di Principef- fa,egualmente bella.e vezzo(a,era impoffibi- le il non inceppare in errori, comandati dalle di lei violenze, & appruouati dalhappetito . Habituata ne gli amorofi artificij. per hauer- gli (ouente prajticati,gli efercito cosi perfet- tamente.che no puote non corrompere la ra- gione.e fuiare il sefo del figliuolo. Segui l’in- cefto,o almeno cosi fii publicato da Acte,che gelofa del proprio incerefle, metre percid di- fcapitaua ne gli affttti del Prencipe,fpid que- MADRE DI NER.ONE. zS? fti fecteti amori.Efaggerd forte piu di quel- lo era queftoefecrando eccetTo, a fine che 1'- hortore di quel to, foffe ad altri ftimolo pec impedire li progreilt. Ella hebbe da Seneca l’incarco cTauuitare Ncroue, della finiftra fa* tni, diuulgata di Ini in quefto parcicolare. Aggiufe, che fe ne auataua la ftetla Agrippi* na, sfrontata nelle proprie infamie, con pre- giudicio pero di lui> mentre,eli foldatiYSc il popolo haurebbero ricufato il domiuio d’vn lcommunicato. Offefo Nerone dall’accufa di si nefanda colpa, o pur anche dal folo fo- Ipetto leuonne iaoccafione, con lafciate la couuerfatione con la madre. Perfuadeualo de titirarfi per ricreatione a giardini, a fine che s’aftenefle dal trattenerfi feco . Fuggiua. no in ogni tepo la vicinaza. conofciuto il pe- licolo de l’incendio,che rainacciauanole fue fiarame. Faftidito in torama dal di lei viuere non chedalla pretenza, con propofta d’in- u/olabile otleruanza, auttenticd la delibera- tioned’vcciderla.Non cosifacile era il modo i della efecutione, atto al compireil misfatco, ma intieme pur anche a nafconderlo. Occul- ti effetti di veleno erano difappruouati da penfieri, poichelafimilitudine dell’acciden- te diBritannico glihaurebbe in quefto par- ricidio fatti palefi, Oltreche Agrippina,(cal- tranel teflere ad altri infidie , era tanto piii aiuiedutaper fuggireinfemedefma, ne fti- niauafi facile il peruartirelifuoi lerui, obli¬ gati alledi lei fceleratezze. Le violenze del ferro non doueano in tal cato ne meno fo- gnarfi.come troppo manifefte pruoue d’v na lpietata barbarie, di modo, che non fapeu ati con qual forma dare l’vltima mano a que fti difegni. Ma non mai mancano mimftri a 11a perfidia de’ Grandi,mentre per Pinterefle f o- Jo d’adulare il loro Genio, in traccia del lp fo com* if,4. AGRIPPINA copiacimento, confonderli ogni pill apprez- zata legge d'humanita.e quahinque prefcric- ro di ragioneVn tal Libertodetto Aniceto dimoftrod'hauer aflotigliato I’ingegno, pec rerire, doue fermato hauea Nerone !o fcopo della fua crudelta. Propofe di cogegnare vna muecon arcificio tale, chedifgitingedofi dal rimanente la poppa,fomniergefle Agrippina • lie! mare.oue dominando la inconftanza del¬ la fbrtuna,forafi incolpata in quefto cafo. La fimulatione poi, deftinauafi al ricuoprire P- eccellocon celebri pompe d’efequie accofttt- mandoiida Principe l’eflere alttettanto af- ’fetttio(i,e benign inel fepelire, quanto fono barbati, e fieri nelpvccidere. Fli ricenuto il conliglio, lodato la inuentiorie, e promeffo premioall’efito. Vlci veftita di pompe material! la Idea di coftui formato aggiuihtramenre ali’efempla- re, l’edificio compoftoprimanellamente- Compito quefto laberinto di pericoli, maca- ualolod’incepparui la vita d’Agrippina,on- de altro adtto non ritruouaiie, che la morte. Fu allettata co gl’inganni > mentre fingen- do il figliuolo d’efferfi leco ricOnciiiato, e diileminando di cidpubliche voci con prete- fto d’vbbidire a commandi della natilta, I» qualiaftringono a! riconofcere lamadre,e comportarne il rigore, ancorche tal volca in- difcreti. Fingendodunqued'hauer aflogget- titoranimoallaiegge , mentre pure ricalci- traua alia ragione, inuitollaal trattenimen- tod’alcuni giuochi, ch’egli celebraua in Ba- ia- Era quelti luogo delitiofo, in cui rifer. bauano il loro follieuo da’ negozi gl’Impera- tori. Et e coftume per appunto.cfae in limi- li pofti di ricreacione, mentre l i depone la grauezza de gli affari, s-’intraprenda ogm[ maggiore fceieiatezza da Pruicipt • Ne’no.t M ADRE DT NERONE. flti (ecoli ancora quefte Ville di delitia fono campi amenid’ogni vitio piu licentiofo, do¬ ne hamio ricouero le colpe de’ pin Grandbli- qua!i ne]!e Cictadi temono Jo fcandalo de’- vaffalli,e la maldicenza di turti.Andd A grip, pina.lieta per si cortefe iniiito, applaudendo alia forte, ch‘ ella vantaua faiioreuole nello fcorgere rapacificato leco il figliuolo . In- conttolla quefti fu’l lido, e porgendole la niano, le diede anfa per efprime e le folite lufinghe con amorofi vezzi. Molto maggior- mente proruppe in quefte efpreflioni, quan- do egli abbracciolla teneramenre , onde lc diede agio di rifcontrare si (oaue inodo , e per fermarne fcambieuolmente li laci, ag- giunfe il figillo d'vn bacio. La condufle a Banio villaggiocoutiguo. bagnaro dal mare contimiando que’ difcorfi ,da qua!i additarfi poteanogli eftremi d’vn filiale affetto - Non fapeua a chi prcftar douefTe fede quefta P; in- cipefl'a, mentre inganata dalla fimplicitadel fello.per cocepire.come vero cio.ch’erale de- fiderabile,noo(Ieruaua le frodi del figliuolo. Auuertita alrrimente da fuoi partiali, qual- mence preparauanfe le infidie in vn nauiglio era foliecitata a neceffaria cautela per fiiggir. le. Quindi accreditando fu’l principio gli au- uifi, vennea Baianon fopra legalere, oaltro legiiOjina porrata in Seggietta. Dopo nondi- menoalleggerita dalio fpauento perlemol- te carezze,con le qnali moftro Nerone mol- tiplicati fegni d’amore,incappo nella rete or- dita a tuoefterminio-Inoccalione mailime di lauta cena,in cui honoroUa col primo luogo, e con amorenoli dimoftratiom , fuani tal- mente ogni finiftro fofperro, che s’accufana , quali faciilego ogni penfiero, da cui li ap- prefentafle tale attodi ficrezza ncl fig'iuo- *b , Li ragionamentieraiio mifti