Produzione e conservazione delle scritture nei regni di Napoli e Sicilia (secoli XII-XVII): storia, storiografia e nuove prospettive di ricerca Alessandro SILVESTRI, PhD Post Doctoral Research Assistant, Department of History, Classics and Archaeology, Birkbeck, University of London, 28 Russell Square, London, WC1B 5DQ, England e-mail: a.silvestri@bbk.ac.uk Documents' Production and Record-Keeping in the Kingdoms of Naples and Sicily: History, Historiography and New Research Perspectives. ABSTRACT Recent Italian historiography has shown new interest for archival and chancery history. But new studies have only marginally concerned the production of documents and record-keeping in Naples and Sicily, between the Middle and Early Modern Ages, in spite of their undisputed importance. Except for few important articles, over the last fifty years researches have not been able to develop a complete picture concerning the chancery/archival events of the two southern contexts: only the collaboration between archivists and academic scholars, through the exchange of knowledge and skills, can start a new season of studies. Produzione e conservazione delle scritture nei regni di Napoli e Sicilia (secoli XII-XVII): storia, storio- grafia e nuove prospettive di ricerca SINTESI Negli anni piu recenti la storiografia italiana ha evidenziato un rinnovato interesse nei confronti della storia degli archivi e delle cancellerie. Nonostante le vicende di eta medievale e moderna riguardanti i sistemi di pro-duzione e conservazione delle scritture a Napoli e in Sicilia risultino di straordinario interesse, esse sono state toccate solo marginalmente da questa nuova ondata di studi. La storiografia dell'ultimo cinquantennio, con l'eccezione di alcune ricerche, non e stata infatti in grado di elaborare un quadro esaustivo delle vicende archi-vistico-cancelleresche dei due contesti meridionali: solamente la collaborazione tra gli archivisti e gli studiosi provenienti dal mondo accademico, attraverso uno scambio di conoscenze e competenze, potra dare avvio a una nuova stagione di studi. Ustvarjanje in hramba dokumentov v kraljevinah Neapelj in Sicilija: zgodovina, zgodovinopisje in nove raziskovalne perspektive IZV^LEČEK Najnovejše italijansko zgodovinopisje je pokazalo novo zanimanje za zgodovino arhivov. Vendar pa so se nove študije, kljub nesporni pomembnosti, le deloma dotaknile vprašanja ustvarjanja in hrambe dokumentov v Neaplju in na Siciliji v času med srednjim in zgodnjim novim vekom. Razen nekaj pomembnih člankov, raziskovalci v zadnjih petdesetih letih niso so bili sposobni razviti popolne slike o arhivski dejavnosti v obeh južnih deželah. Samo sodelovanje ter izmenjava znanj med arhivisti in akademskimi raziskovalci lahko pripomore k ponovnemu pričetku raziskav. Alessandro SILVESTRI: Produzione e conservazione delle scritture nei regni di Napoli e Sicilia (secoli XII-XVII): storia, storiografia e nuove prospettive di ricerca, 203-217 II mai sopito dibattito storiografico sulla nascita e sulla formazione degli stati italiani tra la fine dell'eta medievale e l'inizio di quella moderna1, ha avuto un'indiscutibile influenza sullo sviluppo di una nuova e fertile discussione attorno agli apparati cancellereschi e alle strutture archivistiche di quei secoli2. La piu recente letteratura storica sul'argomento ha infatti posto al centro delle proprie argo-mentazioni quello che e stato definito come un «Mundo de Carta»3. Una definizione suggestiva, con la quale s'intende quell'insieme di citta e stati territoriali disseminati lungo tutta la penisola che, fin dal secolo XIII - e in virtu di quei processi di semplificazione territoriale che interessarono il panorama politico italiano4 - furono indistintamente soggetti a una crescente produzione documentaria, allo sviluppo di nuove forme di scritture pratiche e a una nuova consapevolezza legata alla conservazione di quelle carte presso depositi piu o meno stabili, all'interno di un «paesaggio documentario» comune alla penisola5. L'esito di questa ondata di studi si e manifestato attraverso la sostanziale accettazione di quei processi legati alla produzione e alla^ conservazione delle scritture pubbliche, come fondanti per lo svi-uppo stesso degli stati territoriali. E oggi infatti pienamente riconosciuto l'apporto di Attilio Bartoli Langeli e Armando Petrucci che tra i primi in Italia, fin dalla meta degli anni '80, manifestarono un nuovo interesse nei confronti del rapporto tra potere politico e scritture pubbliche, come evidenziato in occasione dell'importante tavola rotonda Culture et ideologie dans la genese de I'Etat moderne, tenuta nel 1984 presso VEcole FranC^aise de Rom^". I due studiosi, muovendosi dal loro specifico settore di competenza, quello cioe diplomatistico-paleografico, elaborarono ricerche riguardanti soprattutto la civilta comunale e gli stati dell'Italia centro-settentrionale nei secoli XIII-XV, ma che ebbero pero un impatto determinante sulla storiografia italiana tutta, con la conseguente crescita, nelle diverse aree della penisola, di studi afferenti a quelle medesime problematiche sollevate7. I governanti tardomedievali, avendo assunto il controllo monopolistico delle scritture pubbliche, se ne servirono come un concreto strumento di governo per portare avanti le proprie politiche, alla stregua di altri settori determinanti per l'amministrazione dello stato, come quelli militare, econo-mico e della giustizia. All'interno di un processo orizzontale di semplificazione territoriale e alla forma-lizzazione delle strutture istituzionali degli stati peninsulari sulla base delle nuove esigenze politiche e amministrative, i diversi governi pensinsulari, a prescindere dalla loro matrice principesca o repubbli-cana, elaborarono quindi «tecniche e strategie di governo che rivelano tratti comuni, logiche simili», sostanziate dal ruolo primario che le cancellerie locali ebbero all'interno di questa tendenza8. La forza di questa rivoluzione documentaria che invest! la penisola italiana in eta basso medieva- 1. Sul dibattito afferente alla formazione degli stati italiani pre-unitari, si veda almeno la miscellanea Origini dello Stato. Processi di formazione statale in Italia fra medioevo ed eta moderna^ a cura di Giorgio Chittolini, Anthony Molho e Pierangelo Schiera, Bologna 1994. 2. Si rimanda qui agli studi raccolti in Scritture epotere. Pratiche documentarie e forme digoverno nell'Italia Tardomedievale (secoli XIV-XV), a cura di Isabella Lazzarini, "Reti Medievali - Rivista", 9(2008), http://www.rmojs.unina.it/index.php/rm/issue/view/4 (ultima visita in data 3 Maggio 2013). 3. Francesco Senatore, «Uno mundo de carta». Forme e strutture della diplomazia sforzesca, Napoli 1998. 4. Si veda la sintesi di Lazzarini, L'Italia degli Stati Territoriali. Secoli XIII-XV, Bari 2003, nonche I'ampia bibliografia ivi citata, e il recente volume The Italian Renaissance State^ a cura di Andrea Gamberini e Lazzarini, Cambridge; New York 2012. 5. Sul panorama delle fonti documentarie in Italia, si veda la monografia di Paolo Cammarosano, Italia medievale. Struttura egeografia dellefonti scritte, Roma 1991 e il successivo intervento di Jean-Claude Maire-Vigueur, Revolution documentaire et revolution scripturaire: le cas del'Italie medievale, in "Bibliotheque de l'ecole des chartes", 153(1995), pp. 177-185. 