Alcune considerazioni sul pantheon slavo nell'opera di Aleksandr Radiscev Stefano Garzonio The article is dedicated to the barely researched "Songs Sung in Competitions and Dedicated to Ancient Slavic Deities" by Aleksandr Radiscev. It is centered on a reconstruction of the old Slavic pantheon as suggested by the great Russian writer, on the literary and ideological presumptions of this reconstruction, and on a complex syncretic relationship between Radiscev s "mythology" and other mythological systems. Nell'ambito dell'opera poética di Aleksandr Radiscev le Pesni, petye na sostjazanijach v cest' drevnim slavjanskim bozestvam, pur nella loro incompiutezza, non occupano certo una posizione marginale. Si tratta infatti di un testo fortemente condizionato dalle nuove aspirazioni poetiche di stampo romantico di fine secolo che, gia vive per effetto della moda ossianica e della rilettura del retaggio omerico, risultarono poi ulteriormente rafforzate dalla scoperta e dalla pubblicazione dello Slovo o polku Igoreve. Scritta negli anni 1800-1802, l'opera nacque proprio per effetto della lettura dello Slovo. Un suo passo, che Radiscev scelse ad epigrafe: «Togda puscaet 10 sokolov na stado lebedej, kotoroj dotecase, ta predi pesn' pojase», chiarisce quello che doveva essere l'impianto generale del testo: la tenzone tra dieci bardi provenienti dalle diverse tribí slave che, dopo che i loro falchi avevano ucciso ognuno un bianco cigno, si raccolgono per misurarsi tra loro nel canto poetico in onore delle loro divinita. Il testo si apre con una breve introduzione in prosa. In essa troviamo l'appello del poeta a Bojan affinché egli dalla sua residenza celeste, ove vive "in conversazione con Ossian e Omero", faccia giungere al poeta ispirandolo i dolci suoni del suo canto. Segue di poi la descrizione del raduno delle diverse genti slave provenienti da ogni dove, da Novgorod, dalla Moravia, dal Don, dalle Alpi, dall'Illiria, ecc. In riva al Dnepr, dopo i festeggiamenti e i sacrifizi agli dei, i dieci bardi lanciano in volo i loro falchi a far preda di bianchi cigni per decidere l'ordine d'esecuzione dei loro canti. Si apre cosi il testo poetico vero e proprio che nel testo a noi giunto e formato solo dalle canzoni eseguite dal primo 'bardo' Vseglas. Di altri quattro bardi resta esclusivamente il nome fissato nell'introduzione prosastica (Krutosvit, Chocht, Zven, Tichovoj), dei restanti cinque nulla. Nel canto di Vseglas si celebra Perun creatore dell'universo e attraverso le parole del suo sacerdote Sedglav al giovane Veleslav si narra dell'attacco di guerrieri celti capitanati da Ingvar alla citta di Novgorod e dell'eroica difesa dei patrioti russi. L'opera rimase incompiuta e fu pubblicata solo dopo la morte del poeta nel primo tomo della raccolta delle opere del 18071. 1 Sobranie ostavsichsja socinenijpokojnogoAleksandraNikolaevica Radisceva, c.I, Moskva, 1806 [1807], p. 133 e ss. La storia testuale delle Pesni non presenta particolari difficolta. Nell'edizione accademica delle opere, curata da G.A.Gukovskij, si riproduce il testo della prima edizione del 1807 con la correzione di alcuni ovvi refusi2. Nelle successive pubblicazioni all'interno della collana della "Biblioteka poeta" ci si rifa a questa edizione3. Le Pesni hanno attirato l'attenzione degli studiosi per i loro tratti epico-patriottici4 e, in particolare, per l'evidente loro dipendenza dallo Slovo5. Per la