ANNO XXIII. Capodistria, 1 Marzo 1889. N. 5 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-Jrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Il sentimento nazionale degl' Istriani studiato nella storia1) Ed or della lotta tra Trieste e Venezia, e della dedizione di quella città alla casa d'Austria, fatto che da molti si vuole giudicare con postumi criteri, e ritenere quale un offesa al sentimento nazionale, mentre non è che una nuova prova d' italianità su questo estremo lembo dell' Adria. E per vero che Trieste come Capodistria, come Pola abbia a lungo lottato col leone di San Marco, e con varia fortuna, non è a farne le maraviglie, quando si pensi all' importanza sua nella provincia e alla sua posizione. Collocata in fondo al golfo, e con alle spalle i monti, e i non difficili varchi della rotta Alpe Giulia, da natura era chiamata a centro di commerci con le nazioni slave e tedesche, e in certo modo presentiva i suoi futuri destini. Chi poi confrontando 1' attuale prosperità di Trieste e la sua ampiezza con le condizioni passate di città, da breve muro circuita, spropositando parla dell' antica Trieste come di una cittaduzza, e per poco non la paragona alla vicina e minuscola Muggia, si dimostra affatto digiuno di storia patria. Trieste, città già importante allora come le altre maggiori città istriane, ebbe con queste comuni le aspirazioni, i lutti e le glorie; onde gli argomenti addotti a spiegare la lotta dell' Istria con Venezia, valgono anche per Trieste, città eminentemente istriana. Che l'Istria poi non abbia conosciuto a tempo opportuno questo elemento di forza contro San Marco, e non abbia saputo stringere in un fascio lé forze disperse, è errore dei tempi. E neppure la dedizione a Casa d' Austria vuol essere giudicata con altri criteri. Trieste, città libera, per non cadere nelle mani del fratello nemico, cercò un protettore, non Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. troppo vicino e forte per non perdere la libertà, ma abbastanza potente e capace quindi di tutelare la sua indipendenza sul mare. Tale il caso di Genova che, per non cadere in mano dei Visconti, si affidò un tempo al protettorato della Francia; così Lodi, per risorgere dalle rovine ricorse al Barbarossa, contro i Milanesi; così Pavia, Pisa diventarono città ghibelline. Si dimentichino prima questi fatti; e poi si venga da certi politicanti, che studiano la storia sui tavolini da caffè, a declamare coi soliti paroloni contro il germanismo della città di San Giusto. E quei tali amici che abbiamo oggi in casa ed alzano le strida in favore della loro Crobazia, guardino la statua 'del santo nostro protettore: i piedi ha calzati col sandalo romano, nessuno scultore ce lo ha mai rappresentato con quei tali stivali che abbiamo tanto in uggia. Quando poi Trieste s' accorse (fatto memorabile questo) dopo la rivolta e l'assedio del 1403 che dal protettore venivano tardi e scarsi gli ajuti contro Venezia, e che era minacciata la sua libertà, allora nacque nel 1468 un forte partito capitanato da Cristoforo dei Bonomo, d'illustre casa triestina; partito detto dei Statutari, contro l'opposto partito degl'Imperialisti. Questi ultimi cacciati e riparatisi a Duino mossero nel Luglio del 1469 contro Trieste, e vennero alle mani sul colle della Madonnina; e, rimasti vincitori, misero a ferro e a fuoco la città, e scannarono tutti i nemici che non riuscirono a fuggire su terre veneziane. Questi avvenimenti, scrive il Cesca,1) formano uno dei più importanti episodi della storia triestina nel XV secolo, e perciò meriterebbero di essere meglio studiati di quello che lo possiamo fare ora in seguito all'insufficienza dei documenti finora conosciuti, i quali non ci danno elio una conoscenza poco precisa, poco sicura e frammentaria di quei fatti. E per vero che cosa voleva il partito dei Bonomo? Dare la città in mano dei Veneziani, dell'odiato nemico che pochi anni innanzi, nell'assedio del 1463, gli aveva cosi crudelmente trattati ? Pare probabile, anzi certo. Ma quanti avevano seguaci in città ? E 1' odio contro il secolare oppressore potea essere attutito dal timore di perdere la libertà, e dal recente saccheggio degli imperialisti? Certo a un bivio fatale si trovavano i Triestini d'allora, che in qualunque modo vedevano di dover cadere dalla padella sulle bragia. Per ora, (e ciò viene provato da irrefragabili documenti1) è sicuro che il capo del partito, Cristoforo Bonomo riparò a Venezia, e fu soccorso dal senato con altri triestini esiliati per aver voluto consegnare la città ai Veneziani, che il senato stesso rifiutò 1' offerta di dedizione della città fatta da Cristoforo dei Bonomo, non per privata iniziativa, ma a nome del comune, e che i veneziani stessi (e questa poi passa la parte) avvisarono di tutto l'imperatore per mezzo del loro ambasciatore avvertendolo che a Trieste si tramava per cercare un altro protettore nel re d' Ungheria. Lungi da me l'idea di declamazioni e recriminazioni importune; non è questa una pagina di storia contemporanea, e chiaro lo dico a scanso di equivoci. Trieste più tardi cadde in mano dei Francesi, fu perduta e ripresa dall'Austria più volte nel presente secolo. I miei Triestini avranno buon giuoco a difendere i loro diritti storici; in fondo però Trieste è oggi una città conquistata, anche coi