ANNO V. Capodistria, 16 aprile 1871. N. 3. GIORNALE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI, AMMINISTRATIVI DELL' ISTRIA, E» ORGANO UFFICIALE PER GLI ATTI E ELLA SOCIETÀ AGRARIA ISTRIANA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso ta Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, a soldi 5-per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separalo soldi 15. — Pagamenti anticipati. ATTI UFFICIALI DELLA SOCIETÀ AGRARIA. AVVISO DI CONCORSO. stipendi di bachicoltura. r Istituto , pubblicato Con riferimento all'Avviso dell sperimentale di bachicoltura di Gorizia nel numero anteriore di questa gazzetta, vengono stanziati dalla presidenza della Società agraria istriana 4 stipendi da f.ni 75 l'uno per quattro a-lunni istriani che intendessero di assistere alia se-winl'i pniria del corso d'istruzione, cUe a\zrà lungo presso T i. r. istituto bacologico sperimentale di Gorizia durante la campagna serica del 1&7S. ì concorrenti dovranno dimostrare di essere murili (ii tutti i requisiti contemplati dalia mentovata notificazione dell' i. r. istituto bacologico di Gorizia e far domanda a questo ufficio entro il giorno £4 corrente. Dovranno pure obbligarsi di assistere almeno alle esperienze sul maneggio del microscopio per gli esami delle sementi e delle farfalle e di produrre a corso camp uto il certificato sui le attinte cognizioni. Una metà dello stipendio verrà consegnata all'alunno prima delia sua partenza, ed il residuo al chiudersi del corso verso quitanza vidimata dal direttore dell' istituto. Rovigno, IO aprile 187i. La presidenza. PROGRAMMA degli allevamenti e delle esperienze da istituirsi presso l'i. r. istituto bacologico di Gorizia nell'anno 1871. *E quasi impossibile di dividere con un taglio netto tra sperienze pratiche e tra lavori scientifici. Se le spe-rienze pratiche non sono scientificatamente pensate e preparate, si avranno dalla loro esecuzione costante- mente risaltativi negativi o dubbi, come d'altro canto i lavori scientifici acquistano presso i non dotti il maggior pregio con ciò appunto, che i risultati immediatamente sono applicabili alla pratica. La osservazione pratica, quandanche sembrasse irrilevante, guidata dalla scienza può condurre alle più importanti conseguenze, non meno che le più preziose esperienze spesso rimangono sterili, perchè manca la scienza a riconoscerne l'essenza, a scoprirne il connesso, spesso a dedurne gli effetti. Questa osservazione ci è sembrato necessario di premettere, tanto per quelli che disapprovano le tendenze pratiche dell' istituto bacologico e vorrebbero serbato al medesimo un carattere esclusivamente scientifico, quanto pej quelli allevatori che dall'istituto bacologico pretendono immediato facilitazioni alla sericoltura pratica, che da esso vorrebbero somministrate le sementi del baco da seta e da gelso, da esso si attendono mediazione per lo spaccio dei semi, dei bozzoli, da seta greggia — insomma tutti quei piccoli servigi ed uffici, che spettano a un' agenzia agraria e sericola. Noi crediamo, che anche nel 1871 1' istituto bacologico debba tenersi in mezzo ai due estremi, debba combinare in maniera soddisfacente la teoria con la pratica, e ricercare in quella la vera base ai lavori sperimentali, dai quali si possa, attendere un reale profitto alla pratica. Tra i quesiti più importanti, dei quali si occuperà l'istituto bacologico nel 1871. nominiamo i seguenti: 1.) La diffusione generale dei semi preparati col sistema cellulare, e i provedimenti opportuni a far cessare la coltivazione dei semi corpuscolosi. 2.) Studi e osservazioni sulla malattia dei morti passi e mezzi onde prevenire questo funestissimo morbo. A raggiungere il primo scopo, si eseguiranno anche quest'anno degli allevamenti di semi perfettamente sani confezionati presso l'istituto bacologico, dai quali risulti ad evidenza, che i felici risultati ottenuti con uova consimili non sono effetto di un caso, ma dipendono unicamente dall'intelligenza dell'allevatore. Verranno impiegati per questi allevamenti: 25 grammi seme di razza gialla friulana, in cui già per due anni susseguenti venne ripetuta la selezione microscopica. 25 grammi seme giapponese verde seconda riproduzione. Anche que sta razza venne già per due anni con-SBeutivi assoggettata al sistema cellulare. 4 grammi seme di una razza gialla francese, che ha già tre^ volte subito la selezione microscopica delle farfalle, 4 grammi perno incrociato di razze giallo nostrane. Prima applicazione del sistema cellulare. 4 grammi seme incrociato di giapponesi e di nostrani bianchi, proveniente anch'esso da una primase-lezione microscopica. 4 grammi semi incrociato di giapponesi verdi e di nostrani gialli ; prima applicazione del sistema cellulare. 30 grammi seme di razza carsolina gialla, separato in 3 gruppi secondo la conservazione durante l'inverno. Dei medesimi svernarono : 10 grammi in solita maniera. 10 grammi vennero durante l'inverno bagnati o»ni mese una volta in acqua di fonte. 10 grammi conservati all' aperto, ed esposti a tutte le intemperie della stagione. Dacché con questi ultimi intendiamo di eseguire soltanto alcuni piccoli allevamenti, saremmo in istato di cederne dei provini anche ad altri allevatori, che volessero a lor volta sperimentarli. I suddetti allevamenti dai quali si può sperare un Erodotto di oltre 300 libbre di bozzoli, forniranno proabilmente almeno 200 oncie di seme perfettamente sano. Se nel 1870 l'istituto bacologico ha potuto distribuire del suo seme a più di 100 allevatori, speriamo di conciliare quest' anno almeno il doppio numero di a-mici al confezionamento cellulare. Oltre ai propri ricolti di bozzoli, che forniranno occasione a eseguire un confezionamento cellulare su grande scala, l'istituto bacologico avrà vasto campc di studiare i metodi più pratici, assumendo la direzione del grandioso confezionamento cellulare dell' i. r. società agraria di Gorizia. Dei semi cellulari confezionati reìP anno scorso dalla detta società, verranno distribuite 50 oneie tra gli allevatori della provincia riservandosi il diritto a una quarta parte del ricolto di bozzoli, i qiali insieme ad altre pratiche che verranno eventualmente acquistate, serviranno al confezionamento di circa 1000 oncie di seme. Per tale impresa venne preso a pigione uno stabile in vicinanza dell'istituto, onde facilitare a questo la direzione e la sorveglianza delle necessarie operazioni. Da tutto ciò si comprende, che all' istituto bacologico non mancherà occasione di studiare e di perfezio-i.are i dettagli del sistema cellulare, come d' altronde anche la sicurezza degli esami microscopici eseguiti dal personale assistente già in seguito al continuato esercizio dovrà raggiungere un grado non solito in tali imprese. Però, siccome non è attendibile che la quantità di seme occorrente a tutti gli allevatori della monarchia venga già nei prossimi anni esclusivamente coperta dai semi cellulari, l'istituto bacologico si farà compito d'istituire