ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 28 ■ 2018 ■ 2 original scientific article DOI 10.19233/ASHS.2018.20 received: 2017-03-04 LA VIA PARLAMENTARE ALL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI TUTELA DELLA COMUNITÁ SLOVENA IN ITALIA Miha ZOBEC Univerza v Mariboru, Filozofska fakulteta, Koroška cesta 160, 2000 Maribor, Slovenija e-mail: miha.zobec1@gmail.com SINTESI ll contributo analizza il percorso parlamentare dell'approvazione della legge di tutela della minoranza slovena in Italia e l'atteggiamento della parte italiana verso questo processo. Nonostante lo Stato italiano si fosse impegnato a tutelare la minoranza slovena giá con lo Statuto speciale del Memorandum di Londra del 1954, e successivamente con gli Accordi di Osimo del 1975, un atto legislativo conseguente non fu mai realizzato, se non in tempi recenti. Al contempo, le istituzioni della minoranza slovena si erano impegnate con costanza per circa un cinquantennio, affinché Roma emanasse una legge specifica che tutelasse gli sloveni in Italia in tutto il loro territorio d'insediamento e non soltanto in piccole aree circoscritte. Il parlamento infine approvó il provvedimento nel 2001, nel corso di una legislatura governata dal centrosinistra, mentre rimase ferma l'opposizione delle forze di destra, che tradizionalmen-te avevano sempre ostacolato i provvedimenti a favore delle minoranze nazionali. Parole chiave: minoranza slovena, trattati internazionali, legge di tutela della minoranza slovena in Italia, parlamento italiano PARLAMENTARNA POT SPREJEMA ZAŠČITNEGA ZAKONA ZA SLOVENSKO MANJŠINO V ITALIJI IZVLEČEK Prispevek prikazuje parlamentarni postopek sprejemanja zaščitnega zakona za slovensko manjšino v Italiji in predstavi italijanski odnos do tega procesa. Kljub temu, da se je Italija k zaščiti slovenske manjšine zavezala že v Posebnem statutu Londonskega memoranduma 1954, načela pa nato potrdila v Osimskih sporazumih 1975, določila teh mednarodnih dokumentov v praksi niso zaživela. Slovenska manjšina si je zato prizadevala za sprejem zakona, ki bi ščitil njene pripadnike na celotnem območju poselitve. Zaščitni zakon je bil v parlamentu nazadnje sprejet šele leta 2001. Z nastopom levosredinske vlade, ki je bila odločena rešiti vprašanje jezikovnih manjšin v državi, so bile tudi razmere za sprejem zakona ugodnejše, čeprav je bilo potrebno računati na nasprotovanje politične desnice, ki je v zaščiti slovenske manjšine videla nevarnost za italijansko prebivalstvo. Ključne besede: slovenska manjšina, mednarodni sporazumi, zakon za zaščito slovenske manjšine v Italiji, italijanski parlament 297 ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 28 ■ 2018 ■ 2 Miha ZOBEC: LA VIA PARLAMENTARE ALL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI TUTELA DELLA COMUNITÁ SLOVENA IN ITALIA, 295-306 INTRODUZIONE La legge 38/011 e il primo atto legislativo della Re-pubblica italiana che prevede un unico livello di tutela per gli appartenenti alla minoranza etnica slovena in tutte e tre le province del loro insediamento. E questo il motivo per cui, superata la precedente forma disomo-genea, oggi si parla di tutela globale, mentre la legge e conosciuta sotto l'appellativo di legge di tutela globale. La tutela della minoranza slovena e stata gia argo-mento di numerosi studi sia di carattere storiografico sia giuridico2, alcuni dei quali si sono cimentati piu recen-temente anche con le questioni di carattere attuativo. Per quanto riguarda il percorso di approvazione della legge, materia non ancora studiata in tutti i suoi partico-lari, va citata l'opera di Jože Šušmelj, console generale della Jugoslavia e in seguito della Slovenia a Trieste. Il suo libro sul tortuoso percorso di approvazione della legge (Šušmelj, 2003) al parlamento attinge all'esperien-za personale, ai verbali della Camera dei deputati e alla stampa della minoranza in Italia e di quella in Slovenia. Altri studiosi hanno analizzato il contenuto della legge sotto il profilo giuridico e storico-sociale3. Nonostante tutto ció e possibile affermare che il punto di vista italiano in merito a questa legge rimane poco conosciuto. Le trattazioni citate, infatti, raramente attingono alla stampa italiana, per cui manca nelle analisi storiografiche un'adeguata considerazione dei modi in cui venivano visti da parte dell'opinione pubblica italiana sia il problema della tutela giuridica sia la condizio-ne generale della minoranza slovena. Il coinvolgimento della stampa italiana nell'interpreta-zione storiografica consente di assumere una certa distanza da quell'approccio etnocentrico, proprio del modo in cui la minoranza (in parte anche l'opinione pubblica in Slovenia) percepiva la legge e il suo significato nel quadro della societa e delle istituzioni italiane. In questo modo l'approccio alla questione diventa piu plurale, giacché si propone di seguire un metodo di storia condivisa (shared history), dove l'oggetto d'analisi e affrontato da tutti i pun-ti di vista effettivamente presenti nella vita reale (Verginel-la, 2010, 212; Verginella, 2012, 322). Rilevare la percezione italiana riguardo al disegno di legge non e peró un'operazione agevole, in quanto la stampa nazionale aveva dedicato scarsa attenzione alla questione. Maggiore fu l'attenzione della stampa triestina. E interessante notare che la stampa nazionale si era molto piu interessata al tema negli anni della Jugoslavia socialista, probabilmente a causa del ruolo tampone tra l'Est e l'Ovest ricoperto da questo paese (Bucarelli, 2008, 26) e anche in virtu della posizione di Trieste, considerata in una prima fase baluardo di di-fesa dell'Occidente, dopo gli accordi di Osimo (1975), invece, come luogo d'incontro tra i due mondi. Di con-seguenza in questo mio tentativo di ripercorrere l'iter che porto all'approvazione della legge cerchero di ren-dere conto dei cambiamenti intervenuti nell'opinione pubblica italiana dalla dissoluzione della Jugoslavia all'approvazione della legge e di chiarire in che modo questi cambiamenti hanno influito sulla discussione del disegno di legge e quindi sulla sua approvazione. Dato il breve spazio a disposizione il discorso si soffermera necessariamente sui passagi di maggiore rilievo. LA QUESTIONE DELLA TUTELA DOPO OSIMO: I MUTAMENTI NEL TEATRO DELLA POLITICA E LA PROPOSTA MASELLI Dopo la seconda guerra mondiale la comunita degli sloveni in Italia non e stata oggetto dello stesso livello di tutela garantito alle minoranze tedesca e francese. Mentre nell'immediato dopoguerra nel Trentino-Alto Adige e nella Val d'Aosta venivano istituite due regioni autonome dotate di statuto speciale, in cui si provvedeva alla tutela delle minoranze, nel caso degli sloveni e del territorio abitato da questa comunita la regione autonoma fu fondata appena nel 1963. E da precisare che la regione Friuli-Venezia Giulia (FVG) non fu costituita prioritariamente a garanzia delle minoranze linguistiche, che si presupponeva fossero tutelate dalla Costituzione italiana, ma semplicemente per motivi geo-politici ed economici4. Infatti, nello statuto di autonomia la questione della tutela delle minoranze trova riscontro solamente nel 3° articolo e in termini molto generali5. Gli sloveni della provincia di Trieste erano stati sotto-posti a tutela giuridica per mezzo dello Statuto speciale accluso al Memorandum di Londra 1954, che pero non veniva attuato in quanto l'Italia non aveva ratificato il 1 Norme a tutela della minoranza lingüistica slovena della regione Friuli-Venezia Giulia (GURI, n. 56, 8. 