ANNO II N. 25 ' ~^^cbr.?^/' ^ PUBBLJCItA (prezzl per mm d'altezza, larghezza 1 colonna): commerclall L 150 — ftnanzlari, legali, cronaca L. 2.50 — Concessionarla escluslva UNIONE PUBBUCITA ITALIANA S. A. LUBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 24 aprile 1943-XXI SI PUBBLICA OSNI SABATO ABBONAMENTI: Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sostenltore L. 1000 Spedlzione in abbonamento postale n« Gruppo — TO NUMERO CENT. eO DIREZIONE — REDAZIONE: LUBIANA, VIA WOLPOVA 12 — Tel. 2195 CREDERE IN DIO, IN MUSSOLINI E NELLA VITT0R1Ä II Segretario del Partito, come suo primo atto di fede, ha voluto fissare in un mes-sagijio ai Segretari Federali quali sono i doveri del fasci-sta in questo tempo di guerru. II messuggio e un documento che tutti gli Italiani, senza eccezione alcuna, dovrebbero conoscere e fare intimamente proprio per avere I'assoluta certezza di essere in tranquillita eon la coscienza e di adempiere a tutti i doveri verso la Patria in armi, che combatte ki lotta suprema per I'esistenza. Dubbi non ve ne possono essere dopo quanta ha riba-dito il Segretario del Partito e coloro che ardiranno soltan-to di pon-e eccezioni ai dodici punti del messaggio, sono da considerarsi sfasati e delle lovo inutili vite I'ltalia non ha assol-utamente bisogno. Per essere coerenti all'ora che si vive bisogna credere. Credere in Dio che ci da la volonta e la forza di vincere 0 di perire. Credere in Mussolini che ci guida, nella sua capacita, nel suo genio, nel suo destino. Credere nella Vittoria perche siamo un po-polo giovane che ha una mis-sione da compiere nel mondo e senza il cui contributo il mondo e specie I'Europa e de-stinata a rinunciare ai valovi secolari della sua civHta. Pertanto il fascista deve infondere al suo pensiero con la sua azione questi sen-timenti senza i qmli non pud e non deve essere considerato italiano, romano, intelligente. II Duce e la Rivoluzione si servono in tutti i modi: col lavoro piu umile e fon I'of-ferta suprema della vita; senza tentennamenti o calcoli di sorta. Per il solo fatto che il fascista rappresenta un'unita nel grande quadro di un'ari-stocrazia di massa, le sue azioni devono essere impron-tate'a francescana umilta. Arrivare iiudi alia meta deve essere non un'eccezione, ma norma costante di vita per chiunque alia massa ari-stocratica dei fascisti appar-tiene. Poiche non deve essere mai dimenticato che quando si ha nel cuore una fede, una vera fede, di quelle come la no.-ftra che einit@§iimo e ill secolo della la morte. Finora e il mondo cli Roma, quello di Roma on-ico atto feudale, aU'Atto di Navigazione di Cromwell, alia Carta del Popolo, espressione di un movi-mento inglese a favore delle classi operaie, alia Carta d'Amiens che segna un orien-tamento di indipendenza po-litica per il slndacalismo francese, al Manifesto dei co-munistl di Marx ed Engels del 1848. Ebbene, queste Carte appaiono soltanto quali accomodamenti economic!, rl-volti a fin! di contingente «utilitä sociale» e per motivi unicamente mercantllistici e particolari, senza essere sor-rette dall'idea suprema della giustizia per tutti. Questa «giustizia», ,pur mantlenuta sul suo piedistallo religioso e filosofico, 6 resa praticamen-te e razionalmente piii viclna a noi attraverso 1 concetti contenuti nella Carta del Lavoro: essa non 6 giä quindi IL LIBRO DEL LAVORO nel Codice civile II 21 aprile dell'anno XX segna nella storia della Rivoluzione fascista una data incancellabile; H Corporati-vismo pone le sue basi rivolu-zionarie fra le leggi fonda-mentali dello Stato attraverso I'entrata in vigore del Codice civile con la Carta e il Libro del lavoro. la Rivoluzione che cammina piu che mai senza sosta verso mete ancora piu grandi. Attraverso il Libro del lavoro e data adeguata disciplina alle attivitä economiche individuali che mediante I'oi--dinamento giuridico hanno tutela organizzativa, esecuti-va, intellettmle, tecnica e manuale. t: il lavoro che diventa, a forza di norma e non di retorica, soggetto dell'econo-mia, e I'elevazione su un piano di collaborazione dei rap-porti fra imprenditore e pre-statori d'opera; e I'iniziativa privata che viene riconosciu-ta fulcro degli interessi supe-riori della nazione; e infine il principio corporativo che concilia il contratto finora creduto etemo fra concetto dd autorita e concetto di li-bertä. La fusione del Codice di commercio con quello civile vuol dimostrare chiaramente quanto il lavoratore e consi-derato nell'economia fascista e corporativa scevra di interessi mercantilistici nei quali I'iniziativa del singolo non rappresentava Vinteresse individuale e collettivo nello stesso tempo, ma quello di gruppi spesso in contrasto con i'interesse della nazione. II rapporto di lavoro e sta- to inserito fra le norme rego-lanti I'impresa per chiarire senza alcun dubbio il paral-lelismo esistente fra i due punti che a prima vista sem-brerebbero in contrasto; infatti il rapporto di lavoro porta neU'impresa lo spirito di collaborazione in modo che non si possa pensare a un negozio giuridico a se stante ma ad un elemento essenziale alia vita dell'impresa stessa, II lavoratore, sia esso dirigente, impiegato od operaio, ha in un complesso di norme .organiche i nuovi principi di lavoro senza che questi intac-chino minimamente i postulati corporativi del contratto collettivo; in tal modo il pubblico ministero decide in materia di collocamento e il giu-dice in quella salariale nel caso in cui manchino le norme contrattujali per non avve-nuta conciliazione fra le parti. Cost dicasi in tema di cottimo nel quale i lavoratori addetti trovano tutela per le ferie, il riposo settimanale, in caso d'infortunio, di gravidanza, di puerperio, di servizio mili-tare e di trasferimcnto del-I'azienda. La differenza esistente fra I'impresa agricola e quella industriale e commerciale ven-gono particolarmente disci-plinate. Per quanto riguarda I'impresa agricola il Codice si sofferma particolarmente su i cosidetti patti di mezzadria 0 carta delta mezzadria, in guisa che ne sviluppa i concetti e i principi riguardanti 1 rapporti del lavoro agricolo col capitale agraria, tenendo un accomodamento dettato da necessitä contingenti d'e-conomia, ma la stessa base ispiratrice dei nostri futuri rapporti sociali e di tutta la nostra giurisprudenza. La Ri-voliizione fascista ha reso possi'bile una traduzione pratica della morale e deU'etica, identificandone il principio isplratore in noi stessi: In-quadrato da norme ben pre-cisate, sarä lo stesso indlvi-duo che compiendo 11 proprio dovere sempre e in ogni situazione, «praticherä» la morale, «attuerä» la giustizia. «11 lavoro, Infatti, sotto tutte le sue forme organizza-tive ed esecutive, 6 un dovere sociale»: questa č la dinami-ca affermazione su cui risie-de il fondamento della giu-risprudenza fascista, che si allontana decisamente dall'altra affermazione dei «di- ritti dell'uomo» sulla quale d rimasto fermo 11 codlce francese. Quelle perfezioni morali che il proprio comodo o I'innata pigrizia fanno sembrare ir-raggiunglbili dalla natura umana, o che restavano co-mandamenti spazianti attraverso gli spiriti iperchč sprov-visti della forza cogente che solo la norma giuridica puö esercitare, rinvengono ora vlttoriose: esse penetrano dl-rettamente nel campo sociale attraverso quelle norme le quali, mosse dai principi Ispi-ratori della Carta del Lavoro, ne riportano conseguente-mente lo spirito, informato di quell'alto sentimento di giustizia Che soltanto da Roma puö sorgere e su cui pog-gerä I'ordine nuovo fra i popoli. I licHra lucchesi jrresente anche il vincolo alia terra del contadino. In merito all'impresa commerciale poi si ha un complesso di norme veramente rivoluzionarie nelle quali vie- ne stabilito che gli atti di commercio devono riferirsi non piu alia materia commerciale in genere ma alia «spe-cifica attivitä:» neU'impresa per cui gli altri si richiedono necessari; in altri termini, pur rimanendo fermi i concetti di organizzazione di persone e di beni commer-ciali, di pubblicazione, di con-tratti di credito ecc. gli atti stessi devono riportarsi alle dettagliate facolta di operar^ in commercio. i: evidente che sotto la veste di impresa commerciale in genere il Codice non riguarda soltanto I'attivita commerciale in senso stretto ma anche quella industrial le, bancaria, assicurativa, di trasporto e ogni altra ausilia-ria a queste. In relazione alle forme di associazione il Codice ha vo-luto determinare in sei tipi le forme di societä con attivitä unitaria e doe: societä semplice, societä in nome collettivo, societä in accomandi-ta semplice, societä in acco-mandita per azioni, societa per azioni e societä a respon-sabilitä hmitata. Naturalmente il legislatore ha disciplinato in modo ac-concio la costituzione delle dette societä, compresa la loro iscrizione nel Registra delle imprese, i modi per cui una societä possa divenire regolarmente costituita, la pubblicitä, le eventuali tra-sformazioni e ogni atto della sua vita che possa interessare il pubblico. Per ultimo una novitä che particolarmente fa piacere ai lavoratori e a noi che da tempo ne abbiamo sostenuto la necessaria applicazione e quella della partecipazione dei lavoratori stessi agli utili del-I'azienda mediante I'assegna-zione straordinaria di tali utili sotto forma di azioni speciali. hi tal modo si rea-lizza la partecipazione dei lavoratori alia vita dell'impresa cosi da legare sempre piii il lavoro al capitale con la piii intitna collaborazione deri-vante da interessi comuni. II Corporativismo fascista pud essere fiero del monumentale risultato dei siioi postulati nvohizionari che oggi vedono nelle leggi fondamen-tali deU'Impero italico I'affermazione della giustizia nuova da esso creata. Cosi rimarrä a caratteri incancellabili scol-pita un'altra pietra miliare del cammino del Fascismo nel mondo. Pieira Modo T. ßfifer Lubiana, Via S. 