anche delle sperienze comparative, onde precisare l'influenza corpuscolare dei semi sul ricolto di bozzoli. Esatte sperienze comparative non vennero istituite ancora in questo riguardo, poiché si allevarono bensì sementi con vario grado d'infezione, ma si ommise la precauzione d'impiegare in simili allevamenti semi della medesima provenienza — circostanza che a noi sembra esenziale. L'istituto bacologico possiede per queste sperienze un ricco assortimento di semi, onde verranno eseguite le seguenti educazioni in un locale adattato, ma separato e distante dall'istituto medesimo: 1.) Semi giapponesi verdi di prima riproduzione, classificati secondo il grado d'infezione corpuscolare che presentavano le rispettive farfalle, in 6 gruppi, i quali dalla perfetta immunità al sommo d'infezione passano tutti i gradi intermedi, come risulta dal seguente prospetto: N, Infezione corpuscolare delle farfalle; numero dei corpuscoli per ogni campo Infezione corpuscolare dei semi per cento intensità 1 0 0 0 2 10 — 50 2 0-3 3 50 — 100 4 0-6 4 100 — 500 10 1-3 5 500 — 1000 18 6-3 6 1000 — 4000 20 23-3 2.) semi di razza gialla carsolina, secondo il grado d'infezione dei vari sessi, classificati in 4 gruppi tra i quali il primo appartiene a farfalle esenti d'atrofia il secondo proviene da femmine sane fecondate da maschi corpuscolosi. il terzo da femmine corpuscolose fecondate da maschi sani il quarto da femmine e maschi corpuscolosi. 3) Semi di una razza gialla friulana, secondo il grado della infezione delle farfalle classificati in tre gruppi a) maschi e femmine sani b ) n n ji m. leggermente corpuscolo?! c) v v v fortemente corpuscolosi. 4.) Seme giapponese verde prima riproduzione, classificato in 3 gruppi, come al N. 3.) Anche dei semi indicati sub 1) 3) e 4) l'istituto possiede più che non occorre per le proprie educazioni, onde ancho altri allevatori sono con ciò invitati ad associarsi ai suddetti allevamenti. Se le sperienze e i lavori fin qui enumerati hanno 10 scopo principale di rendere manifesti i vantaggi del sistema cellulare, altre sperienze sono destinate a indagare lo cause della malattia dei morti passi. Per queste ultime l'istituto bacologico possiede un assortirne nto di vari semi, i quali parte in seguito alla provenienza da partite letargiche sono sospetti di essere molto predisposti alla malattia in discorso, parte eccitano fondati dubbi per l'esiguo loro peso, il brutto aspetto, la provenienza da farfalle che al microscopio presentavano vibrioni ecc. Gli allevamenti di questi semi subiranno modificazioni, in quanto verranno anticipati o eseguiti alla solita epoca, verranno operati in ispazio chiuso (però suf-ficentemente ventilato) o trasferiti all'aperto, saranno esposti a fumigazioni con cloro o ne andranno esenti. Se come attendiamo, insorgerà la flaccidezza in alcune partite, verranno applicati vari rimedi, non abbastanza sperimentati ancora, quali sono le soluzioni di cloruro sodico, di bicarbonato di soda, di cloro, di acido fenico. D' altronde si tenterà di provocare artificialmente la flaccidezza in bachi sani, innestandovi vibrioni, arrestando la rinnovazione dell' aria nel locale di allevamento, impiegando cannicci infetti, abbassando od elevando soverchiamente la temperatura, ammucchiando i bachi in ispazio ristretto. Seguiranno infine delle sperienze a studiare lo relazioni che passano tra la flaccidezza ed 11 negrone, nelle quali verranno impiegati tanto bachi sani, che predisposti a divenir passi. % Stabilito che il primo compito dell' allevatore sfa nel preservare i suoi bachi dall altrofia, considerati in secondo ordine i mezzi e i provvedimenti che possono valere a combattere la flaccidezza, l'istituto bacologico studierà anche l'influenza, che la qualità della foglia possa avere sul prosperare dei bachi. Non già che la qualità della foglia possa essere mai ritenuta prima causa delle dominanti malattie ; ma sembra innegabile d'altro canto che un organismo indebolito debba riguardo alla durata della sua vita subire qualche influsso dall' alimento più o meno sostanzioso, quando del resto sie-no pari le circostanze. Onde cimentare sperimentalmente la presuntiva influenza della foglia sulla robustezza del baco da seta, verrà istituita la seguente sperienza. Nove gelsi di 6 anni, appartenenti alla medesima varietà, vengono trapiantati in altrettanti recipienti di legno, capaci di 80 ih di terra. In tre dei medesimi si applica una concimazione di cenere di legno, in tre altri di terriccio preparato con gli avanzi dei letti gettati nella decorsa campagna, mentre infine la terra dei 3 ultimi non subisce alcuna concimazione. La terra impiegata proviene da un terreno argilloso estenuato e sabbioso, su cui vegetano meschini cespugli. Di ogni gruppo di tre alberi, un albero riceve 100 bacolini sani, il secondo 100 corpuscolosi, il terzo infine ne resta esente. Quest' ultimo viene spogliato in 5 epoche corrispondenti alle 5 età dei bachi in proporzione alla qualita consumata dai bachi dei due altri alberi, e fornisce il materiale per 1' analisi chimica. Gli alberi coi bachi vengono collocati all'aperto in sito protetto dal vento e dal calore dei raggi riflessi, e chiusi con un pallone di garza che li difenda dalle aggressioni degli uccelli. In consimile maniera verrà ripetuta la sperienza anche con bachi predisposti alla flaccidezza, onde studiare F influenza che potesse avere la concimazione dirimpetto alle due malattie dominanti. Evasi i quesiti N. 1, 2, 7, 8, 9, 10, 12, 17, 18 e 19 del programma dello scorso anno, restano riservati i seguenti lavori a questo anno: 1.) Efficacia dei carbonati nella flaccidezza del baco da seta. 2. ) Le alterazioni prodotte dalla flaccidezza nell' organismo del baco. 3. ) Studi sulla flaccidezza e sul negrone e sulla possibilità di provocare artificialmente queste malattie, probabilmente identiche. 4.) Processi chimici, onde va seguito il calcino nei bachi e nelle crisalidi del filugello. 5.) Innesto artificiale dei corpuscoli in tessuti animali, vegetazione dei medesimi in vari veicoli. 6.) Confronto fisiologico - chimico dei prodotti di respirazione in bachi sani, corpuscolosi e letargici. 7. ) Bilancio deli' azoto ingerito ed escreto in bachi sani ed ammalati. 8. ) Influenza di freddi molto intensi sullo sviluppo delle uova. 9.) Sviluppo dei corpuscoli nelle uova durante l'inverno. 