6. Gli atti dell'incontro sono stati raccolti nel volume Culture et ideologie dans la genese de l''Etat moderne. Actes de la table ronde de Rome (15-17 octobre 1984), Roma 1985, http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/issue/efr_0000-0000_1984_act_82_1 (ultima visita in data 10 Maggio 2013). La succitata tavola rotonda alla quale parteciparono sia Bartoli Langeli, sia Petrucci, vide tra i propri protagonisti anche lo storico inglese Michael T. Clanchy, autore di una relazione dal titolo Literacy, Law, and the Power of the State, in Culture et ideologie, cit., pp. 25-34. La storiografia italiana ha infatti riconosciuto un sostanziale debito nei confronti di questo studioso, tra i primi - fin dalla fine degli anni '70 - a riconoscere l'importanza del rapporto tra potere politico e produzione di scritture pubbliche, grazie alla sua celebre monografia, pubblicata nel 1979 e dedicata al Regno d'Inghilterra dei secoli XII-XIII, ovvero Clanchy, From memory to written record. England 1066-1307, Cambridge, Mass; Oxford 19 9 32. 7. Si vedano, in ordine cronologico, Attilio Bartoli Langeli, La documentazione degli Stati italiani nei secoli XIII-XV: forme,organizzazione, personale, in Culture et ideologie, cit. Roma 1985, pp. 35-55 [ristampa in Le scritture del comune. Amministrazione e memoria nelle citta dei secoli XII e XIII, a cura di Giuliana Albini, Torino 1998, www.rm.unina.it/biblioteca/volumi/albini/Langeli.zip (ultima visita in data 4 maggio 2013)]; Armando Petrucci, Potere, spazi urbani, scritture esposte:proposte ed esempi, in Culture et ideologie, cit., pp. 85-97; Id., Pouvoir de l'ecriture,pouvoir sur l'ecriture dans la Renaissance italienne, in "Annales. Economies, Societes, Civilisations", 4(1988), pp. 823-847; Bartoli Langeli, Cancellierato e produzione epistolare, in Le forme della propaganda politica nel Due e nel Trecento. Relazioni tenute al convegno interna-z^on^ale c^i Trieste (2-5 marzo 1993), Roma 1994, pp. 251-261. 8. Lazzarini , Materiali per una Didattica della scritture pubbliche di Cancelleria nell'Italia del Quattrocento, in "Scrineum - Rivista", 2(2004), pp. 2-3, http://scrineum.unipv.it/rivista/2-2004/lazzarini.pdf (ultima visita in data 3 Maggio 2013). Alessandro SILVESTRI: Produzione e conservazione delle scritture nei regni di Napoli e Sicilia (secoli XII-XVII): storia, storiografia e nuove prospettive di ricerca, 203-217 le ebbe conseguenze profonde e durature sulle realta locali, mutando per lungo tempo il rapporto tra potere e scritture anche nella successiva eta moderna, e condizionando gli ambiti piu disparati della societa. Il fiorire di studi sull'argomento ha avuto come naturale conseguenza lo sviluppo di diversi filoni d'indagine, coinvolgendo non solo quelle discipline tradizionalmente piu vicine a la ricerca sto-rica, come l'archivistica, la paleografia e la diplomatica, ma anche settori piu distanti, come quelli dell'antropologia, dell'archeologia e della linguistica. Tra gli ambiti di ricerca che in Italia hanno avuto maggiore sviluppo, sara sufficiente qui ricordare gli studi relativi alle riforme di natura istituzionale e degli apparati cancellereschi, con la conseguente creazione di nuovi strumenti documentari e di go-verno9; allo sviluppo di nuove forme di scritture afferenti alla nascente diplomazia moderna10; alla specializzazione di quegli officiali addetti alla redazione e alla conservazione delle scritture prodotte e ricevute11; alla formalizzazione di nuovi linguaggi politici e amministrativi12; alla nascita e ala sedente-rizzazione di archivi e depositi per conservare le scritture, nonche alla preparazione di inventari e stru-menti di corredo che fossero in grado di gestire una quantita di documenti che non aveva preceden-ti13. La vivacita della piu recente letteratura in merito alle due fasi della produzione e della conserva-zione di scritture, rappresenta una significativo termine di paragone, fino a qui solo marginalmente seguito dalla storiografia meridionale, per entrare nel merito del mio intervento, quello cioe di propor-re una rassegna agile e di ampio respiro sulla storiografia recente riguardante gli archivi di Napoli e Palermo, e sulle relative cancellerie che, nel corso dei secoli, posero in essere quei depositi documentari, poi confluiti nei due Grandi Archivi di eta borbonica. Nonostante l'autorevolezza dei due attuali Archivi di Stato, i piu grandi del Meridione e fra i maggiori della penisola, sia pienamente riconosciu-ta a livello nazionale - per via della mole documentaria sopravvissuta e per l'importanza dei due regni meridionali nell'ambito della storia italiana - i due depositi documentari appaiono come oggetti miste-riosi, se non per determinate fasi che affondano le loro radici nelle tradizioni archivistiche e storiogra-fiche locali. Un'indagine superficiale sulla questione, potrebbe suggerire una sostanziale omogeneita tra i due archivi, per via degli avvenimenti paralleli e lungamente sovrapponibili che riguardarono Napoli e la Sicilia, entrambe soggette, anche se non continuativamente, alla medesima dominazione per diversi secoli. Ed e sicuramente accettabile l'idea che la loro storia documentaria sia racchiusa tra due momenti comuni: da una parte, quello iniziale, ovvero della formazione dei primi depositi di 9. Per tutto cio che non riguarda prettamente gli apparati cancelleresco-archivistici, mi limito a indicare i lavori miscellanei e quelli di carattere piu generale o comparativistico, rimandando alla cospicua bibliografia suggerita nei singoli testi. In riferimento al rapporto tra apparati istituzionali e scritture pubbliche, si vedano quindi Cancelleria e amministrazione neglistatiitaliani delRinascimento^ a cura di Franca Leverotti, Napoli 1994, comprendente saggi prodotti da diversi studiosi e riguardanti la penisola da nord a sud; Scritture e potere, cit.; Chancelleries et chanceliers des princes ä la fin du Moyen age: De part et d'autre des Alpes (II), a cura di Guido Castelnuovo e Olivier Matteoni, Chambery 2011. 10. Si vedano il celebre studio di Senatore, «Uno mundo de carta», cit., pp. 28-50; Riccardo Fubini, Diplomacy and government in the Italian city states of the fifteenth century (Florence and Venice), in Politics and diplomacy in early modern Italy: the structure of diplomatic practice 1450-1800, a cura di Daniela Frigo, Cambridge 2000, pp. 25-48; Lazzarini, Materiali per una Didattica, cit., pp. 4-27; Lazzarini, Renaissance diplomacy, in The Italian Renaissance State, cit., pp. 425-444. 11. Per quest'ambito, si vedano la miscellanea Gli officiali negli Stati italiani del Quattrocento, a cura di Franca Leverotti, Pisa 1997; Lazzarini, La nomination des officiers dans les etats italiens du bas moyen age (Milan, Florence, Venise). Pour un essai d'histoire documentaire des institutions, in "Bibliotheque de l'Ecole des Chartes", 159(2001), pp. 389-412; Guido Castelnuovo, Officers and Officials, in The Italian Renaissance Statue, cit., pp. 368-384. 12. Si vedano le seguenti miscellanee e l'ampia bibliografia ivi citata: Conflitti, Linguaggi e Legittima^ione, a cura di Gabriella Gribaudi, in "Quaderni Storici", 94(1997); Linguaggi politici, a cura di Enrico Artifoni e Maria Luisa Pesante, in "Quaderni Storici", 102(1999); Linguaggi politici nell'Italia delRinascimento, a cura di Gamberini e Giuseppe Petralia, Roma 2007; Linguaggi epratiche delpotere: Genova e il Regno di Napoli tra Medioevo ed eta moderna, a cura di Giovanna Petti Balbi e Giovanni Vitolo, Salerno 2007; The Languages of Political Society. 14th-17th Centuries, a cura di Andrea Gamberini, Jean-Philippe Genet e Andrea Zorzi, Roma 2011; Gamberini, The language of politics and the process of state building: approaches and interpretations, in The Italian Renaissance, cit., pp. 406-424. 