ANNO XVIII. Capodistria, 1 Agosto 1884. N. 15. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione.— (ili abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Portole giugno 1884. Lo stile di un feudatario** pillino e Rev. Sig. Prone Col.mo Subentrato io come feudatario doppo la morte del Nob. Sig. Conte Annibale per la mia metà e per quella ancora del Sig. Co. Alvise mio cugino da Capodistria nella Reggenza e Giudicatura della Contea di S. Giovanni della Cornetta in spirituale soggetto al Pio Zelo di V. S. HI."" ho voluto coli' Investitura alla mano riscontrare le Confinazioni di quella Giurisdizione, per non mancare a que' obblighi che dal serenissimo Principe prescritti mi vengono per la conservazione della nied.™1 nella sua vera estensione che fu una volta accordata a' miei, e de Cugini Preàuttori. Ritrovo pertanto esser stata questa di molto ristretta e pregiudicata con degli usurpi non indifferenti, arbitrari forse, e forse anche innocenti. Uno di questi si rimarca evidentemente dalla parte che confina la mia colla Contea di S. Lorenzo di Daila di V. S. Ill.ma e Rev.™ Essendo però io affatto alieno dalle contese forensi, ho creduto proprio di preseutarmesele con questa divotiss.ma mia significandole 1' emergente, e supplicarla in pari tempo di destinare a suo comodo una giornata e Persone pure intendenti, se così credesse, per 1' incontro e dilucidaz."® di una tale faccenda. Fatta la cognizione sopra luoco, e riconosciuti forse li defraudi per parte nostra, non ricrediamo di retrocedere volontariamente, sperando sarà eseguito lo stesso dalla rettitudine e giust.a di Y. S. Hl.ma e Rev."1" al caso si riconosca il defraudo fatto in nostro aggravio da suoi Predecessori. *) Lettera al vescovo di Cittanova. — Articoli comunicati d'interesse generale w stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati Non suppongo mai vorrà Y. S. Ill.ma e Rev.ma negarmi questa compiacenza, e stando in aspettazione de*r suoi solleciti e pregiati riscontri, con vera stima' e rispetto mi umilio al bacio delle sacre mani. ' Umago, 24 Luglio 1701 Umil.mo Devot.m° Obb.1»» Servitore Lorenzo Co: Verzi, Risposta. „Non so che la Contea di S. Zuane della Cornetta di V. S. Ill.raa e Cugino Co : Alvise sia stata pregiudicata con usurpi, come mi accenna; so bene, che dalla Parte che confina con la mia Contea di S. Lorenzo non vi è usurpo di sorta alcuna, e che quanto godo, godo in vigore dell' antichissima Investitura e del Giudicato. Con la scorta della sola investitura non poteva riscontrar bene la vera Confìnaz.ne della sua Contea, conveniva che avesse innanzi agi' occhi il Giudizio seguito sotto il dì primo Luglio 1561 di S: E: Frane: Querini Pod:4 e Cap.ni0 di Capodistria Giudice delegato del Serenissimo Dominio a favore del Vescovato di Cittanova e Contro il Co : Zne de Terzi e Consorti, Condato con Senza P. A. delli X:ci Savi, e XV. Aggionti dell' Ecc.™ Senato li 28: 9bre 1566, e con tale fondamento riscontrare la confinaz :"e sud :ta' Esaminati che avrà tali fondamenti, e con la scorta delli stessi, non ricrederò mai di venire o spedire persone intendenti per incontrare la Confi-naz.ne come mi ricerca, onde ognuno abbia a conseguire quanto di ragione le spetta. Con questa risposta si corregge una data quale si legge nei Commentari del vescovo Tommasini a pag. 263. Nel litigio di confini, di cui si discorre, fu pronunciata sentenza in favore del vescovato di Cittanova nell' anno 1561, non nel 1361. La quale sentenza, se mi venisse fatto di trovare e contenesse nulla di notevole, mi darò ogni premura di trascrivere, onde sia depositata qui nelle colonne della "Provincia.» G. V. Storia- HPa/tria, Ancora del Vescovo Stratico Portole, luglio 1884. Ecco qua le notizie promesse. L'archivio del vescovato di Cittanova conserva una dozzina di vo- X. lumi ne' quali sono contenuti gli atti del vescovo Stratico. Dallo spoglio fatto si conferma ciò éhe disse la "Provincia», che