3. 2001). 2 Va citata la raccolta di saggi nel volume Na oni strani meje (Bajc, 2004) che presenta, per chi desidera intraprendere ulteriori lavori di analisi, un esame sia storico che giuridico del problema della tutela della minoranza con una ricca bibliografía. Alla questione giuridica e dedicato anche un numero monografico della rivista Acta Histriae in cui sono pubblicati gli atti della conferenza La posizione giuridica degli sloveni in Italia 1866-2002 (Pravni položaj Slovencev v Italiji, 1866-2002) (Acta Histriae, 11, 2003, 2). Altri riferimenti bibliografici relativi al tema della situazione della minoranza sotto il profilo giuridico si possono trovare in questo saggio. L'inquadramento storico nel volume della Milica Kacin Wohinz e Jože Pirjevec (2000). 3 Vedi ad esempio Ozbič (2004a), il rapporto sullo stato giuridico della minoranza di Brezigar e Komac (2010) a nove anni dall'approva-zione della legge, il contributo sul ruolo del comitato paritetico ossia l'organo preposto alla vigilanza sull'attuazione della legge di tutela di Jevnikar (2003) l'esame dei vari approcci alla tutela di Marinac (2005), la situazione nella Resia di Valentinčič (2016), la valutazione critica di Bajc e Klabjan (2008) e nuovamente, in forma sintetica, da Bajc (2016). 4 Vedi: Camera dei deputati, Atti parlamentari, III legislatura, Proposta di legge costituzionale n. 1361, Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia, presentata il 25 giugno 1959. 5 Per i commenti sull'art. 3 dello statuto della regione FVG si veda: Paladin, 1964, 13-15. 298 ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 28 ■ 2018 ■ 2 Miha ZOBEC: LA VIA PARLAMENTARE ALL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI TUTELA DELLA COMUNITÁ SLOVENA IN ITALIA, 295-306 Memorandum6. Di conseguenza, all'inizio degli anni '70, gli esponenti sloveni in collaborazione con i partiti della sinistra italiana e sotto il coordinamiento delle organizza-zioni della minoranza redigevano una proposta di legge dei diritti nella vita privata e pubblica degli sloveni di tutte e tre le province, Trieste, Udine e Gorizia. Questa forma di tutela fu in seguito denominata "globale"7. Nei mesi in cui nel parlamento italiano comparivano le prime proposte di legge sulla tutela, l'Italia e la Jugoslavia avviavano le trattative segrete relative alla soluzione della questione dei confini che portarono nel 1975 alla firma degli accordi di Osimo. Tali accordi confermavano, in merito alla questione della tutela delle minoranza, la situazione preesistente. Dopo la ratifica degli accordi di Osimo8 e la chiusura dei lavori della Commissione Cas-sandro,9 l'attenzione volse verso la discussione parlamentare. Da questo punto di vista fu rilevante l'attività svolta negli anni Ottanta dalla prima commissione permanente del Senato, il cui compito era esaminare tutte le proposte di legge presentate sull'argomento dai vari partiti. Nell'am-bito di questa una sottocommissione aveva il compito di analizzare il problema e di predisporre una proposta di legge. Con il passare del tempo l'attività di questa commissione comincio lentamente a scemare in seguito ai rinvii delle sedute, dei contrasti tra i membri e dell'incapacità di trovare un punto di convergenza con il governo. Nel contempo, il ministro degli Affari regionali Antonio Maccanico predispose un disegno di legge ispirandosi alle conclusioni della Commissione Cassandro10. Anche questa proposta, non prevedendo alcuna forma di tutela per gli sloveni della provincia di Udine, riconfermava il regime territoriale discriminatorio, incontrando cosí la ferma opposizione della minoranza. D'altro canto vi si opposero pure i rappresentanti della destra italiana, poiché ritene-vano che avrebbe offerto alla minoranza troppi benefici. Con la disgregazione dello Stato jugoslavo i rapporti dell'Italia con i membri della minoranza slovena e la Slovenia andavano progressivamente migliorando. Per quanto il ministro degli esteri italiano Gianni De Michelis fosse stato per lungo tempo contrario all'indi-pendenza degli sloveni (si temeva un effetto domino su altre comunità nazionali disseminate in altre parti della stessa Jugoslavia e nell'Europa dell'Est), il presidente della regione FVG Adriano Biasutti appoggio le aspirazioni di Lubiana11 (Lusa, 2001, 59; Kosin, 2000, 27; Susmelj, 2009, 153). Seguí, grazie all'iniziativa di Biasutti, anche la visita di Francesco Cossiga in Slovenia e l'incontro con il presidente sloveno Milan Kucan che rappresento un buon auspicio per i futuri rapporti tra i due stati12. Nonostante cio questi rapporti non furono facili in quanto rimanevano sul tappeto le questioni della tutela delle due minoranze e all'esproprio dei beni degli esuli italiani dall'Istria. L'Italia pose come condizione al rico-noscimento della Slovenia e della Croazia l'accettazio-ne da parte di queste nuove entità del Memorandum tri-laterale13 in cui era richiesta l'attuazione di una politica 6 Sulla questione relativa alla mancata ratifica e quindi attuazione dello Statuto speciale: Ozbič, 2004b, 1 75-1 83. 7 Le proposte sono pubblicate nella raccolta: Jeri, Kušej, Klemenčič & Polič, 1974, e inoltre nel libro: Šiškovič, 1974. Sulla bozza del Partito Comunista Italiano (PCI) vedi anche: Čok, 2008. 8 Sui negoziati, conclusi con la firma degli accordi di Osimo, che hanno confermato sia la linea di confine sia le forme di tutela delle minoranze previste dal Memorandum di Londra, si veda Škorjanec, 2007. Sull'approccio italiano alla soluzione del problema cfr. Bucarelli, 2009; Bucarelli, 2013. Il punto di vista jugoslavo è spiegato in Mišic, 2013. Le questioni poste da Osimo vengono approfondite nella raccolta di saggi Osimska meja (Il confine di Osimo) (Pirjevec, Klabjan, Bajc, 2006). Sul punto di vista italiano relativo alla tutela delle minoranze come previsto dall'art. 8 degli accordi si veda: Udina, 1979, 35-40; Bonamore, 1979, 424-429; Bartole, 1977. Su quello jugoslavo invece: Petrič, 1981, 87-93; Petrič, 1982, 51-52; Šiškovič, 1984, 85; Devetak, 1984, 79-80. 