Anno I. N. 3 Capodistria, 23 Dicembre 1922 Do numero cent. 20, arretrati il dappio apodlsfria : (II. Serie) : Quindicinale illustrato della Venezia Giulia: politico-storicogeografico-artistico e sportivo. .kiceu-».™. ABBONAMENT .: ! alla e colonie annue lire 10; per sostenitori almeno lire-5 in più; per trimestre e semestre in proporzione. iNbtKZiONl : per ogni m/m di altezza su una colonna lire 1. In blocco, prezzi da convenirsi. - Avvisi-commerciali nel corpo del giornale lire 2 — Mortuari comunicati, Partecipazioni matrimoni lire 1.20. Finanziari lire 4. Cronaca Commerciale lire 2 Varia 2.50 - Vedi in ultima pagina: gli avvisi economici! Esce al sabato. Conto corrente con la Posta. — Telefono N. 67. - Redazione ed Amministrazione: Tip. R. Pecchiari Vascotto & C.i, Capodistria. Il bisogno di dire qualche parola intorno a questa festa che nessun cataclisma politico o naturale riesce, non dico a sopprimere ma neanche a far impallidir?, è irresistibile. Credenti e miscredenti, fanciulli e vecchi, dotti e ignoranti, tutti guardano alle ferie natalizie come al faro luminoso, ai porto sicuro da cui irradia la sublime, la divina poesia di ciò che -è eternamente bello, buono e santo. Quante commemorazioni e cortei ci lascialo indifferenti ! Qui no ; tutti s' accostano al 25 dicembre con r animo rasserenato, con gioia sincera, con commozione spontanea zampillante come da una. sorgente millenaria. Non importa se ricchi o poveri, se abitatori di umili borghi e-tu-guri dispersi nella solitudine silente de campi e de' monti, o cittadini delle grandi metropoli piene di luce e di frastuono. Tutti indistintamente pensano con piacere ai giorni lontani quando il Bambino Gesù, i Re Magi e gli animali ingombranti il minuscolo presepio, li riempivano di meraviglia e di commozione, fra le carezze dei parenti e degli amici raccolti intorno al proverbiale pino coperto di neve candida, rilucente di fiammelle e di noci dorate, carico di doni. Certo ! per coloro che sono nudi e muoiono di fame, per migliaia e milioni di vedove, di orfani e di disoccupati, il Natale 1922 sarà forse peggiore di tanti altri. Ma solo materialmente. Che la pace tante volte invocata sembra oggi esser molto più vicina di quel che fosse air indomani di Vittorio Veneto e di Versaglia. Non importa se qua e là la passione partigiana accende ancora qualche rogo e fa scoppiak bombe. Son le ultime faville del tremendo incendio ormai destinato a morire. E con la pace politica s'instaurerà inevitabilmente anche la pace sociale. . Insincera protesta la tua, o lavoratore dei campi e delle officine, che, traviato da una propaganda bugiarda e corrompitrice, vai affermando essere ogni festa del vecchio calendario un insulto fatto alla povertà, a coloro che producono la ricchezza mondiale e nulla ànno. Ai ragione indubbiamente, quando aneli a una società in cui il lavoro non sia per nessuno eccessivo e dia al lavoratore il tempo e il modo di ristorar le forze, di curar la famiglia e di coltivar lo spirito ; quando reclami dover finire questa concorrenza sfrenata che è causa di tante basse pas- ALE sioni, angoscie e rovine, e tutte queste ineguaglianze, ingiustizie e miserie immeritate che contristano e scoraggiano ogni coscienza o-nesta. Ma che fece la stragrande maggioranza del proletariato per meritarsi migliori destini? Che cosa mai fuorché imprecare cootro il parassitismo borghese, contro /' oscurantismo clericale, contro il militarismo sopr affato re ? E quanti denari sprecati nell'alcool e nel fumo ! Invano i migliori protestavano che ogni lavoratore doveva pensare giorno per giorno a migliorare sé stesso ; che doveva spendere nel miglior modo possibile il danaro, procurando alla famiglia una miglior abitazione e cibi più sani. I più continuarono a rovinare sé stessi e le loro famiglie, spendendo così (dia leggera come nessun borghese. E appena la Società parve naufragare, eccoli raccogliersi intorno ai vermigli stendardi per farsi carnefici di gente infinitamente migliore di loro. Non è vero, lavoratori, che se aveste collaborato insieme con la borghesia per la restaurazione del mondo rovinato da sì lunga guerra, la vòstra attuale condizione sarebbe di gran lunga migliore? Rispondete col cuore in mano ; riconoscete le enormi devastazioni recate alla famiglia proletaria da errori vostri e de' vostri capi; e siete già sulla via della resurrezione. Noi tutti siamo stanchi per il lungo martirio cui fu iottoposta la Nazione e /' Umanità. E perciò raramente dovrebbe esser accolta con maggior gioia di quest' anno la lieta novella che esce dalla stalla di Betlemme: «Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini di buona volontà». a. b. ebbe pochi amici, ma quei pochi amò di profonda e. forte amicizia, cui seppe dare-il profumo diversi mesti e gentili. Chiamato dall'Austria nel 1878 a marciare contro i popoli insorti della Bosnia e della Erzegovina interrogò la sua coscienza e: «Giammai, disse, «io andrò a combattere contro un po-, polo che pugna per la sua libertà, «giammai potrò esser complice di un 'tal assassinio». Questo disse e disertò riparando a Roma a studiarvi ingegneria. Nel'1882, quando a trieste prepa ravasi la commemorazione del quinto centenario della decozione della città ai duchi d'Austria^ tjfbei'daumeditan-do nell'agosto l'imminente Vptfestino disse: «Alla causa di Trieste e. necessario il sangue di un martire» e guardatosi attorno, non vedendo chi pren ^ dere, prese sè stesso «e si„«otò aite-morte. Rientrato in patr# tu arrecato e condannato a morte. • "V*- E a 24 anni morì, non regicida, il assassino, impiccato dall'Austria, quando già volgeva al suo termine i primo anno della triplice alleanza, di quel patto che chiuse, come egli disse, «alla mia cara Trieste i cieli >. Ecco il racconto che un giornale austriaco ufficioso, da Trieste chiamato « il monitore del boia» , tessè delle ultime ore del martire ; «Udì' la sentenza tamburinando con le dita sul tavolino ; quieto, senza mover ciglio, si voltò placido addietro scrollando le spaile. Il boia si recò a vederlo dal finestrino della sua cella e disse agli ufficiali che gli stavano intorno ! — «Ah ! ah ! sta impavido ora, ma sarà diverso, quando mi vedrà ; sono questi che tremano di più, questo dovrò trascinarlo sul palco.» — Oberdan conservò anche in quella notte tutto il sangue freddo che aveva mostrato prima. Con passi uguali, senza segno della più piccola altera- zione, passeggiava fumando, mandando il fumo dalla bocca in artistiche spire, oppure gettandolo in grosse nuvole sul viso alla sentinella incaricata di sorvegliarlo. Sino alle 5 del mattino passeggiò, poi stanco si sedette sul banco e si approfondò nella lettura. Richiesto che desiderasse: — Portatemi da colazione; presto; non ho molto tempo. — E ritornò cogli occhi al suo libro. «Le martellate e i colpi per piantare il palco, l'andirivieni insolito e il rumore delle armi, nulla potè distoglierlo dalla sua tranquillità. «II boia si recò verso la forca . . • Contemporaneamente comparve Oberdan scortato dal curato militare. «Quando fu sulla soglia e vide lo strumento ferale, torse istintivamente il capo, ma subito riprese l'imperio di-sé e prosegui sicuro entrando nel quadrato. Il maggiore uditore lesse di nuovo la sentenza e alle parole tedesche: Zn ni Tode durch den Strang, le tradusse : Alla morte colla forca ; Oberdan rispose: Sissignore; e egli stesso si tolse la blouse militare, gettandola in atto di spregio al suolo, poi da sé stesso offerse le mani a legare. «Il boia disse che di tutti i delinquenti coi quali finora si era trovato a contatto, nessuno aveva conservato fino all'ultimo momento un contegno così altero e ardito. Aveva creduto che nel momento decisivo Oberdan avrebbe smarrito il coraggio, ma s'ingannò». Oberdan innanzi al palco, I' ultimo momento gridò : — «Muoio perchè la mia morte gioverà a riunire la mia cara Trieste alla patria. Evviva Trieste libera! Viva l'Italia! Viva l'It.... — il capestro gli troncò la parola». Questo il martire giovanissimo che tutta Italia commemora e onora. Per la rinascita della Venezia Giulia. Prima condizione : la pacificazione degli spiriti. mente o quasi, di cattivi raccolti dì olive, d'inutili invocazioni al Governo perchè accordi riduzione d'imposte o intraprenda lavori urgentissimi di bonifiche e di manutenzioni di rive, lavori che rimandati a domani costeranno il doppio e più. Migliaia di operai e d' impiegati sono già disoccupati o temono di esserlo da un momento all' altro ; e la loro miseria diventa immediatamente, se non proprio miseria, certo cagione di gravi perdite per la classe dei commercianti e degl' industriali messi nella impossibilità di trarre dai chiusi esercizi e dagli affari ridottissimi gli utili necessari al finanziamento delle loro Il 20 dicembre si compiono 40 anni dacché Guglielmo Oberdan ebbe tron cato il suo grido di Viva l'Italia dal capestro austriaco. Nato povero alla dura lotta della vita era ancor fanciullo, quando ne intese i doveri; gli anni della scuola e quelli dell'esiglio lo videro martire del lavoro, privarsi di tutto per non esser d'aggravio a sua madre, assoggettarsi a sacrifici ignorati per poter recare alla sua cara vecchia, com' egli la chiamava, il frutto dei suoi sudori e insieme portare la sua povertà con fierezza