Amo ix Capodistria, 1 Dicembre 1875 N. 23 LA PROVI DELL' ISTRIA, organo ufficiale per gli atti della Società Agraria Istriana. fyjA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Atti ufficiali delia Società agraria istriana NOTIZIE E DOCUMENTI per la conoscenza delle cose istriane Delle Memorie sacre e profane dell'Istria del dottor Prospero Petronio MS. 1680-1681. (Continuazione V. pag. 1745). Libro secondo — Del Timavo principio dell' Istria secondo alcuni, del Golfo di Trieste, Castel di Duino, Pucino con altri luochi situati su quel seno. — Dell'antica città di Trieste, fu un tempo nobilissima Colonia romana. — Epilogo d'alcune attioni delli Triestini. — Copia delle conditioni e privilegi quando li Triestini si raccomandarono alla Casa d'Austria correndo l'anno 1383. — Serie delli Capitani spediti di tempo in tempo al governo di Trieste da cbe Triestini si raccomandarono alli Serenissimi Arciduchi d'Austria (1296-1674). — Dell' arrivo della Maestà Cesarea di Leopoldo I nella Città di Trieste adì 25 Settembre 1660. — Famiglie ascritte all' Albo dei Nobili Triestini. — Degl' Huomini illustri di questa Città eh' in lettere et armi fiorirono. — Delli Vescovi di Trieste. — Delli Santi Martiri della Città di Trieste. — Della Diocesi Triestina. — Del Castello di S. Servolo. — Contea di Racizze, Castello. — Della Torre di Muggia. — Del Castello di Humago e sue Ville, Sipar e Materada. — Del Contado di Pisino. — Descrittione del Monte Maggiore, Delphion detto dagl' Antichi. — Pisino capo del Contado. — Pedena Città. — Serie delli Vescovi di Pedena. — Pieve soggetta al Vescovato di Pedena nel Contado diPisin. — Luoghi del Contado sottoposti al Vescovato di Parenzo. — Castello di Gallignana Lindaro Vermo Treviso Antignana — Coridego Villa — Convento di S. Pietro in Selve. — Terra di Gimino. — Descrittione di Gimino. — Topografia della Città di Pola e sua Diocese, ne' quali si ragiona dell' antichità di quella Città, suo Territorio, Ville ; de' suoi Vescovi, e delli Castelli, Terre e Scogli, et principalmente di Dignano, Albona, Fia-nona ed altro degno di memoria, vien raccolto con brevità e severità historica. — Vescovi di Pola. — Dell' Isola dei Brioni. — Dell' Isola o Scoglio di S. Girolamo e Veruda. — Chiese della Diocesi di Pola. — Fasana. — Promontore. — Pomero. — Medoliu. — Gorizza ovver Castelnovo, Carnizza, Marzana. — Monmarano. — Galisauo, Lavarigo, Altura, Montichio. — Sisano. — Dignano. — Albona et Fianona. — Barbaua. Libro terzo •— Parenzo e Diocesi Parentina. •— Tavola delle Case antiche e nove che hanno il fregio dell' ingresso nel Spettabile Consiglio di Parenzo. •— Della Chiesa Episcopale di Parenzo, sue prerogative. — Vescovi et Giurisditioni. — Luochi che si contengono nella Diocesi Parentina. — Contea del Castello d' Orsera. — Contea di Fontane. — Della Terra di Rovigno. — Castel Valle. — Della Contea di S. Vicenti. — Del Leme, di S. Michel del Lerae; Grotta di S. Roinoaldo e Contea della Geroldìa. — - Del Castello di Montona. — Famiglie di Cittadini della Terra di Montona. — Visiuada e Medolin Giurisdizione dell'Illustrissima Casa Grimani di S. Luca. — Emonia ovvero Cittanova. — Primi fondatori di Emonia et antico suo sito. — Vestigio Romane. — Emonia ovvero Cittanova. — Della Chiesa Cathedrale — Reliquie de' Santi Canonici et altro. — Dell' Acque e novamente della qualità del terreno e Fiume Quieto. -- Delli Vescovi incominciando da S. Massimo primo Vescovo di Cittanova — Entrata del Vescovato di Cittanova, suoi feudi e luochi soggetti. — Contea di S. Lorenzo in Daila. •— Verteneglio. — Villa nova. — Contea di Momiano. — Beida Villa. — Difese dell'antica Emonia Istriana contro Filippo Cluverio e Lodovico Schonleben aggiunte alle Memorie dell' Istria. Se porrete a confronto questi titoli coli'Indice dei Commentari Storici - Geografici della Provincia dell' Istria di Monsignor Giacomo Filippo Tom musini, come furono pubblicati a cura del D.r Domenico de Rossetti, nel IV volume dell'Archeografo Triestino, (Treste 1837) vi accorgerete facilmente che il Petronio non f'ce opera di nuovo getto, ma rimpastò l'opera del Tommasini con correzioni ed aggiunte. — Il Petronio, nato nel 1608, soli 13 anni dopo del Tommasini, e quindi suo contemporaneo, gli sopravisse non meno di anni 34 durante questi, (se si eccettuino gli ultimi 7 od 8,) si occupò sempre con grande amore a raccogliere notizie e a far studii per correggere, sviluppare, condurre a compimento e illustrare con citazioni e disegni quanto il Tommasini per sopraveuuta morte aveva lasciato incompleto. Ho esaminato e posto a confronto i due testi, ma sarebbe difficile, e più ancora noioso il render conto minuto delle consonanze e delle differenze a chi non può avere entrambi i testi sott' occhio. — Il Petronio copiò alla, lettera lunghissimi squarci dol Tommasini senza mutar verbo, o facendo appena qualche trasposizione di parole o variazione di frasi, ma aggiunse anche molti e lunghi squarci di proprio, tutto frutto dei suoi studii e della sua diligeuza. — Quello che rende poi veramente importanti e utilissime a noi Istriani le Memorie del Petronio, ad onta del lamentato dif-fetto di critica storica, sono i disegni o prospetti di molte città, terre e castella quali allora esistevano, e la citazione di molti autori italiani, latini, greci ed altre nazioni alcuni dei quali, comunemente nati ed usati al suo tempo, ora sono addivenuti rari, e riesci-rebbe