10.) Circostanze che favoriscono il doppionismo. Sarebbe fàcile di aumentare ancora notevolmente il numero dei quesiti da risolversi ; ma i surriferiti bastano a dimostrare, che l'istituto bacologico ha copioso materiale a interessanti studi, e che anche questo anno il medesimo dovrà impiegare un'assidua attività, per soddisfare a queste come alle altre incombenze che gli derivano da una vivissima corrispondenza con allevatori vicini e lontani. Del resto facciamo osservare, che sovente i risultati di una sperienza danno impulso a istituirne delle altre, come non può essere altrimenti, se si considera che ogni singolo quesito stà in relazione più o meno stretta con numerosi altri. Di altri bruchi serici verranno allevati quest' anno presso l1 istituto bacologico; L'Aìlanto, di cui si cercherà di sollecitare per quanto è possibile r allevamento primaverile. Come le crisalidi fino alla primavera si conservano in locali freschi, ne usoivano finora le farfalle appena alla fine di maggio o al principio di giugno, e i bacolini nascevano nella stagione più calda, m cui i piccoli insetti che ne compromettono 1' esistenza, si erano già tanto moltiplicati da renderne quasi impossibile 1' allevamento all' a-perto. Al primo allevamento se riusciva di compierlo, seguiva una seconda generazione, la quale, perchè nata troppo tardi in autunno, veniva raggiunta dai venti e dal freddo di ottobre cui soccombeva. Questo anno invece vengono trasferiti i bozzoli svernati già nel mase di marzo nella serra, onde se ne possono attendere le farfalle alla metà di aprile, i bacolini nascono nei primi giorni di maggio, e si può sperare di compierne 1' allevamento già alla metà di giugno. Una grande piantagione di ailanti sui campi appartenenti all' istituto bacologico, permette d'istituire la sperienza su vasta scala. Sia non vi corrispondono i pochi bozzoli con crisalidi vive che attualmente possediamo, onde approfittiamo dell' occasione a interessare quelli ne possedessero in maggior copia, di volerne cedere alquanti all' istituto bacologico. Le attuali condizioni del nostro istituto non ci permettono ancora di allevare anche il bombice della quercia all' aperto. La nostra piantagione di 400 piante è troppo giovane per bastare all' alimentazione di un numero maggiore di bruchi, e in vicinanza non esistono boschi di piante più adulte. Non ci resta quindi che continuare l'allevamento come negli anni scorsi, con rami recisi di quercia, che pescano in lunghi truogoli empiuti di acqua. Lo sviluppo disuguale dei bachi ronde però negli assopimenti più difficile il mutamento dei rami, ed è inevitabile che in ciò fare non si disturbino più tardi i bachi già occupati a filare, i quali se ne risentonoj interrompono il lavoro, e danno poscia bozzoli difficilissimi alla trattura. Un ultimo inconveniente di questo allevamento sta in ciò, che se non viene giornalmente rinnovata 1' acqua nei truogoli, la qualità della foglia deteriora, e all' ultima epoca scoppia la flaccidezza. Oltre al solito bombice della quercia (verranno impiegati semi provenienti dal rinomato distretto di Mat-sumoto nel Giappone), l'istituto bacologico sarà in ista-to di eseguire anche delle sperienze con l'Antherea Pernyi. Per opera della Spedizione austriaca nell' Asia Orientale, esso ottenne nel decorso inverno una partita maggiore di bozzoli di questa specie affine all' Ai -tera Yama — Mai', i quali contenendo per maggior parte crisalidi vive, ripromettono una quantità riguardevole di seme. Di questo l'istituto bacologico non educherà che una parte, e si dichiara pronto a distribuire il restante tra gli allevatori del bombice della quercia, sperando di contribuire così alla maggior diffusione di questo bombice non ancora educato in Europa. II. Istruzione. Del corso d'istruzione che anche nel 1871 verrà a-perto presso l'i. r. istituto bacologico, e delle condizioni d' ammissione, ha già riferito la Sericoltura Austriaca al N. 6 a: corr:. Considerato però clic al medesimo non può assisterò se non un numero limitato di allevatori, ! istituto bacologico pubblicherà delle brevi norme per 1' allevamento dei bachi da seta, le quali ancora in questa primavera saranno distribuite tra tutti gli allevatori della monarchia. Le medesime vorranno in seguito a ministeriale decreto stampate in lingua t adesca, i-taliana, slovena, czeca ed illirica, e conterranno in forma facile ed accessibile a tutti le misure più importan- ti per V allevamento del baco, quali risultano dai recenti progressi degli ultimi anni. lutine cei-clicrà il Giornale della Sericoltura Austriaca di corrispondere anche questo anno al suo compito principale, che sta nel diffondere tra gli allevatori più intelligenti i risultati delle ricerche e delle indagini istituite sul campo della sericoltura. Gorizia, 2 marzo 1871. Prof. Iiaberlandt - D.r Yerson. appendice. Stabilimento per la conservazione elei semi e competenze per gli esami microscopici. Benché nel primo anno di sua esistenza lo stabilimento per la conservazione dei semi non abbia potuto procurare su grande scala lo spaccio di semi coltivabili, sono pur varie le circostanze per cui crediamo opportuno di sostenerlo. Escludendo nel prossimo anno tutti i semi corpuscolosi o sospetti, crescerà la fiducia degli allevatori nei semi offerti dallo stabilimento, cui termineranno molti per ricorrere anziché rivolgersi, come pur troppo spesso accado, ai commercianti girovaghi di seme. Sarebbe desiderabile che gli allevatori i quali affidano per la vendita i loro semi all' istituto bacologico, applicassero esclusivamente il sistema cellulare, e inviassero quindi allo stabilimento le deposizioni isolate con le rispettive coppie di farfalle. L'istituto bacologico ne farebbe eseguire 1' esame microscopico delle farfalle e separare le deposizioni sane, per la quale o-pera venne ribassata la competenza a soldi 15 Val. -Aus. per ogni singola coppia, Per r esame microscopico dei semi resta fissata la tassa di 50 sodi V. A. come nell' anno scorso, dove quella per 1' esame di un campione di bozzoli, che deve essere assoggettato alla sfarfallagione precoce, viene elevata da 50 sol. a 1 fior- Val. Àust. L' ARROTONDAMENTO CAMPESTRE E LA COSTRUZIONE DI STRADE RUSTICHE CONS0RTALI. Cenni critici intorno al progetto di legge del referente ministeriale Carlo Peyrer. n Ne si può mettere in dubbio la esistenza di questo diritto, per cui 1' universale domina l'individuo, perchè questo è condizionato in tutti i suoi rapporti da quello e gli deve la possibilità di esistenza. ,, Schupfer - Arch. giur. PARTE PRIMA. Progetto di legge. (Continuazione vedi n. 7.) Delle opere consorziali. §. 7G Per ogni singolo riparto di divisione sono da compendiarsi in apposito prospetto i fondi coll'asscnso spontaneo di lutti i partecipanti eventualmente dedicati a scopi particolari, p. e pella fondazione o miglior dotazione di posli di maestro ecc., innoltre le opere consorziali atte ad aumentere la rendita dei fondi siti nel riparto, ed in generale ad agevolare 1" industria agricola. Vi appartengono particolarmente corsi d'acqua, scoli, ponti, ponticelli, strade, vie, pascoli da conservarsi, da cangiarsi o da apprestarsi di nuovo, nonché aree riservate pel futuro impianto di opere e fabbricati consorziali, p. e. per semenzai, abbeveratoi, bacini, macerato], stalle e luoghi pella tenuta di tori, depositi di legname da costruzione, cave di tnerga, di gesso, di calcina, di sabbia, di pietra. Tale prospetto verrà esposto nel modo prescritto al 65.. Riguardo all'impianto ed alla conservazione di simili opere consorziali sarà iniziato 1' ulteriore procedimento di legge in base alle norme vigenti od in mancanza di tali norme sarà statuito 1'occorrente nella procedura di arrotondamento. .