f™ .M**,: ANKO VI. luglio 188Q ar. 20. Soldi 10 al numero L' arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua 0 semestrale Franco a domicilio L'annua, 9 ott. 79 — 25 Sett. 80, importa f. 3 e s. 20; La semestrale in proporzione. Fuori idem Il provento va a beneficio dell'Asilo d'Infanzia ' L'UNIONE CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Pavento è l'amministratore. L'integrità di un giornale consiste nell'attenersi, con costanza ed energia, al vero, all'equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 28 luglio 1458 — Nasce a Napoli Jacopo Sannazzaro. — (V. Illustrazione). DELLA VITA E DEGLI SCRITTI di Girolamo Muzio Giustinopolltauo (Continuazione. V. i 3 N.i prec.) IV Benché il Muzio molto abbia scritto di sè, così che le più importanti notizie si attingono dalle sue opere, veniamo ora ad un decennio della sua vita (1520-30), per il quale poco assai ci è dato rilevare. Onde a questo punto dai più fra' biografi perfetto silenzio, in quelli che più estesamente trattarono divergenze e grandi inesattezze. Nel passo della Varchina che abbiamo trascritto al N. II diceva il Muzio che fino al trentesimo anno di sua vita (dunque fino al 1526) egli era stato tra in Padova iu Venezia in Capodistria in Dalmazia ed in Germania e che appresso fu in Piemonte in Lombardia in Francia e in Fiandra. E restano alcune lettere, parte inedite parte recentemente publicate dalle quali la generalità di questo passo viene con più esatti ragguagli precisata. Certo è che il nostro Muzio, come avea disegnato, da Capodistria passò direttamante a Venezia per ascoltare le lezioni di Rafaelio Regio, publico professore di eloquenza assai stimato a quei tempi. ) Quando ciò debba aver avuto luogo ci è facile stabilire per i seguenti dati. Da quanto abbiamo esposto nel precedente N., dovea il Muzio, per potere a Capodistria contrarre amicizia con l'Ainulio, trovarsi quivi fino dall'ottobre del 1519. Per testimonianza poi del Muzio stesso, che in una sua lettera ad Aurelio dei Verzieri2) dice: Ora fra gli ') V. Muzio — La dedica a Lodovico Capponi delle sue Lettere (Ediz. Veneta del Giolito 1551) ! '') Lettera Nro. 135 della Raccolta di Lettere del Muiio esistente nel Cod. Marciano (Zeniano) Nró. APPENDICE I pescatori chioggiotti (Brano delle Gioie e Sofferenze della vita marM^ scritte dal capitano Carlo Costantini. — Trieste, Colombo Coen tip. edit. 1863). Benché vi si trovino esperti pescatori in tutte le città e paesi marittimi, sceglieremo per tipo e modello del presente schizzo, il pescatore di Chioggia, come quello che nel nostro golfo Adriatico porta con diritto e giusto orgoglio alto il gonfalone e spiegata la baudiera di questa confraternita. Diffatti quasi tutta la popolazione di Chioggia si diede fino dai suoi primi tempi a questa occupazione, e da padre in figlio viene conservato questo trasporto e questo amore innato per la pesca. L'iutiera città si potrebbe qualificare un gran alveare di api marine che ruzzolano intorno quel punto. Levate al choizzotto il suo baragozzo, le sue reti, le sue lenze, ed egli rimane un essere senza vita e attività, non comprendendo che altri amici eh' io mi haveva fatti fin da principio nella schuola del Regio vi è un messer Vincentio Fedeli Secretano della Signoria molto mio amorevole, si può argomentare ch'egli abbia frequentata quella scuola per alquauti mesi. Sendo ora indubitabile che nell' agosto del 1520 moriva il Regio 3), la venuta del Muzio a Venezia dovette seguire ne' primi mesi del 1520, durante i quali fu alla scuola di quel professore. Rimasta per la morte del Regio vacante la cattedra, e rigettate essendo le domande presentate per averla di parecchi e italiani e stranieri, per le ripetute istanze del nostro Muzio d' accordo con altri suoi condiscepoli J), fu eletto, senz'essere obbligato a dar pròva del suo sapere, Giambattista Cipelli, conosciu-tissimo sotto il nome di Egnazio, il quale fino dai diciotto anni con non mediocre fama avea tenuto in Venezia ora privata ora pubblica scuola di belle lettere. All' Egnazio, che era priore dello Spedale di S. Marco e vi abitava, fu concesso altresì di tener sue lezioni nelle proprio stanze.") Or venuto questi a conoscenza come egli dovesse in gran parta la. Titova carica alle cure zelanti del Muzio, uomo com' egli era di grandissima benignità e delle più rare virtù morali adorno, desiderò conoscere il suo giovane propugnatore e, veduto il non cemune LXXXIX della Classe X degl'italiani (da carta 217-228). Di questa lettera furono stampati soli 46 esemplari in una edizione di lusso coi Tipi dell' Antonelli nel 1831, che non fu mai posta in commercio. Uno di questi esemplari possiede la Marciana. ■') Tiraboschi VII. P. IV pag. 1494. *) V. P. Giovanni degli Agostini Vita delVE-gnazio (Calogerà Ilacc. di Op. T. XXXIII pag. 1 seg.) 5) Tiraboschi 1. c. possa esservi altro mezzo di esistenza, altro scopo nel vivere.