ANNO XXV. Capodistria, 1 Marzo 1891. N. 5 LA PR DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimeetre in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — CJn numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Ognuno su casa si^a Parte li. Prima di proseguire ci sia lecito di far motto della perplessità, che ora ci coglie nel dover ripetere cose conosciute da molti, i quali ebbero a leggerle anni sono in questo giornale. Ma tant' è, il compito assunto devesi finire secondo il modesto programma. Nel resto, colui che si trova nel caso di poter saltare la presente pagina, risparmia, a sè il fastidio delle ripetizioni, a noi il cruccio di essere riusciti molesti. Stringeremo gli argomenti e fileremo sottile. 6. Luciano Di Martino da Zara, nacque nella prima metà del quindicesimo secolo a Vrana, piccola terra del tenere di Zara, ma abbastanza illustre nella patria storia. Così incomincia la biografia, in trenta linee, del celeberrimo architetto italiano, maestro del Bramante : nella quale non vediamo però accennato dal Gliubich il nome di Laurana, ben noto nel mondo artistico. Il che c' induce a supporre, che tale qualificativo deve aver generato di primo acchito, e quasi spontaneamente, Dell' animo dell' avveduto biografo un dubbio, circa il quale appunto, molto più tardi, con sapiente cortesia, fecero prova di lor valore dialettico e letterario i professori Paolo Tedeschi e Vitaliano Brunelli. Si consulti nel proposito la Provincia (A. XVII, n. 15, 18, 20, 22 (dov' è trascritto per intiero l'articolo del Gliubich) 23, 24 del 1883. — A. XVIII, n. 1, 2, 3 del 1884). La controversia della origine scivolò nel campo geografico-storico-amministrativo sulla Liburnia Istriana, quale appendice della nostra provincia. Si vede a ciliare note che quel benedetto Laurana tiene forte a immedesimarsi meglio con Lovrana, che con la-Vrana. Basti per intanto la designazione esatta dell' abbate Bernardino Baldi (m. 1617): „Lovrana luogo della Schiavonia." 7. Monaldo (Beato) secondo il P. Bedecovich (Nat. Sol. S. Hieronymi P. II, p. 211), poggiato all' autorità di vari scrittori, dalmata, teologo e giureconsulto dottissimo, cessò di vivere a 9 novembre del 1332 in Capodistria (da ciò detto justinopolitano) in odore di santità. Scrisse: Libri quatuor sententiarum —• Sum-ma Monaldina (Lugduni 1516 in 8.°) — Sermones. * E qui ci pare che il G. proceda troppo per le corte. Del nostro Staucovich egli non fa alcun cenno, mentre il bravo canonico di Barbana ne esaurisce l'argomento (oggi, nella II.a edizione, a pag. 75-76). Riteniamo che il „Monaldus justinopolitanus," celebre per santità e scienza singolare, come lo indica il martirològio francescano, sia nato a Capodistria, e che l'unica affermazione del Bedecovich, il quale lo designa per dalmata, sia tanto debole, quanto la spiegazione fornita dfrl G., che attribuisce il „justinopolitanus" al fatto aell-a morte avveuuta nella nostra .Atene,. 8. Iacopo Cicuta di Veglia (1541) rettore dei giuristi alla università di Padova. 9. Malico Forchi», del pari vegliense, professore di filosofia e di teologia presso la stessa università. (1631-1639). Mori nel 1659. 10 Giorgio Amelio Liburnese, professore di medicina (1532) — ? — 11. Patrizio Francesco sortì i natali nell'isola di Cherso nel 1529 dal nobile casato de Petris, detto poi Petrizio o Patrizio. — Mori a Roma il 7 febbraio 1597. La biografia del grand' uomo va dalla pagina 241 alla 246. Nel Bollettino bibliografico della Provincia (A. XIX, 1 marzo 1885, N. 5, pag. 38) si ricorda che Marco Mounier pone il Patrizio fra i più illustri filosofi italiani, accanto a Giordano Bruno, a Bernardin» Telcsio, o a Tommaso Campanella. Tomaso Luciani nell' articolo Distinti Istriani (Provincia A. XVIII, 16 aprile 1884, N. 8) rammenta che il celebre Francesco Patrizio — ed altri con lui — non furono relativamente a Cherso fenomeni rari, o meteore straordinarie, ma il prodotto naturale della vecchia civiltà e coltura dell'Isola e dell'indole sua. In Nota dell' articolo stesso (pag. 63) sta pure scritto: Di Francesco Patrizio e della rarissima edizione della sua Nova Philosophia stampò recentemente (1879) un assai erudito ragionamento il eh. Olindo Guerrini nel Propugnatore di Bologna ecc. Segue alla medesima pag. 63 una Noterella, con una chiusa della redazione della Provincia, che, tra le fonti da consultarsi riguardanti il Patrizio, fa cenno del Ginguenè, del Tenneman, di Rixner e Sibner, del Tiraboschi, della Unione di Capodistria, ecc. Spigolando dal Gliubich, citiamo le principali opere dell' insigne chersino : 1. Della storia dieci dialoghi. Venezia, 1560, Basilea, 1576. 2. Della Rettorica. Venezia, 1562. 3. La milizia romana di Polibio, di Livio e di Dionisio Alicarnasseo. Ferrara, 1583. 4. Paralelli militari. Roma, 1594-95. 5. Prodi eie menta tlieologica et phisica latine reddito. Ferrara, 1583. 6. Della poetica. Ferrara, 1586. 7. Della nuora geometria libri XV. Ferrara 1587. 8. Discussionum peripateticorum tomi IV. Basilea, 1581. 