AMO XI Capodistria, 16 Giugno 1877 N. 12 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA h 9 Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso U Redazione. NUOVA SERIE di Effemeridi Giustinopolitane (Cont. V. n. 11) Giugno 16 1436 II pod. e cap. Lorenzo A. Memo viene de- legato giudice per definire la causa dei signori di Chersano, i fratelli Antonio e Giorgio, riguardo a certi molini e decime nel territorio di Pinguente. -1.-78. 17 1359 II pod. e cap. Marino Gradenigo officiato a difendere le ragioni di donna Fiorre vedova di ser Marco Trevisani il quale aveva acquistato alcune case da Antolfo de Grampa per erigere l'ospedale di San Marco a ricovero di sei poveri. - 16, - - 9. 18 1684 II Senato ammette ser Orazio D.r Fini, nostro concittadino e consultore di stato (carica un dì coperta da Fra Paolo Sarpi) al godimento delle prerogative della cittadinanza originaria di Venezia, - 4, - 51. 19 1452 L' avogaria lascia che il nostro comune fab- brichi il nuovo palazzo, perchè non v' impieghi danaro del dazio della muda. - 1, - 128. 20 1394 II pod, e cap. Fantino Zorzi officiato a con- centrare in Raspo (clauis totius custodie Histrié) i due Paisfnatici di San Lorenzo e Grisignana, coli' ordine di lasciare in ciascuno di questi due luoghi una banderia pedestris e di porre in Raspo di fissa stazione lanceas 20 equestres ad duos equos prò lancea sub duobus come-stabilibus et 20 balistarios equestres, vel ba-listarios et arcezios ultra 12 balistarios no-stros de uenetiis. - 1, - 28. ?1 1456 Ducale che dichiara il nostro comune indipendente dal capitano di Raspo. - 1, - 147.11 "22 1394 Ducale Antonio Venier che permette alla città nostra di reggersi secondo l'antico statuto (del 1260?) previe alcune essenziali restrizioni. -1,-28. 23 1492 Ducale Agostino Barbarigo che delega il pod. e cap. Domenico Malipiero per procedere contro gli Undici della Setta dei Martiri e la Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. vicegerente della Beata Vergine in S. Maria di Malicepico, e contro quei sacerdoti che li appoggiavano, - 1, - 264b. 24 1349 II senato ordina al pod. e cap. ad adoprarsi a fine di avere tra le mani il cittadino Pasqualino de Vitando, capo della congiura scop- XV piata l'anno passato. - 16, - ^v' " ^9. 25 1423 Ducale Francesco Foscari che accorda al con- cittadino Antonio Lepori Albanese per altri due anni la castellaneria in Pietra Pelosa e ciò in seguito a proposta del pod. e cap. Alessandro Zorzi. - 1, - 46.b 26 1426 Ducale Foscari che ordina al pod. e cap. Gior- gio Soranzo di graziare con lire 12 mensili il nostro concittadino Andrea del fu Pellegrino de Cernia, il quale perduto aveva il braccio destro nella battaglia del Guasto al Pò.-1,-65. 27 1493 Simeone de Tarsia, castellano di Castel-Novo in Carso, supplica il senato a volerlo esonerare della carica in riflesso della sua grave età. -2. 28 1457 Ducale Foscari che comanda al pod. e cap. Marco Caravello di ^sborsare mensilmente la paga a ser Nicolò da Mosto, castellano in Castel-Leone. - 1, - 151.b 29 1679 Ser Elio Belgramoni, capitano Sclavorum o Valpoto, termina la questione „Pascoli," insorta tra i comunisti di Cristoiano e que' di villa Dolo. - 18. 30 1385 II doge Antonio Venier ordina al pod. e cap. Nicolò Contarmi di restituire alla cattedrale certi terreni che le stavano dinanzi e tra questi il terreno sul quale poggiava l'atrio, bruciato dai Genovesi nel 1380 perchè, coll'affitto delle lire 25 che annualmente si ritraevano da due baracche erette in legno sui detti fondi la chiesa potesse rifabbricare l'atrio. - 1,-25. --HCDH-- CORRISPONDENZE Dal distretto di Buje, 4 giugno 1877. Ossequioso alla Legge Provinciale 28 settembre 1875, il Comitato stradale del Distretto Giudiziario di Buje in questi giorni esponeva il conto della sua gestione per l'anno 1876, e ne notizia va tutti i Comuni locali, ed i consigli d'Amministrazione. Non sarà pero discaro ai lettori della "Provincia,, di prendere conoscenza di questo conto che dietro autorizzazione avuta faccio di pubblica ragione: Conto Consuntivo del Comitato Stradale di Bnje per l'epoca 1 gennajo e 31 dicembre 1876. Introito 1. Civanzo di cassa a 31 decembre 1875 f. 1283.78 Va 2. Introitati dall'Officio steurale per addizionali stradali (alleg. A) „ 4407.82 3. Introitati dalla Giunta Prov. (alleg. B) „ 700,— Assieme f. 6391.6078 Esito 1. Pagati alla Giunta prov. a saldo seconda rata dell' imprestanza dell' anno 1874 (alleg. C) 2. Per pietrisco sopra tutte le linee (al. D) per operai (alleg. id.) per opere straordinarie di muri, tombini, parracari (alleg. id.) 3. Salario pei cantonieri (alleg. E) 4. Per aquisto, e riparazione di utensili per uso dei cantonieri (alleg. E) 5. Per la sorveglianza delle strade (al. G) 6. Per ispese d'Officio (alleg. H) 7. Per la costruzione di un ponte nuovo di pietra sul torrente Cisa al bivio Verteneglio-Umago (alleg. I) 8. Per rimunerazione ai cantonieri (al. K) Assieme esito f. 433.16 11 1920.88 1) 369.— 11 134.40 11 981.— 11 45.— 11 100.50 11 129.50 11 816.35 11 107.