*) Scrupolosamente osservatori delle loro vecchie abitudini, fieri dei loro annali storici come popolo peschereccio, conservano cou orgoglio di generazione in generezione i nomi stessi dei loro battelli, che sono per essi come titoli di nobiltà, come stemmi araldici. L'imparentarsi di qualcuno della loro famiglia con altre professioni, viene considerato come un derogare della loro posizione sociale. Umili e modesti nei loro modi e maniera di vivere, sono altrettanto fieri della loro professione, che altamente onorano e affezionano. A ciò, benché sembri strano, va unito anche un sentimento religioso. — „Cosa farebbero gli uomini di terra (li ho intesi varie volte ripetere) nei giorni di magro e nelle sante vigilie, se non fossimo noi pescatori?"— Per cui nella loro ingenua credenza si considerano destinati da Dio a provvedere con la loro arte alla salute delle anime, ed è forse un *) Osserva l'autore che parla della numerosissima classe dei pescatori di Chioggia, come quella che forma la maggior parte della popolazione, e che ronde Chioggia tanto conosciuta nel mondo. Chi non sa esservi chioggiotti e distinti di ogni classe e condizione sociale? ingegno ch'egli appalesava, gli offerse di stare presso di sè e gli affidò la sua biblioteca.") Dovrebbe essere intorno a questo tempo, quando il Muzio trovavasi appo l'Egnazio, eh' ei fu insignito — come asseriscono Ap. Zeno (lett. al Font. pag. 196) ed il Tiraboschi (VII I 357) — da Leone X del titolo di cavaliere dell' ordine di S. Pietro. A questo punte* leva il Giaxich un dubbio 7), che forse non sarà male prendere iu considerazione. Osserva benissimo questo biografo, che non era tale a quel tempo la nominanza del Muzio da renderlo degno di quest'onore, e che d'altronde anche 1' età di lui dovea ostare al consegui-meuto di esso. E perchè nella bolla pontificia citata un Muzio si trova in fatti nominato, facilmente si può evere attribuita a Girolamo Giustinopolitano la distinzione concessa a Macario Muzio da Camerino. s) A conferma di questa supposizione cita il Giaxich la Scena Letteraria del Calvi, dove espressamente è detto, che Macario Muzio fu creato cavaliere da Leouo X e sono riferiti due versi di Achille Muzio nei quali a Macario si dà il titolo di cavaliere. Oltre a queste ragioni ve n'ha una ancora che sola basterebbe a convincerne dell' abbaglio preso dal Tiraboschi e dallo Zeno alla quale lo Giaxich non pensò neppure. Il cavalierato di S. Pietro statuito da papa Leone X ') Calogerà 1. c. ') Sebbene cada in una inesattezza cronologica: dovrebbe, secondo lui, il Muzio già nel 1517 avere conseguita tale onoranza ;'tre anni prima adunque che fosse ancora stabilito l'ordine dei cavalieri di S. Pietro; sendo la bolla con cui Leone X lo istituì datata XIII Cai. Aug. c. 1520. 8) Celebre autore del poema latino In lode della Santa Croce (v. Tiraboschi VII. III. 1395) tale sentimento che sostiene e rinfranca il loro coraggio, la loro paziente rassegnazione costanza, e nelle privazioni e pericoli della vita. Sou essi in generale uomini di forme pronunciate e nerborute, di fisonomie abbronzite ed espressive, di salute ferrea, di pazienza a tutta prova, di umore piuttosto melanconico, e dotati di una grande energia, di un coraggio che si avviccina talvolta alla temerità. Parchi nei loro bisogni, ingenui nelle loro maniere e nelle loro espressioni, conservano fra essi un legame di amicizia e uno spirito di corpo reso più intenso da condivisi pericoli e patimenti. Sobrii, tanto per principio che per necessità, l'isolamento nel quale vivono, li rende scevri ed intatti dalla corruzione dell'ozio e dai turpi eccessi delle città e porti di mare. Nelle sere di estate, li vedi passeggiare lungo le rive dove è ormeggiato il loro baragozzo, coi zoccoli di legno ai piedi, col loro pittoresco e tradizionale berretto sul capo, con le mani per lo più dietro il dorso e con la corta pipa in bocca. Molte volte mi sono fermato e ho compartecipato cou vivo interesse ai loro discorsi e ai loro racconti di avventure marineresche, descritte con forme e colore tutto propri. veniva sempre conferito in unione ad un benefìcio in sostanze od in denari; orasi sa per la lettera dal Muzio ad Emmanuele Filiberto (citala al N. II) come egli mai in cinquantaquattro anni di servitù non abbia potuto acquistar cinquantaquattro quattrini d' entrata ferma. D'altra parte il titolo di cavaliere di S. Pietro non era onore indifferente, e senza dubbio il Muzio non sarebbe stato sì modesto da non farne parola in alcuno de' suoi scritti, quando lo avesse infatti posseduto. Noteremo ora come al Muzio, trovandosi egli in casa dell' Egnazio, venisse fatto d'imbattersi nel suo primo amore,lJ) cbe forse fu il solo voro ed intaminato tra' non pochi, che nel corso della narrazione avremo a contare. Le continue prove, che il Muzio dava de' suoi poetici talenti durante il tempo di sua dimora in casa dell'Egnazio, gli procurarono ben tosto l'amicizia e la stima di molti nobili veneziani, che nou isdeguavano di spesso visitarlo nella stessa sua camera, dove s'intrattenevano leggendo le composizioni di lui. Ve n'era uuo fra gli altri che, non contento di ciò, copiava i lavori poetici del Muzio e gli recava ad una sua sorella di nome Altadonna, donna bella et molto virtuosa, maritata ad un impiegato in un officio di maneggio di danari. Questi con la moglie leggendo insieme i versi che dal fratello erano recati, furono presi della più viva simpatia per l'autore dei medesimi, sebbene noi conoscessero ancora