13. Mi limito qui a segnalare la piu recente bibliografia sull'argomento, ovvero Lorenzo Tanzini, Il piu antico ordinamento della Camera del Comune di Firenze: le 'Provvisioni Canoniz^ate' del 1289, in "Annali di Storia di Firenze", I, 2006, pp. 139-179; Castelnuovo, «Contra morem solitum : un conflit d'archives savoyard en 1397. Quelques reflexions sur l'ecrit, sespouvoirs et lespouvoirs dans uneprincipaute du bas Moyen Age», in Scritture e Potere, cit.; Armande Jamme, Logiche di potere e strategie documentarie. Produzione e registrazione delle decisioni digoverno, in Scritture e Potere, cit.; Francesca Klein, Costruzione dello stato e costruzione di archivio: ordinamenti delle scritture della Repubblica fiorentina a metä Quattrocento, in Scritture e Potere, cit.; Leverotti, Larchivio dei Visconti signori di Milano, in Scritture e Potere, cit.; Archivi e comunita tra Medioevo ed eta moderna, a cura di Attilio Bartoli Langeli, Andrea Giorgi e Stefano Moscadelli, Roma 2009, http://www.archivi.beniculturali.it/dga/ uploads/documents/Saggi/Saggi_92.pdf (ultima visita in data 4 Maggio 2013); Olivier Poncet, Les archives de lapapaute (XVIe-milieu du XVIIe siecle): la genese d'un instrument depouvoir, in Offices, ecrit et Papaute (Xllle - XVIIe siecle), a cura di Armande Jamme e Olivier Poncet, Roma 2009, pp. 737-762; Filippo De Vivo, Ordering the archive in early modern Venice (1400-1650), in "Archival Science", 10 (2010), pp. 231-248; Gian Maria Varanini, Public written records, in The Italian Renaissance State, cit., pp. 385-405. Alessandro SILVESTRI: Produzione e conservazione delle scritture nei regni di Napoli e Sicilia (secoli XII-XVII): storia, storiografia e nuove prospettive di ricerca, 203-217 scritture in eta normanno-sveva, nel contesto di un medesimo contesto politico-amministrativo; e dall'altro lato, quello conclusivo, che ebbe come esito l'istituzione del Grande Archivio di Napoli nel 1818 e di quello di Palermo nel 1843, le cui vicende sono state recentemente oggetto di alcuni studi di grande interesse14. Pur partendo da un comune sostrato istituzionale, quindi, le due parti dell'antico Regnum Siciliae, quella continentale e quella insulare, presero due strade diverse quando la Sicilia, in seguito alla celebre rivolta dei Vespri de 1282, passo nelle mani dei sovrani aragonesi, divenendo suc-cessivamente un Regno formalmente dipendente dalla Corona d'Aragona nel 1412 e un viceregno spagnolo a partire dal 151615. Nel Regno di Sicilia citra farum, invece, gli angioini, dopo avere preval-so sugli svevi nel 1266, riuscirono a mantenere a lungo controllo di Napoli, fino cioe alla conquista aragonese del 1442. Nella seconda meta del secolo XV, il regno continentale fu infatti soggetto a una serie di complesse vicende che culminarono nelle invasioni francesi tra la fine di quello stesso secolo e l'inizio di quello successivo, fino alla restaurazione aragonese del 1503 e all'ingresso nell'orbita della Corona di Spagna nel 1516. L'istituzione e lo stabilizzarsi delle prime strutture cancelleresche dello stato normanno, grazie soprattutto alla spinta di Ruggero II, incoronato re di Sicilia nel 1130, vanno incardinate all'interno della progressiva formalizzazione di un impianto amministativo che fosse in grado di tenere insieme le diverse componenti territoriali del nascente R^egnum, ovvero i ducati di Napoli, Puglia e Calabria, i principati di Taranto e di Capua e il Regno di Sicilia16. Il dibattito storiografico sul tema, come esem-plificato da Hiroshi Takayama nell'introduzione alla sua monografia17, e complesso e, pur affondando e proprie radici nel secolo XIX18, ebbe pieno sviluppo solo nel '900, grazie ai lavori di Garufi19, della 14. Il Grande Archivio di Napoli fu istituito in virtu della Legge Organica degli Archivj del 12 Novembre 1818, n. 1379. Sulle vicende ri-guardanti la formazione e la nascita dell'istituto partenopeo, si vedano: Stefano Palmieri, Di una controversia archivistica del secolo XIX, in "Archivio storico per le province napoletane", CXIV(1996), pp. 387-481 (ora in Id., DegliArchivi napoletani. Storia e tradizione, Bologna 2002, pp. 25-147); Fausto De Mattia, Il Grande Archivio di Napoli dalle origini all'Unitä d'Italia, in "Per la storia del Grande Archivio", Napoli, Luciano, 1997, pp. 21-80; Biagio Ferrante, Gli Archivisti Napoletani. La Fondazione Del Grande Archivio, Napoli 1998; Felicita De Negri, Segreto, pubblico, inutile: il destino delle carte nel Grande Archivio napoletano, in Beni culturali a Napoli nell'Ottocento: atti del convegno di studi, Napoli, 5-6 novembre 1997, a cura di Imma Ascione, 255-272. Roma 2000; De Mattia. e De Negri, 'Non solamente depo-sito di carte antiche, sterili agli attipresenti': l'Archivio Generale del Regno, 1806-1816, in Archivi e storia nell'Europa del XIX secolo. Alle radici dell'identitä culturale europea. Atti del convegno internazionale di studi nei 150 anni dall'istituzjone dell'Archivio Centrale, poi Archivio di Stato, di Fi-renze. Firenze, 4-7 Dicembre 2002, II, Roma 2006, pp. 479-493. Sulle vicende dell'Archivio di Palermo, istituito in virtu del Real decreto organico pel Archivio di Palermo e per gli Archivi provinciali del 1° Agosto 1843, n.° 8309, Napoli 1843, si vedano invece Romualdo Giuffrida , Lamministrazione degli Archivi in Sicilia dalla fine del secolo decimottavo al 1843, in "Archivio della Fondazione Italiana per la Storia Ammi-nistrativa", Miscellanea I, ser. III, vol. IV (1966), pp. 29-32; Claudio Torrisi, Dalla Rivoluzione^gliArchivi, in Ripensare la rivoluzione francese. Gli Echi in Sicilia, a cura di Giovanni Milazzo e Claudio Torrisi, Caltanissetta-Roma 1991; Id., Llidentitä Siciliana tra antiche isti-tuzioni e nuovo stato nazjonale, in Archivi e Storia, cit., pp. 495-503; Id., Per una storia del 'Grande Archivio' di Palermo, in "Quaderni della Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica", 7(2009), http://www.archiviodistatodipalermo.it/files/pubblica2ioni/file/studi7. pdf (ultima visita in data 11 Maggio 2013). 15. Si veda Helene Wieruszowski, La Corte di Pietro d'Aragona e i precedenti dell'impresa siciliana, in "Archivio Storico Italiano", 96(1938), pp. 141-162 e 200-217, in riferimento alla prima occupazione aragonese del 1282. Si vedano invece Gina Fasoli, Llunione della Sicilia all'Aragona, in "Rivista Storica Italiana", 65 (1953), pp. 297-325 e Camillo Giardina, Unionepersonale o unione reale fra Sicilia e Aragona e fra Sicilia e Napoli durante il regno di Alfonso il Magnanimo?, in Atti del Congresso Internazionale di Studi sull'etä aragonese, Bari 1972, pp. 191-225, in merito all'inglobamento della Sicilia tra i domini diretti della Corona d'Aragona, a cominciare dal 1412. In termini generali, sulla monarchia composita aragonese e iberica, cfr. John H. Elliot, A Europe of Composite Monarchies, in "Past and Present", 137(1992), pp. 48-71. 16. In termini generali, sulle vicende politiche dell'eta normanno-sveva, si veda Salvatore Tramontana, La monarchia normanna e sveva, in Storia d'Italia, Torino 19942. 17. Hiroshi Takayama , The Administration of the Norman Kingdom of Sicily, Netherlands 1993, pp. 11-24 18. Cfr. Rosario Gregorio, Considerazioni sopra la storia di Sicilia dai tempi normanni sino ai presenti, II, Palermo 18312, pp. 303-350 [in rist. anastatica, Palermo 1972]. 