d’inganne- M uoli *66 AGRIPPINA lioli fenfi , rnentre, hora con domeftic hezza giotteniledelitiatta in gratiofi fcherzi ,hora veftendo dtgrauiC3,& il fembiate,ele parole, ttattaua cofe di tilieuo. Procnraua in tal gui- fa di matenere in equilibrio !e di lei pailioni, cnde dal contimio giuoco non congietturafie d’effere fchernica, 6 in vna rigorola feuerita fondade concetti di non eder amata , Otrette perfettamente d’e(lere,quale arabiua.arbitro de’fuoi fentimenti.poiche cededo quella alia dolcezzadel canto,noil auuerti qtialmcreera homicidiale. Gioiua in (e medefma,incapace ditante contentezze nell’anguftia dei petto, onde nel brio de gli occhi, e nell* allegrezza del volto,pareua che vfciife il cuore, per non cofonderli tra fe ftedo nella frequenzadi ta- ti diletti:R apira diiqtte da tale godirnento,fit diftratta dal riiiettere fopra il peri co/o, nein tepodedicato a rati gttfti, dattafi Ittogo al ti- more Terminata la cena.la quale fi prolon- gb,a fine che la notte felicitade maggiorme- te 1’euento della tramata empieta, fuccedet- te replicati teftimoni di quella aff'ettione, da cui riepiuaii la di lei anima d’immenfa gioia. Accopagnolla nella partenza, frequentando vie piiiamorofi li difcorfi, fiil'andoin leiim* rnobilmente gli occhi,onde pareua di no po- terne ftaccar il cuore . No manco in soma in alcii atto, dalquale potede auualorarfi ia fua fimulatione. Se pure efpredioni non erano qttefte dell'animo,che quantunque tiero non poteuanon impietofire in vedendo la madre incaminata alia morte. 11 fatigue de‘ tiranni, beche grodo, e putrido ft commou: a quel¬ le violeuze,dalle quali s’intenerifcono li ftef- fi marmi. Non potetta contendere quefto ef- fettoallanatttra chi, bencheempio non po- teua negate d’ed'ere huomo,e d’eflerne figli- nolo.Nel prcnderel’vltimo a Dio, fu necedt- taro MADRE DINERONE zS? tato d'arrenderfi a gli vltimi sforzi, co’ quali contratcauafi da glinffetti tantafua malua- gita. Accoflolela piii llrettamentedel folito al perto, quali che I'anima apparirte anliola di raddoppiarlelavita.all hora apunto.che doiieano effemiarfi !e fue rifolutioni di le- tnria. Abbracciolla cordialir,elite,per no dif- giungere del fuo cuore quella, che all’lior le- parauafi da lui per morire- Con quelle affec- tuofe oppreffioni, torchio egli l’animo della infelice Agrippina,di maiiiera,dic (tillarono da gli occhi lagrime di dolcczza . Godeua -e pure lagnauali d’elTcre cosi dolcemenre efte- nuata, onde non haueua forze per contraca- biare quefti si gradin' fauon.con amoroli ec- celTi- Sidifgiunfe finalmente dal figliuolo, no perd meno dolorofamete, che le ncl difciorli da gli abbracciamenti.folJero (lati difciolti It legami dell’anima- Afcele nella naue.che tra le altre copariua pompofa, accioche quella apparenza d'honore, ammantafTe maggior- mente il contrapofto di tantaperfidia. Se pip re non lollennizaua Ie proprie gloriecorale precedenza di fregi,quali carro di trionfo, in ctiidoueua glonarli delle (ue vittorie la ma- lignitadell’inuentore non meno , che lo bar- barie del tiranno. Haueano li Numi in quel¬ la ofcurita aperti chiarameure gli occhi del¬ le Stelle, permeglio vedere vna tanca fcele. raggine,forfe cola su, non creduta polTibile. La lerenita del Cielo faceua contrapunto ad vnaquieca calma del mare, quali che illupi- diti,e l'vno,el'altro, attendellero l'elito di ta- ta makiagita. O pure fpecchiandoli qiie’lu- premi lumi nelle onde, e riceuendo quelle Ii lorolplendori, vnitamcnce difponeanti al va- gheggiareilterminedella tragedia di quella Principefla, Erafi prollrata in letto focto la poppa, hauendo a piedi Aceronia fua fami- A z hare i68 _ AGRTPPINA liare damigella, & appreffo il timonedfrBO- l'andoCreperioGallo (no domeftico. Rifto- rati in quel ripofo gli fpiriti, efottrattiaile inquierudine de’ penfieri tumulfuanti prima tragli ecceffi d’allegreziia,efaggeraiia la pro¬ pria felicitane! lamiedimento del figliuolo. Applaudeua a fe lidl'a, metre rredeua necef- lirato Neronead vfare tuttearti, qiiante ha- iieua pratticate fmtioniper rictiperare la di lei gratia.Chimerizaua di ripigliare le redini dell’lmperio,giache queglihumiliate) raf- lembraua pronto al cederie a fua difpofi- tione. Preparatia in confegueza premi a chi haue- aa foftemito con fingolare poffanza il fuo partito, minacciado caftighi a chi haueua ri- calcitrato in difptezzo della fua poffanza , mentre fpuntato era lo llimolo della lua au- rorita.Godeua in fomma l'ambirione, e nelle fue gioie liberale, promettcua trionfi di (pie- tate vendette alio fdegno . In quefti difcoiffi erafigia gran trattofeoftato illegno dal li¬ do, quandodato ilfegnodachi regolaua 1’- artificio del tradimento rouino d’improuifo il tetto della poppa> il quale effendo graue di molto piombo tendeua pefantilefue cadu- te, onde ne fcgthlle ineuitabile la oppref. Hone . Creperio co fubita morte pvuouo gli effetti diquefteviolenze. Agrippina fu con l’ami- ca difefa della fortuna, mentre le parti del tetto, fotto di cui ripofaua,come le pill eke, e gagliarde fi rattennero, noncedendo,checon poca piega alia grauezza del pefo. Non fuc- cedette il compito difcioglimento della na- tie, poiche la confufione (concerto la vnioue di quelli, che doueano operate in quefto ne- gotio. Li confapeuoli del fatto, impediuanfi nell’mipiego de gl’ altri, che reftauano at. toni- MADRE DI NERONE. 