antica. L'amore era passato su lui sfiorandolo appena come ala di farfalla che lambe i petali d'un fiore ; La propaganda nazionale a base di discorsi e di articoli è certamante o-oera buona ; ma guai se non è suf fragata da uno studio, sincero e assiduo di tutto ciò che rappresenta un bene'o un danno materiale del paese. Ora è dolorosa generale constatazione che le condizioni economiche della nostra regione sono molto tristi. Leggete 1' ultimo numero del Bollettino dell'Ufficio del lavoro e della statisti ca del Comune di Trieste e resterete amaramente impressionanti dal quadro che il dottor Alberto Moscheni vi traccia, mettendo a base del suo studio l'inchiesta fatta dal comitato economico commerciale della Commissione regionale per la Venezia Giulia. In condizioni analoghe ianguono,è vero, tutta l'Europa e il mondo. Ma più che confortarsi allo spettacolo dei mali altrui, giova provvedere ai mezzi più adeguati per curare i propri. A che son ridotte oggi le industrie triestine, dal momenio che son chiuse la Ferriera, la fabbrica di Linoleum, il jutificio, mentre ànno una produzione ridottissima i cantieri, la Pilatura di riso, la Raffineria di oli minerali ? Nè stanno meglio l'Istria e il Friuli, chè da Pola, a Rovigno, a Capodistria, a Monfal :one giungono giornalmente notizie scoraggianti di cantieri e di fabbriche che si chiudono total- imprese. La principal causa di questo fallimento generale del mondo contemporaneo è certamente da ricercarsi nella guerra che à fatto un' enorme distruzione di beni materiali, intellettuali e morali. Ma le sue colpe ce l'à, e gravissime, anche il nostro Governo che non fece, per dichiarazione esplicita di tutti i partiti politici, quanto da esso s'invocava e si aspettava. Una gran parte di responsabilità spetta poi a quelle organizzazioni rivoluzionarie che tennero viva nelle masse la speranza di poter conseguire il Paradiso terrestre attraverso una nuova guerra, la più distruttrice, e più infame di tutte, la guerra civile, l'as- servimento o la distruzione dei capitali, delle macchine, dei cantieri e via dicendo. Donde continui scioperi e serrate, e sciupìo enorme di tempo e di denaro specialmente da parte di coloro che più urlavano «il pane a chi lavora . La formula «distruggiamo le fabbriche e i cantieri, altrimenti non avremo lavoro e pane», non è un mito; veniva urlata anche in talune borgate e città istriane da demagoghi senza coscienza e senza pudore. Ora è ben lungi da noi l'idea di rinfocolare le ire ; tutt' altro. La soluzione dei nostri problemi economici esige la pacificazione completa e sincera degli spiriti turbati dal lungo tra vaglio. Nessun partito può pretendere di rappresentale, da solo, la grande maggioranza della popolazione. A torto o a ragione, i più si guardano bene dal voler compromettere la propria tranquillità con l'entrata in lizza aperta a favore di questi o ili quelli; vi complimentano quando sembrate poter riuscire utili o dannosi; ma vogliono conservare intera la propria indipendenza. E poiché nessuna lotta si combatte senza violenze e senza vittime, ecco i dominatori di ieri, oggi sbalzati dal potere, eccoli covare sordi propositi di vendetta; negarvi qualsiasi appoggio materiale e morale, augurarvi tutto il male possibile, godere de' vostri errori. Non importa, o molto poco, se la vostra rovina è anche danno loro. Il settarismo nulla risparmia; esso calunnia e contamina anche le persone e le ide più nobili. Volete far da soli? e rappresentare quelli che non sono del vostro par tifo come i nemici del proletariato e dell'umanità? Ebbene; anche se riu sciste a lastricar d'oro tutte le vie della città, nessuna gratitudine vi verrebbe incontro dal partito che additaste al pubblico disprezzo. Oggi il partito social-comunista cade vergognosamente sotto il peso de' suoi errori politici. Auguriamo che i fascisti non ripetano questi errori; e che tenendo ben presente il mònito del loro supremo duce ■ \ a. # * ___ 5.25 14.10 16.- __ 5.45 14.29; 16.20 5.58 14.42 16 45 __ 6- 6 14.50 17. — 6.15 14.58 17.09 __ 6.28 15.12 17.32 __ 6 42 15.26' 17.47 __ 6.52 15.36 17.57 ___ 7. 6 15.50 18.46 __ 7 26 16.10 19 17 __ 7.46 16 30 19.38 _ 8. 1 16.45 19.53 __ 8.10 16 54 20. 3 __ 8.24 17.12 20.23 __ 8.35 17.23 20.35 __ 8 45 17.33 20.45 5. 5 9. 5 18.05 — 5.18 9.18 18 18 — 5.25 9 25 18.25 5 37 9.37 18.38 — i 5.55 10,- 19,- — ; 6. 3 10. 8 19. 8 — 6.10 10 14 19.14 — 6.15 10.20 19.20 —. 6.24 10.28 i 9.28 — 6.41 10.44 19.46 6.55 10.59 20.- — 7. 6 11.10 20.11 — 7.16 11.20 20.22, — 7,24 11.29 20,31 — 7.33 11.38 20.40 — 7.44 11.49 20 51 — 7.50 11.55 20.57 —* ; 7.57 12. 2 21. 4 — 8. 8 12.13 21.15 — 8.28 12.34 21 35, 1 " 1 t