§. 77. Se pella costruzione di strade consorziali si rendesse necessaria la cessione del fondo d: uno dei possidenti interessati od in egual modo la concessione di una servitù prediale, e gli interessati non potessero convenire in proposito oppure sul corrispondente indennizzo da prestarsi, sarà trattato e deciso sulla necessità ed opportunità della cessione o dell'aggravio, nonché sull'indennizzo giusta le norme del Capitolo terzo. L' ammontare dell" indennizzo verrà fissato in via di perizia. Del compenso spettante ai singoli interessati. 78. Permettendolo le circostanze, ognuno degli interessati riceverà un compenso^ il quale riguardo a superficie, a rendita netta, a qualità e bonlà del terreno nonché a giacitura nei riguardi economici e complessivamente a distanza, corrisponda al suo anteriore possesso ed alle sue esigenze; formi possibilmente un corpo unito e si trovi in comoda situazione pel nuovo possessore: che abbia infine una configurazione favorevole all'economia agricola, facile accesso e sicuri ed opportuni confini. Dove pella istituzione locale non è dato di combinare tali requisiti, verrà preso in considerazione quali delli stessi siano per ogni singolo interessalo di maggior o minor importanza, e si avrà di mira, che la mancanza di talun requisito resti possibilmente compensata col sovrabbondare di altro requisito. 11 requisito del 9, in quanto non venga altrimenti convenuto, non può mai essere obliterato. § 79. A quei proprietarii, il cui intiero possesso forma già un corpo connesso, il nuovo possesso, in quanto lo permetta lo scopo della legge, e non viene altrimenti convenuto, verrà assegnalo in guisa, che sia identico all'anteriore. (Continua) sulla scuola agraria. Uno dei voti più importanti espressi dalla Società agraria si fu quello, per certo, col quale, nel III." congresso, affermò la necessità di una scuola agraria per la nostra provincia e diede incarico alla Presidenza di provvedere perchè fosse attuata; nè solamente importante, ma saggio fu quel deliberato figlio della convinzione, ormai ferma in tuttoché, per procedere nell'edificio del nostro risorgimento agricolo, sia necessario porvi innanzi tutto la fondamenta. Non mancano nell'Istria persone singole le quali possono, a buon diritto, vantarsi di possedere sufficienti cognizioni in fatto di agricoltura, ma queste persone non sono docenti che per quei pochi a cui è dato vedere ciò che fanno ed udire i loro ammaestramenti e d'altronde, se,, pur insegnano, non riescono a farlo che riferendosi a singoli fatti sui quali possono giudicare ed istruire, perchè loro sorgono come corrolarii delle premesse che conoscono. Questa istruzione intuitiva potrà migliorare alcune difettose pratiche o persuadere ad abbandonarne altre di tristi, ma non farà sì che ehi impara e modifica ed abbandona, sappia la ragione intima di quello che fa. Perchè questi pochi eletti progrediscono? Perchè essi sono in grado di applicare norme studiate per altri paesi, al nostro? Certo perla ragione che per loro non è un catechismo l'agricoltura, ma sì una serie di nozioni che, concatenandosi, si spiegano una con l'altra e così divengono a produrre conclusioni nuove ed opportune, perchè insomma per loro l'a-gricoltura è una scienza. Essi hanno quindi, senza la scuola, in sè raccolti gli ammaestramenti che sono appunto compito della scuola agraria; ma quanto tempo e quanta fatica non costò loro l'apprendere il poco o molto che sanno? Spesso assai hanno ristudiato la cosa stessa in modo diverso, hanno tenuto nel-1' apprendere una via tortuosa ed irta di mille o-staeoli che non supponevano incontrare, hanno, e parliamo non di tutti ma dei più, mancata di metodo, mancanza questa per la quale (dicano quello che vogliono coloro che chiamano pedanteria, l'ordine), si impiega un decennio ad imparar male ciò che si avrebbe potuto apprendere bene in un anno. Nè qui sta tutto. Le persone che sanno veramente qualche cosa d'i agricoltura, appartengono per certo al numero delle più studiose e colte ed esse, quando cominciarono a rivolgere l'attenzione idi' agronomia, portarono in aiuto del nuovo studio tutta la cultura di cui per antecedenti applict zioni, regolari ed irregolari, avevano fatto tesoro. I prin-cipii di chimica, di botanica, di fisiologia, d' anatomia, di meteorologia, la statistica, la matematica e quello che vale forse più di tutto l'aver imparato a studiare, furono- gli alleati coli'appoggio dei quali, chi riuscì a farlo, si potè impossessare di un ordinato scientifico corredo di cognizioni agricole. Quanti sono coloro ai quali è dato contare su tante alleanze? Pochi! e pochi dotti in mezzo ad infiniti inscienti, non bastano perchè in un paese si sappia quello che è opportuno di fare e lo si feccia. Non è per certo nostro pensiero lo affermare che non sia possibile un miglioramento nell' agricoltura senza che ogni colono od anche ogni padrone di un piccolo podere sia un secondo Ri-dolfi, ma ci sembra vero che, a conseguirlo, sia necessario che moltissimi sappiano ordinatamente qualche cosa e sopratutto che abbiano studiato tanto da convincersi che per sapere è necessario studiare. Presso questo popolo di iniziati sarà proficuo 1' apostolato degli ottimi, saranno utili i libri ed i professori viaggianti, ma tutti i libri, vivi e morti, del mondo non basteranno, come non bastarono effettivamente, ad istruire coloro i quali perchè mai hanno incominciato a studiare, credono che nulla di nuovo sì possa imparare. Se quindi in Istria possiamo vantare qualche istruito, ci è forza lamentare la mancanza di cultura generale; a vincerla riesce, come vedemmo, infruttuosa l'opera e 1' esempio dei singoli ed essa è condizione esenziale al vero progresso agricolo.. La scuola agraria, come in molti altri paesi, gioverebbe qui a diffonderla; in essa molti giovani che, per ispeciali circostanze, restano a casa per attendere puramente all'economia e gli altri i quali, per assere abilitati a divenir medici o avvocati o ingegneri od altro, non cessano di essere proprietari di campagna e di attendervi, ed i futuri gastaldi, troverebbero il modo di apprendere. Questo numero di gente istruita, che andrebbe a crescere per buona pezza ad ogni periodo di studio, sparso per tutta la provincia, costituirebbe quella popolazione atta a comprendere ed utilizzare i maggiori studii di dettaglio, potrebbe giungere ad istruire i contadini ed anche a perfezionarsi da se perchè allora ogni iniziato troverebbe a poca distanza un altro suo pari col quale rinfrescare le idee vecchie e consultare sulla bontà delle nuove che gli si affacciassero, cosa possibile fra gente per cui non sarebbe un indovinello il linguaggio tecnico nè incognite quelle nozioni preliminari senza le quali riesce cotanto faticoso e spesso impossibile l'intendersi. Esponiamo queste idee non già per dimostrare in massima la utilità