169 toniti,come percafo fortuito, 6 accidenteal- trettantoternbile,quanto inafpettato. Rifolfero peroli remiganti di tirare alia banda, efonvmergere in tal guifa illegno , a fine di non lafciare imperfecta la eieai- rioned’vn canto ecceflo, nonfecondaca da efico conforme alia idea formattane dapen- fieridi chi haueua congegnaca quel la tra- pola. Non pero s’accordatono anche nell’ effet-' tuarequeftadeterminatione.confufi per vna parte atterriti per l’altradal proprio petico- fo, laonde riuolfefi lentaHieme,permettendo opportunita di faltiezza. Agrippina principalmente hebbe tempo ,‘ ecommodita difottrarfi a qtiefto eccidio , diedefi a nuoto per portarfi, fu’l dorfo del mare, fuori d’ogni rifehio . Aceronia con la propria niorte, le infegno di qual mezo douefle auualetfi per viuere . Perftiafa la in- felice, non sofe dalla propria difgratia.o dal naturals defiderio di conferuare la vita, fin- fe il perfonaggio dell’ Imperative, dandoli a credere d’hauere tutti affacendati in procu • rare la fuafalute, Nominandofi dunque A- grippina, ricercoaiuto , e pregiod’effer trac- tata.coma conuemuafi alia niadre del Prin¬ cipe . Qttenne cio , che addimando > non de- frandata pnuto del corteggio d’honori or¬ dinary per Paltra, poicheconpertiche,coii iremi, e con tutto cio , chs alle matii di ciatcuno prefentauali , fu crudelniente vc- ciia. Ricenettequella Pauiiertimenro , il quale portaua dolorofamete impreilo,ferita in vna fpalla, onde con quieto filentio fi ricouerd con la fuga. Sr confegno all’ elemento della incqnftansa > poiche bilognau* in cal cafo M 3 mesu 170 AGRIPPINA medicare l’appoggio di propitia forte, e raf- fembraua per appunto anfiofa d’afferrarla, mentre vigorofamente eftendeua le braccia nel nuoto. Hebbe foccorlo da alcmie piccio- le barche, le quali traghettarola nel lago Lit- crino fin’alla Ilia Villa. Non le fii csntefolo Icapo, mentre non fuiii chi haueile penfiero di lei ,dopocheg!i efecutori del tradimenco credetcero, chegia fofleeftinta perilfalfo nomediiei, col qualeprocuro l'altra il fuo morire. Condotta in ficuro nella propria ca- la, vidde piu che mai ambiguo lo llato della fua profpgrita,nella inquiecudinegli affetti. Confufo l’animo dell'accidente, Scoccupa- to in rintracciare ftrada di ficurezza , nohcb- be agio di riflettere fopradel tradimento.Li- berata bora da pni imporcante confideratio- ne> efamind a parte, a parte la trama di que- fte infidie. Rammetolli le failaci lufinghe di quelle lettere, con le quali haueuala inuitata ilfigliuolo alle dditiede’giuochnpertrapor- tarla alia fierezza di quefta ftrage. Ricor- dolli gli honori, e le carezze nelle quali piu dell’vlato prodigo,haueua quegli ammanra* ta la perlidia delRauimo. Eraui tal penfiero , che Icioccamente difluadeua dal credere di- fpoftadagji ordini di Nerone vnatantalce- leratezza farta incredibile, done ftimauafi impoflibile di vedere conculcara la di lei gra- dezza. Ma bemoltoconuinceuafi la falfita di quefto concetto, mentre la naue, non agi¬ tata del vento, non vrtata in (coglio, in lem- bianza d’edificio terreftre, haueua portate le mine, che peroconchiuderfi douean® appo- ftatameteiui machinate, la mortedellada- migella fotco l’ombra del luo nome, e final- mete la propria ferita.moftrauanle pur trop- po apercamece, cbe il fine di quel lauoro.en) ftato di fabricare il luo pie'Cipitto.Dehfdicea tra M ADRE DI NERONE. xji tra fe ) che pur troppo e manifefta la empie- tadi chi voleiia tradnmi:Fiero moftro.ilqua- leseza reliquia d'humanrta. procura d’eltin- gtiere la madre, a fine di perdere ogni rime- branzad’eflerenato huomo. Ecco Agrippi¬ na,done if rermine della tua fuperbia, ha po fte lemofle delle rue fciagure- Sefofti vnico eflemplare d’eftraordinaria grandezza , tale farai ben ancora d’infelicica, non mai pill pratticata-, mentre non puoi a(Ticurarti la vi- ta.lotto l’impero d’vnfigliuolo. Son queltid Nerone,li premi, co’ quali fi rimerita il mio afferco,che fi fnifcero per farti Grade Ma co. mefono fciocca net penfare, che debba rime, ritarek grandezze da mericenute. mentre non riconofce ne meno, e non gratifica la vi¬ ta. O Dei: Doueiio dunque eiier feconda per diiienireinecceflo miferabile , ediquel pre- gio.che riefce il piu gloriofo nel fefio, deuo dolermi come del tormentomaggiore, che vale ad vccidermi?Io dunque vengo tradita,e la done ftimauo d’efleraflicurata dall’ Impe- rio contro li fteffi fulmini del Cielo, mi veg. gofulminata da vn mioparto ; Contro me dunque s’ordifcono lacci, mentre pure cre- detti d’dl'ere si follenara dall'ordinario della mortalita.chenon vi fode rete di fciagura, la quale folle di mecapace ? Deh quanto fono fallaci le humane fperanze.quato vane,quel¬ le alrere pompe,con lequali I’hnmanitafi vj inalzando coup enfiero di lepararfi dalla pie* bede’piu infelici- Chi rapprefentara Agrip¬ pina (ottopofta a pericoli , e necefiitata al cetcarericouero,quafi vna delle piu vileciur- ma, infegnpraquanta fia la vanatione della terrena felicita.ondenon euui ftato,in cui fia permanence vna fauoretiole fortuna. Auuer- tita anch’io, febentardi ,fonosforzatad’ap- plaudae alle violczc d’vu fatto crudele, tato M 4 me- i7i , AGRIPPINA meno tolerabiii, quanto meno imaginate I Non hatirei altre volte foftenuto aftronto > ancheminorc> fenza chimetizarne fpierate vendette.Fin le fiammedegliocchi, egli ar- dori del volto hauerebbero preparato vn’ in- eftinguibile incendio conrrochiiiquehauef- feolarodi fprezzarmi. Ethorapnre aunez- zato !o ftomacho al digerite quefte dnrezze f m’e di mellieti il coportar impunito, chi ha tentato d’vccidermi. Anzi lie meno mi lice d’irntare li affetthcheancoradourannoadu- lare quella pofsaza,che m'ha tradito. Agrip¬ pina dunque doura afloggettirfi a quelle hu- mili forme,inuentare da piu miferabili, a fi¬ ne di peruertire la qualita d'vn clima, pruo- uato infaufto nelle perfecutioni de’Principi 1 Vna madrc dunque doura tolerate la notitia di morte,niachinatale dal figliuolo, e non le fara lecito il rilentirfi ne meno col dimoftra- re palefe la fua peruerfa intentione.Deh Stel¬ la iniqua i che con particolari influfh lingo- larmente maligna , t’auanzi in tal modoalia fouuerhone delie mieglorie. Cielo ingiufto, cheponendolo fcettro nelle mani d’vn’ huo- mo, raifembra che te ftelloancora aluicon- fegni , onde egli puo aggirarti a luogrado . Maperchc mi lagno io di chi hadatoaNe. rone il commando, fe io quella Itefia fui, che con la inueftituradel dominio gli ho data forza per mal trattarmi.Donrodunque pari- relepercofle d’vn braccio, fatto forte dalla mia itella auttorita, e poflanza ? Altrimente per appunto , non lice regolare le condition! delmioviuere . Bifogna limulare per regna- re,a me, che regnai fa di meftieri fimnlare , per viuere. Dolorola necelfita ,inique vio. lenze. In ccnformita di tale rifolutione ella finfe di non hauer conofciuce le infidie , pcrdifo- bligarfi MADRE DI NERONE. 