9. Nova de universis philosophia. Ferrara — Amburgo, (1593). Tra i lavori giovanili: La città felice — Dialogo dell' onore — Discorso della diversità de' furori poetici — Lettura sopra un sonetto del Petrarca ( Venezia 1553) — L'E- ridano in nuovo verso eroico (Ferrara, 1557). Lasciò inedito il commentario sopra Omero, ed altri scritti ancora. Di fronte poi al giudizio severo di Cesare Cantù (Storia Universale, 1845, pag. 509 del tomo XVI) su questo illustre isolano, il G. riporta quello tanto favorevole del Tiraboschi (Storia della Lett. Ital., Napoli, 1781, voi. 7, p. 359) che riproduciamo: ,Fornito di vivissimo ingegno e avido di tentar vie non più battute, tutto quasi sconvolse il sistema della filosofia, propose nuove opinioni, e troppo angusto riuscendogli il campo di una scienza sola, fu a un tempo medesimo filosofo, geometra, storico, militare, oratore, poeta; e appena vi sarà capo di questa storia, in cui non si debba ragionare con lode." Di questo ambasciatore della Serenissima, paciere tra Bologna e Ferrara, professore all'università di Roma, amico intimo di Gregorio XIV e Clemente Vili ; di questo gran filosofo (giusta la sentenza di Pietro Bayle) ben si converrebbe che qualche dotto patriotta volesse occuparsi con amore e diligenza, pari al nobile subbietto. Dr. E. N. ------------------------------------------ Il Comune istriano } Ma ecco nuovo pericolo per la libertà del comune, il feudalismo. Ed il pericolo è subito avvertito dai nostri, e si manifesta in tre importanti fatti della storia; il placito di Risano, la resistenza al feudalismo fino alla pace di Costanza, e la nomina di podestà veneti a capo del comune. Il primo, l'abbiamo già detto, è un insigne documento di romanità e di vita municipale nel secolo nono; forse una delle più compiute ed italiche proteste del jus romano contro il feudalismo in Italia. (Il sentimento nazionale degli Istriani ecc. pag. 27). Aggiungo ora che se fu disputato molto per ispiegare 1' origine e lo sviluppo del comune in altri paesi nel secolo XI; e che se da alcuni fu ritenuto un nuovo risveglio, da altri una continuazione del jus romano soffocato non spento, durante il feudalismo longobardico, da noi la vita del comune non dà luogo a simili ricerche. Notò già il Balbo nel suo Sommario della Storia d'Italia che nel principio del secolo Vili si trovarono libere Roma, Venezia, le città della Pentapoli e or 1' une or Y altre delle Greche all'oriente e al mezzodì d'Italia (pag. 137). E il giudizio del Balbo sarebbe più compiuto, se avesse avuto notizia della storia nostra, e specialmente del placito di Risano. Il quale vuol essere considerato non solo come una protesta contro T invasione slava, ma altresì quale una prova irrefragabile della vita comunale nell'Istria fino nel secolo nono. Ed ora diciamo del secondo fatto: la resistenza ai signori feudali. Che cosa sia avvenuto dopo il Placito, tutti lo sanno; il feudalismo pur troppo puTò meno pesò su tutta la provincia. Non mai il paese si acquetò però, nè 1' accolse in pace come un fatto compiuto. Onde bene scrive il prof. Morteani — «Tutte le città istriane, a-nimate da uno spirito di avversione alle forme di governo feudale, perchè memori sempre della pristina libertà goduta prima della conquista di Carlo Magno, non trascurarono nessuna occasione favorevole per riacquistare la loro autonomia. L'assenza continua dei marchesi dalla provincia, seminata di conti e di baroni discordi fra loro, le continue relazioni con Venezia che le eccitava nelle loro aspirazioni, coli' intenzione d' assicurarsi il dominio della provincia e le ripetute contese per i diritti feudali che l'uno tentava di togliere all'altro: un complesso di circostanze insomma che manteneva i il malgoverno indusse le nostre città a tutelare i propri interessi, a liberarsi dai capricci del governo feudale, e a ristabilire le loro autonomie.,, ') E vi è un' altra circostanza ancora notata da tutti gli storici nostri. Nel più acuto periodo della dominazione feudale, il comune ') Vedi N. 4. istriano trova in sè ancor tanta vita, spalleggiato sempre da Venezia, da sottoscrivere trattati, e perfino atti di sommissione ad altro potentato, usando per mera formalità della frase « salvi i diritti del re » ; ma nello stesso tempo, (singolare contrasto proprio di quei tempi!) operando sciolto dagli ordini suoi(absque jussione imperatorìs'). — "Interessante è qui rilevare, scrive il Benussi, come le nostre città, durante il periodo feudale facessero e disfacessero trattati di commercio ed alleanze, giurassero obbedienza e tributi ora all'uno ed ora all' altro dei potenti vicini, senza che il principe v'intervenisse, o volendo intervenire, nè sapesse, nè potesse far valere la sua autorità. Il che ci prova quanto fosse allora forte il sentimento autonomo che dominava nella cittadinanza istriana, prima ancora che le. città si avessero potuto costituire a municipio perfetto. -) Da quanto si è detto fin qui risulta evidente che il comune istriano non rimase