delle scuole agrarie, che il farlo sarebbe versar aqua nell' oceano; ma per rilevare come qui in Istria specialmente sieno, nonché opportune, necessarie ed anzi condizione assoluta per la vera efficacia di quella Società agraria che abbiamo fondato ad onta di tanti ostacoli e che pur venne salutata come una delle più belle ^istituzioni per cui migliorare le sorti del nostro paese ed attestarne la civiltà. Debito di ognuno a cui è cara la Società a-graria, non pel suo nome ma pel bene di cui deve essere produttrice si è quello di favorire la istituzione della scuola agraria e di sorreggerla, attuata, col promuoverne la frequentazione incorag-gendo i volonterosi e snebbiando la mente di coloro che non sono atti a discernere di primo balzo i vantaggi che ne possono ritrarre, e siamo lieti di poter annunziare, fin d' ora, che, in omaggio a questa convinzione, dietro iniziativa della Presi- «lenza della Società agraria, vennero, dalla Giunta, intrapresi studii per la instituzione di una scuola agraria provinciale. L'argomento non è nuovo e gli studii, siamo eerti, riesciranno a buon fine, che, «piesta volta, chi agisce per l'ottimo scopo, si a-vrà l'appoggio di tutti a cui è caro il vero bene dell'Istria. Fino dal primo apparire di questo periodico la Redazione si propose di ten-'-r aperte le sue colonne anche per gli argomenti di patria storia, sicura che gl'istriani li avrebbero apprezzati, siccome guida alla cognizione del glorioso loro passato e fondamento a trarne conforti e speranze per l'avvenire. Ora essa kw in animo di aprire stabilmente una o più colonne, secondo gli sarà concesso dagli altri scritti, agli argomenti storici dell' Istria, dando così campo agli studiosi dimandare le loro osservazioni e le loro indagini per aumentare così la messe a chi un giorno avrà V onorevole e il non facile incarco di patrio storiografo. E a questa nuova rubrica di scritti si dà il nome di STUDI STORICI SULL'ISTRIA. Sopra il sito del fiume Timavo, V antico confine dell' Istria?*). Lettera di G. G. Carissimo cugino, Li antichi poeti Stazio, Lucano, Sidoiiio e dietro ad essi tra moderili ii Biondo con altri commentatori ingannaronsi nel credere il fiume Timavo, la Brenta, e ciò per voler ritenere così esatta la geografia di Virgilio come se fosse stata di uno Strabene oppure di un Tolomeo. Non inerita però scusa l'inganno loro ; avve-gnacchè lo- stesso Virgilio nel I. della Eneide parlasse troppo chiaro nel descrivere coi piii minuti caratteri cotesto fiume da non intendere eh' ei volesse parlare di quello verso Duino: "Antenor potuit mediis elapsus Achivis Illyricos penetrare sinus, atque intima tutus Regna Liburnorum, et fontem superare Timavi : Unde per ora novem vasto cum murmure mentis It mare proruptum, et pelago premit arva sonanti,,. Aeneidos lib. 1 «46-250. Nel III delle Georgiche Virgilio ancora denota; questo Timàvo medesimo per Giapidio : "Tum sciat aerias Alpes, et Norica si quis Castella in tumulis, et lapidis arva Timavi,, ; Georgicoruni lib. Ili 474-475. Come potea dunque correre equivoco tra il sito e la scaturigine della Brenta, la quale nel Trentino nascendo,, (l'antica Betta), scorre pel Bassanese verso Padova, tra quello del 'fiutavo che ha nella Giapidia la sua sorgente ? *) Il presente lavoro è di autore capodislriano del &ec XVIII, rimasto fin ad ora tra la polvere degli scaffali, e perciò riteniamo, inedito. Esso va distinto specialmente per copia di erudizione attinta alle fonti de' più accreditati glorici e geografi. lì. Ecco adunque, carissimo cugino, due prove da jwrsi in vista per islabilire la precisa situazione di cotesto fiume, ed ambedue prese da Virgilio medesimo. Principiamo cella prova della Giapidia. In fatti Sirabone dice che V Ocra èia parte più bassa di quelle Alpi che incominciando dai lieti arrivano sùu■ a' Giapidi; che presso a'Giàpidi s'alzati di nuovo queste montagne clic si chiamano Albie; e poco dopo che situati sono i Giapidi sotto i monti Albii che sono il fine delle Alpi; e che questi da una parte sino a' l'anno ni ed al Danubio, e dall'altra sino all''Adriatico sono estesi; e finalmente dice che il (lume Colapi, che nasce nei monli Albii, scorre per lo mezzo ai Giapiili. (Lib. VI! p. 482-483). Tutti i geografi più celebri riconobbero in ojrni secolo ultimo lembo d'Italia la provincia istriana ed avente al su i dorso i monti Albii ; dunque tuUo ciò combinato sembra di rilevare che alla parte orientale e non altrove di questa provincia Strabone collochi i Giapidi. Anche le quattro loro città ch'egli accenna Melullum, AiirupinmJ Fendimi e Morutium ciò manifestano. Nella tavola Pantingesiana ci fu conservato il nome e la postura di due di queste in Avendone ed Arupium (Aurupiuui) : ed è la prima distante da Segna a miglia 220, la seconda a m. 30. - Muntae e Metlling nella. Croazia si giudica essere le altre due; ed il fiume Colapi, che scorreva per mezzo di esso, creduto con ragione il moderno Kulpa cresce nei monti sopra Fiume. A ciò vogliasi ajrgiugnere che Plinio disse (Lib. ili. Cap. 21) che tanto le città dei Giapidi quanto quelle dei Liburni facevano in Scardona le loro riduzioni o conventi. Considerandoli dunque anch' egji situati un tempo da quella parte ha perciò detto che nonnulli in Flanaticum sinum Japidiam promovcre a tergo Istriae; e quindi è che il Cluverio (Ital. ant. p. 175) assolutamente crede il principio della Giapidia solo alla origine del Foninone (Risano). E perà a riflettere che in dite tempi diversi sono da Strabene considerati i Giapidi; cioè prima che fossero interamenie vinti da Augusto e di poi ne'tempi ch'egli scriveva. Riguardo a'tempi anteriori die'egli in fatti che hi ad aliquando fluerent,. et suam cibitationem ad utrumque terminem exten-dissent... tandem ab Augusto Caesare debellati, con-fectique sunl (lib. IV p. 317). (Continua) CORRISPONDENZA. Milano, 25 marzo 1871. Caro P.... Il giornale la Provincia, da quando ebbe vita, si è messo a propugnare gl'interessi economici e politici del paese con serietà e con una tale convinzione profonda di un bene avvenire, da rendere soddisfatti tutti coloro, i quali desiderano all'Istria sorti migliori. Àgli Istriani, che la buona o la mala ventura Ira, allontanati dal loro paese natio, è ben grato di vedere e di conoscere, come costì si discutano gravi questioni di provinciale interesse, e che il giornale la Provincia sia diventato la palestra, dove la nostra gioventù, speranza futura del movimento intellettuale del paese, vi fa i suoi primi passi e aguzza le sue prime armi letterarie. Sappi intanto che ho letto le iscrizioni stampate, le quali si dovrebbero incidere su tavola di pietra in memoria del nostro Carli, che la sapeva lunga in fatto d'iscrizioni, e che trovò tempo d'illustrarne molte e di ricercarne il recondito senso con quel fine criterio, con quel segreto dell' arte da lui doviziosamente posseduti. Se t'ho a dire il vero, l'espressione della prima iscrizione di fama europea m'ha colpito, perchè esatta, ad onta che