diritti storici si può fare oggi un po' di rettorica. Io miro più al largo e in campo sereno. Quello m'importa rilevare si è come il sentimento nazionale esca netto dal giudizio della storia nei secoli VIV e XV. Anche Trieste co' suoi errori ci presenta, come le le altre città istriane, nella lotta con Venezia, e nella sua stessa particolare dedizione 3. cciscl d'Austria, una pagina di storia italiana. Se Trieste non diventò nel secolo XV una città veneziana come le altre dell' Istria, di chi la colpa ? E la storia a noi posti su ai confini, prima di lasciarci passare, esaminando il nostro passaporto, non guarda o Crobati, come per voi, alla Santa Russia, ma vi scrive sopra — visto buono per gli studi italiani. V. Ed eccoci ora all' ultima parte di questo breve lavoro: il sentimento nazionale degl'Istriani manifestato nella storia moderna. Monna Prudenza, vene- randa matura, mi tenta di costa, e va susurrandomi in latino di zecca con Orazio .... Periculosae plenum opus aleae Tractas, et incedis per ignes Suppositos cineri doloso..... Ma io le rispondo: non mi preoccupo di stati ma di popoli, supremo bisogno per l'Istria esistere e vincere la Slavia irrompente, e tiro innanzi. La storia moderna comincia per noi con ben tristi auspici. La lotta tra 1' Austria e Venezia è più accentuata che mai ; quindi guerre prima tra l'Imperatore Massimiliano e Venezia (1501); chi aveva l'alto dominio di Trieste vedeva a malincuore ristretto il commercio di questa città a breve tratto dell'Adriatico; non ultima quindi tra le cause che spinsero Casa d'Austria contro Venezia nella famosa lega di Cambrai la gelosia del dominio di questa sull'Istria di cui Massimiliano possedeva le chiavi con Trieste, e la Contea. Ed ecco altra causa d'indebolimento per l'Istria, che ferita nel sentimento nazionale, e rotta nella sua unità naturale, rimase possesso diviso tra Venezia ed Austria. In più ristretti confini l'Istria, come 1" alta Italia tutta, fu campo aperto a scorrerie ed a guerre. Invano adunque in questo secolo malaugurato, d' oro per le lettere e le arti, ma di fango perla politica, si cercano manifestazioni di sentimento nazionale. Non mancano i fatti individuali, magnificati anche troppo con vana rettorica ; ma a questi | mal corrisponde l'universale della nazione ; eroi abbiamo in toga in Italia, ma il coro non ha voce .sul palcoscenico; il popolo dorme. Pure se non abbiamo nell'Istria i Pier Capponi, e i Fieramosca, non ci mancano nomi gloriosi da rammentare accanto a questi; eguali furono nel valore, mancò solo loro la fama. La vita dell' Istria da questo punto diventa tutta veneziana, gloriosa vita, ma pur troppo divisa alquanto dalla vita della nazione. I Veneziani furono anzi tutto j (e non si può dar loro ogni torto) sempre Veneziani ; si cerchi adunque l'Istria nei fasti della Dominante. La quale tanto riempie del suo nome la storia, che non rimane troppo luogo ai dettagli, e ai fasti delle singole provincie. L'Istria veneta adunque, cioè la migliore e la più grossa parte della provincia, seguì in tutto le fortune di Venezia; ed è ammirabile scorgere come in così poco tempo, cessata in Istria ogni memoria della resistenza secolare contro San Marco, cosi tutti si sentissero attratti alla Dominante da fondersi pienamente nella sua vita come se da secoli fossero stati sudditi fedeli, ottenuti per ispontanea dedizione, non conquistati : prova questa della potenza del sentimento che ci legava a Venezia, perchè tra fratelli gli odi presto divampano, ma anche presto, tolta la causa dei litigi si spengono, mentre tra popoli di nazione diversa, anche tolte le cause di guerra, le antipatie durano sempre, e i trattati di pace, con-cliiusi più per interesse che per amore con molta pompa di reciproche manifestazioni di svenevoli affetti, alla prima occasione s' infrangono. Bon si può dire che dal secolo XV fino alla caduta della repubblica, il sentimento nazionale nel-F Istria, fu, come volevano i tempi, ristretto alla vita veneziana. L' Istriano, quasi per intero, smarrì il tipo primitivo; modificò il suo stesso dialetto, non più dagli accenti crudeli e strani come ai tempi di Dante, ma veneziano, meno a Valle e a Rovigno dove dura anche oggi ; imitò in tutto le virtù ed i vizi dei fratelli. I nemici della repubblica sono nemici dell'Istria, e non pochi i nomi dei nostri che si segnalarono nelle guerre veneziane. Basterà ricordare tra molti il capodistriano Santo Gavardo che già nel 1366 quale sopraccomito della galea di Capodistria nell* armata navale veneta, spedita contro la ribelle Candia, fu il primo a scalarne le mura, e a piantarvi 10 stendardo di San Marco; e Tiso de Lugnani, pure capodistriano che fu contestabile di Gatam elata e dichiarato benemerito della repubblica Ma 1' occasione più favorevole a segnalarsi l'ebbero gì' Istriani nelle guerre della repubblica contro 11 Turco e gli Uscocchi. In questa lotta della civiltà con la barbarie, l'Istria fece sempre con le sue galee, e co' suoi uomini il proprio dovere; e di ciò rimangono documenti anche oggi.2) Fra tutti segnalato Biagio Zuliani capitano del castello di San Teodoro, uno dei posti avanzati intorno alla Canea che i Turchi assediavano. Dopo lotta ostinatissima, penetrati i Turchi nel forte, e vedendo il Zuliani ogni resistenza impossibile, piuttosto che arrendersi, volle morire gloriosamente co' suoi, e dato fuoco alle polveri della mina involse amici e nemici nella ruina medesima.3) Ecco adunque il Pietro Micca dell' Istria. Grandi il Micca ed il ') Porta Orientale pag. 77. Anno primo. 