loro natura polimetrica, che le accomuna ad un'altra opera di Radiščev, la cantata Tvorenija mira,6 esse hanno anche risvegliato l'interesse dei metricisti7. Di particolare rilevanza nella ricezione generale dell'opera risulta l'opinione di Ju.M.Lotman il quale tese a sottolineare lo slittamento storico-ideologico che sottosta alla ricezione radiščeviana dello Slovo nelle Pesni. Radiščev tende infatti a trasferire il complesso iconico dello Slovo in una dimensione storicamente piu remota, assai lontana dalla Rus' dei principati del tempo di Igor' Svjatoslavovič. In questo modo egli tende a idealizzare la comunita slava antica che si sarebbe fondata sul consesso del popolo e sul potere dei principi come meri esecutori della volonta popolare. Insomma Radiščev proponeva di rileggere l'antichita slava in una chiave di stampo repubblicano che si fondava sul concetto di «sobornaja naroda vlast»8 mutando nel contempo anche l'orizzonte della narrazione bellica. Nel canto di Vseslav si narra infatti dell'attacco dei Celti a Novgorod (in realta i normanni che all'epoca specie per influenza delle teorie del Mallet si consideravano con Celti e Germani un unico popolo). A parte l'evidente influenza dell'Ossian tale scelta tematica poteva essere legata, da un lato, all'esigenza di sottintendere al carattere predatorio e non slavo del potere zarista che amava ricondursi alla stirpe di Rjurik e, dall'altro, al desiderio di ribadire i tratti invece tradizionalmente repubblicani dell'organizzazione sociale slava antica. Insomma in maniera assai criptica Radiščev tendeva a identificare l'autocrazia con un potere imposto con la forza agli antichi russi dai conquistatori normanni9. Nella parte del suo ampio saggio dedicata ai rapporti tra Radiščev e i membri della futura Beseda ljubitelej russkogo slova, Al'tšuller evidenzia l'analoga lettura operata da Radiščev e Šiškov del passo dei dieci falchi e cigni, passo, che entrambi i letterati interpretano in modo diretto e non metaforico a differenza dei primi traduttori dello Slovo. L'esigenza di giungere ad una definizione genuinamente nazionale 2 A.N.Radiščev, Polnoe sobranie sočinenij, Moskva-Leningrad, 1938, pp. 53-73. 3 A.N.Radiščev, Polnoe sobranie stichotvorenij, Leningrad, 1940, pp. 71-89 (a cura di G.A.Gukovskij); A.N.Radiščev, Stichotvorenja, Leningrad, 1975, pp.162-180 (a cura di V.A.Zapadov). 4 E' il caso, ad esempio, di D.D.Blagoj, cf. la sua Istorija russkoj literatury XVIII veka, Moskva, 19604, p.500 e ss. 5 Cf., ad esempio, Ju.M.Lotman, «Slovo» i literaturnaja tradicija XVIII-načala XIX v., in Slovo o polku Igoreve -pamjatnikXII, Moskva-Leningrad, 1962, pp. 352-356; M.G.ATtšuller, Poetičeskaja tradicija Radiščeva v literaturnoj žizni načala XIX veka, in A.N.Radiščev i literatura ego vremeni "XVIII vek", sb. 12, Leningrad, 1977, pp.131-134; F.N.Prijma, «Slovo o Polku Igoreve» v russkom istoriko-literaturnom processe pervoj treti XIX veka, Leningrad, 1980, pp.214-217. 6 Le analogie tra le due opere di Radiščev, nelle quali il tema della creazione del mondo e visto rispettivamente in chiave pagana e cristiana, risultano ancora piu evidenti se si pensa anche alle comuni loro reminiscenze da Milton, Klopstock e Young (cf. N.D.Kočetkova, Poezija A.N.Radiščeva in Istorija russkoj poézii, t.I, Leningrad, 1968, pp. 157-158). 