«0 V. Capodistria, f*> settembre ISTI. N. iS. 'l i .j r i v • b .-.!. r< ■ j -f«®8.Y, ! r .. >. • :. ••» r tufl GIORNALE DEGLI INTERESSI CIVILI.. ECONOMICI. AMMINISTRI Ufi " J>" . ■. • * •> iì ■ • ib., i»l a> • •• . e ■ .! 'isti- DELI! ISTRIA, ED ORGANO UFFICIALE PER OLI ATTI DELLA SOCIETÀ AGRARIA ISTRIANA, '•"IO.' i U i i» il 1 ed il' 16 d'ogni mese. ISOGI AZIONE per un anno f.ni 3; semestre e quadri-re in. proporzione. — Gli abbonamenti ai ricevono presso (dazione. ArticoH comunicati d'interasse generale si stampane gratuitamente; gli nllri, e peli'ottava pagina soltanto, a soldi 5 per linea. — Lettere e denaro f,ranco alla ItedazioDe — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. 1 UFFICIALI DELLA SOCIETÀ AGRARIA. LE DEIEZIONI UMANE (Continuazione vedi N. 14J le fogne pubbliche di Roma sboccavano nel Te-quelle di Costantinopoli nel Bosforo: Nel fiume mare più vicino mettevano, e mettono pur anco-ie fogne pubbliche di tolte le città.fognale. Nella mione di tali fogne si spesero ingenti tesori, e usci a tener netta 1? arca dell.' abitato, ma non si ia risanar l'aria, perche dai luoghi di scarico i fogne presero n svolgersi egualmente miasmi inoli diifondentisi per 1' aria fino alla vicina città, e ili P immettere tante materie putride nei fiumi e nari distrusse od allontanò i pesci scemando i olii della pesca,, come la dispersione di tanti ripassati per 1' organismo animale diminuisce i pro-: dei campi. Se dunque colla costruzione delle fogne rimase la la quistione edilizia della nettezza dell' abitato rimase però sciolta dal lato della salubrità; di-le anzi complicata con due altre, con quella eco-ica delle sussistenze e della perdita d' un valore lato dalla scienza, e con quella agraria della fer-dei campi. Questo complicato problema ebbe uiw soluzione parziale in Francia or sono treni1 anni colla fab-ìiione della poudrette, e ne ebbe una completo re* (mente tanto in Parigi quanlo a Londra La fabbricazione della poudrette consistt ndo esen* nente in una deposizione o precipitazione delle malariche sospese nel fluido delle fogne e nelle nazioni di tali materie per evaporazione naturale ggia delle saline, non impedisce perdite consideri. L'operazione prende due anni;.dunque perdili tempo. Le materie accumulate fermentano; quin-«rdita di azoto in forma d' ammoniaca che si vo-izza, e svolgimento di putridi effluvii nell'aria. Nelle acque che scolano dai bacini partono in some molte materie solubili preziose, e questa e un'al-perdita. In fine tali acque si scaricano nel fiume ti mare, e non. sono meno infeste ai pesci. A tale ' • ■■il.;' ; v .!: : sistema venne ora sostituito ad Asniers presso Parigi, e mcttesi in alto sotio il nome di Sewage a Londra,, il sistema d'irrigazione per diluzione o levigazione, copiato da quello iniziato dai Visconti, dagli Slòrza c da Leonardo da Vinci del Milanese per le marcite. Le matèrie delle fogne, se non molto diluite, non fermentano, non volatilizzano, non infettano l'aria, lasciano sulla terra, su cui vengono distribuite, tutto quanto contengono d'immondo, ed ai fiumi, od al mare non giunge più alfro che la loro sola acqua filtrata e purificata. Ma questo sistema richiede lavori idraulici e capitoli colossali non meno che una derivazione abbondante di acque. È ben vero clic il risultante effetto utile compensa tutto, e potrebbe indurre a trarre le acque anche di lontano^ come lacerasi con appositi acquedotti in Roma ai tempi imperiali, e come si pratica ora in Inghilterra ed anche in alcune città d'Ita», lia; ma dovendo noi mirare alla pratica e ad un'applicazione generale, non possiamo nelle circostanze allusili prometterci per ogni città, un tanto perfezionamento. Lo auguriamo però all'Italia, e siamo persuasi che in venti anni questo sistema solleticherà tutti i nostri Municipi e Comizi Agrari. Ci volgiamo frattanto ad un ordine d'idee di più agevole applicazione, e la cui pratica può procacciare i capitali neceij sari a maggiore perfezionamento Premettiamo alcune considerazioni alte a re ogni scusa, ogni prevenzione, cgni pregiudizio con^ trario all'applicazione delle deiezioni umane all'agricoltura» Si dissp più volte che l'impiego di queste sostanze come concime comunica alle piante un odore od un gusto spiacevole: che gli animali non ne mangiano volentieri il foraggio, ma solo perchè legati alla greppia ed affamati non possono aver altro ed in essi più che l'avversione può la fame, ma che la carne, il. latte, il burro ed il cacio ne contraggono cattiva qualità; che gli ortaggi stessi ne scapitano, e che certe coltivazioni trovaronsi più danneggiate che giovate da tale concio. Volendo essere esigenti dobbiamo essere giusti. Durante la fermentazione di queste materie formasi non solamente l'ammoniaca, la quale diffonde quell'odore acuto e piccante che tutti conoscono, ma toglie- anche aìlre combinazioni, che rendono fetenti i corpi in via di decomposizione. Queste combinazioni possono Senza subire aldina alterazione trovare accesso nell'organismo delle piante o nel modo che vi penetrano le materie coloranti, od entrarvi in islato gazoso per gli stami delle f glie e de positarsi nei tessuti. Da ciò ne \errebbc la catt va qualità del vegetale. Resta a vedrre se ciò accada ogni qualvolta im-piegansi queste materie come concime, oppure in quali speciali circostanze ciò accada e se queste siano c-vitabili o meno. Un -tale effe i to per lo più ha luogo quando concorrono tre circostanze, cioè: se tali materie vengono impiegate in quantità eccessiva e concentrala, per la coltura immediata di piante di rapida crescenza non concedenti all' aria tempo sufficiente a decomporre gli effluvi, e le piante sono d' una spece mollo fogliacea e basse o striscianti. Chiunque comprende « he il concorso di tutte tre qnesle circostanze è ben raro in agricoltura, e che quasi tutte tre possono facilmente essere evitale. I ripetuti sperimenti appositamente instituiti accertarono the in ogni altro la prevenzione è del tutto infondata ed immaginaria. Nella Liguria ri concime di deiezioni umane impiegasi per ogni sorta-di pianle, foraggiere, alimentari, frutt iere e perfino delle piante in-industriali impiegale nella fabbricazione di quella profumeria, che è rinomata, ricercata e gradita in tutta Europa, senza che nessuno mai vi scorga odore o gusto spiacevole. Gli animali stessi si pascono in prati concimati regolarmente con queste materie. Ad ogni modo è facilissimo disinfettare queste materie come vedremo. Quanto al giovare o nuocere al'a quantità dei ricolli agrari propriamente detti, valgono quasi le stesse osservazioni. È questo un concime energico; non deve dunque essere impiegato indifferentemente ed a casaccio. Impiegato denso nel'eterre compatte, può sminuire ancora la poca porosità e far appassire le piante'. JSon Conviene impiegarlo in copertura, ma incorporarlo col suolo anche prima delle semine, speciaiim n-te"pei cereali, altrimenti questi tallirebbero troppo e produi ebbero più paglia a scapito dei chicchi. 1 Chi-nesi, i Fiamminghi, i Liguri, i Lombardi ed i Toscani ne ricavano grande giovamento, impiegandolo più o meno diluito. Vi è nelle umane deiezioni una differenza in meno riguardo ai ni nerali, la quale può facilmente estere eguagliata utilizzando le ceneri. Ma se badiamo all'efficacia per la forma assimilabile del contenuto, le deiezioni di cinque adulti equivalgono a 2000 miria di letame, a quello cioè di due capi grossi di bestiame. È massima agraria che drbbasi tendere alla concimazione media di 1000 miria di letame od equivalente per citare. Vi sono in Italia 11 milioni di ettari coltivi da concimare ; ma vi sono solamente 0,(>00,01)0 capi grossi di bestiame. Ve ne mancherebbero-4 500,000 per completare la concimazione. A procurarle col relativo foraggio e stalle richiedesi un capitale medio di lire 1200 per capo grosso, od ii capitale complessivo di G miliardi. Si può ottenere eguale effetto senza tale spesa utilizzando le deiezioni di milioni di adulti La statistica ci dice che in Italia vi sono più di 15 milioni d'abitanti viventi nei centri di popolazione. Colla spesa d' opera pubblica indispensa- bile a mantenere la salubrità locale si può utilizzili ne le deiezioni e surrogare i! manco di teste grosa) (d'animali grossi) nella produzione di concime ori ganico. L'Italia ed il mondo ebbe le sue epoche storichi di costose costruzioni pubbliche, di cinte, chiese, ina nasteri, torri e castella; ora è giunta quel a dellj costruzioni utilitarie. Quella «j:-i campanili è passatili quella dei cannoni sta piT passare come l'altra, perchl ogni eccesso accelera la line del suo soggetto; quella delle fogne, delle cloache, dei concimi, delli gnwide produzione agraria avanzasi a grandi passi Fra le varie opere pubbliche moderne, quelle perii salubrità locale e per a sicurare le sussistenze alll popolazione, sono di prima necess tà. Supponiamo una città di 100 mila abitanti. Sari eguale a 75,000 adulti le cui deiezioni bastano an< nuiilmente a concimare 15,(XX) ettari. 