A.CTA H1STRIAE • 8 ■ 2098 • l (IX.) ricevuto: 2000-02-29 UDC ä 79.8-055.5 L'UFHCIO DI SCRIVERE "IN SUGGETTO DI HONORE". GIROLAMO MUZIO "DUELLANTE" "DUELLISTA" Luciana BORSETTO Univcrsitä di Padova, F&coltó di Leitete, Dipartimento di ílaliaaística, IT-35] 37 Padova, Via Beato Peliegrino 1 SiNTESl Al Muzio duellistu ha dedícalo pagine notevoli Francesco Erspamer nellu Biblioteca di Don Ferrante, colmando le brevi annotazioni di Danilo Marrara riprese in seguito da Jonathan Poms e da Victor O Kiernan; sul Muzio "duellante" il silenzio c pressoché totíde. Prendendú avvio dalle pagine dell'Erspamer, questo studio ripropone la riflessione suW'ufficio di scrivere in suggettn di honore" che ¿Ilustro, in Italia e in Europa, lo scrittore di duello verosímilmente piu noto negli anni centrali del Cinquecento, ma esso intende anche metiere in luce la figura del "combatiente" che quell'ufficio fini per accompagnare fin daliorigine, appoggiandolo variamente contra gli attacchi nemici; Vimmagine del controversista, del polemista, del difensore della fede che, abbandonata la scienza cavalleresca in funzione della corte secolure, la riassuttse, mulata di segno, per metterla al servizio della corte cattolica. Parole chiave: etica, onore, duelli, uomini, storia Ve una contradizione rimarcabile fraile legpi civili, gel ose custodi piú d'ogni altra cosa del corpo e dei beni di ciascun cittadino, c le icggi di ciö che chiamasi onore, che vi preferisce l'opinione. Questa parola onore é una di quelle ehe ha servito di busc a tunghi e bnllanti ragionamenti, senza attaccarvi verana idea fissa e stabile. Non é ¡nutiic ti ripecere ciö che ai tri hanno scritto, cioé che il miglior método di prevenire questo dcütto e di puniré l'aggressorc, eioe chi ha dato occasione al duello, diehiarando innocente chi senza sua colpa e statu cosíretto a difendere ció chc le lcggi attuali non assicurano, cioe l'opinione, ed ha dovuto mostrare a' sttoi concittadini ch'egii teme ¡e solc leggi e non gli tiomini. (Cesare Beccaria)1 1 Cfr. Si cita dalled. Aimani, 1987,38. 139 ACTA illSTKIAE « 8 ■ 2000 • 1 (IX.) LUCUM BORSl'.TTO. L'UEFICIO DI SCRÎVERE ~IN SUGGETTO DJ HONORE" .... 139-158 I. Il posto che fra Quattro e Cinquecerito avcva avuto l'amore - ricorda Cario Dionisotti nel suo excursus storico-geografico sulla letteratura italiana neH'ctà del Concilio di Trento (Dionisotti, 1967, 203-204) -, fu tenuto. nella seconda melà del Cinquecento, dal sistema dell'onore. Un sistema semioticamenie ambiguo, fondato sulla licenza e sul crimine, foriero di insiabilità c di disordine: il sistema di vita dei nuovi "cavalieri" in perenne conflitto ira loro, volti all'apparire piuttosto che al-l'essere, tesi ai conseguimento cfella "buona opinione", dimentichi deU'antica virtù, che costituiva il primum della loro natura.2 In quanto produttivo di una specifica letteratura settoriale deputata a descriverlo, di una vera e propria scienza cavalleresca. questo sistema registra il suo ingles so canomco sulla scena de! volgare italiano con il Duello dei capodistriano Girolamo Muzio, slampato per la prima volta a Venczia neí 1550 (Muzio, 1550a), assieme alie Risposte cuvalleresche (Muzio, 1550b), e sin da subito destinato a enorme successo éditoriale, in Italia e m Europa.3 Nella coscienza dell'autore e nella percezione dei lettori - la piccola società nobiliare di gentiluomini c militari dslle Corti padaiie degli an ni Quaranta del Cinquecento presso la quale si (rovo a gravitare, mnanzitutto, ma anche i grandi signori üaliani, tedeschi e spagnoli, inglesi, portoghesi e francesi deH'cpoca'' -, si tratta di un'opera nuova. nella quale trova esemplare sistemazione un immenso materiale teorico e pratico prodotto insieine da cavalieri e dottori, uomini d'armi e "legisti". 