— f. 5036.79 Se dall'introito di si diffalca l'esito di resta un civanzo di cassa di fior. 6391.60'/, fior. 5036.79 fior. 1354.81 »/i Se poi a questo risultato si aggiunge il buono •stato delle principali linee stradali del distretto, e la quantità del materiale che trovasi approntato, devesi, per debito di giustizia, attribuire il merito principale al chiarissimo avvocato Giorgio D.r Franco presidente dol Comitato, che tra le molte occupazioui di un'estesa clientela, trova pure il tempo di dedicarsi con quello zelo, quella premura, e quell' operosità che non gli sono mai venuti meno. jL-" Riguardo l'importante questione della lingua d'insegnamento nella scuola Magistrale di Capodistria, scuola che richiama il più vivo interesse, perchè in essa vengono allevati i maestri che un giorno dovranno istruire i nostri figli, pubblichiamo i brani più importanti della discussione fatta in seno alla Dieta provinciale nella sessione passata, togliendoli dai resoconti stenografici delle sedute: Il capitano provinciale legge nella VI seduta la seguente comunicazione pervenutagli da parte della Luogotenenza : Trieste 15 Aprile 1877. Illustrissimo Signore ! "Sua Eccellenza il Signor Ministro del culto e dell'istruzione ha dichiarato con dispaccio 4 coir. N. 2118 di non essere per ora in grado di soddisfare ai voti esternati nell' istanza di codesta Inclita Giunta provinciale di data 1 Luglio 1876 N. 1070 per la riforma dell'istruzione magistrale nel Litorale. E qui è mestieri osservare che 1' organizzazione dell' istituto Magistrale di Capodistria, che per la breve sua durata non ha potuto raggiungere ancora il suo pieno sviluppo, ha per unico scopo, di educare per le scuole popolari del Litorale, che devono soddisfare a sì svariate esigenze riguardo alle lingue d'insegnamento, maestri bene istruiti ed animati da sentimenti di patriotismo austriaco. Oltre a tutta la cura che viene dedicata uelle rispettive sezioni dell'Istituto allo studio delle lingue italiana, illirica e slovena, devesi rendere possibile agli allievi—maestri di appropriarsi anche una sufficiente cognizione e speditezza nelll'uso della lingua tedesca allo scopo di offrire ai giovani maestri un ulteriore mezzo per progredire nella loro coltura e di aprire ai medesimi un campo più vasto per la loro pratica attività. Concentrando in un solo luogo le forze insegnanti e i mezzi pecuniari disponibili, sarà dato di aggiungere lo scopo in modo più completo di quello che si potrebbe ottenere collo smembramento dell' i-stituto magistrale di fronte all'imperiosa necessità di risparmiare più che sia possibile il tesoro dello Stato. Facendo comunicazione di questo dispaccio ministeriale, ho l'onore di assicurare Vossignoria Illustrissima della perfetta mia stima e considerazione.,, Il Comitato scolastico propone nella VII seduta col mezzo del suo relatore avv. Scampicchio di reclamare dal Ministero del culto ed istruzione che il piano d'insegnamento della scuola Magistrale maschile in Capodistria e della femminile in Gorizia sia reso conforme alle disposizioni dell'Ordinanza Ministeriale 26 maggio 1874, e che in ispecialità la lingua tedesca non sia impiegata nelle dette scuole come lingua d'istruzione ma soltanto insegnata come materia d'obbligo. Intorno la qual proposta del Comitato scolastico il Commissario governativo osserva (premettendo essere riservata la decisione al Ministero) che per apprendere una lingua che non sia la materna conviene superare parecchie difficoltà, le quali sensibilmente s'aumentano per chi sia chiamato ad insegnarla, e che se l'istruzione della lingua tedesca nella scuola Magistrale venisse introdotta come semplice materia d'obbligo limitata a poche ore settimanali, gli allievi non l'apprenderebbero in modo da poterla insegnare agli altri, tanto più che devesi ritenere aver essi già coli' entrare nell'istituto cognizioni sufficienti nella propria lingua. Osserva inoltre che i maestri come pubblici funzionarli hanno il compito di appropriarsi bene la lingua tedesca per poter conoscere le leggi e i regolamenti che emanano nell' idioma della Monarchia, e per procacciarsi quella coltura che si può attingere ad altre importanti pubblicazioni tedesche. Aggiunge poi di aver fatto le suaccennate osservazioni per schiarire in qualche modo il punto di vista da cui deve partire il governo nell'insegnamento senza però voler attraversare l'insegnamento della lingua del paese che è di- tutta giustizia. Alle suaccennate osservazioni del Commissario governativo risponde così l'avv. Amoroso: Premetto che noi non abbiamo nessuna prevenzione contro l'apprendimento della lingua tedesca. Noi riconosciamo l'utilità, e, vorrei dire, anche la necessità che ciascun giovane istruito conosca la lingua tedesca non solo, ma, potendolo, conosca altresì altre lingue colte; l'individuo vale in generale tante volte, quante lingue conosce. Sotto questo punto di vista non c'è quindi nulla da obbiettare che la lingua tedesca venga insegnata, e bene, nelle scuole magistrali. Ma altra cosa si è l'insegnare la lingua tedesca come materia, sia pure assegnando alla medesima in vista della difficoltà dell'apprendimento, uu più largo orario, e ben altra cosa quella d'impartire quasi tutto l'iusegnamento delle materie a mezzo della lingua tedesca. Ciò è assolutamente contrario allo spirito, ed alla lettera dello Statuto sulle scuole magistrali. In tesi generali, tanto la lettera, quanto lo spirito dello Statuto collimano egualmente in questi due concetti fondamentali: il primo, che una sola debba essere nelle Scuole magistrali la lingua d'insegnamento delle materie; il secondo che, avendo ogni scuola magistrale la missione particolare di preparare i futuri maestri, avuto riguardo ai bisogni nazionali dell'istruzione in un determinato territorio, anche la lingua d'insegnamento da adottar-visi, debba corrispondere ai bisogui medesimi. Da questa tesi generale discendendo alle disposizioni particolari dello Statuto, premetto ancora che lo Statuto prevede e regola l'insegnamento della lingua tedesca in tutte quelle scuole magistrali, le quali avessero un'altra lingua d'insegnamento. Il § 20 dello Statuto suona testualmente così: " la » lingua tedesca sarà da trattarsi come materia d'ob-„ bligo, in tutte quelle scuole magistrali, nelle quali „ essa non sia la lingua d'insegnamento delle materie. „ Se a questa disposizione si oppone una legge provin-„ ciale, in tal caso la lingua tedesca sarà considerata „ come materia libera. „ Dal momento che dunque la nostra legislazione provinciale non contiene una simile disposizione è di legge che la istruzione della lingua tedesca sia contenuta entro i limiti di una materia d'obbligo. L'Introduzione allo Statuto, giustifica poi nell'Articolo 8 la dispositiva del §. 