11 Municipi» può ricavare un vistoso proventi, come in Anver^ ed impiegarlo in opere pubbliche ed in instituziom prevenienti la miseria ed il delitto. Attualmente II classe agiata e possidente a restringere le propri! comodità per mantencr^ricoveri, spedali e carceri In una tile città, con uno sforzo in un'opera pub blica per ntilrazire le deiezioni a prò dei campi, s aument i la ricchezza, si diminuisce la necessità di mantener ricoveri, spedali e carceri, e si ha a dis-posizioni f occorrente per aprir invece luoghi d' is truzione, di lavoro e diletto. Un tale sforzo non sarebbe che un atto di gius tizia. Le città si fanno annualmente recare una parti della fertilità dei campì in forma di raccolti, la con suinano, e poi ne disperdono gli acanzi che i camp sarebbero li»ti di ricevere in ricambio dei rilascili! ricolti, alfine di "inani nersi fertili e continuare a man tenere la vita ed il lusso delle città. Questo è in for ma palliata una schiavitù di gleba. L'agricoltura i come una botte od una borsa ; a forza di dare sen za mai ricevere, finis e con vuotarsi ; e la storia c addita molli esempi di qu sta verità La storia ci di ce ancora che le citlà n n devono abusare della sof ferenza deli' agricoltura, la quale potrebbe risentirs ed affermare i su i naturali diritti. In varie parti de mondo m amile stansi i sintomi di una riuduzion agraria che matura : o prepariamoci ad uniformare e timoneggiarla, o ne saremo schiacciati dall' impeti e dal peso tremendo. È dunque necessario ed urgente di nettarei ccn tri di popolazione dalla presenza micidiale delie umani deiezioni, ed è egualmente necessario di radunarle il luogo apposito rendendole innocue alla salubrità lo cale per utilizzarle a favore dell' agricoltura. E' qt» està una riforma divenuta indispensabile al vivere mo derno, ed inferiore a n ssun'allra utilità pubblica i privata, L' agricoltura, cioè più di due terzi della nazio ne. è la più direttamente interessata in questa quis tione. l'ino a pochi anni addietro le era ingiunto u incarnente di sempre dare e lacere; ma oggi, bench non sianvi ancora le Camere d'Agricoltura e noi possa ancora essere debitamente rappresentata in Par lamento, può però ormai per mezzo dei Comizi e de Conzorzi di Comizi far ascoltare la sua voce e fa gravitare il peso autorevole dei suoi giusti reclan; nella bilancio delle pubbliche amministrazioni. Lss bisogno di ricuperare in fonil i di deiezioni uma-b fertilità delia terra che diede a mutuo in fonimi ricolli. Il suo titolo è legittimo ed il suo eredita tale, liquido ed incontestabile. Le misure pratiche miranti a questo scopo es-lo un mezzo certo per assicurare le sussistenze nnzione, d a rebbero essere materia d' unii legge sita prescrivente a tale scopo opere pubbliche a icentri d' agglomerata popolazione Unii logge qua-aaloga era siala presentata al Parlamento subai-" i, ma vi rimase allo stato di larva; dovrebbe essere sposta al Parlamento Nazionale cidle opportune iunte economieo-agrarie. Non pretendiamo per ora che estendasi' a tutta ia P impareggiabile sistema milanese di grandi la-i idraulici per diluire le deiezioni deli'abitato-e aderte ad innlfiare e concimare il territorio. Qu-) grande perfezionamento combinante 1 irrigazio» colla concimazione^ viene oggi c- piato a Parigi a Londra. Verrà tempo in cui l'esempio sarà se-Io dalle altre ciltà d'Italia. 11 concetti di genera» are tale sistema in tutta Italia n n deve essere ig.ito fra le utopie. Dopo il traforo delle Alpi non ! più per l'Italia opra gigantesca di progresso non sia attuabile. Sarebbe il più bel'monumenti} eternare la rimembranza della ricuperata n. stra ionalità. Se nel 1177 i Milanesi per ricordare la oria di Legnano trassero dal Ticino il Naviglio inde, che reca 51 metri cubi d'acqua per minuto indo fin sotto le mura di Milano; un tale e.-em-: munito di un esponente che lo est nda a tutta ia non sarebbe forse il miglior monumento della indicata nazionalità?. Teniamoci per ora più modesti. Tre sono i modi pratici alla portata di qualun-! discreto centro di popolazione per rimuovere ed bare le deiezioni : le logne. Le cloache domes-t e le latrine mobili, tutte t>e ammettono un de-ilo fuori dell'abitato in sito apposito a foggia mporio, ma coli'impiego dei disinfettanti. Con ìtuno di tali modi può adattarsi il sistema degli latoi, ed anche delle latrine pubbliche. Oltre ai niellanti sarebbe conveniente eh* l'emporio stesso sse le condizioni delle vasche fiamminghe gridati, ìe cioè chiuso, ed in esso le accumulate materie lessero per un dalo tempo migliorarsi dal lato a-irio stando in inasta. Chi vede la bella cisterna Li\orno od i va.,ti recipienti dei monti fruinenta-ddla Sicilia, può farsi un' idea del locale richies-per V emporio della trinca civico-agraria. La (orina o pianla dell'emporio può essere ad un i piano a vasca, oppure a due piani per separarle parti liquide dalle solide della massa sboccan-dalle fogne o recatevi da botti su cani. Può està due o più compartimenti per conservare ed bare le siluette materie unite e separate, per ma-diarie a diluzione, ad essiccazione, a condensazio-,a precipitazione, ad assorbimento ; per separarvi, rgare e perfino filtrare 1' acqua e renderla altri-ati servibile prima di lasciarla partir pel mare. La scelta fra queste forme dipc.ide dai capitali che si h anno a disposizione e dal grado di perfezionamento che si esige. La capacitò od ampiezza dipende'dà 1 ninnerò degli" abita, ti; mezzo*metro cubo all'anno per ciascuno, ed in proporzione se trattasi di maggiore o minor tempo. 11 calcolo' della spesa d'impianto dipende dal presso dei imperiali, della mano d'opera e da altre eiicostanze locali di competenza del genio civile. Non manca qualche dalo che può servire a farci un concetto del1 costo approssimativo d'un tale impianto. A Nizza.J* deiezioni u-mane essendo utilizzate,, rendono ai propi'iWtari di case in media L. 5 all'anno per ogni inquilino. Si sa che hanno un valore mercantile maggiore, come nel Belgio, nell' Olanda ed a Lucca Supponisi che tale entrata di L.a corrisponda alla'quota di contribuzione urbana pel mantenimenlo della nettezza della ciltà e per le cisterne di deposito, dalle quali comprano le materie gli agricoltóri, orlolmi e giardinieri. L'impianto d'un emporio- con fogne può presentare qualche analogia con- quello di un opificio e diramazione di gas, o di una stazione col suo tronco di ferrovia. Il capitile necessario può essere sommi-nislrato con qualche spediente dal Municipio, dalla Provincia o da azionisti. Il provento, oltre al coprire le spese d'amministrazione e di servizio, darebbe sicuramente un buon dividendo od un avanzo d' am-morlamento. Nel caso d'impianto d'un emporio od opificio di trinca, dissuadiamo dal sistema della fabbricazione della poudreUe o polverina bulloni. Benché al suo tempo sia stalo un passo verso la meta a cui miriamo, • però ornai divenuto un passo ben corto, avuto riguardo allo stato attu ile delle cognizioni edilizie, igieniche, economiche ed agrarie. IL tempo di due anni che richiede la manipolazione, la grande estensione richiesta pei bacini, l'infezione per volatilizzazione in seguito alla fermentazione, la perdila di tutte le materie solubili, la molta mano d'opera e la piccola quantità di utile rimanenza, circa 1(7 della massa impiegata devono ornai far postergare un tale sistema. La rimanenza ridotta a poudreUe contiene le sostanze seguenti : Matèrie organiche . . . . . . 29 00 Sali solubili alcalini ..... . 0 43 Corbellato d'ammoniaca . . . . traccic » di calce ..... . 5 87 Fosfato di ammoniaca e magnesia . 6 55 Solfato di calce...... . 3 87 » di calce....... . 3 46 Materie terrose ......... . 