2 Neíl'antica concczione aristotélica e ciceroniana l'onore veniva considéralo premio della virtii Su quesla concezione si fondavano le posizioni umanistiche di Petrarca, Loren7,o Valla, Lapo da Casti-gltonchio, Coluccio Salutali, Poggio Bracciolini, Erasmo (Paparelli, i960, X9 1Q1, Tateo, 1967, 355421) Su di essa si fondô pure il neoumanesinw pacifista samenie siete ritomato a dar fatica aila mia penna". "Aveva un ceno Giulio Curto provcealo il Capponi [. } it quale con una ferita datagli lo abbatlé sulla pubblica via, e colà il lascio senz'altra offesa II Curto, ccnfidando ne' suoi pmenti protctlori e negl inimici pur poienli di Lodovico, invocó la giustizia querelandosi di un la! fatlo. La quistione fu pórtala ai Lnbunali di Roma c di Ficenzc, c tratlavasi della riputazione. delta libertà, e forse anche della vila del Capponi, il quale. diretto dal consiglio c difeso dalla penna del Muzio, ne riusci finalmente con saivezza ed onore" [Giaxích, 1847,67-68). Sulla provoca/ione, sul "risentimento onorevole" e sulla giusta vendetta fatra dal Capponi, cosí il Capodistriano: "[...] con una ferita datagli nel viso a tena lo abbattesíe lasciandolo senza altra offesa, e fu l'atto tanto più h on ore vole, quantft non mancavano persone, che si proferí vano di vendicar le voslre ingiurie senïa alcun v ostro pericofo Ma oltra che più è honore volé, piu fc anche dolce la vendetta falla di propria mano". Qui e sopra cito dalla edizione da me curata (Borsetto, 1985, c. **v-***r.). Della difesa del Capponi fatta dal Muzio (Dijfesa per Loti. Capponi) rcrtdono testimonian?.a i (re codici Riccardtani apograii 2115, 2445 e 2139. 8 Si cita direttamente dall'ed. a cura di Chiari e Ghisalb;rti 1977. 9 Ma cít. anche la lesi di dottoraio di Giuseppe Cario Monorchio (Monorcluu, 1987, 19-21) 10 Se si est lu de lo studio di Kenedetto Nkolini (Nicoiini, 1946) e, in una prospeltiva romancesca multo suggestíva, incenirala sulla ricostruzione dei rapporli con Vergeriu. la narra/ione di Fulvio Tomizza (Tomizza, 1984) 11 Dopo il servizio presso Maximiliano d'Asburgo al seguito del Vescovo di Trieste Pietro Bonomo. il Mu2io fu a Ferrara, alia corte di Alfonso d'Eslc, quindi a Milano alia corte di Alfonso DAvalos. Alia morte di questi passô al servizio di Ferrante Gonzaga. per il quale svolse important! missioni diplo-matiche in Francia, in Gcnmuiia c nei l'aesi Bassi. Vennc quindi assunto alia corte di Urbino di 142 ACTA HISTR1AE • 8 • 2000 • 1 (IX.) Luciana BORSETTO: LUFHCIO DI SCkIVEKE "IN SUGGf.TTO til HONORE" 139-158 3. L'obietlívo dichiarato del Muzio "duellista" era duptice: deserivere l'arbitrio che govcrnava a suo (empo la pratica perversa del combattimento privato dei nuovi cavalieri, dibattuti tra ingiuria e "mentita". Ira infamia e onore, tra offesa e vendetta, volti principalmente al conscguimento della comune approvazione, e sottoporlo ai vero costume della cavaileria: [...] nella distintione delle opere vergognose dalle onorate ci suole[...J ¡ntervenire si lcgge nella dedicatoria a Emanuele Filiberto che precede la trattazione del Duello, che i cavalieri piü da migare opínione tirati, che dfl giudieio di ragione eonsigliati, pren-dono i'arrue á tale hora, che per uwentura non meiw sarebbe lodevole ii Uisciarie. I! che ha-vendo ¡o veduto, ct tuttavia vedcndo la moiui licenw, «r il poco ordine, che intorno agli ab-battiraenti si serva, ho vohito, quamo e in me, porger inane a coloro, i qtiali per la via deü'honore cuvalleresco dis:derano di cumminarc. pee vederc se io con alcun modo per la diritta strada gli poiessi ritornare. (Muzio, 1550a, c. 4r) II Muzio non si curó di speculare filosóficamente sullc implicazioni negative del falso concetto di onore per il quale