personalmente. La prima volta che il Muzio vide Alta-donna fu ad una festa da;ballo, dove, senza sapere chi essa fosse nè come già di lui fosse presa, invaghito della bellezza e della gentilezza di lei, entrò in pensiero di prenderla per suo suggvtto pensando che dovesse essere di grande profitto alle sue compositioni. Saputone il nome e la dimora cominciò à far delle passate ed a salutarla destramente di beretla oltre il costume della Città, nè ella se ne faceva schifa. Pur volendo farle conoscere il suo amore, un giorno mentre ella a un ponte erasi scostata alquanto dalla suocera, che soleva accompagnarla, le sussurrò il seguente complimento: so che degno non son, ma amor mi sforza, a) La storia di questo amore racconta diffusamente il Muzio nella lunga lettera ad Aurelio Vergerio, e completa la narrazione il principio di un'altra lettera dello stesso Muzio a messer Vincentio Fedeli (in data Capodistria à 25 di Giugno del 24), la quale nel detto Cod. Zeuiano fa seguito alla precedente col Nro. 136 da carta 228-229. Da quesW due lettere attingiamo tutti i particolari che ora esponiamo ai lettori. E strano come il Giaxich, che nell'esposizione di questo amore del Muzio avea pur avuto sor,t'occhio le lettere stesse, di cui io possiedo copia, abbia potuto incorrere in tante inesattezze. Si maritano comunemente nella prima giovinezza per antica e inveterata usanza del paese, e ciò influisce a renderli più posati e a toglierli dalle scappate del giovine e nubile marinaio. Pronubi nei loro matrimoni, allevano ordinariamente numerosa figliolanza, per cui di buon'ora nella vita divengono amanti del risparmio e dell'ecomia, e se possono radunare alla fine dell'anno un poco di denaro, questo serve immancabilmente ad acquistare qualche mobile di utilità o d'ornamento dell'abitazione. Le loro mogli sono industriose ed eccellenti madri di famiglia: e nelle lunghe serate d'inverno si occupano, canticchiando, nel fare le reti che devono servire pei loro mariti, ed è questo il regalo di nozze e talvolta tutta la dote che una giovinetta offre al suo sposo. Una prova che convalida la moralità di questa classe di persone si è : che nè la polizia, nè la giustizia di tribunali, non ha mai nulla a fare con essi, e ho potuto rilevare con storica certezza, che non v'è un solo caso in cui le prigioni di Chioggia abbian accolto un delinquente criminale appartenente alla classe dei pescatori. Vecchi ancora, proseguono la vita pe-scareccia, e quando manca ad essi la forza I che me sospinse a rimirar tanV alto. Non per ciò uè per una lettera, che in appresso si arrischiava inviarle, potè entrare in relazione con lei. Ebbe peraltro risposta ad una seconda lettera, che le fece avere da una casa vicina per mezzo d'un arco e d'una saetta. Cominciò d'allora il carteggio ed al nostro Muzio venivano risposte tutte honeste et gra-tiose, senza intenzione nondimeno di conclu-tione alcuna: ma solamente mostrandogli amore et pregandolo che virtuosamente la volesse amare. Ora che fa la fortuna et Dio quando vuole riducere cosa alcuna al determinato fine? Avveune che il Muzio per opera del suo amico Giovanni Andrea Veniero fosse richiesto ad occupare un posto nello stesso officio, dov'era impiegato il marito di Alta-donna. Divennero ben presto intimi amici ed il Muzio fu famigliare in casa dell'innamorata. Giovane com' era, cominciò a dubitare di non dispiacere alla donna non amandola come comunemente si ama, e ciò era che oltre a ogni altra cosa gli premea, tanto più che, sebbene l'amoreggiasse con honesta intention di far profitto negli studi, non per ciò non era imbrattato da terrena affezione. Infatti un bel giorno mentre ad una finestra da soli assistevano allo spettacolo d'una regata sul Canal Grande sbigottito e tremante con una frase del Boccaccio le espose il suo desiderio. Ella da donna amante, ma virtuosa ancora, gli rispose con un bel discorso, pel quale non solo si acquetarono le brame del Muzio, ma ei ne restò contento così, che ripetutamente la ringraziò, chiedendo perdono della sua tanta presuntione. Da indi in poi si deliziò di quel poetico amore in maniera che non portava invidia a qual che si sia il più felice amante. Senonchè, come nelle altre cose, poco fortunato il Muzio anche ne' suoi amori, ben presto ebbe a lamentare la perdita della sua donna, chè invidiosa morte gliela tolse. Non sofferse allora di starsene più a lungo a Venezia e, sordo ai preghi ed alle lacrime dell'Egnazio e del suo carissimo Fedeli, s'imbarcò per alla volta di Capodistria. Dimenticatosi, nella fretta, di chiuder ne' forzieri una bolgia dove tenea tutti i componimenti dedicati ad Alta-donna, la consegnò al suo servitore. Mentre questi si dirigeva alla riva per sorvegliare l'imbarcazione delle robe, fu assalito da un inariuolo, che gl' involò la bolgia. Questa cosa, scrive il Muzio all' amico Fedeli, havendo io sentita mi fu di tanta amaritudine al cuore che io ne fui per impazzar, et a me parve di haver un' altra volta Madonna Altadonna ! morta davanti gli occhi. Et fu ben propria questa sua seconda morte. Et forse che in quei ultimi sospiri che ella da me si licenziò non mi raccomandò la memoria di sè? Non mi è rimaso verso, non riga di