21 82 28 00 100 00 Pare che la sua importanza riducasi al fosfati». Con minor spesa si può' avere molto meglio. (iContinua) • AVV. FRANCESCO DE COSSI Il giorno 2 di settembre ebbero luogo nella chiesa di santo Stefano in Venezia i funerali di Francesco avvocato de Combi, illustre nostro concittadino, il quale fu per ben quattro volte sindaco della nostra città. >. Ad onorare il compianto esfiuto recossi e-spressamentè da qui una rappresentanza composta dei cittadini: Cristoforo dottor nob. de Belli - sindaco Giuseppe Pellegrini - consigliere coni, anziano Girolamo conte de Rota « w nonché parecchi altri amici compatriotfi. Noi siam certi, che, ove la soverchia distanza ed il difetto di pronte comunicazioni non lo avessero impedito, tutte le città della nostra provincia sarebbero state officiai mente rappresentate alla luttuosa eeremonia. La Redazione. Un anno è oggi .da che deploravamo qui «ai itistro giornale la morte di mn prestante patriotta istriano, ed oggi e d* un altro prestante patriotta istriano che dobbiamo qui deplorare la morte. L* avvocato Francesco de Combi, nostro concittadino, morì a Venezia nell'ultimo giorno del mese passato, e la lugubre notizia si sparse istantanea per tutta la provincia, e in tutta la provincia trovò cuori che ne restarono dolorosamente stretti. Lo avevamo già perduto di fatto da tre anni, che 1' affetto di padre 1' aveva portato con la rimanente famiglia a Venezia per convivere coti ¥ amatissimo tìglio"; ma avvezzi da quando la memoria ci rammenta, a vederlo, a udirlo fra noi, passando dinanzi aìlaeasa già da lui abitata, guardavamo alle sue finestre, quasi per vedervi ancora quel volto venerando, quel volto suo sereno, che per tanti anni vi avevamo veduto, e nel silenzio delle sere ci pareva di udire ancora per le quiete vie della nostra città la sua voce, quando -così affàbile s'intratteneva co' suoi famigliari, co' siioi amici nelle sue tranquille passeggiate. La sua persona non era più fra noi, ma noi ne sentivamo fra noi lo spirito che veniva certamente a visitarci nei tanti momenti in cui egli ritornava col pensiero a questi suoi luoghi diletti, dove avea lasciato le memorie più dolci della sua vita. Ora anche il suo spirito ci abbandonò per salire fra le beate genti, e noi pensiamo con accoramento alla fatale dipartita, e c'interroghiamo con trepidane se fummo sempre al giusto rispettosi amili i nitori dell' illustre vecchio. — Le nostre poche e disadorne parole non vi gono a rammemorare dell' avvocato Francesco | Combi come 1' eccellenza della vita, e delle doti delle virtù di lui esigerebbe ; confidiamo che ali gli comporrà più duraturo ricordo, a conservarl la sacra memoria, e a presentarlo benefico ai) maestramente di perfetto vivere ai nostri fìgliuc Noi diremmo l'esistenza del compianto nost concittadino un inno perenne alla Bontà. Intej vitae, scelerisque purus, nè i commovimenti de varie fortunose epoche in che visse, nè domestic traversie valsero a turbare mai quella sereni d' animo che non era impassibilità, ma era l'equj nimità del filosofo, il rassegnato assoggettamenl del cristiano ai voleri della Provvidenza. L' avvocato Francesco de Combi non senti a tre passioni, non ebbe altre aspirazioni che ì' amoi di Dio, l'amore e la felicità della sua ♦amigli 1' amore della patria, il culto delle belle letteli Fu religioso, ma con divozione soda e ragionevoli e perchè tale, parole santamente sdegnose usa vano a volte delle sue labbra contro quella chie di Roma che per confondere in sè due reggimeli ■cade nel fango -e se brutta e la mna. Nei tra qùilli e contenti affetti della sua famiglia egli ini] t»va e ritrovava tutto il suo mondo, e vi ritrovai; lo spirito affaticato dalle molteplici brighe d( suo ufficio. Amò l'Italia ardentissimamente, e e accompagnò coi più fervidi voti 1' opera di ri sui rezione ; e quando m brevi anni di maraviglia fortune si giunse a quella meta eh' era follìa spi rat- innalzò un cantico di lode al Supremo dispc sitore cke aveva sì largamente benedetto alla ne stra patria italiana, — Della scienza e delle beli lettere amantissimo, sino agli ultimi momenti d( vivere sua studiò e scrisse, non fiaccato nè dall faticosa prosa dell' occupazione avvocatile, nè dall grave età. Innamorato del bello, pieno il petto c armonie con un' anima che rispondeva entusiasl alle mille voci armoniche che dal suo grembo noi manda natura, la Musa gli fu inseparabil compagna e faborum dulce lenimen, ed egli poet castamente ed in forma eletta, e dei suoi poetii lavori taluni ancora inediti gli assicureranno ir dubi ratamente fama italiana. E tuttavia anche quale legale il chiaro d( funto s' acquistò largamente bel rinomo, sì che d tutte parti della provincia veniva ricercato di cor ■siglio e di assistenza e 1' eloquente sua parola i invocata in difese penali anche fuori della nosti città. Quanto fosse onesto e coscienzioso lo dice fatto che dopo oltre cinquanta anni di inai intei rotto lavoro non aveva saputo mettere assiem tanto che gli garantisse una riposata svecchiali tuttoché avesse sempre vissuto modestissiimament ed assegnatamele. La sua città natale gli fu sempre carissimi ed egli la servì con la sua amorosa inttelligen? ogni qual volta la fiducia dei suoi concitttadini 1 chiamò nella patria rappresentanza, alla (quale aj partenne quasi ininterrottamente a comimciare dì !2': fu quattro volte nostro podestà, ed anche tempi difficili, quando la veneranda canizie polo riparava dalle prepotenze di qualche satrapo lernativo. — La sua casa era il convegno della più eletta ventù capodistriana e della istriana qui accor-per ragione degli studj ginnasiali, e non cTe go in Istria dove taluno non rammenti cara-nte le accoglienze oneste e liete avute aella< liglia Combi, e non le debba e non le serbi ititudine dei geniali conversari, che erano non 0 educazione del sentimento patriottico, ma an-t scuola di virtù e di gentilezza, sprone al pro-Io miglioramento morale. Verrà tempo che si ssa parlare di risorgimento della nostra provin-, ed allora altri, dirà quanto ne vada dovuto a carità patria, all'amore ed al senso per il ono e per il bello, appresi nella dotta, e virtuo- 1 e gentile conversazione della' famiglia Combi, Il compianto defunto era di modi candidi, e ivi, riverente con tutti, d'animo innatamente «no, incapace di rancori. Amico della tranquil-ì non ebbe ombra di vanità o di iattanza, e nel serale arrabattarsi pubblico si tenne volentieri disparte, non- invidiando ai beni ed agli onori trai. L'avvocato Francesco de Combi va insomma [noverato fra gli illustri, patriotti che più hanno titto a duratura memoria nel cuor.e d'ogni buon riano, e nella storia della nostra provincia si gerà il suo nome come quello di' un istriano e la onorò con una vita tutta- lavoro e virtù, ne quello di un eccellente scrittore e poeta che illustra dinanzi alla cara patria, come quello I padre di Carlo Combi. Morì di 7.8 anni, ed omnes eodem cogimur, ila irreparabile perdita non fu perciò meno dormente sentita.. A questi pallidi e incompiuti cenni aggiungo qui sotto alcuni appunti biografici, che gen-mente ci comunicò un nostro collaboratore. NOTE" BIOGRAFICHE ! niiI il.r ì^'hiìccsco de C«>iai3»l. | Il nostro illustre capodistriano nacque nel' 18, figlio di Carlo avvocato, e di Francesca itti nobildonna : morì a- Venezia nelle ore ve-rtine del 31 agosto decorso, spento da lento lore senile in mezzo alle lagrime dell'angoscia-famiglia. Colà erasi condotto nell'autunno del Ì8 per vivere insieme eoli'unico figlio, protesile di diritto civile e commerciale presso quella I già Scuola Superiore di Commercio. I Nella sua prima gioventù ricevette i rudi-lmti delle belle lèttere (nelle quali dovea in scinto tanto distinguersi) nel seminario Naldini dal I Bollico Padovani, di dolce memoria, e dopo dal padre Schiavuzzi; di poi paésò al L'ideo, e sotto la direzione del padre Carena applicava alla matematica e alle scienze filosofiche. A 17 anni si portò aldo- studio- padovano» di giurisprudenza, fornito il quale rimaneva qualche tempo a Venezia per accoppiare la* pratica, presso il distinto avvocato. Biaggi, di principii teorici appresi all'università, in cui con Splendido successo avea riportato l'alloro.. Non guari dappoi si rendè nuovamente nella sua diletta Capodistria, (e qui rimase sempre fino all'anno sopra accennato) ove, fatto maturo, colla parola e colla penna diedesi a militare in tutela deh patrio Municipio; del quale fu in o-gni evento scudo possente e valorosa lancia. Fu podestà quattro volte. Egli non riteneva la letteratura nemica della giurisprudenza, ma anzi in qualunque disciplina per noi italiani ricreamen-to soave; e infatti parte delle ore, che gli rimanevano dalle severe e numerose' cure, le occupava in letterarie elucubra-aioiii, e tutte le altre poi impiegava nella lettura politica: e variata. Non abborriva nè dileggiava il progresso e le sue manifestazioni (difetto frequente nei vecchi) chè la sua mente era vasta e profondo il sapere. Avendo il Dr. Combi cominciato a maneggiare la penna quando i lavori del Cesarotti, principe della letteratura veneziana, erano nel massimo della loro