7 Cf. K.D.Višnevskij, Stich Radiščeva in A.N.Radiščev, V.G.Belinskij, M.Ju.Lermontov: Žanr i stil' chudožestvennogo proizvedenija, Rjazan', 1974, pp. 22-31; M.L.Gasparov, Očerk istorii russkogo sticha. Metrika. Ritmika. Rifma. Strofika, Moskva, 1984, pp.73-74. 8 Ju.M.Lotman, «Slovo» i literaturnaja tradicija XVIII-načala XIXv., cit., p.353. 9 Ibidem, pp. 355-356. e autonoma del mondo antico-slavo si accompagna in Radiščev all'idea di rapportarla al mondo greco antico e a quello dei Celti. Da qui la commistione di elementi omerici e ossianici che peraltro confermano la vicinanza di Radiščev alle concezioni poetiche dei futuri membri della Beseda, da Deržavin a Šiškov appunto10. In una chiave analoga a quella lotmaniana interpreta le Pesni il Prijma, il quale individua nell'opera una evidente polemica nei confronti di Karamzin e della sua lettura dello Slovo. Il canto che Bojan ispira a Vseglas risulta infatti essere un "inno alla liberta di Novgorod" e in questa chiave dunque suona come una critica alle concezioni storiche ufficiali dell'epoca ispirate dagli scritti di Caterina II11. A differenza del Knjažnin di Vadim Novgorodskij Radiščev tese comunque a rendere il proprio testo meno esplicito, il che spiegherebbe, secondo Prijma, la sostituzione dei Normanni con i Celti12. Il Prijma critica poi il Lotman in relazione all'affermazione secondo cui Radiščev «vynužden byl rešitel'no deformirovat' vsju ego (dello Slovo, S.G.) idejno-sjužetnuju strukturu» (pag.356). In effetti Radiščev rivisita lo Slovo in una prospettiva che non poteva non polemizzare con il complesso ideologico del medioevo antico-russo, ma a me sembra non tanto con lo Slovo, quanto con le diverse sue riletture coeve. In quest'ottica di particolare rilievo risulta dunque la scelta di ambientare l'opera in un'epoca assai piu antica e di volgere una particolare attenzione al mondo della mitologia slava antica. Tale circostanza risulta peraltro profondamente legata alla visione generale della poesia popolare che Radiščev privilegiava. Ancora nel 1792 nel suo trattato O čeloveke, o ego smertnosti i bessmertii, egli scriveva a proposito dell'immaginazione dei poeti: «...voobraženie ich obrazovalosja vsegda okrest ich ležaščeju prirodoju. Voobraženie Saadievo guljaet, letaet v cvetjaščemsja sadu, Ossianovo nesetsja v utlom dreve poverch valov. A est'li kto zachočet sdelat' sravnenie ispovedanij i mifologii narodov, v raznych koncach zemli obitajuščich, to skol' voobraženie každogo obrazovalos' vnešnost'ju, nikto ne usumnitsja».13 Non e dunque fuori luogo prendere in esame la trattazione degli elementi propriamente nazionali che Radiščev offre nelle Pesni e, in primo luogo, della mitologia slava antica per la quale, evidentemente, il semplice rimando allo Slovo e in questo caso insufficiente. Nel presentare il complesso delle credenze degli antichi slavi e i tratti salienti della mitologia pagana Radiščev si ricollega a numerose opere del XVIII secolo con le quali intrattiene un complesso rapporto di dipendenza e, al tempo stesso, opposizione. Il gia accennato specifico sostrato ideologico che di per sé differenzia le Pesni di Radiščev dal complesso delle altre opere letterarie ispirate allo Slovo svolge una sua azione significativa anche in relazione all'approccio che lo scrittore mostra nei confronti dello studio e della definizione del pantheon slavo. Il pantheon offerto da Radiščev fu subito correlato da Gukovskij a quello che Michail Popov aveva descritto nel suo Opisanie drevnego slavjanskogo jazyčeskogo basnoslovija, 10 M.G.ATtšuller, Poetičeskaja tradicija Radiščeva v literaturnoj žizni načala XIX veka, cit., p.134. 