spento del tutto neppure dopo la conquista di Carlo Magno. Ebbero i nostri comuni il grande vantaggio di essere sfuggiti alla prima conquista dei Longobardi; quasi per duecento anni la romanità durò inalterata; e duecento anni sono \m buon mezzo per mantenere fresca nei popoli la memoria del passato. Il comune istriano non è adunque un risveglio improvviso della età propriamente detta dei comuni; le tradizioni romane meglio si poterono conservare nell'Istria, perché il feudalismo vi fu introdotto due secoli più tardi che in Lombardia e in altre parti d'Italia. In questo senso aveva ragione Carlo Coinbi di rispondere fieramente ad un lombardo, il quale mostrava di dubitare della nostra italianità: Studiate la storia; noi siamo più italiani di voi. Così si spiega pure come e perchè dopo la pace di Costanza, prontamente, e con la piena coscienza di ciò che facevano, volessero le nostre città cangiare la costituzione marchesale, e in luogo di gastal-dioni (nome barbaro) insediare a capo del consiglio il Podestà, o due Consoli, o Eiettori. Ed ora diciamo del terzo fatto: la nomina dei podestà veneti; fatto questo non così splendido, non così romoroso come il primo, pure egualmente importante, e forse più. La nomina dei podestà veneti non è un fatto isolato, non uno ') Porta Orientale (pag. 29). 2j Dr. Bennssi — Storia di Rovigno (pag. 61). scoppio, dirò cosi, di momentanea indignazione, ma piuttosto una sequela di fatti, conseguenza di una continua iuquietudine della coscienza nazionale per secoli sempre al guardavoi, pronta a premunirsi contro il pericolo. Ognuno vede come questo sia pure il carattere del secondo fatto discorso, cioè della resistenza al feudalismo. Nello stringere poi i legami con Venezia in questo terzo periodo della nostra storia, il comune nuovo si mostra più italico che romano, presente i nuovi tempi ; giova quindi discorrerne particolarmente. E prima di tutto è necessario ben notare come la scelta di cittadini veneziani a podestà dell' Istria, non sia buon argomento a provare la supposta libera dedizione dell' Istria al governo di San Marco. Sono due fatti ben diversi; protezione volevasi da Venezia, non dominio; e quando la protezione volle mutarsi in dominio in altro modo come è troppo noto, procedettero le cose. Ed ora diamo largo uno sguardo alla storia. Il feudalismo pesa sulla provincia : il reggime municipale romano, bene osserva il De Franceschi, mal si adattava all' inviso sistema baronale dei tedeschi marchesi laici e poi dei Patriarchi. ') Da settentrione soffiava il freddo Vènto della schiavitù ; naturale quindi il rivolgersi dei nostri a guardare a ponente, dove | aleggiavano sul libero mare i caldi zeffiri di primavera. Durante il governo patriarcale tra Istriani e il patriarca, per lo più forestiero e tedesco, una lotta continua tra i primi che vogliono eleggere a podestà un veneto, ed il secondo che vi si oppone, scorgendo in questo atto un pericolo pel suo dominio. Vogliono gl'Istriani un podestà ? L'abbiano, ma a patto che la scelta sia fatta dal Patriarca : solo per la risoluta opposizione incontrata cederà più tardi lasciando la scelta ai comuni, a condizione però che i podestà si prendano dall'Istria e dal Friuli, e-sclusi i Veneziani. Concessione degna di nota, anche nelle stesse restrizioni. Il Patriarca forestiero concede si tolgano i Podestà dall'Istria e dal Friuli. Che vuol dir ciò ? Perchè non dalla Carniola, pur soggetta al Patriarca stesso ; perchè non dalla Croazia? Prova evidente che il comune istriano è riconosciuto italiano. Dove adunque i vostri diritti storici o sognatori croati, e cragnolini ? Ma gl'Istriani allora tennero saldo; con 10 stesso Friuli troppo feudale e troppo ligio al Patriarca (così almeno credevano) nulla a-vevano a spartire ; l'istinto morale gli spingeva a Venezia; Trieste stessa nel 1254 aveva a podestà il veneziano Marco Zeno. Finalmente il patriarca Gregorio da Mon-telongo si risolse di concedere ai comuni i-striani il diritto di libera elezione, e senza restrizione, riguardo alla patria, salva la sua conferma. E d'allora in poi, se in qualche luogo, usando della sua influenza, può far nominare ancora qualche suo aderente'; più sono i luoghi dove la scelta cade su' cittadini veneziani. Capodistria, che già aveva avuto nel 1251 un podestà veneto nella persona di Andrea Zeno, nel 1256 ebbe Marco Zeno, e nel 1264 Giovanni Badoer. Parenzo e Pirano nello stesso anno avevano podestà veneti; la prima Giovanni Coroaro, la seconda Marco Badoer. Nella serie dei podestà di Montona, sotto il dominio patriarcale appariscono nel 1257 un Genisio da Padova, e nel 1271 Tomaso Michiel veneziano. E così via. Ma perchè, si domanderà, questa insistenza dei nostri nel volere veneziano il podestà? E le città maggiori che nello stesso tempo lottavano con Venezia quando la protezione diventava dominio, come mai non avvertivano 11 pericolo di affidare le sorti ad un cittadino di quella stessa città di cui si temeva la potenza? La questione è grave e dà