insensatamente si prendevano le armi; sulle ambiguita e le oscillazioni della doxa che lo determinava, come fece, fra gli altri, il quasi conterráneo Francesco Patrizi nel Barignano (Patrízi, 1553). Conscio del-l'assoluta inutilitá di ogni astratta disquisizione, non miro a condannare "gli ab-battimenti" tentando di dissuadere a praticarli per via di sottile ragionamento: "[...] quando io sperassi per disputare copiosamente (...] di poter persuadere á cavalieri, che essi a gh abbaííimenti dovessero daré il bando" si lcgge sempre nclla dedicatoria a Emanuele Filiberto "á questa sola impresa volgerei lo stilo [...]" (Muzio, 1550a, c. 6r). Diversamente da! filosofo di Cherso, che si propose di dimostrare rintrinseca irtalignitá della loro natura, procedendo alia maniera tenuta dal "divino Platone ne' suoi Dialoghi [...] litigios!" (Patrizi, 1553, c. 20r), attraverso la dialettica stringata deli'inchiesta a due vcici, dove l'incalzare delle domande metteva alio scoperto l'ambiguita dei presupposti sui quali si fondavano, ancorata a!l'"errore" della communis opinio (Borsetto, 1998), egli volle avanzare per la via "aporta" e "piaña" dell'analisi empirica di singoli casi effettivamente occorsi; a partiré da questi volle Guidobaldo Delta Roveie in qualiti di preccttoie di Francesco Marta H. Di qui passo a Roma alia corte di Pío V, terminando la su a vita presso Lodovico Cap poní. Sulla vita del Muzio, oltre a Borsetto. 1985. IX-LV1!; 1990. 99-114, cfr: Stancovich, 1828. 210-215: Giaxieli, 1847, 1-76; Mor-purgo, 1892,456-486 143 ACTA IIISTKIAE • 8 « 21100 • 1 (IX.) Luciana HCIRSETTO: LUH1CIO Di SCRIVERE "!N SUGCETTO DI HONORE" .... 13V-15S avviare I'elaborazione didascalica dell'intcra prassi. Una prassi che superava nei fatti qualsiasi disputa. Per una più piana etpiíi apcrta via è la intention mia di drizzar i passi mici afferma nella Jettera ai Márchese del Vasto che apre il primo libro delle Rispaste cavalleresche, proccdcndo con sentcnzc non filosoftcíie [...j ma cavalleresche, et humane, et latí che coloro, i quati principalmente intendono di andar pressa alChonare. et alto essercitio deila cavallerui, à quelle principalmenie doveranno conscntirc. (Muzio, 1550b, c. 4r) Prima ancora che tradursi in paradigmi normativi generali per il corretto svolgi-mento delle varie cómese, le "sentenze cavalleresche et humane" da lui pronuncíate furono semplici opinioni e paren su controversie e querele a lui concretamente sottoposte e alúdate. come si evince dalle formule di rilo che intersecano la sua vasta consulenza a stampa: una quarantina di lettere nelle sole Rispaste cavalleresche)1 L'attenzione e la cura che vi prestó neli'emetterle lo dichiarano plenamente investito del suo ruolo primario di uomo di fede e di cortígiano, consapevole che il "venire alia prava" delle armi era "cosa dalle leggi imperialí non approvata et dalle christiane dannata" e che i! fare di essa un "trattato universaíe" prevede va in ogni caso obbedienza ai precetti deila religione e ai dettami del principe. In quanto sempliec "duellista", non dovette che metiere in scrittura il sapere specialistico di cui, come uomo di corte, si ritrovava naturalmente deten tore, !2 fi Muzio vi esponeva la venenza, dichiarava l'oggelto deila consulenza, procerieva quíndi in modo anicolaío alia risposla, sintetizzandola con una conclusione, cui laceva seguito un epilogo pressoché formulare deila lettera con il quaie veniva mnesso ai piü esperti it giudizio sul patere, dichictr ándeme fin da súbito l'opinabilitiL Si veda, per !utti, il caso Giovanni di Valle/Pietro di Rozzas, che si legge nel 1 Libro delle Risposte cavalleresche: esposizione deila vertenza: "II capitano deila guardia del Castello di Firenze viene a morte: el alio