175 bligarfi dalrifentimento. Didimuld lolde- gno, fiimandoche I’apparenrecahna delle lue pallioni, potelTe impedire alia ragione del figliuolo, il naufragio ill si peruerfi furo* ri, Humiliatoil proprioorgoglio, diedeii a credere di vedere depofta Ja contumace fe- rocia dell’altro. Quindi mando a Nerone vn liberto , per amiifarlo del pericolo Icorfo, quali che rnioua ad eflo ne fofl'e la cognitio- ne. Moftraua obligo della fcampo alia beni- gnita de’ Nomi, non tanto per la propria faU nezza,quanro per la di lui fortnna. Fingen- do/i parricolarmente affettnola, diebiaraua aquellovna confideiabile perdita, quando mancafle la madre, da cni con tale eccelTo amauafi, Sc ambiuafli la di kri feheita. Finfe di crederlo appailionato per il f'uo male, quindi voile, che fodeadicurato della lua fa- hite , onde lo pregaua di non prenderfi briga di liibitovMitarla'Ricercaua.cb’eglidifterilce quefta dimoftratione di nuereza,e d’afFettcr, proteftandofi in quel pfito inhabile ad acco- glierio,quale 1’apprezzaua. Dimolirana fin- golar quiete d’animo, hauendo poftaogni iua cura in fanare la ferita, e riftorare il cor- po. Ricufaua pero d’affronrarli co la prese* za di Nerone, ftimado forfe di no poter per* ieuerare nelle fimulationi,metre la piaga an- cor fiefca , n5 hauerebbe permed! folpeli gli effetci di rifentimento. Malageuolmece hau- rebbe trattenute quelle dimoftrationi, con le quali poteua renderfi palefe il fegretodel fuo petto, rinfacciatale la vilta della iua ro. leranza, da gliocchi medefmi di chi 1’ha- ueua offda. In queiio mentre erano precor- iiper altra parce gli auuifi a Nerone del fi- niftro luccellb, all'hor appnnto che arten- tleua.certificatala morte della madre. iftor- dillo queftoinafpettaco euento> eremendo M S d 14 174 AGRIPPINA d'hauer fopra di (e Agrippina giiiftamente irrirata , rafiign racial! facta gia fcopo delle di lei vendette. Allicurauafi che lafallacia dell’- efico , haueua manifeftato l’autore delle infi- die,onde come tale pauentaua il caftigo, me¬ tre quellaarmando li ferni,(olleuando li fol- dan.o ricorrendo al Senato, & al popoIo,Ii fora refa autorenoleper punire il liio delicto. Elperimenrando le (code piu gagliarde , con le quali e abbattuco l’animo dal nmore d’vna macchiata colcienza, fingeuafi ad ogni mo- rnento atcerrato, ne perfuadeuafi d’hauer ba- fteuole fcheuno nellc forzedi ttitto I’lmpe- rio. Rallembrauagli di vedere pofto follopra il mondo da furori della madre, onde s’in- caminafle cialcuno alia di lui opprdfione, diftrato da gl'olequi ordinari della fua pote- za- Augtiftiato da siambigui penfieri.non la- peua con qinl rifolutibnedifciorfi da qtidie ambagi. Chiamo Burro.e Seneca, appoggia- doli alia loro fede , per non diroccare in con- formita della propria iniaginatione,la quale gni dileguaual’inconcraftabile abbammento d’Agnppina. Giaceua proftracoa piedi della forttma, per mendicare la conferuadone del¬ la fua gradezza, poiche la dmidita delle vio- lenze, clieattendeiia dall’ira della madre R- haucua acterfato- Non (peraua di folleuarla, che co’ configli de’due perfonaggi, de’ quali fattopiu dellordinario confidente, ptomife d’edere partiale delle loro determmationi. Inrelcro quelli I'accidente, fe gia prima non n’erano confapeuoli nell’ordme della efecu- tionemal riufcita. Ritardarono larilpolla per l’horrore, che fegnina al farfi coplici del matiicidio, e per ladifficulta dirimnonere Neronedal penlierod’vn tanto ecceflo. Coii- fiderata I’orgogliofa naturad’Agrippina,ne- gauafi dalla prudeza la elettione d’altro me- zo MADRE Dl NERONE. * 7 r ZO ter mi lie, dacui s’aflicurade la vita, ela tranqiiillita del Principe. Era contrario ad ogni concetto ben fondaro fopra la qualita del (no animo altiero U credere,che laliia vi¬ ta conferuata gratiofamenre da fanorcuole deftino.doudTe confacrarfi ad altro fine , che alle vedette, cotro chi le hanea machinata la niorte. Seneca pero (aggio nelP apprendere queiti dogmi di Policica, piii chenel pratti- careli precetti dell’humanita, (ententio , che douede vcciderh. Era configliere d’vn Princi- pein quel polio, diuerfopeio da le medef- mo,e da cio.cheera per la fua (ingolar virtu > la quale g!i ha acquirtrate glotie immortali - Non poteuanon fecondareil Geniodel Pa¬ drone,enon vbbidire alPiaterededi Staco, le ctii madime contradicono a gl’ affiomi della ragione. Riuoltoili quelli al collega, mentre irrefoluti ambedue teneuano maggiormen- re fo (pel one’ fuoi dubbiofi attanni I’lmpera- tore . Interrogoilo freddamente, (e il ripiego eleggibilein queftoa(Fare , era d’imporre a foldati, che vccidedero Agrippina. Eli arci- ficiola la forma di quefto configlio, che di- chiaro l’autore buon Politico, poiche non voile liberamente perfuadere vn delttco, che fota deteftato da ciafcuno j propofe pero l’v . nico modod’abolire que’tratti di timore, da quail confondeiiafi la certezza deila vita di Nerone. 