luogo a varie considerazioni. Prima di tutto si rammenti che la consuetudine del podestà forestiero, proveniva dal timore che il capo dello stato, se scelto tra i propri cittadini potesse facilmente cedere agli intrighi di parentela e di consorteria con danno evidente dell' amministrazione della giustizia. Ciò ammesso, i criteri della scelta venivano regolati da questo principio: scegliere il migliore, fosse anche di una città nemica. Il podestà trovavasi in paes.: nuovo, isolato, circondato, sorvegliato ; era un uomo di mondo, come si direbbe oggi, tutto dedito allo studio delle leggi, colto, erudito, un legale insomma, un letterato che viveva tra i libri, abituato a tramutarsi or qua, or là, dove il guadagno fosse maggiore : un po' cosmopolita insomma. Il fatto di podestà oriundi dì città nemiche, e chiamati a reggere un comune rivale, non è nuovo, anzi si ripete nella storia. Nel 1253., quando erano ancor vive le memorie della lotta accanita tra Milano e Lodi, e recentissimo (1251) il fatto dei Milanesi che abbatterono la parte ghibellina in Lodi, e diedero il governo della città al guelfo Vistarmi ; nel 1253, dico, era podestà quell' Oldrado Tres-seno da Lodi, di cui si vede tuttora la statua equestre sulla facciata del palazzo della ragione in piazza dei Mercanti, e che bruciò gli eretici, come era suo dovere, dice la scritta — haere-ticos ut debuti ussit. (Continua) P. T. -----»—■>$>•'-«----- Seminarle o Collegio ài Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) Ritrovandosi la Famiglia del Collegio di Capo d'Istria consistente in numero di quattro Sacerdoti compresovi il Rette con probabilità di poter crescere in numero maggiore per 1' avvenire, tutti di voce attiva, e passiva, e sufficenti a tare il Cap.lo Locale, supplicarono F EE. VV. per la facoltà di eleggere il loro Vocale in occasione del prossimo passato Capitolo Provinciale, concedendo quel dritto al Collegio, che godono le altre Case della Relig.e in altri stati fondate con tutta la formalità, la quale manca solo al presente quanto all' assenso Ap.lico, per il quale supplicavano specialmente stante la difficoltà, che s'incontra nello Stato Veneto di fare le Fondazioni con 1' assenso del Principe'," '5S--sendo falso, che 1' Ordinario non gì' abbi data alcuna facoltà : quando esso non solo se babet permissive, come apparisce nella relazione; ma inoltre si serve di detti Padri in quello gli occorre per servizio della sua Chiesa; liavendo concesse Patenti di confessare non solo secolari : ma di servire per Confessore ordinario, e straordinario più volte ne monasteri di Monache al loro Sup.e : facoltà di far discorsi in Chiese parim.te di monache, e di altri Regolari alli maestri : servendosi anche de mederai nell' insegnare a suoi Seminaristi, quali manda alle scuole pubbliche di d.i Padri. (carte 37) Quanto al numero della Famiglia esistente in d.o Collegio, che non sii sufficiente per poter intervenire alli Congressi Capitolari della Provincia, come dice nella sua Relazione il P. P.ror Gen.le, e che detti religiosi siano soggetti all' Ordinario : si risponde, non negarsi questa, soggezione dagl' O.ri al proprio Ordinario, come non si puoi negare da molte altre Case della med.a Relig.e nelle quali, se si parla di tutto il Corpo della Famiglia, non ascende al numero stabilito dalla fel. m. di Urbano Ott.o e se s'intende de soli Sacerdoti, ne hanno alcuna in minor numero, di quelli siino in Capo d'Istria : e quelle Case, che hanno quattro Sacerdoti con tutta la soggezione all' Ordinario, fanno 1' elezione de loro Vocali per il Cap.lo Prov.le, dove non le si niega l'ingresso: mentre quattro soggetti, che habbino la voce attiva, e tra questi due che habbino la voce passiva, sono num.o suftìcente per fare l'elez.e Canonica : essendo questo 1' uso inveterato della Relig.e fon- dato su l'autorità de Sacri Dott.i. Che in Capo d'Istria presenterete non vi siiuo Religiosi laici per supplire al num.o ordinario, come nelle altre Case della Relig.e prevalendosi di servitù secolare: Si risponde primieram.te che i Laici niente contribuiscono negl' atti, e Congressi Capitolari: et in secondo luogo, essere un accidente: mentre in altri tempi ce ne sono stati, e ce ne possono essere per l'avvenire. La presunzione, che nel numero di solo quattro Sacerdoti, non vi possa essere 1' osservanza. non milita nel n.ro caso: ritrovandosi gl'Oratori in un Dominio, dove sono stranieri, e su gì' occhi attenti d'una Città molto dilicata, sotto un Governo, che si voi sempre conservare 1' arbitrio di poter escludere chiunque fosse riconosciuto poco proporzionato al ministero tanto geloso dell'educazione della Gioventù per il quale sono stati chiamati gì' oratori. Oltradiche 1' essere pervenuti ad ottenere dalla Città la Donazione della Fa-brica, e rendite del Collegio: et essere in giro con le altre Religioni ivi esistenti nel provedere il Pulpito della Cattedrale di Predicatore nella Quadragesima (cose nou concedute a soggetti d' altra Religione, quando ne erano al