Alfiere suo chiamaio Giovanni di Valle ncl rimane il governo: Et quivi essendo caccia di quella guardia Pietro di Rozzas capo di squadra, come auttor di quadriglie, Poi essendo rimesso il castello in altre mani, Pietro cerca l'amlcitia di Giovanni di Valle, et la ottiene, et usa delía sua dimestichezza. Giovanni intende che Pietro cerca di assassinarlo, e gliele fa sapere in forma di chiarirsi il vero. Et Pietro publica un suo caitello contra di lui dicendo che mente che egíi fusse auttor di quadriglia: et gli d4 alcune imputationi, alie quali Giovanni di Valle risponde con meniile {...]"; oggeíto deila consuienwi: "¡n questo caso si domando in qual grado di hanore si truoi'i ciascuno di loro"; conclusione: "Ora stanti le cose di sopra xcriite, si puo concludcre che a Gio. di Valle con Pielro di Rozzas non rimane alcuna obbiigatione: et che il candió di Pietro per aullo et di niun valore menta di esser ributtato"; epilogo formulare: "Et tanto mi occorre á diré in questa materia deila mía openione, quella sempre rimetiendo ad ogni persona di piü esperten;», et di piü purgato giudicio" (Muzio, 1550b, ce. 47r-49 v). 144 ACTA H1STRJAE ■ 8 ♦ 2000 ♦ I (IX.) Lutijna HOKSF/ETO: LUFFICIO DI SCR1VERE "IN SUGGKTTO OI HONORE" .... 139-158 BE L M VÍT I V S T I N O P O i I AV ■•Con . V. .jfel) a • i) r a vo » t ros £ •IN' VENE TX A, , * / ^ •>. J.-. .-•/.y-A -o:- ir.v. -y?1 •••:■■■■•'•. • .v;_in > c. A-, v' ■•■ ' ^ , , - < . '--ve« i - i 1 ^.''i '...'.'.■; Frontespizio: "11 Duello" del GiroUtno Muzio. Venezia ¡585 (Biblioteca centrale "Srecko Vilhar " di Capodistria). 145 ACTA H1STR1AE • 8 - 2000 ■ 1 (IX.) Luciana BOJMETTO: L'ufrcio di SCR1VKRE "IN 5UGGETTO di HONORE'.... 13915$ intrecciando investigazioni personali, enciclopedismo delta dottrina e casistica dei-l'uso, diversamente dagli "uomini d'arme", che "per sola esperienza" apprendevano. e dai dottori e dai "legisu", che "secondo quel solo" che trovavano "nelle loro carte" dicevano "il loro parere": "[...] della dottrina [...] el della esperienza [...} mi sonó affaticato di fare una nuova mescolanza", si legge sempre nella dedicatoria a Emanuek Fiiiberto. "havendo anchora aggiunto il condimento delle mié investi-gationi, et di altri miei studi" (Muzio, 1550a, c. 4r). In quanto "ducilista' cattolico arruolato sotto le insegne imperiali dovette procedere oltre: sottrarre ai furori dell'anarchia, indurre alia soggezione del potere. Condannó il duello moderno come cosa da gli antichi non usata" e in quanto pratica esclusiva di sopraffazione e di vendetta; lo assolse come prova della verità e come legittima difesa nci confronti dell'ingiuria súbita. Sollecitô i principi a esercitare la loro autorité perché non si arrivasse a praticarlo in completo dispregio di ogni ragionevolezza, ii incitó a metter mano alie leggi attraverso interdizioni e condanne perché ne arginassero il degrado, ¡i dissuase alio stesso modo dall'assistere merti al trionfo dell'illegalità per suo tramite perseguita, e dall'intervenire per favorirlo con prese di posizicne di parte loriere di sola ingiustizia: [...] àPrencipi, et à coloro i quali hanno in mano la auttorità delle leggi afferma sempre nella lettera al Márchese del Vasto che âpre il primo libro delle Rispaste cavatleresche, dico che si come una perversa vol gare openione ha introducto che i cavaiicri senza cagione el per qualunque via si fanno Iccito di offendere altnii, cosi mi par di vedere anche ¡n loro introdursi una tale usanza: che tic cssi costringano i cosí malamente uperanti, ne vogliano che l'offeso deila offesa ricevuta si risenla, con comandamenti et con prigione vjetando all'uno el ull'altro di procedcrc più avanti. Et là dove per giustiria dovcrchbc.ro castigar I'uno. ci dar ristoro all'altro, à