20 coll'accenno alla particolare importanza che ha la lingua tedesca per la scuola e per la vita in Austria; soggiunge tosto però: "senza „ che col!'insegnamento di questa lingua come materia „ d'obbligo si miri allo scopo — che si vuole anzi e-„ spressamente esclusa — di abilitare nelle scuole ma-„ gistrali non tedesche, i candidati al magistero anche „ all'insegnamento nelle scuole puramente tedesche. „ Vuoisi quindi coltivata la lingua tedesca come tale, e non vuoisi andare più in là di questa. Dissi poc'anzi che la lettera e lo spirito dello Statuto vogliono una sola lingua d'insegnamento nelle Scuole magistrali; in prova di ciò citerò ora alcuni dei più importanti articoli. L'art. 2 dell'introduzione si e-sprime letteralmente così: "lo Statuto ripone il peso prin-„ cipale dell'istruzione degli allievi nella lingua d'in-„ segnamento, nella didattica, e nella pedagogia, il che „ determina anche il carattere della scuola magistrale. „ E l'art. 7: "alla grande importanza dell'istruzione „ linguistica degli allievi, lo Statuto provvedo col tener „ fermo al principio che ogni istruzione debba essere „ contemporaneamente istruzione di lingua.,, Ora se cadauna delle sezioni italiana, slovena ed illirica, in cui si suddivide la scuola magistrale, ha doppia lingua d' insegnamento delle materie, resta con ciò esclusa non solo la possibilità di caratterizzare questa scuola secondo la lingua d'insegnamento, ma ognuno che abbia un po' di pratica pedagogica, vorrà concedermi anche che il principio] dell'istruzione linguistica, basato essenzialmente alla unità della lingua d'insegnamento, ne venga sommamente a soffrire. L'art. 9 dell'introduzione suona cosi: "Richie-„ dendolo la necessità di preparare nella stessa scuola „ magistrale, dei docenti peli' istruzione in due lingue ,, del paese una sola sarà, di regola, la lingua, a „ mezzo della quale dovrà essere impartito l'insegna-„ mento in tutte le materie, e la seconda lingua sarà „ coltivata solamente nella necessaria misura come „ materia d'istruzione. Ove però queste scuole fos-„ sero sufficientemente frequentate, la separazione „ dei corsi paralleli per lingued' insegnamento dovrà „ essere proposta in guisa, che gli allievi dei rispet-„ tivi corsi riescano qualificati soltanto per una lingua, „ per quella, cioè, nella quale essi furono istruiti.„ Ora, niente dirò della stranezza del proposito di volere preparare nella stessa scuola magistrale dei maestri per la istruzione in tre lingue contemporaneamente, contrariamente allo stesso Statuto che per motivi pedagogici, facili a comprendersi, limita soltanto a due lingue l'ammissibilità di questa preparazione; ma dacché, per causa dell' innesto della lingua tedesca, sono due effettivamente in ogni sezione le lingue d'insegnamento delle materie, sorge anche spontanea la domanda : per quale di queste due lingue saranno poscia abilitati i candidati? — pella lingua tedesca, no; perchè l'art. 8.o dello statuto dice chiaro e netto, che chi non abbia studiato in una scuola magis-strale tedesca non possa essere abilitato all' insegnamento in questa lingua. Peli' altra lingua, neppure ; perchè gli allievi non vengono punto istruiti in alcune materie a mezzo di questa lingua, ed in altre soltanto molto parzialmente. Ma se, stando così le cose, collo Statuto alla mano, gli allievi non potrebbero essere qualificati al momento degli esami per nessnna delle due lingue d'insegnamento, per quale altra lingua saranno essi poi qualificati? Lo stesso art, 9 dell'introduzione contiene le seguenti testuali : „le disposizioni per 1' assunzione nel-„ l'istruzione delle lingue del paese in concorrenza „ colla lingua d' insegnamento, devono essere rilasciate „ con riguardo ai bisogni reali.,, Ed il § 3 dello Statuto dispone: „dove il bisogno lo richiegga, si do-„ vrà offrire agli allievi l'occasione d'istruirsi anche „ nella seconda lingua del paese, affinchè, volendolo, „ essi possano eventualmente conseguire l'abilitazione „ all' insegnamento anche in questa lingua. „ Se, in concorrenza alla lingua d'insegnamento, non è ammessa quindi nemmeno V istruzione nelle lingue del paese, che allorquando i reali bisogni lo esigano, non v' ha dubbio alcuno, secondo, me, che tanto meno possano essere ammesse due lingue d'insegnamento delle materie, delle quali 1' una non sia per di più nemmeno lingua del paese, e peli' apprendimento della quale è in altro modo dalla legge provveduto. E parimenti se dev' essere, fornita agli allievi 1' occasione d'istruirsi anche nella seconda lingua del paese, è da per sè chiaro che la prima lingua quella cioè, in cui dev' essere impartito l'insegnamento, non possa essere altro che una lingua paesana, giacché altrimenti la disposizione del § 3 sarebbe priva di senso. Io credo di aver con ciò sufficentemente dimostrato che l'organizzazione interna della scuola magistrale non corrisponde punto alle norme dello Statuto, anzi eh' essa sia un' aperta violazione dello Statuto medesimo. Se in vista delle non lievi difficoltà che vanno congiunte coli' apprendimento della lingua tedesca, oltre al prescritto orario settimanale, si si fosse fermati a prescrivere qualche esercitazione in essa lingua, ripetendo talune delle materie più facili, io nou avrei forse nulla obbiettato, sebbene anche ciò non sarebbe stato pienamente conforme alla legge ; ma al punto in cui è ridotto nella scuola magistrale l'insegnamento a mezzo della lingua tedesca, io devo assolutamente combattere questo insegnamento. Per quei signori, i quali non fossero