Governo), arguisce molto a favore loro per persuadere, che gì' Or.ori vivino con tutta esemplarità, et osservanza. Quello dunque di che vengono rivereutem.te sup plicate l1 EE. VV. dal Ret.e e Famiglia di Capo d'Istria, e solo, che si degnino donare un benigno riflesso allo Stato, nel quale si ritrovano, rattenuti dall'obbedienza per servizio de Prossimi, in luogo remoto, et incommodo, dove se non desperano con il tempo : con tutto ciò conoscono per molto difficile ottenere un esplicito assenso dallg, Serenis.a Repub.a, la di cui privazione li trattiene dal potersi affacciare per il formale beneplacito della S.ta Sede, come è solito a concedersi per le Fondazioni stabilite negl'altri Dominj : con che potranno compromettersi, che l'EE. VV. saranno per contemperare il provedi.mto adattandolo al Luogo, et allo Stato della cosa, dispensandoli solo in quello li manca p. l'assenso del Prencipe : e nel rimanente dichiarare il loro Collegio p. Casa regolare, e capace di quelli jus, che godono le altre della med.a Relig.e e di poter eleggere capitolami.te il loro Vocale a suo tempo, il quale si trasferisca al Cap.lo Prov.le con il proprio Rett.e. E questo benché paja nuovo nella Relig.e delle Scuole Pie, che non ha che il sud.o Collegio nel Dominio Veneto: nou è però nuovo alli PP. Gesuiti, e Bernabiti, che vi contano più Case regolari seuz' altro assenso, che la tacita permissione del Prencipe. Tanto più, che il formale d'una Casa regolare nou tanto pare debba riporsi nella perpetuità del materiale di essa, quanto ne Religiosi, che la costituiscono. La rinovazione della presente Supplica in tempo remotis.o dalla nuova convocazione de Cap.li Prov.li potrà manifestare l'ingenuità, conia quale si supplica: mentre per gì' oratori non è, che il contento di vedersi finalmente in Capo d'Istria con un esplicito beneplacito di cotesta S. Cong.e Che della Grazia ecc. Adi 25 aprile 1717 ad instanza de PP. delle Scuole Pie dagli 111.mi Sig.i Dottori Innocente del Bello, e Gio. Niccolò Marchese Gravisi Sindici della Città di Capo d'Istria fu comprato per questo Seminario l'orto di Messer Zuanne Padovan q.m Domenico contiguo ad altro pezzo di orto di ragione di q.sto Seminario, confinante da una parte con la strada publica, dall' altra con un magazzeno dell' Ill.mo Sig. Giacomo del Tacco appartenente al Beneficio in S.a M.a Nuova Ius Patronato Vittori, e dall'altra con una Corte del sudd.o Zuanne Padovan, come per lustramento publico rog.to dall' Ill.mo Sig. Piero Lugnani publico Notaro della Città. La Copia di d.o lustramento si conserva nel nostro Archivio. __-------- INDICE DELLE CARTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 5. (Continuazione vedi N.o 8 anno XXIV e seg.) anno 1541 pag. 779-814 Capitano B. Giustinian Processus retentionis Petrezoli Penesich Quaranta morlacchi, forzata la porta del castello di San Lorenzo del Pasenatico, assaltarono una notte il palazzo di quel podestà e, aperta la prigione, trassero fuori il carcerato Pedrezol Penesich, morlacco di ladra, abitante nel territorio di Due Castelli di publica voce ladro e capo di una banda di ladri, quali vanno depredando questa povera provincia. Denunciato il fatto dal podestà di San Lorenzo Giovanni Surian. la ducale Pietro Landò del 28 di aprile del 1541 delega il capitano di Raspo a formare il, processo, in seguito al quale il P. viene condannato nelle spese. anno 1541 pag. 815-820 Capitano Bernardo Giustinian Processus criminalis cantra Paulum Bedonichovich morlachum prò furto subtracto supra territorio S. Laurentii. Fermato il Bedonicovich in quel di Colmo per il furto di un basto e saputo nell'interrogatorio a cui fu sottoposto di altri furti commessi a San Lorenzo del Pasenatico, il capitano lo manda bene custodito a quel podestà affinchè proceda contro di lui. anno 1540 pag. 821-846 Capitano Bernardo Giustinian Processus criminalis contra Antonium Carlich Morlachum ha-bitatorem Sancii Laurentii ci sotios De omnibus terris et locis Illustrissimi Domini et de naviliis armatis et exarmatis ed de Civitatem Venetiarum Cum talea librarum mille oh mortem Ieannis Presina of/icialis Comunitatis Sancti Laurentii, Antonio Carlich morlacco, abitante nel territorio di San Lorenzo del Pasenatico, uccise proditoriamente Giovanni Brisin ufficiale di quel comune e feri gravemente il cavaliere di quel podestà. Fatto il processo del podestà di San Lorenzo Giovanni Surian, il capitano di Raspo B. Giustinian, a ciò delegato, pronuncia la sentenza. Il Carlich è condannato contumace al bando perpetuo da tutti i paesi del dominio veneto e taglia di lire mille a chi lo pigliasse e lo consegnasse o lo uccidesse. anno 1542' pag. 847-856 Capitano Bernardo Giustinian Processus criminalis contri' Martinum filium Antonii Bonazza oh liomicidium in personaln Stefani morlachi. Martino Bonazza di Mondano, pastore, trovandosi in erbatico col suo gregge in quel di Trestenich, ebbe un alterco col morlacco Stefano famiglio di Paolo d'Antignana, nel quale alterco questi fu colpito