2) A Roma nella sala del baldacchino ducale del palazzo Colonna ai Santi Apostoli esiste un quadro in pittura ad olio rappresentante — L' ordine che tenne 1' armata navale veneziana a Lepanto — e vi si leggono i nomi delle cinquanta galee sotto il comando dell' eroico Barbarigo e tra queste : La Leona con mazza da Capodistria, sopra-comito Domenico del Tacco. E nel palazzo Tacco a Capodistria si conservava fin l'altro giorno il fanale (ora si trova a Trieste) d'una galera turca, trofeo di guerra, e gloriosa memoria della battaglia di Lepanto. Vedi Archivio Veneto fascicolo 68 anno 1887 pagina 341, e il periodico La Provincia dell' Istria N. 9. anno 1888 nel mio articolo Notizie importanti per la storia istriana. 3) Vedi Stancovich. Biografia degli uomini distinti dell'Istria. i Zuliani, ma più fortunato il primo; che la quotidiana pagnotta, per ordine reale dispensata a suoi eredi, giovò a ricordarne il nome. Biagio Zuliani e i suoi non ebbero finora nè pagnotta nò fama.1) Per la santa Clio ad addormentare un popolo che questi fatti ricorda, ci vogliono ben altro che le nenie slave urlate nelle ultime svenevolezze del vino cioncato, ai tabor del Carso ! E non minori le glorie degl' Istriani nella guerra contro gli Uscocchi. Tutto ciò che 1' umana perfidia può escogitare, una politica la più iniqua, le più infami crudeltà, tutto fu usato a danno di Venezia e e dell' Istria. Ma quello che è peggio per la vicinanza della sede degli Uscocchi (a Segna in fondo al Quar-nero) qualche storico anche moderno confuse Istriani con Uscocchi, onde il paese nostro s' ebbe i danni e le beffe.2) E per vero la povera Istria ebbe i primi danni in questa guerra di belve feroci aizzate contro di noi; e ancora n'è viva la memoria nel popolo. Molti quindi gl'Istriani che si segnalarono con Venezia nella guerra uscocca. Basterà ricordare Francesco Gavardo da Capodistria, Cristoforo Negri da Albona, Lucrezio Gravisi che solo oppose resistenza agli Uscocchi sulla galera di Cristoforo Venier, e tra tutti Gaspare Calavani, il quale caduta la sua patria Fianona in mano degli Uscocchi, che aveano in terra veneta inalberata la bandiera arciducale, si lasciò scorticare vivo da quei mostri prima di mancare di fede a San Marco e inchinarsi alle insegne straniere. Ma quello più importa ora rilevare si è che g-i Uscocchi erano Slavi della Bosnia e della Erzegovina, fuggiti dal dominio turco, e riparati prima a Clissa, fortezza sopra a Spalato, poi a Segna nell' attuale litorale della Croazia. Ne viene quindi di conseguenza che molti venuti oggi a evangelizzare l'Istria, e a diffondere il nuovo diritto storico, sono in fondo U-scocchi della più beli' acqua, discendenti di quei famosi ladroni ed assassini che commisero nel secolo decimosettimo in Istria le più atroci barbarie. Non dico siano tali oggi ; saranno civili, saranno docili e miti come agnelli ; sostengo semplicemente, che tali sono i fasti della Croazia in Istria, tali le memorie di sangue lasciate nel paese, che vorrebbero oggi dominare. Tiriamo le somme. Nelle guerre di Venezia contro Austriaci, Turchi ed Uscocchi, l'Istria ebbe occa- Vedi nello Stancovichc un buon sonetto storico dell'Avv. Lantana (pag. 386) sul fatto eroico del Zuliani. 2) Per non ripetere cose già dette e ridette rimando il lettore al mio studio — Degli errori siili' Istria. — Capodistria. Priora. 1880. (Presso la redazione di questo periodico se ne tro- vano ancora parecchi esemplari in vendita.) sione di manifestare il suo valore e il sentimento nazionale. ') Le memorie delle ladronerie, delle crudeltà degli Uscocchi di Segna alzano un muro di divisione tra l'Istria e il litorale croato. E non invano natura a nostro schermo tra noi e la Croazia ha disteso il tempestoso Quarnero. Ad altra e più dura prova fu finalmente esposto il sentimento nazionale degl' Istriani. Le continue guerre tra Veneti ed Imperiali, le pestilenze, aveano spopolato l'Istria; la campagna deserta, le città spopolate: occorreva un rimedio pronto ed energico; ma questo venne tardo e fu peggior del male. Venezia non era più a' suoi bei tempi di gloria; il lento decadimento si faceva sentire anche nelle provincie, e specialmente nell'Istria. Ci duole il dirlo; ma la verità anzi tutto: Venezia non fu potenza italiana, non comprese il valore del possesso istriano; per lei era una terra di là dall' acqua, non naturale confine. Perciò, come non approffittò dell'occasione di avere, come vedemmo, Trieste, così negli ultimi tempi neglesse di comperare la contea di Pisino offertale dall' Austria e trattò 1' Istria come una colonia lontana, non quale parte di uno stato arrotondato (possesso di terra ferma.) Quindi come nel 1500 si era studiata di tenere basse le sorti dell'Istria per non eccitare le brame del vicino, così anche nei due ultimi secoli lasciò il paese magro e spolpato ai confini; e se pur bisognava fare qualche cosa per evitare la rovina, non ricorse che a mezzucci ed a espedienti del momento. Per ripopolare il paese si doveva prima di tutto, come invano suggerivano i provveditori (uomini egregi non ne mancarono mai a