più addentro della cosa, basti il sapere che gli allievi, già nel primo corso, vengono istruiti mediante la lingua tedesca nel disegno, violino, canto, nella calligrafia e ginnastica. Dal secondo corso in avanti, nella fisica e nella storia naturale; dal terzo corso in poi nella pedagogia e nell'agraria, (1' agraria entra appena nel 3. corso) ; nel quarto corso, infiue, si aggiungono a tutte queste materie la geografia, la storia e 1' aritmetica ; talmentechè tutto l'insegnamento si chiude con l'essere impartito in lingua tedesca. Come materia d' obbligo, la lingua tedesca ha poi altre quattordici ore settimanali d'istruzione. Ciò è un po' troppo, signori miei ! La scuola magistrale ha per suo compito essenziale quello di fare maestri, e precisamente maestri, che sappiano corrispondere all'esigenze dell'istruzione linguistica del paese, nel quale sono essi di preferenza chiamati ad esercitare più tardi il loro ministero. I maestri sono bensì sotto un certo aspetto pubblici funzionari, ma non appartengono alla burocrazia, la quale ha forse — auzi senza il forse — interesse speciale di conoscere per bene la lingua tedesca. Se i maestri sanno quel tanto di tedesco che basta ad insegnare eventualmente nelle scuole popolari i primi rudimenti di questa lingua, ciocché, in fine dei conti, si limita a ben poca cosa, è questo anche quanto loro occorre, e si può esigere da essi. Che se quanto ho detto rispetto ai maschi, ho da applicare alle femmine che studiano alla scuola magistrale di Gorizia, collo stesso piano d'iusegnamento, io dico allora cho la è una vera enormità quella di pretendere che le nostre istriane per essere accolte in quella scuola debbano portare prima di tutto con sè una conoscenza non mediocre della lingua tedesca, e finire poi col germanizzarsi affatto nella scuola medesima. Noi non siamo dunque trattati secondo lo Statuto eh'è legge comune, ma secondo una legge di eccezione; e questa legge di eccezione deve cessare. Sta bene che nelle scuole magistrali si coltivi il sentimento austriaco ; ma perchè questo sentimento austriaco attecchisca e si sviluppi, conviene sapere rispettare la legge, ed essere egualmente giusti verso tutte le nazionalità. Io non mi estenderò di più in questo argomento per non abusare della pazienza dell'eccelsa Dieta ; ma quanto ho dotto finora, ho creduto mio dovere di e-sporre, affinchè l'eccelsa Dieta nou rimanga sotto l'impressione delle parole dell'illus. sig. Commissario go- vernativo, e non si creda forse che noi soltanto per sinistre prevenzioni combattiamo ogni insegnamelo della lingua tedesca, ma unicamente per far a tutti comprendere la necessità di una radicale riforma del piano d'insegnamento, e che per conseguenza la risoluzione proposta trova nel fatto e nel diritto la sua piena giustificazione. — (bene, applausi). (Continua) NOTIZIE L' eloquenza delle cifre seguenti provano lo slancio che prese Trieste sotto il sistema del Portofranco. — La prima comparsa di quella città nel commercio mondiale data dal 1722 quando ascendeva appena a 5000 il numero de' suoi abitanti; nel 1777 s'accrebbe quest' ultimo fino a 20000, e nel 1808 a 33000. La portata dei navigli arrivati durante il Portofranco era Nel 1802 tonn. 186,326 1822 1832 1842 1852 1862 252,028 358,747 404,656 779,032 769,352 Il podestà di Rovigno, dottor Matteo Campitelli. venne confermato con sovrana risoluzione del 6 corr. Nella conferenza scientifica tenutasi in Trieste nella sala di Minerva, martedì 12 corr., il dottor Pio nob. Gravisi di Capodistria fece la presentazione accompagnata da un analogo cenno storico-fisiologico della fanciulla Saida, - Akkà portata a Trieste dal celebre esploratore italiano Romolo Gessi, 1' amico del generale Gordon. Col giorno 10 m. c. il Nuovo Teryesteo cessò ie sue pubblicazioni. — Perchè gli abbonati non ne patissero danno, e per un accordo fra l'Amministrazione del giornale l'Indipendente e quella del Nuovo Ter-gesteo, il servizio degli associati di quest'ultimo venne assunto dall'Amministrazione dell'Indipendente che esce ogni giorno. Il numero 137 del Nuovo Tergesteo reca il seguente affettuoso saluto del signor Ugo Sogliani, egregio ex direttore di quel giornale, che abbandona Trieste, sua patria adottiva, per ritornare alla diletta sua terra natale in seguito a decreto di-bando dell'i, r. Direzione di Polizia, confermato dall'i, r. Luogotenenza nel 10 mese corrente: Avendo l'i. r, Luogotenenza confermato stamani il decreto dell'i, r. Direzione di Polizia che per la mia condotta politica e giornalistica mi mette al bando dai Regni e paesi rappresentati al Consiglio dell' Impero, mi è forza di abbandonare, entro tre giorni, non dico con quale immenso dolore, la città dove naqui, dove crebbi operoso. Lascio in essa affetti, famiglia, memorie, speranze tronche, e vado lungi con la persona, non con il pensiero. Questo adunque da lontano, come da presso, e in avvenire come oggi, si volgerà agli amici a dire loro : vivete sereni e perseveranti! Come uomo dinanzi alla mia coscienza, jnon temo giudizio; come pubblicista tentai raccogliere con modesta opera d'abnegazione, intorno a qualche nome, per una idea, le sparse frazioni de' cittadini. Altri però, io n' ho fidanza, verranno e ben ricchi di senno e di virile animo maggiore ed io li accompagnerò coi voti, e, se potrò, con l'opera. Ai concittadini, agli amici un saluto che viene dal cuore; ai nemici leali una stretta di mano. Ugo Sogliani. Cose locali Gli esami dei maestri per le scuole popolari, generali, e per le scuole civiche, qui avvenuti nei giorni 23, 24, 25, 26 e 30 aprile, e 1, 2, 3, 5 e 7 maggio decorsi, ebbero i seguenti risultati. Furono esaminati undici candidati: sette approvati e quattro rimessi ad un anno. Giacomo Carrara, maestro a Trieste, venne