difficile forse di rinvenirli all' infuori delle pubbliche Biblioteche delle maggiori città. Nè contento di citare gli autori e le opere, ne ricopia i passi che fan- no al suo scopo in tutta la loro estensione. In grazia di ciò le Memorie del Petronio divulgate che fossero a mezzo della stampa faciliterebbero grandemente le ricerche e gli studii finali per la storia provinciale Chè il Petronio, a quanto si vede, cercò e raccolse con pazieuza e passione, e costipò ordinatamente nelle sue Memorie tutto quanto poteva giovare a far conoscere le condizioni dell'Istria da tempi più remoti fino ai suoi dì (1680-81), tutto quello che poteva ridondare a suo lustro. Vero è che, innamorato del proprio paese, ha peccato forse di eccesso, e, come ogni innamorato, accettò tutto per buono e tutto vidde attraverso uu prisma che abbellisce e colora. Ma concesso pure che ci sieno qui e là difetti di critica, ampolosità di forma, ottimismo di giudizii, c' è d'altronde molta e soda erudizione e non minor diligenza, e il tutto è esposto in lingua corretta e in nittido stile. Qualche ridondanza, qualche slancio un pò strano, piuttosto che all' individuo è da attribuirsi al tempo. — Il Petronio di solito non fu felice nel riprodurre le inscrizioni romane, ma e prima e dopo di lui molti, che più di lui la pretesero, si sbagliarono. — Seguendo l'andazzo delle vecchie Cronache e appoggiato a semplici conformità di nomi, asserì troppo facilment* d'origine romana alcune famiglie; ma arn-he u c ò hanno peccato prima e dopo di lui non pochi altri, ascrittoli di maggior fama. Il Conte Gian Rinaldo Carli, non dissimulando questi diffetti, e facendo insieme ragione ai meriti reali del Petronio, scrisse di lui nel Ragionamento delle Antichità di Capodistria. (Raccolti Cilogerà voi. 28 anu. 1743) : suo costume fa di essere quanto innocente itegli antichi, altrettanto veritiero nei fatti dei tempi suoi. — Ai dì nostri l'illustre Teodoro Momm-sen, considerando il Petronio sotto uu solo ed unico aspetto, lo giudicò assai' più severamente. Dopo aver detto: Tommasinium aut continuavi, aut compilavit, perpacua hahet sincera sibi propria, scilicet Albo-nensia illa (V. Kandler. Aggiunte alle Iscrizioni dell'Istria u.ri 849-850-851-852) et figliras quasdam Capodistriana (V. Carli, Antichità Italiche — Parte II pag. 312 e 13) soggiunge denique titulos Capodi-strianos duos ipsc exeogitavit, homo levissimus et nu-gator. (Corpus Iscriptionum Latinarum Voi. V pag. 1 e 2). Per contrapposto a questi severi, troppo severi giudizii, udite, prego, le lodi che ne fecero iu altri tempi il Padre Ireneo della Croce (1693) ed il Vescovo di Capodistria Monsignor Paolo Naldini (1700). Il primo, detto con lode di Mons. Giac. Filippo Tommasini, delle sue Opere stampate e di quelle che per la sua morte rimasero imperfette, soggiunge: massime le Memorie sacre e profane dell Istria che, pervenute alle mani dell' Eccellentissimo dottor Prospero Petronio nativo di Capodistria, e Medico della Città di Trieste, con accurata diligenza, bellissima addizione, e studio accresciute, le ridusse all' ultima perfezione per mandarle alla stampa, quando la morte tagliato il filo de' suoi floridi anni, privò colla sua vita, non solo la patria, ma il mondo tutto di tanto bene ; onde acciò non restasse nell' oblivione sepolto si prezioso tesoro, ordinò che, chiuso in ima cassetta, si depositasse nel Convento de' Reverendi Padri Cappuccini di Capodistria, sin tanto che alcuno spinto dall' a-mor della patria lo mandasse alla luce. Così scriveva il Padre Ireneo nel 1698 10 anni appena dopo la morte del Petronio. (V. Istoria antica e moderna della Città di Trieste. Tip. Weis 1820 T. I pag. 31). Interrogate in grazia cotesti PP. per sapere se nel Convento o nell' Ordine ci sia memoria o tradizione di questo fatto. E il Naldini, nella Introduzione alla Corografia ecclesiastica . . . della Città e Diocesi di Capodistria, (Venezia 1700), dopo aver accennato a quanto scrissero intorno all' Istria Pietro Paolo Vergerio il Seniore, Lodovico Vergerio il Coppo, il Goina, il Muzio, il Manzioli, dopo aver detto delle lettere del Vescovo Morari riflettenti allo cose dell' Istria, e dei Commentari dell' Istria del Tommasini deplorando la morte prematura di quest' ultimo in colpa della quale rimasero imperfetti i detti Commentari, esce a dire: A tanta cattura, peraltro irreparabile, riparò in qualche forma l' ingegnosa penna del Dottor Prospero Petronio, il quale negli anni scorsi restrinse in un copioso Volume le fatiche tutte degli addotti Scrittori e singolarmente delli Vescovi Morari e Tommasini., col titolo - Memorie sacre e profane dell' 1-stria e sua Metropoli -, a tal che egli ravvivò con buon ordine quanto da altri fuor d' ordine si riportò, e ridisse di Giustinopoli tutto il dicibile - Opera degna del cedro nonché del torchio, e se manoscritta riempie le mani de' Letterati, impressa gonfiarebbe le cento bocche della Fama, purché la singolare modestia dell' autore, ne' suoi heredi degnamente trasfusa, non s' opponesse alle stampe, quand' egli nel Tonio predetto, sotto la cifra ingegnosa di questo anagramma Propertio Spenoro, cela in sino il proprio nome. Non sconfortato dal giudizio troppo severo degli uni, uè illuso dalle lodi un po' stemperate degli altri, io, mantenendo quanto ho detto più sopra, unisco il mio al desiderio espresso nel 1829 dallo Stancovich, (Biografia toni. Il pag. 267) e ripetuto nel 1837 