lettera scritta a lei nè per lei; quante fatiche se ne ha portate quell'infelicissima horal Non voglio dirvi più avanti di ciò, chè troppo è quel rammarico, che mi si fa sentire. Lascio pensarlo a voi et havermene compassione. (Continua) Arturo Pasdera e l'agilità per remare, per distendere e sollevare le reti, per tirare la tratta, per manovrare la vela del battello ed altri servizi i relativi, stanno al timone, rimangono a bordo di guardia, suggeriscono i consigli della loro lunga esperienza circa il tempo, i venti dominanti, i paraggi più favorevoli alla pesca, e utilizzano la loro pratica cognizione dei seni e porti di rifugio nei tempi burrascosi. Non è che quando gli acciacchi e i dolorosi incomodi più che gli anni, li prostrano, rendendo loro penose ed imposssibili le veglie del mare, che a malincuore e quasi sforzata-mente danno un addio a quelle abitudini nelle quali passarono la loro esistenza. Vengono allora accolti nelle rispettive famiglie, e ogni individuo componente le medesime professa loro quel rispettoso sentimento, quelle affezionate maniere, il cui codice, più che in bei libri riccamente stampati, sta impresso nei cuori semplici e affettuosi di quelle buone popolazioni. Il vecchio pescatore, divenuto la persona la più venerata della famiglia, lo si circonda d' ogni possibile attenzione e riguardo : il posto d'onore è a lui riservato accanto il focolare e ali'umile e parca mensa; gli adulti ascoltano con rispetto i di lui racconti e con- Raffronto tra l'Edipo Re di Sofocle e l'Edipo di Seneca, Studi critici del Dr. Domenico Vasconi, prof, nel R. Liceo-Ginnasio di Rovigo. — Venezia, Tipografia Istituto Coletti 1880. (in 8° di pag. 53). Avemmo questo libro a leggere — sciitto dal nostro Vasconi e dedicato ad altro ornai chiaro Istriano — perchè ne dicessimo poi a' nostri comprovinciali, che, afflitti da calamità sempre nuove, sta bene di quand' in quando si compiacciano ripensando ai bravi figli di questa terra, i quali cercano di tener deste le gloriose tradizioni del passato preparando baldanzosi quelle dell'avvenire. Dopo Antonio Pizzarello — La Coesione dei liquidi, libro che si ebbe l'approvazione del R. Ministero — dopo Francesco Giovannini — ITerremoti — in brevissimo giro di tempo c'invia terzo il suo opuscolo il concittadino Vasconi.— 0 Giovani! vediam d'emulare quest'attività dello spirito — lavoriamo, lavoriam di voglia ! — chè il lavorar di voglia è un cavavoglie. Tanto di critica non me ne intendo, che invece cominciavo un predicozzo. — Però lascio il resto e vi dirò in fretta in fretta di che tratti il libro e in che possa recare utilità a quei che lo leggessero, anche se non sieno infarinati di classicità antica, anzi a lor più cbe ad altri. Si divide in quattro punti. I (pag. 5-21). L'A. dopo di avere accennato che il mistero i eligioso è la prima drammatica manifestazione del popolo eh' esca dalla infanzia, il crepuscolo della civiltà — drammatica sanguinaria a principio, ma che man mano va facendosi mite per opera specialmente dei Greci — che dopo la musica la mimica e la danza ben tosto in essa primeggia la parola — misurata da certe norme metriche — che con l'introdursi della parola la drammatica del mistero divien profana — e migra dal tempio degli dei al tempio dell'arte, al teatro, dal sacerdote al poeta — dopo di avere questo accennato, passa l'A. a dire sigli; i fanciulli, quando è seduto sul seggiolone di legno, saltano sulle sue ginocchia, sul suo collo, scherzano co' suoi bianchi capelli, e baciano con le loro fresche e rosee labbra le rughe del suo volto, che si atteggia in quel momento ad una celeste beatitudine. Rivivendo ne' suoi figli e nipoti, ai quali lascia il retaggio delle sue semplici virtù e della sua vita laboriosa ed onesta, egli vede appressarsi l'ultima ora, senza provare ambascia od affanno, trovando nella religione quel conforto che mai vien meno a chi lo ricerca con vera fede, ed è contornato dall'amore delle sue creature, che chiude gli occhi affaticati e lascia questa vita terrena, come il finire di un giorno, sereno, come il placido tramonto del sole in una sera d'autunno. Cominciano per lo più la loro carriera peschereccia nei primi anni della giovinezza, e in ogni baragozzo si vede uno o due fanciulli di circa sette a otto anni, con la faccia paffutella e rubiconda, con le piccole ed agili mani occupati nel pulire il battello, nell'accendere il fuoco, nel servire i parenti e nell' addestrarsi, alla scuola degli spruzzi delle onde e dei buffi del vento, alla loro perigliosa e ardua esistenza. (Continua). della tragedia greca. Al par della commedia j questa nacque tra le feste di Bacco, dal coro ditirambico, a cui die forma stabile Arione di Metiuua. I tragici Tespiani — così detti da Tespi d'Icaria, il più grande di essi — introducono la prima riforma nel contenuto che si era ancor sempre serbato mitologico, religioso. — Segue a dire delle riforme introdotte da Tespi quanto alla forma e alla sostanza della tragedia; e di quelle degli altri Tespiani: Oherilo, Friuico, Platina.