influenza, si ravvisa di leggieri ne' suoi scritti il fare del dotto padovano,, senza peraltro trovarvi le mende e i modi gallici che questi traeva dalla' incessante lettura degli scrittori francesi di cui era innamoratissimo. II suo primo ■ lavoro fu- il Levita di E fruivi, poemetto-descrittivo che conta più di mille sciolti di robusta verseggiatura; nello stesso anno, cioè nel 1837, pubblicò la libera traduzione, molto encomiata, dei Martiri del visconte Augusto Francesco-Chateaubriand, il quale secondo l'espressione di Lerminier r è un? armonica mistura di Omero e di Tacito,, è un poeta divino ; ir e che fu l'e-letto, come dice il nostro Cantù, ad aprire la letteratura francese del secolo decimonono, dopoché-Rousseau ebbe chiusa quella del decimo ottavo. La bella tradnzione è fatta in isciolti con piani e sdruccioli; e varia di metro nelle cantiche sacre, negli inni marziali, nelle preghiere ecc. Compose un' infinità di- poesie d' occasione e qualche volta le improvvisò; per lo più odi epitalamiche, sacre;, sonetti, brindisi; e tutte le fiate poi che nella sua città natia o in Italia accorreva qualche notabile fatto politico o letterario era difficile che il nostro amato concittadino non ne argomentasse un componimento poetico, che talvolta lasciava chiuso nei ripostigli del suo scrittoio, e tal altra leggeva in , % > crocchio di fidati amici, poiché il vento dello Spielberg soffiava ancora. ■';/„',£ > Ma le opere che gli forniranno titoli alla stima di tutti gl'Italiani sono le tre postume: la versione delle Georgiche (in corso di stampa a-Venezia) ; l'Alopgia, poema che descrive la sali^- coltura; e la Centuria di sonetti. Ci recò le Georgiche nell'arduo metro dell'ottava rima, * nella doppia mira (cosi si esprime nel programma di stampa del 1847, che venne sospesa) "di rompere alquanto la monotonia d'altre parecchie (versioni) stese per lo più in isciolti, sdruccioli o piani; e di agevolare alla gioventù l'opera del ritenere a memoria qualche utile precetto. » Questo lavoro venne dichiarato degno di ammirazione dal nono congresso degli scienziati italiani; ma non potè essere ammesso al concorso poiché il nome dell'autore, per inavvertenza, non era stato eelato da un' epigrafe o da un motto, come esigevano le prescrizioni della gara accademica. I cento sonetti sono altrettante parlate di personaggi storici — cominciando dai greci e romani e venendo giù giù sino a Cavour, Garibaldi e ^ ittorio Emanuele — le quali concernono un punto eminente della loro vita, oppure i più interessanti avvenimenti dell'epoca. Li scrissi, ci diceva l'esimio vecchio, per la scuola di declamazione dei collegi, porgendo così occasione ài giovanetti di apprendere anche un po' di storia. Un frammento dell' Alopiqia si legge nel primo anno (1857) della Porta Orientale." Alla valentìa di letterato aggiungeva ima profonda dottrina legale, e colla medesima diligenza patrocinava il ricco cittadino nella ubertosa e nota controversia, quanto i poveri popolani e foresi nelle meschine ed ignorate. Ebbe la persona di media altezza, ben proporli onata ; l'aspetto disinvolto, simpatico, negli ultimi anni venerando; sonora la voce -e il suo conversare -era sempre gaio, aneddotico, istruttivo, inesausto. Fu cF indole dolcissima, caritatevole, e in famiglia amava con espansione. Fino al momento in cui gli venne a mancare la favella cercava di nascondere ai suoi cari la gravezza della fatale malattia, e solo palesavasi alla sua diletta Teresa, consorte affettuosissima e madrefamiglia perspicace, obbligandola dolcemente a secondarlo nel tenero inganno. Vivido era in lui il sentimento religioso, il grande farmaco contro le traversie di questa vita terrena: sovente interveniva alle «acre funzioni, fossero semplici o solenni, sprezzando il sorriso di coloro che non credono e dei vergognosi che si mascherano da miscredenti. Dilettavasi anco di letture filosofiche, ma non gli andavano a grado i sistemi trascendentali, perchè questi, dice il Mamiani, » finiscono nel pretto assurdo, e dichiarano con deliramenti ingegnosi l'audacia intellettuale dell' uomo, v Queste poche e aride note biografiche riguardano solo i punti più salienti della vita di un tanto uomo, che a tesserne elogio condegno si richiederebbero molte pagine. Intorno al .lodato lavoro il Levita d'Efraim rammentino i lettori istrioni lo scritto u Iutiera critica del celcbre Pasquale Besenghi degli Ughi, amico ed estimatore dell'or compianto cori' cittadino, lettera che fu inserta nella pregevole e rarissima no> colta fatta da IV. Piloni nel 1850 coi tifi di s. Vito. Lo stile del Levita, (così il Besenghi), è dedotto da fosti ottime, sebbene troppo artifizio»® (pag. 235.) E più innanzi] pagina .256 esorta il Combi a noa si lasciar intorbidare l'ani" ino alle censure. — Consiglio vecchio: accettarle se buoneì e giovarsene ; riderne se balorde e laseiar dire; che a fui lacere le rane non è trovato ancor modo. Esamina poi e stedia filologicamente il detto lavoro cui raffronto di Virgilio, Marziale, Dante, Ariosto, Tasso, Monti, Pedemonte, Foscolo, Arici, Bellotli e Giord;mi, il che basterebbe a qualificarne l'intrinseco valore di esso.- Piota della Rcdaziuneì OMAGGIO alla memoria dello illustre avvocato ©i «capodistria FRANCESCO KOB. DE COMBI. (I)alla Gazzetta di Venezia ÌV. 235). l'uhbì/ichìamo mi -cenno di due valenti Istriani mila marte qui avvenuta gli scorsi giorni del dottai Francesco nob. de Combi, ottimo cittadino, vedente letterato e -più volte Sindaco di Capodistria. Egli da breve tempo abitava Venezia per essere unito al figlio avvocato professor Carlo, che è una delle illustrazioni ■della nostra Scuole, superiore di commercio. Frasieese© is«*S>. de Combi. Camme'/h orazione. Spesso la parola, pel mal uso che se ne fa, noni basta a tradurre il pensiero ; e le frasi, divenute con-] venzionali, fanno intoppo alla sincerità dell' affetto. Ma stutti, che hanno conosciuto il dottor Francesco de Combi, ieri passato a vita migliore, comprendono che qui 10 parole hanno il loro significato reale, e che il nostro non è uii dolore ufficiale, che va a sfogarsi con frasi e citazioni poetiche per le Gazzette officialmente. j Se vi ba uomo, che giunte alla sera della vita può rivolgersi tranquillo, e dare un' ultima occhiata al percorso cammino, e sentir suonare nel fondo dell' anima la vece benedetta della coscienza: — tu hai fatto il tuo dovere, riposa in pace, — quest' uoiiao fu il dott. Francesco de Cambi, nato in Capodistria da nobile famiglia, d'origine lombarda, negli ultimi anni del se-eolo scorso. Fondamento delle virtù sociali credette l'affetto di famiglia : per essere ottimo cittadino in piazza e onesto legale nel foro, prima fu in casa figlio, marito e padre atfettuosissimo. E ai doveri di cittadino non mancò fino agli ultimi giorni; quattro volte fu Sindaco; e a lui, come a consigliere anziano, ricorrevano sempre per consiglio i migliori. Buon cittadino nella sua città, fu ottimo patriotta, e la gran patria amò senza atteggiarsi alla Bruto : pieghevole per amabilità di carattere, nelle cose di minore importanza, seppe tener fonilo, anche con proprio gravissimo rischio, o per affermare i diritti più sacri del suo paese, o per difendere le ragioni del debole oppresso nell' Istria avanti 11 quarant' otto da prepotenze feudali ; e tutto ciò meglio di tanti arrutfapopoli che cominciarono a sbraitare quando fu morto e sepolto il padrone. Fu il modello degli amici : nemici ncn ebbe mai ; lai pochi, che gli veniva detto avversarlo e deriderne i miti costumi, andò incontro con effusione d' animo, che obbligavali a smettere da ogni puntiglio inopportuno. Ricordato l'uomo, dirò breve del letterato. Educato in Padova alla scuola del Cesarotti e del Barbieri, seppe imitare i maestri, e fare quindi di suo, guardandosi così dalla rumorosa e forestiera abbondanza di numero e di frasi del primo, come della compassata eleganza del secondo. Hi lui ci rimangono una traduzione dei Martiri di Chateaubriand in versi, unica, credo, in Italia ; altra versione delle Georgiche in ottava rima, commendata assai dall' Accademia di Milano ; un poemetto didascalico, 1' Aìopigta, ossia della fabbricazione dei sali, e via via altri poetici lavori, fino negli ultimi tempi, inspiratigli da,a;li avvenimenti politici; perchè, cosa rarissima, vecchio, avanzò coi tempi, salutò la scienza e il moderno progresso, serbando solo de' suoi tempi quella fede fresca, viva, nella Provvidenza, e l'amore sincero dell' umanità, che, si voglia o non si voglia, sono il gran fondamento del benessere sociale. Sì, con lui si spense uno di quei pochi