dal de Rossetti (Archeogr. Triest. voi. IV Prefazione), fo voti cioè che le Memorie del Petronio sieno messe a disposizione del nostro publico mediante la stampa. Se anche non sono intere e compiette, ce n' è abbastanza però per interessare gli studiosi delle cose provinciali, e per dare occasione a nuovi studii e a nuove ricerche. Esse come ho scritto altra volta, (Provincia 1873 pag. 1343) non sono la storia quale si ha diritto di chiederla oggi, però sono raccolte di materiali storici così svariati, copiosi ed originali che al giorno d' oggi, dopo oltre due secoli, sarebbe difficile assai di rifare. Chi non fosse ancora persuaso della utilità pratica di tale pubblicazione, esamini in grazia con un po' di diligenza le citate due opere dell' Ireneo e del Naldini, e vedrà quale impulso n' abbiano avuto essi, e come largamente vi attinsero. Ma è tempo eh' io vi dica dei disegni a penna, lavoro grossolano ma espressivo, ond' è corredata la II Parte esistente all' Archivio. — Sono in numero di 23 e precisamente 8, intercalati nel testo, e 15 sopra fogli separati, di questi ultimi 5 sono sopra foglio aperto, ossia in doppia grandezza. Ecco 1' ordine con cui sono disposti nel volume, e insieme il soggettodi ciascheduno. 1. Tra le carte 70 e 71 in foglio doppio — Trieste col suo porto ed i suoi contorni più lo stemma e la scritta: Tergestum Romanorum Colonia de-ducta sub Triumviris, IAtoralis Istriae Civitas. 2. Tra le car. 116 e 117 Muggia e Muggia vecchia, 'à. Tra le car. 124 e 125. Monte Maggiore nei con- fini dell' Istria. Sono segnati — la Fortezza di S. Pietro, — il Bosco fatto tagliare per impedire la strada a' Turchi V anno 1646 — la Fontana dei 3Iolini Bogliuno - Pas - Belai - Cher-sano - La Madonna del Lago - Berdo - Signoria - Dioteleva - Fiumara sotto Bogliun alcune strade e il principio dell' Arsa 4. Tra le carte 127 e 128. Pisino Capo del Contado tutto chiuso da mura, e fuor delle mura - la Madonna - Convento de' PP. Zoccolanti - S. Nicolò Chiesa Maggiore: poi Pisin vecchio, - strada sopra la foiba - Molini. 5. Tra le carte 129 e 130. Pedena città-S. Michele. 6. Sulla carta 134 retto Castello di Gallignana. 7. Sulla carta 134 tergo - Lindaro. 8. Sulla carta 135 retto - Vermo. 9. Sulla carta 135 tergo - Treviso. 10 Sulla carta 136 retto - Antignana 11 Sulla carta 136 tergo - Coridego Villa 12 Sulla carta 137 - Convento di S. Pietro in Selve 13 Sulla carta 138 - Terra di Gimino. 14 Tra le carte 139 e 140 in foglio doppio. Pola - città -Porto - Contorni. - (Pola alim Julia Pietas - Opus antiquum Colcliorum - Colonia Romanorum una cum celeberrimo portu) - 11 dispgno s'estende dal porto Val Bandon fin oltre Vanda, e dalle punte, del Crocefisso e del Musil fin oltre Val di Becco e San Canzian. Sono segnati i seni, le punte, gli scogli, la Rena, il Zadro, S. Michiel, Stignan, Viti ari, Vcruda, Vertulella, Saline ecc. C'è aneli» lo Stemma. (Continua) - nulli»' ♦ Min IL MERCATO VINARIO ed i produttori enologi Così riassume il pregevole periodico V Italia Agricola i discorsi che si ripetono da un capo all' altro d'Italia : Mentre i mosti fermentano, discorriamo di enologia e più particolarmente di commercio vinicolo. Come tutti gli anni, al chiudersi della vendemmia,anc'oggi i produttori si domandano : Quali saranno le vicende de! mercato? Dobbiamo noi rallegrarci che affluisca il prodotto ed i prezzi tendano al ribasso ? 0 troveremo maggior tornaconto in carestia di vini, e nello stringere pochi ma lucrosi contratti? — E quali le domande, varie sono eziandio le risposte, sebbene i più propendano per le annate di rado raccolto e reputino vero disastro l'abbondanza. In ciò la pubblica opinione fa mostra pur troppo di cortissima vista; comecché essa non consideri che il rinvilire della merce in epoca di copioso raccolto dipende in gran parte dalla poco razionale produzione, dalla mancanza di criterii economici e di sfoghi per un'attiva esportazione. Migliorata la confezione e resi i vini durevoli a lungo, che potrà impedire l'enologo dal mantenere costante un prezzo rimuneratore sul mercato, frenaudo la rovinosa concorrenza col serbare in cantina le quantità eccedenti? Le quali poi troverebbero smercio più profittevole assai nelle annate di deficienza o, meglio, in guardinga esportazione all'estero. Tutto noi dobbiamo riformare: pratiche enologiche e situa- zioni del mercato; le prime colla scienza, il secondo coli' economia politica — e così avremo in breve raggiunto quell'armonia degli interessi, che è supremo intento fra produzione e consumo. — E gli è in ispecie ai grandi stabilimenti ed alle Società enologiche, cui spetta di rivolgere le loro mire all'estero e procacciare nuovi sbocchi ai crescenti prodotti, anziché darsi attorno — come bene osserva il Sole — a ricercare troppo lauti e pronti guadagni in una artificiale coudizione di mercato interno, generando in un ai privati incettatori, il monopolio con tutte le sue tristi conseguenze. A tal uopo gioverebbe pienamente, ciò che tuttora manca al commercio vinario in Italia. Case di commissione e rappresentanza nelle principali piazze consumatrici, capaci di potere, mediante congrue provvigioni, garantire il buon esito delle loro operazioni ed aventi estesi e molteplici rapporti all'estero. Il vino italiano nel 1875 (Dal Sole) Ora che in Italia sono ovunque finite le vendemmie e sono chiusi i mercati delle uve, ora si può dire schietta la verità intorno la quantità del