abilitato all' insegnamento per le scuole civiche nelle materie componenti il II gruppo, cioè nella storia naturale e nella scienza della natura, aggiuntavi come completamento la matematica. Ottennero l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole popolari: Pietro Fiorini, maestro a Rovigno ; Giuseppe Glavač, maestro a Castua ; Rodolfo Koschavitz, maestro a Trieste; Matteo Mogo-vich, maestro a Castua; Giuseppe Pibernik, maestro a Fianona; Clemente Pezeli, maestro a Veglia. —Gli esami si tennero in conformità all'Ordinanza 5 aprile 1872, colla quale fu emanato un nuovo regolamento in sostituzione dell'Ordinanza 15 novembre 1869 (modificata e completata dalla sopradetta 5 aprile 1872). ( Unione) Come abbiamo a suo tempo annunciato, nel pomeriggio di domenica 27 maggio decorso ebbe luogo il trattenimento di tombola a beneficio del Civico 0-spedale e dell' Asilo d'Infanzia. Furono esitate 2962 cartelle a 20 soldi 1' una, che diedero perciò l'importo lordo di f.ni 592. 40, dal quale detratti f.ni 243. 25 di spese, fu diviso un residuo di f.ni 249. 15 per giusta metà tra quei due stabilimenti. Domenica 10 m. c. la brava società corale triestina degli allievi Sinico venne col piroscafo Intrepido per la seconda volta a far visita alla nostra città. I-nutile il dire le liete accoglienze fatte agli ospiti graditi e l'entusiastico accompagnamento che s'ebbero alla loro partenza dalla nostra popolazione, la quale li salutò coi più fragorosi evviva e con fuochi di varii colori, le cui fiamme fantastiche riflettevano bellamente nello specchio del nostro golfo. È aperto presso il Municipio locale un posto di segretario coli' annuo stipendio di f.ni 700, pagabili dalla civica cassa in rate mensili posticipate. Gli aspiranti devono produrre le lpro suppliche fino a tutto il 30 giugno corrente, corredandole dei relativi documenti. Anche nel nostro teatro l'applaudita compagnia dei giovanetti romani, diretta dal Beccherini, diede tre rappresentazioni di opere buffe e balletti, che non sì presto saranno dimenticate da quanti vi assistettero. Malgrado il caldo soffocante che da parecchi giorni si fa sentire, il pubblico accorse in sufficiente numero ed applaudì ai piccoli virtuosi che per la tenera loro età fanno veramente prodigi. Me sopra i Castellieri o Rovine preistoriche della penisola istriana del capitano R. F. BURTOiV, vicepresidente della Società Antropologica di Londra, e console di S. M. Britannica in Trieste Prima versione acconsentita dall'autore di N. M. G. istriana. Parte II. VISITA AI CASTELLIERI Appendice (Cont. V. N. 11) La seguente lettera, interessante, fu inviata da un autore noto in Istria al periodico „La Provincia". Ella merita la ristampa per esteso — come anche la risposta fu aggiunta per intero: (*) I Casteilieri dell'Istria In Istria si trovano in punti eminenti ed in numero considerevole delle rovine che portano in italiano la denominazione di " Castellieri „ ed in islavo quella di Grad, Gradina, " Gradischie, „ Gradjchie (abbiamo appositamente prescelto l'ortografia italiana perchè questi nomi possano essere pronunciati dal lettore italiano, avvertiamo che " schie „ devo essere pronunciato non con pronuncia toscana ma colla veneta, p. e. in "schieto») derivanti tutti dalla radice Grad che significa Castro, Castello, luogo murato. Le rovine sono o di muraglie a cemento, o semplicemente di macerie. Il popolo crede che fossero costruzioni greche, tradizione infondata come lo dimostrò il dottissimo D.r Kandler, poiché il debole governo dell' Impero orientale non lasciò quasi vestigia di se meno ancora tale che avessero un' impronta nazionale greca. I nostri eruditi propendevano a ritenere i Castellieri come opera romana; l'Istria possiede tanti monumenti della grandezza romana, tanti testimoni visibili dell'importanza che il governo romano attribuiva al possesso di questa provincia, che in difetto d'ogni indizio storico sull' origine de' Castellieri l'idea che fossero un sistema di castri romani veniva quasi da se ; si osservò che da un castelliere si vede l'altro, e ciò fece supporre che questi castri potessero corrispondere mediante un telegrafo ottico. Questa ipotesi non appagava per altro tutti i pensatori i quali opponevano che i Romani non usavano disperdere le loro forze, lasciavano libero movimento ai popoli conquistati, pronti per altro a severamente pu- *) Benché la lettera del sig. S. sia già stata pubblicata nella »Provincia," noi la ripubblichiamo ora per quei lettori eh» si associarono posteriormente al nostro periodico. nirli in caso di ribellione. Le fortificazioni devono stare in proporzione col presidio e viceversa; se si considerava il numero e l'ampiezza de' castellieri si dovrebbe giudicare che migliaja di militi fossero sacrificati a presidiare quei fortalizi in luoghi deserti ed inospitali, mancando quasi in tutto l'interno dell' Istria traccio di Città oggidì esistenti ai tempi romani. Ciò non corrisponderebbe alla saggia politica e strategia di quel popolo conquistatore. Qualcuno era disposto di ritenere i castellieri opere dei popoli aborigeni per difendere la loro indipendenza contro i Romani. Quest'opinione merita d'essere presa in considerazione coustando qual accauita difesa gli Istriani opponessero alle armi romane. Ma siccome ne' Castellieri fin ora non furono trovate iscrizioni, armi o altri documenti che attestassero la loro origine romana, celtica, tracica, liburnica, fianatica o giapidica ecc,. restava sempre il dubbio, e si era pronti di accogliere un' altra ipotesi che presentasse qualche probabilità. Recentemente la scienza Geologica ed Antropologica ha in base di ripetute scoperte constatato, che in epoca remotissima e preistorica vivesse in Europa contemporaneo all'Orso delle spelonche, all'Elefante