ANNO VII—N. 33 Sabbato 14 Agosto 1852 Esce una volta per settimana il SabbdtO. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione.— [/abbonamento non .va pagato ad altriche alla Redazione. Siili' eccidio Dalla raccolta delle poesie popolari anteriori al secolo XII fatta dal sig-. Edelstand de Meril, leviamo il canto sull'eccidio d'Aquileja che viene attribuito a quello stesso Patriarca S. Paolino che in versi pianse la morie del duca Erico del Friuli. La poesia si manifesta scritta molto tempo dopo la caduta d'Aquileja che è dell' anno 453, non da testimonio oculare, o da persona sì prossima all' eccidio da saperne dettagliate circostanze sotto le quali perì la seconda città d'Italia, e che deve aver avuto episodii oltre a dire lagrimevoli. Nel canto non si toccano all' invece che quelle generali notizie che furono in poche parole consegnate alla storia, e di queste medesime non tutte furono accolte. Ciò diciamo perchè anche nelle poesie cerchiamo materiale storico. Narrasi nel canto che, presa Aquileja di forza, ne ven-nissero gli edifizi diroccati, ed incendiati, volgare credenza che potrebbe limitarsi all' incendio, difficilmente potendo credersi occupato un esercito per numeroso che fosse a demolire le case di una città che aveva nove j miglia di superficie; bastava il saccheggio, l'incendio, ed | il fare schiavi gli abitanti, per ridurre a malissimo par- | tito la città. Ma non tutte le ricchezze, nè tutti gli abi- ! tanti rimasero ad attendere la caduta della città, chè lo j stesso Patriarca S. INiceta col clero, coi tesori di chiesa, i col libro del Santo Vangelo erasi riparato in Grado, e così fecero quanti mai poterono. L'incendio dato al Testamento nuovo e vecchio, ai libri dei santi dottori della Chiesa, va inteso piuttosto come spregio fatto alla religione da turba baccante di soldati pagani sui libri rimasti; le sacre suppellettili, i donarii pii furono preda spartita fra i vincitori. Rileviamo corno il poeta si manifesti sacerdote; e se fu S. Paolino, era il Massimo. Non si fa cenno di sovversione delle chiese; anzi in alcuni passi se ne parla come non fossero state diroccate. 11 poeta dice della città, che mentre un tempo era frequente di edilìzi marmorei, ora sia divenuta campo rurale di poveri contadini; delle chiese all'invece dice che un tempo erano frequentate da turbe di nobili, ora sono piene di vepri, rifugio di volpi, nido di serpenti; così che in luogo di piangere la loro distruzione, rilevando il poeta come erano frequenti di ben altro che di nobili cittadini, dovrebbesi dedurre che le chiese non sieno state diroccate. II quale risparmiare delle chiese noi non l'attribuiamo nè alla religiosità di Attila, nè a quella delle sue orde'^nè a rispetto pel culto sebbene non professato (chè difatti arsero i libri, spogliarono i tesori delle chiese), ma a ciò che la città non fu diroccata fino al piano dai vincitori. Allontanatisi i quali, il popolo rientrato rispettò le chiese, trattò gli edifiži arsi come fossero cave di pietra, e li abbandonò all'azione divoratrice del tempo, meno forse allora, di quello che in tempo della calata dei Longobardi. Certamente il poeta intende dei tempi suoi, là dove accenna che si profanavano le tombe, per trarne il marmo, lo che è per noi testimonianza che Aquileja era allora trattata come cava di pietre da fabbrica. Imperciocché il manomettere le tombe e 1' adoperarne i materiali per ristauro di mura era peccato non ignoto ai secoli precedenti, anzi fu tal volta autorizzato. La Chiesa aprì le arche dei martiri per levarne i corpi santi, non a lucro temporale, ma per altra causa. Imperciocché dalle città distrutte facevansi levare le sacre spoglie, siccome avvenne nell'anno 568 e di Aquileja, per le distruzioni novellamente sofferte dai Longobardi, e di Trieste per la distruzione patita daTotilao dai Longobardi; però noi pensiamo di quelle sacre tombe che non istavano nelle basiliche, ma o nelle necropoli, od in qualche isolata cella mortuaria. Anche i corpi santi d'Aquileja che