vino italiano spremuto nel 1875, senza pregiudicare i produttori dell'uva i quali per mantenere se non elevati, alméno mediocri i prezzi, andavano dicendo, la vendemmia di quest'anno essere inferiore a quella dell'anno passato. Ma tali esagerazioni non valsero ad impedire l'avvilimento finale dei valori delle uve e dei mosti, cosicché nel bacino del lago di Garda si vendettero buone uve a IO lire il quintale; le migliori uve cremonesi si cedettero a lire 8, le migliori mantovane a lire 6; nelle Marche si alienarono mosti a 5 lire l'ettolitro, nella Toscana ad 8, ed in alcuni luoghi, fra Mantova e Modena, si giunsero a tale da abbandonare una metà dell'uva quale mercede dei vendemmiatori. Onde verificossi quanto noi asserimmo per veduta il 20 maggio ed il 4 agosto nel giornale La Provincia di Brescia che l'Italia nel 1875 avrebbe avuto vendemmia più copiosa di qualunque che ebbe mai, non tanto per la straordinaria fecondità delle viti, ma specialmente pella moltiplicazione delle vigne. Alla fine del secolo scorso estirparonsi viti nel piano dell'Italia settentrionale per soverchio avvilimento dei prezzi dei vini, ma allora era assai più rada la popolazione,'e la difficoltà dei trasporti impediva l'equa distribuzione dei prodotti, onde a brevi distanze alternavausi ridondanze e carestie. L'Italia ha due debiti gravi verso la civiltà da soddisfare; essa manca d'un catasto unico e razionale, base alla imposta equa di terreni, e d'una statistica agraria, che non si potrà fare mai giustamente sino a che non ne siano preparati gli elementi catastali. Le statistiche anche ufficiali che si vanno pubblicando, tirano ad indovinare, almeno in ogni parte d'Italia fuori del già dominio della repubblica veneta dove s'applicò il catasto nuovo del 1852. Le statistiche ufficiali dei prodotti vegetali del suolo italiano pigliano quindi ancora per guida i calcoli fatti dal benemerito Maestri prima del 1860, quando stava a Parigi. A noi però riesce impossibile lo stabilire quanto vino abbia prodotto l'Italia nel 1875. Per la prov. di Brescia, la più vitifera della Lombardia, possiamo asserire con qualche fondamento che ne imbottò 2 ettolitri e mezzo per ogni abitante ed in essa il solo comune di Guzzago, che dà il miglior vino bresciano con 4350 abitanti, produsse intorno a quarantamila ettolitri. Se tutta l'Italia avesse un prodotto proporzionalmente pari a quello della provincia di Brescia sarebbe nelle condizioni della Francia, la quale quantunque abbia metà del suo territorio senza viticultura, pure nel 1875 stima intorno a 100 mila ettolitri il suo prodotto, del quale esporta solo la ventesima parte, ed il resto consuma in patria. Dove il vino diventa sempre più parte integrante del vitto giornaliero sì del colono che dell' operaio, come lo era del milite greco e del milite romano, con notevole vantaggio igienico ed anche economico. Perchè ove il buon vino popolare si venda come ora nella Toscana, da 10 a 20 cent, il litro, l'operaio che condisce il pranzo suo con mezzo litro di vino puro esano, digerisce anche cibi poco grati e risparmia sul pane e sul companatico. L'igiene poi consiglia 1' uso del vino al colono segnatamente nei lavori estivi laonde ove chi fa lavorare ad opera, chi dà il vitto ad operai in filande, in filature, in officine, in lavori di terra, dovrebbe accompagnare il cibo con equa misura di vino. Il cui uso va scendendo nel popolo a misura che se ne aumenta la dignità ed il benessere e che si abbassa il prezzo del vino. I francesi che hanno migliori statistiche di noi, studiando, conobbero che il consumo medio annuale d'ogni loro cittadino nel 1829 era di 62 litri di vino annualmente, che quel consumo salì ad 84 litri nel 1853, ed oltre i cento dopo il 1869, mentre a Parigi ora ogni abitante beve medianamente 217 litri di buon vino all'anno. Quantità grandissima per città lontana dalla produzione del vino, mentre gli abitauti di Torino, più vicini alle vigne, ne bevono 150 litri e quelli di Brescia ne introducono 175 litri, ma escono spesso a ristorarsi fuori la cinta daziaria. Ove si consideri che l'Italia ha sopra il capo popoli strenui bevitori, ma poveri produttori di vino, ove si consideri che 1' Austria produce solo 89 litri di vino per ogni suo abitante, che la Svizzera ne produce solo 37 litri, e che la Germania deve andare contenta del misero prodotto di 9 litri si comprenderà che il vino italiano ha non solo missione democratica interna ma avvenire commerciale transalpino. Ma per adempire a questo còmpito del vino bisogna provvedere e renderlo serbevole d'estate e ad invecchiarlo nelle botti gradualmente, giacché molto d' un tratto non si può, chè a ciò mancano ora capitali, bottami e cantine. Per renderlo serbevole di estate quando il vino è più desiderato e necessario, bastano fine e continue diligenze ; colmare cioè le botti ogni settimana, travasare il vino tre volte prima del luglio, solforare le botti, preferire le pompe nei travasi, e mantenere, cominciando dall' aprile, areazione fresca. I francesi serbano così dei vini che hanno un terzo meno d'alool della maggior parte dei vini italiani. G. Rosa, Lezioni elementari di Agricoltura dettate da A. M. Vusio, parroco (Cotit. Vedi pag. 1747) Quando nell'atmosfera il freddo è intenso allora le nubi anziché sciogliersi in forma di acqua o di ne- ve, sì condensano fortemente e con impeto cadono a terra; e questo fenomeno si chiama tempesta o grandine, il