9 Per rendere più spedita l'attuazione dei trattati di Osimo, il governo istitui una commissione di studio presieduta da Giovanni Cassandro con il compito di adeguare l'ordinamento italiano agli accordi internazionali. Ne fecero parte anche esponenti della minoranza slovena. Il funzionamento della commissione fu condizionato dal rifiuto di alcuni suoi membri di riconoscere le popolazioni della Slavia friulana come slovene. Secondo Stojan Spetič, membro di questa commissione (già giornalista al Primorski dnevnik e alla RAI triestina e senatore PCI/PRC, ha collaborato alla stesura della legge 482/99 per la tutela delle minoranze storiche in Italia e della legge di tutela della minoranza slovena 38/01), è stato fondamentale il contributo del gruppo del prefetto Rizzo, grazie al quale è stato predisposto un elenco di 35 Comuni (compresi quelli della provincia di Udine) in cui andava applicata la tutela della minoranza. Questo elenco sarebbe in seguito diventato importante per il concetto di tutela globale (Spetič, 1985; Spetič, 2015). 10 Senato della Repubblica, X legislatura, Disegno di legge n. 2073, Provvedimenti a favore delle popolazioni di lingua slovena delle province di Trieste e Gorizia e di quelle di origine slava della provincia di Udine, presentato il 26 gennaio 1990. 11 Biasutti informo l'allora segretario del partito Democrazia Cristiana (DC) Arnaldo Forlani dell'istanza avanzata dal consiglio regionale del FVG in cui si chiedeva che l'Italia modificasse la sua politica nei confronti della Jugoslavia riconoscendo l'indipendenza della Slovenia e della Croazia (cfr.: Kosin, 2000, 27; Bucarelli, 2009, 136). Vedi pure il discorso di Biasutti all'incontro pubblico Draga 1990, in cui si pronuncio a favore dell'indipendenza della Slovenia promettendo di impegnarsi anche per la tutela della minoranza etnica (cfr.: Martelanc & Maver, 1991, 108-113). 12 I rapporti tra la comunità slovena e la politica locale triestina erano in questo periodo alquanto tesi, tanto da trovare spazio nella stampa nazionale. Il Corriere della Sera riferiva con preoccupazione del clima che si respirava a Trieste in seguito alle denunce e le ingiurie lanciate dal partito neofascista Movimento Sociale Italiano (MSI) in merito alla questione delle foibe e le parole del sindaco sul nazion-alismo sloveno e contro il bilinguismo (Corriere della Sera, 26. 10. 1991: Ma Trieste non è Bolzano, 17). 13 Il Piccolo esprimeva il timore dei triestini che il Memorandum trilaterale potesse diventare un "nuovo Osimo" e aprire le porte al bilinguismo. L'avvocato Paolo Sardos Albertini a nome del Centro di coordinamento per la difesa di Trieste e dell'Unione degli Istriani arrivava invece a ritenere nulli tutti gli accordi internazionali firmati dalla disciolta Jugoslavia e a negare alla Slovenia e alla Croazia il diritto sui territori già appartenenti alla zona B del Territorio Libero di Trieste (TLT) (Il Piccolo, 12. 1. 1992: Tutela con troppi segreti, 1, 2; si veda pure: Il Piccolo, 14. 1. 1992: Il Memorandum della discordia, 1). 299 ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 28 ■ 2018 ■ 2 Miha ZOBEC: LA VIA PARLAMENTARE ALL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI TUTELA DELLA COMUNITÁ SLOVENA IN ITALIA, 295-306 di tutela della minoranza italiana. La parte slovena non diede il proprio consenso al Memorandum, in quanto l'Italia non aveva accettato di firmare un accordo bilaterale in base al quale si sarebbe dovuta impegnare nei confronti della minoranza slovena14. I rapporti si arenarono nuovamente di fronte alla firma degli accordi di Aquileia nell'ottobre 1994 che avrebbero dovuto regolare i problemi delle minoranze nei due Stati, i risarcimenti agli esuli e la questione degli immobili in Slovenia gia di proprieta degli italiani (Lusa, 2001, 174-179; Susmelj, 2009, 230-236), Nella bozza di accordo l'Italia si era impegnata ad approvare una legge di tutela riconoscendo l'esistenza di una popola-zione di lingua slovena anche nella provincia di Udine e dichiarandosi disponibile a destinare fondi pubblici a sostegno di una scuola slovena privata in questo territorio. (Kosin, 2000, 227). Il governo sloveno pero ri-fiuto l'accordo adducendo che il governo italiano stesse ricattando la Slovenia per il suo ingresso nell'Unione Europea (UE) (Bucarelli, 2009, 146). L'arrivo di Romano Prodi alla Presidenza del consi-glio apriva nuove speranze per la tutela della minoranza. A livello locale la situazione incomincio a cambiare ancora prima con l'elezione di Riccardo Illy a sindaco di Trieste nel 1993. Come in precedenza Biasutti anche Illy si adopero per una politica piu conciliante con la Slovenia. Infatti, nel discorso di ringraziamento ai pro-pri elettori scelse di esprimersi anche in sloveno. Pochi giorni dopo la sua nomina fu ricevuto dal presidente slo-veno Milan Kucan e dal sindaco di Capodistria Aurelio Juri (Lusa, 2001, 125). II percorso parlamentare della legge di tutela non si svolgeva disgiuntamente da un piu generale processo politico tendente a riconoscere pieni diritti a tutte le minoranze linguistiche presenti in Italia. Nel 1997 l'Italia ratifico la Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali stabilita dal Consiglio d'Europa. Seguí nel 1999 l'approvazione della legge 482 per la tutela delle minoranze linguistiche storiche in Italia, che contiene le norme per la tutela di dodici minoranze tra-dizionalmente presenti nel territorio Italiano. Tale normativa costituiva un forte incentivo alla soluzione parlamentare della bozza di legge di tutela della minoranza slovena (Brezigar, 2001, 112). Nel luglio 1998 si stava per avviare nell'ambito di una sottocommissione della commissione Affari costi-tuzionali della Camera una nuova discussione sul tema della legge. Il relatore Domenico Maselli aveva predi-sposto una proposta di base per il dibattito in aula con l'appoggio dei partiti di centrosinistra e di Rifondazione comunista (PRC), ovvero delle forze politiche che so-stenevano il governo Prodi. La minoranza Slovena era difatti storicamente legata ai partiti italiani di sinistra. Un ruolo importante nella lotta per i diritti nazionali lo svolsero i parlamentari sloveni del PCI: Marija (Marina) Bernetič (Bernetti), deputata negli anni 1963-1967; Albin Škerk, deputato tra il 1968 e il 1976, firmatario del primo disegno di legge per la tutela della comunità slovena; Jelka Gerbec, senatrice tra il 1976 e il 1987; Stojan Spetič, senatore tra il 1987 e il 1991. Fra gli appartenen-ti al PCI vanno menzionati anche Karel Šiškovič, fon-datore dell'Istituto Sloveno di Ricerche (SLORI) e Boris