galantuomini, sinceri, credenti, ottimi padri di famiglia e cittadini, dei quali si va sempre più perdendo lo stampo, e la di cui eccellenza non tutti sanno comprendere in quest' epoca di crisi, di virtù, spesso più romorose che vere ; ma ehe si riprodurranno e presto nei nipoti, vogliamo sperarlo per la fortuna d'Italia ; e che intanto sopravvivono nei figli esempio ai fiacchi impeti del secolo di severe e modeste virtù. Ave, o anima benedetta. Noi non crediamo con la morte tutto finito ; ma con Dante, con Mose, con Platone, eoi grandi di tutti i tempi, di tutti i luoghi, ti speriamo ricoverato sotto le grandi ali del perdono iV Iddio. Ave, o anima benedetta. Il bacio che ci desti or sono tre giorni sul letto di morte, ci scalda ancora le labbra, pegno di eterna carità e di quel saluto ineffabile che le nostre anime ripeteranno incessantemente nei silenzii solenni dell' infinito. Tomaso Luciani — Paolo Tedeschi, IL IV. CONGRESSO AGRARIO. Albona, 11 Settembre. Ieri dunque venne chiuso qui il quarto Congresso della Società Agraria Istriana, e io mi affretto a darvi una sommaria relazione di quanto vi fu operato, avvertendo che intendo restare limitato al modesto campo della cronaca, poiché so che altri farà pel vostro giornale oggetto di serio esame le discussioni, che si furono tenute. Come sapete, 1' ordine del giorno recava che, inaugurato il Congresso, si dovessero prima trattare li argomenti di amministrazione sociale, e poi iniziare delle conversazioni agrarie, clic con felice pensiero la Presidenza aveva voluto questa volta introdurre nel Programma. Se non ehe 1 uom propone e Dio dispone ; i socj avrebbero dovuto convenire qui .al più tardi pel 9 matina, e infatti molti -erano giunta per la via di terra fino dali 8, ma molti altri si attendevano col piroscafo postale, che doveva approdare a Porto Rabaz verso le 5 ant. del 9. Inveoe di essi però giunse solo verso le 9 un dispaccio mandato per espresse da Pola, col quale cotesti socj appunto annunziavano .che per un sinistro toccato la sera innanzi proprio nel porto di Pola al piroscafo del Llovd, che doveva trasportarli, essi erano nella impossibilità di continuare il viaggio e giungere in tempo per assistere alle sedute del Congresso. S2'3 In tale improvisa contrarietà i sóej. presenti pensarono che forse l'arrivo dei mancanti avrebbe potuto ancora aver luogo per altro modo entro la giornata, e deliberarono invertire 1' ordine stabilito per le discussioni, cominciando dalle conversazioni agrarie e differendo all' indomani la trattazione delli altri oggetti posti all' ordine del giorno. Ed ebbero ragione, perchè nel pomeriggio del 9 il piroscafo fu veduto arrivare, e i socj rimasti a Pola accresciuti di altri che, a Cherso si unirono con essi, poterono finalmente giungere qui. Alla conversazione tenuta il 9 poco posso dirvi^ perchè non ebbi la ventura di assistervi. Seppi però che procedette ottimamente e fece vedere quanto vantaggio si potrà trarre in futuro da questo modo semplice e famigliare di discutere li argomenti, che più interessano la industria agraria. Voi sapete ehe li argomenti fissati dalla Presidenza erano quattro: la scelta delle razze bovine più adatte all'Istria e la opportunità di mantenere separate e distinte quelle da lavoro da quelle da latte; la fabricazione dell'olio e i miglioramenti, che vi si possono introdurre ; la vinificazione e le associazioni forestali. La brevità del tempo e la importanza del primo di cotesti temi fecero sì cbn la discussione non potè allargarsi anche alti altri tre : ma essa fu vivace ed esauriente, quantunque le opinioni ci si manifestassero ancora assai divergenti e forse non abbastanza bene apparecchiate. I più vennero da ultimo sulla conclusione ehe, por ora, e date le condizioni economico-agrarie della nostra provincia, non sia da pensare alla introduzione delle razze lattifere, ma si debba soltanto provedere all' incremento e al migliora mento di quelle da lavoro. L indomani, 10, fu solennemente inaugurato il Congresso. Nella sala maggiore del palazzo appartenente alla famiglia dei baroni Lazzarini da essi gentilmente concesso si raccolsero oltre 70 socj e molte persone non appartenenti alla Società, tra le quali mi piacque notare non pochi agricoltori albonesi. Tutto intorno le pareti della Sala pendevano lo stemma della Provincia e quelli dei 15 maggiori Communi, e nel fondo sorgeva coperto da ricco damasco il seggio presidenziale circondato da quelli delle varie rappresentanze. Alle 10 il Presidente, marchese Polesini, aperso la seduta con un breve discorso, nel quale dopo i saluti dì uso egli ebbe cura di constatare i frutti, che la operosità sociale aveva già recato al progresso materiale e morale della provincia e ne trasse la conseguenza che l'apatia, di cui spesso si accusano le nostre popolazioni, è infatto minore di quanto taluni mostrano credere — opinione quest'ultima che io permetterei di accettare soltanto col benefìcio dell' inventario. Delli altri discorsi, che tennero dietro a quello del Presidente, noto specialmente le poche ma nobilissime parole, colle quali 1' Avv. Amoroso recò al Congresso i saluti e li augurj della Giunta Provinciale. Traendo occasione dalla convocazione del Congresso in questa eittadetta di Albona, che con felice improvvisazione ■egli appellò "la secolare e vigile custode del nostro "confine naturale,,., espresse il voto che 1'opera di ricostruzione morale e materiale della patria, a cui sono intesi li animi, possa da questo estremo lembo di essa dilagarsi fino ad ogni suo angolo più remoto, in guisa che "noi possiamo tramandare ai nostri nepoti il deposito di questa nostra patrtia rinnovellata di novelle "fronde,,. Unanimi e calorosi applausi accolsero queste parole, che esprimevano oosì appieno il sentimento generale. V Dopo ciò il Segretario D.r Piccoli diede lettura 82 ì •lei Resoconto morale della Società. E un documento importante scritto con garbo ed eleganza di: forma e con notevole altezza d'intendimento, che io non mi attento a riassumere, ma di cui- consiglio la lettura a tutti quelli, che s'interessano dell'avvenire della Società. Questo Resoconto e il Verbale del 111 Congresso, steso forse con soverchia, lunghezza, occuparono una buona ora, ma furono ascoltati con vivo interessamento dall' adunanza. 11 preventivo del 1872, di cui. poscia-fa dato egualmente lettura, diede argomento» a qualche discussione. 11 Socio Avv. Baseggio, prendendo argomento da ab cune cifre del medesimo, ospresse il desiderio che le quote di canone vengano esatte con maggiore regolarità e non si lascino accumulare troppi- arretrati, che la pubblicazione delli atti sociali non si faccia troppo a lungo attendere, e in generale che la Presidenza! voglia valersi' più largamente della pubblicità, servendosi precisamente del nostro giornale, il quale è pure-r organo della- Società, e finalmente che-la. pubblicazione dell' Annuari, non venga più ritardata-, come, per ragioni, che non conosco, avvenne quest' anno. A questi voti il Socio Dr. Delli aggiunse il desiderio diconoscere il modo o la misura, con cui, si esplica la* operosità dei Comizi locali, che egli crede esistere soltanto di nome, e aggiunse che tale intento si potrebbe facilmente ottenere richiedendo dai singoli Comizj copie dei loro Verbali dalle loro sedute o pubblicandoli nell' Annuario o- nella Provincia.. Il Presidente assicurò i due oratori che dei loro voti sarebbe tenuto il debito conto, e io auguro che di, essi non avvenga come di quelli della Sibilla-, che il vento sperdeva insieme colle-foglie, su cui erano soritti, perchè panni che li argomenti, a cui in essi è accennato, quantunque non direttamente connessi coli' agraria, possono però avere una- influenza, vitale per lo «volgimento della Società. Si passò poscia alla elezione delli Ufficj per 1' anno venturo. A presidente riuscì con unanime voto nominato il Dr. Egidio Mrac ; ma egli, presente alla? seduta, s'alzò e con parole assai ricise dichiarò che non poteva per mancanza di tempo accettare la carica, nè i-i smosse dal suo divisamente, malgrado che i Soci Avv. Basilisco e Dr. Campitelli tentassero indurlo a piegarsi al voto dell' assemblea. Si dovette- dunque procedere a una nuova nomina, e questa volta 1' ciotto fu il sig. Francesco Sbisà. Per. la carica, di Vicepresidente fu scelto il sig. Antonio. Cecon, e per quello di Direttori i sig. Francesco Sottocorona, G. B. Volpi e Federico Spongia. Non saprei ripetervi i nomi del 16 eletti a formare il Comitato. L'ultima, votazione riguardò la scelta della sede pel Congresso dell' anno venturo, e, proposte da alcuni la città di Par&azo, a unanimità essa-venne con votazione secreta acce tata dall'assemblea. Chiesto dal Presidente se qualcuno aveva da fare delle speciali mozioni sopra argomenti non posti all' ordine del giorno, il Baseggio propose un vote di plauso alla Giunta-Provinciale per la-presentazione del progetto relativo alla istituzione di una Scuola Agraria, che voi avete pubblicato nell'ultimo vostro numero, e chiese che il Congresso manifestasse'assieme il desiderio di vederlo aecottato dalla Dieta. La-mozione fu accolta alla unanimità, e anche-qui lasciatemi esprimere hi'speranza che questo voto del Congresso Agrario possa (come ha diritto) avere-il suo. peso sulla bilancia delle deliberazioni della Dieta. 