19. Ci si limitera qui a segnalare i celebri lavori di Carlo Alberto Garufi sull'amministrazione normanna, ovvero Garufi , Sull'ordina-mento amministrativo normanno in Sicilia: Exhiquier o diwan? Studi storico-diplomatici, in "Archivio storico italiano", serie V, vol. 27(1901), pp. 225-233 e Garufi, Censimento e Catasto dellapopolazione servile. Nuovi studi e ricerche sull'ordinamento Amministrativo dei Normanni in Sicilia nei secoli XI e XII, in "Archivio storico siciliano", n.s., 49(1928), pp. 1-100. Alessandro SILVESTRI: Produzione e conservazione delle scritture nei regni di Napoli e Sicilia (secoli XII-XVII): storia, storiografia e nuove prospettive di ricerca, 203-217 Jamison20, di Caravale21, di Mazzarese Fardella22 e, successivamente, dello stesso Takayama23 e di Jeremy Johns24. Ultimata la conquista della parte meridionale della penisola, nel 1140 il sovrano nor-manno avrebbe dato avvio a un processo di omogeneizzazione dello stato, che fu diviso in circoscrizio-ni amministrative chiamate Giustizierati, incentivando nel contempo l'istituzione di apparati centrali che fossero idonei all'amministrazione del B^egnum e che furono concentrati presso il palazzo Reale di Palermo, sede della Curia regis25. Nel corso di questa fase, il nucleo originario della Cancelleria che era nata attorno al Conte Ruggero26, comincio a svilupparsi in un organismo piu funzionale alle esigenze del nuovo regno meridionale, con una crescita della produzione documentaria e un conseguente am-pliamento del personale cancelleresco. Risale infatti proprio alla meta del XII secolo la prima attesta-zione di un archivio regio27, ma la scarsita delle fonti documentarie superstiti, ovvero le pergamene conservate presso diversi archivi meridionali - non e stato invece possibile attestare la produzione di registri, anche per via della presumibile distruzione dell'archivio normanno nel corso di una rivolta a Palermo28 - ha avuto come conseguenza una serie di studi legati principalmente agli aspetti diplomati-stici29. Sono stati soprattutto gli studiosi tedeschi, tradizionalmente vicini a questi temi30, a elaborare gli studi piu significativi nel dopoguerra, come quelli di Carlrichard Brühl31, di Vera von Falkenhausen32 e soprattutto di Theo Kölzer33 e Horst Enzensberger34. Quest'ultimo, in particolar modo, ha evi- 20. Evelyn M. Jamison, The Norman Administration of Apulia and Capua: More Especially under Roger II. and William I. 1127-1166, in "Papers of the British School at Rome", 6(1913), 211-481. 21. Di Mario Caravale , si vedano Gli uffici finan^iari nel Regno di Sicilia durante il periodo normanno, "Annali di storia del diritto", VnI(1964), pp. 210-218; Regno Normanno Di Sicilia, Roma 1966, spec. alle pp. 107-168 e 169-217; Le Istituzjoni Del Regno Di Sicilia Tra ^eta Normanna e ^etä Sveva, in "Clio", 23(1987), pp. 373-422. 22. Enrico Mazzarese Fardella, Aspetti Dell'organizzazione Amministrativa Nello Stato Normanno e Svevo, Milano 1966 e Id., La Struttu-ra Amministrativa Del Regno Normanno, in Atti Del Congresso Internazionale Di Studi Sulla Sicilia Normanna. Palermo, 4-8 Dicembre, 1972. Palermo 1972, pp. 213-224. 23. Takayama, The Great Administrative Officials of the Norman Kingdom of Sicily, in "Papers of the British School at Rome", 58(1990), 317-335; Id., The Administration, cit.; Horganizzazione Amministrativa nel Regno Normanno di Sicilia, in Studi in Onore Di Salvatore Tramontana, a cura di Errico Cuozzo. Castel di Serra, 2003. 24. Jeremy Johns, Duana regia. Il contributo arabo all'organizzazjone finan^iaria ed amministrativa del Regno di Sicilia, in Mezzpgiorno - Federico II - Mezzogiorno: atti del Convegno internazionale di studiopromosso dall'Istituto internazionale di Studi federiciani Consiglio Nazionale delle Ricerche (Potenca, Avigliano, CastelLagopesole, Melfi 18-23 ottobre 1994), a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Roma 1999, pp. 513-535 e Id., Arabic Administration in Norman Sicily: The Royal Diwan, Cambridge 2002. 25. Takayama, The Administration, cit., pp. 88-89. 26. Horst Enzensberger, Cancelleria e documentazione sotto Ruggero I di Sicilia, in Ruggero il gran conte e l'inizio dello stato normanno: relazioni e comunicazioni nelle seconde Giornate normanno-sveve (Bari, maggio 1975), Roma 1977, pp. 15-23. 27. Codex diplomaticus Regni Siciliae, II, Rogerii II regis diplomata Latina, a cura di Carlrichard Brühl, Köln 1987, p. 216. 28. Sull'assalto al palazzo regio di Palermo nel 1160, cfr. La historia o, Liber de Regno Sicilie e la Epistola adPetrumpanormitane ecclesie the-saurarium, a cura di G.B Siracusa, Roma 1897, p. 69. 29. La piu recente rassegna della documentazione normanna superstite per il Regno di Sicilia, con le relative fonti edite, e quella di Graham A. Loud, The ^han^cery an^d ^ha^rt^ei^s oft^he Kings ofSicily (1130-1212), in "The English Historical Review", 124(2012), pp. 779-810, che risulta molto utile anche per la bibliografia piu recente sull'argomento citata in nota. 30. Si pensi soprattutto ai lavori di Karl A. Kehr, tra i quali ci limitiano qui a segnalare Die Urkunden der normannisch-sicillischen Könige, Innsbruck 1902. Si veda anche il piu recente Pietro Burgarella, No^ioni di diplomatica siciliana, Palermo 1978, pp. 27-54. 31. Si veda almeno Brühl, Diplomi e cancelleria di Ruggero II, Palermo 1983 (ed. or. KoIn 1978). 32. Tra i piu recenti lavori della studiosa tedesca, si vedano Vera von Falkenhausen , I Diplomi dei re normanni in linguagreca, in Docu-menti medievaligreci e latini. Studi comparativi (Atti del seminario di Erice, 23 - 29, ottobre, 1995), a cura di Giusepe de Gregorio and Otto Kresten, Spoleto 1998, pp. 253-308 e Ead., La presenza dei greci nella Sicilia normanna. Llapporto della documentazione archivistica in lingua greca [Bizantino-Sicula, IV], in Atti del I Congresso Internazionale di Archeologia della Sicilia Bizantina (Corleone, 28 luglio - 2 agosto 1998), Palermo 2002, pp. 31-71. 33. Theo Kölzer, Urkunden und Kanzlei der Kaiserin Konstanze, Königin von Sizilien (1195-1198), Koln; Wien 1983; Id., Cancelleria e cultura nel regno di Sicilia [1130-1198], in Cancelleria e cultura nel medio evo, a cura di Germano Gualdo, Citta del Vaticano 1990, pp. 97-118; Id., Die normannisch-staufische Kanzlei (1130-1198), in "Archiv für Diplomatik", 41(1995), pp. 273-289; Id., Der Einfluß der Papsturkunde auf die Urkunden der normannischen Könige Siziliens, in Papsturkunde und europäisches Urkundenwesen, a cura di Peter Herde ed Hermann Jakobs, KölnWeimar-Wien 1999, pp. 307-317. 34. Enzensberger, Beiträge zum Kanzlei- und Urkundenwesen der normannischen Herrscher Unteritaliens und Siziliens, Kallmünz Opf 1971; Id., Il documento pubblico nella prassi burocratica dell'etä normanno-sveva. Problemi di metodologia ed analisi, in "Schede Medievali", 17 (1989), pp. 299-317; Id., Il documento regio come strumento del potere, in Potere, societä epopolo nell'etä dei due Guglielmi, Bari 1991, pp. 103-38; Id., La cancelleria normanno-sveva tra unitä monarchica e tendenze regionali, in Unitäpolitica e differenze regionali nel Regno di Sicilia: atti del Convegno internazionale di studio in occasione dell'VIII centenario della morte di Guglielmo II, re di Sicilia (Lecce-Poten^a, 19-22 aprile 1989, Galatina (LE) 1992, pp. 105-118; Id., Le cancellerie normanne. Materiali per una storia della Sicilia musulmana, in Del nuovo sulla Sicilia musulmana, Giornata di studio (Roma, 3 maggio 1993), Roma 1995, pp. 51-67; Id., La cancelleria normanna, in Mezzogiorno - Federico II - Mezzogiorno: atti del Convegno inter- Alessandro SILVESTRI: Produzione e conservazione delle scritture nei regni di Napoli e Sicilia (secoli XII-XVII): storia, storiografia e nuove prospettive di ricerca, 203-217 denziato il ruolo primario assunto dalla Cancelleria fin dall'istituzione del Regno siciliano grazie alla bolla dell'antipapa Anacleto II del 1130, quando i sovrani normanni, a cominciare da Ruggero II, se ne servirono come uno strumento chiave per radicare il loro potere, dando seguito a una prassi ammi-nistrativa che dava una forma standardizzata - e quindi chiaramente riconoscibile attraverso i caratteri estrinseci35 - alle decisioni dei governanti, facendo dei documenti stessi strumenti di potere nei con-fronti della complessa societa siciliana e di quella della parte continentale del R^egnum. Una tendenza che si sarebbe resa ancora piu evidente nella seconda meta del secolo XII, durante l'eta dei due Gugliel-mi, quando, accanto a una progressiva formalizzazione degli apparati cancellereschi dell'isola e a un aumento