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Voyiianio in quesla nota csaminare la soluzione con-creta, attuata dal Faiicismo, di alcuni problemi di politica del lavoro in ispecie in rela-zionc alia detenmnazionc del salano. II salurio deve noto-rlamente obbedire a tre con-dizioni: esiyenze normali di vita, possibilita della produ-zione, rendiniento del lavoro. Sc i due limiti so7io dunque costitniti dalle esiyenze normali da nn lato, e del rendiniento del lavoro dall'altro, il salario in cconomia corpora-tiva tcnderä a stabilirsi verso tl hniite massimo che corri-sponde in modo approssvma-tivo all'apporto effettivo a?-recato dal lavoro alla produ-zione, determinandosi, in de-finitiva, il yiusto salario cor-nspondente alla estensione della produzione f issata dayli oryani corporativi. II vantay-yio di tale equo salario e du-phce, rendendosi cosi infatti possibtle la pace sociale, eli-ininandosi i costi di interru-zione, e rayyiunyendosi ilfine niediato di una piii alta yiu-stizia distributiva. Mediante la pari forza contrattiuile, po-stulato delle stipulazioni sin-dacali, s i reahzza nel modo ptü efficiente ki tutela del lavoro e non piii esiste l'arte del mercanteyyiare, basata sulla iynoranza della capacitä d i resistenza che l'un contraente ha std conto dell'altro, come mezzo di determinazio-ne del punto di equilibrio. L'eyuule rafforzamento della capacitä contrattuale delle parti, il divieto della recipro-ca sopraffazione, Vobbliyo yiuridico dell'accordo fanno si che il sala^'io non si fissi vicino al limite massimo o al limite minimo, secondo che l'una 0 l'altra delle parti esca vittoriosa dalla contesa, ma si fissi al livello suaccennato in funzione del superiore interesse della prodiizione, men-tre laryhi compiti di educa-zione dei lavoratori possono essere poi assoUi da um bene intesa collaborazione sindaca-le, al fine di una sempre piii pronta comprensione di chi lavara, delle necessitä del-l'economia nazionale, e delki bontä delle dedsioni prese dayli oryani corporativi. Pud, in determinati ca-si, darsi che la remuneraziont del lavoro scenda al disotto del suo rendimento: in questa evenienza, determinata da necessitä politiche ed economiche, U lavoratore risente evi-dentemente un danno e sorye alloi-a la considerazione deyli aspetti complementari all'a-spetto ftnanziario della tutela del lavoro; la diminuita retri-buzione trova la siui inteyrcv-zione riparatrice in una serie di provvedimenti di carattere economico-sociale. Cosi yli assegni familiari, il diminuito rischio di disoc-cupazione contro il quale agi-sce la tutela dello Stato, (si veda a questo proposito ki politica dei kivori pubblici), ki eliminazione della differenza fra salario nominale e salario reale mediante la reyokimen-tazione dei prezzi costituisco-no altrettante riprove deyli indirizzi seyuiti dallo Stato fascista in materia di politica del lavoro. So-rye quindi e, attraverso queste ed altre inteyrazioni, si consolida oyni yiorno di piii, il concetto di salario non piii individuale ma famüiare, sicche la sna determinazione non obbedisce ormai piü a puri criteri economici piü o meno cari ai leorici della pro-duttivitä maryinale del lavoro, divenendo per contro funzione diretta della situazione del lavoratore in quanto capo della famiylia. Ma ultri ancora piii vasti orizzonti si aprono alle rea-lizzazioni di politica del lavoro in relazione al consolidarsi della nozione di moneta-lavoro che va assumendo un si-ynificato, non solo politico-soeiale, ma anche economico, sempre meylio definito: par-tendo dall'idea che oyni Paese reyolerä la propria moneta in modo da rispondere alle esi-. yenze della produzione nazionale, dando, in primo luoyo, impieyo a tutto il Potenziale di lavoro disponibile, si e yiu-stamente affermato che si dovrä rayyiunyere stabilitä di acquisto da parte delle ca-teyorie kivoratrici, delle cate-yorie cioe che mayyiormente dovranno beneficiare della concreta attuazione dei mi-ylioram enti economico-sociali. I vantayyi di tale stabilitä sono noti: voylUmo, inoltre, qui ncordare che altre aspi-razioni attendono di essere realizzate nel nuovo ordine euTopeo e fra queste, oltre ad una yenerale miyliorata capacitä di acquisto dei lavoratori, la continuitä del lavoro ed una piü vasta estensione dei principi assiciirativi, po-tranno porture dei yrandi be-nefici. Questi dunque yli essenzia-li, non umci, capisakli delle mete conseyuite; questi in primissima approssimazione i possibili svihippi della filtrira politica del lavoro. YiHorio Yigorelli UN PRODieiOSO CAMMING Quando Littoria si cfiiamava -Quadrato- A distanza di tredici anni, sento ancora aleggiare attorno a me quell'atmosfera di Serena pace frammista all'ansia costrultiva di Gueiresiguo gruppo di pionieri che, nel giorno di Pasqua di tredici anni fa, si radunarono nella piccola chiesetta annessa all am-bulatorio del «Quadrato», per a-scoltare con maggiore devozione de! consueto la funzione della Re-denzione, quasi per attingere da essa novella forza per la grande battaglia che si apprestavano a combattere. Quell'anno ed in quel luogo la festa della Redenzione ebbe un significato fatidico oltre che sim-bolico, poichš la solennitä che la Chiesa celebra per ricordare al-l'uomo la gioia del suo riscatto, apriva tutto un programma di fer-vorose future opere. II gruppo di fedeli che si raccolse chino in gi-nocchio nella nuda chiesetta, pren-deva impegno di redimere quella terra dalla mota dell'acquitrino. Quella promessa di completa re-surrezione fu mantenuta e quel programma fu realizzato in ogni suo dettaglio: l'area della palude doveva avere un tracciato di stra-de ed un caseggiato Undo e snel-lo; le «lestre», capannoni costruiti di legno e di frasca, dovevano cede-re il posto in breve volgere di tempo alle sagome di modernissi-mi edifici ed alle torri slanciate tome sono quelle del municipio e della nuova chiesa di San Marco, la quale oggi ha messo in ombra l'umile consorella che, tredici anni fa, gettava daH'interno sul suo sa-grato erboso ondate d'incenso ed il canto di un rustico coro, sover-chiato dallo scampanio festante. II sole di quel giorno apparve sulle alture dei Lepini piü splen-dente del solito e quasi sorridente a quella terra che un po' piü tardi era certo di baciare piü bella ed in una toletta diversa da quella con cui l'aveva vista per tanti secoli, II primo gruppo di bonificatori del fu Consorzio Bonifica di Pisci-nara si era accampato nei pressi del «Quadrate», dove sorgeva il primo cantiere del consorzio stes-so, ed in quel giorno di Pasqua i pochi tecnici e parte degli ope-rai si recarono dalle rispettive fa-miglie per passarvi la santa gior-nata. Rimanemnio in tutto una trentina circa, compreso il dr. Vincenzo Rossetti che l'amore per quel li-moso paesaggio, del quale auspicö la rinascita, racchiuse in un suo volume che gli valse il primo pre-mio letterario «Sabaudia» dell'an-no 1935. Era con lui la sua fida ed eroica corapagna che giä ria vari anni svolgeva la sua inde-fessa opera in palude. Vi era inoltre la famiglia G. stabilitasi in palude sin dal 1927 per combattere la «guerra che noi preferiamo». La giornata era calma: la tra-montana che continuamente in quei giorni soffiava ci diede una giornata di tregua, forse in omag-gio al grande avvenimento. Uscimmo dalle nostre baracche verso le otto del mattino; i pochi operai presenti, la maggior parte sardi ed abruzzesi, si erano vestiti a festa con i loro abiti migliori. Molti erano pensierosi, altri erano meno ciarlieri del solito, ma negli occhi di tutti risplendeva una luce nuova, la luce della certezza del-l'impresa, puö ben dirsi epica, che sognavano d'intraprendere, Verso le undici si vide spuntare il calessino che portava il Parroco Don C. proveniente da Sezze Romano per celebrare la Messa come tutti gli anni in quel giorno. Tutti, comprese le poche donne, ci accostammo al sacerdote, che ebbe parole di fede e di augurio. Ci recammo nella chiesetta annessa aU'ambulatorio, mentre la (.'iccola campana scampanava ciar-liera. Don C. si vesti dei paramen-ti sacri ed iniziö subito la messa. L'ascoUammo tutti in ginocchio. Quanta fede vi era nelle nostre preghierel Mai nella mia vIta äscoltai una Messa con tanta devozione. Le poche donne pregarono lun-gamente ed io adesso sono [ernia-mente convinto che le preghiere di quel giorno furono esaudite. Molti dei componenti di quel-I esiguo gruppo caddero, combat-tendo la piü grande battaglia sociale che la storia ricordi. Molti altri, perö, videro esaudita la loro preghiera e soltanto cinque anni dopo poterono con grande orgoglio ammirare, dove prima era la palude, la meravigliosa cittä pontina. Oggi e la Pasqua del 1943; a tredici anni di distanza da quel fatidico giorno, rivedo ancora i volti di quei compagni di lavoro genuflessi nella preghiera. Tredici anni: vita nuova, fecon-da ed operosa, luoghi completa-mente mutati. La torre campanaria della nuova chiesa di San Marco farä risuona-re il suo suono a distesa e nessun luogo della terra poträ vibrare al-l'aura della Redenzione come quella terra tra gli Ausoni e i Lepini che ha potuto conoscere e vivere il significato di questa grandiosa parola. Aurelio Pomanie LA PREVIDENZA SOCIALE IN REGIME FASCISTA Abbiamo sul tavolo un volumet-to edito dairistituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale, dal titolo: «La Previdenza Sociale». II libro riccamente illustrato che me-glio si potrebbe chiamare manuale, per la forma e la sostanza del suo (.ontenuto, documenta efficacemen-te l'attivitä del grande istituto. Prendiamo lo spunto dalla sud-detta pubblicazione per illustrare ancora una volta la funzione della prev-denza sociale in Regime fascista, quale strumento formidabile di solidarietä tra le masse. II concetto di solidarietä socia :e, inteso come necessilä impre-sci-'.dibüe di organizzazione che trascenda la vita