da un sasso al capo in modo che cadde morto. Il Bonazza, che gliel' aveva scagliato, è punito contumace al bando perpetuo del capitanato ; se capitasse nelle forze della giustizia, gli sarebbe tagliata la testa e chi lo pigliasse avrebbe la solita taglia. anno 1542 pag. 857-876 Capitano Bernardo Giustinian Processus criminalis contro. Bartolomeum Simpcich de Gradischie iurisdictionis Vipnvi furem. Bartolomeo Siili ri eh della villa di Gradiscine nella giurisdizione di Yipacco, famiglio di B. de Castro, rubò in casa del contestabile Antonio Lugnani a Pinguente una cassetta contenente da più di mille ducati e altri oggetti preziosi. Egli, malgrado la splendida difesa del suo avvocato Francesco de Verzi e non ostante il Lugnani gli perdonasse dopo ricuperato tutto il suo, viene impiccato per la gola. anno 1540 pag. 877-886 Capitano Bernardo Giustinian Processus criminalis cantra Viticentium Pelliparium ob homi-cidium in personam q. Antonii Ansich stipendiarli. Vincenzo Pellizzaro di Pinguente, in un alterco seco lui avuto, feri Antonio Ansich tanto gravemente che questi soccombette dopo pochi giorni. Egli viene punito contumace al bando perpetuo del capitanato; se capitasse nelle forze della giustizia gli sarebbe amputato il capo, e chi lo pigliasse avrebbe lire 100 de' beni di lui. anni 1542 e 1543 pag. 887-894 Capitano Nicolò Loredan Pr ocessus criminalis contro ]tortole m coni Manzini ob denuntiam Sebastiani Cargncli Subastiano, tessitore in Pinguente, dà querela a Bartolomeo Manzini dal quale fu assalito con arme ed ebbe in Rozzo tre ferite di spada. (Proc. non esped.) anni 1540, 1541 e 1542 pag. 895-964 Capitano Bernardo Giustinian Denuntiarum Primus Centotredici denuncie presentate nell'ufficio del capitanato dalle parti danneggiate, dai zupani delle ville del Carso, dal cavaliere del capitano o dai guardiani giurati per danni dati ai campi da animali o da persone che attraversano le terre altrui con carri e bestie o ne colgono le frutta. Denuncie contro mugnai che lavorano in giorno di festa, contro gli esportatori di biade o vino del capitanato, contro i defraudatori della decima di San Marco, per infrazioni dei regolamenti dei cataveri, contro chi gualca gviso in giornate proibite o contro chi lava lana in siti non permessi. — Le pene sono pecuniarie che per meta vanno a beneficio dell' accusatore e il resto ala fabricha de lo Iosa et re,loia et regalia al chamerlengo et palio de cacali. anni 1540, 1511 e 1542 pag. 965-1082 Capitano Bernardo Giustinian Criminalium primus Novantuno tra crimini e reati minori contro la publica onestà, le persone e la proprietà. Ingiuriare, ad esempio, alcuno e dirgli fur, bastardo, te menti per la gola, canchero te vegna, poltron, io ti voglio fornire. Percuotere cum marni, cum pugnis, cura pe-dibus, cum^ Iaculo, cum securi, cum. lapidibus, cum ense evaginato de piato. E ciò al capo, sul braccio ecc. cum tumefactione et ni-grecline o cum fractione camis o cum effusione sanguinis. Quindi se trahere per capillos in rissa, o minacciare admenando la spada o vulnerare cum ense evaginato de talea. Ovvero colligere nuces, acciperc cerasia, pira o incidere speronos nella vigna, nell' orto, nel campo altrui. E ruberie, inobedienze o minacce ai zupani delle ville. Infine danni dei villici ilei Carso ai conduttori dell'erbatico. Le accuse sono portate dalla parte danneggiata, dal cavaliere o dai zupani delle ville. — Le pene sono pecuniarie, il bando temporaneo, i! carcere e il pagamento del medico, delle medicine e delle spese. Le pene pecuniarie sono devolute al relogio, ala Iosa, al camerlengo, al palio de cavali et ala munizion de arme. anno 1542 pag. 1083-1110 Capitano Bernardo Giustinian Gondemnationum Liber Alcune sentenze pecuniarie, assolutorie e di bando pronunciate dal capitano sedente sub logia comunis Pinguenti ad sonurn campane per reati il cui processo trovasi svolto nei Criminalium precedenti. 2ST otizie Non siamo in grado di dare precise notizie sull'esito della votazione per 1' elezione degli elettori nei comuni foresi della nostra provincia; ciò che sappiamo con sicurezza si è che la lotta fu accanitissima in quasi tutti i collegi, e che la parte nostra e la nemica, non avranno che poche differenze di voti, 1'una di fronte all'altra, ma forse preponderanti saranno i nemici con nove voti nelle avvenute elezioni: 96 contro 105. Però non è detta l'ultima parola, e degli elettori eletti per suggestione dei preti croati, elettori che sono in fin dei conti, in gran parte, buoni contadini istriani, è sperabile che taluni all' atto della votazione, che avrà luogo il 4 di questo mese, sentano ancora di appartenere a questa provincia, e non alla Croazia, e si schierino dalla parte nostra. Siamo lieti di annunziare la formazione del Comitato promotore della „Lega Nazionale." Il comitato è formato dai seguenti signori : Artelli Filippo Dr. Bandii Giovanni Dr. Cronnest Giovanni Dr. Cuzzi Giuseppe Dr. Gortan Alfonso Dr. Mandel Vittorio Dr. Pardo Giacomo Mazzoli Ermenegildo