slavano nelle basiliche vennero in vari tempi portali in Grado ; ma questa dislocazione di corpi santi non era profanazione. L' u-so deplorato da S. Paolino di gettare le ossa dei defunti, per trar profitto dei sarcofaghi, è si frequente, sì durevole che dappertutto lo vediamo; in Aquileja, nel secolo passato, colpi perfino le tombe dei patriarchi. Lasciamo al lettore il dare al penultimo verso la lezione conveniente. Ad flendos tuos, Aquileja, cineres Non milii ullae sufficiimt lacrymae, Desunt sermones, dolor sensum abstulit Cordis amari. Bella, sublimis, inelyta divitiis Oliin fuisti celsa aedificiis, Moenibus clara, sed magis innumerura Civium turmis. Caput te cunctae sibimet melropolim Subjectae urbes fecerunt Venetiae Vernantem clero, fulgentem ecclesiis Christo dicatis. Dum cunctis simul polleres deliciis, Fiammata multo tumore superbiae, Irara infelix sempiterni judicis Exagerasti. E coelo tìbi missa indignatio Gentem crudelem excitavit protinus Quale properaret ad tuum interitum Mox adfuturam. Fremens ut leo : Aitila saevissimus Tymorans Deum, durus, impiissimus Te circumdedit cum quingentis milibus Undique gyro. Gestare vidit aves fetus proprios Turribus altis per rura forinsecus; Praescivit sagax hinc tuum interitum Mox adfuturum. Hortatur suum illieo exercitum; Machinae murum fortiter concutiunt Nec mora, captam incendunt; demoliunt Usque ad solum. Illa quis luctus esse die potuit Cum inde flammae, bine saevirent gladii Et nec aetati tenerao nec sexui Parceret hostis? Kaptivos trahunt quos reliquit gladius Juvenes, senes, mulieres, parvulos; Quidquid ab igne remansit diripitur Manu praedonum. Legis divinae testamentum geminum, Vel quae doctorum reperit ingenium Subjecto igni, concremavit elhnici Furor iniquus. Mortui jacent sacerdotes Domini Nec erat membra qui sepulcro conderct; Post terga vincti, captivanlur alii Servituri. Nequissimorum sacra vasa manibus Et quidquid turba obtulit fidelium Sorte divisa, exportantur loffgius Non reditura. 0! quae in altum extollebas verticem, Quomodo jaces despecta, inutilis, Pressa ruinis; nunquam reparabilis Tempus in omne. Pro cantu tibi, cythara et organo Luctus advenit, lamentum* et gemitus ; Ablatae tibi sunt voces ludentium Ad mansionem. Quae prius erat civitas nobilium Nunc heu! facta es rusticorum speleus: Urbs eras regum; pauperum tugurium Permanes modo. Repleta quondam domibus sublimibus, Ornatis mire niveis marmoribus Nunc ferax frugum metiris funiculo Ruricolarum. Sanctorum Aedes solitae nobilium Turmis impleri, nunc replentur vepribus; Proh dolor! factae vulpium confugium Sive serpentum. Terras per omnes circumquaque venderis, Nec ipsis in te est sepultis requies; Projiciuntur prò venali marmore Corpora tumbis. Vindictam tamen non evasil impius Destructor tuus, Attila saeyissimus ; Nec igni simul gehennae et vermibus Excrucialur. Christe, rex noster, judex invictissime, Te supplicamus, miseratus respice; Averte iram; tales casus prohibe Famulis luis. Ymnos precesque deferamus Domino Ut frenet gentes et con^tringat aemulos; Protegat semper nos potenti bracino, Clemens ubique. Zelo nos pio, sumtne Pater, corrige, Pre yenis est per tuos, subsequere re, Ut inoffens o gradientes tramite Salyes in aevum. ALCUNI PODESTÀ' VENETI DI ROVIGNO ED ALCUNE MEMORIE PATRIE CONTEMPORANEE. (Continuazione.) 1757-58. Faustin Co Fantin) Contarini q.m Alessandro. (Suo ingresso li 25 giug. 1757). 1. Avendo la Carica di Capodistria Lorenzo Paruta nella occasione del sindacato della Provincia, scoperti i molti disordini invalsi nella distribuzione degl'impieghi ed / officii del Consiglio di Rovigno, ed i molti danni che il 1 Comune ne risentiva a causa dei medesimi, in una Terminazione di otto capitoli del 2 giug. 1757 veniva ad applicarne gli opportuni rimedi. a. Ed avendo il Senato con Ducale 13 aprile 1758 approvata quella Terminazione, il successore del Paruta Bertucci Yalier in data 5 giugno di quell' anno comandava, che a spese di questo Comune dovess' essere stampata con la Ducale sud.a e custodita dal