individuale per assurgeie a presupposto della vita collettiva, e una conquista dello Stato moderno. La solidarietä umana infalli, fino alle recenti conquiste sociali, tro-v6 Id sua estrinsecazione soprat-tutto nel campo della cosidetta be-neficenza, blando rimedio alla po-verta, alle primordiali necessitä umane degli indigent!, esplicantesi in uh ristretto campo riservato ai :)rivati piü abbienti che vi erano ndotti soprattutto da principi religiös! e con scopi quasi esclusiva-mente curativi. E' noto, tuttavia, come dallo in-differenlismo dello Stato liberale di fronte agii eventi, per cosi dire, dolorosi, dolla classe lavoratrico (quella maggiormente esposta alle üvversitä della vita), si passö alla blanda forma dell'interventismo soprattutto in base a necessitä di Ol dine politico ed economico. Fu per la preoccupazione di gravi per-turbamenti nell'ordine sociale ed economico minacciati dalle masse organizzate degli operai che affac-ciarono prepotentemente le loro rivendicazioni nei confronti dei da-tori di lavoro e dello Stato stesso, e questo Ei indusse a porsi il problema dell'intervento nel campo dei rapporti sociali, ai quali fino ad allora era rimasto estraneo, per onire incontro nel miglior modo alle necessitä della classe lavoratri-ce. Ed ancor oggi negli Stati cosi-detti democratici, la previdenza, l'as-sistenza, la beneficenza, ossia tutta quell'attivitä sociale che rientra nell'ampio concetto di solidarietä, sono attuate soprattutto in funzione di finalitä politiche in cui resta estraneo il fondamentale concetto della moralitä, dell'etica sociale. Possiamo con legittimo orgoglio livendicare al Regime Fascista l'attuazione integrale del principio di solidarietä nella sua piü ampia e concreta portata, non solo di indole politica, ma anche e soprattutto di indole morale, economica o sociale: di indole morale perche la solidarietä' non puö presclnde-le dalla visione di quella umana giustizia per la quale la ricchezza deve essere ripartita con un senso di elevata equitä che tien conto non soltanto del nudo diritto ma anche di tutte quelle particolari esigenze di cui la vita dell'uomo e permeata; di indole economica e sociale, perche aiutare la massa lavoratrice, attraverso i provvedimenti di assistenza e previdenza, comporta un aumento della sua capacitä lavorativa e quindi produt-tiva che si risolve non solo in un piü ampio benessere collettivo, ma anche in un piü saldo e sicuro Potenziale economico. Quando il Fascismo bandi la lot-ta di classe, per affermare il principio della collaborazione delle ca-tegorie, pose con ciö la premessa di tutta la legislazione sociale nel campo dell'assistenza e della previdenza. La Carta del Lavoro fu la prima manifestazione concreta dell'attivitä legislativa dello Stato fascista nel campo della solidarietä nazionale. In essa furono affermati in forma programmatica i principi da porsi a caposaldo di tutta la suc-cessiva legislazione sociale: principi che possono riassumersi cosi: superiorita dello Stato e prevalen-za dei suoi interessi su quelli degli individui, dei gruppi di indivi-\ dui che lo compongono; collaborazione tra le categorie produttri-ci, il lavoro come dovere sociale e come tale tutelato dallo Stato, protezione, assistenza e previdenza delle categorie lavoratrici. Dalla Carta del Lavoro scaturi-sce, in virtü ed in funzione dei suesposti principii, tutta la messe dei provvedimenti legislativ! nel campo sociale, in cui la solidarietä nazionale ha trovato la sua prima integrale attuazione. Basta pensare nel campo dell'assistenza alla nobile ed importante attivitä deirOpera Nazionale Ma-ternitä ed Infanzia, ai provvedimenti in materia di igiene del lavoro, alia creazione di un istituto per i grandi invalidi del lavoro; ai policlinici per I'assistenza igie-nico-sanitaria delle classi operaie; ai consultori, ambulatori e preven-tori contro le piü gravi malattie; alla creazione di nuovi organi di studi per la prevenzione degli in-fortuni; alle istituzioni per la prevenzione e la cura dell'invaliditä e per la rieducazione funzionale e professionale degli infortunati. Ne vanno dimenticati i provvedimenti legislativ! nel campo della previdenza e dell'assistenza per cosi dire libera che si esplica soprattutto nel campo della cooperazione e della mutualitä; altamente signifi-cativi sono poi i provvedimenti adottati dal Regime per I'assistenza ai richiamati alle arm! ed alle loro famiglie, in cui il principio della solidarietä nazionale trova una delle sue piü alte e sentite attenzioni. Giganteggiano in questa colos-sale opera sociale la istituzione prettamente di spirito fascista della cassa per gli assegni familiar!, nonche i prestiti matrimonial! a fa-vore dei giovani bisognos! che de-siderano costituirsi una famiglia. Cosi e dimostrato ancora una volta che il Fascismo va veramen-te incontro al popolo e non con le nromesse ma con le opere. A. P. A&IVOI.A AUOU8TCD LUBTANA — Bleiweisova 10 Depositi: VETRAMl - FORCELLANE - CERAMICHE ^ GALLERIA D'ARTE ANTONIO K05 LUBIANA — GALLERIA VIA VERDI 6 ESPOSIZIONE PERMANENTE DI QUADRI — OGGETTI ARTISTICI — RICCA SCELTA DI OPERE DI PITTURA MODERNA — CORNICI PRONTE E SU MISURA Ludovico Baraga Lubiana - Grattacielo Macchine da scrivere - aec«B- _ sori - Penne stilografiche ecc. V. Tutti gli oggetti di cancelleria — Carta IL [APITAIE HELLO STAID FASLISTA Dalla mistica clello Stato autori-tario discende quale dato di fatto indiscutibile che ogni cittadino e ininterrottamente mobilitato anima, corpo, mezzi materiali al servizio dello Stato. Poichö, nel Regime fa-scista, Stato vuol dire comunita coscientemente organizzata, vige quindi il principio che il capitale sari esso pure forza operante per il benessere collettivo che esso solo 6 incapace di dare. Se la realta attuale ma soprattutto quella futu-ra per cui lottiamo da venti anni rispecchia questi principi esami-niamo per confrontarli quelli che laluno, senza accorgersi di fare dell'ironia, si ostina a chiamare bei tempi del liberalismo. Teoricamente il capitale avreb-be dovuto essere un fattore della produzione da collocarsi sullo stes-so piano dei rimanenti (quindi alia pari del lavoro: cosa discutibile quanto mai): si verificava infatti che: 1) le forze individuali lasciate libere determinerebbero un armo-nico equilibrio, massimo di benessere per la Societä. Poichž non si puo sostenere che il susseguirsi disordinato di scio-peri e di serrate, oltre a tutta una serie di altri fenomeni nocivi, sia armonia e benessere e evidente che quanto sopra non e vero. 2) I fattori della produzione che sono pure forze sociali si equili-brano trovando la loro migliore utilizzazione in tale sistema. L'incapacitä di cui all'l) di fronte a forze di minore entitä quanti-tativa e peso sociale, quali quelle operant! su un mercato di prodot-li, prova la impossibilita a domi-nare forze e fenomeni dinamica-mente erompenti come quelli della produzione. La realta ci ha mostra-to infatti un ritmico ricorrere dalle crisi e come il crescere ed il fluire delle forze economiche lungo linee di previsioni pressoche impossibili rendessero simili utopie le aspira-zioni liberali-liberistiche di un au-tomatico equilibrio che smussasse e sanasse gli innumerevoli, stri-denti attriti sociali. Gli imprendi-tori, essendo costituzionalmente individualist! in quanto borghesi, credettero di scegliere il rimedio opportuno col fare del capitale la leva del üiondo economico. Dicendo dittatura del capitale si esprime un processo mediante il quale la libertä si traduce nel do-minio inevitabile della ricchezza. Poichž per essere tale la libertä esigelte che si abbattesse una •serie di provvidenziali diaframmi sociali, il capitale pote liberamen-te espandersi lungo vie giä aperte. Ad un sistema di libere forze individuali la logica della storia combina la burla di imporre quale premessa quella libertä che roden-dolo lentamente ma implacabilmen-te lo fa crollare. Gli imprenditori poi dominando ed esseiido doml-nati alio stesso tempo dal capitale non possono che assicurarsi un do-minio instabile in quanto a lungo andare una sola forza non pud do-minare un sistema complesso di forze sociali ed economiche. Ma ogni processo ed ogni forza stori-ca e sociale si traduce in determinate situazioni che ne sono I'ef-fetto e ne illustrano la portata. Esaminiamole nel nostro caso: ac-centuata prevalenza di grandi for-mazioni industriali, mole crescente di impianti, il credito diviene docile strumento al servizio dell'in-dustria, mentre il velo dell'anoni-ma sa essere benevolmente impe-netrabile, crescendo inoltre i prez-zi piu rapidamente dei salari gli imprenditori fanno concorrere i redditi dei dipendenti al finanzia-mento delle loro speculazioni: quale conseguenza una notevole in-stabilitä economica. La catena di scioperi e di serrate; di stabilimenti immobili e ta-lora danneggiati sono la pratica conseguenza dell'operare di queste forze con sperpero di ricchezza e con diffuso malcontento sociale. In modo simmetrico fallisce il tenta-tivo dei sindacati di dominare il mondo economico raccogliendo le masse lavoratrici quale ordine nuo-vo con cui sowertire I'assetto sociale. * Mentre in un secon'do tempo ci soffermeremo sull'aspetto sociale che la funzione del capitale in regime fascista riveste, consideriamo ora gli elementi piü propriamente economici che definiscono la sua posizione in relazione ad alcuni moventi ad esso connessi del suo intervento nella produzione. Lo sviluppo delle varie economic na-zionali 6 turbato nel suo divenire da movimenti crescenti di prezzi che si alternano ritmicamente a movimenti opposti. Nella prima fase si giungeri perciö ad uno svi- luppo sproporzionato di impianti che saranno poi inoperosi in gran parte al giungere della depressio-ne, pensando al rapido mutare dei gusti dei consumatori e quanto si sposti nel tempo la distri-buzione dei loro redditi e agevole