Iskra, entrambi membri con Spetič della Commissione Cassandro. Un ruolo importante lo svolse anche Loris Fortuna (deputato dal 1963 al 1985), firmatario del disegno di legge proposto dal Partito Socialista Italiano (PSI). Nella cosidetta seconda Repubblica gli sloveni si affidarono al Partito dei Democratici di Sinistra (PDS) e al PRC. Darko Bratina (senatore PDS tra il 1992 e il 1997) opero anche in ambito europeo. Demetrio Volcic dei Democratici di Sinistra (DS) sostitul Bratina al Senato e accompagno la legge alla dirittura d'arrivo. Nel 2001 fu eletto nella lista dell'Ulivo Miloš Budin che divento sottosegretario al commercio internazionale. Nel 2008 fu eletta al senato Tamara Blažina nella lista del Partito Democratico (PD) e nel 2013 come deputata, infine dal 2018 come candidata indipendente del PD è stata eletta al Senato Tatjana Rojc. La bozza Maselli poggiava prevalentemente sulla proposta di legge presentata dal senatore Darko Bratina assieme ad altri membri dell'assemblea il 4 agosto 1995 e sulla quale esisteva il pieno accordo della società civile e della comunità slovena. Una simile proposta era stata presentata alla Camera dal deputato Luciano Cave-ri (del partito politico di ispirazione autonomista attivo in Valle d'Aosta, l'Union Valdôtaine - UV) nel giugno del 1997 a nome del partito sloveno Slovenska Skupnost / l'Unione slovena (SSk) e in collaborazione con Bratina. La proposta Maselli era stata approvata da tutte le componenti della minoranza slovena (Šušmelj, 2003, 29-30). La bozza riconosceva l'esistenza della minoranza degli sloveni nelle tre province di Trieste, Gorizia e Udine in conformità con quanto previsto dalla Costituzione, dallo Statuto speciale della regione FVG e dalle conven-zioni e dagli accordi internazionali. Assegnava allo Sta-to, alla regione FVG e agli enti locali il compito di adot-tare le misure necessarie affinché venissero riconosciuti agli appartenenti alla minoranza i diritti fondamentali e le corrispondenti libertà civili. Prevedava inoltre l'istitu-zione di un organo paritetico con competenze rilevanti ai fini attuativi. Il comitato paritetico era inteso come organo consultivo che aveva il compito, insieme alle autorità locali, di formare l'elenco dei comuni dove la legge di tutela doveva essere attuata. Successivamente l'elenco sarebbe dovuto essere controfirmato dal presidente della Repubblica per la sua validazione (Šušmelj, 2003, 32-33). 14 II Corriere della Sera scriveva che in questa occasione la minoranza slovena non aveva ottenuto nulla, mentre gli italiani in Istria rischi-avano di perdere le conquiste acquisite fino ad allora (cfr. Corriere della Sera, 16. 1. 1992: Si riapre la ferita delle minoranze, 3). 300 ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 28 ■ 2018 ■ 2 Miha ZOBEC: LA VIA PARLAMENTARE ALL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI TUTELA DELLA COMUNITÁ SLOVENA IN ITALIA, 295-306 Poco prima che la commissione Affari Costituzio-nali formulasse finalmente una proposta di legge, nel mese di ottobre del 1998 il governo Prodi cadde (per es. Crainz, 2016, 320-322). Il parlamento voto la fiducia ad un nuovo governo presieduto da Massimo D'Alema. Data la continuità del centrosinistra, ció non infició il percorso dell'esame della proposta di legge, che fu av-viato dalla commissione competente già alla fine del mese di settembre di quell'anno. La commissione riusci quindi ad approvare l'agenda dei lavori proposta da Ma-selli con i voti favorevoli dell'Ulivo e del PRC; contro si espressero invece Alleanza nazionale (AN), Lega Nord (LN) e Forza Italia (FI)15. L'AVVIO DELLA DISCUSSIONE DELLA PROPOSTA MASELLI ALLA CAMERA L'inizio dell'esame della proposta di legge da parte della commissione Affari costituzionali, alla metà di lu-glio del 1999, fu preceduta dall'elezione a nuovo presidente della commissione, con i voti della coalizione di centrosinistra e del PRC, di Raffaele Cananzi, esponente del Partito Popolare Italiano (PPI). Cananzi si prodigo in favore del procedimento, polemizzando frequentemen-te durante il dibattito con il deputato Roberto Menia (AN) e rimproverandolo per il suo ostruzionismo16. Il relatore di maggioranza, Maselli, e il relatore di minoranza, Menia, presentarono alla presidenza della Camera le rispettive relazioni sull'attività svolta dalla commissione il 22 luglio 1999. Menia ripeteva la vec-chia tesi della destra italiana, ovvero che la minoranza slovena era già ampiamente tutelata e che nella provincia di Udine non vi erano popolazioni di lingua slovena. Egli aveva presentato una proposta alternativa, preparata nell'ambito delle forze di opposizione, che limitava l'applicazione della legge a quattro comuni in provincia di Trieste e tre in quella di Gorizia; per le popolazioni della provincia di Udine, invece, Menia prevedeva solamente il pieno rispetto delle culture e degli idiomi "slavofoni" locali17. Maselli, al contrario, era dell'idea che, mentre nel Goriziano e nel Triestino le due comunità fossero tutelate, gli sloveni della provincia di Udine non usufruissero di alcuna tutela. Inoltre, secondo il relatore di maggioranza gli interventi di tutela che si erano sviluppati ne-gli anni passati, dovevano essere raccordati in un testo unico, in grado di dare attuazione a quanto previsto dall'art. 6 della Costituzione italiana18. Alla Camera dei deputati era stata avviata la discussione gia il 23 luglio, ovvero il giorno dopo la presentazione delle due relazioni alla presidenza. IL SEGUITO DEI LAVORI ALLA CAMERA E LE VISITE A TRIESTE DEI SOSTENITORI E DEGLI OPPOSITORI ALLA LEGGE Verso la fine di settembre del 1999 la discussione alla Camera dei deputati si stava per concludere. Nei giorni successivi l'aula avrebbe dovuto passare all'esame dei singoli articoli per finire poi con la votazione sull'intero provvedimento. I gruppi di destra, particolarmente accesi nel dibattito, cercarono di introdurre numerosi ostacoli alla prosecuzione dei lavori. Inoltre, Menia annuncio una manifestazione del suo partito a Trieste, dove l'allora leader di AN Gianfranco Fini avrebbe parlato contro "il bilingüismo e in favore dell'unita e l'identita nazionale"19. Tale manifestazione ebbe luogo l'8 ottobre in Piazza San Antonio a Trieste. Fini sostenne, di fronte a circa 1500 partecipanti, la ben nota posizione di AN in opposizione alla legge di tutela, ripercorrendo quasi letteralmente l'in-tervento tenuto da Menia alla Camera20. Il 21 gennaio, mentre si faceva probabile un rinvio, la Camera riusci a portare a termine la discussione generale. Prima di discutere i singoli articoli i deputati avrebbero dovuto esprimersi in merito all'eccezione di incostituzio-nalita presentata da AN. A questo punto l'iter di appro-vazione rischiava di arrestarsi. Nel presentare i motivi della pregiudiziale di costituzionalita il deputato Menia si avvalse del fatto che il Senato aveva appena approva-to la cosiddetta legge quadro di tutela delle minoranze linguistiche il che avrebbe avuto un effetto decisivo sulle condizioni di vita della minoranza del FVG21. Sul versante opposto anche le organizzazioni slovene indirono in appoggio all'approvazione della legge una manifestazione, che ebbe luogo a Trieste il 6 mag-gio 2000. Fu la prima manifestazione di questo genere 15 Primorski dnevnik, 1. 