quel che castigar dovrebbono porgono favorc assicurandolo dai nimico. ct all'altro fanno opprcssionc, legandogli le nsani. (Muzio, 1550b, c. 7v) Nato e cresciuto al di fuori di ogni legge d'onore, il moderno duello era d'altra parte diventato la soluzione finale di lutte le controversie e le querele insorte "per cagion d'honore" Tutte le querele, che nascono ira cavalieri, ordinariamente £...] sono prese per cagionc di honore. El le piti di quelle si veggono haver lale origine, o csser govemate di tal maniera, che h niuna cosa meno che all'honorc pare che si sia havuto rtsguardo. (Muzio, 1550b, c. 4r) 146 ACTA H1STR1AE • 8 - 2000 ■ 1 (IX.) Luciana BORSE'ÍTO: L'UFHCIO DI SCKIVERE "TN SUGGF.TTO DI HONORE" ... IJ9-ISS Se scrivere sul moderno duello non poteva significare, per il Muzio, doverlo contrastare a oltranza, come fece il Patrizi, che lo considero perniciosissimo per la salute delio stato, oltre che fondato su principi contrari al conseguinsento possibile la corruzionc che lo minava al suo interno, perché se i modern i cavalicri che lo pra-ticavano da quella non si fossero voluti ritrarre, "almeno tanto cedevolmente" in essa non avessero dovuto incorrere (Muzio, 1550b, c. 8r). Scrisse "per conservatione, & per difesa della giustitia", scrisse soprattutto, dietro esplicita sollecitazione dei propri signori e padroni, anzi. per loro diretta impo-sizione. É quanto si apprende qua e la nelle varíe missive ad amici e nemici che infoltiscono la sua varia produzione di cortigiano scrittore, oltre che sulle soglie paratestuali del trattato che lo contrassegnó "duellista": l-..] á prendere queslra honorevole fatica non piccolo sprone e stato l'haverc io veduto quanto il gentilísimo animo vostro fosse disideroso, chc io alcuna cosa scrívessi in questo suggeito sen ti ore di duelío, che avanti di me, ne habbia parlato: et questa materia da me ¡meramente riconoscono i cavalieri: Che io prima ho ehiaran¡ente aperte le maniere, la natura, et le conditioni di queiie, et dato ettandio i loro nonú" (Mj/io, 1560, 601. 16 fe quanto fece, in modi sia puré díversi, Antonio Posscvino (Possevino, 1553) Diversamente Fausto da Longiano (Fausto Sebastiano da Longiano. 1551). per il quale l accogliinento del duello significb sopiattulto il tentativo di escluderfe totalmente l'infiltrazione militare c borghese nelle fila della riobiltit, preservándola da inquinamenti 148 ACTA HISTR1AE • 8 « 2(1 (Kl • 1 (IX.) Lwian« BOKSF.TTO l.lfFFICIO U¡ SCKIVF.RF. "IN SUGOETTO 1)1 HONOkJ ' ... 119-158 afferma nciJa dedicatoria di quest'ultimo a Emanucle Filiberto (che ne) tempo, ncí quale io mandato fui dal inio signor Márchese à Nizza di Pro venza à serviré il S. Duca voslro padre, el voi, non una sola volia da voi impasto mi fu, che dovendovi ¡o mandare delle mié scntiure, ve ne mandassi in materia di Duc!lo). Per tal cagione giù vi appresentai io, et hora ho publicati questi mtei libri. giudi cando che ¡c cose scritte in suggeito di onorc ad honorato Prencipe ottimamente si convengono [...}, (Muzio, 1550a, c. 5v) mentre nella seconda lettera al Márchese del Vasto del primo libro delle Rispaste cavalleresche ricorda che a questi era "piaciuto" comandargli che dovesse "mettere in scrittura" le cose stimate più bisognose di "riformatione", assieme alia "maniera" della "riformatione" (Muzio, 1550b, c. 9v)î7. Un decennio più tardi le medesime argomentazioni sono riprese e sviluppate nella Faustino, alio scopo di ribattere alie accuse di "d'ignorantia" lanciate da Fausto da Longiano contro il Dueño e le alire scritture "in suggctto di honore" con l'obiettivo dichiarato di infamarle sul duplice piano della teoria e della prassi: La occasion veramente, che ho havuco delle moite querele c stata che havendo il Márchese