comprendere come in un secondo tempo non sempre sia possibile I'utilizzazione di quel capitale fisso. In tal modo gli imprenditori e quindi la societä nel bilancio do-vranno segnare una posta passiva di ingente valore. Lo Stato fascista ha creato per realizzare la coo-perazione di tutte le forze pro-duttive la struttura corporativa, che adempie, oltre alia fondamentale funzione sociale di cui si e detto, un compito economico assai importante: regolare il distribuirsi delle quantitä economiche lungo la linea di minimo attrito, evitare errori di previsione, contenere perciö le fluttuazioni cicliche in limiti modesti. L'azione dello Stato inve-ste poi la formazione del capitale stesso controllando il credito e tu-telando il risparmio; il coordina-mento nell'azione delle varie Cor-poraziohi permette' poi una medi-tata distribuzione di esso fra le varie Industrie. Oltre al risparmio dei consumatori si controlla, sia pure in modo indiretto, quello ac-cumulato nell'ambito delle imprese col limitare o comunque sottopor-re a norme particolari la politica dei dividend!. Dopo aver accenna-to a questo complesso di problemi e di prowedimenti ci soffermeremo sull'assetto che scaturisce dal suo coordinamento e ne costituisce I'origine. Come si e giä detto ogni forza sociale ed economica e mo-bilitata al servizio della comunitä; nessun elemento puo sottrarsi a questo superiore dovere. II capitale — da che il Fascismo ha creato lo Stato, un vero Stato, mentre prima vi era solo una casta dirigente ed ha tutto il potere per farlo — rientra logicamente an-ch'esso in tale intelaiatura generale. La sua funzione economica di indispensabile fattore non solo del progresso ma anche della semplice vita economica non viene affatto negata: basta guardare alle nostre aziende per convincersi. Ma occor-re, e tutta la nostra organizzazione ž volta a ciö, che il capitalista si j ricordi come i mezzi di cui dispone derivano dal risparmio, il quale altro non e che suo ed altrui lavoro il quale ha rinunciato al beni di consumo in cui aveva diritto di tradursi. Riconoscimento quindi della necessita del capitale ma ri-gida limitazione del suo compito nel campo economico ove esplica la sua attivitä; essendo qui com-pensato da un saggio di Interesse e di profitto non puo avere oltre a do alcun diritto. Assolutamente inconcepibile sarebbe quindi la sua intromissione nel campo politico poiche ogni forza di ben di-versa levatura spirituale debbono costituire le leve; in una conce-zione spiritualistica sia della vita che della storia il fattore economico puo essere elemento deter-minato, non giä elemento determinante. Quali le prospettive del-I'avvenire? Nel campo della distribuzione del reddito nazionale si ž avuta la magnifica conquista di un salario corporativo familiare: si dovrä quindi giungere a quella di un Interesse ma soprattutto di- un profitto corporativo. La loro attua-zione non 6 certamente facile in quanto funzione di un razionale controllo dei prezzi, il quale pre-suppone perciö una determinazione sia pure approssimata di costi. In relazione all'impiego di una note-vole massa operaia giä molto si e fatto riuscendo a far giocare op-portunamente il saggio di Interesse ma soprattutto vi e ancora un campo aperto per la scarsa cono-scenza dei costi su cui nuovamen-te insistieimo. Le difficoltä relative al saggio di Interesse stanno in-vece nella valutazione quantitati-va delle forze che compongono I'offerta del capitale. Passiamo ora ad un aspetto sociale e politico del problema che mostra una vera conquista della Rivoluzione su questo terreno. Una societä storicamente considerata nel tempo e animata da un moto dinamico di evolversi delle forme sociali. La sua traiettoria, per usare un termine balistico, e nuova e originale, completamente lontana dal passato ed altrettanto puö dir-si della sua composizione, della sua struttura sociale. Possiamo pensarla quale una piramide e chiederci quali siano le forze che pongono certe categorie alia sua sommitä. Si ripensi ora a quanto si e detto prima sulle conseguenze di quel sistema di libere forze contro cui la Rivoluzione si e le-vata vittoriosa; un sistema di in-dividui lasciati a se non puö che rappresentare una forma caduca e transitoria poiche gli uomini non sono come i numeri del pallotto-liere perfettamente eguali tra loro. Vi sarä perciö un complesso di elementi per cui un gruppo-societä 6 portato a prevalere: il problema che ci limitiamo solo ad accennare sta nel vederne la ragione. Da quanto si e detto e dall'esame della realtä, che gli stati che sono all'opposto della barricata ci pre-senlano, la risposta si puö dare dicendo che la ricchezza determi-nerä in quelle condizioni il movi-mento delle categorie capitaliste verso la sommitä della piramide: il capitale in tali condizioni e pure strumento politico di comando. II potere va cosi ai ricchi mentre la libertä mutandosi in pluto-crazia non e piü tale ma coerci-zione su coloro che non posseggono: anche se esso non e detenuto direttamente dai produttori si deve piegare piü o meno docilmente ai loro interessi poiche la loro oppo-sizione potrebbe significare la pa-ralisi economica e politica dello Stato. I governanti incapaci di sanare la situazione in quanto considera-no intangibili e sacre quelle isti-tuzioni, che e merito del Fascismo aver sostituito, si appoggiano al capitale di fronte alia marea dei lavoratori perche credono in tal modo di sostenere da un lato il conflitto e di non intaccare la sacra libertä dall'altro. Nella storia del fluttuare delle categorie e dei gruppi sociali che | si awicendano al potere, la Rivoluzione ha inscritto il suo alto in-segnamento: torni il capitale ad essere strumento fecondo di lavoro e non altro, mentre il potere non sarä piü assegnato da un elemento materialistico quale la ricchezza e la capacitä che con tale metro si misurano o che da tali elementi sono seel ti, ma a coloro il cui polso puö reggere la fiac-cola piü possente e luminosa, e coloro che sono i portatori piü degni di una idea che vive al di la dei suoi seguaci, che vive al di lä dei suoi martiri. Innocenzo Gasparini AUTARCHIA E SCAMBI Nella trattazione del problemi generali organizzativi riguardanti la nuova econo-mia europea, ha importanza fondamentale la flssazlone di alcuini punti fermi nei principal! concetti informatori. Nessimo puö negare che da diverse interpretataioni del principio di «autarchia», derivano conseguenze so&tan-zialmente different! nella im-postazioaie e nella rivoluzione ooncreta della questione del nuovo ordine. Considerando I'autarchia in seaiso aristote-lico, cio6 come rigorosa ricer-ca dell'autosufficienza com-pleta in una determinata na-zione o in un determinato settore territoriale, si deve logicamente accedeire alia crea-zione di circoli chiusi, di com-partimenti stagni, di com-plessi nettamente separat! da ogni altro, preoccupati solo di cavar grano dalle pietre e petrolio dagli acquitrini, pur di non dover nulla chiedere all'estero. Considerandola per nomici sul piano interno e sul piano internazionale. Precisa-mente autarchia, nel senso generale valido per i comples-s! nazionali, come per quelli continentali, come per il mondo intero, significa ricerca del massimo profitto globale, con mezzi adeguati alle mutevol! circostanze imposte dal dina-mismo economico e politico, e del sistema della sua piü equa distribuzione tra i sin-■goli. L'autarchia di un complesso 6 condižionata ai fin! di questo. In caso di guerra tra Na-zion© e Nazione d'Europa, I'autarchia nazionale mira alia massima indipeodenza dall'estero per non soccombe-re di fronte al nemico. Significa pertanto, anche in senso aristotelico, inte^nso sfruttar-mento delle risorse e delle energie local!, creazione di Surrogat! e di succedanei, ri-sparmi, riduzione di consumi, insomma significa quella geniale politica economica di abbiamo detto poc'anzi; rea-lizzazione del massimo profit-to globale per la collettivitä con adeguata organizzazione dei fattori economici, senza alcun partito preso per formule tecniche e vecchi piin-cipi, ma con spirito genuina-mente rivoluzionario nell'in-sieme, neH'applicazione e nei propositi: distribuzione equa di quel profitto tra i singoli proporzionalmente alia «scala della giustizia», ciofe ad una scala di paragone di valor!, di capacitä, di laboriositä, di efficienza. Qualcuno potrebbe allora domandai-c! in che cosa di-versifica un'autarchia siffat-ta, che non esclude gli scambi e invece 1! prevede come suo fondamento, da una economia liberale, almeno teorica, ciofe non alterata dal secolare igno-bile comportamento delle plu-tocrazie anglo-sassoni e Satellit!. La differenza fe enorme, sostanziale, strutturale sia sul terreno teorico, sia su quello Prodotti dell'autarchia tessile contro come tm fenomeno transuente, c!o6 come un'ar-ma del solo tempo di guerra dietro la quale si cela la vo-lontä di conquistare territori e mercati di sbocco, si deve pervenire conseguenzialmente all'idea del ripristino, «mutato nomine», delle vecchie forme dl rapporti economici inter-nazionali, dove a Londra ed a Washington siano sostituiti, ad esempio, Roma e Berlino. Dato per ampiamente di-m-ostrata, da personalitä re-sponsabili e da iUustri interpret! della dottrlna della Ri-volxizione, la necessitä di una economia europea unitaria, nella quale ciofe tu1>ti ! com-pless! nazionali e plurinazio-nali operino in intima soli-darietä secondo un piano concordemente preordinato, possiamo affermare che I'autarchia europea 6 la ricerca deir«optiinimi> di economici-tä e del «maximum» di socia-litä nel coordinamento delle «azionl» e dei «fattorl> eco- guerra che ha permesso alle poverissime nazioni italiana, germanica e nipponica di ro-vesciare tutti i calcoli del nemico e di sbaragliarlo con la massLma sorpresa strategical la capacitä di fare la guerra senza danaro e con scarse materie considerate