Polacco Angelo Alfonso tutti di Trieste Dr. Madonizza Pietro di Capodistria Dr. Bubba Giuseppe di Pirano Dr. Venier Silvestro di Buie Dr. Costantini Francesco di Pisino Dr. Amoroso Andrea — Sbisà Francesco di Parenzo Dr. Defranceschi Giov. Battista da Seghetto Bismondo Alvise di Rovigno Dr. Sprocani Lodovico di Pola Dr. Lius Giacomo di Albona Agapito Giuseppe di Pinguente Dr. Venuti Carlo di Gorizia Conte Valentiuis Eugenio di Monfalcone Dr. Waitz Francesco di Cormons Dr. Dordi Carlo — Bar. Ciani Giovanni — Dori-goni Silvio — dott. de Riccabona Vittorio — Dr. Lut-teri Antonio — Dr. Ranzi Guglielmo — Tambosi Ant. di Trento Dr. Candelpergher Carlo — Cofler Pietro — Dr. Donati Pietro — bar. Malfatti Valeriano —• bar. Tedeschi Federico — dott. de Sartorelli Aug. di Rovereto. Conte Martini Archimede di Riva Dr. Boni Carlo di Tione Dr. Lorenzoni Pietro di Cles Dr. Debiasi Giov. Batta di Ala Dr. Silvestri Giovanni di Malè Buffa Francesso Caporale di Pieve di Tesino Dr. Parolini Alessandro di Condino cav. Lutti Vincenzo di Riva diante procura da rilasciarsi ad altro azionista al V congresso generale ordinario che si terrà , a Rovigno il dì 17 marzo p. v. alle ore 2 pom. nella sala del teatro comunale, gentilmente concessa, col seguente Ordine del giorno: ]. Lettura del verbale dell' antecedente congresso ; 2. Relazione della direzione sullo stato attuale della società e presentazione del bilancio per l'anno 1890 ; 3. Eventuali proposte : 4. Nomina d' un consigliere d'amministrazione in luogo del signor Giuseppe Rocco dimissionario ; 5. Nomina di tre revisori e due sostituti in ordine all' art. 30 lett. b dello statuto. A sensi del § 38 dello statuto gli azionisti che intendono prender parte all' adunanza generale, dovranno depositare almeno quarantott' ore prima del giorno fissato per la medesima le azioni di cui si trovano in possesso, a Trieste presso la presidenza dalle 9'/2-12 ant. e dalle 3-5 pom., a Pirano presso il signor Gius. Dr. Bubba, a Parenzo presso il sig. Sebastiano Sbisà, a Rovigno presso il sig. Dom. Candussi-Giardo, a Pola presso il sig. Nicolò Rizzi, dai quali riceveranno il titolo di legittimazione. A maggior comodità dei signori azionisti di Parenzo e Pola che si recassero al congresso, apposito piroscafo partirà da Rovigno a quella volta la sera stessa tosto finito il congresso. Donati Giacinto di Mezzolombardo Dr. de Pretis Sisinio di Rumo Dr. Bertagnolli Cesare di Fondo. 11 comitato per il monumento a Daute tenne a Trento una riunione per fissare le norme del concorso. Eccole iu una indicazione sommaria. Pel monumento ci sono disponibili lire 125,000, che dovranno supplire a statua e a base, a parte le fondazioni ; la statua dovrà essere di bronzo e alta non meno di 5 metri; i progetti, nelle proporzioni di 1 a 5 dovranno essere presentati entro il 31 agosto dell' anno corrente a Trento. Scelto quello da eseguirsi, ci saranno tre premi •—- di 2000, di 1500 e di 1000 lire — per gli altri tre giudicati migliori; e quando del premiato non s'intendesse allogar l'esecuzione all' autore, questi avrà un premio di lire 3000. Giudicherà una commissione formata da uomini fra i più competenti nella scultoria. La presidenza del comitato provinciale pel centenario Tartini ci comunica: Dall' inclito municipio di Pirano pervennero al comitato fior. 20 in sostituzione d' una corona al funerale del defunto Francesco Tamburlini, segretario comunale in pensione. V Indipendente del 23 febbraio pubblica: Sciolta la ,Società del Progresso", che. sinora si rendeva interprete della volontà del partito, e non ancora costituita legalmente l'„Associazione progressista", destinata ad essere centro della nostra attività politica, gli uomini più influenti del partito si radunarono ieri in privata assemblea con intervento di numerosi amici e deliberarono quale programma per le elezioni politiche, per gli stessi motivi che determinarono in passato questa linea di condotta, I' astensione. Nelle elezioni di completamento della Camera di commercio e industria dell' Istria furono eletti tutti i candidati proposti dalla nostra società politica. Siamo lieti di poter annunziare che la società dello stabilimento balneare di Pirano. spingendo alacremente l'attuazione dei progetti votati dall' assemblea generale degli azionisti tenutasi nel settembre p. p., ha condotto quasi a termine un grande edifizio ad uso bagni, della lunghezza di metri 88, con 44 cabine da bagno, sale d'aspetto, e 46 stanze da letto, lavanderia e tutti i rispettivi accessori, e che il 23 febbrajo fu tenuto un esperimento d' asta per 1' erezione dell' edificio principale ad uso grande albergo. Dal 1 marzo in poi verranno attivati per la prima volta sulla linea istriana dei treni celeri, che riusciranno di grande comodità al publico viaggiante, promettendo di percorrere i tratti sino a Pola e a Rovigno in un tempo molto più ristretto. La Direzione della società di navigazione a vapore „Istria-Trieste" con circolare dei 25 corr. invita i signori azionisti a