del Vasto da me nomínalo Capitano gencrale el Luogotencntc dcll'Imperatore Cario nello Stato di Milano veduto alcuni miei scritti in materie di duello (...) mi demandó ad Mercóle Esiense già Duca eccellenlissimo di Ferrara, cui io serviva in quel tempo: Et facendo al Márchese, come à raro Prencipe di Cavalleria. da lutte le parti di Christianità ricorso molti Cavalieri, tutte le querele meco si consuitavano, à me si rimettevano, et da me si risolvevano, et si espedivano. Et di cío ne è testimonio Milano, et lutta la Corte di que! tempo. Et ne fanno ctiandio fede molte delle mié risposte cavalleresche. II medesimo poi mi siiccedette co l S. Don Ferrando Gonzaga, il quale ai Márchese fu successore, et con cui io continuai la medesima servitíi. In modo che al principio del MDXL e.ssemJo io andaco à Milano, dei MDL feci poi stamparc il mió Duello, con quelle mie Risposte cavalleresche, le quali sono fuori: onde sí comprende che dtcci an ni penai io in isciegliere da tanta copia di querele le rególe, che io scrisst, oltia che quando dal Márchese fui chiamato. non fui chiamato come uno d¡ molti che faccsse tal professione. (Muzio, 1560, 63) II Muzio non era stato chiamato a occuparsi del duello "come uno di molti" che ne facesse "professione". Diversamente dai cavalieri e dagli altri esperti della materia, alia scienza cavalleresca si era accostato per caso e per doverc di ufficio. Una lettera a Domenico Venier irasmessa dal códice Riccardiano 2115 racconta 17 Un ampia tiattazione della materia (Muzio, 1550b, cc. Vv- 14v) poi minutamente illuslrata nel Duello {Muzio, i 550a). 149 ACTA HISTKIAE • 8 * 2«0ü ■ 1 (IX.) Luciana BORSF.TTO: LUFHCÎO DI SCRIVERE "IN SUGGETTO Dl HONORE" ... 139-158 minutamente come ne avcssc "tenuto qualche voila ragionamento", "a richiesla d'amici" facendone "cariclli secondo la loro intenzione", ma di suo "non vi mettendo [...] altro. che le parole". Solo in seguito. per mentare la stima dei signori presso i quali prestava servizio, avrebbe cercato di attrezzarsi sul piano délia dottrina, muovendo "quislioni con persone, ¡...] súmate, ed esperte", "raccogliendo libri di ducllo", studiando i pareri di coloro, "che [...] ne avevano scritto". 11 Márchese del Vasto avrebbe cominciato allora a consultarlo "nelle querele che gli venivano" sottoposte in quanto "capo principale delle Arme Imperiali". Richiestolo al duca di Ferrara verso la line degli anni Trema, l'avrebbe condotto con sé a Milano, dove tutîe gliele avrebbe trasmesse perché minutamente le seguisse (Borsetto. 1991, 134-137). Volte a esaltare la genesi di un sapero cavalleresco acquisito sul campo da un non profession! si a sollecilato da molli, ma anche da molti osteggiato nei suo "ufficio di scnvere in suggetto di honore", le forme délia diminutio a fini apologetici di cui si inlride la lettera al Venier intersecano variamente molla délia testualità muzianá prima durante e dopo la pubblicazione del Duello, porgendo al "duellisla" le anxti délia retorica per combattere a oltanza sulla carta alla maniera dei "duellanti" veri e propri evocati nelle pagine teorichc. Le smitture deU'cnfasi e délia reticenza che le caratterizzano consentono al Muzio di contrastare efficacemente antagontsti e avversari, respingendo sul nascere "oppo-sitioni" e "imputationi", replicando con coerenza aile ingiurie, soltraendo la sua opera all'infamia delle contraddizioni etico-giuridiche e disponendola alla vittoria délia lunga durala, nonostante la censura conciliare del'63,18 che fini tuttavia per bloccare la stampa di ulteriori pubblicazioni in matena, dirottando su "altro" la sua fatica di scrivere "in suggetto di honore". Ho ri formato il Duello scriveva nel 1569 in un'altra lettera al Venier che si legge nelle