Venezia) esentare il popolo dal servizio militare sulle galere, e trasportare genti dal vicino Friuli, e del Trivigiano; dove non mancavano terreni deserti e sterili : la campagna intera intorno ad Udine, i monti e il piano tra la Cellinae il Tagliamento; povera brughiera anche oggi. Friulani e Trevigiani si sarebbero subito accomunati coi fratelli; ce lo provano oggi gli agricoltori di Oltra, veneti, chiamati colà dai frati Benedettini, e che fecero ottima prova. Invece la repubblica veneta ha fatto questo bel servizio all' Istria ed al paese, di popolare una provincia italiana con Morlacchi, Greci, Cipriotti scappati dalla dominazione turca, ladri per lo più e briganti, e peggiori dei Turchi stessi. Cosi è sparita la fisonomia italiana dalla campagna del- ') Anche qui non manca il soggetto da romanzo. Santo Gavardo da Capodistria, trovandosi nella cavalleria di Ladislao re di Napoli fu insultato da Rossetto di Capua, che lo chiamò barbaro istriano. Il Rossetto sfidato fu vinto, e il Gavardo ebbe onori e lodi dalla corte. Vedi il romanzo del prof. Grego — La disfida di Santo Gavardo. l'Istria, cosi ne furono profondamente alterate le sorti; nomi, tradizioni, leggende, memorie : tutto fu buttato sossopra ; questa è la famosa origine del diritto croato su terra italiana. E per vedere ciò basta leggere le relazioni dei Provveditori ') che attestano la chiamata in Istria di ladri e assassini che infestano il paese e che il provveditor Priuli deve fare appiccare, benché chiamati in Istria dal suo antecessore. Adunque i famosi provvedimenti per popolare dopo la peste l'Istria si ridussero a diffondere per la provincia ladroni ed assassini, per cui la vecchia povera razza latina si trovò obbligata, dopo otto secoli a lottare col peggiore elemento straniero, e a trovarsi dopo tanto cammino nelle stesse condizioni dei tempi del Placito di Risano, con la differenza che la parte del Duca Giovanni questa volta non era sostenuta da un feudatario barbaro, ma dal capo di una repubblica italiana. Oh ! qui è ben duro ripetere col Petrarca : 0 diluvio raccolto Di che deserti strani Per innondar i nostri dolci campi! Se da le proprie mani- Questo n' avvien, or chi fia che ne scampi ? Così scriveva io otto anni or sono nella Provincia2)', e mi si rivolta l'animo a dovere queste stesse parole rivolgere ora a questi quattro Cranzi o Liburni venuti a predicare il diritto Croato in Istria, per amore dei poveri Slavi diffusi nelle nostre campagne. Ma che ci hanno a fare qui i Croati ? lErano forse Croati i Greci e i Napoletani di Napoli di Romania, fatti venire dal Malinpiero nella Polesana ? Era forse croato Zuanne Radossovich e i suoi impiccati come i peggiori ladri che infestino il paese ? Se si, me ne consolo con loro. Brevi parole; le plebi slave che abitano le campagne dell' Istria vennero alla spicciolata in questi ultimi secoli da tutti altri luoghi : sono coloni spediti improvvidamente dalla repubblica veneta. E se noi istriani dopo queste belle prove di amore, alla caduta della gran vecchia, non abbiamo battuto le mani, ma invece abbiamo pianto, abbiamo pregato e fatte anche le fucilate in chiesa per amore di San Marco ; e se oggi come oggi non insultiamo a Venezia, come fanno gli Slavi, ma a malincuore a nostra difesa, commiserando, ne palesiamo a mezza voce le colpe; tutto questo vuol dire che sangue italiano, e non croato, ci scorre nelle vene, che siamo i discendenti dei Sergi e dei Gionatasi, e non dei ladroni di Zuanne Radossovich: sia questa la più bella prova del nostro sentimento nazionale ; sia questo il suggel che ogni uomo sganni. (Continua) P- T- !) Vedi Notizie Storiche di Pola. 2) Vedi Del Decadimento dell' Istria (pag. 71). INDICE DELLE CARTE DI RASPO*) (Archivio Provinciale) anno 1513 pag. 759-772 Capitano Francesco Marcello Processus Andree Chersich (?) cum Antonio Piego Differenza tra i detti per sessanta st. di frumento acquistato de compagnia per rivenderlo e spartirne il guadagno. (Proc non esped.) anni 1513 e 1514 pag. 773-808 Capitano Francesco Marcello Processus inter Iagodam Cramarizam et fraternitatem Sancti Bart.i rotii È accolta 1" opposizione del gastaldo della scola di S. Bartolomeo a Rozzo fatta a certa vendita della C. anno 1513 pag. 809-828 Capitano Francesco Marcello Processus inter Laurentium Pers'ch et magistrum Georgium Sotilich Differenza per certo ferro tra il fabbro Sotilich di Pinguente e Lorenzo Persich. anni 1513 e 1514 pag. 829-936 Capitano Francesco Marcello Processus inter mare uxorem magistri grise Cerdonis et soc. ex una et Michelem Cnesich et alios ex alia Lite per una eredità, dove è annullato certo istrumento di donazione. anni 1513 e 1514 pag. 937-1004 Capitano Francesco Marcello Processus inter d. Caterinam olim massariam q. m.ci d. Angeli Orio et Sebastianum Sottolich Questione tra i detti per effetti e denari che furono tolti alla massara Caterina. (Proc. non esped.) Processus inter Antonium Flego et pag. 1005 Andream Chesich (?) Del processo non v' è che questa indicazione. anno 1513 pag. 1007-1018 Capitano Francesco Marcello Processus inter s. Doniinicum Petroniuwi ex una et Mateum Pengarich ex altera Il Petronio chiede a M. Pengarich il pagamento del fitto di un molino. (Proc. non esped.) anni 1513 e 1514 pag. 1021-1026 Capitano Francesco Marcello Processus successioni Ielene