IV. ANNO. M 41. Al Conservatore delle Antichita Polensi Sig. Ctiovanni Carrara. Mille grazie per la leggenda di Caracalla, mille fe-licitazioni per averla ricuperata integra del tulto. La no-tizia della scoperta erami giunta, pero si vaga e si in- i certa da accrescere il desiderio di lei, anzi che da ap-pagarlo; e mi desti la consolazione di vederla bella e illustrata, per modo che non saprei cosa aggiungere, ne j levare da essa parola alcuna. Io non dubito che la statua di Caracalla stesse gia nei Comizio, ed ecco ] come questo va aumentando di altro personaggio da ag-giungersi a quelli di Varguntino, di Seligio, di Anneio Proculo, di Claudio Nerone poi imperatore, di Cesare fi-glio di Nerone Germanico, di Lucio Aurelio Vero, di Ulpia Severina, di Licinio; nove monumenti del Comizio, i quali sono saggio degli altri piu che vi erano, e che Dio voglia vengano ricuperati, sono saggio degli altri molti ; che stavano nei Campidoglio. Ne cio dico a caso; imperciocche in Trieste non ricuperammo dali' antico foro che una sola leggenda insigne, preziosissima, pero una sola; mentre dai Campidoglio abbiamo tralto memoria di statue di dieci personaggi tra imperiaii, consolari e mu-nicipali: tre ne abbiamo di Parei>zo, una di Albona, al-cuni framrnenti d' una di Cittanova, ed aggiungendo que-ste a quelle di Trieste e di Pola, abbiamo gia una galleria di personaggi, non ispregevole, maggiore di quella di Aquileia. E giova sperare che la serie s'aumenti, oper caso di scoperte, o per esplorazioni apposile. Non posso risolvermi a collocare fra le statue al-zate in Pola ad illustri persone, quella di Settimio Seve- 1 ro, della quale molti hanno parlalo, della quale fu detto j che indicasse il numero del popolo di Pola; ma che da nessun ricoglitore di lapidi, sia nostrale, sia forestiero fu letta e copiata. Ne vidi fatta merizione (se non pren-do equivoco) in un libercolo tedesco che discorre le sto-rie di Pola; ma le altre notizie date ci avvertono della fede che si puo prestare all'asserzione della lapida in o-nore di Settimio Severo. Oualche indizio che la lapida di Severo fosse inserita nei palazzo a servire da pila-stro, che fosse di marmo, mi fa sospettare che si attri-buisca a Severo quel piedestallo, sui quale il nome del-P onorato non fu tanto cancellato da non potervi scor-gere Licinio, che fu spesso onorato in Istria e con monumenti dedicati a lui solo, e con monumenti nei quali figura in unione a Costantino, cancellato poi il nome per j ordine pubblico quando Costantino rimase solo ali' impero. Maraviglieranno alcuni, non tu, non tu, che fra le persone onorate da Pola, io registri Nerone Cesare figlio di Germanico, dicendo che manca ogni autorita; ma tu sai che non la vi manca, e che ai piu che lessero registra-ta la memoria o venne in mente Nerone che fu imperatore, o non vennero al pensiero di supplire quel bran-dello di leggenda, nella quale si fa menzione di Nerone Cesare. • Giacche P occasione si presenta, come che t' an-noi ripetendo cose che conosci, lo fo per esercitare la mia. memoria, e per trarne o argomento di perseverare o di desistere da ci6 che penso; tra amici, una seccatura non disturba gran fatto. II Marchese Girolamo Gravisi aveva comunicato al Carli fra le altre inscrizioni anche il seguente brandello (Ant. It. III. XXXIII.) ERONIC.E GERMA AVGVST GVS Ouesto frammento, facilmente puo venire restituito leggendo con supplementi: NERONI • CJSSARI GERM4NICI • F TI • AVGVSTI • NEP D • AVGVSTI • PRON e meglio puo supplirsi colla leggenda che le citta della Liburnia incisero sopra piedestallo di statua a lui alzata in Scardona, (Calogera Opuse. VII): NERONI • C^ESARI GERMANICI • F • TI AVGN-D1VI-AVGPRO FLAMINI AVG CIVITATESLIBVRNLE colla seorta della quale si puo completare la leggenda Polense, aggiungendovi: Flamini, Auguri. Tra i suoi titoli vi sarebbe d' aggiungere anche quel-lo di Sodali Augustali che fu a lui dato in lapida spa-gnuola. Ouesto Nerone e il principe fratello di Druso, figlio di Germanico nato nei 760, fatto Eacerdote nei 773, ornato della toga virile nei 776, esiliato in Ponza nei 783, morto nei seguente anno; fratello di Caio che poi fu imperatore noto sotto il nome di Caligola. Del quale Nerone corre voce, registrata da Svetonio in Tib. 54, che fu indotto a morte volontaria da cio che il carnefice quasi fosse mandato dal Senato ostentava ai suoi occhi il laccio e gli uncini. Le sigle lette dal Gravisi sul brandello registrato, non ad altri possono facilmente applicarsi che al figlio di Germanico, fratello di Druso, al fratello deli'Imperatore Caligola; a quel principe infelice che fu tratto a morte dalla crudella di Tiberio. Io penso che la leggenda fosse collocata a lui nel 776 di Roma, ossia nel 23 di noslra era, appunto quando ebbe la toga virile. Ne far deve meraviglia che Pola alzasse questa memoria al principe Nerone, mentre altra ne alzo a Clau-dio nel 37 di nostra era, prima che divenisse imperatore, quand' era principe del sangue, pero costituito in dignita minori. Le ragioni di queste onorificenze io cre-detti di ravvisarle nei