— Descrive il primo teatro in pietra, costruito ad Ateue nel 340 a. C., ideato da Eschilo, modello a tutti gli altri edificati poi — Lo stesso Eschilo compie nella tragedia la riforma iniziata da Tespi, onde può a ragione appellarsi il padre della tragedia. Con lui ella fassi tutta umana. — Sofocle à il vanto di averla portata alla sua perfezione. Ne scrive ben più di cento, delle quali sol sette ci rimangono, come di Eschilo altrettante, che ne avea scritte settanta. — Innovazioni di Euripide, ma in peggio piut-tostochè in meglio. — E qui passando da Atene a Eoma tocca l'A. di volo le cause per le quali la tragedia latiua non potè dare quegli splendidi risultati, che diede la greca e viene a dire particolarmente di Seneca. Come ognun vede, questo primo punto, dettato senza pretensioni, in istile semplice e chiaro, può essere letto con piacere e con frutto anche da chi sia profano di classicità e voglia farsi iu poco un'idea generale del teatro antico. — Dal cauto nostro, richiamandoci a quanto l'A. dice a pag. 17, ch'ei non vuol di presente uscire dai confini assegnati a questi brevi cenni, auguriamo che quanto prima, allargati vie meglio ed approfonditi gli studi suoi, iu altra opera faccia seguire a questa della greca la storia della tragedia latina ed italiana. II (pag. 21-32; e 111 (pag. 32-41). Passa l'A. ad esaminare come si svolga l'azione tragica nell' Edipo Re di Sofocle e nell' Edipo di Seneca, perchè si veda poi per via di confronto fra esse due „di quanto la tragedia greca superi per. artistiche bellezze la romana, e come questa sia una pura imitazione di quella." (pg. 19). — Trascrive brani originali dell'una e dell'altra, ai greci fa seguire la traduzione del Bellotti. E rileva come alcuni versi della tragedia di Seneca altro non sieno che traduzioni da Sofocle, altri infelice imitazione. IV (pag. 41 -53). Si conchiude che „la tragedia di Seneca è meschina e poco artistica; nella quale, in luogo di azione, havvi descrizione ed erudizione affettata, nella quale si fa uno sfoggio inutile di filosofiche sentenze, nella quale manca all'atto la naturalezza dell'espressione, e questa è tuttalirica, punto drammatica. — Il greco Edipo di Seneca non è più ricono-noscibile ; non vi si riconoscono più i personaggi della greca tragedia, svisati i caratteri, adulterata la verità e la dignità della Musa sofoclea, (pag. 41) — Quanto ai pregi letterari delle due tragedie, quella di Sofocle è una delle migliori del tragico greco (pag. 48) ; quella di Seneca del pari che tutte le altre che si attribuiscono al poeta e filosofo latino, è una composizione fredda e pedantesca, dove i pochi pregi mal possono compensare i molti difetti (pag, 53)." E col confronto termina naturalmente il libro. Ed ora ci sia permessa una domanda da pedanti, sicuro : Perchè ai versi citati da Sofocle l'A. fa seguire la traduzione italiana e a quelli di Seueca traduzione di sorta? e perchè alle citazioni dal greco è apposto fra parentesi il numero riferentesi al primo verso, e a quelle altre no, ad eccezione delle due ultime ? — Non ci àn da essere privilegi. Inoltre : a pag. 23 è citatato: V. 250: a pag. 25: V. 822; a pag. 30: V. 1430 ; a pag. 35: V. 255 ; a pag. 43 : V. 269; a pag, 47: V. 1516; mentre nell'edizione VII di Berlino curata dallo Schneidewin e dal Nauck trovo così numerati gli stessi versi: 267. 823.1422.249. 263. 1518. Voglio dire con ciò che l'A. avrebbe fatto bene, se avesse indicato l'edizione di cui si servì, così di Sofocle come di Seneca.— Oltre a quelli notati nell'errata corrige, anch'essa non esatta — c' è una pag. 28 per 38 — abbiamo adocchiato nel testo greco i seguenti errori tipografici : a pag. 23: ^ovžavto? per $uvéc7Ttoc ; a pag. 28 : yorp per ypvjv e y.Tavwv senz'accento; a pag. 46": a-/.?, (sic), StuXìj, •rt) (sic), èpj, a5j, yviì>ì*»] senza i soscritto ; a pag. 47 : rcapouaaìiv per xxpouaav ; a pag. 51 : itoXXà per xoXXàs; ed altri di minor conto, che si vogliono evitare in una seconda edizione, affinchè dei proti italiani non ridano i tedeschi. G. Vatova PENSIERI D'UN PITTORE (Cont. V. i N.i prec. dell'annata in corso) Non si dovrebbe avere dei nemici se non che quando ce li avessimo meritati; ma ne abbiamo p»r troppo senza cagione e per cause assai basse. Dei nemici ne abbiamo, e non di rado, anco tra coloro che sono trattati da noi con le più delicate carezze. Gli uomini si distinguono per talenti propri, e per cognizioni attinte. Gli uni s'ispirano nell' infinito e'creano le idee ; gli altri si istruiscono da quelli; fortificati pel successo dei loro maestri vanno superbi insegnando quello che credono loro proprietà con tale analitica pedanteria da far impazzire, e negando per principio tutti quello.""che non hanno imparato a conoscere. Da questi arnesi arabescati si compongono solitamente i gremì, dai quali escono e regolamenti e norme a vantaggio del progresso. Il genio è un istinto naturale in chi lo possiede; per *ciò non se ne vanta; lo scaltro ne sa approfittare abbellendosi de' colui meriti, talvolta anco schernendo lo spogliato: cosa di facile riescita. Qualunque genio che guidi il nostro talento può farci fiutare l'olezzo della felicità; ma quel tristo che ci spinge a far male al nostro simile, ci fa dimenticare il nostro orgoglio tanto vantato, per farci strumenti dell' abbiezione. Sonvi pure di quelli che fanno il male con tale una