lo Stratico fu vescovo zelante, riverito nella sua diocesi quale uomo di molta dottrina. Vedete il volume numero 456. A pagina 3, uno che si firma lo scrittore senza più, racconta al lettore quanto segue. Nella occasione che papa Pio YI trovavasi in Venezia nell'anno 1782, lo Stratico si presentò a lui con una orazione scritta in nome della sua diocesi e del popolo di Cittanova sull'argomento della di lui peregrinazione in Germania. Pio VI era allora, come si sa, di ritorno da Vienna, ove s'era recato alla corte di Giuseppe II per trattare di cose ecclesiastiche. Lo scopo di questo viaggio dello Stratico fu di ottenere, iu beneficio della sua diocesi, la facoltà di dispensare, in casi di matrimonio, del terzo e quarto grado di consanguineità. Colpito P animo benigno, dice lo scrittore, e penetrato dalle ferventi rappresentanze del vescovo. Pio VI gli promise che, appena giunto a Roma, il suo desiderio sarebbe esaudito. E fu esaudito veramente, come si può vedere nel rescritto che trovasi nello mani dello Stratico: Datum Romae ecc. Aed. Sacrae Congregationis die 22 Junii 1182. In quella stessa circostanza lo Stratico ottenne per immediata concessione del papa altre facoltà personali, come si desume dal libro : Decreti e rescritti rilasciati colle facoltà concesse da Pio P. VI personaliter al vescovo Stratico. Il quale rescritto è Datum Venetiis die 18 maii 1782, v' è sottoscritto il papa stesso e conservasi pure dallo Stratico. Fece quindi, soggiunge, queste dispense, ne concesse dell' altre, rendendo in questa guisa alla diocesi da lui diretta la testimonianza di quell' affetto paterno e di quella pastorale premura con cui a suo prò s'impiegava. Nel volume numero 470 sono registrate le due visite pastorali da lui fatte per la diocesi negli anni 1777 e 1782. Sul frontispizio è detto pure che in fondo al volume trovansi le Informazioni della diocesi e delle visite pastorali spedite a Roma, ma con mio grande rincrescimento non trovai nulla. La relazione della prima visita è preceduta da Ietterei pastorale diretta al clero e al popolo scritta di mano dello Stratico stesso. Lasciando stare lo stile solito delle pastorali, mi piace nondimeno riportare qui questo periodo. Nella visita che stiamo per intraprendere, egli dice, noi non dubitiamo di trovare negli ecclesiastici zelo, scienza, probità; nel popolo docilità, bontà, disciplina; in tutti decoro del culto di Dio. Degue parole, mi pare, di un vescovo illustre come lo Stratico ; nobilissime virtù eh' egli voleva fossero riunite nel prete, virtù eh' egli trovò sicuramente nel suo clero allora tutto paesano, ad onore del quale durano ancora memorie appunto di probità, di sapere e sopra tutto del decoro con cui attendeva al proprio ufficio. Nelle lettere che seguono al podestà e capitano di Capodistria, ai podestà di Cittanova, Buie, Portole e Grisignana, al conte di Momiano, al capitanio di Piemonte e al marchese di Pietrapelosa si chiede il permesso di esaminare, nei rispettivi luoghi di loro giurisdizione, anco persone secolari in quanto riguardi cose spirituali o la disciplina del clero. Il volume numero 472, Lettere di podestà, iurisdicenti, marchesi e parrochi della diocesi, nulla di notevole. Sappiate non di meno che il marchese di Pietrapelosa permette che, nel territorio di sua giurisdizione, il vescovo possa udire la testimonianza anche di secolari. Il pievano di Sterna gli manda a regalare un cestello di fragole, un altro un capretto, un par di pollastri. Il pievano di Portole, come era dovere di tutti i pievani, non potrà trovarsi a Cittanova nel giorno della festa di S. Pelagio. Il pievano di Grisignana gli annuncia che, per la visita pastorale imminente, le cavalcature si troveranno, come di costume, a Verteneglio per levarlo ; quello di Portole le avrà pronte pel giorno tale in Castagna. Il pievano di Piemonte ha da recarsi alla Dominante per conferire coi Contarini, signori del Castello. Quello di Verteneglio, seriamente ripreso, si giustifica dicendo non essere vero ch'egli abbia fatto uso delle reliquie in esorcismi che si sarebbero praticati nella sua pieve. L'arciprete di Buie ha bisogno di riposo, chiede al vescovo un mese di vacanza ond' egli possa recarsi a Venezia dove ha co- noscenti ed amici. Altro pievano in fine chiede compatimento se, vecchio e malazzato, al sinodo che sta per aprirsi, egli non potrà intervenire. Queste lettere, se v' è bisogno di dire, sono tutte italiane, meno qualcuna latina. 