11 Assai rilevante la circostanza rilevata dal Prijma che il nome di Ingvar scelto da Radiščev per il predatore celtico fosse quello di un ipotetico antenato di Rjurik, figlio di Odino, del quale scrive Caterina II nel suo Istoričeskoe predstavlenie iz žizni Rjurika (cf. F.N.Prijma, «Slovo o Polku Igoreve» v russkom istoriko-literaturnom processe pervoj tretiXIXveka, cit., pp. 215). 12 F.N.Prijma, «Slovo o Polku Igoreve» v russkom istoriko-literaturnom processe pervoj treti XIXveka, cit., pp. 214-215. 13 A.N.Radiščev, O čeloveke, o ego smertnosti i bessmertii in A.N.Radiščev, Polnoe sobranie sočinenij, t.II, Moskva-Leningrad, 1941, pag. 64. sobrannogo izraznychpisatelej (SPb., 1768)14, Al'tšuller e poi Zapadov fecero anche il nome di Čulkov e citarono il suo Kratkoj mifologičeskijLeksikon ( 1767). In effetti le fonti impiegate da Radiščev furono assai più ampie e in modo assai convincente V.A.Zapadov ricorda tra esse i lavori di V.N.Tatiščev, G.F.Miller, M.V.Lomonosov, Caterina II per la ricostruzione storica e gli scritti di M.D.Čulkov, M.I.Popov e V.A.Levšin per la mitologia pagana slava15. Nel già citato suo lavoro sulla poesia di Radiščev M.G.Al'tšuller definisce il pantheon che il poeta prende in prestito da Čulkov e del quale fa ampio uso anche in altre sue opere, come il poema Bova, "arsenale di mitologia pseudoslava"16. Zapadov in modo più articolato precisa: «Vossozdavaja v poème basnoslovie (mifologiju) drevnich slavjan, Radiščev inogda sleduet ich tolkovanijam, a inogda svobodno obraščaetsja s trudami svoich predšestvennikov v ètoj oblasti, kotorye často raschodilis' meždu soboj v charakteristike togo ili inogo božestva, a inogda i sam sočinjaet charakteristiku i atributy boga, izvestnogo v istoričeskich rabotach liš' po imeni»17. Nell'introduzione prosastica e poi nel canto di Vseglas Radiščev nomina le seguenti divinità slave: Perun, Svjatovid, Veles, Strij, Pozvizd, Nij, Černobog, Lada, Lel', Polel', Dažd'bog, Znič e Kupalo. Si tratta nel complesso di dèi già ampiamente trattati dalle fonti e dai manuali mitologici settecenteschi e le stesse singole varianti terminologiche rientrano senza problemi nella norma dell'uso del tempo. In questa prospettiva le Pesni non destano perciô particolare interesse per gli studiosi e in definitiva rientrano in un approccio alla mitologia slava caratteristico dell'epoca e basato su quello che in relazione a Tatiščev Myroslava T.Znayenko definisce un "entirely arbitrary method of collecting data, without preliminary criticism and comparative evaluation of sources"18. Tuttavia quello che risulta invece interessante è la funzione mitopoietica svolta nel testo dai riferimenti mitologici e, in particolare, l'uso creativo che Radiščev fa di quei riferimenti. Già Gukovskij e poi Zapadov nelle loro edizioni delle Pesni avevano evidenziato nei commentari la stretta correlazione del pantheon radiščeviano con quelli definiti nella seconda metà del secolo da Popov, Čulkov e Levšin. Una più attenta disamina puô forse aiutare a rilevare qualche piccola discrepanza anche nella stessa nominazione delle divinità, nel senso che in alcuni casi Radiščev pare operare autonomamente, anche se nel complesso il suo è un approccio eclettico alle già citate fonti. Perun, è ovvio, ricopre un ruolo centrale