santa voluttà, da credersi strumenti della Providenza. Questi dovrebbero essere i demonj! .... Il bigottismo è un principio d'imbecillità, generato dalla mancanza di qualche organo allo sviluppo intellettuale. L'anima sincera non fa mostra di virtuose apparenze: ella si manifesta nella sua semplicità. Talvolta un atto non conforme al sistema, dà argomento di calunniare. I censori maligni sono attenti per calunniare. Dileguando le vergini ispirazioni, s'arabesca di mille forme senza carattere l'essenza divina della religione. Per tale motivo siamo giunti a venerare le forme con la distrazione con la quale s'imprende un affare che non dà profitto, oppure col fanatismo dell' ignoranza che si offre vittima senza perchè. Un gran numero di coloro che s'affaticano per apparire benemeriti sono adulatori ; essi non fanno altrimenti che gli speculatori, i quali accarezzano il pubblico per garantire un buon successo ai loro interessi. Avvi più malizia in chi pensa male o iu colui che ne dà il motivo? . . . non sempre il malizioso ha l'animo cattivo; l'esperienza insegna a starsene in guardia per non far la parte degl' imbecilli. Colui che non sa rispettare, è poco geloso della propria dignità. Trattarsi bene per cerimonia è dissimulare la verità: chi si appaga di queste forme, non sarà mai nè amico nè amato. (Continua) B. G i anelli (Comunicato) Vertale della seduta di direzione della società alpina istriana, tenutasi in Pisino, li 7 luglio 1880. Presidente; il sig. Giuseppe Bradicich Presenti i direttori : Sig. Camus Giuseppe „ Camus Leandro (segretario) „ Fonda Dr. Giovanni „ Mrach Dr. Egidio. Il presidente apre la seduta alle ore 6 % pom. E scusata l'assenza dei direttori sig.i Hasch e Sbisà. Letto ed approvato il protocollo della seduta di direzione degli 11 agosto 1879, lo firmano i direttori Dr. Fonda e Dr. Mrach. Viene ammesso in qualità di socio, dietro analoga sua domanda, il sig. Bernardo Malusà di Pola, fatto inscrivere brevi manu nel ruolo dei soci dal presidente ancora nel mese di settembre a. d. Preletta la rinuncia del direttore Leandro Camus alla carica di segretario sociale, tutti i direttori presenti pur trovando plausibili i motivi addotti dal sig. Camus, il quale non vorrebbe più oltre essere chiamato responsabile della poca attività che la società va da qualche tempo spiegando, riconoscendo però che quel qualsiasi direttore che gli venisse sostituito in tale carica non potrebbe spiegare un'attività maggiore, in quantochè per fare qualcosa si richiede 1' azione incessante, continua di tutti i soci, mentre questa si limita attualmente ai pochi residenti a Pisino e nei dintorni, lo pregano di rimanere in carica sino al prossimo congresso generale. 11 dimissionario cede all' insistenza dei colleghi, prega soltanto che, per ricuperare il tempo perduto, si dimostri un po' di vita almeno nei pochi mesi che ancora ci dividono dal prossimo congresso. Caduta la proposta d'intraprendere una gita alpina sul Monte Nevoso e riconosciuta la necessità di conoscere anzitutto più davvi-cino la provincia istriana, si delibera di fare nella seconda metà del venturo agosto un'escursione sociale a Gimino, Canfanaro, Due Castelli e Dignano. per recarsi poi sul luogo ove sorgeva l'antica Nesazio e dar mano a qualche escavo, nell' intendimento di prendere 1' iniziativa per escavi su scala più vasta, da praticarsi forse in un non lontano avvenire a cura dell' autorità provinciale. Per eseguire questi escavi d' esperimento, viene messo a disposizione della presidenza l'importo di fior. 40 — da quello civanaato della preventivata spesa per gite alpine durante l'anne 1879, coll'incarico alla stessa di prendere d' accordo coli' onorevole vicepresidente Dr. Scampicchio e col direttore signor Pietro Sbisà le opportune disposizioni. Resta pure stabilito d'intraprendere nel mese di settembre a. c. una gita nei dintorni di Pingueute per visitarvi il Carso, tenendo così conto anche delle ripetute raccomandazioni fatte dall' illustre nostro storiografo sig. Carlo De Franceschi. Vista la lentezza con cui procede l'incasso dei canoni per 1' anno in corso, s'incarica la presidenza d'invitare mediante avviso da inserirsi nei giornali della provincia tutti i soci all'adempimento di tale obbligo e di prelevare tutti gl'importi che non le pervenissero entro il mese corrente, mediante carta di rivalsa postale. Vociferandosi che il congresso generale della Società agraria, anziché nel mese d'agosto, potrebbe in quest'anno venire più tardi e forse anche rimesso all' anno venturo, la direzione delibera di tener fermo alla massima stabilita nell' adunanza generale di Diguano, di tenere, cioè, il congresso alpino nell' occasione che verrebbe convocato a Buje i) congresso della società agraria istriana. Su di che la seduta è levata alle ore 8 pomeridiane. Illustrazione dell' anniversario Jacopo Sannazzaro, napoletano, ritrasse la maggior sua fama dal poema latino De partu Virginia ; nel quale pervenne ad altezze virgiliane; ed a torto i moderni critici gli notano a difetto la mescolanza del mitologico, imperocché fa d'uopo considerare i modi dall'epoca e le norme, per cui lo sceverare la mitologia dell'epopea sarebbe stato disdicenza: fu