indispen-sabili. Tale autai-chia non esclude scambi con paesi al-leartii, anzi li intensifica owia-mente per I'interesse degli associati a completarsi a vl-cenda. E questo dimostra che unche nel caso-limite di una autarchia rigorosa di guerra, la chiusura ad ogni intercam-bio non č ermetica, anzi gli scambi sono previsti come in-dispenisabUe integrazione delia poUtica economica interna. In tempo di normalitä sulla base dei principi della Rivoluzione Che Roma e Berlino in-terpretano e realizzano, il fine dell'autarchia di conti-nente non puö essere che la giustizia sociale e, in conseguenza, essa significa ciö che concreto. L'autarchia, secondo I'interpretazione che abbiamo inteso dare dei principi della Rivoluzione che la in-quadrano e definiscono, pre-suppone interventi statali o superstatali, cio6 anioni dal-I'esterno sull'economia mentre il liberalismo ha per fon-damento I'abbandono del fattori e delle azioni economiche ad un libero e spontaneo svol-gimento. Nell'autarchia, cioč nell'economla fascista, come in queUa nazional-socialista, come in quella nipponica, tut-to d preordinato, programma-to o comunque regolato: l'azione individuale ha dei limiti, quelli fissati dai fini dello Stato 0 del complesso conti-nentale, cio6 quelli fissati dal superiore interesse delle collettivitä. Nel liberismo teorico impera il «laisser faire». Nell'economia liberale il fine principe 6 il massimo di uti- litä individuale, nell'autarchia 6 il massimo tomaconto collettivo, ciofe di giustizia socia- le nei popoli e tra i popoli. Che determinate fonnule tec-niche siano o possano essere comuni nei due sistemi, non ha alcuna Importanza. In particolare, per quanto riflet-te gli scambi, nel liberismo essi sono evidentemente «liberie, nell'economia fascista sono ovviamente «regolati»; la differenza 6 sostanziale anche se il fatto materiale dell'esportazione e dell'im-Ix>rtazione obbedisce ad una comune legge di carattere tecnico: la complementarie-tä. Nell'un sistema questa 6 spontanea e deteminante, ■nell'autarchia 6 «determinata». 11 nostro concetto dl autarchia non Ö arbitrario e valga il vero quanto si scrive da parte di illustri studiosi che alia dotti'ina uniscono I'espe-rienza. Le dichiarazioni dei ministri giapponesi siilla si-stemazione del territori del Pacifico occupati dalle folgo-ranti forze annate del Tenno sono una conferma autorevo-le della tendenza dei Paesi autoritari alia politica degli scambi. Scrive V. Gayda in Economia di domani: «Avviene tra le economic autarchiche lo stesso fenomeno che abbiamo giä considerato tra le economic industriali. II crescere del benessere economico e delle possibilitä di una nazione au-tarchica, che dä lavoro remu-nerato a tutti i suoi cittadini e crea sempre nuovi bisogni, aumenta anche la necessitä e la capacitä dei suoi scambi e perciö delle importazioni dai paesi stranieri. L'aumento di consumo del ferro e delle produzioni side-rurgiche meccaniche ponta, per esempio, all'aumento naturale del consumo e delle importazioni di carbone e di macchine utensili. L'autarchia e il primo mezzo di di-fesa contro il fluttuare delle condizioni economiche ester-ne, inevitabili, se anche in diversa misura, in qualsiasi regime di rapporti economici internazionali. Pesano su questi rapporti le incognite non soltanto delle speculazioni e dei giuochi di monopolio, ti-. piche dell'economia liberale, ma anche dei rivolgimenti politic! dei continenti, delle grandi crisi stagionali agrico-le. delle variazioni produttive del mondo portate giä dalla marcia stessa di vita dei popoli». Gayda non esprime ancora il nostro concetto di autarchia: ne parla come di ima tendenza, di un indirizzo ideale, di una direttiva di marcia che deve modificarsi lungo la strada secondo gli ostacoli, per esempio lascian-do adito alia politica dl scambi. C'6 ancora, anche in questo illustre autore del volume Economia di domani che non esitiamo a considerare il migliore fra quanti sono usciti sull'argomento, il peccato originale di un'idea deirautai*-chia in funzione del signifi-cato letterale della parola. Decidiamoci una buona volta a non preoccuparci delle parole bensl della sostanza dei concetti. Questi evidentemente debbono manifestarai con espressioni lessicografi-che: non importa quali pur' ch6 abbiano un minimo di relazione col principio che de-vono esprimere. Non neghia-mo che la parola «autarchia» sia imperfetta nella definizio-ne del nuovo sistema di economia nell'Europa e nel mondo. Ma c'ö in essa un minimo di razionalitä e si tratta inoltre di una parola cara al nostro cuore di rivoluzionari. perch6 ha significato e significa 11 .piü eroico sforao com-piuto dai popoli poveri contro gli assertori della ingiustlzia, E>er realizzare, nella pace ope-rosa e giusta, la serenitä degli uomlnl. Giuseppe Solaro II regime per la terra Favorita da un clima di pri-vileglo, madre di una Stirpe ope. rosa Che all'agricoltura ha dato il meglio delle sue forze, attac-cata come fu sempre nella sua jitoria alia zolla apportatrice di ricchezza, l ltalia non poteva ve-nir meno, specialmente nei tempi attuali, alia sua mlssione in-tesa ad un continuo sviluppo qualitativo e quantitativo del proprio patrimonio agricolo. Per questa ragione infatti una delle cause di maggior or-goglio del Regime al conchiu-dersi del suo ventennale, puö a buon diritto chiamarsi il vanto dl aver sostenuto il piü grande degli sforzi perchö tale missio-ne non venisse sminuita, ma iinzi si ampiiasse fino a costi-tuire la maggiore via di ricchezza e di benessere interno. « A distanza di secoli il Pasci-smo, sicuro Lnterprete ed evoca-tore delle piü genuine tradizio-ni romane, non poteva sottrarsi al compito di rivalutare e di so--stenere al massimo quelle opere agricole che avevano dato si grande contributo alia grandezza di Roma, decaduta soltanto quando fu spento I'amore della terra, per Tozio di malaugurata importazione ellenica, ed a tal punto rimase fedele alia tradi-zione tanto da giungere grada-tamente a quella norma dettata nel libro del nuovo Codice civile, mediante la quale la bo-nifica, come massimo fattore del potenzlamento agricolo, di-viene un obbligo anche per tutti i proprietari privati per llnte-resse prevalentemente nazionale in essa contenuto: tale norma trova esatto riscontro in quella medesima inerente ai tempi di Roma repubblicana e riportata da Aulo Gellio nelle «Noctes at-ticae». Si e detto che il Pascismo giunse gradatamente a questa disposizione di importanza capi-tale per ii destino economic» della Nazione, ed e bene ac-cennarne le ragioni. Per arri-vare al concetto di bonifica integrale si dovevano prima di tutto superare dlfficoltä non indiff^renti di indole tecnica e finanziaria. Ma. almenp in un primo tempo, non furono questi •soltanto gli ostacoU piü difficili, polche altrl se ne presentarono. e sotto un certo aspetto forse assai piü gravi, perche di carat-tere essenzialmente psicologico. Dopo la costituzione del Regno venne si affrontata la questio-ne della bonifica, e precisamen-le con la legge Baccarini del 1882. ma senza la visione esatta dell importanza dell'opera. Si tento infatti di rimediare alle inefitiche esalazioni delle paludi can 11 rlsanamento idrauiico, ma al fini esclusivamente igie-nici. La visione unilaterale del problema unita alia deficienza di mezzi tecnici e finanzlari, non porto quindi alcun benefico effetto alia produzione italiana che doveva poi subire il colpo di grazia nel periodo della grande guerra. La concezione completamen-le falsa di una bonifica sola-mente utile ai fini idraulici e igienici. la legislazione fram-mentaria e spesso contraddito-ria, la grande guerra e lo sfa-celo della coscienza rurale, do-vettero infatti dimostrarsi de-leteri per una giusta compren-sione del problemi importantis-simi connessi alia bonifica, mentre si dimostrarono invece fjeneratori dl quella diffidenza chiusa ed ostile che aveva reso ciascuno alleno dall'impiegare il benche minimo capitale nel miglioramento agricolo; diffidenza contro la quale il Fa^ scismo si trovo fatalmente a combattere per la realizzazione degli scopi necessari ad una saggia ricostruzione economica. Ma il sistema adottato dal Regime fu ottimo: come la diffidenza era stata generata dai fatti, alio stesso modo, e preci-.^amente coi fatti e con le opere, la si combatte a spada tratta. Dl qui i prowedimenti intesi a togliere U piü possibile le limi-t:\zioni e gU intralci alle con-Uattazioni agrarie. i prowedi-iv.er.ti per lui maggior incre-mento del credito agrario, mentre di pari passo, col rinascere dolla spiritualita rurale, si trac-ciava il disegno unitario della bonifica generale, per la prima volta abbozzato col T. U. 30 di-ceinbre 1923. Con questa legge il iJroblema delle zone idrogeo-lojicamente guastate venne af- frontato in pleno, e non giä alia superficie, ma con il coordi-i.omento di tutti i problemi ine-renti al principale: sistemazione delle acque per i'uso irriguo, forze motrici, canali di bonifica utilizzati a scopo di navigazio-ne interna per il rifornimento delle diverse zone. Si organizza-rono i consorzi di bonifica e, punto assal importante, furon avocati dallo Stato I valorl per le bonifiche di prima categoria, ovvero dichiarate di prevalente Interesse sociale. II Regime iniziava quindi la sua grande fatica per I'assicu-razione del rlsanamento e della coltlvazione dei territori cosi detti «comprensori» dl bonifica, e tutto ciö perche aveva giusta-mente rawlsato nella propria opera un altro fattore dl ri-nasclta della vita nazionale. In mezzo a tanto fervore di inten-dimenti appunto, 11 Duce creo la «Battagila del Grano» e fu un momento di particolare splendore per la Patrla e per 11 Pascismo. Si giunse cosi per gradi alia emanazione del R. D. L. 13 feb-braio 1933, il quale costituisce una legge basilare della bonifica integrale, tanto che le dlspo-sizioni fondamentali In materia