più grande flagello che dar si possa per l'agricoltore, perchè in un momento gli porta via il frutto dei suoi sudori. Nell'atmosfera oltre tanti fenomeni si vede qualche volta e specialmente quando è vicina la pioggia o nelle calde notti di estate lampi di viva luce. Quel fenomeno appunto si chiama lampo o baleno, e proviene dalla così detta elettricità. Se questo lampo che con molta velocità scorre ed illumina, trova nell'amosfera un'impedimento, come sarebbe nelle nubi, allora scoppia producendo un rimbombo che dicesi tuono o fulmine. Il fulmine non è dunque una materia ma una forza, o in altri termini una specie di aria concentrata simile al vento che scorrendo fischia e sibila. Il lampo ed il tuono sciolgono nell' atmosfera uu gas che più tardi conosceremo, il quale viene con grande utile assorbito dalle piante ; questi due fenomeni sono dunque molto utili per la vegetazione che per essi si vivifica. Finalmente quando una parte dell' atmosfera è calda e l'altra meno, nasce uno squilibrio nell'aria; si produce perciò una corrente, e questa si chiama vento. Quanto più sensibile lo squilibrio, tanto più forte è l'impeto del vento. Lo studiare l'intensità e la direzione dei venti è cosa utile peli'agricoltore. §. 7. La luce.— Ogni pianta oltre il calore e l'umidità, richiede nu certo grado di luce. Senza la luce, ogni qualunque pianta o non vegeta o perisce. La prospera vegetazione delle piante, il color verde delle foglie, la maturanza dei frutti dipendono dalla luce. Si coltivi una pianta in buonissima qualità di terreno ma all'oscuro; gli si somministri calore ed umidità quanto gli è necessario, e si vedrà a poco a poco le foglie impallidire, la pianta isterilirsi e finalmente perire. Studiare quindi il grado di luce di una località, come pure l'annotare quante ore durante il giorno i raggi del sole riflettono sopra un terreno, è cosa molto utile per l'agricoltore; imperciocché dietro il maggiore o minor gradò di luce di un dato terreno, saprà con molto profitto coltivare una anziché un'altra qualità di piante. §. 8. L'aria. — L'aria che noi respiriamo è l'unione di due arie speciali che si chiamano gas; uno si chiama gas ossigeno e 1' altro gas azoto. Un volume di ossigeno unito a 4 volumi di azoto formano l'aria; o più precisamente 208 parti di ossigeno e 792 di azoto. Giova in breve conoscere la proprietà di uno e dell' altro gas. Il gas ossigeno è assolutamente necessario pella respirazione degli animali e per la combustione dei corpi. Questo gas si chiama iu altro modo comburente vale a dire che non brucia ma che fa bruciare. Dove mai s'introduce questo gas, lì brucia; l'uomo che pur respira e lo introduce nei suoi polmoni gli brucia con lento calore il sangue, e perciò anche il sangue uostro è sempre caldo ; la candela che arde brucia in forza dell'ossigeno che si unisce alla cera; la rugine che vediamo sul ferro, è appunto ferro bruciato dall' ossigeno; il legno che a poco a poco si converte in teric-cio, è un legno bruciato lentamente dall'ossigeno. Un animale che respirasse solo ossigeno, o un corpo qualunque che fosse tutto circondato da questo gas, in pochi minuti completamente abbrucierebbero come si brucia una paglia gettata sul fuoco. Il gas azoto ha proprietà, del tutto contrarie ai gas precedente; esso cioè soffoca la respirazione ed arresta la combustione. Un animale che respirasse solamente dell' azoto, o un corpo in combustione che venisse avvilupato in questo gas, dopo pochi minuti il primo cesserebbe di vivere ed il secondo si spegnerebbe. Ma la provvidenza che ha gli occhi vigili su tutto, ha disposto in modo che in 4 volumi, di azoto sempre si trovi immischiato un volume di ossigeno, ed in forza di questo mescolamento i due gas anziché rendersi nocivi in due sensi opposti, si rendono benefici, formando l'aria che noi respiriamo. Questi du« gas si possono col mezzo di semplici apparati separare, e con esperienze facili a farsi, conoscere praticamente la loro proprietà. § 9. Il gas acido carbonico. — Un altro gas molto necessario a conoscersi si è il gas acido carbonico. Per conoscere meglio le sue proprietà, è necessario di premettere alcunché. Si è detto che tutti i corpi bruciano; alcuni presto con luce e calore, come la legna e la candela accesa; altri lentamente senza luce e talvolta senza calore sensibile come il sangue, il ferro ed il legno. Ogni corpo che brucia necessariamente assorbe del gas ossigeuo; e siccome nulla va perduto a questo mondo, così quando 16 parti di ossigeno si uniscono a 6 di carbonico, questi uniti assieme formano una nuova combinazione, vale a dire il gas acido carbonico. Dunque tutto quanto brucia assorbe dell'ossigeno e manda fuori del gas acido carbonico. — Proprietà di questo gas si è di essere pesante e soffocante ; perchè pesante lo si trova sempre nelle parti inferiori dell'atmosfera: e come soffocante ogni animale che lo respira cessa di vivere, ed ogni corpo che brucia si spegne. Questo gas ha una proprietà eguale all'azoto, e la differenza fra questi due è questa che il primo non si trova mai immischiato coli' aria, e 1' azoto in vece si trova sempre combinato coli'ossigeno e forma l'aria. Un esempio per spiegare la posizione fra loro di questi 3 gas si potrebbe avere dal vino, dall'acqua e dall' olio. Mescolando del vino con dell' acqua si forma una bevanda che non è più nè vero vino nè vera acqua; così l'ossigeno coli'azoto; mescolando ora a questa bevanda