vi manchi l1 epifonema. E una parola stramba codesto epifonema, inventata a lacerare le orecchie e ad aguzzare la memoria degli scolaretti; ma giacché i trattati 1' ammettono, accettiamola pure e facciamole il sagrificio delle nostre particolari opinioni. Io non ho fatte mai dell' iscrizioni : a-spetta che mi provi almeno questa volta, e venga per terzo fra i due epigrafisti, i quali m'han preceduto. Come direi?... vediamo. l'anno 1720 gian einaldo carli . archeologo economista di fama europea per istudi profondi della storia provinciale d'istria padre benemerito in questa casa ebbe i natali. Se ci manca 1' epifonema, scartala tosto. La critica sul poemetto latino del Rapiccio parve a me e ad altri miei amici, abbastanza breve e succosa ; la difesa tirata un po' troppo per le lunghe, sebbene lo scrittore tentasse di rompere alquanto la monotonia d'una pesante erudizione con qualche frizzo, che sembrava talvolta mordace a seconda delle splendore più o meno velato della luna. Ci resta pertanto il poemetto bello e stampato, che dopo la lunga dissertazione è la cosa migliore rimasta. Le lettere sull' istruzione elementare da Pisino e dal Monte Maggiore furono sempre informate a saggi principii, ad idee giuste, coli'intendimento di migliorare lo stato intellettuale del nostro popolo campagnuolo : ma i sani principii, le sane idee son sempre buone, bisognerebbe però tradurle in pratica: ed io non ispero un risvegliamento serio negli studii elementari, se prima non si fondi nella provincia una scuola di magistero, da cui escono gli operai dell' abbici e della tavola pitagorica. Che ti dirò poi dei diversi progetti di legge, dell' arrotondamento campestre e della costruzione di strade rustiche consortali, dei verbali delle sedute dell'Agraria Società, dei succosi e assennati articoli bibliografici di quel ficcanaso di Lolo, che ne sa più di tutti noi, e di tante altre belle cose, le quali compaiono sul giornale, non eccettuata neppure la notizia peregrina del polverio o del fango a mezza gambi nelle strette vie di Pola, antica nostra capitalo? Eppure non vo'nasconderti, che quando si legge nell'ultima pagina, appiccicato in fondo l'annuncio p. e.: il Bark favilla, capitano Sandrinellì, di proprietà della Società marittima istriana, partito da Ah lab li 9 aprile, arrivò felicemente a Queenstown il giorno 26 settembre, ci si sente allargare il cuore e mandando un sospirone di contentezza, si ripete: e uno, e uno dei tanti progetti non più progetto! La nave va, e intanto i soci fan buoni affari. Domenica scorsa s'inaugurò qui il monumento a Cesare Beccaria, a quell'ingenuo di filosofo, che cent'anni sono ebbe il coraggio di scrivere e di provare che la pena di morte non era nè utile, nè necessaria. - Sopra un basamento quadrangolare formato da tre pezzi di macigno alto quattro metri circa, i cui spigoli sono stagliati a rettangoli alquanto stretti, s'inalza la statua del celebre uomo, in atto meditativo, colla storica parruca a codino e stampata sul volto una bonomia tutta ambrosiana. Fu taluno, il quale notò esser capitale difetto codesto in un filosofo che pensa: sarà, ma a me piace. Quel volto mi rammenta le figure d'altri uomini ancora, che a Beccaria furono amici cari ed intrinseci: i due Verri, il nostro Carli. Sulla, facciata di prospetto del basamento vi è incastrato un medaglione a bassorilievo di bronzo, ed un altro ve n' ha dalla parte opposta. Il primo rappresenta la Civiltà, il secondo il Tempo, che col suo gran manto ricopre gli strumenti della tortura, avanzi delle barbarie medio-evali. Al fianco destro v'è quest'iscrizione: uItaliani e stranieri eressero, augurando che il voto 13 marzo 1865 della Camera dei Deputati per l'abolizione della pena di morte sia tradotto in legge,,; al fianco sinistro sono scolpite le parole profetiche di Beccaria .............se dimostrerò la pena di morte non essere, nè utile, nè necessaria, avrò vinto la causa dell'umanità. Dei delitti e delle pene - 1764. Non ti parlerò della festa officiale, a cui parteciparono varie deputazioni, che presero posto sotto eleganti padiglioni: ti dirò piuttosto che la festa maggiore la fece il popolo co' suoi commenti sopra le azioni dell' uomo che si onorava. Qui dalla parte destra della piazzetta sonovi alcuni operai che paviano, mentre la tela, la quale copre il monumento, cade al suolo. — Lo vedete? eccolo, eccolo! — Guarda quelle grosse parole di bronzo : cosa dicono? — Ce...sare...Bec...caria. — Cesare Beccaria? — Sì ; quegli che ha scritto contro la pena di morte. — E assai tempo? — Saranno cent'anni. — Ed ora, perchè gli fanno festa ? — È come quando si fa una gran fabbrica: vi sono due, trecento operai, lavorano, raddoppiano gli sforzi, finché la danno finita. Ma il merito chi lo ha? L'architetto : a lui si rendono gli onori e tutte le lodi. — Ma che ci ha a fare la fabbrica con la festa d'oggi? — Ci ha a fare. La statua che si onora rappresenta l'uomo che fu l'architetto : quelli che discorrono della sua vita sono gli operai: essi fabbricheranno. Non è così? — Sicuramente. — Ah! ora capisco: fabbricheranno coll'ad-dotare il suo progetto. Vedo presso di me due altri operai : alla tunica turchina e al berretto di carta mi sembrano tipografi. — Ecco la tela è caduta: lo vedi adesso? — Oh! che faccia da galantuomo! e come si chiama? — Che domanda!! Cesare Beccaria...non sai... che non voleva la pena di morte. — Ah! me ne accorgo, me ne accorgo. — Te ne accorgi? — Certo, certo : non vedi, che volge le spalle al tribunale. - Questa volta il motto era pungente e assai. Frattanto qualche individuo delle deputazioni assistenti all'inaugurazione s'è messo a parlare: ma chi può udire le parole ? Solamente il vociare continuo di alcuni monelli,, che alzando con una mano un libercolo si perdono nella folla, giunge distinto all'orecchio. "La vita e le opere di Cesare Beccaria, per tre soldi!,, D'un tratto il frastuono è coperto dai concenti della banda nazionale e la festa termina... e con essa pure questa mia lunga cicalata. A rivederci un'altra volta: il tuo G. R. Risposta alle osservazioni fatte sulla nuova edizione dell' Istria di Monsignor Rapiccio, pubblicata negli Atti dell'i, r. Ginnasio di Capodi-stria: 1870. (Continuazione e fine vedi N. 7.) 