possedimenti chela famiglia impe-riale aveva in Istria, possedimenti attestati dalla caterva dei liberti della gente Claudia, dai liberti della gente Antonia, e della Ottavia, e da altre circostanze che il ricordare a te sarebbe superfluo; basti 1'Antonio Felice procuratore della Giudea, che sembra essere stato Polen-se. Vidi lapidi aquileiesi nelle quali si fa menzione delle eredita dei Drusi e delle Antonie, nominando i liberti o gli schiavi; avverrebbe anche a noi di trovame indizi, se delle leggende che si scoprono per le campa-gne fossesi fatta raccolta....ma abbiamo almeno il con-forto di far ora cio che non si fece nei secoli passati. L' eredita della famiglia dei primi Cesari passo dali' uno ali' altro, perd io non potei seguitarla che sino a Nerone. Dovrei supporre che passasse negli imperatori, divenuta quasi patrimonio domestico deli' Imperante; i Vespasiani ebbero certamente possidenze, 1'ebbero gli Antonini, P ebbero i Flavi di Costantino, ed in cio cer-cherei la ragione di relegare Crispo in Pola, ove' pote-va vivere sulle proprie terre; questa proprieta spieghe-rebbe perche Pola alzasse statua a Caracalla. Corre tradizione da bocca in bocca attraverso tanti secoli, che 1' Istria fosse gia 1 uogo di delizia dei grandi romani e confesso che la distanza troppo grande tra l'an-tica farna, e P odierno stato mi faceva dubitare. Senon-che le notizie certe registrate da storico, che i Licini a-vessero latifondi nell'Istria, i monumenti di onore, le leggende le quali trasmisero i nomi di persone della famiglia imperiale, onorate meno come regnanti o principi del sangue, di quello che per altre relazioni colla terra i-striana, gli atti dei santi martiri triestini che tramanda-rono la notiziadi persone assai illustri; 1'epistola di Cassiodoro nella quale celebra I'Istria, gli avanzi insigni e visibili dappertutto, sono testimonianze troppo frequenti e certe per dubitarne. E la meraviglia, che avrebbe por-tato alla dubbiezza cessd quando potei convincermi che il governo generale dell'agricoltura era sapientissimo, che 1' alpe e le sommita non erano per mal governo denu-date a segno da mostrare la pietra soltanto, pt r cui rade le pioggie, frequenli le tempeste, bufere i venti, in-soffribile il calore in mol te parti; che non le cisterne soltanto abbondavano ed i serbatoi d' acqua, ma numero-sissimi gli acquedotti per le citta, le condutture d'acque per le campagne, a segno che da ppertutlo si rinvengono e frequentissimi tubi maggiori metallici, e fistole di ogni dimensione, da averne argomento, che non solo abbon-dasse l' acqua da bere per gli uomini, ma vi fosse dappertutto acqua condutta anche per gli usi agricoli, con maravigliosa distribuzione quasi la provincia fosse un pre-dio solo. Ouella possibilila che Iddio nelle opere sue forni altravolta, esiste tutt' ora, manca P azione deli' uo-mo, che puo riprodursi, e sarebbe allora mostrato come piccola sia la mente di coloro .... ma e ineglio che par-liamo d'altro; anzi trasportiamoci in altra provincia. Ho notizie del Carrara di Spalato, il quale alacro-mente prosegue gli scavi di Salona, non interrotti ne dalle congiunture dei tempi, ne dal cangiarsi delle persone nell' amministrazione; e ne ha dovizie di risultati; imperciocche tra le altre cose notero la scoperta di un teatro, di una porta e di un sepolcro. II Teatro di Salona ha le precise dimensioni nel diametro di quello di Trieste, cioe di 45 passi romani, minore di quello di Pola che ne ha 70, misura che corrisponde ali' asse minore deli'Anfiteatro Polense; 1'asse del teatro di Parenzo per quanto puo giudicarsi dagl' indizi piuttosto che dalle rovine, misurerebbe 25 passi romani. Non ti diro della forma, e della distribuzione di questo teatro; ma invece notero altro. I teatri degli antichi che erano scoperti, collocavansi in direzione che la cavea fosse rivolta a settentrione, e con ragione, perche se rivolta a mezzogior-no P azione del sole sul concavo deli' edifizio avrebbe dato tale calore da non resistere nella state; questa regola e guida nel cercare i teatri antichi. E cosi fu in Trieste, cosi in Pola, nella quale ultima il desiderio di non avere edifizio che fosse troppo caldo nella state, fece posporre l' altro di collocare il Teatro in luogo ed a-spetto appariscente; il che sarebbe stato facilissimo al-zandolo sullo stesso declivio di colle, ma verso il porto, anzi che verso le mura della citta, siccome si fece del-1'Anfiteatro. In Parenzo fu osservato il oontrario perche la cavea e anzi rivolta a mezzogiorno; e cosi e pian-tato anche il teatro di Salona. Cio che farebbe supporre 1' uso di questi due tealri destinati per la stagione m-vernale; cio che tanto meglio si dovrebbe ritenere di Salona, qunntoche la posizione astronoinica e topica do-vrebbero fare molto gravoso il sedere d'estate in luogo la di cui forma e disposta ad accrescere e mantenere il calore. Delle inscrizioni favoritemi dal Professore Carrara te ne mando due, I'una perche tu veda memoria di dom a che trasse il n »ine dalla provincia d'Istria; 1'altra perche tu batta con me le mani dall'f