voler intervenire personalmente o me- Appunti bibliografici Dal Danubio all'Adriatico. La Dalmazia. Nella Revue des Deux Mondes, 15 aprile 1890. Parigi. L'anonimo dei tre asterischi continua nella celebre rivista dei due mondi il suo studio sui paesi balcanici. Ne ho già detto altre volte ; anzi ne ho ricevuto la spinta a scrivere l'opuscolo — Dall'Arsa al Timavo. Come sempre, F anonimo ci seduce col suo stile brillante, specie nei capitoli dove parla delle relazioni e delle razze slave con sufficiente conoscenza di causa. Non così in questa ultima parte del lavoro; la fretta di attraversare la desolata Erzegovina, e di seguire nel suo corso la Narenta per rivedere l'Adriatico, gli fa pigliar cantonate numero uno in questo ultimo capitolo sulla Dalmazia. Le accuse volgari, contro la politica della repubblica veneta, e attinte ai soliti romanzi fanno ridere davvero. I Veneziani avrebbero studiato, pesato, analizzato i veleni per mandare all' altro mondo i Re d' Ungheria e di Croazia. E venendo ai nostri giorni, 1' autore mosso dal solito dispettuccio contro gl'Italiani, dice corna del partito italiano, che, secondo lui, non esiste neppure in Dalmazia. Viceversa poi non dando nè in tinche nè in ceci, non lusinga neppure il movimento slavo. — „A Zara, scrive egli, non si giura che pel regno trino unitario (Dalmazia, Croazia, Slavonia) creazione barocca del medio evo, e che ha ben poca influenza sui destini dell' Adriatico. A Vienna fanno orecchi da mercante, e credo abbiano ragione" (pag. 870). Ma veniamo alle cose nostre. Anche sull'Istria non pochi gli errori. Pola, secondo il francese, è in Dalmazia ; e bisogna leggere per credere gli errori accumulati. L'autore non ha veduto nè la Porta Aurea, nè il tempio di Augusto, nè l'opere degli ultimi tempi, solo i geni delle tombe, e i gradini dell' anfiteatro, che non esistono più, attrassero la sua attenzione. „Quando io ammirai a Pola, così l'anonimo, i geni delle tombe antiche, piangenti, con una mano sugli occhi, e tenendo con l'altra una torcia rovesciata, questo volgar emblema del dolore ebbe per me un senso profondo." (pag. 851). Ed ecco la descrizione dell'anfiteatro: „La stessa forte impressione proverete davanti all' anfiteatro di Pola. Que' larghi scaglioni, que' massi enormi appena tocchi dal tempo, qtte gradini circolari sui quali i secoli hanno deposto il loro tappeto di verdura ; quella costruzione logica e semplice ; quegli archi ripetuti di piano in piano, dei quali la monotonia stessa vi obbliga al rispetto, come l'impronta d' una inflessibile volontà ; tutto questo è forse il simbolo più perfetto della grandezza romana." (p. 853). A parte certe metafore fuori di piombo, e fin de siede, la descrizione è brillante. Ma poiché 1' autore ha veduto anche i gradini che da tre secoli non esistono più, perchè appunto da un francese, il Deville, ingegnere al servizio della infame repubblica, adoperati in opere di fortificazione, viene il dubbio che l'articolista abbia tirato giù di maniera, e non abbia messo neppure piede in Pola. Ma dopo aver collocato Pola in Dalmazia, l'autore, dal castello di Miramar, si accorge che c' è anche un' Istria, della quale Trieste è il porto principale (meno male) e che il famoso castello volta per dispetto il dorso all' Italia. Per non perdere la pazienza, volto anche io la schiena all'articolista, e tiro dritto per la mia vecchia strada. P. T. PUBBLICAZIONI Gregorio Draghicchio — Trieste. Saggio di una Terminologia Ginnastica Italiana, illustrata da 850 figure, prezzo lire ital. 2.50. — Trieste, tipografia To-masich. — L' autore editore. INDICE DEGLI SCRITTI DI P. T. NELLA PROVINCIA III STORIA, GEOGRAFIA, ARCHEOLOGIA, RELIGIONE C Caenazzo P. Tomaso. Del prodigioso approdo del corpo «li Sant'Eufemia a Rovigno. P. T. XX. 10, 11. Caffi Michele. Bianca Maria Visconti Sforza e Sant'Antonio di Padova. Ap. P. T. XXI, 2. Capodistria Giovanni (Vittori). Vedi cose locali XXI, 9. Cavalli Iacopo. Stipendiari della repubblica rammentati nelle carte dell' archivio diplomatico di Trieste tra il 1370 e il 1380. Ap. P. T. XXI, 14. C. A. Archeologia, XVII, 22. Cecchetti B. Un Pietro Micca dell'Istria, XX, 8. Cesca Dr. Giovanni. Le relazioni tra Trieste e Venezia sino al 1381. Ap. P. T. XV, 22. - Rem. La sollevazione di Capodistria nel 1348. Con cento documenti inediti. Ap. P. T. XVI, 18. — Item. Venezia e la rivolta di Trieste nel 1468. Ap. P. T. XXII, 10, 11. Cicuto Dr. Antonio. Commemorazione degli eroi caduti a Dogali. Discorso letto nella chiesa di San Vito al Tagliamelo. Ap. P. T. XXI, 14. Colonna (la) di Santa Giustina con digressioni. XVIII, 20, 21, 22, 23, 24. XIX, 2, 3, 6, 7. 8, 10, 11, 14, 15, 16, 20, 22. 24. XX, 4, 5, 6, 7, 8. 9, 10. 12, 13. 14, 15, 16, 19, 20, 21, 24. XXI, 1, 2. 3, 4, 6, 7, 8. 9, 10. 11, 12, 13, 14, 15. Combi (de) Gandusio Teresa. Cenno necrologio. Tomaso Luciani XIV, 22. Combi Carlo. Istria. Studi storici e politici. Ap. P. T. XX, 21. Cronaca di Rovigno del secolo 18, XVI. 10, 11, 14, 16, 19, 20, 22. XVII, 1.