poterono essere da questo stesso trapiantate nel nuovo Codlce civile. II legislatore aveva infatti preveduto un ben vasto piano d'azlone: la colonlzzazlone montana, la sistemazione Idraulico-forestale, la creazlone dl centri rurall nelle pianure, la costru-zione di grandi acquedotti non-che delle piccole conduzioni d'acqua potabile, la colonlzzazlone del latifondo. Da questo momento fu tutto un fervore ri. goglioso di opere, una tenacia senza pari, una rinascenza di terre e di anime che tiene del soprannaturale, e di anno In anno, I'una dopo I'altra, nuove borgate sane e ridenti annun-ciarono al sole nostro d'ltalia la loro nascita felice, con lo squillo giocondo delle campane appena forgiate. * Nessuno ignora come I'agri-coltura costituisca una delle forme piü tipiche di produzione e la base indispensabile di ogni progresso economico. Ora, quale altra attlvlta a-vrebbe potuto risultare capace di dare un Impulso cosi grande alia nostra economla agraria piü della bonifica delle terre impro-duttive, intesa come prowe-dimento generale e come stru-mento efficacissimo di produzione? Lo scopo non si sarebbe certamente potuto raggiungere, se Topera del Regime non fosse venuta quasi mii-acolosamente a smentire quel fenomeno designate «limitatezza del ruolo agrario» che rimane sempre I'acerrimo nemico di ogni progresso. L'enorme portata economica della bonifica integrale va quindi posta fuori discussione, essen-do il Pascismo ormai riusclto a rimettere nel ciclo di produzione agraria una parte assai cospicua di quegli otto milioni di ettari di terra destinati alia redenzione definitiva, che solo pochi lustri prima sarebbe stata follla immaginare. Oggi piü che mal inflne siamo in grado di apprezzai-e 1 benefici economici Che la bonifica ci ha arrecato e ci arreca: serivolgiamo infatti la mente alle dure esperienze passalte dellapprovvigionamento granario, che rimase per troppo tempo una greve catena gettata al collo dellTtalia (U grano e sempre stato un motivo essen-ziale della vita di un popolo) ancora maggiore deve essere 11 nostro intimo senso d'orgoglio pensando che in grazia dell au-mentata produzione cerealicola nazionale, spinta dal Pascismo ad un grado altissimo, il vassal-laggio umiliante che ci affligge-va da secoli e venuto pressoche a cadere, rendendoci non solo 11 beneficio dell'emanclpazlone in se stessa, ma anche 11 notevole rlstabllimento della bllancia commerciale del Paese, nei confront! deirimportazione e del-I'esportazione. Ne taluno dovra sospettare che 11 prevalente Interesse pubblico attribuito alia bonifica abbia potuto recare se-co qualche nocumento agli in-teressi privati. Innanzitutto, con la massima utilizzazione dei ter-reni nazionali e passando quindi dalla fonna di coltura esten-siva a quella di coltura inten-siva e di appoderamento. il red- Potenziamento deirindusiria MENSE AZIENDAL Non vogliamo scrivere un artico-lo in proposito ma semplicemente ricordare nella ricorrenza del 21 aprile, Natale di Roma e festa del lavoro, un'altra fra le tante istitu-zioni del Regime a favore dei la-voratori. Chi nel secolo scorso, quando gli scioperi si alternavano alle serrate con le tristi conseguenze che tuttora colpiscono il proletariate nei paesi in cui vige la piü spletata concorrenza fra datori di lavoro e lavoratori, avesse avuto la fortuna di anticipare nel suo pen-siero la serena e fiduciosa opera con cui si costruisce e si produce oggi in Italia, si sarebbe certamente detto che era un sogno impos-sibile a realizzare se non dopo anni e anni di dolorose esperienze. Eppure la realta e stata fortu-natamente diversa: quei principii contenuti nella Carta del Lavoro non sono rimasti lettera vuota ma, pur fra le avversita che tutti ben conosciamo, si sono tradolti in leggi e in regolamenti praticamen-te attuati, anche se sempre in via di perfezionamento come e naturale per tutti quegli istituti che, non volendo cessare di vivere, devono adeguarsi al rinnovamento dei tempi. Ma non sarebbero suffi-cienti a spiegare questa realta i vari punti contenuti nella Carta se non si tenesse anche presente che un nuovo spirito ha permeato ritaliano di Mussolini, lo spirito della solidarieta, della collabora-zione affinche le singole energie non vadano perdute in sterili in-vidie e vane lotte ma cooperino, nell'unita inscindibile della volonte nazionale, al potenziamento del-ritalia, eterna fucina d'eroi e di valori immortali. Un segno di questa collaborazione fra produtto-ri e lavoratori vogliamo ricordarlo appunto nelle mense aziendali, che per 'a loro costituzione sempre piü meravigliano coloro che crede-vano in una Italia povera e in-capace di sostenere una lunga lot-ta; ne citiamo naturalmente ad esempio una fra le tante. Presso una nota industria milanese, dove alia mensa aziendale partecipano 300 operai nonchž 40 impiegati, il pasto della mattina 6 costituito da un piatto di minestra abbondante e da un secondo (carne, marmellata, fonnaggio, uo-va) con contorno di verdura: si dä anche vino e surrogato di caffe. II tutto per L. 6.60: naturalmente se I'operaio puö mangiare in tal modo e con I'esborso di una mo-desta spesa, lo deve al fatto che la ditta interviene con una cifra non indifferente. Nel pomeriggio la mensa funziona solamente per gli apprendisti ai quali elementi non viene fatto sborsare nulla. Gli apprendisti lasciano il lavoro alle ore 18, e siccome la scuola ha inizio alle ore 20, vanno awiati rifocillati prima, come 6 giä stato detto, a carico della dittä. Tutto questo in omaggio alia redenzione voluta dal Regime a favore degli operai, i quali rispon-dono con rinnovata lena e rinsal-dätä tenacia alia fiducia in essi ripbsta dalla nazione per il raggiun-gimento della Vittoria. L L l dito lordo delle terre e venuto ad elevarsi in modo sensibilis-simo. fi per questa preclpua ragione infatti che il slngolo lavoro umano Impiegato nella produzione agraria dei terreni redenti viene a trovare unacon-venienza indiscutibile, e ciö anche per la somma utillta del prodotto ottenuto, utillta che loro zolla da coltivare e la casa adatta per una soddisfeicente sistemazione personale, hanno ormai avuto la possibilita di co-stituire una famiglla fiduciosa e sicura dell'avenire, cui affida-re dl generazione in generazio-ne il compito e I'orgoglio di ren-dere sempre piü ferace il suolo ricevuto in dotazione. "^a fzotama 2i un fiojioh 2if2an?e 2atLa sua massa numctica a ?aMa sua ^a^atta aUa tatta." mussolini V. serve a mantenere 1 prezzi ad un livello atto ad appagare i bisogni degli imprenditori non solo, ma pure dei coloni stessi. + Quando si pensi che poco meno della metä di tutta quanta la popolazione italiana e com-posta da rurali, si potra facil-mente comprendere di quale portata sociale slano i prowedimenti che alia «rus» si rife-riscono. In relazione a ciö, ecco per-tanto 1 capisaldi cui tende il Pascismo ai fini di una sana rinascita sociale e verso la realizzazione dei quali lo stesso si e awiato con una imponente serie di attivita, come quelle per la colonizzazione del latifondo e per I'indivisibillta delle unita poderali. ancora una volta pero riassimte e dl gi'am lunga superate dal piano della «bonifica integrale»: aumento delle famlglie rurali, destinazio-ne ad esse di case colonlche ca-paci di offrire tutti gll agi necessari ai lavoratori, decentra-mento demografico. abolizione graduale del bracciantato. Con la creazlone infatti di nuovi centri agrari, ed in numero ri-levantissimo. I'istituto della fa-miglia rurale diviene uno degli istituti socialmente piü impor-tantl nella costituzione del nostro Stato. Gli esseri che prima vivevano della vita priva di sole del brac-ciante o del salariato, avuta la L'importanza spirituale di tale fenomeno e fuori dubbio, ed apparira ancora maggiore osser-vando la portata delle conseguenze pratiche che esso trae seco, quail il contributo notevole alio spezzettamento deUe grandi proprietä terriere, sempre dannose agli interessi nazionali, e I'abbassamento della disoccupazione, che in ogni paese rimane sempre una gran fonte di un deleterio disagio morale. Dopo un ventennio di fatica intelligente ed Instancabile, pos-siamo ben dire che il bilancio delle opere intese a questa rinascita sociale fondata sul rin-novato amore del popolo per la terra e per la conqulsta di una economla agricola autarchica e salvaguardia dei supremi interessi nazionali, e a noi imponen-temente favorevole e lascia, piü che la speranza, la certezza dl ima prosslma totale reaaizza-zione degli scopi prefissi e va-ticinati dagli inizi. E ciö mal-grado ogni ostacolo. malgrado il tragico flusso della guerra che invade le terre e 1 popoli tutti; il Pascismo si dimostra oltre-modo fiero di aver costruito e di ritenere tuttora ferma nel-lanima la volonta indistruttl-bile di costruire nuove meravi-gliose opere di pace, di quella pace onde giä trassero perpetua risonanza i nostri padri romani Ciro Foniana Non ci serviamo di un luogo co-mune atleimando che I'induslria, come ogni allro settore dj attivita economica, trova nei regime corpo-rativo, cosi come e inteso nella dottrina lascista, I'ambiente naturale piü adatto alia sua prosperitä ed alia sua lunzione sociale. L'industria, come attivita di tra-slormazione di materie prime in semi-lavorati ed in manulatti, sorge ed agisce evldentemente in ogni regime poich^ la vita moderna di qualunque collettivitä non pud pre-scindere dalla sua lunzione di ap-prestamento di mezzi ormai necessari alia vila. Ma e luor di dubbio che la vita moderna di una collettivitä civile non pud Ii mi tarsi a richiedere al-rindustria soltanto questo compito primitivo ed insopprimibile. L'industria e soprattutto un mezzo di applicazione delle lorze-lavo-ro deslinate a traslormare utllitä per crearne delle altre, a cui un suo aspetto etico che non si puö trascurare ove si assegni al lavoro tutto il suo carattere dj elevamen-to