nel pantheon presentato da Radiščev nel brano prosastico e poi nel canto di Vseglas. La raffigurazione e gli attributi del dio sono nel complesso tradizionali e rispettano le fonti mitologiche cui Radiščev attinge. L'attributo per eccellenza è ovviamente la folgore in una raffigurazione che anche per il riferimento all'Olimpo ribadisce l'analogia tra Perun e Zeus: "Togda tvoja desnica sil'na, rdjana, / Vraščaja ogn', udar voznesši vverch, / Prevyše vsech verchov cholmistogo Olimpa, / Nizveržet molniiu i grom/ I zvuk i tresk, i smert' i užas..." (vv.164-168). 14 Gukovskij in A.N.Radiscev, Polnoesobranie socinenij, t.I, cit., pag. 453 [cf. anche A.N.Radiscev, Polnoe sobranie stichotvorenij, op.cit., pag.153], utilizza la ristampa di questo scritto in M.Popov, Dosugi ili Sobranie socinenij i perevodov, c.I, Sankt-Peterburg, 1772, pp. 175-208. 15 A.N.Radiscev, Stichotvorenija, Leningrad, 1975, pp.260-261. 16 M.G.Al'tsuller, Poeticeskaja tradicija Radisceva v literaturnoj zizni nacala XIX veka, cit., p.131. 17 A.N.Radiscev, Stichotvorenija, op.cit., pag. 261. 18 M.T.Znayenko, The Gods of the Ancient Slavs. Tatishchev and the Beginnings of Slavic Mithology, Columbus, 1990, p. 102. Nel contempo, la rappresentazione pregnante della creazione del mondo in chiave slavo-pagana offerta nel canto di Vseglas merita una certa attenzione per la sua originalité e per i suoi collegamenti con la mitologia classica e con la cosmogonia biblica. In particolare, colpisce il collegamento che si instaura naturalmente tra l'immagine della creazione dell'universo operata da Perun e l'analogo quadro con il quale si apre il Vangelo secondo Giovanni ("In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e Dio era il Verbo...."). Si legge infatti nel canto di Vseglas: Ne slovo li tvoe Vozzvalo v bytie Vse to, čto oko naše zrit? Ili vse to, čto myslijupostignut' možem? Il collegamento tra slovo e bytie evidentemente trasferisce la cosmogenesi slavo-pagana in un nuovo quadro di riferimenti che diviene ancora più evidente se lo si rapporta nella stessa opera di Radiščev alla cantata Tvorenie mira nella quale la parola (slovo) assurge al ruolo di personaggio accanto a Dio e al coro: Načnem? Rečem: Vozljublennoe slovo, O pervenec menja! afferma Dio e la parola conclude: "Oživis', telesno semja, / Priimi načalo, vremja, / I dvižen'e, veščestvo, / Tverdost' telom, / Žizn' dvižen'em, - / Se veščaet božestvo"19. Ancora in questa prospettiva, qualche passo oltre, nel canto di Vseglav, si introduce il tema della creazione dell'uomo sempre in chiave slavo-pagana. Il dio Perun, notato che quello che aveva fatto era buono ("Dobro ty vidja vsjudu...") crea l'uomo e la donna a propria immagine ("se obraz tvoj, o sil'nyj!"), ed in essi vive lo spirito, la parola del dio ("Se duch tvoj, ili slovo, / Živušče v žene i v muže..."). Curiosamente nei versi successivi Radiščev presenta un'immagine dell'uomo non propriamente in chiave eroica slavo-pagana, bensi chiaramente riconducibile alla poetica del barocco internazionale e in concreto alla lirica Bog di Deržavin: "Tvoren'e brennoe, o car' zemli! / Ty slab, ty červ, ty mal, / Pylinka ty v sravnenii vsego..."20 Nel prosieguo della narrazione vengono presentate le altre divinità. Znič, definito "svetlyj, žarkij, žiznodatel'", tende ad essere collegato ad Apollo.21 In questa prospettiva si creano evidenti analogie con Svjatovid che Levšin definisce addirittura "russkij Feb" e che nelle Pesni fa solo una fugace apparizione nell'introduzione prosastica. Svjatovid è infatti per Popov e Čulkov "dio del sole e della guerra". Il fatto poi che nel canto di Vseglas Znič sia presentato insieme a Lada e al figlio Lel' (vv. 71-74) e 19 A.N.Radiščev, Polnoe sobrante stichotvorenij, op.cit., pag. 39, 41-42. 