primigenio, al Rinoceronte ed alla Iena una razza d'uomini diversa dalla nostra. In Isvizzera e nell'alta Italia furono trovate delle palafitte nel fondo di laghi con residui di uomini e di animali, dallo studio de' quali e degli ordigni ivi scoperti, di cui si servivano quegli uomini, risultò, che in tempi ove le belve feroci contrastavano loro seriamente l'esistenza trovarono salvezza costruendo intieri villaggi sopra palafitte ne' laghi. Ulteriori scoperte, principalmente di armi od istrumenti di pietra, osso o bronzo, contribuirono a formare un razionato sistema del progresso e sviluppo dell'uomo preistorico e la divisione in epoche, così si parla dell'età della pietra cui corrisponde quella de' trogloditi, a questa succedette l'età del bronzo di cui già si trovano vestigia presso le palafitte. Un segno evidente che tutte le anteriori ipotesi ri-sguardanti i castellieri istriani non erano soddifacenti si è quello che molti ora suppongono doversi riportare l'origine de'castellieri ad uua delle accennate età preistoriche. Qualcuno sarà stato il primo ad esternare un tale pensiero, molti lo possono aver avuto contemporaneamente ed in generale si ragiona così : se nel Belgio e nella Francia ed in altri paesi dell'Europa si trovarono scheletri d'uomini viventi in epoca molto remota, se nella Svizzera ed alta Italia si scopersero vestigie di palafitte e di intieri villaggi di uomini che vivevano sopra laghi, vi potevano essere contemporaneamente degli uomini anche in Istria i quali, non esistendovi laghi, trovassero opportuno di costruirsi abitazioni fortificate sullo cime de' monti. Persone versate in geologia ed antropologia scopersero ne' castellieri istriani rottami di pignatte di un cotto di forma molto primitiva ed osservarono sulla superficie dei rispettivi recinti un terriccio nero che sembrerebbe essersi formato da ceneri ed e-scrementi, indizii di abitato. Così, stavano le cose non ha guari, quando ad un tratto l'interessante questione entrò in una nuova fase: un celebre viaggiatore di paesi lontaui e selvaggi che si fece un gran nome pubblicando la descrizione de'suoi viaggi, visitando nell'autunno scorso l'Istria trovò i nostri castellieri degni della sua attenzione e ne esaminò parecchi; egli si propose di ritornarvi e di continuare i suoi studi sui castellieri; come sentiamo, il nostro erudito Signor Tomaso Luciani intende accompagnare l'illustre viaggiatore nell'accennata escursione scientifica, e tali celebrità ci sono pegno che la questione verrà studiata a fondamento tanto dal lato preistorico che dallo storico. Informati noi d'un tanto, volemmo ispezionare uno de' castellieri visitati dal sullodato viaggiatore, e vi ci recammo col fermo proposito di lasciare a casa ogni preoccupazione. Racconteremo in breve l'impressione che ci fece: In cima d'un monte con superficie or di strati calcari or di terreno composto di detrito marnoso ed arenario si trova un vasto piazzale circondato da alta e larga macerie di pietre calcari di cui alcune sorpassano il volume di 2 piedi cubi. Dal lato ove l'accesso è ripido e difficile vi è una sola cinta, da tutti gli altri lati la cinta è doppia, sicché il recinto interno rappresenta un elissi e l'esterno una mezzaluna. Non avevamo tempo di esaminare ii terriccio, nè di cercare rottami di cotto, casualmente non ci si presentò nessuno ; così pure non potemmo scorgere traccia di cemento fra le pietre ; noi non potevamo fare altra congettura che quel luogo sia stato destinato dalla popolazione del vicino contado per raccogliervi il loro bestiame ed averi mobili onde potersi difendere da un' aggressione nemica. Quanto all'epoca in cui fu costruita la macerie non ci potevamo fare un'idea nemmeno approssimativa; antica è certamente come lo indica il colore delle pietre ed il musco che le ricopre, conosciamo per altro macerie che non hanno un secolo d'esistenza le quali rappresentano un aspetto poco diverso. Considerato che i più celebri geologi sono concordi nell'attribuire alle palafitte per lo meno l'età di 10,000 anni, noi dobbiamo ingenuamente confessare che quelle macerie non ci fecero l'impressiono d'un età tanto veneranda, e possiamo addurre anche qualche ragione in sostegno della nostra opinione : il geologo Stache che più <1' ogni altro studiò la nostra stratificazione ha dimostrato essere la marna coli'arenaria la più giovane formazione dell'Istria, esserne sparita moltissima per degradazione ed esseie in molti siti comparsa alla superficie la pietra calcare un tempo coperta da strati arenario-marnosi. Questa teoria ha persuaso tutti quelli che» osservarono il nostro suolo. Il piazzale del castelliere in discorso presenta pietra calcare sporgente, la macerie è fatta di questa pietra e si doveva trovare nel vicinato; il piazzale non era dunque coperto di strati arenario-marnosi quando fu costruito il castelliere, per la qual cosa seguendo la teoria Stache, non possiamo ammettere un età enorme, e ciò tanto meno, che il detrito arenario-maruoso si trova sul medesimo Monte a poca distanza del castelliere. Ossia con altre parole: un castelliere costruito 10,000 anni fà in quel punto dovrebbe dietro le teorie geologiche dell' Istria essere composto di pietra arenario -marnosa. Dobbiamo ancora osservare di non aver trovato traccia alcuna di abitati nè di pozzi o stagni d'acqua, locchè indicherebbe che il recinto in discorso non poteva servire che in momentanei bisogni di guerra. E ciò è quel poco che possiamo congetturare sul castelliere da noi visitato senza poter fare deduzioni riguardo ad altri che possono essere bene diversi. Essendo nostro scopo di eccitare persone meglio di noi informate a pubblicare le loro vedute riguardo ai castellieri onde prepararci alle notizie che attendii-diamo dalle insigni