11 Basilisco, ricordato che a Udine .sta per raccogliersi il Congresso internazionale bacologico, nel quale la Società nostra sarà rappresentata dal sig. Sottocorona, propose che il Congresso istriano mandasse un fraterno, saluto a quello di Udine ; o audio ciò j j fu accettato. Il Belli chiese spiegazioni tuli* invio di certi saggi di terreni istriani destinati- ad analisi chimica a un istituto di Vienna, mentre abbiamo qui a due passi la stazione chimica sperimentale di- Udine diretta dal Sestini che-potrebbe fornircela in lingua nostra senza bisogno di ricorrere a- traduzioni-, e ìT Presidente rispose che Vienna era stata scelta; non per altro motivo che per- ouello della spesa, aggiungendo che l'argomento sarebbe- starfo studiato maggiormente. Restava ancera a deliberare sulle modificazioni proposte allo Statuto Sociale, che da tre anni si trascinano sull' ordine del giorno dei varj Congressi ; mai anche questa volta la mancanza del numero, legale dei presenti impedì che si potessero mettere in discussione* E qui lasciatemi avvertire che fece poco gradita impressione il vedere 1' ufficio; stesso di presidenza assai scarsamente rappresentato al Congresso. Mancavano infatti il vicepresidente, tutti e tre i Direttori e una metà circa dei membri del Comitato.. Cotesti signori avrebbero dovuto pensare che chi assume-Una carica assume insieme delli obblighi, e ohe non è Lecito pigliarsi così facilmente a. gabbo i proprj doveri. Anche i socj avrebbero potuto essere assai più numerasi': su 500 circa ne vedemmo venire 7CC o-poco più, q ciò-in una, stagione tanto propìzia e colla, certezza di.trovare lietissime accoglienze; qualche città, e non delle minori,, non aveva nep-pur un rappresentante. Se 1' egregio presidente avesse potute indovinare cotesti fatti, credete voi che egli si sarebbe tanto affaticato a scolpare li Istriani dalla taccia di apaii ?. Dico senza, ambagi quello, che penso, perchè ho sempre- stimato che le lustre e li orpelli non giova-no a nulla, e che Fa. verità può sembrare amara a taluno ma, finisce col giovare a tutti; e perchè d'altra parte, se non si può disconoscere la inerzia di molti, l'animo si allieta nel vedere la operosità intelligente e costante di molti altri, ai quali la patria deve moltissimo, e nei quali stanno riposte le nostro migliori speranze. E ora terno a bomba. Esaurito l'ordine del giorno, il Belli propose, e il Congresso -accettò per acclamazione un voto di ringraziamento alla città di Albona, che esercitò in modo veramente ammirabile la più schietta e cordiale ospitalità. Lo Scampicchio alla sua volta propose un voto di ringraziamento al marchese Polesini, per tre anni benemerito presidente della Società, e al quale-solo la urgenza di domestiche cure tolse di accettare per una quarta, volta il mandato, che i socj sarebbero stati lietissimi di riconfermargli.. Non occorre diro con quanto aggradimento fosse accolta questa- mozione e dopo.di essa le parole, che il Polesini pronunziò commosso, promettendo che anche in avvenire l'opera sua e i suoi ajuti non sarebbero mai mancati alla Società. Qui la seduta fu levata, e li intervenienti si sciolsero gridando: Viva l'Istria,! viva la patria! Mi resterebbe a dirvi delle accoglienze fatte dalli Albonesi ai membri del Congresso; malo spazio-e il tempo mi consigliano ad esser breve. Voi conoscete a prova la cordiale ospitalità, che usano cotesti cittadini; essa fu tutta spesa per noi. Alloggiati presso le migliori famiglie, circondati da una serie infinita di delicate at-tenzioni^ noi passammo qui due giorni, dei quali conserveremo-lunga, memoria. Albona questa piccola e pulita cittadetta, che dal vertice del suo colle contempla il Quarnero e il Monte Maggiore, i due grandi termini del nostro confine, par&va trasformata; le sue vie brulicavano di gente accorsa dai dintorni allo spettacolo straordinario ; nel palazzo municipaie4 trasformato in trattoria, e nel caffè c'era un movimento continuo e un servizio eccellente; la banda cittadina suonò ottimamente sulla gran piazza, del borgo; tra i fuochi artificiali e le illuminazioni delle case circostanti ; il teatro si aperse prima a sua rappresentazione di dilettanti e poi a una festina da ballo. Insomma nulla fu trascurato per rendere gradito a noi il soggiorno d'Albona ; e certamente qui tutti dimenticarono il viaggio lungo e disastroso, che bisogna intraprendere per arrivarvi. Chiudo : il vantaggio materiale e morale dei nostri Congressi si fa sempre più palese alii occhj d'ognuno; auguriamo al Congresso di Parenzo sorti non meno liete che a quello d'Albona. P. S. Vi unisco copia di una lettera, che l' egregio Tomaso Luciani, impedito dall' intervenire al Congres-10, diresse al Presidente, e nella quale, egli, cogliendo «ccasione appunto da questo convegno di concittadini, discorre di parecchj argomenti d'interesse provinciale. 11 Presidente ne diede lettura ai Socj dopo il banchetto del secondo giorno, e questi la accolsero con grandi plausi. Credo che fareste bene a pubblicarla. (1) (t) Per mancanza di «patio siamo costretti a differire al pros-licno nostro numero la pubblicazione di questa lettera del nostro unico Luciani. i^yata della Redazione.) DIETA PROVINO I A L E. ELEZIONI SUPPLETORIE. Nel giornale del 16 settembre 1870 abbiamo dato la trista notizia della morte dell' avvocato dr. antonio maiìoktizka deputato alla nostra Dieta; oggi dobbiamo annunziare che nella elezione del 9 corrente nei collegi elettorali dì Pinguente, Muggia ed Isola, a coprire il posto lasciato nella nostra rappresentanza provinciale dal compianto illustre patriotta, restò eletto il sig. Giovanni Zamarin parroco d'Isola. Nel distretto elettorale poi dei comuni foresi Veglia con Cherso e Lussin furono eletti il canonico sig. Francesco Ferretìch ed il 3Ìg. Antonio Rogovich. Il giorno 14 del corrente ebbe luogo a Pa-lenzo l'apertura della nostra Dieta, • . Apertura in Milano DI TRE GIARDINI FROEBELLIANL Ecco l'indirizzo che il comitato promotore di questi vantaggiosi sodalizii invia : Alle buone Madre milanesi! Per cura del Comitato Giardini d'Infanzia,, in Milano, col primo Ottobre, p. v. si aprono in Milano tre nuovi Istituti Infantili dedicati ai benemeriti ami-oi della tenera infanzia: Ferrante Aporti, Raffaele Lambruschini e Curio Boncompagni, e affidati alle cure intelligenti ed amorose di esperte educatrici, allieve iella nostra Scuola Normale per le maestre-giardiniere. La direzione del Giardino Infantile Ferrante Attorti, fuso col già esistente (via Palermo 15) e riordinato in più ampio locale terreno, venne assunto dalla signorina Carlotta Banfi, assistita dalla sorella Ida, distinta maestra di ginnastica delle nostre scuole comunali. Ad esso Istituto è annessa una Scuola di ripetizione per le classi inferiori femminile, e un Corso autunnale di ginnastica applicata alia tenera infanzia ed alla puerizia. La direzione del Giardino Infantile Raffaele Lambruschini ( via Manara, 2) provveduto di arieggiati locali terreni con ampio giardino disposto ad aiuole a a doppio filare di tigli, fu affidato alla signora Maria Valdagni, maestra del Corso Supcriore coli'assistenza della maestra Amalia Malacarne e d'una bambinaia toscana. Vi è annessa una completa Scuola elementare femminile ed una palestra di ginnastica. Il Giardino Infantile Carlo Boncompagni, lungo il nuovo Corso Genova, e precisamente in via S. Vincenzo 3 ove per ampio tratto da via Torino alle Colonne di S. Lorenzo non esiste nessuno Asilo per l'Infanzia, sarà diretto dalla signora Augusta Spazzi, assistita dalla maestra. Innocente Bollati. Questo nuovo Istituto, a cui è annessa una Scuota elementare femminile e uit corso di lingue francesi, tedesca ed inglese, è provveduto di comodi ed arieggiati locali con grazioso giardinetto coltivato a fiori dagli stessi bambini, ciascuno dei quali possiede la sua aiuola, che circonda il ■campiceli© lavorato