10. 1998: Prodijevo zavezništvo je osvojilo predlog posl. Caverija, 1, 3; Il Piccolo, 1. 10. 1998: Tutela degli sloveni: parte l'iter della legge, 14; cfr. Šušmelj, 2003, 33. 16 Camera dei deputati, XIII legislatura, Seduta del 15. 7. 1999, 13; Primorski dnevnik, 15. 7. 1999: Zaščita zopet zdrsela na dno dnevnega reda, 3. 17 Camera dei deputati, Relazione della commissione Affari Costituzionali presso la Camera dei deputati sulle proposte di legge n. 229, n. 3730, n. 3826, n. 3935, relative alla tutela giuridica degli sloveni nella regione FVG, 22. 7. 1999, Intervento del relatore di minoranza Roberta Menia; Il Piccolo, 23. 7. 1999: "Sloveni, faremo ostruzionismo", 12; Šušmelj, 2003, 50-51. 18 Camera dei deputati, Relazione della commissione Affari Costituzionali presso la Camera dei deputati sulle proposte di legge n. 229, n. 3730, n. 3826, n. 3935, relative alla tutela giuridica degli sloveni nella regione FVG, 22. 7. 1999, resoconto del relatore di maggioranza Domenico Maselli. 19 Primorski dnevnik, 21. 9. 1999: Korak naprej na še strmi poti sprejemanja zaščitnega zakona, 1. 20 Primorski dnevnik, 8. 10. 1999: Fini potrdil nasprotovanje zaščiti slovenske manjšine, 1, 6; Il Piccolo, 9. 10. 1999: Fini attacca a tutto campo, partendo dal "bilinguismo", 13. 21 Primorski dnevnik, 22. 1. 2000: Zaščitni zakon: v zbornici končana splošna razprava, 1, 3; cfr. Camera dei deputati, XIII legislatura, Verbale della seduta del 21. 1. 2000, 13-15. 301 ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 28 ■ 2018 ■ 2 Miha ZOBEC: LA VIA PARLAMENTARE ALL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI TUTELA DELLA COMUNITÁ SLOVENA IN ITALIA, 295-306 dopo quella tenutasi il 20 maggio nel 1984 in Piazza del-la Vittoria a Gorizia (in sloveno na Travniku)22. Tra i due eventi è pero doveroso notare alcune differenze alquanto evidenti: alla manifestazione triestina era stato il sinda-co di Trieste, Riccardo Illy, a pronunciare il discorso di apertura, mentre quella di Gorizia si era svolta senza la partecipazione di rappresentanti delle autorità. Il Piccolo sottolineava infatti che "i tempi erano cambiati", che le autorità locali stavano sostenendo le ragioni dei manife-stanti favorevoli alla rapida approvazione della legge di tutela in parlamento e che il sindaco si era rivolto ai ma-nifestanti in sloveno. Il giornale triestino stava anch'esso dimostrando una maggiore apertura nei confronti della popolazione slovena23. La stampa nazionale, invece, a differenza del 1984, ignoro del tutto l'episodio a dimo-strazione che il problema della minoranza slovena era ormai decaduto dalla sfera principale di interesse. Seguendo la proposta del presidente Luciano Violante la Camera rinvio l'esame della legge dal 21 marzo a dopo le elezioni regionali del 16 aprile. Menia ripeté il punto di vista del suo partito chiedendo di cancellare la legge dall'ordine del giorno a causa dell'inammissibilità dei suoi contenuti: dai dati in suo possesso, risultava che più dei due terzi della popolazione di Trieste sa-rebbero stati contrari alla sua approvazione. Il presidente della Camera gli rispose che l'opposizione espressa dalla maggioranza era motivo ulteriore per approvare la legge24. Il Piccolo faceva notare come l'iter della legge fosse diventato un "percorso di guerra". Per quanto il rinvio fosse dovuto all'apertura della campagna per le elezioni regionali, il giornale esprimeva il proprio disap-punto sull'opera di ostruzionismo di AN. La discussione alla Camera riprese alla fine di giugno del 2000. Grazie alla presenza massiccia dei deputati di maggioranza l'ostruzionismo delle destre fu vanificato. Durante la discussione, durata più di quattro ore, la Camera approvo sette dei 28 articoli del testo di legge25. Entro il 13 luglio furono approvati anche gli altri, ad eccezione dell'art. 11 riguardante la scuola pubblica con lingua di insegnamento slovena. Su questo artico- lo erano stati presentati moltissimi emendamenti, il che comporto il rinvio della seduta dal 5 al 13 luglio. Durante il dibattimento del 5 luglio vennero approvati tredici articoli. Dai banchi dell'opposizione Gualberto Nicco-lini dichiaro che l'articolo 18 (Teatro stabile sloveno) era demagogico e populista, mentre Menia aggiunse che si trattava di un evidente privilegio dato alla minoranza a scapito della maggioranza26. Il 13 luglio la Camera approvo anche l'ultimo arti-colo della proposta di legge e licenzio il testo nel suo insieme. Avevano votato a favore i deputati del centro-sinistra e del PRC, contro quelli dell'opposizione. Non vi furono ulteriori tentativi di dilazione. La seduta finale si concluse con le dichiarazioni di voto di tutti i gruppi parlamentari. I due interventi finali furono, per l'opposizione, dell'allora capo di AN Gianfranco Fini, mentre per la maggioranza parlo Fabio Mussi (DS). Il discorso di Fini verteva sul suo convincimento che, con l'adozione di una normativa di tutela della minoranza slovena, il parlamento italiano non rispondesse ad alcun obbligo derivante da accordi di carattere internazionale, dato che erano gia in vigore piu di duecento provvedimenti a difesa di questa minoranza. La proposta di legge gli sembrava del tutto superflua esistendo gia la legge quadro di tutela delle minoranze linguistiche del 1999. Era quindi discriminatoria nei confronti della maggioranza italiana. D'altra parte Mussi dichiaro che quell'atto, ar-rivato in parlamento con grave ritardo, rendeva attuativa una norma costituzionale tra le piu importanti27. Il primo ad esprimere la propria dichiarazione di voto fu l'ex presidente della regione FVG Piero Fonta-nini della Lega Nord, che annuncio l'astensione del suo partito. Secondo l'oratore questa legge creava per gli slo-veni delle condizioni di privilegio rispetto ai friulani, il che avrebbe potuto creare degli aspri conflitti all'interno della comunita regionale. Il sostegno alla legge da parte del PRC fu espresso invece dalla deputata Maria Celeste Nardini, secondo la quale l'Italia stava finalmente per adempiere ai propri obblighi costituzionali nei confronti della minoranza slovena. Per Rosanna Moroni (PdCI) il 22 Sulla manifestazione in Piazza della Vittoria a Gorizia vedi: Primorski dnevnik, 21. 