Bretiza (?) rotii in bonis q. Petri Glavina Elena come la più propinqua succede nei beni del proprio nipote morto intestato. anno 1514 pag. 1027-1070 Capitano Francesco Marcello Processus inter presb.m Antonium Flego nomine proprio matris sue et fratrum suorum et ser Iacopum de Gravisio una cum D. Barbara eius uxore 11 Flego chiede ed ottiene dal Gravisi il rilascio di una casa posta in Pinguente. anno 1514 pag. 1071-1084 Capitano Francesco Marcello Processus inter fraternitatem, Sancte Marie strane et ser Ioannem Baptistam Donatum Differenza per una casa tra la scola della Madonna di Strana in Pinguente e Giambattista Donato. anno 1514 pag. 1085-1094 Capitano Francesco Marcello Processus inter bare (?) Rotii ex una et Iagodam Cramarizam ex alia 11 primo domanda a I. Cramariza che voglia mantenere certa ven dita fattagli di una possessione nel territorio di Rozzo oppure di restituirgli un dato importo di denaro (Proc. non esped.) anno 1514 pag. 1095-1104 Capitano Francesco Marcello Processus inter s. Hieronymum Pengarich ex una et s. Fran- ciscum de Verciis ex alia Il Verci si oppone alla pignorazione fatta dal P. di una casa a Pinguente ipotecata a lui. (Proc. non esped.) anno 1514 pag. 1105-1114 Capitano Francesco Marcello Processus inter s. Dommicum Petronium ex una et m.m Petrum Cocevar ex alia Domenico Petronio, conduttore delle entrate di Pinguente, domanda a P. Cocevar il pagamento del contributo cui sono sottoposti gli abitanti di Pinguente che hanno beni stabili. anni 1512, 1513 e 1514 pag. 1115-1138 Capitano Francesco Marcello Processus criminalis cantra Chirinum Bencich et Birce Callegarich Rei di parecchi ladrocini commessi in danno di sudditi del conte Cristoforo Frangepani nel territorio di Castelnovo sul Carso. anno 1513 pag. 1139-1148 Capitano Francesco Marcello Processus criminalis con Mateum Sancich habit. Rotii Il Sancich è accusato di aver ucciso una sua figliuoletta di due anni e fattala poi seppellire nascostamente. (Proc. non esped.) anno 1513 pag. 1149-1158 Capitano Francesco Marcello Processus contra Sabinam feminam Gregorii Flego Per farsi amare da certo Sebastiano disse Sabina ad una donna : tollete dele ongie, dei carelli, de i pelli della vostra pota et rasadure de calcagni, et queste cosse dangele a manzare in uno buzolà o ver fugaza et lui non vora ben ad altra femena che a vui. Per questo fatto Sabina è condannata a starsene un giorno intero sulla piazza di Pinguente con le mani legate dietro la schiena nec non corona in capite pietà e poi al bando perpetuo dal Capitanato. anno 1513 pag. 1159-1174 Capitano Francesco Marcello Processus criminalis contra Crisanum Moschienize et Simeonem dictum Zago de veprine latrones I detti rubarono vari oggetti nella chiesa di San Michele della villa di Pasiacco territorio di Castelnovo e vengono puniti. anno 1513 pag. 1175-1204 Capitano Francesco Marcello Processus criminalis contra Barbaram olim famulam Gaspari Ferie et sime Glebich de rotio Ladroni. anno 1513 pag. 1205-1220 Capitano Francesco Marcello Processus contra Ioannem dictum Grande, Andream dictum ieruch, Iurium Ferfolich Sancti Sirgi et Michelem Ferlich dicti loci latrones Per molti ladrocini commessi nel territorio dì Pinguente e di Rozzo sono condannati al bando perpetuo dai detti Castelli e loro territorio. anno 1513 pag. 1221-1228 Capitano Francesco Marcello Processus contra Gregorium Fortuna Rotii È accusato di aver rubato un cavallo. anno 1513 pag. 1229-1244 Capitano Francesco Marcello Processus contro. Franciscum Corenich Il C. accusato dalla moglie Gerolama di cattivi trattamenti viene obliato a riprenderla in casa. anni 1513 e 1514 pag. 1245-1254 Capitano Francesco Marcello Processus criminalis contro, Agniam relictam q. Antonii Zulicli rotii E punita por aver rubato vari effetti a donna Clara di Rozzo. anno 1514 pag. 1255-1260 Capitano Francesco Marcello Processus contro Franciscum q. Iacobi Schalavari de Castoe (?) È accusato insieme con altri individui di aver rubato dei bovi in quel di Lanischie. (Proc. non esped.) anno 1514 pag. 1261-1272 Capitano Francesco Marcello Processus contro Franciscum Pongarich et Ioannem Cernesicli custodes deputatos ad passum occa.nice Carsi I detti sono puniti perchè deputati in certa notte alla guardia del passo di occanice sul Carso non si trovarono al loro posto e discesi i ladri rubarono degli animali. anno 1514 pag. 1273-1280 Capitano Francesco Marcello Processus criminalis contro Iurium Rauber de Rotio E punito insieme con altri compagni per aver rubato tre cavalli sul territorio della Contea. anni 1512, 1513 e 1514 pag. 1281-1382 Capitano Francesco Marcello Criminalium liber primus. Criminalium secundus Nel primo libro sono registrati 29 e nel secondo 26 reati commessi entro i confini del Capitanato negli anni 1512, 1513 e 1514 essendo capitano Francesco Marcello. Insieme coi crimini sono però confusi reati minori che noi chiameremmo delitti e anche semplici contravvenzioni di polizia comunale. V' è dunque chi frange il carcere e chi lavora in giorno di festa. Chi contro gli ordini vende vino al minuto e chi toglie dalla berlina il suo cavallo trovato a danneggiare il campo altrui. Chi guasta le mura del Castello e chi passa col carro sul prato che non gli appartiene. Chi toglie i bolli posti dal daziaro e chi percuote. Chi senza licenza è trovato girare di notte per le vie del Castello e chi assale persona (insultus) con arme o senza, con effusione di sangue o senza. Offese agli ufficiali dol capitano, risse e ingiurie. Chi ruba e chi guasta lo piante nell'orto non suo. Chi coglie le frutta altrui e chi toglie i termini dai campi. Il giustiziere che non compie il suo ufficio e chi deputato alla custodia d' alcun passo sul Carso sostituisce un altro senza averne avuto il permesso.