tradotto in ottava rima del cardinale Monico. Il Cantoniere e il poema o meglio romanzo pastorale Arcadia, gli procacciarono molto grido anche quale scrittore italiano L' »Arcadia" anzi è giudicato il suo capolavoro italiano, c'è in essauna alternazione di prosa e versi; nella prima trovano il neo dell' attillatura, nei secondi spessi latinismi, rime sdrucciole non confacenti alla natura dell' egloga, e certa quale votezza : nessuno peraltro nega che vi sieno vaghe descrizioni e baleni di ricea fantasia. Questi i suoi principali lavori. Tranne qualche fugace afflizione ne' suoi verdi anni, visse contento, servendo principi, fino ai settantadue. Esami di maturità. — Quest'auno i giovani del nostro Ginnasio che, dato l'esame finale, ottennero licenza di passare ai corsi universitari!, sono i seguenti : Stefano Deriu di Capodistria, con distinzione — Antonio Gazzoletti, di Nago nel Trentino — Giacomo Lius, di Albona, con distinzione — Augusto Lucas, di Albona — Giacomo Orbanich, di Capodistria — Romano Palisca di Albona — Zaccaria Petris, di Cberso. A noi riesce dolcissimo il napel li tutti maturi anche di senno e spinti, dall' eccellenza dei loro <;u«»ri, ad amare con fervore energico la patria ; e con quest' ultima parola sulle labbra li salutiamo affettuosamente, augurando loro prossime le occasioni di addivenire utili cittadini. Società di navigazione Istria-Trieste, — La stìdanza nelle imprese marittime, tuttora perdurante in Istria, in seguito all'esito infelice ch'ebbe alcuni anni fa la "Società Marittima Istriana," fu la cagione che non venisse acquistato il numero di azioni fissato dallo statuto della iniziata »Società di Navigazione Istria-Trieste", quantunque ad evidenza ne emergesse la buona riuscita. Per conseguenza il benemerito comitato promotore, che risiedeva a Pola, si sciolse; ma a noi rimane la speranza che il calmo esame degli argomenti, addotti da quelle persone eminentemente pratiche, possa in tempo non lontano dissipare i sofismi dei timorosi, ed assicurare all'Istria il provento di un' impresa destinata a sempre maggiore vitalità, e che ora viene sfruttata da speculatori non domiciliati nella nostra provincia. Civica Commissione Archeologica. — Vennero nominati a comporla : Nicolò de Belli — Mons. Canonico de Favento (presidente) — Elio Longo (relatore) — Domenico Manzoni — Ab. Angelo Marsich — Ferdinando Percolt — Prof. Stefano Petris (relatore). — Mons. Proposito Petronio (vicepresidente) — Andrea Tommasich (segretario e cassiere). Sue precipue ingerenze: à) Esaminare e mettere a sesto il vecchio archivio comunale, dando pubblicità ai documenti meritevoli — b) Invigilare alla conservazione dei libri comunali ancora sparsi — c) Registrare iu un albo speciale tutte le epigrafi lapidee antiche, esistenti e rinvenibili in città e nel circondario; e, prestandosi a che tutte divengano proprietà cittadina, provvedere alla loro conservazione — d) Custodire in apposito locale qualunque oggetto antico che venisse in proprietà del Comune. Regolazione dell' imposta fondiaria. — S'avvicina il tempo utile pei reclami di tutti quelli che si ritenessero lesi dai risultati della regolazione dell' imposta fondiaria ; ma per insinuare tali reclami occorrono nozioni speciali; e queste si trovano esposte con ogni particolarità in un manuale tradotto dal tedesco dal geometra Albino Tonelli, domiciliato a Vezzano presso Trento. I possidenti del Litorale possono rivolgersi o direttamente al traduttore o alle cancellerie dei proprii Comuni, da lui già pregate di ricevere le associazioni. Il manuale costa un fiorino ; peraltro ordinando più copie in una volta si ha un dato vantaggio. Arresto e perquisizioni. — E 1' 11 corr. arrestarono il sig. Arturo Pasdera, appena che una i. r. commissione giudiziaria ebbe perquisito il suo alloggio. Nelle ore vespertine dello stesso giorno l'i. r. Gendarmeria, per ordine dell' i. r. Capitanato distrettuale, praticò una perquisizione nel domicilio del redattore dell' Unione; e una simile perquisizione toccò, il mattino susseguente, al sig. Giorgio Secondo de Baseggio. — Alle 3 ant. del 17 trasferirono nelle carceri giudiziarie di Trieste il sig. Vittorio Scampicchio Trasferimento. — (Indipendente. Trieste 21 luglio). Questa mattina alle ore 7 '/.2, sotto forte scorta di guardie di sicurezza, sono stati trasferiti a Graz i signori Lorenzo Bernardino e Raimondo Bàtterà, arrestati sino -dal 4 marzo a. c., imputati di reato politico. S. M. il Re Umberto, ha testé elargito L. 1000 in oro all' "Associamone italiaua di Beneficenza„ a Trieste; ed ha conferito l'ordine di cavaliere della Corona d'Italia al sig. Fortunato Vivante direttore della »Banca Uuione" di Trieste. L'arte per l'arte. — Titolo di un Albo, con autogiafi e ritratti, pubblicato di fresco a Bologna, onde avvantaggiare la Casa di riposo per vecchi artisti drammatici e l'annesso Collegio-convitto per figli d'artisti, che vennero aperti in quella città il giorno 15 dello scoiso giugno. Ogni copia non costa meno di 50 centesimi, ne più di 50.000 lire (sic.) È destinato a ricordare la serata del 28 giugno, la quale, a beneficio dei due Istituti sopra menzionati, ebbe luogo in quel Teatro Comunale. Meritano