dell' olio, questo quantunque si mescola, tuttavia non si unisce, ma stà da se; così il gas acido carbonico dirimpetto all'ossigeno ed all'azoto. Ma se l'ossigeno viene continuamente assorbito, e se il gaz acido carbonico dovunque si sviluppa, dovrebbe in poco tempo l'atmosfera corrompersi totalmente che il mondo dovrebbe cessare. Così difatti avverrebbe se la provvidenza non avesse altrimenti disposto; ed ecco come. Nella stessa guisa come gli animali ed i corpi comburenti ispirano (tirano a se) l'aria ed espirano (mandano fuori) il gas acido carbonico, così le piante hanno la proprietà di ispirare il gas acido carbonico e di espirare 1' ossigeno che unito all'azoto di nuovo forma 1' aria. Osservando le foglie dei vegetali, noi vediamo ad occhio nudo tante piccole fessure o rughe, e queste si rendono più visibili cól microscopio ; or appunto queste fessure o rughe sono le bocche delle piante per ispirare ed espirare. Le piante adunque espirando il gas acido carbonico, trattengono per sè le 6 parti di carbonico e poi nuovamente espirano le 16 di ossigeno. — In questo modo l'aria non si corrompe mai, e fra 10000 parti di aria si trovano al più da 4 a 6 parti di gas acido carbonico. — Per questo motivo l'aria di campagna è più piacevole perchè più pura dell'aria delle gran- di città nelle quali sempre si brucia e non vi sono sufficienti piante per assorbire e nuovamente purificare l'aria. §. IO. L' acqua. — Come l'aria così anche l'acqua è la combinazione di due gas, vale a dire del gas ossigeno e dell' idrogeno. Una parte di gas idrogeno combinata a 8 parti di ossigeno formano l'acqua. Per assicurarsi di questa verità si ponga in un recipiente pieno di acqua delle limature di ferro, le quali hanno la proprietà di assorbire l'ossigeno; e perchè questo assorbimento avvenga prima si versi nell'acqua qualche goccia di acido solforico, ed allora si vedrà formarsi tante bollicine; e quelle non son altro che acqua che si scioglie, vale a dire l'ossigeno è assorbito dalle limature di ferro e l'idrogeno passa allo stato di gas nell'atmosfera. Proprietà del gas idrogeno è quella di ardere; cosa da non confondersi colla proprietà dell'ossigeno che fa ardere. Anche l'acqua come l'aria è un alimento necessario per le piante. Uffizio dell'acqua è quello di disciogliere le sostanze solide che devono entrare nelle piante. Bruciando una pianta, rimano della cenere, ed il rimanente è ritornato allo stato aeriforme. Quella cenere sono appunto le sostanze solide entrate dalla terra nella pianta per mezzo delle radici; ma se prima l'acqua non avesse sciolto queste sostanze, le radici non avrebbero potuto succhiarla. §. 11. Conclusione. — Dal fin qui detto risulta : I. essere necessario ad ogni pianta un dato grado di calore, di umidità e di luce; lì. essere il gas acido carbonico un vero nutrimento per le piante come l'aria che si respira è un nutrimento per l'uomo; III. essere l'aria e l'acqua una combinazione di li gas, la conoscenza dei quali si rende molto necessaria per l'agricoltore che desidera migliorare le sue condizioni e rendere ubertuoso il suo podere. (Continua) Le antiche recitazioni di Capodistria (Cont. V. pag. 1734) Anche la seconda recintazione ebbe la sua arce 0 il suo castello, che noti va confuso col Castelleone. Di tutte e tre le recintazioni non dubitiamo esistano vestigio. Non dubitiamo che li tre corpi di città si tenessero distinti anche politicamente, ma le carte antiche di quella città che tanto si alzò nel medio tempo, sono sì rare nel pubblico uso, la povera città fu così maltrattata alla fine del secolo XIV, per incendi, diroccamenti, che il più delle case e fondi vennero per confische e derelizioni in dominio del Principe; lo stesso Comune pienamente esautorato, così che la pianta fu scompaginata, sorprese ed interrotte le vie, vennero quei tanti scoperti che ancor durano. Non possiamo resistere al prurito di dirne qualcosa. La città per eccellenza, era quella compresa nella primitiva recintazione più ristretta. Volentieri crederemmo che il terreno fosse scompartito a sei sestieri o contrade, prendendone argomento da ciò che ampliato il recinto della città, dodici furono le contrade, pure dalla estensione nota e certissima di una, non sapremmo collocarne più di quattro, che in verità sarebbero quartieri, o Porte, come anche le dissero in Capo- distria. Ed è questo il quartiere degl'Isolani, abitato da antichi coloni che avevano terreni assegnati loro nell' odierno comune d" Isola. In transazione dell' anno 1225 fra il Comune d'Isola, che voleva sottrarsi al dominio baronale del Monastero di S. Maria di Aqui-leja, è memorabile che gl'Isolani avrebbero continuato ad essere cittadini di Capodistria ; le cause civili sarebbero recate in appellazione alle Magistrature di Capodistria, avrebbero fatte le fazioni tutte insieme a quelli di Capodistria. Isola era un Vico di Capodistria. In altra carta del 973, Isola è detta parte integrante così della città come dell'agro; nel 1175 lo si vede già corpo distinto, però membro di Capodistria; fino al 1212 dovevano gl' Isolani battezzarsi nel B ittisterio di Capodistria; però non crediamo che il quartiere degli Isolani avesse tale nome perchè vi si recassero i bambini per quella porta isolana a battezz-, sibbene perchè era loro quartiere, nel quale non dubitiamo avessero case loro proprie, ancorché la stagione estiva fosso da essi passata nei campi loro. Noi li riconosciamo