ANNO VI—N. 43. Sabbato 25 Ottobre 1851 . "VM Oli il f.i!'»ii i; !OÌt ; ih I!!!';,n:./ Esce ona volta pet settimana il gabbato. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini S. Semestrein proporzione.— L'abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione. • ■> ' ■ "■> ' • •• •' •- ' a i ' ••; ALCUNI PODESTÀ' VENETI DI ROVI&NO ED ALCUNE MEMORIE PATRIE CONTEMPORANEE. . ' , i ,'JUi 'ì ri il : } . . ' ■ ' ; . . , (Continuazione V. N. 41). 1724.25. Luca Antonio Zancarol q. Marc'Antonio. (Suo ingresso ai 14 gennaio 1724). 1. Stantechè il Capitolo era renitente a concorrere alla fabbrica della nuova Chiesa, fu in Consiglio municipale presa la Parte 23 gennaio 1724, che si avesse a fabbricarla senza la concorrenza dello stesso, il quale perciò non potesse mai aver ingerenza, titolo, o giurisdizione alcuna. (Ma si ha dagli Atti, che in seguito vi concorse. V. il N. 14 di questo mill.) E che foss' eletto in Perito ed Architetto il sig. Zuanne Scalferoto da Venezia, approvando il di lui Modello. 2. Fu deliberato dallo stesso Consiglio li 6 fehbraio 1724, ed approvato dalla Carica di Capodistria li 8 susseguente marzo, che venisse corrisposto da questa Cassa comunale di quattro in quattro mesi D.ti 50 per detta fabbrica e per dieci anni 3. Si congregarono tutte le Scuole ad istanza dei Procuratori sudd.i, e fu presa parte li 27 dello stesso mese, approvata dalla Carica di Capodistria, li 8 successivo marzo, di concorrere alla fabbrica della nuova Chiesa sino al suo fine con quanto potrebbero, ristringendo perciò le proprio spese. 4. La Carica di Capodistria con Lettera 11 marzo 1724 partecipava a questo Podestà gli ordini da osservarsi nel prendere i Costituti dai padróni dei bastimenti, ed altri particolari spettanti alle cose sanitarie, e messi dal Magistrato di Sanità in Venezia onde impedire e togliere i maggiori arbìtri, di cui era venuto in cognizione, cho si commettevano dagli Ofiìzi di Sanità col permettere l'e-stradazione d'ogni sorta di commestibili, anche da Legni ai quali era vietata la pratica. 5. Non avendosi potuto conseguire dal Diocesano mons. Grassi una porzione di Canonica per ridurla nella nuova fabbrica della Chiesa, giusta il Modello dell-o Scalferoto / Ì-;IJ o ! T ; siju' antico stato dee. timavo DELL'AB. GIUSEPPE BERINI. (Continuazione.V.iN.38, 39,40,41 e42) Serve a spargere qualche lume sull' addotto anche questo altro passo di Plinio tratto dal Lib. II. cap. 103, che io trascrivo parimente tradotto in italiano col testo di fronte. Quidam vero odio maris Alcuni poi per contrarietà subeunt vada sicut Arethusa verso il mare vi scorrono fons Siracusana in quo red- per di sotto, come la sira-dunturj jacta in Alpheum, cusana fonte di Aretusa, la qui per Olimpiam lluens, quale caccia fuori tutto ciò Peloponesiaco litori infun- che si getta e rimanda per ditur. Subeunt terras, rur- l'Alfeo, il quale va a de-susque redduntur, Lycus in porre le sue acque nel mare Asia, Erasinus in Argolica, Peloponnesiaco passando per Tigris in Mesopotamia. Et Olimpia. Si cacciano sotto quae in Aesculapii fonte terra, e ne tornano il Lieo Athenis immersa sunt, in nell'Asia, l'Erasino nell' Ar-Phalerico redduntur. Et in golica, il Tigri nella Meso-Atinate campo fluvius mer- potamia. Le materie, gettate sus, post XX. M. pass. exit, nella fonte Esculapia di A-et in Aquilejesi Timavus 1). tene, vengono respinte fuori dalla Falerica. Nell'agro Ali-nate esce un fiume che alla disianza di venti niiglia vi si sommerge, e nell' agro Aquilejese il Timavo 1). 1) La particella copulativa et nel testo è collocata in maniera che indica esser di venti miglia, pari a sedici delle nostre, anche: il, tratto percorso sotterraneamente dal Timavo nell'agro Aquilejese. Possidonio è uno degli scrittori greci che trovasi nella lista premessa da Plinio nel presente libro. Lo stesso Possidonio viene citato da Strabone nel Lib. V. per provare che il Timavo sta nascosto sotterra per lo spazio di cento trenta stadj che equivalgono a do- Nella tavola del Peutingero, che fu delincata al tempo dell'imperatore Teodosio II, trovasi segnato il ponte del Sonzio, ed alquanto più m là il fiume Frigido, il qualo concordemente da •■tutti i geografi viene preso peli'odierno Yipaco. L'officiale, che stese quella carta, vi segna patentemente il corso del fiume Frigido sino alla fonte del Timavo, come se non vi fossero sopra i monti che ne impediscono la vista : la cosa, secondo lui, era tanto certa, che non vi abbisognava la induzione della mente per comprenderla. Vi si aggiunga che in tempo di colmata tanto l'acqua del Vipaco che quella del Timavo resta intorbidata da una certa fanghiglia di color dell' ocra che vi si mesce per entro, in modo tale che basta aver veduta l'una e l'altra per accorgersene della identicità. D fiume Timavo, come