del personale impiegato, si verifico una crescita della produzione di scritture, accompagnata dallo sviluppo di pratiche relative alla registrazione degli atti e alla conservazione delle carte in archi-vio36. Le successive vicende della Cancelleria sveva, vanno quindi inquadrate all'interno di un quadro piu ampio e comprendente anche l'ultima fase della dominazione normanna, durante la quale avevano )reso forma tutte quelle dinamiche che avrebbero avuto poi pieno sviluppo nel corso del Duecento. ^'amministrazione centrale fu infatti soggetta a un processo di ulteriore specializzazione che ebbe come esito il formalizzarsi di uno specifico settore dedito esclusivamente al trattamento degli affari finanzia-ri del R^egnum affiancandosi ai quei due settori della Cancelleria, quelli cioe amministrativo e giurisdi-zionale, gia pienamente sviluppati durante l'eta dei due Guglielmi. L'assenza di una reale frattura isti-tuzionale nel passaggio da una dominazione all'altra, e attestata anche da una continuita storiografica segnata dall'interesse degli studiosi tedeschi per gli apparati cancellereschi del Regno di Sicilia che, dopo l'incoronazione di Federico a imperatore nel 1220, cominciarono a trattare gli affari generali dell'Impero, influenzandone le pratiche di scrittura e di autenticazione37. Non e casuale che proprio in quell'ambito cosi intrinsecamente connesso agli affari finanziari, furono creati nuovi strumenti docu-mentari come rendicontazioni, cambiali, ricevute e documenti di altro tipo, che divvennero il suppor-to cartaceo alle continue esigenze economiche di Federico II, per il conseguimento delle proprie poli-tiche e riguardanti non solo il Regnum meridionale, ma anche il Sacro Romano Impero38. Il cuore nazionale di studiopromosso dall'lstituto internazionale di Studi federiciani Consiglio Na^iona/e delle Ricerche (Potenza, Avigliano, Castel Lagopesole, Melfi 18-23 ottobre 1994), a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Roma 1999, pp. 79-98; Id., Chanceries, Charters and Administration in Norman Italy, in The Society of Norman Italy, a cura di Graham A. Loud e Alex Metcalfe, Leiden 2002, pp. 117-50. 35. Enzensberger, Chanceries, cit. pp. 147-149. Sulle pratiche di cancelleria di eta normanna si veda anche il piu recente Loud, The Chancery, cit. Sui processi di standardizzazione documentaria nell'Inghilterra normanna, cfr. Clanchy, From memory, cit., pp. 66-67. 36. Riguardo alla registrazione delle scritture, si vedano Enzensberger, Beiträge, cit., p. 76; Kölzer, Der Einfluß, cit. e Burgarella, Nozioni, cit., pp. 53-54. Sulle scarse notize relative all'esistenza di un archivio normanno, peraltro trapelate dalle scritture di eta fede-riciana, oltre a l'ultimo testo citato, cfr. Enzensberger, Ildocumento regio, cit., pp. 109-110. 37. Sulla bibliografia piu recente afferente alla Cancelleria siciliana in eta sveva e sulle pratiche documentarie in uso, si vedano i la-vori che seguono, qui ordinati cronologicamente: Paul Zinsmaier, Untersuchunghen zu den Urkunden König Friedrichs II. 1212-1220, in "Zeitschrift für die Geschichte des Oberrheins", 97(1949), pp. 369-466; Hans M. Schaller, Die Kanzlei Kaiser Friedrichs II. Ihr Personal und ihr Sprachstil, I-II, in "Archiv für Diplomatik: Schriftgeschichte, Siegel, und Wappenkunde", 3(1957), pp. 207-286 e 4(1958), pp. 264-327; Wilhelm E. Heupel , Der sizilische Grosshof unter Kaiser Friedrich II: Eine verwaltungsgeschichtliche Studie, Stuttgart 195 92; Heupel, Schriftuntersuchungen zur Registerführung der Kanzlei Kaiser Friedrichs II, in "Quellen und Forschungen aus Italien. Archiven und Bibliotheken", 46(1966), pp. 1-90; Jole Mazzoleni, La registrazione dei documenti delle cancellerie meridionali dall'epoca sveva all'epoca viceregnale, I, Napoli 1971; Zinsmaier, Die Reichskanzlei unter Friedrich II, in Probleme um Friedrich II, a cura di Josef Fleckenstein, Sigmaringen 1974, pp. 135-66; Schaller, Kanzlei und Hofkapelle Kaiser Friederich II, in "Annali dell'Istituto storico italo-germanico in Trento", 2(1976), pp. 75-116; Norbert Kamp, Die sizilischen Verwaltungsreformen Kaiser Friedrich II. als Problem der Sozialgeschichte, in "Quellen und Forschungen aus italianischen Archiven und Bibliotheken", 62(1982), pp. 119-42; Enzensberger , La struttura del potere nel Regno. Corte, uffici, cancelleria, in Potere, societä epopolo nell'etä sveva (1210-1266), Atti delle VI giornate normanno-sveve (Bari - Castel del Monte - Melfi, 17-20 ottobre 1983), Bari 1985, pp. 49-69; Zinsmaier, Beitrage zur Diplomatik der Urkunden Friedrichs II, in "Deutsches Archiv", 41(1985), pp. 101-74; Schaller, Kanzlei und Kultur zur Zeit Friedrichs II. und Manfreds, in Cancelleria e cultura nel medio evo, Comunicazioni presen-tate nellegiornate di studio della commissione, Stoccarda, 29-30 agosto 1985, XVI Congresso Internazionale di Scienze Storiche, Citta del Vaticano 1990, pp. 119-27; Enzensberger, La cancelleria normanno-sveva, cit.; Kölzer, Magna imperialis Curia. Die Zentralverwaltung im Königreich Sizilien unter Friedrich II, in "Historisches Iahrbuch der Görres-Gessellschaft", 114(1994), pp. 287-311; Walter Koch, Sizilisches in deutschen Umfeld. Auf dem Wege zur Urkunde der Kaiserzeit Friedrichs II. (1212-1220), in "Archiv für Diplomatik: Schriftgeschichte, Siegel, und Wappenkunde", 41(1995), pp. 291-309; Kölzer, Verwaltungsreformen Friedrichs II, in Friedrich II. Tagung des Deutschen Historischen Instituts in Rom im Gedenkjahr 1994, a cura di Arnold Esch e Norbert Kamp, Tubingen 1996, pp. 299-315; Peter Herde, Federico II e il papato. La lotta delle cancellerie, in Mezzpgiorno, cit., pp. 537-553; Koch, Kanzlei und Urkundenwesen Friedrichs II. Eine Standortbestimmung, in Mezzpgiorno, cit., pp. 595-619; Andreas Kiesewetter, Il governo e l'amministrazione centrale del Regno, in Le ereditä normanno-sveve nell'etä an-gioina: persistenze e mutamenti nel Mezzpgiorno, Bari 2004, pp. 25-68; Markus Brantl , Urkunden- und Kanzleiwesen Manfreds von Sizilien 12501266, in "Archiv für Diplomatik: Schriftgeschichte, Siegel, und Wappenkunde", 51(2005), 127-252; De litteris, manuscriptis, inscriptioni-bus..., a cura di Walter Koch, Vienna 2007. 38. Gli studiosi degli apparati cancellereschi svevi, come sottolineato da Enzensberger, Il documentopubblico, p. 300, si sono trovati Alessandro SILVESTRI: Produzione e conservazione delle scritture nei regni di Napoli e Sicilia (secoli XII-XVII): storia, storiografia e nuove prospettive di ricerca, 203-217 dell'amministrazione federiciana era quindi rappresentato dalla cancelleria che, attentamente struttu-rata e modellata sulla base di un ordinamento cancelleresco39, agiva come «l'ufficio centrale per l'ese-cuzione e la spedizione di tutte le scritture sia della Magna Curia sia delle sue diverse sezioni»40 e provvedendo alla compilazione di «due sole serie parallele di registri, quelli degli ordini diretti alla pubblica amministrazione, detti de curia (...) e quelli degli atti diretti ai privati, detti deprivatis»^. La crescente mole di scritture prodotte e ricevute dall'amministrazione sveva, nonche la loro ampia varie-ta, e attestata dalle pur scarse fonti documentarie ancora oggi a nostra disposizione, come il frammen-to del registro del 1239-4042, attraverso il quale abbiamo notizia di piü di 1000 mandati - pur afferen-ti solemente al mese di settembre 1239 e al periodo maggio-agosto 1240 - e una raccolta di eta angioina chiamata Excerpta Massiliensia e contenente atti svevi compresi tra il 1230 e il 124843. Nono-stante la cospicua produzione di scritture e la regolare compilazione di due serie di registri (una della Cancelleria e l'altra della Camera) su base indizionale - ne R^egnum, l'indizione, che coincideva con l'anno amministrativo, aveva inizio