Edizione speciale Anno I Capodistria, 30 settembre 1945_N. 4 30 Settembre 1945 INAUGURAZIONE DELLA CASA PEL POPOLO PI CAPOPISTRIA Dopo quasi 25 anni di lunga e dura attesa il popolo capodistriano vede finalmente realizzarsi una delle sue più belle aspirazioni con l’inaugurazione della „Casa del Popolo" Calie degli Orti grandii Un placido rio veneziano che tortuoso si addentra fra massicci palazzi antichi sui quali il tempo ha lasciato l’impronta della sua inclemenza. Visto di notte, dopo un acquazzone, illuminato dal pallido raggio della luna — l’incanto e la similitudine veneziana si rende perfetta. Ed è all’ angolo di altra calle — quella dei Tarsia, che s’eleva l’edificio imponente che fù costruito intorno al 1600 da Paolo Percico, e da questo passato in eredità ai Tarsia. Non facciamo la storia di questa famiglia, nè delle vicende alterne di questo palazzo, esse si trovano sepolte nelle storie cittadine conservate nella nostra Civica Biblioteca; piuttosto ci preme segnare il periodo purtroppo breve in cui questa Casa fu sede del Partito socialista, ricostituitosi dopo la guerra mondiale del 1914-’18. Sembrava allora che le mura capaci di questo ambiente signorile si svegliassero dal torpore-di secoli, per raccoglier una nuova generazione d’uomini, che alla comparsa, di quell’ ultimo lembo dell’ e-poca secentista sostituivano l’etichetta di quei tempi ampollosi e vuoti con il concitato desiderio di una libertà, troppo lungamente soffocata nella parodia della cosidetta vita «civile». E dopo il doloroso periodo della guerra, l'operaio vedeva realizzata finalmente la sua aspirazione di una sua casa, che potesse raccogliere tutti i lavoratori nei giorni di festa e dopo il diuturno lavoro al lieto conversare, ed agli studi di quei problemi economici che si riannodano in un cerchio di 20 secoli con la dottrina sociale del figliolo d’Israele, per fare dell’umanità ideale di lui, l’umanità ideale e positiva di Carlo Marx. 1 giovani lavoratori accorsero portando ognuno il suo contributo alla causa di quella lotta contro la borghesia intransigente e reazionaria che formava la barriera di confine, l’ostacolo tra un gruppo di indipendenti dei pregiudizi e dalle forme passate e la nera oligarchia ultranazionalista Che stava preparando la via alle future lotte politiche anticomuniste e antislovene. Già in allora un germe comunista si plasmava accanto al socialismo locale nei giovani intelligenti illuminati, che volevano romperla col polveroso vecchiume delle idee passate, e correr innamorati l’arringo del libero pensiero, di quel pensiero immenso d’amore e fratellanza che è il futuro domani della nostra società umana. Solamente la certezza in questa fede può rigenerare gli uomini e il mondo, da tanta truce infamia sofferta! Se il nome del celebre teologo luterano del 1500 Flacio Istriano - si collega indissolubilmente alla riforma religiosa del suo tempo, perchè mai ora dopo quattro secoli di progresso non potrà compiersi quella riforma sociale che rappresenta la conquista dei diritti del lavoratore, nel nome di un ideale umano già provato nel durissimo cimento che costò milioni di vittime al mondo intero? «Non occorre esser degli eroi per troncare la tirannia dei dogmi con-venzionalistici borghesi, basta la coscienza del giusto», così la pensavano ingenuamente i nostri compagni di 26 anni fà, in questa stessa casa, allorché alla sera radunati insieme, parlavano e speravano in un avvenire migliore; ma mentre fissavano lontano lo sguardo, oltre lo spiraglio di luce apertasi con la conquista di quella sognata libertà: ecco che una bomba lanciata entro una finestra da mano criminale rompeva l’incanto delle illusioni, e segnava il principio della fine di quelle riunioni di operai così bene iniziate. Era il realistico «saluto italico» delle prime orde fasciste assetate di sangue proletario! il calvario incominciava. Si costrinse il partito socialista a svender la casa — le vicende di tale mercato sono un merito in più delle nauseanti manovre fasciste che ormai conquistato il potere — imponevano la legge del randello affiancato al colpo proditorio di pistola. Sbandato il