5. 1984: Enotno, dostojanstveno in odločno: »Mi smo tu!«. Sullo stesso argomento si trovano corrispondenze anche nella stampa nazionale come nel Corriere della Sera, dove si metteva in luce che manifestazioni di questa entita "in piazza" non si erano viste da lungo tempo. I movimenti di destra e i nazionalisti l'avevano definita come una provocazione contraria al carattere italiano di questo territorio e si erano rallegrati per il fatto che l'amministrazione comunale aveva deciso di non aderirvi all'ultimo momento per quanto alla composizione della giunta partecipasse il partito SSk -l'Unione slovena (cfr. Corriere della Sera, 21. 5. 1984: Gli sloveni chiedono una legge di tutela, 2). Il Piccolo riporta in una breve nota la notizia della manifestazione in cui precisa che in piazza erano presenti circa dieci mila mani-festanti, cfr. Il Piccolo, 21. 5. 1984: Sloveni in piazza a Gorizia, 2. 23 Il Piccolo, 7. 5. 2000: Illy, un buongiorno in sloveno, 15. 24 Primorski dnevnik, 22. 3. 2000: Zaščitni zakon preložen na čas po deželnih volitivah, 1; Il Piccolo, 16. 3. 2000: Sloveni, il polo fa mancare il numero legale, 14. 25 Camera dei deputati, XIII legislatura, Verbale della seduta del 27. 6. 2000, 29; Primorski dnevnik, 28. 6. 2000: Poslanska zbornica včeraj odobrila prvih 7 členov, 1, 3; Il Piccolo, 29. 6. 2000: Tutela degli sloveni, marcia in salita, 6. 26 Camera dei deputati, XIII legislatura, Verbale della seduta del 28. 6. 2000, 5-6; Seduta del 4. 7. 2000, 112, Intervento di Roberto Menia, 45-46; Verbale della seduta del 5. 7. 2000, 8-66; Primorski dnevnik, 29. 6. 2000: Po odobritvi še dveh členov odložitev razprave, 1; 5. 7. 2000: Poslanska zbornica včeraj sprejela še dodatnih pet členov zakona, 1; 6. 7. 2000: Do odobritve zakona v zbornici še en člen in sklepno glasovanje, 1; Il Piccolo, 6. 7. 2000: Sloveni, la legge di tutela alle battute finali, 6. 2 7 Camera dei deputati, XIII legislatura, Verbale della seduta del 12. 7. 2000, 12 7-133; Primorski dnevnik, 13. 7. 2000: Poslanska zbornica odobrila zaščitni zakon, 1; Il Piccolo, 13. 7. 2000: Tutela degli sloveni, "si" dalla Camera, 1, 6; Šušmelj, 2003, 86-88. 302 ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 28 ■ 2018 ■ 2 Miha ZOBEC: LA VIA PARLAMENTARE ALL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI TUTELA DELLA COMUNITÁ SLOVENA IN ITALIA, 295-306 provvedimento non avrebbe minacciato nessuno, tanto meno l'italianita di Trieste. Luciano Caveri (UV) si solferino sul contributo che l'Unione slovena assieme ad altre organizzazioni slovene aveva dato per il buon esito della proposta e auspicó un iter breve e senza variazioni del testo al Senato per evitare una terza lettura alla Camera. Per quanto il testo approvato non fosse giudicato del tutto soddisfacente dai rappresentanti delle mino-ranze etniche, che credevano nell'Europa dei popoli, il suo partito aveva deciso di sostenerlo28. Il Piccolo sottolineava che la legge non introduce-va novita sconvolgenti e nulla di quanto paventato dalle destre: non la storpiatura dei toponimi e nemmeno l'introduzione di privilegi agli sloveni nel mercato del lavoro locale. La novita essenziale era il riconoscimen-to al diritto alla tutela per le popolazioni slovene della provincia di Udine. Il giornale non si e dunque fatto portavoce delle destre e degli estremisti. Trieste non era piu considerata la fortezza dell'italianita, come accade-va ai tempi del distacco della Slovenia dalla Jugoslavia. Il Piccolo riportava interviste con i rappresentanti della minoranza e con gli esponenti della destra nel pieno ri-spetto di una visione pluralista della cronaca politica29. In presenza di interpretazioni diverse e persino conflit-tuali della legge il giornale decise inoltre di pubblicare il testo integrale di questo atto legislativo con allegati tutti gli emendamenti presentati dalla forze politiche in parlamento30. L'ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE AL SENATO In Senato la discussione inizio il 10 ottobre 2000. L'esame fu avviato nelle due commissioni, Affari costi-tuzionali e Scuola e cultura, che si erano accordate per accelerare quanto possibile la procedura. Dopo che i due relatori di maggioranza (Felice Besostri di Sinistra democratica - l'Ulivo per gli Affari costituzionali e Luigi Biscar-di dello stesso gruppo parlamentare per la commissione Scuola) presentarono sinteticamente il testo approvato alla Camera, si avvio la discussione generale31. L'esame procedette speditamente. Le commissioni competenti conclusero in poco tempo l'esame introdut- tivo, sicché sembró probabile che il testo potesse passare alla discussione in aula entro un mese. I senatori della maggioranza optarono per il "silenzio politico", visto che ad allungare i tempi ci avrebbero comunque pensato i senatori delle destre. Infatti, il senatore triesti-no Giulio Camber (FI) pose immediatamente l'accen-to sul fatto che con questa proposta di legge venivano discriminati gravemente gli abitanti di Trieste e della regione FVG, soprattutto i dipendenti pubblici aggiun-gendo che, a suo parere, la minoranza slovena avrebbe potuto tranquillamente accontentarsi di quanto previsto dalla legge quadro sulla difesa delle minoranze lingui- stiche32. Al fine di bloccare il procedimento i membri delle commissioni senatoriali di destra presentarono una serie innumerevole di emendamenti. La coalizione di centro-destra Casa delle Liberta (CdL) di Silvio Berlusconi inoltró circa 1500 istanze di variazione del testo licenziato dalla Camera. Solamente Giulio Camber (FI) ne predispose ottocento, mentre i rimanenti furono presentati da Giovanni Collino di AN. La Lega Nord non presentó emendamenti33. Il Piccolo non mancó di riferi-re le parole del senatore DS Felice Besostri, che parló di ostruzionismo sistematico inscenato dalle destre34. L'esame del provvedimento nell'aula del Senato ini-zió il 1° febbraio 2001. L'avvio apparve da subito preoccupante, dato che la seduta fu interrotta per ben due volte a causa della mancanza del numero legale. Il di-battito si avvió solamente all'arrivo in aula del presidente Nicola Mancino35. La settimana successiva inizió con l'esame dei sin-goli articoli. Nella seduta del 6 febbraio i senatori ne approvarono nove. Gli esponenti della maggioranza e quelli del PRC riuscirono a respingere tutti gli emendamenti presentati. Ad ogni votazione i senatori di oppo-sizione Camber e Collino pretesero la verifica del numero legale, ma la loro richiesta fu respinta, dato che la maggioranza aveva deciso di bloccare l'ostruzionismo portato avanti dalla CdL36. Riguardo a questa votazione il Corriere della Sera riportava pure la dichiarazione di Volcic nella quale il senatore sloveno sosteneva che il disegno di legge di tutela della minoranza era il cin- 28 Camera dei deputati, XIII legislatura, Verbale della seduta del 12. 