Podestà per la dovuta inviolabile esecuzione. b. Contro il cap. VI di detta Terminazione, che statuiva che tutte le Cariche cadessero sopra persone che sapessero leggere e scrivere, ed avessero fermo domicilio in Rovigno, sotto pena di nullità dell' esercizio e D.ti 50 al Conservatore delle leggi, e al Cancelliere del Comune, che sorpassassero una elezione contraria, questo Comune avea ricorso, dimandando che fossero eccettuali dalla suddetta prescrizione gl'impieghi di Sopraviveri, Munizioner, Scuo-tidor dei soldati, Proveditori alle strade, e Soprainten-denli alli torchi. Ma il Senato, dietro informazione 17 maggio 1764 della Carica di Capodistria Vincenzo Balbi, che opinava pur . esigere i sud.i impieghi niente meno degli altri il requisito di saper leggere e scrivere, con Ducale Alvise Mocenigo dei 16 successivo agosto licenziava il relativo Memoriale, riconfermando in tutte le sue parti la sud.a Terminaz.e, e specialmente nel cap. VI, onde avesse invariabile ed esalto adempimento. 2. Per incontrare le viste del Magistrato dei Conservatori delle Leggi circa il numero e l'idoneità degli Avvocali della Provincia, la Carica di Capodistria Lorenzo Paruta con Lett.a IO X.bre 1757.. ricercava a questo Podestà la nota degli avvocati di Rovigno. 3. Avendo bene corrisposto alle viste della primaria Carica di Capodistria il compenso provisionale ordinato con Lett.a 4 marzo 1757 nella Terra di Rovigno, con cui estirpavansi le contraffazioni e specialmente dell' olio e pesce salato, il Paruta con Terminaz. 26 X.bre 1757 a presidio dell'interesse dei pubb.i dazi stabiliva quelle provvisorie providenze in legge statutaria per tulla la Provincia — cioè, dovevano gli Officii di Sanità nel rilasciar Fedi, assicurarsi non essere fittizi i nomi dei padroni delle barche, scriverli in quelle coi nomi dei marinari, nonché la qualità e quantità del carico, e per dove diretti — instituire un libro apposito, intitolato : Registro Fedi ed Estrazioni — e per impedire che potessero più oltre i padroni con Fede levata in Provincia e per luoghi del veneto dominio condurre i carichi negli esteri contermini Stati, li si obbligavano di portar i Jiesponsali entro il termine voluto dalle leggi, da essere tenuti in apposita Filza. E siccome con questa operazione aumentavasi il servigio sanitario, così autorizzavansi i Comuni di accrescere convenientemente in ragguaglio del prodotto il salario ai Cancellieri e Deputati di Sanità. a. E il successor del Paruta Bertucci Yalier, nel mentre accompagnava con Lett.a 24 aprile 1758 la sud.a Terminaz.e, approvata dal Senato con decreto 6 detto aprile, aggiungeva con sua Terminaz.e del sudd.o 24 aprile in ordine al citato Sovrano decreto — che nella estrazione degli olii dalla Provincia con bolletta e pieg-gieria giusta il solito, gli Offìcii di Sanità non rilasciassero Fedi, se non le avessero vedute, e riportassero i Responsali, che dovevano assicurare che tutto 1' olio era capitato in Venezia, nel libro Estrazioni, da instituirsi — o che di tali Responsali fosse fatta una esatta nota, da essere rassegnata di tre mesi in tre mesi alla Carica di Capodistria. 4. La sud.a Carica Valier emanava la Terminaz.e 20 luglio 1758 estesa in nove Capitoli, approvata con Ducale Francesco Loredan dei 10 susseguente agosto, con la quale intendevasi di levare i disordini seguiti, e dar buon sistema alla direzione delle scuole laiche e dei luoghi pii, ordinandone con posteriore dec.o 10 selt.e, che fosse la medesima stampata a spese delle sud.e Corporazioni, e diffusi gli Esemplari. Eseguitane la stampa, rimetteva con Lett.a 19 ott.e di quell'anno i necessari Esemplari, perchè fossero dispensati à ciascuno dei Castaldi, per esecuzione del fatto provedimenlo. 