11 volume numero 459 ha gli atti di una lunga controversia, agitatasi sotto lo Stratico, fra l'arciprete e i canonici della Collegiata di Buie. Il volume numero 468 contiene atti riguardanti Umago, atti che dalla curia episcopale di Trieste furono rimessi a quella emoniese nell'anno 1784. Da questi si apprende che prima dell' istrumento (Vedi 'Provincia, num. 4. a. 1884) d'aggregazione alla diocesi di Cittanova, il Vescovo Stratico era stato incaricato di assumere temporariamente il governo spirituale di Umago e Matterada, Giudico utile sia conosciuta questa lettera dello Stratico al pievano di Umago, con cui lo informa della disposizione presa. Eccola: "M. R. Sig. Piev. Sig. Oss.mo Si è compiaciuto il nostro Serenissimo Principe di raccomandare alla nostra spirituale assistenza la Chiesa Collegiata di cod. Terra di Umago e suoi Territoriali, onde non abbia a mancare a cod. Popolo ia spirituale assistenza per quella parte che concerne il Vescovile Ministero con venerati Decreti de 3 Genn. e 28 febraio p. p. che cornette a noi interinamente tale Economica Provvidenza. Alla compiacenza di vedere reintegrata all' antico suo centro questa parte di Diocesi da antichissimi tempi add.° a questa sede, e per lo spazio di molti secoli conservata , aggiunta veggiamo aver l'altra di dover regolare un popolo docile e ben ammaestrato ne' cristiani doveri, e nella debita ubbidiente subordinazione ai sovrani Decreti per la diligenza del Sacerdozio regolato dalla sapienza e zelo di Quelli che fino ad ora ne ebbero la direzione. Esultanti pertanto nel Signore che a noi sia toccato il punto di vedere ristabilita nella lira Chiesa tale e così decorosa parte di Territorio, come secondo la nostra in-stituzione canonica dovevamo ardentemente bramare, ubbidendo ai Sovrani venerati Decreti, ne partecipiamo a V. S. la notizia ingiungendole di notificarla al V.le Capitolo, Clero, popolo e Chiese dipendenti da cod. sua Collegiata ed a chi per l'effetto spetta, che sappiano a chi dovranno d' ora in poi ricorrere nelle Spirituali loro necessità e si facciano i debiti registri e memorie ne' Libri parocchiali e capitolari di questa sovrana volontà e della pronta ma esecuzione de' publici Comandi. Si compiacerà V. S. di dar riscontro alla N.ra Curia dell' esecuzione, ed au- guriamo a lei ed al suo popolo ogni celeste benedizione. Cittamwva li 14 Luglio 1784 Aff.m0 come f."0 F. Gioy. Domenico V.o di Cittan.a I decreti, che si menzionano in questa lettera, erano stati comunicati al vescovo dal podestà, e capitanio Nicolò Minio con lettera del 23 maggio. In essa è detto pure che, del piano di riparto delle Chiese poste nell' Istria veneta che prima appartenevano ai vescovati di Trieste e di Pedena pervenutogli da Venezia, apparisce ottenere ora il vescovato di Cittanova (salvo le disposizioni circa i beni e i contributi della decima) 1704 anime in più, calcolandone 1304 per Umago e 400 per Matterada. II volume numero 471 contiene la minuta del Synodus dioecesana ecc. con molte correzioni in margine dello Stratico. Più un fascio di lettere diverse. Da queste lettere apparisce veramente la stima che egli godeva. I giudici di Montona — notare che Montona era dei vescovi di Parenzo — in nome del consiglio comunale, ammiratori del suo | sapere, lo ringraziano dello avere loro mandato in predicatore il P. Domenico Rossignoli di lui teologo, e i cittadini scelti appositamente Benedetto