si disse, iscambiò il suo nome in quello di Sonzio, quando fu distolto dal suo antico corso, e si trovò la nuova via per iscaricarsi in mare. Io credo eh' egli abbia in ciò prevenuto il Frigido, poiché nella stessa Tavola di Peutingero vedesi delineato il Timavo come uno stagno, il che significa, che a que' tempi eransi bensì diminuite le sue acque, ma non ridotte alla ristrettezza presente, anzi al tempo del poeta Claudiano il Timavo continuava a distìnguersi per lo sbalzo dell' acqua alle sue bocche, 0.....pulcher Ticinus, et Addua visu " Caerulus, et vetox Athesis, tardusque meatu 0 Mincius, inque novem consurgens ora Timavus „ De VI. consolati] Mono. ver. 197, e segg. Quel poco di acqua che ora alimenta il Timavo di ban Giovanni, ed i canali e le roggie, che scorrono per questi terreni paludosi, proviene ancora dai due fiumi Isonzo e Vipaco; e più in copia da questo secondo che dal primo, ma non vi è quella pienezza che formava la scena spettacolosa, che ci viene rappresentata da Virgilio e da altri scrittori. Vi aggiungo un passo tratto dal libro quinto della Geografia di Strabone, e così si avrà quanto ci resta degli antichi relativamente allo 6tato di questo paese. Lo riferisco tradotto in italiano, ponendovi il testo greco di fronte come sta nella edizione di Giovanni Wolters fatta in Amsterdam l'anno 1707. yìxvlrita 8' faso ftalica, rea Si accosta moltissimo al fivià nhjijià&i, xrùjfta, [iù> lido di questo seno, Aqui- é; Pmuamv inizsi%a&ìv %oig wroegxsifisuoig, Ban^àooig-kvcazh/jìtcti Ss òheacn xccz' top leja, baloardo costruito dai Romani contro i Bàrbari che vi stanno più in su; vi si va con barche da carico dici e più miglia delle nostre. Chi abbia sbagliato, Plinio o Strabone, col citare Possidonio non so. È certo per altro che la misura riferita da Strabone Si approssima meglio alla distanza frapposta tra Ru-, bia e la seconda comparsa del Timavo al di sopra del primo ponte non che quella di Plinio. Nariamya (ì) nota/iòr (ni ìtXsigug (vel ìj t^xorra nXei-gug) è^rjxovra gadlug- eh'tirai tf ifinoQel'ov roìg aXàrrrjg, xaì oivov Sèni IgvXlvcov ni&av àofiauri l-cug ava!} tv ttg, xaì olvov, '8Eni 1-vXlvwv niO-cov ÙQfiafin §aig àvet!}tv rsg xaì éXaiov ixeftot 8' avSgunoda (2), xaì Boa-xTjfiara, xaì Séo fiata. e^co 8' è gì ràv Ererixmv oqbìv rj AxvXirc 8iOQt£ovrag 8è norauià otovrv ànòzàv AXnicnv ioav, àvccnhtv 8wQÌ£ovrag Ss nvzauà Qtov Xànò rov AXirlcov èneo v àvàno-Xofjv eyovrv, xaì gadtwv ini roìg %iXIotg tìg Nmorjuav nóXiv. (3). su pel fiume Natisone 1), percorrendo il tratto di sessanta stadj al più. Apresi questo emporio alle genti Illiriche, stabilite lungo l'I-stro, le quali ne traggono merci di mare, vino che caricano sui carri entro ad amasi di legno, ed olio, e vi recano portauomini 2), animali, e pelli. Aquileja è posta fuori dei confini dei Veneti, venendone separata da un fiume che scende dai monti Alpini, e si naviga all' insù per il tratto di mille ducento stadj sino alla città di Noreja 3), presso cui Cneo Carbone venne alle mani coi Cimbri senza successo. (Continua.) 1) Questo fiume è la Natissa, come si disse nel com- mento fatto al primo degli addotti passi di Plinio. Dal pòrto Morgo, in cui mette la Natissa, sino alla dirittura di Aquiltja, ora si contano sette delle nostre miglia, le quali quasi quasi corrispondono ai sessanta stadj di Strabone. 2) Questi portauomini èrano servi, che si destinavano a portare lo lettighe. I popoli di quelle bande sono forti ed alti di statura, e perciò opportunissimi per tale servizio. 3) La città di Noreja doveva trovarsi al sito di Venzone, ed il fiume, che qui indica Strabone senza porvi il nome, non può essere infallantemente che il Tflja-vento maggiore di Plinio, cioè il nostro Tagliamenta In questo fiume si verificano le circostanze rimarcate dagli accennati due scrittori, che sono di scorrere all' ovest di Aquileja, e di servire di confine tra i Veneti e gli Aquilejesi, da quell' epoca in poi che per dare a questi coloni l'assegnamento del necessario terreno per la loro sostentazione dovet-' tero farsi più al levante i Carno-Giapidi, ed i Veneti al ponente, lasciando ambidue la linea del Timavo che li divideva per P innanzi. Vi si aggiunga che questo fiume scende pure1 dalle AlpL A tante prove non si deve assolutamente valutare P obbietto di non percorrere esso i mille e cinquecento stadj come scrive Strabone, Il dotto Cluverio vuole che lo sbaglio di questo numero non dipenda daUgreco geografo, ma bensì dalla inesattezza de'copisti, i quali ci trasmisero la lezione xaì a Radimi ènì x'Xloig, invece di questa (p'zaòuov, cioè cinquecento stadj, ossieno sessantadue e mèzzo delle nostre miglia, quante appunto ve ne sono dal mare a Venzone. ------- '—•----- ■ ■' ,. ■ ■ ■ Trieste, Tipografia dellloyd Austriaco. Bedattore Ilr.Haodler. M