11 qual’aftetto del principe non mai dene dar anfa a fanoriti, per machinate cen¬ tre li congiiHiti a lui di (angue ftando, che da gli eftetti di quefto podono facilmente can- giarfi gli afkcci. Doueua giudicarfi, che po- telle eder abbominata da vn figliuolo vna ta- ta (celeratezza , la ondeadogni euentoftli- dio Seneca, d’eder libero dall’ efimerfi. da o- gni pericolo» con protefta d'hauernedubbio- famente , non adertiuamente confighata M 6 ' la 17« AGRIPPINA la morte J1 trattenere all’iucontro Nerone hi quello fc6piglio>che cagionauano li sefi dell’ ammo agicati dal terrore,era actione non c5* ueneuoleadvn Grande, il qualeaflidaua fc fteflo alia di lui prudenza. Rifpofe Burro 3 di- fapruouado il confeglio, poiche la foldatefca beafferta alle famigliede'Ccfari,& I olcre di. uota delle memorie dj Germanico, non ardi. rebbe d’eleguire fimill comandi coll'inibrat- taifi le mani nel di lei fangue.ll partico,ch J ei propofefu di raccomandaread Anicetoilco- pito fuo compiacirpero.gia che nell’ artificio della natie egli n’haueua irraprefa la cura • Si chiamoduqiie coftni, e co liberaconfeilione di riceuer da cilo Mmpeno.quadoegli affet- tuafle le promelle, 1’aftnnfe Nerone,quail co piiciglio di gloria al copire vn tanro ecceflo. Ordmogli d'andar fubito, e di codur leco al. tri da quali foiTe vigorolamente promoflola edectitione de’fuoi difegni. Era quefti vn co- madameco,miftocoll’attratina dell’ambicio- ne,e di (peranza di premio, ma congiuto pur anche co terrore,metre ricordado quant" egli hatieua promeffo, auuerciiialo fimilmente di qtiato rifchio potelle ritifcirgli il fallace efito di quelle promelTe.Quanto piu facili fono Ii Pric.ipi al macare di parola, e di fede, tato fo¬ no pnntuali m efiggere da altri la ofleruanza. AddolTatafi dunque 1’Iprela peso di facilitar- ne profpero eucnto co nuotia maluagica. Au- ualedofi della occafione dei libertomandato da Agrippina al figliuolo, come fopra !i ac- cennd,fecegli cader vn coltelio rra’ piedijall’- hor quado efponeua la fiia ambafciata • Pre- tedeua co quefto d'incolparlo, quafi madato dalla madreper vccidcre l'Imperatore ,con thedifegnaua di dare vna falfa piega al crc- ditodella di lei morte. Gitidieaua di poter dar ad intedere , che da fe fola ella (i foffe vc. MAD',REDI NERONE. 177 eifa,per vergogna del facto Icoperco, e per ri- more d’altro caftigo-Co tale pretefto almeno prelumeua di cohoneftare la crudele fenceza del figliuolo, metre fora ftata fcufa, no total- mete fprezzabile , l’eder quegli itritaro con- trochi haueagli machinata la morce ■ Anche tra dogmi della natnra, ha ciafcuno l’amore di fe Hello,preferito a quel d’aitrida done n 5 e matauiglia, fe per coleruare la propria vita li eletciti la fierezza cotro la fie da madre . II line principaleeradisfuggitele riuolutioni del popolo,dalle quali no adicurauali illefo , quando egli fode apparfol’vccifored’Agrip- pina. Gia vedeafi co numerofo concotlo po- polato quel lido di mare, doppo la dilgratia eccorfa nel nauiglio. Nel tempo fteffo in cui perueniua l’auiiifo,incaminauaficiafcnno,& adagiadofi luogo foprade’pilaftri.ofopragli fchifnno fatiauafi di rimirare.d d’interrogare per fapere cio.che fode della Imperatrice. Se le mezogne della fama riportauano tal’ hora la di lei morte, s’vdiuano ilridi.e querele > fe la verita ftacata dal logo varco delle onde, ri- feriuail dilei pericolo, vdinano voti, epte- ghiere per la fua faiute. Erano frequeci le di- mande, quanto piti erano confide,Sc incerte leril'pofte; onde malediceua ciafcuno quel longofpatio di mare, in cui non permetteali il correre ad incontrare la lodisfatrione di quefta publica curiofita. Accorreua la rnolci- tudine, anche co’lumi, ambitiofa di feruirle quad fanale,inadditateil porto, leforfe an- cora tumultuaua tra pericoli dinaufragio. Fuggiua almeno la neceditad'incolpare le tenebre, quali che da loro fi contendeiTe la defiderata certezza dclio ftatodi Agrippina. Aflkuraca nella commune notitia della di lei faluezza , preparauanfi li cuori di tutti al- legioie,egli affetti .chimerizauano gli atti 178 AGRIPPINA di cogratulatione , no mai ftacadofi quei po- poli nelle offeree d’amorofi tributi alia fami- glia di Germanico- Non aggradirono quelle dimoftrationi al manigoldo, ch’efier doueua l'elecutoredel matricidio.Quindi fece auaza- re vna groda (quadra d’armati, che co le mi- naccie pole in fuga tntti li partiali d’Agrippi. na ; come, che timido perordinario il volgo allafola prelenza di loldati. fidilperge.etra. fcura la difefa di chi per l’adietro procegeua perfegiiitaro dal Principe. Diftribui dopo le gnardie.circondando i! luogo,doue quella ri- trouauafi , a fine di reftringere la ficurezza dell’effetuiatione del tradimeto. Gifige I’em~ pio fellone al palazzo,& atterran lone la pri¬ ms porta,ipetro dalle vioieze 1’igrello. Ogni feruo.ch’cgli inconrraua era riteniKo prigio- ne.acciocbe no folTe difenfore,6fpia-Peruen- nem tal modoseza impedimero alia camera incuigiaceua proftratafu’l lerrola infelice PrincipelTa agonizate per appfico nell'attede re la vicina morte , che gia prelagiuale l’ani- mo. No vedena alamo madato dal figliuolo, end ritornonemenod’Agerino da lei intiia- to.poceua nceuere alcnn fegno de’di lur seci- mai.Prefeper mal indicio lo fcorgere queglr crarraurto,e nelb ambignita de’ pelieri fopra quefto cocepiira folo finiftn angurij di dolo- rofo infortunio. Leacclamationi deila plebe 5pedite,vn tacito horrore quali di (oiitudine, animato tal’hora da ftrepiti iprouifi,perfiia- denano pin efficacemece prollime le fue rui- ne.La nioltiplicica de gli affamii,probibma li pelieri per procurarfi lo fcapo,e la laguidez- za.che fitccedeua a tanti dolori.viecaualeil ri- foluere la fiiga-Conobbe duque Tarriuo dell* vltima hora,guidara dali’uiftante, in cui col- Iocauali Stella per lei infa«fta>nel puiito pre- dettole da gli Aftrologi- Confefso iucuitabili MADRE DI NERONE. 