11 v. 404. Quid refercnn celsi cacumina montis ? vuoisi dal sig. Articolista applicato a Montana, "il cui "cocuzzolo, chiamato Castello, chiuso da alta muraglia era tutto guernito di torrette, ancor oggi visibili, con in mezzo il merlato campanile,,. Domanderò dove fosse, o piuttosto dove s'immaginasse di essere il Rapiccio, quando scriveva questo verso? Il sig. Articolista, decidendosi per Montona perchè da là "si vede e la campagna di Portole e le terre dei "castelli e ville del Pinguentino e quelle di Sdregna,,, 10 colloca, almeno così pare, appunto a Montona; ma non sarebbe egli abbastanza ridicolo che il poeta, essendo a Montona, scrivesse che vede Montona ? Supposto pin e che il Rapiccio non fosse proprio in Montona ma su qualche punto della costiera verso Yisi-nada, poteva egli mai chiamare celsi cacumina montis l'altezza di Montona che ha d'intorno monti che sono, o più alti o di poco più bassi di lei? Credo di no, perchè il celsus dei latini, dà l'idea d'un'altezza rimarchevole relativamente a ciò che la circonda e che produce una forte impressione pel modo con cui si estolle: così dice Virgilio ee/sa slat Jcolus sede. (Aen. 1.60), celsi conjuncta crepidine saxi (ib. x. 655) e l'usa sempre in questo senso, che non è certo applicabile a Montona. Due sono le ragioni per le quali il sig. Articolista ritiene non potersi applicare il celsa cacumina montis ni Monte Maggiore: la prima perchè questo monte "non ha vette turrite,,, la seconda, perchè, se 11 Rapiccio lo avesse conosciuto, "non avrebbe manicato di farne una pittura, che sarebbe stato impossibile di scambiare con quella di altri luoghi. Riguardo alla prima, la voce cacumen indica-veramente un oggetto che finisce appuntilo, il che però vuoisi intendere, non d'una punta aguzza, ma del finire a cono. Virgilio chiama cacumina le cime non solo dei fagi (Ec. 609. IL 3), ma pur anche delle quer-cie (ib. IX. 9) e chiama pure cacumina le vette dei monti ch'erano ai campi elisi (Aen. VI. 678) delle quali non si vorrà certo supporre che fossero turrite. 11 cacumina nulla osta dunque alla interpretazione mia nella Nota 63, e tanto più mi confermo in quella, perchè cacumina montis esprime un monte a più vette come appunto è il Monte Maggiore; e perchè, quanto più ci rifletto, tanto meno panni possibile, che per cammina abbia voluto l'autore intendere le torrette ed il merlalo campanile di Montona. Anche l'altra ragione non regge, imperciocché una descrizione del Monte Maggiore non istava punto nel piano dell'opera ned avrebbe potuto tarla il Rapiccio senza uscir del suo campo. A mio avviso si colloca il poeta in una delle Signorie dei Barbo e da là mostra al lettore il grande panorama che innanzi gli sta. Ai v. 409-416. il sig. Articolista esclude l'odierna Sdregna come patria di S. Girolamo e rilenendo pur il santo come Istriano, vorrebbe che un'altro Slridonium si cercasse tra la catena del Monte Maggiore e le Alpi Giulie. I motivi ch'egli adduce sono fondati, confesserò anche che mi hanno latto impressione, ma pure imn mi pajono decisivi. - Che il Santo non si qualificasse come Istriano, può sembrar strano a prima vista, ma quando si considera : che l'Istria era incorporata all'Italia anzi dopo Adriano e dopo Costantino dipendeva dalla Venezia ned aveva un governo da se: che nominando i conlini di due provincie conoscile indicava il sito del suo luogo nativo assia meglio clic col dirsi dell'Istria e che parla della sua patria di passaggio e senza mira d'occuparsi di lei; sparisce o-gni dubbio che nascer potrebbe intorno a Sdregna per la ragione che S. Girolamo non si scrive Istriano. S'aggiunga che nel quarto secolo dell'Era volgare lo spirito delle piccole nazionalità non era desto come ■ora, perchè Roma col suo parcere snbjeclis et debellare superbos le aveva lulte schiacciate e potrei riportare moltissimi esempi di uomini che nominano la città, o borgo dove son nati, senza nominare la nazione particolare alla quale appartengono. - Di maggior peso è l'altra ragione che il sig. Articolista mette in campo, osservando che "né Dalmazia, nò Pannonia arrivarono mai lino a Sdregna.,, In questo convengo anch' io, ma non è mica necessario di supporre che Slridonium fosse proprio sul confine, basta che fosse l'ultimo luogo fortificato verso la Dalmazia e la Pannonia e che il suo territorio fosse limitrofo a quelle pro\incie. Giacché siamo sulle ipotesi, anche io ne proporrò una. Dico adunque potersi supporre clic S. Girolamo non fosse proprio di Sdregna, ma del suo territorio. Egli dice che Slridonium era un oppidum (i latini chiamavano oppida le citlà fortificate come contrapposto ai villaggi e alle campagne) e lo dipinge come luogo nel quale regna la gozzoviglia ed il vivere da spensierati e dove più tanto si stima quel eli'è più ricco (Epist. 45. ad Chro-mat.), il che combina perfettamente colla idea d'una città; ma parlando poi de'suoi natali, scrive d'esser nato in una povera casa, in un tugurio da campagna [in tugurio rusticano) e di aver satollato a stento la fame che lo tormentava (rugientem ventrem) con miglio e cattivo pane (Epist. 1. ad Nepolian). So anch' io, che la grande povertà della famiglia di s. Girolamo ed il tugurìum rusticanum, non bastano ancora a dimostrare ch'egli fosse del territorio di Strillone e non di Stridono slessa, ma bastano però a tener in piedi la ipotesi, ed a mostrare che il Santo, asserendo che roppidum Stridonis era ai confini della Pannonia e della Dalmazia, intendeva del territorio e non della citlà .La qual ipotesi si mostra vieppiù fondata, quando si confrontano col detlo testo, altri nei quali parla chiaramente di territorio e non di luogo, come (Com-ment. in Osaeam cap. Vili.) in nostrae originis regione 72 7 finititii Pannoniac alque Illijrii (cioè Dalmaliae) o (commcnt. in Sophon. cap. I.) lestis Illijricum (Palinoli ia e Dalmazia) est, tesiti et Thracia, lestis in quo nulus sum solum. Checché se ne voglia dire, io non intendo di entrare in lizza contro un competitore il quale per cognizioni sloriche e corografiche intorno alla nostra provincia di molto mi avanza; mi permetterò solamente di osservare, che, combattendo contro le pretese dei Dalmati e dei Pannoni, non parmi buona strategia l'abbandonare al nemico il pur sempre ancora difendibile oppidum di Sdregna, per cercarne un altro di cui non solo non conosciamo il sito, ma nò anche possiamo garantire la esistenza, imperciocché le parole dell'Arcidiacono di Spalato: "regioni interne "del Qtiarnero, confine una volta della Dalmazia e "della Pannonia, luogo a cui giungeva quella parte "■di Carinzia (l'odierna Carinola) che guarda il mare "e confine allora della Dalmazia e dell'Istria,, sono troppo vaghe e si mostrano scritle da uno che non conosce con precisione la corografia del paese di cui parla. Stiamo dunque nelle nostre trincee e, quando gli storici avranno determinato il punto del trifinio indicato dall'Arcidiacono Tommaso, e gli archeologi avranno rinvenuto nel medesimo traccio di un paese antico, allora ci trasporteremo là con armi e bagaglio. Del resto, ben lontano dal credere dettate da spirito di contraddizione o con intenzione di menomare il qualsiasi merito del mio lavoro, le osservazioni del sig. Articolista, ravviso piuttosto in esse lo studio, tanto più lodevole quanto più raro, d'illustrare la storia dell'Istria. L'anima umana viene spinta da un bisogno irresistibile di giugnere nelle sue cognizioni fino all'ultima evidenza, e come osserva il nostro Dante (Pard. IV. 150) Nasce per quello, a guisa di rampollo Appiè del vero il dubbio. Questi rampolli noi dobbiamo attentamente coltivarli, nè potremmo ragionevolmente adontarci perché altri pensa diversamente di noi; chè, come dall'attrito nasce il calore