5. Con Terminaz.e in dodici Capitoli del 31 ag.o 1758, approvata dal Senato in Pregadi con Ducale 23 susseguente sett.e, il Magistrato dei Conservatori delle Leggi emanando le disciplino tanto per 1' elezione, che per 1' esercizio dei Notaj della Provincia. I. Confermava il Collegio dei 12 Notaj di Capodistria, institaito fin dall'anno 1598 — ne fissava per Umago e suo territorio due, per Cittanova e suo territorio tre, per Due-castelli due, per Buje tre, per Momiano due, per Montona quattro, per Valle due, per Portole due. per Rovigno otto, per Isola due, per Muggia quattro, per Pirano quattro, per Albona sei per Dignano sci, per Parenzo quattro, per Yisinada due, per S. Lorenzo due, per Raspo e Pinguente quattro e proibiva ai medesimi rogar atti fuori della loro giurisdizione in pena di esser privati del carico, a riserva dei Collegiati di Capodistria, cui permettevasi rogarli per tutta la Provincia. II. Manteneva al pub.o Rappresentante di Capodistria 1' autorità della nomina dei Notaj. III. Ordinava l'estesa delle Minute degli atti in Quinternetti .cuciti e numerati, e registrati ogni mese nei Protocolli numerati, col nome del Notajo, e bollati, e di questi tener un Indice, e ogni anno in marzo presentare detti libri al Prior del Collegio di Capodistria per la vidimazione del tenuto buon ordine, e in caso, di riscontrate mancanze, rimettere il tutto ad esso Magistrato col mezzo di quel pub.o Rappresentante. IV. Faceva noto, che ai Notaj trovati abili nella revisione dei libri, sarebbe rilasciata Fede a stampa, da tenersi esposta nei rispettivi Studi a vista comune. V. Ordinava, che fosse eretto presso il Collegio di Capodistria un libro dei nomi dei Notaj della Provincia, e fatta annotazione in margine dell'esito della revisione. VI. Proibiva ai Notaj, che fossero promossi agli ordini sacri, di esercitarne più oltre il ministero; e quei che facessero i Periti, di registrare le proprie perizie, le quali sarebbero state registrate da altri Notaj; VII. Ed a quei ch'esercitassero l'avvocatura, o fossero Causidici, Sollecitatori, o Intervenienti, d' astenersi subito o dall'una o dall'altra professione, in pena della privazione del Notariato. VIII. Stabiliva, che mancando Notaj senza figli Notaj, i loro rogiti e carte tutte passassero nei destinati pubblici Archivi, ed in mancanza in luogo a quello di Capodistria. IX. X. XI. Obbligava i Notaj di quella città e territorio di consegnare dopo un mese dal rogito i testamenti, e gli altri Notaj di spedire dopo due mesi una Fede dei testamenti (in. allora rogati al Cancelliere di quel Collegio, che doveva tenor apposito Libro, verso Ricevuta; come pure in seguito di volta in volta i Col-legianti, e gli altri la Fede; potendo però il Notajo stipulante di Capodistria prima della consegna, far una seconda Copia dei testamenti, a richiesta però del testatore da conservarsi presso lo stesso Notajo. XII. Comminava in fine le più severe pene e castighi, depennazione, e sospensione a quelli che avessero contravvenuto a quanto era prescritto. E perchè nessun Notajo potesse mai iscusarsi d'inscienza, ordinavane la stampa, pubblicazione ed affissione in tutta la Provincia, e la consegna d' un Esemplare al Collegio, ed a ciascun Notajo. a. Però attesa la supplica delli dottori Giovanni Domenico Piccoli, e Domenico Costantini Notaj ed avvocati di Rovigno il sud. Magistrato con Lettera 9 gennaio 1759 li eccettuava per un mese dal Cap. VII, impegnando poi il Podestà Pizzamano, succeduto infratlanto al Contarmi, a far che la suddetta Terminazione fosse inviolabilmente eseguita da tutti gli altri Notaj e insieme Avvocati della sua giurisdizione. (ContinuaJ. RIEMPITURA. Al 1482 dopo il nome del podestà). In quest' anno da Matteo Gotario, Castaldo della Chiesa della B. V. di Campo, veniva eretta altra Chiesa in Città in onore di Dio, della B. V. della Misericordia, e di S. Lorenzo martire, come rilevasi dalla seguente Iscrizione in pietra sopra la porta della Chiesa medesima, che ora si chiama della Pietà, annessa all'ospitale delle donne. H)C OP FACTVM EX T1TIT T P RE • SP • DNI HIERONIMI BARBARO IIONOR POTESTATIS R VBINI : MOMATEO • 0 ' AN DREE DOTARII CASTALD IONE SSE MRIE DE CAM " AD IIONOR DEI OPOTE: ET BEATE MRE VRGINS MISERERE ET REATI LAVRENCII MAR MCCCCLXXXII DIE • VI ME X/////T. ; ♦ (Continua.)