nucleo che animava quelle coscienze intemerate di uomini di fede socialista e comunista, sotto il terrore e la vergogna dei patiti soprusi, essi chinaron la testa sotto l’infame giogo di dolore tremando per i loro figli e le loro compagne. Sembrava che la folle ventata degli assassini d’inermi avesse deciso lo sterminio di tutti coloro che credettero in un sublime ideale umano di pace e lavoro. Intanto questa melmosa crosta parassitarla — fascista, si condensava in uno strato solido che doveva coprire un intero popolo di 45 milioni d’italiani, immergendoli nella purulenta cancrena d’ una vergognosa epidemia ultra nazionalistica e ciò per ben 25 anni ! Tratteggiare anche sommariamente tutta la tragedia di questi anni lunghissimi, è cosa che ormai appartiene alla storia sanguinosa di ieri e che sarà definitivamente chiarita tosto che tutti i documenti saranno completati, e che dai retroscena e intrighi diplomatici risulteranno senza ritegno le manovre oscure che condussero i popoli al macello preordinato dal capitalismo guerrafondaio immedesimato nello spirito brigantesco dei due degni alleati - fascismo e nazismo. 11 giogo imposto dalla novella guerra gravò sull’Istria con ferocia senza pari; divelto e calpestato ogni valore umano, derisa ogni velleità che mirasse alla conquista del più elementare diritto di vita, tutto turbinava nel vortice della distruzione, come l’apocalisse profetizzata dalle leggende bibliche. Uomini e cose sparivano inghiottiti dalla marea di sangue che saliva, saliva senza arrestarsi. Folgori distruttrici scaturivano dal Connubio di un’alleanza militare nazi-fascista, stendendo un sudario di morte sulle più belle contrade del continente. Nulla più bastava a saziare il fuoco alimentato dalla menzogna propagandistica di giornali, di conferenze, di notizie radio trasmesse. L'essere umano era un fuscello di paglia marcita, sul quale pioveva la diuturna panzana del Duce e del Fiihrer, quasi oracolo - divino. Anzi il Dio dei farisei era soppiantato dalla sublime concezione dualistica dei fini politici di questi due conquistatori del mondo. Ma l’immane tragedia scatenata dagli interessi guerrafondai volgeva alla fine. Crollavano i falsi templi di Marte; e fu una liberazione il giorno che il militarismo nazi-fascista — chiese — «pietà dei vinti». Il tempo maturò i frutti della disfatta, mentre il continente europeo diveniva un cimitero immenso. Dall’Oriente spuntava finalmente la stella redentrice, verso la quale con ininterrotta fede i superstiti volgevano tutte le loro speranze. Non invano! Ed è che questo risveglio della speranza, sorta tra la putredine dei sepolcri, che sorse il doloroso lamento del primo anelito di riscossa popolare, mentre i superstiti si contavano tra loro, stupiti di aver ancora un diritto - respirare e vivere! Qui sorse il bisogno, di riprendere l’idea così lungamente troncata dell’unione materiale e spirituale dei compagni sparsi, ancora viventi, e questa fu la base che permise di ricostruire definitivamente la nostra Casa del Popolo. Casa del Popolo nostro, sacrificio immenso di poveri lavoratori onesti, poesia tradotta nella realtà dei fatti con tanta tenacia; centro di cultura operaia, ove le future generazioni sentiranno l’orgoglio di contribuire alla sua più grande perfezione. Pochi uomini, ma molti fatti, ecco l’orgoglio dei coraggiosi compagni il di cui nome non dice nulla, poiché ne parla questa palpitante realtà che oggi s’inaugura con tanta fede ed amore. Realtà sorta dal sangue dei compagni scomparsi, dando la loro vita per la nostra stessa causa, per la quale oggi questa fede ha improntato di sé, tutta l’opera che oggi, o compagni, salutiamo con una gioia immensa. L’opera ha valso il sacrificio con il quale fu compiuta. La nostra Casa del Popolo è una creazione tipicamente proletaria, e tale resterà nei secoli venturi se la fede di un ideale di pace, fratellanza e lavoro, animerà costantemente lo spirito delle masse operaie. «Operai di tutti i paesi unitevi» ecco il sogno di Carlo Marx, ecco la sintesi sociale di Lenin, ecco una parola simile a quella detta da Cristo agli Schiavi «amatevi e siate fratelli». Compagni