nota, tra le varie sonate del Concerto, la Marcia degli Zolù del prof. Tofano, il Minuetto di Boccherini e la Seconda Rapsodia Ungherese di Liszt, ciascuna eseguita, sotto la direzione del Tofano, da ventiquattro signorine sopra dodici pianoforti e coli' accompagnamento di ottanta professori d'orchestra. -- Se oggi in Italia la civiltà conta un nuovo trionfo, se in Italia c'è alla fine uu luogo pio in cui possano prendere quiete i vecchi e poveri artisti drammatici, è merito dell' egregio attore Adriano Pagani, il quale colla sua energica costanza rimase vittorioso nella guerra accanita mossagli in più modi dall' immancabile invidia. E di lui appunto fu fatto cenno nel Grazie! recitato quale prologo in quella sera da un bambino del Collegio-Convitto ; eccone anzi la chiusa. Un assiduo pensiero, da non lasciar riposo frullava nella mente d' un uomo generoso ; era un artista comico, miei signori, un attore! Ei si rivolse ai comici — e i comici hanno cuore — e non andò disperso al vento il caldo appello. Era affetto scambievole di fratello a fratello, e non fu pensier folle, non furo sforzi vani, non sogno di poeta il sogno di Pagani, chè senza tante ciarle, senza tanti rumori sbucò fuori il collegio, la casa sbucò fuori. Così vecchi e fanciulli si son trovati accanto — principio e fine della vita — uniti in un santo amplesso di pietà! Del bambino il sorriso cancella dell'adulto la mestizia dal viso, e il vecchio giunto a sera, fatto esperto dagli anni, che ha provato del mondo le malizie, gli inganni, per la strada del bene il fanciullo conduce . . . E l'arte, qual fulgido sole, irradia di luce nella dimora nostra insiem 1' albe e i tramonti; là volano i pensieri ai fioriti orizzonti, alle glorie future, alle trascorse glorie: si vive di speranze, si vive di memorie! Varamento. — Giovedì mattina, 8 corr., dal cantiere Poli scivolava in mare un bellissimo bark di 600 tonnellate, festeggiato con musica. Ha nome Caterina D. Un congresso geografico internazionale verrà aperto a Venezia il 16 settembre 1881. Fasti muliebri. — Nel concorso aperto dal Comitato torinese dei concerti popolari per una sinfonia, riportò il secondo premio la signora Olimpia Bini di Bologna. La sua scheda portava il motto: »In due scuole vaneggia il popol dotto." — Alla R. Università di Padova si laureò in lettere italiane, storia e geografia, filosofia morale, e pedagogia, con pieni voti e lode, la signorina Angela Della Chiara. Polizia pescarecci». — Allo scopo di impedire che i pescatori chioggiotti vengano ulteriormente molestati nel loro diritto di pesca, la Luogotenenza di Trieste dispose che il piroscafo Alert dell'i, r. Governo Marittimo e gì' Incrociatori dell' i. r. Finanza debbano invigilare solertemente lungo la costa istriana. LIBRI RECENTI Le Phylloxera, per Richard Tyman (motto : Il y à remède à tout, fors à la mort) — Napoli, Libreria Hoepli; Piazza dei martiri, 59. — Costa una lira. Storia naturale della civiltà. Gabriele Rosa. — Brescia, Malaguzzi. Vita di Italiani illustri da Pitagora a Vittorio Emanuole (III ediz.). — Bologua, Zanichelli ; pag. 1016. Regole di buona creanza. Lezioni di una madre alla sua Faustina, ad uso delle scuole femminili e delle famiglie italiane, per Angelo Prioli, regio ispettore delle scuole primarie. Custoza 1848-66 di Q. Cenni. — 96 soggetti di battaglie — 214 ritratti — 18 vedute — 22 tabelle — 22 piani. Testo del cav. Arcbinti (Chirtani). L. 20. (Milano, Quinto C°nni, via Solferino, n. 7). Memorie del 39 ' reggimento fanteria. Larario Virgilio. — Padova, Salmin tip. edit. Lettere educative coi segni della pronuncia proposta per le scuole elementari. Autouino Traina (ltalino). — Palermo, Pedone Lau-nil; voi. due in 16". AVVISO In esecuzione del deliberato preso nella seduta di direzione dei 7 corr., s' invitano i P. T. signori soci di rimettere alla scrivente entro il corrente mese di luglio il canone per l'anno in corso, ridotto a fior. 2. — Avvertendosi che gl'importi non pervenuti entro il termine accennato, verrebbero prelevati a tutte spese dei soci rispettivi mediante carta di rivalsa postale. Pisino, 18 luglio 1880. La Presidenza della Società alpina istriana. Bollettino statistico municipale di Maggio ISSO. Anagrafe. - Nati (battezzati) 23; fanciulli 14; fanciulle 9. — Morti 26; maschi 18 (dei quali 10 carcerati) femmine 4 ; fanciulli 3 ; fanciulle 1. — Matrimoni 1. — Polizia. Denunzie in linea di edilizia 3 ; di annonaria 8; per lesione di possesso 1 ; per contravvenzione all'ora di polizia 1; per furti 1 ; Arresti per eccessi 3; per schiamazzi notturni 6; per vagabondaggio 2; per rissa 1; per contravvenzione sanitaria 1. — Sfrattati 17. — Usciti dall'i. r. Carcere 12 ; dei quali 4 triestini, 4 istriani, 1 dalmato, 1 montenegrino, 2 regnicoli. - Licenze per industria 1. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 9, per hi. 140 e 1. 87, apprezzo di soldi 40 al 1. — Certificati per spedizione di vino 30, per hi. 45; dal. 7; 1. 2; di olio 19, recip. 28, kg. 5835, g. 500; di pesce salato recip. 17, kg. 754. - Animali macellati: bovi 52, del peso di kg. 12629 con kg. 922 di sego; vacche 7; del peso di kg. 942, con kg. 88 di sego; vitelli 47; castrati 115; agnelli 104.