Catholiche E accrescimolo alircttan'o, e di rispostc cavatieresche ne ho più di quattro tante quante solo le stampaic: cose che sarebbono grate a cavalieri e che sono desiderate. Ma il decreto contra il ducllo rru tiene suspeso. (Muzio, 157la, c. 244) La censura del'63 avrebbe finito per bloccare anche la realizzazione di un "libro particolare di Questioni di Duello" da lui progettato qualche anno prima col dichiaralo proposito di rispondere "à tutti coloro che o in trattaü o m consigli" si 18 1! decreto del Concilio (Sessio XXV, Caput XIX). pronuncíalo contro i! 'Detestabilis duellorum usus, fabricante di&bolo, introductos, ut ementa corporum morle animarum etiain pemiciem lucrerar, el chrisiiano orbe penitus extermine tur" dicui sí legge in Cañones et decreta 1564,231 150 ACTA HISTRIAE - » ■ ZfltKl ■ 1 (IX.) Luciana borsetto: fUFFICIO DI SCRIVF.re IN suggetto DI honore .... Í.1?-IS« erano "dilettati" di trafiggerlo (Muzio, 1560, 63), accusandolo dj volta in volta di aver troppo discellato su tutto, di cssersi occupato di vili soggetti e indegni di esser tnessi in scrittura, di aver condotto gli uomini a morte, di aver volulo trattare, da "huomo secolare, et di corte", materic pertinenti alia cattolica disciplina; di aver desunto il suo sapere dalla scienza degli altri, a cominciare da París del Pozzo, usurpando una fama ¿mmeritata II genere lettera, cui la progettata impresa éditoriale in "recusatione" dclie infamie verosímilmente avrcbbe potuto rinviare, era diventato, nel corso del tempo, il veicolo privilegiato dei suoi vari duelli su carta di cortigiano-scrittore. Ne fanno fede le molte missive in coníutazione degii eretici Vergerio (Muzio, 1550c) e Ochino (Muzio. 1551) degli anni Cinquanta del Cinquecento, che lo videro in prima fila nel ruolo di propagandista zelante délia contronforma nei territori, italiani e non, dell'impero, e lo niolte responsive in difesa della lingua degli "scriltori" contra le posizioni toscaniste dsl Cesano. del Cavalcanti e del Tolomei, o contro le tesi moderniste del RusceJlt e dei "nuovi inventor! di nuove maniere di scrivere" che, tra gli anni Trenta e gli anni Settanta, alimentarono, in sede nazionale, il vivaccdibattito su¡ volgare. Quesü inventor! di nuove maniere di scrivere a ¡ne paiono esser ira íetierati quelli, chc sono fra cavalieri coloro chc, havendo qucrcla in steccato. pari non sente ruiosi a' ntmici, & non fiavcndo ardiraento di combatiere con anni comuni & úsate fanno nuove inventioni per poter con quelle difendendosi acquistare alcuno honore si legge nella risposta al Márchese del Vasto del 30 aprile 1545 inscrita nel primo libro delle "secolari" In questo duelto [...] di scriltori [...} intendo io di combatiere non con arme nuove, & non piu vetlute, ma con arme da' cavalieri úsate in su la guerra. El si come in uno steccato più hoitorcvote dee essere giudicato il defender l'honor suo con arme, che communalmente fra cavalieri si adoperano, che con quelle, a cui somigíianti non ne siano mai state vedute, cosí istimo io, che più degne di iode siano quegli scrittori. che le pedate de' passati camminando si fanno conoscere atti a trattar que' suggetti, che loro detta la loro mente di dovere scrivere, che quelli altri, i quali per nuove strade trovandosi, vogliono far mutare alie lingue natura. & forma. (Muzio, 1590, 87) Uso la lettera nel suo duplice statuto di "mantenitrice" della conversazione e di "carteüo di sfida" nelle innumerevoli controversie clic ne scandirono le modalità dei servizi presso i signori del tempo, richiamandosi aU'etimo chc come lettera indicava. a suo avviso, i cartelli di sfida fin dallorigine: 151 ACTA HISTR1AE • 8 • 2000 • 1 (IX.) Luciana BORSBTTO, L'UFFICIO DI SCRJVERE ' IN SUGGBTTO DI TONORE".... 13