179 le violeze del fato,e rapito daempio deiiino, nego di poter vataggiofaniete goder la vita, no che Pamaro luine delie gradezza.Sofpira- ua per la iniquita della (ua forte, gemeualeil cuore,che depofta la ferocia, mencre erafot- rrata la bafe del di lei alcerofatto.negaua an* chedi moftrarfi generofo. Era abbaudonata da ciafcuno,anche de’ fooi domeftici,oallon* tanati dal (do parcito per priuato interefle, 6 pofti in fuga dal terrore , Vna (erua (ola.che le artifteua nella ftaza,fecondo l’lpeto di que¬ ll: o Borea.che fpingeua gli aim lungi da que- ltalagrimeuolecacaftrofe. Parti an.h’ella, onde lagnadoii Agrippina, dille colanguida voce.Tu ancora m'abbadoni.No poteua non credere lopragiCice l’vltune fue (ciagure, me¬ tre diuideuafi ctafcuno dando fegno di fepa- rar(i,per no (oggiacere alia infettione,che fe- guiua al cotagiofo morbo della fua infelicira. Solleuaua gli occhi alCielo, no sole per Ico- giurare la clemeza de’Numi, operincolpare ia loro giuftitia nel lafciare Ipunito vn eccef. lo di tata perfidia E difficile il manifeftare li (uoi sefi.che ad ogni tnom£co,6 variauanfi, 6 moltiplicaua(i,poicliea mali si violenti, non puo aggiuftarh delcrittione,che nolia detta- ta dal 1‘efperieza.No poteua pa'. lare,poiche 1 altro affacedauafi la mete, che Isominifhar- le accent). Non poflonocdgietturarfi li di lei pelieri dado,che c6fu(a,& iftordita, fiflar no poteua la cdfideratione nelle fue perdite. Ri- fletrafi in soma fopm i’horreuok luopreci- pitio.dall’altezza di tata gloria,e fcorgerafli, le poteua no eller morta, prima ancora d’eG- leratterrata. Ammoiamecenodimenoparld afuoi vccifori giaentrati.a lei,all'hor apputo copediadoft gli vltimi rinforzi della iucedel- ranimo,ch’eva in atto d’eltingtierfi. Ad Ani- ceo,che faceali capo de gli ahn, difle, che fe egli *8o AGRIPPINA egli venins madato Jal figiiuolo per vifitar- la,rirorna(Te tacollo cSauuifodel fuo miglio rameto, chefeancora veniua efecutore d’al- cu ma!ii3gioorditi£>doud?e fofpenderlo.non erededoloiramediaco dali’Impcratore, in ctii Dmi poteua regnarecrudelta corraggiol'a,per coniandareia morte della madre. 5forzaiia(i diconfermare quefto falfo credito, agziuge- do encomi del merito della propria affectio- «e jil quale peronon giudicaua , che fdffe si mal contracabiato da chi douea confeO'arlo fondamento delle proprie grandezze • Nulla giouoqirefto fuo ordine, poichc circoiidaro- no il letto quegli Igherani adolci da ogni fo- miglianre dubbio di fallire in queft’atto con- Iro la volota di Nerone.prlcipiarouo ilmaf- Baggio concerto di tanta crudelra , & vno tra edi precorle con la bactuta , percttotendo A- grippina con vn groflo baftone in capo. Se- condauanlo gli altri col canto della crudelra » in confonanza de’command i del tiranno. Quel letto radembratia vn' inferuo, in cui volgcuafi,& aggirauali quad daunara quella in ft I i ce tra tornaenti di quei barbari.In vn’in- ruieco moto,ordinato dalla neceffita di fug. gire li colpi de gli. empi ftagionauafi per ap. punro a gli ardori de’parimeuti , a fine d’ef- fercibo perferramente conditoalla loro ffe— tezza.EfcIamaua, rimprouerado la pevucrfi. la del figiiuolo, e la fceieratezza de gli efecu- torr , & all’ hor quando vide da vno di quelji fnudarfi ii ferro, accennandocon la mano il ventre • Quiui.dilie.s’auuentitio le rue ferite. Eacciafi fcempiodi quell’aluo, che ha tratte- nuta lotto humane lembianze vna fiera La- cerinfi quelle vilcere, cbehamio accolto vn jnoltro d'humanita . Adiininfili colpi pia fpietati , done l’annido vn parto homicidiale della madre. Peecai neU’efier feconda d'vn*. cm. MADRE DI NERONE. iSt cmpio.che fara perpetno fcorno dell’human genere,tralignado intal guifada huinani co- ftumi.Punifcafi peroquel ventre,che l’accol- ie,aI!’hor quando doueua piu tofto fuffocari S» come aborto della natura • Introducafi la .norte, oue fi concepi quel figliuolo, che ha potutocommandarelenaie ftraggi. Empio :ellone,(cderato,parricida. C^uefte furono le vltime parole, poiche l’anima obligata al partire da moltiplicate f'erite, lafcio derelic— te.come d’habitatione gia vuota le porte de’ fenfi. Termindla vita miferabilmete quella- che nel corfo de gli anni ftimo le intelligeze de'Cieli obligate al conformarfi amoti de’ fuoi fupetbi penfieri. Eccovilmeute eftinto qtiel lume gloriofo, che hora deue feruire al dimoftrare il mentito porto,che s’ha per me- ta ncl varco dellegrandezze terrene. Appar- uequafi ftella inettraordinariepope difub* limi fplendori, raa hora a chi la fcorge cadti- ta, dalfi a vedere vn’ aerea efalationecompo’ fta di vapori.quali fono le vanitadi del mon- do,le quali ellendo poco meno,che nulla,con moltafacilitafuanifcono.Lainfatiabilita, de* fuoi ambitiofi defideri, mentre ella vide , fti contracambiata da mokitudine impareggia- bile d’opprobri.che fegui alia fua morte . 11 cadauero fu gratiofo Ipettacolo a gl’ o<> chi del figliuolo, accioche nogodefle il dilui pentimento, da cui fi forano lcemati gli pre- giudicijdel fuo raerito. Fifsadogli occhi nel* le moltiplicate ferite, elaggero le bellezzedi quel corpo,ch’alla fua peruerfa audelta,ra(- sebraua fingolarmece vago.jmentte era intin* to nel fuo sague- In tal guifa gli feherni furo- no gl’bonori,co’quali pncipidNerone le fo- leni efequie.NG furono piito piu celebri nell’ abbruggiare il corpo , e nel depofitare le ce- neii, di modo, che nella vilta de i funerali , i8x AGRIPPINA be puote dirfi puuita I'alterezza del fuo orgo- glio.Quella,cheneldominio fdegnaua le pre- logatiue de’piii Grandi.nelle p5pe del fepol- cro,pareggio la mendicica de’pili miferabili. In oppofitione pern di maluaggio deftino , d qlllie Icrudeliua co tati difpregi cotroAgrip. pina,beche vccifa,fnui chi honorola co vitti- me. All’hor quandos’acceleper lei il rogo> Maeftro (uo liberto, fuenolli per libarle il sa- gue,e far accedere cole fiaine la propria ani- ma in homaggio del di lei fpirito,che gia ere deua fuoruolato alle sfere.Vedicarofi per