— Le pene variano a seconda della gravità dell' azione punibile : pene pecuniarie, la berlina, il bando temporaneo o perpetuo. Chi è frustato, chi perde un occhio e chi è anche bollato con due segni di S. Marco sopra lo mascelle (supra goltis). anni 1512 e 1513 pag. 1383-1404 Capitano Francesco Marcello Damnorum liber primus Accuse di danni dati ai campi presentate nell' ufficio del capitanato dai proprietari o dai saltari e punizione dei danneggiatori. anni 1512 e 1513 pag. 1405-1419 Capitano Francesco Marcello Sententie criminales Venticinque sentenze pronunciate dal cap. F. Marcello per furti, ingiurie, danni dati ai campi, percosse ecc. Raspa sive debitores condemnationum pag. 1420-1426 Registro di pene pecuniarie. anni 1513 e 1514 pag. 1427-1454 Capitani F. Marcello e N. Zorzi Processus domus q. s. Alexandri de Cadobrio cum dispensatione denariorum ex ea tractorum Una casa del detto lasciata nel suo testamento alla Compagnia de Raspo fu venduta a ser Manzino q. Antonio de Manzano da Rozzo. I denari cavati vengono dispensati fra i componenti la detta compagnia. --------G. V. — Portole ■-------- o tìzi e Venue convocata la classe elettorale delle città nelle rispettive sedi per il giorno 1 aprile, e quella della camera di commercio e industria per il 4 aprile in Rovigno, per 1' elezione suppletoria di un deputato al consiglio dell' impero. Riportiamo da\Y Adria supplemento all' Osservatore Triestino, del 19 febbraio: Abbiamo ricevuto un esemplare a stampa del resoconto dell' Istituto di credito fondiario del Margraviato d'Istria per l'anno 1888. Le cifre riassuntive del bilancio provano, non soltanto la grande importanza di quell'istituto provinciale, ma ben anche il florido svolgimento delle sue aziende. — Malgrado un aumento di spese, il resoconto presenta un utile depurato di f. 11,127.45 '/2, che va ad aumentare il fondo di riserva, il quale colla chiusa del 1888 raggiunse la somma di f. 68,031.30 '/■>, cioè oltre due terzi di quella di f. 100,000 stabilita dallo statuto. Il movimento di cassa durante 1' anno importò per iucassi f. 281,248.82 '/2 e per spese f. 250,372.06, quindi un resto di cassa col 31 dicembre 1888 di fior. 30,876.76 V,. Nell'anno 1888 furono conchiusi 106 nuovi mutui per f. 237,600, e tra affrancazione di mutui e rate di ammortamento vennero incassati f. 83,565.16, per cui colla fine del 1888 si avevano 1636 mutui del capitale complessivo di f. 2,546,291.38. Le lettere di pegno in circolazione in N. di 5724 importavano alla fine di dicembre f. 2,652.900, coperti dalla somma dei mutui ipotecari, ammontante a fiorini 2,546,291.38 e del fondo di ammortamento contenuto nello stato di cassa di f. 106,608.82. L'incasso totale per interessi dei mutui durante l'anno 1888 aumentò a f. 130,159.05, con una restanza di soli f. 5,122.23, ed un incasso di f. 7,888.35 per interessi antecipati prò 1889. Il conto interessi si chiuse con un utile di f. 7,364.37 l/2. 11 valore delle ipoteche, a cauzione dei 1646 mutui esistenti il 31 dicembre 1888, era di f. 7,1951,177.72. Questi dati sono abbastanza eloquenti e non abbisognano di ulteriori commenti — essi valgono ad attestare, lo ripetiamo, lo stato solido e la prosperità dell' importantissimo istituto di credito istriano. La società di navigazione Istria-Trieste ha tenuto il suo congresso generale il giorno 20 febbraio in Rovigno, presenti 130 persone rappresentanti circa 4000 azioni. La direzione lesse una esauriente relazione sulla gestione dell'anno facendo rilevare i vantaggi ottenuti di fronte ai molti sacrifici; quindi presentò il bilancio con un 'entrata di f. 63,447.03 un esito di f. 61,649.95, un utile netto di f. 1797.08. In forza dello statuto sociale venne detratto il 5 % con f. 10,386.15 per depe- rimento dei battelli a vapore; il 15% f- 1319.05 por deperimento attrezzi, f. 84.85 deperimento mobili ; in tutto f. 11,790.05. Questo risultato relativamente brillante conferma la bontà dell' affare e incoraggia a proseguire nella lotta di concorrenza con piena fiducia. Tanto è vero che gli azionisti approvarono con plauso la gestione e confermarono nelle loro cariche i consiglieri di amministrazione, ed alla direzione che per parecchi anni si è prestata gratuitamente, venne elargito a titolo indennizzo di spese per 1' anno corrente f. 2000. A sollevare la società dal debito di f. 75 mila verso la banca popolare di Trieste furono subito al momento del congresso sottoscritte dai presenti 315 azioui, e non è a dubitarsi che in breve saranno sottoscritte le rimaueuti 79 delle eminesse a saldo debito. 