persone che si proposero di studiare ex professo, ci permettiamo di accennale alle varie epoche preistoriche e storiche che dovranno essere poste a confronto coi medesimi ed ai caratteri particolari di ciascun' epoca. I. Epoca preistorica ; intendiamo quella sincronica coli'epoca delle palafitte. I trogloditi si rifugiarono in tempo di aggressione nemica nelle loro caverne, almeno ci pare verosimile; per istabililla occorrerebbe valutare le condizioni geologiche attuali e le presumibili in quei tempi, si dovrebbero trovare teschi ed ossa umane simili a quelli delle palafitte o almeno sufficiente numero di attrezzi ed armi simili a quelle scoperte presso le suddette palafitte. I rottami di cotto sono un oggetto molto delicato in Istria ove p. e. a Castel Rachele ne vengono fabbricati anche oggidì di forma veramente preistorica ; il confronto con cotti delle palafitte ci pare indispensabile. Un altro punto delicato è il terriccio ; terre di color nero vi sono anche altrove; l'analisi chimica ed il confronto dei risultati ottenuti dovrebbero dare molto schiarimento. II. Epoca degli aborigeni siano stati Celti, Traci, Flanati, Liburni o Giapidi, di caratteri distintivi di quest'epoca dovrebbero essere scheletri avvicinantisi alle forme attuali, armi ed istrumenti più perfetti di quelli che indicano 1' epoca delle palafitti. Guerra più feroce della conquista romana non contengono gli annali dell'Istria e gli Istriani devono aver fatte grandi opere di difesa per difendere la loro indipendenza dai conquistatori romani. III. Epoca romana alla quale va congiunta anche quella dell'Impero orientale. Siamo certi che il verdetto dei Signori'che esamineranno i castellieri non ci la-scierà nessun dubbio, se siano di origine romana o meno. IV. Epoca della lma immigrazione degli Slavi. Non bisognerebbe scartare nemmeno questa, si tratta di 12 secoli. Tanto gli indigeni quanto gli immigrati potevano aver motivi di fare barricate per la propria difesa e del loro bestiame. Ci dispiace di non conoscere tanto la lingua slava per poter giudicare se le denominazioni che essi danno ai castellieri indichiuo castri, ecc. o soltanto rovine dei medesimi; nel 2.do caso sembrerebbe che li abbiano già trovati in rovina e si dovrebbe ricorrere ad un' epoca anteriore. V. L'epoca delle couquiste dei Franchi non sembra aver causato grande spostamento di popolazione in Istria. VI. Epoca delle scorrerie de' Turchi. In Carniola le invasioni turche diedero origine a molti castellieri che ivi si chiamano „Tabor," parola d'origine asiatica che in Islavo ed Ungherese significa accampamento ed in Turco presso poco lo stesso. Ecco in succinto quanto il Barone Valvason nella sua Cronica della Carniola pubblicata nell'anno 1688 (Vedi L. II., p. 115—281; L. IV., p. 539, 540; e L. XV., p. 373) scrive sopra tale argomento : "Vi seno delle rovine in Carniola che non sono di castelli baronali ma di Tabor ossia accampamenti fortificati costruiti all'epoca delle scorrerie turche. Nel 1471 incominciarono queste barbare invasioni e si principiò fare i Tabor ne' quali il popolo del contado raccoglieva e difendeva le cose mobili di valore. Quando poi in seguito al cordone di fortezze e presidi militari al confine della Turchia fu posto termine alle invasioni Turche, quei Tabor che non racchiudevano una Chiesa furono totalmente negletti e passarono allo stato di rovine. Descrive poi i seguenti Tabor che essendo caverne naturali sono vere meraviglie, Pod Jamo-Tabor Sciler-Tabor nella Piuca superiore, finalmente il Tabor di Cernical nella giurisdizione di S. Servolo. Ecco qui un esempio come si può prendere facilmente un abbaglio sull' antichità di certe rovine. L'Istria confina colla Carniola, indubitatamente si passò di concerto per difendersi contro i Turchi, l'analogia è molto seducente, pure siamo convinti che i nostri castellieri non siano di quell' epoca per la ragione che il nome Tabor sarebbe stato adottato anche qui almeno dagli slavi, e perchè essendo per tutta l'Istria una quantità di luoghi murati che racchiudono Chiese e Case, erano queste piccole borgate e ville murate sufficienti per servire di rifugio agli abitanti del rispettivo contado col loro bestiame ed oggetti mobili di valore, senza aver bisogno di Tabor o accampamenti come nella Carniola. Supponiamo che in quell'epoca molte mura saranno state l'istaurate; altre erette da nuovo, ma sempre attorno gli abitati preesistenti. Oltre quest'epoca la storia si può dire completa, la guerra degli Uscocchi travagliò 1' Istria ma ogni avvenimento, ogni piccolo fatto d'armi è minutamente descritto, di Castellieri non si fa cenno. Concludiamo colla seguente considerazione: Vi sono paesi ove fu guerreggiato molto più che in Istria e vi sono molto meno vestigie di accampamenti per la ragione che fosse, argini e ridotti di terra, vengono col-l'andare del tempo appianati dalle alluvioni e dall'agricoltore. In Istria a queste costruzioni si prestava la pietra ovunque reperibile uè vi era mai bisogno di cavare le pietre dalle rovine dei castellieri. Ogni aggressione nemica poteva render necessaria la costruzione di qualche nuovo accampamento, necessità di trasportare il materiale non vi era mai, così potevano sorgere in diverse epoche nuovi castellieri. Qui bene distinguit, bene docet, l'interessante questione dei molti castellieri potrà trovare forse più facile soluzione colla divisione dei medesimi e col riportare l'origine di alcuni ad una, di altri ad altra epoca (Cont.) S. Bollettino bibliografico Doveri morali della giovanetto, italiana di Emma Matteazzi. Verona, libreria della Minerva, 1877. Il 6 marzo di quest'anno spegnevasi in Verona la vita di uua colta e modesta giovane di soli 22 anni, per vocazione educatrice, amata dalle sue discepole, ed ammirata