20 Cf. A.N.Radiščev, Stichotvorenija, Leningrad, 1975, pag. 262. 21 In un'altra sua opera, il poema Bova, Radiščev conferisce a Znič gli attributi di Febo (cf. A.N.Radiščev, Stichotvorenija, op.cit., pag.262). poi raffigurato nel talamo matrimoniale con Lada (vv.109-112), dimostra come questa divinita fosse riconducibile in Radiščev anche ad Ares (Marte). Lada e infatti definita "mat' roždenja" ed e recepita, come gia da Popov, la Venere slava, "boginja brakov i veselija ljubovnogo". In aggiunta e curioso notare come nell'introduzione prosastica Radiščev faccia riferimento alla leggenda secondo cui gli slavi del Pomor'e sarebbero originari dell'isola di Cipro e avrebbero portato con se "obrjady služenija blagotvornyja Lady"22. Tale circostanza rafforza il parallelo con la mitologia greca ed anzi tende a fondare una stretta interdipendenza tra la mitologia slava e quella greca nella concezione di Radiščev, una sorta di approccio sincretico. Veles "otec [...] buduščich životnych", e ricondotto al mito originale, al "grozovoj mif", legato al furto del bestiame (vv.120-125) e non presenta dunque particolari elementi di novita. Pozvizd, secondo Popov l'Eolo russo, viene invece da Radiščev ricondotto a Nettuno, tanto da presentare il tridente tra i suoi attributi: "Už Pozvizd machom svoego trezubca / Vozbryznul okean na sušu..." (vv.94-95). Il dio dei venti, o meglio degli eventi atmosferici, e infatti per Radiščev Strij (Stribog) in evidente sintonia con il celebre passo dello Slovo, dove i venti sono definiti "Stribož'ie vnuki". Strij indica anche l'occidente nel passo: "Vostok, Jug, Sever i Strij bujnyj sam / Tvoi sut' slugi" (vv. 16-17). Nij, "otec zemli, i krušc, i kamnej" (v.48), e ricondotto, secondo il parallelo gia proposto da Popov, a Plutone, al dio degli inferi, e svolge nella creazione del mondo la funzione di analogo ctonico di Perun: "Zdes' vižd', velel ty Niju sušu vzdvinut', / Na nej goram vznesti..." (vv. 87-88). Nell'introduzione prosastica Nij e presentato insieme a Černobog che invece non viene poi introdotto nella descrizione della cosmogenesi cantata da Vseglas. Ampio spazio e qui invece riservato a Dažd'bog, divinita che Popov e poi Čulkov definiscono "podatel' blag" e "bog bogatstv". In Radiščev Dažd'bog e il messaggero di Perun: "Kogda uščedrit nas / Poslannik blag tvoich velikich, / Poslannik tvoj Dažd'bog". Nel contempo egli e il dio degli alberi e delle spighe. Entrambe le circostanze sembrano apparentarlo ad Ermes nelle sue funzioni di messo degli dei e di protettore delle greggi. Kupalo, che per Popov e il dio kieviano dei frutti, e presentato insieme a Pozvizd con la formula "Skryvavšie v svoich ogromnych nedrach / Vsemirnyj okean, / I reki, i ozera" (vv.45-47), il che evidentemente fa riferimento al collegamento dei rituali di Kupalo (Kupala) legati all'acqua23, e di fatto fa della divinita slava la dea dei fiumi e dei laghi corrispondente a Teti. Da notare infine come le Pesni debbano anche essere collegate ad un altro testo incompiuto di Radiščev, il poema Bova. Qui sono presenti altri