11 prossimo congresso sarà tenuto a Pola. 11 congresso della società agraria triestina ebbe luogo il giorno 17 febbraio p. d. ; venne eletto a presidente il Dr. Bartolomeo Biasoletto. L'Istituto Agrario provinciale ci comunica che : Negli esami finali del corso speciale siili' innesto delle viti americane, tenuto nel febbraio u. s., presso questo Istituto agrario provinciale, risultarono idonei gli allievi seguenti, già licenziati da questa scuola biennale di viticoltura, euotecnia e pomologia : Giacomo Fonda da Pirano abilitato con punti 10 su 12 Pietro Cerovaz da Fratta » » » 7 » » Giovanni Felluga da Isola » » » » » » Augusto Delise da Isola » » » » » » 11 che si reca a pubblica notizia per norma di chi intendesse valersi dei giovani suddetti nei lavori d'innesto delle viti americane resistenti alla fillossera e nelle cure successive ai relativi impianti. Presenti parecchi soci e quattro signore socie, la sera del 14 decorso alle ore otto, nella propria sede sociale, la società Alpina delle Giulie, tenne 1' annuale suo congresso ordinario. Dopo la lettura fatta dal segretario signor Nicolò Cobol della relazione sull' operosità del decorso anno sociale, il presidente signor ingegnere Geiringer, porge dapprima un saluto alle signore socie intervenute, augurando di vederle anche al prossimo convegno alpino. Prelegge quindi due lettere indirizzate da Paolo Lioy, affettuose e cortesi, che vengono accolte da generali applausi. Il presidente passa a comunicare parecchie notizie sociali interessanti. Ricorda gli amichevoli rapporti esistenti tra la società delle Giulie con le consorelle e locali ed accenna al saluto inviato a Brescia in occasione del convegno alpino, la parte presa al venticinquesimo anniversario del Club alpino Italiano a Torino, il saluto inviato alla Società Alpina friulana, il telegramma spedito in occasione della inaugurazione del monumento a Quintino Sella ed il saluto agli Alpinisti Tridentini radunati recentemente a Cles. Prelegge una calda ed affettuosa lettera di Tommaso Luciani che promette la sua cooperazione per le pubblicazioni future della società con speciale riguardo di uno studio della Carsia. La lettera di Luciani conclude dicendo che sebbene attempato pure egli conserva gì' ideali giovanili e spera e confida coi giovani. La lettera è accolta d1 applausi. Altre lettere cordiali ed affettuose pervennero alla società dal Defranceschi, dal Club francese, dal Deutsche Ocsterr. Alpenverein e da altre Società consorelle. Fatte altre comunicazioni il presidente commemora il giovane socio Paolo Hennet, così immaturamente rapito all' affetto di tutti. 11 segretario sig. Nicolò Cobol dà quindi lettura del resoconto virtuale, una chiara e bellissima esposizione, accenna alle gite ufficiali che vennero effettuate. Si salì il „Goliak" (Piccolo calvo) (metri 1486) ai 2 di aprile con la neve abbastanza abbondante. La cima di questo monte è priva d1 alberi e da ciò forse il nome di „Goliak* (calvo). In maggio si fece la salita del /faiano" (m. 1029) monte che compensa esuberantemente della poca fatica che si fa per salirlo. In giugno si effettuò la salita della .Sberniza" (m. 1014) montagna che per vastità e bellezza di panorama non la cede al Taiauo. E più tardi si salì il ,Lisol" ultima vetta del Coldiera. Ma 1' escursione più ben riuscita che tutti ricordano con ineffabile compiacenza, è certamente quella che s1 intraprese in occasione del ,Convegno alpino." In maggio la natura alle falde delle Giulie si ridesta vigorosa, è una festa di colore e di luce, è la vera stagione per le salite in montagna. La direzione confida che il convegno di quest'anno riesca brillante come quello dell' anno scorso ; è bella cosa che almeno una volta all'anno s'incontrino assieme i fratelli delle Giulie. Fra le gite private devono essere accennate il tentativo di salita del Cauin, la visita dello stesso gruppo con le salite del Bobba, Caniu, Cergnale, 1' ascesa del Tricorno e quella del Mengart, le escursioni sull'Aubelno, sulla Marmolata e su altre cime dolomitiche che parecchi animosi consoci intrapresero di proprio impulso. L' attività dei signori soci goriziani encomiabilissima non va passata sotto silenzio. Si occuparono di escursioni, passeggiate, salite, esplorazioni di grotte. Ci dispiace assai di non poter constatare altrettanta attività nei confratelli dell' Istria, ma facciamo voti acciocché smettendo il sentimento d' apatia da cui sembrano quasi essere dominati si dedichino a studiare il loro paese che pur offre tante bellezze, ed è così poco conosciuto da loro stessi. Se si vuole che il proprio paese venga degnamente apprezzato dagli stranieri bisogna dimostrare che i loro figli non l'ignorano. In questo modo soltanto spariranno e saranno tolti certi errori che con rincrescimento vengono accettati e propagati dai cultori degli studi geografici ed etnografici- La relazione conclude eccitando con belle parole a dedicarsi all' alpinismo. Tanto la relazione come il bilancio vengono approvati. Il congresso poi delibera che il primo convegno estivo abbia luogo a Corgnale ai 20 di maggio con la visita della stupenda grotta ivi esistente. Quale salita ufficiale per il convegno viene stabilita quella del Monte Nevoso ai 9 e 10 di giugno. 