per coloni romani; sarebbe troppo lungo il dirne le ragioni. Facendo confronti, la superficie del quartiere isolano di Capodistria sarebbe di 9300 passi romani. Da carta più tarda, 1350, il numero dei cittadini ed abitatori di Isola sarebbe di 145, secondo calcolazione approssimativa romana il numero di abitanti sarebbe di 1000 e qualcosa, il numero di 145 c loni darebbe 725, non calcolati i famigli, il che si approssimerebbe ; il numero dei coloni sarebbe stato di 580, il che non è lontano dal vero, calcolato il numero a centinaja di 500, aggiuntivi un' ottantina di cavalieri, ed i centurioni che in tutto sommerebbero a 548 persone. Abbiamo allo incirca calcolato che l'agro isolano arabile fosse di 4880 P. R. di feracità, di 6000 di superfìcie. K. Seminario o Collep ài Capodistria (Contin. vedi pag. 1749) (Pag. 5) Laus Beo adì 20 maggio 1G75 Revisione sfata fatta da noi infrascritti Ragti per ordine dell'Illustrissimo ed Eccellentissimo signor Lorenzo Donato Podestà e Capitanio delle infrascritte scuole et confraterne della Provincia per commissione dell' Ecc.mo Senato Cioè dell' Entrata e Spesa che annualmente ritiene cadauno d' essi Luochi ; Con la tansa poi stabilita dall'Eccellenza Sua come segue: Isola Entrata Spesa l'ansata Scola di Sant. Iseppo L. 197 L. 154 L. 6-4 Scola di Sant. Michel 305 150 6-4 Scola di San. Rocco 150 107 6-4 Scola della Mad.na de Battudi 351 308 6-4 Scola di Sau Donato 197 127 6-4 Scola di San Mauro 245 202 6,-4 Scola del SS. Sacramento 899 593 12-8 Scola della Mad.na di Val- dreniga 56 24 3-2 Scola di San Antonio di.....*) 150 93 6-4 Muggia Fabbriche di Muggì a vecchia, SS. Z.ne e Paolo L. 193 L. 224 dì S. Francesco due : un per cadauna L. Entrata Spesa Scola del SS. Crocefisso Scola della Mad.na di Muggia vecchia Scola di S Michel Scola di Tutti Santi Scola di S. Brigida Scola del SS. Sacramento Scola di S. Giacomo Scola di S. Nicolò Scola di S. Andrea Scola di S. Giovanni e Paolo Scola di S. Rocco 53 54 110 53 191 58 56 48 121 37 27 87 26 169 38 42 38 103 18: 12. 'l'ansata L. 6-4 6-4 3-2 6-4 6-4 6-4 6-4 ZI lì Scola di S. Francesco 150 92 Scola della Mad.na de Battudi 1078 780 Scola di S. Sebastian 83 60 Scola della Mad.na del Rosario 85 .... Scola della Coucettion 40 ---- Scola del Celostro 50 ---- Scola ..... Imago '18IV VA (pag. 6) Entrata Sepsa Tansata Scola di S. Antonio di Padova L. 216 L. 136 L. 6-4 Scola di S. Andrea 196 97 6-4 Scola di S. Benedetto 56 37 3-2 Scola di S. Rocco 134 105 3-2 Scola di S. Giov. Batta. 108 68 3-2 Scola di S. Catteriua 119 43 3-2 Scola di S. Steffano 92 66 3-2 Scola di S. Bartolomeo 68 43 3-2 Scola della Mad.na 218 156 6-4 Scola di S. Pellcgrin 233 132 6-4 Scola di S. Nicolò 295 232 6-4 Daila Entrata Scola di S. Lorenzo L. 403 Scola di S. Catterina 198 Scola del SS. Sacramento 240 Matterada Scola della Mad.na I'etrovia Scola di S. Steffauo Cittanova Scola di S. Pietro 230 251 Spesa L. 357 146 170 160 Tansata L, 6-4 3-2 6-4 6-4 TT!Q 143 216 125 6-4 3-2 *) I puntini segnano gli spazi del manoscritto nei quali non si rileva con chiarezza il carattere per essere sbiadito dal tempo. (Nota della Red.). NOTIZIE La Giunta Prov. nella seduta dell'll Novembre p. p: Approvava in via definitiva il piano di ripartizione del predio agrario secondo le differenti coltivazioni, e dava le opportune istruzioni alla Direzione della Stazione provinciale di viticoltura e pomologia relati- vamente ai lavori da eseguirsi ed alla provvista delle piante che si ritengono necessarie. Deliberava di raccomandare a tutti i comuni della provincia, in seguito a ripetuti fatti e lagnanze dell' amministrazione dell' ospitale civico di Trieste di astenersi dal mandare i maniaci insolventi al manicomio di Trieste, prima di esserne stati a ciò autorizzati dalla Giunta provinciale, sotto la comminatoria di dovere nou solo sopportare la spesa di un eventuale respingimento dell'ammalato per parte della Direziono del manicomio, ma altresì quella della cura o mantenimento causata dal ricoverato, la quale, in questo caso, verrebbe internamente conteggiata a peso del rispettivo comune di pertinenza In esito al rapporto 7 settembre n. 1237 col quale il Dipartimento contabile chiedeva istruzioni sul modo di conteggiare gli iuteressi di mora sulle competenze d'esonero, è deliberato; 1. che si abbia da continuare a riscuotere gli interessi di mora soltanto sulle rate scadute e non pagate dei capitali a nuovo modo di pagamento, esclusi dagli interessi di mora gli interessi scalari sui capitali stessi. 2. Che non si abbia ad esigere l'interesse di mora sui capitali a vecchio modo di pagamento. 3. Che gli interessi di mora fino ad ora riscossi dagli ii. rr. offici delle imposte sui capitali a vecchio modo di pagamento rimangano a vantaggio del fondo di esonero. Veniva discussa ad approvata l'istruzione sulla compilazione, temila in evidenza, e rassegna degl'in-ventaij dei mobili, requisiti d'ufficio e di cancelleria, utensili ed attrezzi di proprietà della provincia dell'Istria, nonché relativamente alla biblioteca provinciale, e venivano incaiicati i varii ufficj di uniformarsi alla medesima, rassegnando il dettagliato inventario entro il giugno 1876. Nella seduta del consiglio Municipale di Trieste, 24 Novembre p. p. ad una interpellanza sullo stadio delle trattative col governo relativamente alla progettata nuova strada postale dell' Istria, il commissario imperiale rispose che la Luogotenenza ha