riferimenti alla mitologia slava sebbene assai piu fugaci e non sistematici. Da rilevare comunque l'introduzione di Zimcerla che Radiščev tratta non tanto come la tradizionale corrispondente slava di Aurora, quanto come la dea dei fiori, la Flora degli slavi.24 Nell'avvertimento al suo Opisanie drevnego slavenskogo jazyčeskogo basnoslovija Popov rileva: "Sueverstvo i mnogobožie drevnich Slavjan stol' že bylo prostranno, skol'ko u Grekov i Rimljan: est' li b drevnij naš vek izobiloval priležnymi pisateljami, to by my nyne uvidjali 22 A.N.Radiščev, Stichotvorenija, op.cit., pag. 164. 23 V.V.Ivanov V.N.Toporov, Kupala in Mify narodov mira, Moskva, 19882, t.II, pag. 29. 24 Cf. A.Radiščev, Stichotvorenija, op.cit., pag. 262. takoe že množestvo knig, kak i u nich, o Slavenskich božestvach, prazdnestvach, obrjadach, proročestvach, gadanijach, predznamenovanijach i pročich ich proizšestvijach..."25 Evidentemente l'aspirazione di Radiščev era quella di offrire alla letteratura russa un'opera che sintetizzasse in sé il complesso della tradizione mitologica slava in stretta connessione con la mitologia classica, quella nordica e, in particolare, con la tradizione biblico-cristiana. Il desiderio già chiaramente preromantico di affermare la genuinità e la specificità del retaggio nazionale antico-slavo si combina cosi con l'esigenza di fare della nuova poesia russa lo strumento per esprimere mitopoieticamente il complesso dell'esperienza mitico-spirituale dell'umanità in una chiave storicamente problematica se non propriamente utopica che vedeva nella Russia il più genuino erede delle principali linee della cultura umana. La narrazione, che nel canto di Vseglas segue la descrizione della creazione dell'universo trasferendo il lettore in una Novgorod assalita da ipotetici guerrieri celti, si chiude con i canti in onore di Černobog e l'esaltazione di Perun, delle genti antiche slave e dei loro discendenti: i Russi, che sapranno far rivivere le gesta e la gloria dei padri. In questa chiave patriottica va visto appunto l'atteggiamento di Radiščev verso la mitologia degli antichi slavi: i russi e la loro poesia sono di essa i discendenti più degni e nel contempo gli eredi della tradizione classica antica e i più sinceri difensori della tradizione cristiana e della fede26. 25 M.Popov, Opisanie drevnego slavenskogojazyčeskogo basnoslovija, sobrannogo iz raznych pisatelej, Sankt-Peterburg, 1768, pag. 1 . 26 Interessante sarà in seguito confrontare la posizione di Radiščev nei confronti della mitologia slava con quella tenuta dei poeti suoi coetanei in una prospettiva analoga a quella legata al problema della ricezione della mitologia classica in Russia nel XVIII secolo, cf. V.M.Živov, B.A.Uspenskij, Metamorfozy antičnogo jazyčestva v istorii russkoj kul'tury XVII-XVIII vv., in Antičnost' v kulture i iskusstve posledujuščich vekov, Moskva, 1984, pp. 204-285. HeKoTopwe cooöpa^eHHa o c^bahckom naHTeoHe b TBopnecTBe A^eKcaHflpa PajH^eBa Stefano Garzonio Cpean npoH3BeaeHHH pyccKoö anrepaTypbi XVIII BeKa, nocBameHHbix caaBaHcKoö MH^oaorHH, necHU, nemue hü cocmxsaHUxx e necmb dpeeHUM crnenHcKUM ôowecmeaM AaeKcaHapa PaanmeBa 3acayxHBaroT ocoöeHHoro BHHMaHHa. ,D,eao b tom, hto b hhx BeaHKHH nncaTeab aocTnraeT opnrnHaabHoro cnHKpeTH3Ma pa3HHx MH^oaornnecKHx 3aeMeHToB, HHcto caaBÄHcKHX, aHTHHHHX, ÖHÖaeHcKo-XpHCTHaHcKHX, occnaHoBcKHX H T. 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