11 congresso, per venire incontro ai desideri dei confratelli goriziani, passa allo studio della Commissione escursioni una loro proposta per le salite del Mangart, ,Tof de Montasio e Matajur. Il signor Tribel Antonio, raccomanda alla direzione eli e nel programma dell'attività sociale si contempli anche la sistemazione delle guide in base all'ordinanza governativa 2 agosto 1884. Votato dal Congresso un atto di ringraziamento alla Direzione proposto dal socio Avv. A. Vidacovich, il presidente dopo aver ringraziati a nome della direzione i consoci, leva, dando un nuovo saluto alle signore, i Congresso, che riuscì interessantissimo. ( Dall' Indipendente) --:----------—-— Cose locali Un sorriso di contentezza come di un desiderio da lungo sospirato e finalmente, raggiunto, di un dovere compiuto, rallegrava questi giorni i concittadini. Siamo riusciti a fare qualche cosa Pro Paria, e non senza difficoltà abbiamo dedicato la serata del 25 febbraio nel nostro teatro sociale a onore e vantaggio della santa istituzione. La festa nella breve cerchia delle nostre mura ha fatto del gran bene, e sarà ricordata per lungo tempo, come tutte le manifestazioni nobili e generose di una iutiera popolazione. E diciamone qualche cosa. 11 nostro teatrino tutto ornato di fiori di fronde di drappi con elegante semplicità, illuminato da graziosi lampadari e bracciali risplendeva di luce e di vaghi colori. Venne aperto alle 6 V2; alla porta siedevano alcuni membri della direzione per ricevere le offerte in apposito bacile; alle 7 il teatro era affollato, quanto ne poteva capire la platea, e tutti i palchetti; non restarono nelle case nè i nonni nò i teneri nepotini: memori i vecchi di molti entusiasmi ma entusiasti della novella istituzione Pro Patria, condussero i bimbi a ricevere il battesimo delle patriottiche dimostrazioni. Nel palco del Municipio l'ili. podestà e tutta la deputazione comunale. L' orchestra della società filarmonica diretta dal bravo instancabile Giorgieri, crediamo di esserne dispensati dal ripeterlo, suonò benissimo come sempre. Lo spettacolo ebbe principio con la declamazione dello squarcio del Canto XXXIII dell'Inferno: il distinto attore drammatico Pezzaglia si fece onore, vestiva 1' abito del sommo vate eseguito con fedeltà ; ed era ispirato anche lui, il bravo Pezzaglia dal sentimento che animava tutti, ed è riuscito: godiamo pensando ch'egli ricorderà il suo trionfo con la memoria della nostra festa. S' ebbe una corona d'alloro. Poscia i coristi popolani cantarono l'inno all' Istria notissimo, e che sempre desta il più ardente entusiasmo ; cantarono bene, con una fusione di voci e uno slancio ammirabile. Un elogio al loro direttore Pietro Minca; bravo e bravi tutti. Il pubblico a quell' evviva V Istria, non si rattenne. le signore diedero il segnale alzandosi e sventolando i loro fazzoletti ; si volle la terza replica. Continuando lo spettacolo la compagnia drammatica Micheletti-Pezzaglia recitò il dramma stupendo di Cossa, Cecilia, orribilmente mutilato dalla censura .... e senza ragione. Alla siguora Micheletti (Cecilia) dopo il primo atto, tra insistenti meritati applausi, fu presentato da un palchetto di proscenio un mazzo di fiori con ricco nastro dalla direzione del gruppo Pro Patria. Lo spettacolo terminò alle 11. Intanto la direzione aveva tirato le somme, e ne risultò la bella cifra di oltre f. 700, rilevante contributo pelle condizioui nostre, e quando si sappia che non fu ingrossata da stragrandi oblazioni di singoli, ma il frutto del proporzionato contributo di tutti, del ricco e del popolano. Le offerte continuano ancora da parte di assenti e di ammalati. Tutti si prestarono gratuitamente, coristi, pompieri, operai addobbatori e se avessimo dimenticato qualcuno, ci si perdoni, tanti erano i zelanti cooperatori perchè tutto andasse bene, e le spese fossero ridotte al minimo possibile. Per essere fedeli aggiungeremo che nessuno degli i. r. impiegati intervenne alla festa; agli studenti ginnasiali fu vietata con rigore la partecipazione, ma col cuore erano tutti con noi. L'incasso netto della festa da ballo data dalla società di mutuo soccorso fra artieri ed operai, la sera del 9 febbraio, a favore del fondo sociale vedove ed orfani, sorpassò la somma di fiorini 200; più di quanto era ragione di attendersi. Denari bene spesi eh# andranno a lenire miserie lagrimevoli. Quante belle e sante cose si possono fare quando vi concorrano tutti senz' altro fine che 1' allegra armonia e la beneficenza! Domenica 17 febbraio un soldato poco pratico e forse un po' brillo, nel ripetere con insistenza le strette di mano con un suo commilitone dal ponte d'imbarco del battelo Gian Rinaldo Carli al momento della partenza, alle 4 pom., cadde in mare e per un momento non fu veduto ricomparire; non sapeva nuotare e sarebbe affogato, se il bravo pilota di guardia Andrea Giurco non si fosse gettato in mare senza pensare al pericolo. Afferrò il disgraziato e si affidò a una catena che attraversava in quel punto ; ma la catena scorre e tutti due s'inabissano. La posizione è fatta più difficile dalle improvvide e imprudenti girate dell'elice del battello. Il piloto è forte quanto coraggioso, non abbandona il suo uomo, ritorna a gala e arriva infine con 1' aiuto degli astanti e con grande fatica alla sospirata riva-Tutto ciò è durato pochi minuti, ma bastante tempo per spegnere la vita di due uomini. Andrea Giurco, pi-ranese, fu già insignito della croce del merito per atti simili di coraggio ; ed ora si è guadagnato altra onorificenza, sarà ricompensato; intanto ripetiamo qui gli, elogi di tutti i concittadini, lieti di segnalare un atto eroico che torna ad onore dell'intiera classe dei nostri bravi marinai.