in comune. La sorveglianza di questi nuovi Istituti, specialmon te destinati ai figliuoletti delle benemerite classi lavoratrici di Porta Garibaldi, Vittoria e Ticinese, è affidata al Comitato promotore di questa cara e simpatica istituzione accolta con tanto favore dalle ottime madri milanesi in concorso ad alcuue gentilissime signore, che gli sono larghe del foro appoggio materiale e morale ; mentre il personale insegnante ne cura il regolare sviluppo con zelo intelligente ed operoso. Ogni Giardino è inoltre provveduto d'un medico igenista, d' un maestro di canto, e d'una maestra di ginnastica,. Si accettano anche gratuitamente o a tenue contributo mensile bambini e fanciulli dell' età de' due ai sette anni, « il loro numero è circoscritto alla capacità dei locali, perchè possana ricevere una conveniente e razionale educazione cosi dal lato fisico, come dal lato intellettivo e morale. Col giorno di S. Carlo poi si riapre la Scuola Normale gratuita peT le maestre-giardiniere, affidata per la parte teorica del sistema di Próliel al Prof. Vicenza de Castro, e per la parte pratica alla signora Ottavia Schiff, allieva dì essa scuota, che compì oon lode il corso perfettivo nel Giardino d'Infanzia Vittorio da Feltre sotto la direzione dell'illustre educatrice berlinese Marta Berduschek e Adolfo Pick, Sorrida anche a questi nuovi Giardini Infantili il favore delle buone madri milanesi, a cui il vivere pei cari figliuoletti è la più dolce consolazione della loro vita. Milano, l settembre 1871 Pel Comitato Promotore Vincesio de Castro Rechiamo inoltre altro indirizzo del comitato promotore di questi giardini, rivolto agli amici del progresso educativo in Italia, il quele partecipa l'apertura in W>am d'i una Scuola Normale annuale presso il Liceo Gaetano Agnesi con annesso Giardino Propelli avo. Agli amici del progresso educativo- in Italia! Una delle più, nobili figure del nostro risorgimento, ora Ministro della Pubblica Istruzione, lodando l'i1-niziativa della Società proinotrice dei Giardini Infantili, nel banchetto elettorale, composto del fiore della cittadinanza milanese, prometteva, eh' entrando in iioina, iì primo istituto scolastico da lui aperto sarebbe stato un Giardino infantile. t Noi*. vi è più in Mila o,. in Venezia, in Verona, un sincero amico del progresso educativo, che ignori la differenza che corre tra le scolette private affidate a qual-ohe vecchia ed ignorante donniceiuola del popolo, gli Asili o ricoveri di mendicità, che la generosa carità cittadina dischiude alla povera infanzia, e quei Giardini Infantici, che nati sotto il nostro boi cielo nella Gioco-$a. di Mantova per 1' opera sapiente di Vittorino da Fel-tre, adombrati filosoficamente nella Cit à del Sole dal Campanella, e tradotti in atto nel suo Asilo modello di San Martino dell' Argine da Ferrante Aporti, ricevette da due educatori, Federico Fiòbel e la baronessa Ma-renholtz-Biilow, il suo perfezionamento. Ma perchè questa cara e simpatica istituzione possa attecchire fortemente anche fra noi, non basta la monista ed umile iniziativa individuale; ma è necessaria 1 opera collettiva ed intelligente di quanti amano la prima età e vivono per quei fiori-fanciulli, nel cui germe tti schiude l'avvenire della nazione. A raggiungere questo fine l'Italia ha urgente bisogno di Souoie Normali per formare buone maestre-giardiniere; e finché il Governo non vi pensa (nè vi penserà fino a tai.to non consideri 1' Asilo non solo come un'opera di bene,,ci ma, ma come un istituto eminentemente ed esclusivamente educativo) ; è richiestaT o-pera coraggiosa dei nostri migliori pedagogisti, e il concorso amoroso delle buone madri di famiglia, al cui cuore noi facciamo confidentemente appello, affinchè alla nostra s' unisca la efficace loro parola in bene di questa novella istituzione. E Milano, che aspira ad essere < apitale morale d'Italia, non vorrà per fermo essere seconda a Verona o a Venezia, la prima delle quali col voneorso del comune, della Provincia, dello Sfato e della benemerita Lega a Insegnamento aperse un corso di conferenze autunnali per le maestre degli Asili rustica^ li; la seconda sta per aprire, mediante azioni da lire < inquanta, una Scuola Normale con annesso Giardino Infantile - modello. Lo stesso, abbenchè in più umili proporzioni, abbiamo fatto noi pure, aprendo due corsi gratuiti di conferenze, l'uno estivo e F altro autunnale, sul sistema educativo di Frobel, da cui uscirono alcune ottime maestre 10 quali fondarono già in Milano e in altre città d'Italia dei Giardini Infantili e si dispongono, dopo la ricevuta istruzione, ad aprirne di nuovi in questa e in ai-altre città, ove fossero-per avventura invitate. E le domande non mancano; mancano ora le maestre. A soddisfare a questo disegno la nostra Società organizzò in Milano una Scuola Normale annuale -presso 11 Liceo Gaetana Agnesi (via Pantano, 15). la quale cominciando dal primo gennajo, si chiuderà coli'ultimo di luglio. Questa scuola coli'annesso Giardino Infantilo modello, si pronone non solo di formare delle buone maestre di Asili e di Giardini Infantili, ma di apparecchiare altresì ai corsi magistrali inferiore e superiore, svolgendo il programma governativo per modo, che possa giovare così alle allieve-giardiniere, come alle allieve-maestre. A sopperire alle non lieve spese, specialmente per una maestra-giardiniera uscita, della scuola normale di Berlino, a cui saranno affidate le esercitazioni pratiche, e per tutto il corredo e materiale scolastico che vi è necessario, la Società promotrice apre sull'esempio di Venezia, una sottoscrizione per azioni con premio, riducendo 1' azione da lire cinquanta a lire' venti. L' azione forma parte- dei Comitato promotore della Scuola Normale, diviene membro onorario della Società promotrice dei Giardini infantili, e riceve in prèmio le due prime annate delia Educazione Moderna, in cui sono svolti r principii pedagogici ed igienici dell'educatore della Tbfingiti e di quella donna illustre, che nel cuore della Germania-consacra tutta se-stessa al trionfo d'uno dei più grandi- principii riformativi dell'educazione modernai Ove la S. V., che zela con tanto amore il progresso educativo, intenda fare adesione allo scopo nobilissimo, che proponesi la Società nostra, non ha che a rimandar*, onorata della sua firma, la qui unita scheda-alla direzione indicata ia testa, alla presente Circolare. Milano, 25 dicembre, 1870. t TI Presidente Vincenzo de Castro Il Segretario Adolfo Pi eie CASSETTINA DI AVORIO ROMANA. (P.) Nella visita fatta al Conservatore si esibì il coperchio di cassettina d'avorio, di un solo pezzo, fermato su piastra metallica per impedire che le crepature progredissero a spezzature, tutto a figure di rilevo ed orna nenti all' ingiro. Il fondo sul quale rilevano conserva traceie di essere stato dipinto ed alcune parti salienti dorate. Il Conservatore mi disse: Siffatte- cassette erano veramente di legno foderate di piastrelle d'avorio. Una integra è nel-l'Arca di S. Nazario in Capodistria, altra mancante è nel duomo di Pirano, delle quali parlai noli' Istria volume- II p. 127-81. Il coperchio presente è di pezzo maggiore dei soliti, altri due simili maggiori coprivano i lat? maggiori, due quadrati coprivano i lati minori. Sul coperchio nel quadrato superiore sono raffigurati Castore- e Pcflìhce od i C-abiri, lucila sidera, in segno dei quali due amorini alzano due faci ardenti. — E queste sarebbero, secondo mito generalmente addottato, figli di Giove, sotto sembianza di cigno, e di' Leda. Il quadro inferiore rappresenta Giove in sembianza di Toro che sta per rapire Europa, e presso al toro la testa di Giove. La fascia che cinge il coperchio è decorata ad amorini che recano volàtili e frutta. Li altri sei specchiétti pare rappresentassero altre licenziosità di Giove.. È di provenienza incerta, ma da luoghi prosali. Misura metrica, lunghezza 0,28 larghezza j ,14. — Misura romana 9,5. CRONACA DELLA CITTÀ. Gli studenti dell'ottava, sul finire dell'anno scolalo testé spirato, sostennero l'ultimo e solenne speri-leuto liceale. Erano undici gl'inscritti, ma due dovette-(ritirarsi a metà dell'opra per infiacchimento di salute, un terzo ripeterà nel venturo novembre l'esame di firn; dei rimanenti, i signori Augusto Valentincig e Gio-rani Marcolini riportarono menzione distinta; e bene ompirono la prova tutti gli attri sei ; cioè i signori Be-ledetto Berlam, Francesco Craglietto, Giacomo Lius, Eugenio Rota, Luigi Vascon e Giovanni Vidali. A quelli egregi giovani, vicini a pigliare il volo per le univer-iità n quali colombe dal disio chiamate « diamo un affet-iioso saluto, colla speranza di rivederli tra pochi anni ielle schiere dei colti e valorosi patriotti. * * * Nella seduta della Rappresentanza Comunale (31 a-[osto p. p.) udimmo la lettura di due relazioni presenta-e dagli onorevoli consiglieri de Rin e de Madonizza al-ìllustris-imo Podestà, che li aveva incaricati di studia-ela gtiisa di poter organare i vigili volontarii, e di suggerire il luogo e i locali occorrenti per la nuova macelleria civica. La prima relazione concerne un bello e pra-Sco regolamento, coli'elenco delle spese necessarie ad (quietare le macchine e le congerie degli arnesi e desìi strumenti; la seconda offre un programma finito, olle cui nonne igieniche ed economiche si potrà elabo-are un progetto tecnico di fabbricati. Per desiderio del-aDeputazione, la Rappresentanza nominò nel suo grem- 10 due comitati, ciascheduno di tre membri, i quali leg-feranno le relazioni con applicazione d'animo più infensa di quella che si può esigere da un consesso, e poi nferiranno nella prossima seduta i criterii del loro esa-ae critico. ♦ * * Si ripresero dalla Deputazione i lavori amministra-Svi per poter rettificare il Fiumicino, che tanto danneggia colle sue piene le circostanti campagne. Il progetto rata quasi due decenni! di vita, e fino a questi giorni rtette coperto dalla polvere nell' archivio municipale, (erchè in sul nascere avea trovato, come avviene per lo più di tutti i buoni progetti, l'inespugnabile opposizione 11 alcuni proprietarii finitimi, dei quali alcuni ritenevano capriccio e non bisogno urgente la rettificazione del piccolo fiume, ed altri temevano i tagli degli ingegneri, (entra adesso viene da tutti bramosamente vagheggiata. ♦ * * Ci dispiacque moltissimo — le signore maestre ed i (ignori maestri delle scuole popolari credano alla sìnce-lità delle nogtre parole — ci dispiacque moltissimo di m aver potuto assistere che al termine doli' esame del- la quarta femminile, di cui ebbimo fortuita notizia solo in quel momento. Giungemmo in punto di udire almeno due saggi di eccellente declamazione: una poesia giocosa di Paolo Ferrari,» la discordia tra fratelli, » che venne recitata con vivace e graziosa maniera da Elena Della Venezia; e il » mezzogiorno * di Achille Roselli declamato da Domenica Zanutti con vivo sentimento^ ambedue dimostrarono una svegliatezza d'intelletto superiore alla loro età, e grandi furo;.o le lodi dell'uditorio per la valente maestra Lonzar. In una sala vicina stavano esposti i lavori delle quattro classi. La prima produsse una quantità copiosa di lavori a maglia, tra' quali meritaro-no encomio una tendina lavorata eoli'uncinetto da Angela Albertini, e una tela di nomi ricamata a crocetta da Chiara Depangher. Sul tavolo della seconda classe, in mezzo ad altre buu e cote, spiccava un paio di pantofole, lavoro a punto e ere cetta di Amalia Basilisco; sopra quello della terra amniiravansi molte camicie di compitissima fattura, per le quali, vennero specialmente elogiate Lucia De Carli, Lucia Depangher ed Apollonia Gallo. Della quarta classe venivano molto commendati i cuciti bianchi e alcuni ornamenti di bella infilatura di granellette, i migliori dei quali appartenevano a Maria Maddalena e Domenica Zanutti. Insomma il complesso dei lavori testimoniò ad esuberanza la diligenza delle ragazzine e gli ottimi adopramenti delle solerti maestre. Siamo pregati di riprodurre nelle colonne del nostro giornale il seguente Avviso: Onorevole Redazione, "Letto U giudizio della Commissione aggiudica-trice del concorso per un romanzo italiano, sgraziatamente per tanti giovani di buona volontà andato dose rto, un editore italiano, nell'intento d'incoraggiare i giovani nostri scrittori, è disposto di assumere par proprio conto la stampa dei ventidue lavori presentati alla medesima, offrendo ai primi dodici, per la cessione del manoscritto, copie 140, e 100 per gli altri. Inoltre, giudicati i detti romanzi da una Commissioue eletta dallo stesso editore, i primi sei fra i migliori riceveranno una grande medaglia d'uro, e gli altri sei uua medaglia d' argento con inciso da un lato il nome dell'autore. Noi facciamo plauso ai propositi dell' editore, il quale ha in animo di favorire le produzioni nostrane ed emancipare le lettere italiane dal tributo che pagano in questo genere alle letterature straniere, mal-srrado l'Italia annoveri illustri scrittori che non hanno nulla da invidiare ai più celebri romanzieri contemporanei. „ Per la consegna dei manoscritti fino a tutto il 15 settembre p. v. rivolgersi alla Direzione dell' Agenzia letteraria e scolastica, via Manara, 2. Prof. 0. Galli. Milano 30 Agosto 1871. ANNUNCIO BIBLIOGRAFICO. C•■•>. !.;■ C" . : . Anche quest' anno, coi tipi del Tondelli, venne . in luce 1' Annuario del nostro Ginnasio di II." Classe, che contiene un importante lavoro del giovane professore effettivo Bernardo Benussi, vertente Sulla cultura generale ed il Ginnasio: Ci piace ricordare specialmente quella parte in cui ei propugna la necessità di dedicare più ore allo insegnamento, della. Lingua Italiana. Se v'ha cosa ohe sia indispensabile a conoscersi, ed a conoscersi; bene, lo è per certo la propria lingua materna;. Se vi fu poi un tempo nel quale esistette la necessità di conoscerla bene, lo è il tempo presente, quando,, chiamate le popolazioni a discutere esse stesse sui, propri, interessi, la vita parlamentare richiede, non solo che si posseggano giuste e chiane idee, ma che si sappia anche bene comunicarle altrui a voce ed in iscritto, e che nella patria si trovi un mezzo per far valere la bontà della propria causa e dei propri diritti. Così il Benussi egregiamente. Noi speriamo che le nobili parole di lui troveranno pronta eco presso colóro cui spetta la modificazione del piano ginnasiale,, e che comprendono come il progredito risveglio dei nostri paesi, esiga assolutamente ogni riguardo ai loro più sacri diritti. In altro numero, promettiamo più estesa e partita relazione dell'interessante libercolo. lied. -ti, ' i ' . V ARI ETÀ. * or:'-'.* ih <.: .: - . i j*.n i,. v.. '. i".< "i !. •',•■.■ : .. . r • •). . i r t *i Pubblichiamo-di buon grado un'elegante ed affettuosa poesia, dedicata dagli albonesi nell' occasione di quella patriottica solennità che fu il IV. Congresso A-grario Istriano, contenti di poter raccorre nel periodico provinciale tutto ciò che serve a rammemorare il tanto desiderato risveglio dei nostri interessi civili, economici,, ed amministrativi. ODE ■ Non ho versi per l'uom che tutte affida. Sue mire audaci e disoneste all' oro, Nè il mercatante che 1' Oceano sfida D'un verso onoro: L'instabile fortuna mi sgomenta Se anche ha l'incanto del suo pien sorriso; Più di una, gioja io veggo a un tratto spenta Se volge il viso. Amo di vero amor l'ìndustre vita, Che 1' uom sospigne a benedir natura ; E questo amor oggi a cantar m'invita L' Agricoltura. Oh come è bello l'ubertoso campo Se la messe biondeggia e l'uva annera l Come è bello del Sòie al primo lampo, E in su la sera! De' pingui buoi" iL plàcido muggito Risuona apportator della ricolta, E un vergin carme dei villani- uscito Allor s' ascolta Tutto è giubilo intórno alla ricchezza, Che ai solerti cultori; iL campo dona ; Ma infelice colui che lo disprezza, O l'abbandonaf Lorquand» al guardo sorrìdea la terra Di vasti campi, di foreste e fiori, I prenci anibian, più che gli allori in guerra, I: suoi onori» Fuwi un gran re, che d'immortai memoria Lunga serie di secoli risplende; Parla d^Ozia la verace istoria, E sacro il rende.. Avea la reggia non di armati piena, Ma di sagaci e miti abitatori, Che sovra i campi con assidua lena Spargean sudori- Era ricco quel re: db grani e armenti. . Inauditi tesori possedea:. NeglL olivi, la pace, e i dì ridenti Neil' uve avea*. Era in festa il suo servo: festeggiava Quando il grano mietea nei dì sereni, Quando dell' uva, U succo spumeggiava. Ne' nappi pieni. Era in festa la serva* quando uscìa Dell' oliva spremuta olio lucente, Quando la greggia alla sua mano offria Lana crescente.. Oh beati !! . .. . Ma voce amica addita Or anche all'Istria nel gioir la speme; Perciò di savi agricoltor la vita Giuriamo insieme. Ai nostri sforzi splendida corona 11 Ciel darài: e intuoneran festanti 1, figli nostri por le vie d' Albona j Novelli canti. Gli Albonesi nel dì IO settembre 1371. Ne! momento di porre in macchina un tele* gramma venuto da Pareuzo ci avverte che la nomina del neoeletto deputato a quella Dieta signor Giovanni Zamarin parroco d'Isola, non ottenue l'approvazione della eccelsa Assemblea. ili'. J*f GIUSEPPE TORDELLE. EICOLO' de MADO.MZZA Redatto^.'