e dal calore la luce, cosi dalla disparità delle opinioni nascono le dispute e da queste risulta la verità. All'opra dunque, Istriani, ed imitando il bell'esempio del sig. Articolista, datevi alle ricerche e pubblicate il prodotto delle vostre scoperte, non fosse altro, le vostre supposizioni. Un po' di fumo è inseparabile dal processo della combustione, ma il fumo si dilegua e resterà la fiamma a rischiarare il buio che invoglie l'antica storia delti nostra provincia. G. de F. Gentilissimo sig. direttore, Mi conceda ancora un cantuccio della Provincia, acciocché io possa ritornare sull' inscrizione indicatrice -onoraria pel Carli. L'onorevole sig. A. G. risponde dapprima che il costume di punteggiare non è peranco abbandonato); ma questa affermazione è gratuita, e viene smentita appieno dal fatto. Fino dal 1837 comparve nell' Amico della Gioventù di Modena (aprile e maggio) un dotto ragionamento del sig. Giuseppe Pellegrini, di cui piacenti trascrivere un periodo in appoggio del mio agevole assunto. » Il più volte lodato Orioli definisce l'epigrafe: j) Ogni breve componimento scritto in caratteri maiit-5? scoli con parole tramezzate da punti. Con buona li-ri cenza di quel maraviglioso ingegno questa definizione n non parmi precisa, perchè le parole maiuscole e i v punti intermedi non sono caratteri intrinseci ed im-n mutabili dell'iscrizione; il che è di' vero che elleno n senza maiuscole e senza punteggiatura rimangono nè « più nè manco le stesse. La sperienza pure ne favori-» sce; mentre i punti sonosi pressoché del tutto disinogli si. Argomenterei dunque che l'epigrafe potesse in-« vece definirsi : Brere storico e caratteristico ricordo v in lapida o in carte di passati o presenti uomini e v cose. Sembra in realtà che lo stesso Muzzi, che chiamarono principe dell'italiana epigrafia, rimanesse persuaso dell'osservazione incalzante fatta all'Orioli dal Pellegrini, poiché si osserva che dopo l'ottava centuria, cioè dopo il 1837, egli non punteggia più le sue inscrizioni. Giordani prima di lui, e dopo Mccolini, Mamia-ni, Paravia ed altri abbandonarono la punteggiatura. Del Bonetti bolognese, esempligrazia, ce ne sono ancora nel 1822 senza punti intermedii e colle cifre comuni: similmente a quell'epoca alcune del canonico Silvèstri di Pistoia, e poscia le ultime del Giordani e tutte quelle del Paravia sono con numeri arabici. In modo particolare, nell'ultimo decennio, tutte lo inscrizioni italiane furono composte nella guisa che accennai. E infatti perchè si dovrebbe celare al popolo le epoche sotto il velame di una lingua morta, da pochi compresa ? A favore di tale equa innovazione militano gli argomenti esposti dai vittoriosi oppugnatori dell'epigrafe latina, la quale peraltro sarà sempre acconcia nei ginnasii, nelle università, nelle accademie, e in tutti quei luoghi frequentati da persone che la conoscono. Per difendere poi il nasceva, l'onorevole sig. A. G. allega esempii muzziani di moriva, dava, passava, periva e raccomandava ; mentre io, ove non temessi per la lungaggine il titolo d'indiscreto, potrei ripubblicarne, anche dello stesso autore, molti di nacque e perifrasi non poche di nascere sempre al perfetto. Mi limito perciò di addurre, senza riportare le inscrizioni, il nacque sulla casa di Dante; il nacque su quella di Cellini; il visse su quella di Machiavelli; il nacque su quella di Ferrucci; lo sci Use nella camera di Ariosto; il nacque sulla casa del Cappellini, capitano della Pa-lestro a Livorno; il nacque su quella del Tolta ecc. ecc. — e sostengo che l'eccezione dell'imperfetto al principio grammaticale assoluto è, nel luogo presente2 leziosa e punto giustificabile, dacché eziandio il Cura ci ammaestra che il preterito imperfetto o (come i Toscani con una sola voce esprimono)• il pendente, accenna azione non perfezionata. A finale difesa del suo imperfetto il sig. G. A. avvisa che il nasceva nel caso del Carli accenna all' idea della vita laboriosa che menò poi. Io non so davvero comprendere queste parole di colore oscuro.... il senso lor m' è duro. E intorno all'aggiunto Bubbi, nò lo Stancovich (alla cui lettura ci manda l'onorevole sopra nominato) nè il Bossi, che tanto parti colareggia nelle notizie famigliari dei Carli, dicono un' ette. Dicono ben*ì che la sua prima moglie fu la signora Paolina Rabbi di Venezia; ma non dicono già eh'ei dopo di averla perduta apponesse al proprio cognome quello di lei. Le rassegno,, gentilissimo sig. direttore, il mio rispetto e mi confermo Capodistria 9 aprile. Suo devotissimo V. Z. Associazione Marittima Istriana. I Signori Azionisti vengono invitati a comparire personalmente ad un Congresso generale che avrà luògo li 2-1 aprile corrente alle ore 6'/s pomeridiane nel locale delFAssociazione,. Tergeste© Scala I. secondo piano. Oggetti da trattarsi : 1. Lettura del processo verbale della Seduta 27 marzo p. p. 2. Rapporto della Commissione eletta in base-air art. 32 dello Statuto e conseguente approvazione del Resoconto comprendente le operazioni della Società a tutto 31 dicembre p. p. 3. Deliberazione in ordine al disposto de}-ì'art. 18 dolio Statuto. 4. Proposta della Direzione per alcune modificazioni ed aggiunto allo Statuto sociale in relazione agli accenni illustrativi preletti nella precedente adunanza. Trieste, li 8- aprile 1571. La Direzione dell'Associazione marittima Istriana. Venne gentilmente mandato in dono alla Redazione della Provincia l'annuario dell' Associazione italiana di Beneficenza risiedente in Trieste. Da esso rilevammo còme la Società annoveri 157 soci tra cui 50 perpetui e 127 annui, e come il. valore degli effetti pubblici custoditi nella cassa sociale ammontasse fino al 1 marzo 1872 a Ini. 10,061.84, dei quali 7,570.46 in rendita italiana; 5,151.58 in obbligazioni del Prestito Nazionale 1866; e 160 in biglietti del prestito di Firenze. Le distribuzioni fatte nell'anno decorso a nazionali dimoranti in Trieste ascesero a fni. 2056.^5, a nazionali fatti ripatriare a fni. 591.64, per altre opere a fni. 58.80; assieme fni. 2.686.67; ciò non ostante non è ancora ridente l'avvenire di questo filantropico sodalizio per le ingenti sovvenzioni che ne rendono sopratutto intralciata l'amministrazione. — R. PENSIERI;. Le grandi riforme, per essere benefiche e durevoli, non debbono strapparsi, bensì maturarsi nella pubblica opinione: ed il miglior mezzo di persuadere i dissidenti è rispettare gli onesti scrupoli, e lavorare per la conquista delle loro coscienze. Meglio ancora, vi ha un'opera comune nella quale dobbiamo gareggiar tutti in Italia, quella di educare le masse, di migliorare i costumi, di combattere l'ignoranza, di accrescere la moralità del paese; ogni passo in questa via dovendo calmare le apprensioni dei timidi, ed avvicinarci alla meta, ci troveremo tutti, anche i creduti avversarti, cooperatori efficaci e concordi... P. S. Mancini nel discorso per la inaugurazione del monum. Cesare Beccaria. TIP. DI GIUSEPPE TONDELLI. ISICOLO' de MADONIZZA Redattore.