da quanti ebbero il bene di conoscerla o di leggerne i lavori letterari. Emma Matteazzi! Le sue Lezioni di morale e di igiene, La giovinetta studiosa e la donna italiana delV avvenire, che pubblicò, fa qualche anno, dimostrano nella Matteazzi una particolare attitudine a comporre operette educative, basate su quella morale che parte da un cuore ben fatto e da una eletta intelligenza. I Doveri morali poi di sopra annunciati sono un trattatello che può servire di lettura e di studio alle giovanetto italiane, scritto da lei durante la sua ultima e lunga malattia. Ella lo scrisse senza pretensioni di stile o di erudizione, senza astrusa filosofia, ma con tal buon senso, rettitudine ed amore, che imprimono a tutto il nuovo volume un carattere così simpatico da assicurargli certamente la stessa anzi maggiore accoglienza delle altre sue opere. Annunciandone la pubblicazione o raccomandandone la lettura, noi crediamo di rendere uh Servigio a tutte quelle madri che reputano primo è più santo dei loro doveri la educazione del cuore delle loro figlie. H. Le Odi d'Orazio. Traduzione in versi italiani del marchese Guerrieri Gonzaga. Fra breve sarà stampato questo volume, a cui l'illustre autore libero dalle cure politiche, ha dato 1' ultima mano in Napoli. Un giornale di qu"lla città(Il Piccolo) dice in proposito della traduzione del Guerrieri le seguenti parole di elogio: «D'Orazio non abbiamo altra versione nota che quella del Gargallo; questa del Guerrieri, che, a giudicarne da qualche ode che conosciamo, è ottima, e che pure avendo grandissima venustà di forma conserva il metro e la incisiva brevità del poeta venosino, è un dono che la letteratura italiana aspettava da lungo tempo *. N. Le Comte de Cavour di Carlo de Mazade. Parigi, 1877. Il Mazade, che scrive la cronaca politica importantissima della Revue des deux mondes, ha pubblicato questo lavoro sul grand' uomo in maniera che nessuno meglio di lui poteva accingersi. Amico sincero dell'Italia, legato cogli uomini principali che la fecero, abituato a tracciare a grandi linee la storia contemporanea, dotato d'una chiarezza di esposizione singolare, il Mazade ha fatto un libro che tutti gì' italiani, ma specialmente quelli che nel 48 non erano ancora nati, e nel 59 erano ancora bambini, dovrebbero leggere. In esso egli rende giustizia a tutti colla freddezza e l'imparzialità dello storico ed è perciò che il suo libro scritto da uno non italiano, acquista molto più valore. In quanto al Cavour il Mazade ce lo mostra dalla sua prima mossa sul terreno politico fino alla sua morte, e non dubito di dire che, col suo metodo di citarne parole, scritti, e motti, egli ne fa un ritratto in piedi, completo, rassomigliante, e che è più glorioso per la sua memoria, che se fosse scolpito nel marmo o fuso nel bronzo. (Dal Corr. bill, della Per.) Gran carta dantesca di Enrico Croce da Nizza (Alpi marittime) (L. 4.). Ella è indispensabile a chi studia Dante, e venne adottata anche con plauso straordinario in Germania ed altrove. È eseguita squisitamente in cromolitografia, con indice illustrativo il più completo ed esatto fra quanti ne vennero mai in luce. Milano, Agenzia della Perseveranza. Via Tre Alberghi, 28. Leggiamo nell' Unione del 9 m. c.: Sul Trattateli del nostro barbiere, primo, almeno in I-talia, a scrivere ex professo sulla sua arte, troviamo il seguente cenno critico nel n. 22 (a. II) del Borghini, giornale di filologia e lettere italiane, diretto dall' illustre letterato Pietro Fanfani: Pieri Giovanni. Trattateli sull'arte del barbiere, Capodistria, 1875. Libretto assai curioso, e da dilettare e da impararci anche chi non è barbiere. Ha una briosa prefazione. Poi comincia il libro col descrivere come deb-b' essere il barbiere di garbo ; viene poi la descrizione degli strumenti; del modo di far la barba; la storia della barba e capelli; le malattie de'peli; tutto ciò insomma che può riferirsi all'arte. Seguita poi la erudizione barbieresca: proverbi e modi di dire-, i Barbieri celebri-, la canzonetta del Parini in morte del suo barbiere-, e un Vocabolarietto. Vi dico è un garbato libricino. Fanfani NAVIGAZIONE A VAPORE fra TRIESTE E VENEZIA col piroscafo celere "AIDA,, Partenza da Trieste e da Venezia alle ore S ant. ORARIO in vigore col giorno 30 Maggio Partenze da Trieste ogni Mercoledì, Venerdì e Domenica Partenze da Venezia ogni Lunedi, Giovedì e Sabato PREZZI DI PASSAGGIO: DA TRIESTE DA VENEZIA I Posto " „ III „ f. 5.-„ 4,- 2.50 I Posto II „ IH „ L. 11.— « 9 — „ 5.50 Prezzi di passaggio per andata e ritorno "valevole per un mese „ DA TRIESTE I Posto . . . f. 8.— II III 6.50 4.— DA VENEZIA I Posto . . L. 18.— II „ . . „ 14.50 III „ . . 9.- A Trieste i viglietti si vendono a bordo del suddetto piroscafo. Riguardo ai noli per le merci è da convenirsi a bordo col capitano. NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA fra TRIESTE - CAPODISTRIA col piroscafo GIUSTIlNrOPOLI Col giorno I. Giugno 1877, fino a nuovo avviso, verrà attivato (tempo permettendo) il seguente: ORARIO partenze nei giorni feriali: Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 9 ant. IL „ „ „ 12 mer. III. „ „ „ 7»/, pom. Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 7 ant. II. ir it j» lt)l/2 III. „ „ „ 6 pom. partenze nei giorni festivi: Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 9 ant. II. „ „ 12 mer. III. „ „ 3 pom. IV. „ „ „ S3/4 ,, Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 7 ant. II. „ „ „10'/i „ III. „ „ „ 1 /j pom. IV. „ „ „ 7l/a „ Prezzo di passaggio Per ogni persona indistintamente soldi 40. Ragazzi sotto i 12 anni soldi 20. Ricevuto il prezzo d'associazione: Società del Casino — Pirano - anno corrente; Nicttolò Corva Spinotti — Grisignana — anno corrente; Giulio de Basefìg-gio — anno decorso.