il 1 settembre e terminava il 31 agosto - l'archivio svevo e andato integralmente distrutto, probabilmente per cause naturali e sicuramente non per ordine di Carlo I d'Angio, come e stato invece creduto per lungo tempo44. Le piü significative attestazioni sull'esistenza di un archivio svevo, risalgono infatti alla prima eta angioina, quando il nuovo sovrano ordino ad al-cuni suoi funzionari di dirigersi presso i castelli di Canosa, di Melfi e di Lucera, provvedendo al recu-pero della documentazione e dei registri risalenti al tempo di Federico II e dei suoi successori, con particolare attenzione per le precedenti scritture fiscali45. Da quel momento in poi, infatti, si persero le tracce di quell'archivio, fino a quando, alla meta del secolo XVI riemerse il celebre spezzone del 123940, come attestato anche da alcuni inventari, redatti nel corso dei secoli, degli antichi registri conser-vati presso l'Archivio della Regia Zecca di Napoli. L'avvio della dominazione angioina sul Regno di Sicilia nel 1266, rappresento uno spartiaque decisivo per lo sviluppo di nuove pratiche cancelleresche relative alla redazione e alla registrazione degli atti, nonche per l'istituzione stessa di archivi sedentari a Napoli46. Storici, archivisti e studiosi di quell'eta, fin dal secolo XIX, hanno sottolineato tutti l'importanza di questa svolta, concentrando l'at-tenzione soprattutto sui regni dei primi due sovrani angioini, Carlo I e Carlo II, la fase cioe della rie-laborazione istituzionale del Regno e degli apparati cancelleresco-archivistici47. Fu in questa fase, infatti, che vennero gettate le basi per l'istituzione di una nuova cancelleria che, pur rimanendo per certi versi nel solco istituzionale di origine normanno-svevo, si distaccava dalla precedente tradizione, intro-ducendo alcune significative innovazioni48. I funzionari dell'epoca intervennero quindi sulle serie di infatti d'accordo nel respingere l'ipotizzata esistenza di una sezione della Cancelleria dedita esclusivamente agli affari dell'Impero. 39. Si veda l'ordinamento in Eduard Winkelmann , Acta Imperii inedita seculi XIII. Urkunden und Briefe zur Geschichte des Kaiserreichs und des Ko nigreichs Siclien in den Jahren 1198 bis 1273 (1400), I, Innsbruck 1880, pp. 736-737 oppure in Id., Sicilische und Paebstliche Kanzleiordnungen undKanzleigebraeuche des XIII. Jahrhunderts. Fuer academische Uebungen zusammengestellt, etc., Innsbruck 1880, pp. 1-9. 40. Enzensberger, La struttura del potere, cit., p. 58. 41. Cfr. anche Palmieri, La Cancelleria del Regno di Sicilia in eta Angioina, Napoli 2006, p. 26. 42. Si veda l'ultima edizione del registro, ovvero Il registro della Cancelleria di Federico II del 1239-40, a cura di Cristina Carbonetti Ven-dittelli, 2 voll., Roma 2002 e l'ampia introduzione, pp. XVII-LXXXII, che illustra dettagliatamente le vicende del registro, fino alla sua definitiva perdita per via degli eventi bellici del 1943. 43. La trascrizione degli atti registrati negli Excerpta si trova in Winkelmann, Acta Imperii, cit., pp. 599-720. 44. Il registro della Cancelleria, cit., pp. XVII-XVIII e n. 45. Sulle notizie riguardanti l'archivio svevo in eta angioina, si vedano Il registro della Cancelleria, cit., pp. XVIII-XIX; Kiesewetter, Il governo, cit., p. 57 n. e Palmieri, La Cancelleria, cit., pp. 28-29 e n. Come evidenziato da una carta del 11 agosto 1259, trascritta in Bartolommeo Capasso , Historia diplomatica Regni Siciliae: ab anno 1250 ad annum 1266, a cura di Rosaria Pilone, Battipaglia 2009, p. 183, al tempo di Manfredi l'Archivio della Magna Curia si trovava presso il castello di Melfi. 46. Per un panorama sulle vicende politico-istituzionali, cfr. Giuseppe Galasso , Il Regno di Napoli. Il Mezzpgiorno Angioino e Aragonese, XV/1, in Storia d'Italia, Torino 20 062 e il recente volume di Serena Morelli , Per conservare la pace. I Giustizieri del Regno di Sicilia da Carlo I a Carlo II d'Angio, Napoli 2012 e la bibliografia ivi citata. 47. Mi limito qui a segnalare solamente i lavori piü significativi sull'argomento: Camillo Minieri Riccio, Brevi notizie intorno all'Archi-vio Angioino di Napoli, Napoli 1862; Paul Durrieu, Les Archives Angevines de Naples. Ltude sur les Registres du Roi Charles I'r (1265-1285), 2 voll., Parigi 1886-87; Leon Cadier, Essai Sur Lladministration de Royaume de Sicile Sous Charles Ier et Charles II d'Anjou, Parigi 1891; Capasso , Inventario cronologico-sistematico dei registri angioini conservati nellArchivio di Stato di Napoli, Napoli 1894; Eduard H. Sthamer, Die Reste des Archivs Karls I. von Sizilien im Staatsarchiv zu Neapel, in "Quellen und Forschungen aus Italien. Archiven und Bibliotheken", 14(1911), pp. 68-139. 48. Sull'influenza svevo-normanna sugli apparati cancellereschi angioini, cfr. il dettagliato lavoro di Kiesewetter, Il governo, cit. Sulle innovazioni introdotte nell'ambito della Cancelleria angioina, si guardino invece Kiesewetter, La Cancelleria angioina, in L'Etat Angevin. Pouvoir, culture et societe entre XIII e XIV siecle, Roma 1998, pp. 361-415 e Palmieri, La Cancelleria, cit. Alessandro SILVESTRI: Produzione e conservazione delle scritture nei regni di Napoli e Sicilia (secoli XII-XVII): storia, storiografia e nuove prospettive di ricerca, 203-217 registri in uso presso la cancelleria angioina, come si puo evincere, per esempio, da un dettagliato in-ventario risalente al 1284, il celebre Elenchus de registris 49, rielaborando le vecchie serie e introducen-done di nuove - quelle attestate sono cinque, ovvero della Cancelleria, della Camera, dei Razionali, delle littere clause e, a partire dal 1291, del Protonotaro - con lo scopo di adeguare il funzionamento della amministrazione cancelleresca alle coeve riforme istituzionali; a cominciare dal 1268, sotto la spinta del nuovo cancelliere Geoffroy de Beaumont, si provvide anche al rinnovamento del sistema di registrazione delle scritture, che fu strutturato in quaterniones e rubrice - e tale sarebbe poi rimasto per tutta l'eta angioina - sulla base cioe degli argomenti trattati e dei destinatari delle missive; il personale cancelleresco, sul modello della cancelleria papale, fu soggetto a ulteriori processi di specializzazione che videro il formalizzarsi di una netta distinzione tra i notai, ovvero le figure dedite all'elaborazione documentaria, e gli scrittori e registratori, che si occupavano invece nell'aspetto materiale nella reda-zione delle carte; si diede infine impulso allo sviluppo di nuove pratiche legate all'autenticazione e alla sigillazione delle scritture. Di straordinaria importanza fu inoltre l'intervento, promosso durante il regno di Carlo II (1285-1309), sull'impianto archivistico del Regno. La documentazione, sia quella angioina sia quella superstite di origine sveva, che nel corso degli anni era stata conservata in diverse citta del regno - non solo Napoli, ma anche Trani, Capua, Bari, Melfi e in altre localita minori - fu infatti interamente trasportata presso il capoluogo per formare, insieme ai registri di Cancelleria, uno di maggiori depositi del Regno. Esso avrebbe assunto il nome di Archivio della R^egia Zecca, trovando una sede stabile, dopo diverse vicissitudini, in un edificio nei pressi della chiesa di S. Agostino, dove sarebbe rimasto per circa due secoli, fino cioe al nuovo trasferimento del 154050. La storiografia di argomento angioino del dopoguerra e stata pero profondamente segnata dalla catastrofica perdita delle carte dell'archivio e delle numerose serie di registri conservati, nonche di nu-merose altre scritture aragonesi e spagnole riguardanti gli uffici centrali del Regno. Nel settembre del 1943, infatti, l'esercito tedesco decise di dare fuoco, per ritorsione, alla villa di Montesano, presso San Paolo Belsito, dove erano state