Ilia parte li rimorfi della cofcieza.che tormenta- ronoNerone.fenza permectergli quiete,® ri- polo fin all’ hauere abbandonato il luogo del de!itco,doue rinfacciauafegli ad ogni hora 1’- eccelfo di ta:a fceleratezza. Era I pofto di fco- uolgimeto anche rnaggiorefel’adulatione di Burro no lo rimerteua in iftato di me turbato ripofo.Mado li Tribuni, e Ceturioni a cogra- tularfi feco de’fnggiti pericoli, che gli erano appreftati dalta madre, laode Icorgedo rico- liolciura con si riuered vfiL-ij la fua fierezza , depole quel timore^che funeftaua le fue con- tetezze. Pauetaua, che adiraro l’vniuerlo or- dinar doueflelpiecaticaftighi conrro quefto delittopnpenadi simoftiuofa tiranide.Qua- do pero lo vide approuato da publici setime. ti, degnodi voti di gratitndine a Numi, edi teftimoni d’vna comime allegrczza,riprefe lo fpirito, e riforle da quel lepolcro, in cui trac- teneualo la deprauata cofcienza • Procurd d’- acquiftaread Agrippina I Roma gli applaufi niede(mi,auuisado il Senato della di lei mor- te,comc meritata dal tecamento fatto d’vcci- derlo.Ripeteua le antiche eolpe per rluerfare fopra di lei tucte le lceleratezze del gouerno di Claudio. Riferiuail naufragio fcorlo, co¬ me fumutOjinditiopero di fauoreuole forcu. na, MADRE DI NERONE. 183 na,la quale pretedeua di liberate la Republi- ca da vn vino male, chesepre maggiormente accrefcettafi. Efaggero insomafopra l’haueg elTa madatoAgerino,Icimo traTuoi liberti.co arme nafcofte per vcciderlo, laonde be coue- niua 1’vlrimo ftipplicio a chi co tali diporta- meti hauea peccaco cotro la hitmanita>e cou- tro l’ellere di madre. Da quelle Jettere pc ro nulla ft rapi alia verita/uperiorea quella co. gerie di mezogne, prima aucora d’ell'ere fta- ta foftenuta da piu ditlici auuifi del fuccello. Furonoconofciute falfe leacctife, ch’erano perapputomaPiutelluti manti,per cuoprire 1 ’ecceHo del parricidto. Le motmorationi in Roma offendeuano Seneca piu.che Nerone, auuezzi gia tutti alle pruoue della di coftui crudelta,che fbprauazaua il polTibiledi tutte ]e querele, bialimattano li coligli di quel lag- gio, che haueano prornoflo ad auuataggiarli taluietela peruerlafuainclittatione. Col liio dire.beche no riloluto haueUa dato ammo al corfo di quella perfidia, a cui ballaua leggie- ra fplta,per precipitate nelle maggiori fcele- ratezze, metre era fu’l lubrico setiero d’vrf’a- nimo cotalmete corrotto-Ne laprci qua! dife- fa di fcufa oppotre alia lua colpa, metre gin- dicarlo no polio gmdaco d’altra ragione, cite da quella di Stato, fallamente cost appellata, iTieue e cotro ogni ragione No so le loileua- to in pill alta coteplatione ifcorgefle coueue- uole il dmenir coplice d’vn tantodelitto,per cocorrere a beneficare l’vniuerfo, col priuar- 10 di mollro cost horreuole,cheIfettaua lhu- jnanita co’luoi vitioli coftumi. Credo tradito 11 (no giudicio dalla fallacia deil’humana pm deza,come pure fit peruertito il mauiro seno de’Senacorbe de’Pnmati di Roma. Li pill la- gi lotto tal volta It piii pr 5 ti a lufingare la ti- ianide del regiiante,che non puo cotreggerli, poi- aS4 AGRIPPINA poiche con pki purgato mtelletco vedonola neceflita d’addomefticare quella poteza, che anon pud foggiogarfi. Proctirano renderfi be- neuoie quefte fieredbtnminiftrando loro co' confegli quelle beuande di (angtie, ch’effi ap- pecifcono , accioche in loro ftefti non procn- lino quelle fodisfatcioni, che eglino vietano lorodi prenderaltri. Alla volonra de’Gran* di fa di meftieri confentire, come alle vioien- zedel fuoco, 6 alia rapidezza de’correnti.Ri- xruouifi sborro alle fiamrne, 6 varco alle ac¬ crue : Infelice ealcrimente quell’oggetto, che li frapone. In conformity forfe di tali dogmi adularo- no ii Padri Nerone,per la vccifione della ma- dre. Diedero pompe di trionfo a quefto par- ricidio, decretandoin tutti li Tempij le fup. plicationi, e li ringratiameci per la falute del Principe. Con folennita di mioui giuochi, fe. cero feltiuo l’anniuerfario giorno,in cui erali fcoperte le infidie d’Agrippina . Tanto pili funefto ftabilirono quello de’ fuoi natali, de- terminando, che folk annouerato tra’ giorlri ■infelici. Applaudeuano in ralguifaallaper- nerfita di Neronejcome che degnamente ha- uefle datala morte a colei, che rendeua mife- rabilc il tempo, nel quale haueiia ricenuta la vita- II condannarel'hora,, in cui quella era nata,a!tro non era per appunto.che vn’ enco- mio della rrfb'utione di chi l’haueua vccifa* Parue, che eccedellero di fouerchio quefti tratri d’adulatione, onde non pilote tolerar- gli Trafea Peto, Senatore d’ammirabiie fin- cerita. Anche in altreoccorrenze(blena rno- ftrare quefta fchietezza d’animo , 6 tacendo, v con vn freddo allenfo moftrando, che non concorreuano a fomiglianti determinationi , gli fpiriti piu puri del giudicio, 6 li piu vitali deii’amma. In quefte ruguilte dichiarationi toil.- MADRE DI NERONE. i8j contro Agrippina , llimo troppo auuilitoil decora della prudenza, mentre s'iiiimiliafle ad arto tale di perfidia con appruouarlo. Qaindi dtibitodi pregiudicare alia rettitu- dine della (iia intenrione co la prattica anco* ra d’vno de’ due ordinari modi, che pero vfcl diSenato. Tali perfonaggicoronardoureb- berola Maeftade’ regnanti , e foftenere la grandezza delle Republiche . Foranoforfe men frequenti li difordini nel gouerno, fe li Configlicri con fomigliante liberta,pone(Tero in non cale li pardcolari interelTi. Se non di- uerlamente li toglielle il fomento alle ingiti- fticic de'Pfincipi , li fcorgerebbeiopiiidi ra- do li parti fconcij di quelle attioni, con le qualirendono moftruofa l'humamta , non chc bialimeuoie il dominio. Ma le adulaiialo i! .Senato, non coliadtila- ualoilCielo, che con varij prodigi prclen- todi in atto minacciolo, nientre poco doppo la morte d’Agrippina s’ofcuro d'improuilo il 