Vicini Ritossa e Quirizio Capelletti 1' accompagneranno sino a Cittanova. Consimili ringraziamenti porgono i giudici di Cittanova, ammiratori a loro volta della sua dottrina, per le sollecitudini di lui nel mantenere decorosamente le predicazioni e tutto che s' attiene al culto, E le lettere dei pievani e dei preti si chiudono sempre con una nota uguale: riverenza al suo sapere. Le quali espressioni io non credo si possa chiamare frasi fatte, ma 1' eco di quella stima che egli veramente godeva. Mi chiederete voi: 0 chi è l'autore di quelle canzoncine? Per diligenza usata nel leggere pazientemente un monte di lettere, nulla trovai. Sospetto tuttavia che possa essere il pievano di Verteneglio, col quale il carteggio è più frequente e, direi, famigliare. Sentite cosa gli scrive questo pievano Bortolo Ambrosi (13 marzo 1780). Gli restituisce una dotta ed erudita dissertazione eh' ebbe a prestito, e dice : Una tale felice produzione del raro di Lei ingegno che meritava essere ammirata ed applaudita nella più scelta Accademia, oh Dio! con qual cuore sarà stata recitata ove videntes non vident, au-dientes non intelligunt ; qual cosa pili afflittiva per Chi il pregio delle margarite conosce, e di queste ne vede miserabile il getto ! Poi finisce . . . ... il fatale destino per esso Lei cangerassi Monsig. Ill.mo e il dovuto posto le verrà, un giorno assegnato. E il giorno venne, poiché nell' anno 1784 fu trasferito a Lesina. Un suo scolaro, Stefano Loy (buiese, mi pare), avutane notizia, nel significargli intero il suo dolore (da Udine 4 marzo 1784), deplora che la diocesi di Cittanova non avrà mai più un pastore tarn pium, prudentem maximeque sapientem. Onore dunque alla sua memoria! Ed ora, a proposito di queste notizie minute, permettete eh' io trascriva qui questo brano di un articolo comparso nel num. 18 a. 1884 del Fan-fulla della domenica, che può applicarsi al caso nostro per quelle tante carte, ritenute inutili, che si trovano sparse in provincia. „In una città d'Italia (è quel valentuomo di A. G. Barrili che scrive) che non nomino, una illustre famiglia pensa di dare aria all'archivio, o di liberarsi d'un monte di carte, che due o tre secoli di non turbato riposo nei soppalchi del tetto hanno aiutato a far credere inutili. S'intende che in quella farragine di foglisi può nascondere qualche cosa che meriti di essere conservata, nell'interesse della nobile casata; perciò la famiglia prega 1' avvocato di badarci lui. L' avvocato rovista, fruga con ogni diligenza, mette da parte i contratti, le copie dei testamenti, i rescritti, gli atti d'investitura, coi bolli enormi d'una mezza dozzina d'imperatori, da Carlo Y a Giuseppe II, e finalmente si trova davanti a quattro o cinque sacchi di carte messe alla rinfusa. Dà uu pizzico qua e là : son lettere di Don Ferrante a Donna Polissena, o di Donna Clarice a Don Fabrizio. Carteggi di famiglia; a che servono più, ora, coi loro particolari di nessun conto, intorno alla tabacchiera dell' abate Morigi, dimenticata nella locanda di Soletta, al consulto del medico Haller, pagato troppo caro, al ventaglio di Maria Teresa nella festa di SchOnbrunn, alla gotta del maresciallo Iladdig, che ha dato un po' di respiro ai Turchi e fatto onore al tocca e sana della zia Ottavia, ricordato in buon punto dal nobile nipote, ammesso nella intimità del famoso guerriero? Inezie, fin che vorrete; ma sono tesori, per 1' erudito che sappia frugarci dentro.» Conchiude: "E perchè oramai la storia ha da vantaggiarsi di tutti questi lumi, che sono i documenti della vita colta in sull' atto, vorrei che niente andasse perduto delle memorie antiche ; vorrei che ognuno, essendo uomo da ciò, ne aggiungesse di nuove e si mostrasse liberalmente a noi, spettatori modesti e assetati di verità, come centro al suo piccolo mondo di amici e conoscenti, circondato da tutte le visioni, che lo hanno fatto benedire ed amare, e gua', anche odiare e maledire." G. V. 2