7. 2000, 113-120; Primorski dnevnik, 13. 7. 2000: Poslanska zbornica odobrila zaščitni zakon, 3. 29 Il Piccolo, 14. 7. 2000: E i commenti ripropongono le divisioni tra destra e sinistra, 6; Mussi: "Curiamo le ferite della storia e diamo un contributo alla pace", 7; Fini: "La battaglia contro la tutela e nel nome dell'identita nazionale", 7; 15. 7. 2000: Sloveni, una legge che divide. Da un lato si parla di nuova convivenza, dall'altro della lesa italianita, 6. 30 Il Piccolo, 18. 7. 2000: Tutela degli sloveni, questo il testo "emendato", 8. 31 Primorski dnevnik, 11. 10. 2000: Začela se je razprava o zakonu za zaščito slovenske manjšine, 1, 3. 32 Primorski dnevnik, 13. 10. 2000: Senat pospešeno obravnava predlog zaščitnega zakona, 1, 3; Šušmelj, 2003, 92-93. 33 Primorski dnevnik, 18. 10. 2000: Desnica s 1500 popravki zavira odobritev zaščitnega zakona, 1, 3. 34 Il Piccolo, 18. 10. 2000: Legge di tutela delle minoranze: pioggia d'emendamenti al Senato, 1, 8. 35 Senato della Repubblica, XIII legislazione, Verbale della seduta del 1. 2. 2001; Primorski dnevnik, 2. 2. 2001: V senatu končno začetek splošne razprave o našem zaščitnem zakonu, 1, 3; Il Piccolo, 2. 2. 2001: Tutela degli sloveni. Avviata la discussione nell'aula del Senato, 14. 36 Primorski dnevnik, 7. 2. 2001: Senat včeraj odobril prvih devet členov našega zaščitnega zakona, 1, 2. Sull'approvazione degli articoli vedi: Senato della Repubblica, XIII legislazione, Verbale della seduta del 6. 2. 2001, 113-226, Intervento di Gianclaudio Bressa, 7-9 e Intervento di Giulio Camber, 11-13. 303 ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 28 ■ 2018 ■ 2 Miha ZOBEC: LA VIA PARLAMENTARE ALL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI TUTELA DELLA COMUNITÁ SLOVENA IN ITALIA, 295-306 quantaduesimo in lista d'attesa e che tra queste proposte nessuna era arrivata nemmeno a "meta delpercorso che le separava dalla Gazzetta Ufficiale"37. Il 13 febbraio furono approvati tutti gli articoli della proposta di legge. Per l'approvazione definitiva manca-vano solo le dichiarazioni di voto del senatore di AN Collino, del senatore di FI Camber e del senatore DS della circoscrizione di Gorizia Volcic, nonché il voto finale38. In questa seduta i senatori esaminarono tutti gli undici articoli rimanenti respingendo gli emendamen-ti proposti dalla destra. I rappresentanti del centrosini-stra garantirono il numero legale il che accelero i tempi di approvazione. Critiche furono avanzate dalla Lega Nord e dal partito Centro Cristiano Democratico (CCD). La Lega si astenne dal voto ritenendo che l'aula non avrebbe dovuto rifiutare tutti gli emendamenti. Camber espresse nuovamente la sua contrarieta alle norme che regolavano la restituzione dei beni sottratti alla comu-nita in quanto gli esuli italiani dell'Istria non avevano avuto la restituzione dei beni sequestrati dalla Jugoslavia. Ivo Tarolli (CCD) dichiaro l'astensione dal voto del suo partito a causa del rifiuto della maggioranza di consentire l'esame degli emendamenti. Il sostegno al provvedimento fu quindi espresso dai seguenti gruppi: DS, UV, PdCI, Misto-SVP, PRC e PPI che avevano posto l'accento sul significato positivo della legge e sui suoi effetti benefici non solo per la minoranza, ma anche per 10 stesso contesto transfrontaliero e per il miglioramento dei rapporti tra Italia e Slovenia39. Mentre la stampa locale diede ampio risalto all'ap-provazione del testo di legge40, in quella nazionale quasi non se ne trova notizia. Solo La Repubblica, in un articolo, che aveva per oggetto l'impossibilita per gli italiani all'estero di votare alle imminenti elezioni poli-tiche, accennava alla recente approvazione della legge di tutela della minoranza e riportava le dichiarazioni di Fassino, Menia e Volčič al riguardo41. CONCLUSIONI La minoranza slovena in Italia aveva atteso per lungo tempo l'approvazione della legge di tutela assistendo al suo percorso parlamentare cosparso di ostacoli e rinvii. 11 motivo di queste lungaggini e da attribuire sia all'in-stabilita del sistema politico italiano ed alle lunghe procedure legislative, sia alla pressione esercitata da parte delle destre. La principale opposizione a questo provvedimento proveniva dalla citta di Trieste. I comporta- menti di Menia alla Camera e di Camber al Senato non davano certamente ragione a chi aveva sostenuto che dopo la dissoluzione della Jugoslavia e l'avvento della Slovenia indipendente "i tempi erano cambiati". Nelle cronache de Il Piccolo di Trieste si riscontra, nel periodo tra il conseguimiento dell'indipendenza della Slovenia e all'approvazione della legge di tutela, un deciso cambiamento di rotta. Mentre nel 1991 la pre-occupazione maggiore di questo giornale era stata il rischio rappresentato dall'introduzione del bilinguismo nella capitale del FVG, dieci anni dopo si riconosceva apertamente l'infondatezza di tale pericolo, poiché la legge di tutela non aveva in realtà introdotto innovazio-ni sconvolgenti. Il Piccolo aveva percorso la lunga strada da giornale che impersonava la paura del "pericolo slavo" a quotidiano consapevole della natura multietni-ca di Trieste e del ruolo che in questo quadro veniva ad assumere la minoranza slovena. Ai tempi in cui la Jugoslavia aveva rappresentato per l'Italia una sorta di cordon sanitaire tra l'Est e l'Adriati-co (Bajc, 2014, 725) e ricopriva per questo motivo una funzione strategica rilevante, i giornali italiani nazionali si soffermavano spesso sui problemi della minoranza slovena. I toni delle corrispondenze e dei servizi non erano mai aspri come quelli della stampa locale. Dopo la dissoluzione del blocco sovietico e della Jugoslavia socialista e l'adesione della Slovenia all'UE l'interesse per il confine orientale perse d'intensità, di conseguenza anche le notizie sulle sue questioni specifiche, come quella della minoranza slovena, diventarono meno frequenti. Secondo Stojan Spetic, coordinatore del gruppo di lavoro sulle minoranze ai tempi del governo D'Alema, i responsabili di una procedura cosí lunga possono es-sere ricercati anche tra alcuni esponenti dei partiti di coalizione, soprattutto tra i parlamentari ex DC, a quei tempi raccolti nel Partito popolare. Altre difficoltà veni-vano infrapposte dalle strutture amministrative triestine e goriziane, che tentavano costantemente di ostacolare l'avanzamento dei lavori parlamentari. Inoltre, data la fragilità della maggioranza, il problema era di convin-cere qualche esponente dell'opposizione, come quelli del CCD e della Lega Nord, a non votare contro la legge (Spetic, 2015). Bojan Brezigar, che a quei tempi era di-rettore responsabile del Primorski dnevnik (divenne in seguito, nel periodo 2007-2012, anche presidente del Comitato paritetico istituzionale per i problemi della minoranza slovena), dichiaro che un ruolo importante nell'approvazione della legge l'aveva avuto il mutamen- 3 7 Corriere della Sera, 7. 