caldamente appoggiato il progetto presso il Ministero, dal quale si attende 1' evasione. Sulla diga del porto di Umago venne collocato un nuovo fanale in luogo di quello fin ora esistito; la luce è fissa verde visibile a ^quattro miglia con atmosfera chiara. Nella primavera prossima seguirà l'ufficiale inaugurazione dell' Istituto Vinicolo Regionale di Conegliano. Il giorno 24 Novembre p. p. venne celebrato in Certaldo il quinto centenario di Boccaccio. Dicesi che l'ammontare del danno arrecato dall' incendio del lanificio Rossi a Piovenne presso Schio sia di un milione e mezzo di franchi ; ma a carico di cinque Società d'Assicurazioni. Sei cento famiglie di operai si troverebbero senza pane ; e la causa dell' infortunio pare sia stata un fiasco di petrolio l I bachi nel Giappone ebbero quest' anno risultato eccellente. In una riunione di bacologi italiani prece- duta dal Conte Fé, ministro di S. M. Vittorio Emmanuel presso quella Corte, furono solennemente smentite le voci propalate in contrario da un giornale inglese che si pubblica a Yokohama. La Giunta Prov. nella seduta del 13 p. p. ottobre ha deliberato di affidare al deputato provinciale in Pinguente Adolfo Clarici l'incarico di procedere all'ultimazione delle pendenze relative alla divisione dei beni comunali di Pinguente e comuni censuari aggregati, nonché all' assunzione dei rispettivi contratti di compravendita e loro iscrizione nelle notifiche. Cose locali I fanciulli iscritti nel nuovo anno scolastico 1875-76 alle scuole popolari sono 196 nella sezione maschile e 210 nella femminile. Totale 406. Bibliografìa istriana In una spduta scientifica tenuta nel mese scorso dalla Società adriatica di scienze naturali in Trieste, venne data lettura, tra altre interessanti, di una Memoria del Sig. D.r Carlo de Marcbesetti nella Flora dell'Isola di S. L'aerina presso Uovigno. In un' appendice contenuta nel N. 242 dell' Osservatore Triestino, si trovano i seguenti cenni dell'accennata Memoria: 14 Prendendo le mosse dall'osservare come "una particolarità della costa occidentale dell' Istria sia 1' avere essa nella parte meridionale una specie di diga, formata da una serie di isole, taluna delle quali quasi a pelo d'acqua, tal altra elevantesi a notevole altezza,, osserva essere evidente come, fra la costa odierna e questo arcipelago, prima dell'irruzione del mare, dovesse esistere una lunga vallata longitudinale che "cominciando circa all'altezza di Parenzo, mettesse capo nel golfo a Pola„ e che forse si protraesse persino a Promontore. Divisata la struttura e la vegetazione generale di queste isole fa emergere che quella di S. Caterina offre una Flora più ricca e più interessante delle altre, e la raccomanda alle escursioni dei botanici. "L'isola misura ettari 16.11 di superficie e consta come tutte le sue consorelle di calcare ippuritico. È rocciosa e silvestie sul versante occidentale, ove ritrovasi pure la massima elevazione; si appiana verso il centro in dolce declivio. Vi esistono le rovine di un chiostro antico, una casa domenicale, però la coltura non si estese che a piccolo tratto di terreno, tutto il resto è lasciato al dominio di Flora. La parte più bassa dell'isola, rivolta verso Rovigno, è un punto lie-viemente oudulato, ombreggiato da pochi olivi, mentre la parte occidentale è ricoperta da una macchia fittissima di sempreverdi, in alcuni luoghi impenetrabili affatto,,. Qui l'Aut. tesse il catalogo delle piante osservatevi e passando a dire della parte opposta, nota come questa, difettando di piante arboree, presenti in ogni stagione un aspetto differente per cui è molto più interessante e svariata ne'suoi prodotti in confronto della regione boschiva*. Dando poscia un quadro della sua vegetazione enumera le molteplici e svariate piante che la infiorano. Ma tanta magnificenza non dura più che tre"set-timane principianti dallo scorcio del marzo, scorse le quali ben poco rimane ; ma dopo principia altro floridissimo periodo più vario e più rigoglioso; che però in giugno principia a declinare. Fatta menzione delle piante tutte che si rinvengono nell'isola, osserva come la più interessante di esse sia il Theligonum Cynocram-be che non ritrovasi in tutta la penisola istriana e l'Autore conchiude dicendo, "considerata la sua poca estensione, quest' isola puossi a ragione dir ricca giacche la sua Flora vantando 456 specie concorre per più. della quarta parte a quella dell'Istria intera. Pubblicazioni Francesco Dall' Ongaro. Scritti d' Arte, Edizione postuma con cenni biografici, illustrazioni e ritratto dell' autore. Un volume in 16, dfpagine XXX -368. L. 6, 50. Milano, Agenzia d'Annunzi e Commissioni della Perseveranza, via Tre Alberghi, 28. _AVVISI__ È aperto l'abbonamento pel 1876 ANNO Vili del giornale L'ITALIA AGRICOLA Redatto dai più distinti Agronomi d'Italia Premiato alle Esposizioni Universali di Parigi 1872 e Vienna 1873. Si pubblica ogni 15 ffiorni in fascicoli illns. di p. 24 con copertina per inserzioni a pagamento PREZZO D'ASSOCIAZIONE per tutta Italia, Aimo L. la anticipate; per le Provincie anst. L. 18 con diritto di concorrere al PREMIO li ima Falciatrice Spape americana del valore di it. L. 650 che sarà estratta a sorte fra i sig. associati, il 31 marzo 1876. Ufficio del giornale: MILANO, Galleria Vitt. Em , Scala 18. PRESSO LA DITTA BOUSQUET & COMPx Ferramenta e Metalli m TRIESTE trovansi al minor prezzo i NUOVI PESI E MISURE NONCHÉ BILANCIE DECIMALI