materiale e morale dell'uomo e tutto il suo contenuto spirituale. Sotto I'aspetto economico l'industria non pud utilmente estrinse-carsi d'altra parte senza una saggia amministrazione evolutiva che sia spronata da un tornaconto individuale o da Interessi di gruppi, di qui la necesslta di lasciare al-I'iniziativa privala, all'impresa, II compito di idearia, di londaria, di perlezionarla. E' inline assiomatico che si ha una utillta sana e suscettibile di prosperitä sicura solo quando le //nee maestre dell'organizzazione economica da cui promana sono dirette a giovare alia collettivitä nell'ambito di un giusto o tollera-bile equilibrio di costi e di prezzi. Potremmo quindi concludere questa premessa, con la certezza di non poter essere accusati di super-licialita o di retorica, allermando che l'industria, per essere retta-mente intesa, deve essere il campo di azlone del lavoro sotto il proli-lo etico-sociale e deve propoisi, sotio I'eglda dell'impresa, lini di utilita di singoli o di gruppi in lunzione dell'utilltä collettiva. Ma l'utilitä collettiva e un Interesse pubblico che si identilica con quello della generalitä dei cit-tadini e quindi con lo Stato per cui e indiscutibile come tutta la somma di lunzioni economlche dell'impresa che nello Stato opera e prospera, debba essere subordinata alle direttive di politico economica dello Stato medesima. Ne va dimenticato che vi sono altrl motivi essenziali per cui lo Stato debba intervenire nel dettare le superiori direttive economlche cui I'impresa deve imiformare la sua condotta, Ira 1 quali principal-mente: la destinazione della produzione agli scambi internazionali ed alle lorniture statali e I'organiz-zazione della grande impresa che crea I'Azienda pubblica. Polrebbe lo Stato rimanere inOii-lerente dinanzi die attiirita che producono per tutti o per gli altri Stati, come dinanzi alle grandi or-ganizzazioni industriali a tipo mo-nopolistico che, zia attraverso la capitalizzazione di masse imponen-ti di risparmio e sia attraverso la grande produzione di massa, sono collegati a vastisslme opere di interessi pubblici? Evldentemente no. Come allora conciliare con le dottrine politiche precedentemente in auge tutte queste necessitäf Non altrimenti, e inutile chieder-selo, che con I'organizzazlone cor-/ioiallva dell'economla. Vediamo inlatti, all'inluori del iascismo, da un lato lo Stato de-mocratico che si disinteressa (e mol to relativamente in veritä) delle attivita economiche dei singoli salvo che non ne risulti danneg-glato direttamente e pur non man-cando di regolare opportunamente, I la pure a lini non sempre chiarl, l'attivitä di consorzi e di cartelll. Dall'altro lato assistiamo per contro alia concezione estremlsta dl monopolizzazione slatale del-I'economia, di traslerimento alio stato di ogni diritto dl proprietä sul mezzi di produzione e quindi, in una parola, alia statizzazione deir industria. Non e il caso di dimostrare come, in entrambi i principii, si tratti di due concezioni estreme che, nel primo aspetto, lavoriscono I pochi e, nel secondo, dannegglano 1 molll. Si imponeva quindi una concezione nuova ed umana che racco-gliesse il raccogliblle dagli schemi persistenti per amalgamarlo in una sostanza a contenuto morale e quindi duratura che potesse lasciare airindustria il suo compito spirituale di Jonte dl soddislazione e di orgoglio per I'imprenditore, ma la sua lunzione utile di soddi-slacimento sempre piü completo di bisogni collettivi, il suo carattere di potenziamento dell'economla dello Stato. Ecco quindi nelle premesse dot-trinarie ed in semplici Ilnee strut-turall, la concezione lascista del-I'economia industrlale e I'assetto deirindustria, anche In senso pra-tico ed organlzzativo, nell'ambito dello Stato corporativo. Superlluo rilevare come tali principii siano magistralmente traccla-ti in quella Carta del Lavoro sem-plice e lapidaria, forse gid un po' dimenticata, da molll relegata spesso Ira 1 dominil che per essere troppo in alto si linisce col non maneggiarli piü. L'industria italiana ha continuato naturalmente la sua vita, in appa-renza come per 11 passato produ-cendo e vendendo; eppure qualche cosa, e non secondaria, c'e dl so-stanzialmente mutato. C'e qualcosa che potremo sintetizzare cosi: da oltre venti anni si produce in buon accordo e si produce meglio e di piü senza eccessivi prolitti e non perdendo di vista tutte le reallzza-z/on/ autarchiche necessarie o pos-sibili. E questa azione non pud che essere «corporativa», nel senso di essere diretta a realizzare sempre piü compiutamente le premesse economico - soclali che abbiamo dianzi enunciate. Non si pud pensare ed agire di-versamente d'altra parte se si vuol veramente londare un ordine nuovo in Europa cui l'industria altiva-mente partecipi, sotto pena di rl-cadere in breve tempo negli errorl politici degli altri due regimi e quindi o nei contrasti sempre piü odiosamente riaperti delle lotte economiche proprie dei monopoli e delle egemonie a slondo politico o della collettivizzazione dell'indu-stria con tutte le distinzioni di ricchezza e gli assentimenti di masse che vi sono connessi. Pilade Nucci la difesa delle plante BI ottiene in modo perletto usando prodotti RUMIANCA • Ramital e Cupramina • Antlperonosporicl a base dl rame e materie attivanti, giä largamente impiegati ed appreuati nella lotta contro la peronospora della vlte, della patata, del pomo-doro, contro I'occhio di pavone deU'olivo, ecc. 9 Cupramina Beta - Antlperonosporico di sicura efficaclH III 2 °/o (Ii runic sotto forma cupro-organica, per la lotta contro 111 peroao:4pora della vite, della patata. del pomodoro, deiroccliio di pavone dcll'ollvo, ecc. • 0 r I 0 n e ■ .\ntiperonosporico metallorganico dl provatn (itticacia. per la lotta contro la [icronospora della vlte, della patatn. del pomodoro, ecc. • Granowit - Prodotto per la disinfeiione delle sementi, a base di mercurlo, furfurolo e sostanie attivanti. 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E II migllore, ga-rantito a! 97/98»/o di purezza ed esente da aciditi libera. RUMIANCA TORINO: Corso INDUSTRIA CHIMICA MINERARIA ED ELETTRICA 39 (indie Vergo 31 21 aprile ricordato alle maestranze slovene La ricorrenza del 21 aprile 6 stata ricordata ai lavoratori della cittä e della provlncia di Lubiana da varil oratorl Inviatl dalla Federazlone del Fasel. AI lavoratori sloveni, al quall era glä stato preceden-temente dlstribuito un volan-tino in cul 1 principi e i bene-flcl del sistema corporativo erano stati ampiamente trat-tatl, sono State pol illustrate dal singoli oratori le dichia-razloni contenute nella Carta del Lavoro. Ad essl 6 stato fatto presente come alle sel-vagge quanto dannose lotte di classe si sia potuto sosti-tulre in Italia la collaborazio-ne delle varie categorie lavo-ratrici, i cui diritti e doveri vengono armonizzati nell'ln-teresse supremo della Nazlo-ne: ed 6 attraverso questa collaborazione che si cerca di sempre meglio realizzare quella giustlzia sociale per l'affermazione della quale nel mondo oggl gli Italiani com-battono. Alia Cartiera di Vevče ope-rai e maestranze hanno as-coltato con viva attenzione la calda parola del camerata Petronio; alla fabbrica di Vidmar, dove si h recata la camerata De Vecchi, e alla ma-nifattura tabacchi dove ha parlato il camerata Bottai, invalido di guerra, 1'uditorio ha seguito con il piü vivo Interesse gli oratorl. Alla Dire-zione delle fabbriche sono stati anche consegnati, a nome della Federazione, bigliet-ti gratulti per il cinema Sloga da distribuirsi fra gli ope-rai piti meritevoli. Ai ferrovieri sloveni ha parlato il camerata De Petris, mentre a Longatlco, a Črnomelj, Cocevie, Novo Mesto la significativa data 6 stata 11-lustrata ai lavoratori dai ri-spettivi Ispettori di Zona. A Grosuplje infine ha parlato il camerata Ronchi. Nel pomeriggio il Vice Federale Capursc, accompagnato dalla Fiduciaria dei Fasci Femminili e dalle Donne Fa-sciste, si fe recato all'Ospedale Militare dove si š intrattenu-to col valorosi degenti ai quail ha portato I'affettuoso e augurale saluto dei fascisti iri prima linea: pure nel pomeriggio la Fiduciaria dei Fasci Femminili e le Donne Fasci-ste si sono recate al Cimitero dove hanno recato omaggl floreali alle tombe del Caduti. In serata al Cinema Matica 6 stato offerto uno spetta-colo per i dopolavoristi italiani. n rapporto ai Gerarchi provinciali Nella mattinata del 17 corr. 6 proseguito il rapporto ai Gerarchi della provincia ini-ziatosi 11 glorno 16. II Vice Comandante Federale della G. I. L. L. ha illu-strato alcuni punti del nuovo ordinamento della G. I. L. L., entrato recentemente in vi-gore e che, in confronto al precedente, presenta maggio-re snellezza mentre specifica meglio le attribuzloni e le re-sponsabllltä di dascun colla-boratore. Ha quindl elogiato l'opera svolta dai Gerarchi soprattutto per lo svlluppo dato alla refezione scolastica, che proseguirä fino alla chiu-sura delle scuole. La Fiduciaria dei Fasci Femminili ha pol impartito dlsposlzionl circa 11 tessera-mento delle massaie rural! in provincia e 1 soccorsi in natura che ad esse verranno di-strlbuiti prossimamente. Dopo le relazioni degli I-spettori di Zona, il Vice Federate Capurso ha riepilogato al Segretario Federale le di-scussioni e i problemi presen-tatisi durante il rapporto; 11 Segretario Federale hä preso atto deirattivitä svolta dai Gerarchi nella ^provincia e, dopo aver elogiato alcuni ca-merati che si sono particolar-mente distinti ed ai quali sara offerto un tangibile segno di riconoscimento per la loro operoßltä, ha impartito le direttive per I'ulteriore atti-vitä. II saluto al Duce ha chiuso 11 rapporto. •■••■■••■■■■■■••■■■•■■■•■■■■■■•■■••••■■■■■•a OFFERTE La C. N. Spartaco Anno-vazzi della II Legione CC. NN. d'Assalto ha fatto pervenire al nostro Direttore la somma di L. 50.