2. 2001: Legge pro-sloveni ancora a rischio dopo 52 tentativi, 2. 38 Il Piccolo, 13. 2. 2001: Tutela sloveni, oggi il voto finale, 10. 39 Per l'approvazione dei rimanenti undici articoli cfr.: Senato della Repubblica, XIII legislatura, Verbale della seduta del 13. 2. 2001, 9-121, Interventi di Guido Dondeynaz, 62-63, Russo Spena, 64-65; Tarcisio Andreolli, 66 e Ivo Tarolli, 69; Primorski dnevnik, 14. 2. 2001: Samo korak do zaščitnega zakona: senatorji včeraj odobrili vse člene, 1, 3; Il Piccolo, 15. 2. 01: La tutela degli sloveni dopo trent'anni è legge, 1. 40 Il Piccolo, 15. 2. 2001: La tutela degli sloveni, dopo trent'anni è legge, 1-3. Si vedano pure le diverse reazioni: Illy, scelta giusta. Anton-ione, una nuova stagione, 2; Menia: "È una ferita all'identità italiana", 2; Sloveni in Italia, dopo trent'anni arriva la tutela, 3; "La seconda guerra mondiale è finalmente finita", 3. 41 La Repubblica, 15. 2. 2001: Gli italiani all'estero non potranno votare, 10. 304 ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 28 ■ 2018 ■ 2 Miha ZOBEC: LA VIA PARLAMENTARE ALL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI TUTELA DELLA COMUNITÁ SLOVENA IN ITALIA, 295-306 to della situazione política a Trieste; citando il suo col-loquio con il diplomatico Gianfranco Facco Bonetti che sottolineo la importanza dell'appoggio del sindaco di Trieste (Brezigar, 2014). La legge ha suscitato molte e anche divergenti re-azioni. Nella minoranza stessa alcuni la approvarono, altri ne sono rimasti profondamente delusi. Il testo di legge non e sempre facile da interpretare in quanto lascia spazio a diverse letture (Bajc, Klabjan, 2008, 31; Bajc, 2016, 38). La critica piu severa riguarda il fatto che la legge non definisce l'area geografica della sua applicazione, ma demanda questo compito alle deci-sioni concordate tra il Comitato paritario e i Consigli comunali. Sembra pero che al parlamento non c'erano state le condizioni per risolvere questo nodo con il testo di legge (Brezigar, 2001, 115). Altro aspetto problematico consiste nel fatto che i diritti concessi devono essere reclamati da parte degli interessati (cioe ottenuti tramite domanda formale): la carta di identita bilingue, per esempio, viene rilasciata su esplicita richiesta e non in-vece automaticamente in base al fatto che il richiedente risiede in un territorio mistilingue (Spetic, 2015). Con questo contributo si e voluto dare una sintetica analisi dell'iter di approvazione della legge di tutela della minoranza slovena (38/01) e dell'eco suscitata a questo proposito nella stampa italiana. I problemi ri-guardanti l'attuazione della legge attendono ancora di essere esaminati. Cio considerato, come anche il fatto che la questione della tutela della minoranza era stata per lungo tempo uno dei problemi fondamentali della storia della comunita slovena in Italia dal secondo do-poguerra in avanti, non vi e dubbio che questo atto legislativo e le sue implicazioni saranno nel prossimo futuro ancora oggetto di studi. 305 ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 28 ■ 2018 ■ 2 Miha ZOBEC: LA VIA PARLAMENTARE ALL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI TUTELA DELLA COMUNITÁ SLOVENA IN ITALIA, 295-306 PARLIAMENTARY PATH OF THE ADOPTION OF THE LAW FOR THE PROTECTION OF THE SLOVENE MINORITY IN ITALY Miha ZOBEC University of Maribor, Faculty of Arts, Koroska cesta 160, 2000 Maribor, Slovenia e-mail: miha.zobec1@gmail.com SUMMARY The article presents the parliamentary procedure of the law for the protection of the Slovene minority in Italy and shows the Italian attitude towards this process. By signing the London Memorandum Italy (1954) already submitted herself to respect the rights of Slovene minority. However, the provisions that were later confirmed by the treaties of Osimo (1975) were never put into practice and Slovene minority did not enjoy the rights granted by them. The only way out of this inconvenient state was the adoption of a law that would enact same principles of protection for the members of the minority on the whole area of its geographic distribution. Appropriate law was admitted by the Italian parliament only in 2001 (38/01). The conditions started getting better in the second half of the nineties when center-left government that was determined to solve the question of the historical linguistic minorities in Italy took power. Even though the deputies and the senators of the left and the center in majority supported the passing of the law for the protection of Slovene minority, the political right still insisted on preventing the parliamentary procedure by obstructing the discussions, adding numerous senseless amendments and stating that the protection of the Slovene minority would pose a threat to the Italian majority. Nevertheless, their hostile attitude towards the minority was defeated by the arguments of the center-left and the members of the German and the French minorities which ultimately led to the adoption of the mentioned law. Whereas local Italian press paid considerable attention to this process, the procedure seems to be virtually absent from the national newspapers. Author attributes that to the socio-political changes occurred after the breakup of Yugoslavia, namely the loss of strategic importance of the Italian eastern frontier. Keywords: Slovene minority, international treaties, law for the protection of Slovene minority in Italy, Italian parliament 306 ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 28 ■ 2018 ■ 2 Miha ZOBEC: LA VIA PARLAMENTARE ALL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE DI TUTELA DELLA COMUNITÁ SLOVENA IN ITALIA, 295-306 FONTI E BIBLIOGRAFIA Brezigar, B. (2014): Intervista dell'autore a Bojan Brezigar (nato nel 1948), il 15 ottobre 2014. Camera dei deputati - Atti parlamentari; Verbali delle sedute; Relazioni delle Commissioni (disponibili sulla pagina web della Camera). Corriere della Sera - Milano, 1876- . GURI - Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. http://www.gazzettaufficiale.it Il Piccolo - Trieste, 1881- . Primorski dnevnik - Trst, 1945- . La Repubblica - Roma, 1976- . Senato della Repubblica - Atti parlamentari; Verbali delle sedute (disponibili sulla pagina web del Senato). Spetič, S. (2015): Intervista dell'autore a Stojan Spe-tič (nato nel 1945), il 7 luglio 2015. 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