conservate la piu preziose carte dell'Archivio di Stato di Napoli, per un totale di «866 casse di documenti, oltre ad alcune migliaia di volumi di fasci e pacchi sciolti e 55 mila pergamene»51. Nel dopo guerra, quindi, grazie al prezioso lavoro di Riccardo Filangieri e degli archivi-sti napoletani, si e dato avvio a una complessa opera di ricostruzione dell'archivio angioino, ovvero di quei 378 volumi che erano sopravvissuti fino a l'ultima guerra, che ha avuto come esito la pubblicazio-ne di ben 50 registri e 3 fascicoli della Cancelleria, accompagnati da un importante corpo di studi e note, utili per una piena comprensione di questa fondamentale impresa archivistica52. A cominciare dagli anni '90 dell'ultimo secolo, superato lo scoramento provocato dallo disastroso stato delle fonti afferenti alla lunga dominazione angioina, si e manifestato un nuovo interesse nei confronti del regno napoletano, che ha avuto come esito la pubblicazione di numerosi lavori riguardanti diversi ambiti di 49. Si veda la trascrizione del documento in Capasso, Inventario, cit., pp. LXXXIII-LXVIII. Una recente analisi del testo e stata condotta da Antonio Romiti, LLArmarium comunis della Camara actorum di Bologna: I'inventaria^ione archivistica nel XIII secolo, Roma 1994, pp. XLII-LIX. 50. Per una bibliografia recente sugli archivi di eta angioina, si vedano: Mazzoleni, Storia della ricostruzione della Cancelleria angioina 1265-1434^ in I Registri della Cancelleria Angioina^ cit., XXXVII, Napoli 1987; Palmieri , L'archivio della Regia Zecca. Formazione, perdite docu-mentarie e ricostruzione^ in L'EtatAngevin^ cit., pp. 417-445; Id., La Cancelleria, cit., pp.169-174. 51. Vincenzo Trombetta, Biblioteche e archivi napoletani durante la guerra, in Le biblioteche e gli archivi durante la seconda guerra mondiale. Il caso italiano, Bologna 2007, p. 411. Sulla distruzione dell'archivio angioino nel 1943, si vedano I danni della guerra subiti dagli Archivi di Stato, in "Notizie degli Archivi di Stato", IV-VII(1944-47), pp. 21-26; Riccardo Filangieri, L!archivio Di Stato Di Napoli Durante La Seconda Guerra Mondiale, a cura di Stefano Palmieri, Napoli 1996; Stefano Palmieri, Archivio Di Stato Di Napoli: Distruzioni Durante La Seconda Guerra Mondiale e Successiva Ricostruzione, in "Archivum", 42(1996), pp. 239-253; Id., Napoli, Settembre 1943, in Id., Degli Archivi napoletani, cit., pp. 257-292. Sulle fonti documentarie attualmente superstiti presso l'Archivio napoletano, cfr. la descrizione di Mazzoleni , Le fonti documentarie e bibliografiche dal sec. X al sec. XX conservate presso l'Archivio di stato di Napoli, Napoli 1974. 52. Le due serie angioine dedicate alla ricostruzione dell'archivio angioni sono I registri della Cancelleria Angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri con la collaborazione degli Archivisti napoletani, in Testi e documenti di storia napoletanapubblicati dall'Accademia Pontaniana, ser. I, 50 voll., Napoli 1950-2010 e Ifascicoli della cancelleria angioina riconstruiti dagli archivisti napoletani. Testi e documenti, cit., ser. III, 3 voll., Napoli 1995-2008. Sul progetto di ricostruzione della Cancelleria angioina e sugli studi effettuati in itinere, si vedano Riccardo Filangieri, Programma di ricostruzione dell'archivio della Cancelleria angioina, in "Notizie degli Archivi di Stato", 8(1948), pp. 36-38; Id, Prefazione, in I Registri della Cancelleria Angioina, cit., I, Napoli 1950, pp. VII-XIV; Mazzoleni, Possibilita di ricostruzione dei fascicoli angioini, in Studi in Onore Di Riccardo Filangieri, Napoli 1959, pp. 315-327; Burgarella, Nozioni, cit., pp. 55-71; Mazzoleni, Il compimento della ricostruzione della Cancelleria di Carlo I dAngio, in "Atti dell'Accademia Pontaniana", n.s., 29(1980), pp. 253-261; Ead., Storia della ricostruzione della Cancelleria angioina 1265-1434, in I Registri della Cancelleria Angioina, cit., XXXVII, Napoli 1987; Palmieri , La ricostruzione dei registri della cancelleria angioina, in Id., Degli Archivi napolitani, cit., pp. 355-636; Id., I Registri della cancelleria angioina editi dagli archivisti napoletani, in Le eredita normanno-sveve, cit., Bari 2004, pp. 381-406. Alessandro SILVESTRI: Produzione e conservazione delle scritture nei regni di Napoli e Sicilia (secoli XII-XVII): storia, storiografia e nuove prospettive di ricerca, 203-217 ricerca53. Tra questi, va sicuramente messa in primo piano I'attenzione che alcuni studiosi hanno di-mostrato nei confronti degli apparati cancellereschi e della conservazione delle scritture, dando vita a un acceso dibattito tra una linea piu tradizionalista e piu legata alla scuola storico-archivistica napole-tana di Riccardo Filangieri e Jole Mazzoleni, e che ha in Stefano Palmieri il suo promotore; e una serie di studi, tra i quali quelli di Andreas Kiesewetter, caratterizzati invece da una maggiore rottura con la tradizione storiografica locale54. La Sicilia rimase sotto il controllo angioino solamente per un periodo breve (1266-82), fino a quando cioe l'isola passo sotto il controllo aragonese in seguito alla rivolta del Vespro55. Ma l'influenza degli usi cancellerschi della parte continentale del regno su quelli siciliani, fu invece duratura, anche per via della debolezza politica dell'isola che nel 1296 sarebbe divenuta autonoma dalla Corona d'Ara-gona, in seguito all'elezione di Federico, fratello dell'allora sovrano aragonese Giacomo, come re di Sicilia. Sulla base della scarna bibliografia esistente56, possiamo quindi affermare che anche gli apparati cancellereschi locali, alla stregua di quelli napoletani, furono soggetti a un processo di specializzazio-ne che, nel corso del Trecento, avrebbe avuto come esito tre serie di registri - della Cancelleria, del Protonotaro e dei Maestri Razionali - dove venivano annotati privilegi, lettere e mandati dei sovrani, distribuiti all'interno dei volumi sulla base di speciali rubriche. A cominciare dal 1392, in seguito alla riconquista aragonese dell'isola, i nuovi sovrani intervennero in maniera decisamente piu radicale sulle pratiche in uso nella cancelleria locale, imponendo dei sistemi di registrazione e di autenticazione pro-venienti dagli apparati amministrativi aragonesi e, successivamente, da quelli castigliani, in seguito all'avvento della dinastia dei Trastamara sul trono d'Aragona57. Fu sviluppato un sistema 'pluri-cancel-leresco', sulla base del quale ciascun ufficio aveva la propria cancelleria gestita da uno specifico personale che si preoccupava anche di conservare i volumi compilati; fu introdotta una nuova magistratura finanziaria, la Conservatoria del Real Patrimonio, dotata di ampie competenze e di un complesso ap-parato di libri suddivisi in numerose serie parallele; fu introdotta una pratica cancelleresca importan-tissima, qualla cioe della iussio o formula di mandato che, posta in calce al documento, consentiva - e lo consente ancora oggi - di risalire all'autore materiale dell'atto e che rimase in vigore per secoli, non-che strumenti cancellereschi, come le lictere exequtorie, che consentivano il governo dell'isola a distan- 53. Per una bibliografia di riferimento, si rimanda qui alle piu recenti rassegne bibliografiche, ovvero L. De Nava, Centocinquant"anni di studi su Carlo I d'Angio, in "Incontri Meridionali", 1(1994), pp. 7-62; David Abulafia , The state of research. Charles of Anjou reassessed, in "Journal of Medieval History", 26(2000), pp. 93-114; Morelli, La storiografia sul Regno angioino di Napoli: Una nuova stagione di studi, in "Studi Storici", 41(2000), pp. 1023-1045; nonche Kiesewetter, II governo, cit., alle pp. 25-32. 