'rale , furono percodi dal mono quattordi- ci Rioni di Roma, e da vna donna fti parco- lito vn ferpente. La vanita di quei lecoii, af- faccendaca in quelle ofleruationi concepiua hoirore per quelle apparenze &: eraui chi figmauali in quelle li fenli de i Nurni fde- gnari. Alrri llimatia , che lo fpirito della eftinta , predicefle con qudti portend le horribili file vendette • Fuui ancora chi fopra quel Pianeta ottenebrato, fonno concetto della luperna pieta,onde colasii folTero celebrati li funera- li negati alia madre dalla enipieta d’vn figli- uolo. Nel nero d’apparato funebre fepohi gli luoi fplendorqpretefe forfe di far riforge- re ledi lei lopolte glorie. Cotradiceua tanto maggiormete Nerojne , fattopertinace nell’ oftentare il Luo pellimo vo- i86 AGRIPPINA volere contro Agrippina,la doue a fine di re; derla piu odiofa, liberddai bando tutri quel- li, ch’erano ftati facti efnli dalle di Jei perfe- cutioni. Penso d'accreditarfi benigno di na- ciira, actribuendo alia madre la colpa di que. gli ecceffi, ne'quali erafi dimoftrato inhuma- no - Mend rono pero tantofto quelle prime apparenze.mentre videfi tanto piu licentiofo nelle fceleraggini.all’hor chefii libero dal ri- ipero verfo la madre , qualunque ei fi fofle. Li progrelli della ilia fierezz 3 , molciplicaro- 110 li crofei d’vna fcatenata ferocia > etracol- Iando (enza riguardo nelle peggiori colpe,no curaua ie foflero abilfi di vitij quelli, oue ipingeua precipitata la ragione. Quanto piu era iufracidito ne’ fuoi corrocti coftumi, tan¬ to men foudaco nella folita craquil]jta,appa- riua tremolo , e cadente, quafi ad ogni bora abbattuto dal caftigo douuto al Matricidio. Non afticurauafi d'entrare in Roma , temen- do che il fauore popolare, partiale della ma¬ dre, appanfle intereflaro nel vedicarfi la di lei morre . Non fapeua pero riiohieredi cola in* caminarfi, quando da fuoi adulatori riceuen- do applaufi, per quefto ecceflo con protefta d’vn commune aggradimento, non handle prefo coraggio perfchernire li fuoi vaniti- mori. Perfuadeuanlo anzi ad attendere dalle publiche dimoftrationi del popolo premi di gloria; quafi per attione, in cui il (bnimo del merito richiedeilegli eftremi d’fionoreuole corriipondenza. Se mai fuui Corte abbonda- re di fcelerati, quefta fu la vnica, nella quale faceua di meftieri non dipartirfi dal genio, e dalla imitatione del Principe, il quale era la Iceleraggine medefma L’ellere de' cortegia- ni dipende dalle condition! del regnanre , on- de li coftumi di quefto folo, baftano al mifu- rare la virni, ouero jl vitiodegli altri. A P - MADREDINERONE. 1S7 Appruouarono coloro labaibariedi Nerone cot. I prometrergliene rifcontro d’applaufi in Roma. ! Quindi per non lafc*ar mencire quefte promeffe , pratcicarono co'loro confedei ati la forma d ; protu- rare parricolari accoglienze nel fuo arriuo . Ned*- uerfamente da loro defideri egli fiitrattato, quail trionfante , con Pincontro delle Tribu , e del Senato in habiro faftofo, e feftiuo, con I’vruuerfale concor- fode 5 Citradini ifchicrati nelle ftrade* fenza efcntro- ned’alcuno, ma con Fordine, checomportaua il fef- io, 0 pur anche il grado . Conuerrito il volgo a quefti ofequi dal maneggio degli adherent! t fe pure nor* violcntato dallo fpauento > che ccncepiaa j er 1-adi lui fpietata tirannide , trafcuro quelle efpreffiSni , con le quali fora altrimente vfcito a luce l’antico arnore della famiglia di Germarico per lo perfonag- giod’Agrippina. Quanto e facile la plebe nel darfi in preda ad vn Grande con particoiare affettioni, e aitretanto pronta al rapirecid > che dona., quando maggior poifanza l*atcerrifcc,d maggior prenuo Tal- letca. Non fil perd marauiglia, che il pcpoio Roma¬ no , quafi. r ftuptdo non fi rifenrifle alii ftimolidi rf- n*embranz3,ondc vna figjiuoladi queU*Heroe,tanr o amatofcorgeafi da vn fuo parto medefino eftinta • E’ purcmoltiplicaaanfi a quefto enipio rributi di liue- i rcnza ; come fe nel forum a co eftro di riguardeuole im- prefo j haueJTe aggiunto alle fue grandezxe nuouo ca¬ pitate dl gloria . Tali rurono !i fenrimenti,che feguironoal fine tra- gico d’Agrippina ; si che in paraggio dell»altra,fcor- geSp»uco meno infclice, ancorche forte molto pit fcelc-rata . L? liicce/Iidi quc^e dueMtragedie da me lapprefent'te forro lo ftefTo titoio , veggcnfi. intrec- ciato cone medefme h'uole delb fortun che si ftra- namete caiigia feena , e muta li perfonaggi. Net dr^ims, in cui. s’inrroducono li plu Grand!, riefcono ligrimeuoiili che furono ; ma fono rr.ute , & infenfibili, per auuertirp cib che hoi a fono . Le va- gliegi quafi due femine uja tali non furono giamai 'e’.' Ioro cleuarfpenfieri, folo quamlo ' nell’altezza cedettno a jfUfcforzi delle loro pa/Iioni. Piftin- guoni iioha da I fi;£l or ia > b Hal dishonorc, che ac- compagna if novo 'home, per jusuifirti , qualinente non ti fa ftinra del viuere , 6 del inorire , ma di cio,- che rimane dono la morre . N|^n perifeono col corpo le anime de’ Grandu la doye fa di roeftieri apprez- zare cio , che puo dale anuna all'anima ftefTa , ne i c« per chi me* ritblode, e per chi metro,rmipiou-eri . Le imagint antiche , pr ejjgr uate dalla ^youaciiia tempo ner» molti fccolt, ricoaLuio inditferenterrente li tiranni ,' e gi , rrn^efatofng»m>fi, in guifa , che gerli malua- ci fi fa eternati’infamia , cot#ef£r gl'alm ‘perpetuo rhonore. r - -- •- ’*’ rna&inTam -. r « r v t u W _ . ^e^Fflr ftmbianze , che da Pbirwno d fe in^d^'flb ton le proprie atcioi^fott^lureuox,. Q %aIucono in quahinoue imagine » aie tT&foftiene la ** rinierr.^anza . In foitfsia not^^npre e vero , che quaif.viue i’l r.r ; 4egC*empi (ovtifce s t|t|hOra vn mal fine , ■Che muora , poiche per le _ _ \-m - d ben si infal^iBtlrattione j che qual * vine talc ntl none ei foprauiucalla r.iorce . ^ l % — ’MM Sk, NE.