e compagne, che ci recaste quest’ oggi il vostro saluto augurale, esso ci dice che la nostra fede non può morire, e che noi combatteremo contro tutte le guerre fu- chi frequenta in questi giorni la Casa del Popolo può accertarsi come una ventata di nuova attività abbia avvolto coloro, che reduci dai campi di battaglia, oggi si sono decisivamente ingaggiati nel lavoro di ri-costruzione. Raggiunta con le armi la libertà per il popolo, ecco presentarsi di fronte a questi eroici paladini la necessità di dare al popolo un luogo di ritrovo, un luogo dove istruirlo e avviarlo a quella maturità politica tanto necessaria per renderlo atto a partecipare coscientemente alla vita pubblica. 11 probblema si presentava piuttosto arduo, quasi irrealizzabile; tuttavia, nonstante le difficoltà finanziarie e la carenza di materiale, la volontà' di pochè supplì a queste deficienze non indifferenti. Questi pochi, sebbene fossero stanchi per il lavoro diuturno a gara accorrevano in questa casa, per veder coronato nel minor tempo possibile, il frutto del loro sacrificio. Anche le donne non hanno voluto essere inferiori in questa gara di lavoro, partecipando con vero spirito di abnegazione all’addobbamento interno della loro casa, della nostra casa. E noi giovani, le abbiamo viste nelle ore serali preparare con ogni premura ciò che ad esse veniva impartito. Esempio mirabile, degno di lode. E noi saremo immensamente grati a questi compagni che tanto disinteressatamente hanno dato al popolo, e in special modo a noi giovani, la casa dove potremo temprarci, istruirci e formarci un nuovo tenore di vita. Perchè se per i vecchi compagni questa casa rappresenta il coronamento delle loro antiche aspirazioni, per noi giovani invece rappresenta la vita, l’istruzione, l’educazione del domani. Per noi, che, nati e cresciuti sotto quel clima funesto impostoci dal fascismo, abbiamo maggiormente bisogno di apprendere tutte quelle realtà che per tanti anni ignominiosa- ture, contro i supprusi e le infamie dei potenti, così come combattemmo contro l’oligarchia nazi-fascista superata ma non ancor morta. Così c’insegnano i nostri morti, le nostre vittime, le nostre case distrutte, la nostra fede nella patria proletaria che stringe il mondo in una fratellanza comune, sublime e grande nell’unica religione del vero, che c’insegnò la nostra madre natura. Compagni, a voi il canto che suoni il lieto augurio, e che rammenti il nostro inno di battaglia che fu cantato da coloro che perirono per la nostra stessa idea: VInternazionale! PIETRO BUSSAMI mente ci furono tenute nascoste. E ciò potremo farlo solo frequentando assiduamente questa seconda casa, questa nuova famiglia, portando ri-conoscenza e gratitudine a coloro che per noi l’hanno edificata. E noi giovani antifascisti daremo l’esempio, faremo in tutti i modi tesoro caro di quelle cose qui apprenderemo, trasmettendole poi a coloro che ancora ci guardano passivi e rimangono ancora estranei alla nostra organizzazione. Solo così il lavoro dei più anziani non rimarrà nullo, solo così essi porranno in noi fiducia, solo così domani ci cederanno contenti i loro posti di responsabilità. Accorrete dunque in massa alla nostra casa, accorrete tutti in seno alla nostra grande famiglia, nerchè qui, o giovani, troverete sincerità, comprensione e amichevole validità. E. CBALLI Un esempio da imitare RINGRAZI AMENTO 11 Comitato della «Grande Sagra di San Pieri» ha elargito alla locale Pia Casa di Ricovero, amministrata dall’ E. C. A., il netto ricavato della sagra, ammontante a L. 17.000.—. Secondo il desiderio espresso dal suddetto Comitato, parte della generosa elargizione è stata destinata al-l’allestimento di un rancio speciale ai ricoverati e parte all’acquisto per gli stessi di calzature ed effetti di vestiario. L’Ente beneficato ringrazia sentitamente anche a nome dei beneficati il Comitato di San Pieri i cui membri hanno dato un così alto esempio di civismo e si augura che tale esempio abbia ad essere da altri imitato. Direttore responsabile : PIETRO BUSSAMI Redattore Capo : GIUSEPPE BORISI Stabilimento Tipografico Giuliano - Capodistria A VOI GIOVANI !