54. Sull'argomento, si veda la bibliografia piu recente indicata qui di seguito: Roberto Delle Donne, Le Cancellerie dell'Italia Meridio-nale, in Cancelleria e amministrazione negli stati italiani del Rinascimento, "Ricerche Storiche: Rivista Semestrale Del Centro Piombinese Di Studi Storici", 24(1994), pp. 361-388; Arnold Esch e Kiesewetter, Süditalien unter den ersten Angiovinen. Abschriften aus den verlorenen Anjou-Registern im Nachlaß Eduard Sthamer, in "Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken", 74(1994), pp. 646-663; Palmieri, Repertorio degli atti della Cancelleria angioina traditi dallascito Sthamer (parte B), in I registri della Cancelleria angioina ricostru-iti, XLII, Napoli 1995, pp. XV-CCLXXIII.; Kiesewetter , Die Anfänge der Regierung König Karls II. von Anjou (1278-1295). Das Königreich Neapel, die Grafschaft Provence und der Mittelmeerraum zu Ausgang des 13. Jahrhunderts, Husum 1999; Id., La Cancelleria angioina, cit.; Id., Il governo, cit.;. Palmieri , La Cancelleria, cit.; Valentina Niola , Les Formulaires de La Chancellerie Angevine de Charles Ie'' a Jeanne I", in Reformer l'Eglise, reformer l'Etat: une quete de legitimite (Xle-XIVe siede), a cura di Thierry Pecout, in "Rives Mediterraneennes", 28(2007), pp. 57-90, http://rives.revues.org/1203 (ultima visita in data 21 Maggio 2013); Palmieri, La chancellerie angevine de Sicile au temps de Charles ler (1266-1285), in R^eformer l'Eglise, cit., pp. 45-55, http://rives.revues.org/1183 (ultima visita in data 21 Maggio 2013); Morelli, II Controllo delle Periferie nelMezzogiorno Angioino alla meta delXIII secolo:produzione e conservazione di Carte, in Scritture e Potere, cit.. 55. Per la piu recente storiografia siciliano di eta basso-medievale, si vedano Henri Bresc, Un Monde Mediterraneen: Economie et Societe En Sicile 1300-1450, 2 voll., Roma 1986; Vincenzo D'Alessandro, La Sicilia dal Vespro a Ferdinando il Cattolico, in La Sicilia dal Vespro all'Unita d'Italia, in Storia d'Italia, XVI, 1989, pp. 2-95; Pietro Corrao, Governare un regno:potere, societa e istituzioni in Sicilia fra Trecento e Quattrocento, Napoli 1991; Luciano Catalioto, Terre, baroni e citta in Sicilia nell'eta di Carlo I d'Angio, Messina 1995; Simona Giurato, La Sicilia di Ferdinando il Cattolico: tradi^ioni politiche e conflitto tra Quattrocento e Cinquecento (1468-1523), Soveria Mannelli 2003. 56. Mi trovo costretto a citare, anche se datato, l'unico attento studio sull'argomento, ovvero Giuseppe La Mantia, Su l'uso della registrazione nella cancelleria del regno di Sicilia dai normanni a Federico III d'Aragona (1130-1377), in "Archivio Storico Siciliano", 31(1906), pp. 197-219. Si veda anche Burgarella, Nozioni, cit., pp. 72-77. 57. Sulla Cancelleria e sulle pratiche documentarie in uso presso la scribania di Barcellona in eta bassomedievale, si vedano Francisco Sevillano Colom, Cancillerias de Fernando de Antequeray de Alfonso el Magnanimo, in «Annuario Historico del Derecho Espanol», 1965, pp. 119-216 e De la Cancilleria de la Corona de Aragon, in Martinez Ferrando Archivero, Barcellona 1968, pp. 451-480, nonche Beatriz Ca-nellas e Alberto Torra, Los Registros de La Cancilleria de Alfonso El Magnanimo, in La Corona d'Aragona ai Tempi di Alfonso il Magnanimo, I, Napoli 2000, pp.121-145. Sulle vicende del celebre Archivio della Corona d'Aragona, si vedano invece Carlo Lopez Rodriguez , El Archivo reale de Barcelona en tiempos de Fernando I de Antequera (1412-1416), in "Signo. Revista de Historia de la Cultura Escrita", 12(2003), pp. 31-60 e Origines del Archivo de la Corona de Aragon (en tiempos Archivo Real de Barcelona), in "Hispania. Revista Espanola de Historia", LXVII(2007), pp. 413-454, http://hispania.revistas.csic.es/index.php/hispania/article/view/49/49 (ultima visita in data 21 Maggio 2013). Alessandro SILVESTRI: Produzione e conservazione delle scritture nei regni di Napoli e Sicilia (secoli XII-XVII): storia, storiografia e nuove prospettive di ricerca, 203-217 za da parte dell'autorita centrale; furono introdotte le figure dei segretari regi - e poi viceregi - dotati di un ampia sfera di competenze, esemplificata dalle diverse serie parallele di registri compilate. Le inno-vazioni furono sostanziali anche in ambito archivistico. Le poche tracce risalenti al Trecento attestano infatti l'esistenza di un archivo Curie e di altri depositi documentari annessi agli uffici di riferimenti, ma si trattava presumibilmente di un sistema di archivi itineranti e che si spostavano al seguito dei sovrani e dei principali ufficiali dell'isola: si trattava, evidentemente, di una tendenza del tutto opposta a quella in uso nella parte continentale dell'antico R^egnum e che dipendeva presumibilmente dall'as-senza di una citta preminente sulle altre, dato che Palermo aveva perso il proprio predominio politico fin dalla meta del secolo XIII58, come lo era invece Napoli nel regno angioino59. Dopo una fase nella quale i re siciliani posero la loro residenza a Messina e poi a Catania, dove furono originariamente ri-uniti registri e scritture, nella prima meta del Quattrocento Alfonso il Magnanimo diede avvio alla riunificazione degli uffici e dei rispettivi apparati cancellereschi presso il palazzo viceregio, lHosterium di Palermo, con il conseguente accentramento degli archivi all'interno di una singola sede e di alcuni edifici circostanti, e dando vita a un archivio di concentrazione per il settore finanziario. Se paragona-to al caso napoletano o ad altri contesti italiani, lo stato attuale degli studi sull'argomento risulta dav-vero deprimente. Nonostante la mole documentaria attualmente esistente presso TArchivio di Stato di Palermo60 e quello della Corona d'Aragona a Barcellona61 - per il Tre-Quattrocento sono infatti so-pravvissuti centinaia di volumi per i diversi ambiti amministrativi del Regno, ma non per quello giu-diziario, per via dei danni provocati dall'ultimo conflitto mondiale62 - sono state davvero poche, nell'ultimo cinquantennio, le ricerche condotte sulla Cancelleria e sugli archivi della Sicilia tardome-dievale63, con l'eccezione di pochi studi di ambito istituzionale, come quelli di Pietro Corrao64, e di supporto ai grandi riordinamenti archivistici svolti a Palermo soprattutto tra gli anni '50 e '70 del se-o scorso, come nel caso dei lavori di Adelaide Baviera Albanese65 e Carmelo Trasselli66, nonche di co altre ricerche legate soprattutto a questioni di ambito diplomatistico 67 58. Cfr. Salvatore Fodale, Palermo 'sedes Regni' e citta di Federico II, in Federico II e le citta italiane, a cura di Pierre Tourbet and Agostino Paravicini Bagliani, III, Palermo 1994, pp. 212-221. 59. Cfr. Galasso, La scelta di Napoli come capitale, in L'Etat Angevin. Pouvoir, culture et societe entre XIII e XIV siecle^ Roma 1998, pp. 339360. 60. Cfr. Burgarella e Grazia Fallico , Archivio di Stato di Palermo^ in Guida Generale degli Archivi di Stato, Piero D'Angiolini e Claudio Pavone, III, Roma 1981-94, pp. 288-360. 61. Cfr. Federico Udina Martorell, Guia histSrica y descriptiva del Archivo de la Corona de Aragon, Madrid 1986 e Canellas e Alberto Torra, Los Registros, cit., pp. 134-140. 62. Cfr. I danni dellaguerra, cit., pp.26-27. 63. Si veda, a tal proposto, il fondamentale studio di Corrao, Media^ione Burocratica e Potere Politico: Gli Uffici Di Cancelleria Nel Regno Di Sicilia (secoliXIV-XV), in Cancelleria e amministrazjone, cit., pp. 389-409. Mi permetto qui di fare riferimento ai miei studi sugli apparati cancellereschi della Sicilia tardomedievale, ovvero Alessandro Silvestri, Produzione documentaria e dinamiche di potere nel Regno di Sicilia (1392-1410), in "Archivio Storico Siciliano", ser. IV, XXXIV-XXXV(2008-09), 7-42; Id., Pratiche cancelleresche, archivi e strumenti digover-no nella Sicilia di eta bassomedievale (1412-1442), 2 voll., Tesi di Dottorato, Universita degli Studi di Milano (2009-2012); Id., ^