—, importo deUa sua collaborazione per 11 mese di gennalo a «prima linea», af-finchš sia devoluta alle fa-miglie dei combattenti. Precetto pasquale Nei giorni 22, 23 e 24 corr. nella sala del Dopolavoro del Fascio, il Cappellano della Federazione sarä a disposizio-ne di tutti gli Italiani dalle ore 19 in poi, per la prepara-zione spirituale al precetto pasquale. • II giorno di Pasqua, alle ore 9, sempre nella sala del Dopolavoro del Fascio, verrä celebrata una Messa al cam-po, durante la quale coloro Che intendano adempiere al precetto pasquale potranno ricevere la S. Comunione. smel L. 100.— pro laboratorio per combattenti. In occasione della nascita della piccola Tiziana Barbara sono pei-venute a favore del laboratorio per combattenti L. 100.— da parte del camerata Dal Pra. IN PROVINCIA A Grosuplje La ricorrenza del natale di Roma 6 stata illustrata ai lavoratori del luogo dal camerata Dott. Ronchi, espressa-mente incaricato dalla Federazione. La cerimonia, alia quale hanno presenziato tutte le Autoritä civill e militari ed una folta massa di operai e di impiegati, si 6 svolta in un ampio locale della fabbrica di spago e tela. Dopo brevi parole del Segretario del Centro del P. N. F., il camerata Ronchi ha rie-vocato la fatidica data, esal-tandone il significato e ram-mentando pure, in un'ampia trattazione, I'importanza delle previdenze sociali del Regime a favore delle classi la-voratrici. Sono stati quindi distribui-ti n. 3 premi di operositä per rtmporto complessivo di L. 1000.— che la Federazione dei Fasci di Combattimento ha fatto pervenire. La cerimonia si 6 chiusa con 11 saluto al Duce. Nella stessa giornata il Segretario del Centro del P. N. F. ha recato ai degenti del locale ospedale da campo il saluto delle Camicie Nere distribuendo loro novanta pacchi-dono. Costituzione dell'E. N. P. A. S. L'Ente Nazionale Fasdsta di Previdenza ed Assistenza per 1' dipendenti statali ha esteso anche agli dmpiegati e salariati dello Stato della Provincia di Lubiana I'assl-stenza di malattia, a norma della Legge 19 gennalo 1942-XX n. 22. II giorno 12 aprile I'Ufficio Interprovinciale di Trieste ha provveduto a costituire un Ufficio Corrispondente a Lubiana Che, per I'alto interes-samento deU'Eccellenza Gra-zioli, avrä temporaneamente sede presso 11 palazzo del-I'Alto Commissariato. Per tutte le informazioni Che si rendessero necessarie si prega di rivolgersi all'Uffi-cio stesso sito al II piano stanza n. 121. Quanto prima, su queste stesse colonne, sarä provveduto a pubblicare un articolo esplicativo sui compiti e sulle funzioni dell'Ente. CINENATOGRAFI L U B I A M A Rappresentazioni: giorni feslivi alle ore 10.00, 13.30, 15.30 e 17.30 - giorni (eriali alle ore 14.00 e 17.30 7-asd TtmmiHiii Per onorare la memoria della Fiduciaria dei Fasci Femminili di Como, camerata Aurelia Orlandoni-Amati, sono pervenute al Fascio Fem-minile da parte della camerata De Vecchi L. 100.— pro Patronato per I'assistenza spirituale ai soldati, dalla camerata Rita Farina L. 100.— e dalla camerata Lodovica Su- SLOGA „GENIE DELL'ARIA" Grandioso film d'eroismo con i migliori attori: Antonio Centa, Adriana Benetti. Virgilio Riento, Paolo Stoppa. MATICA Giornalnientc alle oro 15.00 e giorni fe-Etivi alio 10.10 Enzo Ficrmonle o Annctta Bach „11 mercante di schiave" Giorni tcriali alle ore 17.00 c 15.15; giorni feslivi alle ore 1,-i.OO, 17.00 e 10.15 ..Per la sua felicitä" Un amore sovrumano che si sublima nel sacrificio con Zarah Leander, Hans SIttwc, Siegfrid Breuer. UNION Le rivelazioni del genio musi-cale culiniuante in travolgenti trionfi ,,R O S S I N I" con Nino Besozzi e Paola Barbara Rappresentazioni: giorni feriali alle ore 15.30, 17.30 e 19.30; giorni festivi alle ore 10.30, 15.30, 17.30 e 19.30. MOSTE La belUsHima La Jana in „CU0R1 IN BURRASCA' Dedzo, canto, comicU& .... Segue un film di grando succosso: ..RIPUDIATA" con L. Lamarque KODELJEVO Un nim di grande valorc artlsUco „INTERMEZZO« con Ingrid Bergmann, Leslie Howards Segue rappasHionantc film „DESIDERIO D'AMORE" A Gradec II giorno 14 corr. I'Ispettore di Zona ing. Cassanego, accompagnato dalla Delegata delle Massaie rurali Maria Luisa Grani, ha ispezionato il Centro del PNF. La sua prima visita fe stata riservata al re-fettorio dove 25 Scolari sta-vano consumando il pranzo. Accompagnato dal Segretario del Centro e dalle altre Autoritä, si Č pDi recato presso un reparto di combattenti ai quali ha distribuito sigarette, riviste, giornali: doni che so- no stati molto graditi dai combattenti che hanno potuto "ancora apprezzare la tangibile assistenza del Par-tito verso di essi. Con particolare cura ha in-fine visitato la Sede del Centro del P. N. F. e del Comando comunale della G. I. L. L., e-sprimendo il suo compiaci-mento per il buon funziona-mento riscontrato ed in modo particolare per I'iniziativa dello svolgimento di un corso di lingua italiana per adulti, inauguratosi alia sua pre-senza. PER I COMBUnEHTI CONCORSO ^&MsUU Risultati del campionato di calcio della 14" giornata del gi-rone di ritorno. Atalanta-Ti-iestina 2—2 Liguria-Lazio 2—0 Torino-Bologna 2—1 Venezia-Bai'i 0—0 Ambrosiana-Milano 3—0 Livorno-Vieenza 3—1 Juventus-Fiorentina 4—3 Genova-Roma 3—2 PUNTEGGIO OTTENUTO DAI PARTECIPANTI AL CONCORSO Punti 9: geniere Savio Prime; punti 7: geniere Goldoni Imes, art. Sborbini Giustino, vcsq. Silenz! Stanislao, geniere Galle-rani Paolo. I predetti concorrenti possono ritirare il premio loro spettante presso rufficio Combattenti, personalmente od a mezzo di iiica-ricato autorizzato con regolare delega scritta. Punti 6: geniere Pambini Fir-minio, cap.le Maurizi Giuseppe, art. Pompeo Domenico, vcsq. Trevisan Adelchi, art. Cicconi Nello, cap. magg. Calcaterra Bruno; punti 5: cap. Di Cosimo Umberto,' cap. magg. Grigolato Giuseppe, mitr. Vitrugno Vincenzo, mort. Barabcani Artemisio, art. Stante Alberto, art. Peraino Gio. vanni, art. Dionigi Elio, cap.le Medeotti Elvio, art. Re Aurelio, geniere Schettini Mario, serg. magg. Munari Domenico, vcsq. Borgna Ezio, serg. De Simone Antonio, art. Soletti Vanni, serg. magg. Sciotti Vittorino, cap. magg. Passalacqua Angelo; punti 4: mitr. Gallina Antonio, fin. Monaco Ettcre, vcsq. Berti Osvaldo, art. Cola Armando, art. Saliizzo Rocco, art. Pabbi Enzo, art. Pesaresi Luigi, cap.le Giacchetti Ugo, cent. Serretti Leopoldo, art. Gardini Regis, art. Paolorossi Giuseppe, serg. Rera-loni Vittorio, serg. Gussetti G. Batta, art. Volta Azzo, carab. Pagnani Giorgio, cap.le Gerla Mario, geniere Giarali Marino, cap.le Maiorana Giuseppe, art. Grassi Alessandro, cap.le Mas-saccesi Greste, sold. Brandl Franco, art. Orlandini Enrico, art. Mericco Carlo, geniere Zu-naro Bruno, art. Ceccacci Dino, geniere Ciccocioppi Pasquale, serg. Pecorari Geo, serg. Morini Alfredo, sold. Gobessi Diego, geniere Valentini Giovanni, gaf. Cossettini Pietro, cap.le Croatto Egidio, cap.le Baldini Tai-quinio, cap. magg. Pesce Celestino, art. Vesco Antonio, geniere Padovan Mario, geniere Zanchetta Armando, cap. magg. Bolognini Ugo; punti 3: cap. magg. Bastia-nuto Gino, cap. magg. Vescovi Giuseppe, sold. Barone Umberto, mitr. Bison Nandino, sold. Ferri Paolo, art. Palmleri Attilio, geniere Zlgliotto Lino, art. 'ver-nelli Marino, art. Ramundo Rocco, art. Medici Enzio, cap.le Frasi Palmiro, cap.le Schiavon Ugo, cap. magg. Casati Francesco, aut. Palmieri Giuseppe, geniere Dalla Riva Emilio, art. Bertanl Anio, geniere Ligabue Rcsolino, cap.le Stradolini Ode-ro, serg. Ramondelli Umberto, cap.le Pani Antonio, cap. magg. Benvenuti Walter, cap.le Pez Giovanni, cap. magg. Perotti Emidio, art. Lorenzuii Linda, cap. magg. Pinchi Renato, ma-resc. Manetti Gino, mitr. Finiti Fernando, cap. magg. Remi Re-mlgio, art. Pellizzola Loris, serg. Zanellato Umberto, art. Perozzi Antonio, cap. magg. Tenan Gi-beardo, art. Parimbelli Guido. cap.le Berardi Primo, geniere Badiali Ismeno, cap. magg. Ma-nazza Primo, art. Cesetti Nicola, art. Bovo Virgilio, carab. Mon-tanari Bruno, carab. Paoletti Onofrio, sold. Morandini Rino, art. Rodo Salvatori, cap. magg. De Metri Alfideo, geniere Vero- nesi Idalgo, geniere Ferrari Renato; punti 2: mitr. Rovognolo Emilia. cap.le Monticelli Flamlnio, s. ten. Fuoco Francesco, art. Margagliati Giuseppe, geniere Bonfatti Luigi, serg. Bernini Giustino, serg. magg. Umana Antonio, art. Olivadese Giuseppe. art. Blsconti Pompillo, geniere Tramontana Silvio, art. Rossi Luigi, art. Moglie Aldo, cap.le Angelotti Giuseppe, cap. magg. Mauri Emilio, sold. Som-macal Giovanni, sold. Tomei Tommaso, geniere Ortalda Giovanni, maresc. magg. Scaglione Salvatore, serg. Cometti Sera-fino. serg. Scannavino Giuseppe, vcsq. Bernini Vitaliano, vcsq. Pizzedar Valentino, serg. magg. Fornaciari Tullio, cap.le Dalla Costa Iginio, c. n. Pisani Guido; punti 1: art. Casella Luigi, art. Schiavi Esole, art. Sclaboni Bernardino, geniere Gardini Ivo, cap.le Benedetti Augusto, art. Piva Giovanni, art. Vettorato Adelmo, geniere Minocchieri Ro-dolfo, geniere Parmigianl Giuseppe, sold. Sabotelli Luigi, art. Bernecoli Gino. COMU NICATO ^c i cattMccthii Si informano i concorrenti che nel prossimo numero di «prima linea», verranno pubbli-catl, oltre alia classlfica generale del glrone di ritorno, i nomi dei vincitori del concorso ed i premi ad essi assegnati. -1 LIBKERIA Soc. ag.l. - Mikloilieva 16 Tutto le novitä llbrarle In Itaiiano - sloveno - tedesco. Nuovi testi scolastlcl per tutte le scuole dl ogni ordl-ne e grado. GlornaM di moda e rlvist"». LA FARMACIA DOn. G. PICCOll I Lubiana, di Ironie al gratlacieio dl«pon* dl grands issortlmento <1 •pMlalltk nazioniU ed eslere, tor-nJso« medicine lu licett* di tntt« 1« ejuise unmalaU. Arrcdata modenumsDls - TaL M-M COLORI asciutti - ad olio - smalti - vernici a smalto - pennelli e tutti gli utensili per pittori - stucco pervetrai - ecc. — poteteacqui-stare a prezzi vantaggiosi presso: Fr. MEDIC FABBRICn OLII - SMALTI - COLOR! 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