IV. ANNO. Sabato 24 Novembre 1849. M 6 O. Antichita. II nobile signor Giuseppe de Susanni, proprietario della signoria di Chersano, facendo non ha guari disso-dare alcune sue terre poste a mezza via tra Chersano o il lago di Ceppich, ha scoperto traccie di caseggiati romani. — Un vecchio asserisce che il sito si chiamasse Gradina. Veramente non e propizio a castelliero e gli oggetti finora rinvenuti non danno indizio di villa signo-rile: supponiamolo adunque, in aspettativa di migliori in-dizi, un villaggio rustico. — Le macerie si estendono in Iunghezza di 300 passi andanti aH' incirca, e in lar-ghezza dai (30 ai 45: gli oggetti messi.allo scoperto sono avanzi di muragliette, cementi, intonachi, un pic-colo sepolcro a volta con. entrovi le ossa di un fanciullo, mezza mola da molino a mano di piccole dimensioni, un pezzo di laminetta di rame, pezzetti di vetro verdastro, due ruote di cotto del diametro di una spanna come« le ruote dei carretti da giuoco dei fanciulli, altre ruoticine di cotto del diametro di un pollice, frammenti di vasi e molti manichi di varie foggie e grandezze, moltissimi frammenti di tegule e di embrici, alcuni giallognoli, altri rossi, vari nelle forme e nelle dimensioni, quindi di varie fabbriche e di epoche dilTerenti. — Alcuni pezzi portano brandelli di bollo a lettere rilevate. — Uno termina in S e corrisponde ai SOLONAS della vicina Albona (vedi Istria anno II pagina 61); altri tre sembrano nuovi per questi luoghi: — uno incomincia colla N ed e a doppio contorno; un altro, di lavoro piu finito a lettere piccole, incomincia con CoG e B o R, e un terzo termina in AP. — E singolare curiosita poi il vedere sopra un fram-mento di embriče 1' impronta della zampa di un cane, e sopra un altro lo zampino di un gatto. — Sono cosi precise ambedue le impronte da non poterlesi spiegare altrimenti che supponendo essere i due animali passati sopra gli embrici mentre erano ancora in pasta molle.— Tutti questi oggetti non sono in vero gran cosa, ma il signor Susanni, diligente e intelligente cultore del suolo non meno che della storia patria, proseguira alacremente 1' incoato lavoro, ed e a sperarsi che egli in mezzo agli attuali suoi ozi campestri non tardera a coglierne il doppio frutto a conforto proprio e ad eccitamento degli al-Iri. — Le sponde del lago Ceppich e tutta 1' ampia vallata intorno, e le eollinette ed i poggi che fanno scala al dosso delle forti montagne che circoscrivono quell'a-meno orizzonte sono dei piu bei punti di questa parte deli' Istria. — Per quanto io penso quel suolo non e sol- tanto fecondo di fitte boscaglie, di dolci paseoli, di verdi praterie, di lussureggianti messi, di saporite frutta, di ri-gogliose viti, ma ha ricco il grembo altresi di storici monumenti che un di o P altro per qualche fortunato ac-cidente non possono non venire alla luce. Quidquid sub terra in apricum proferet aetas....... Su Pola. Brani. (Da un cantico ali'Istria P. III}. 1. Gloria eterna deli'Istria salve o Pola Augusta figlia deli'Eccelsa Roma! Benche da Borea ad Austfo oggi non vola La fama tua ne ai popoli ti noma, Grande sei tu, ne il tempo piu t'invola La vetusta corona di tua chioma; Sul naufragio de' secoli suonante Ognora e la tua gloria galleggiante. 2. Salve, o Pola, dai tempi celebrata Gloria vivente deli'Italia miaj < Sua terza Roma fosti nominata £ Jgflg Ouando ridente il tuo destin fioria; • Se da orrende sventure flagellata, Se congiuro a' tuoi danni sorte ria, Non per questo moristi; la tua stella Vivra di gloria adorna sempre bella. 3. Te cdlse della Grecia il reo destino De'figli suoi che ti sortiro a vita; Giacesti nel meriggio tuo divino Da turbo rinascente ognor colpita. Ma la Grecia risorge! oh! il suo mattino De' rosei rai ti renda colorita Se ad esempio di lei tu conservasti Invidiabili avanzi de'tuoi fasti! 4. Invidiabili avanzi! II mondo tutto Un pari Anfiteatro or non presenta; Del Coliseo Romano si distrutto La fama sola non sara mai spenta. Ahi! per esso giungeva il di del lutto Macerie or solo in polvere crueuta; Dagli uomini e dal tempo reso egli atro Rivive nei di Pola Anfiteatro! 5.* Bianca giganteggiar scorgi sua mole Miracol di belta, miracol d'arte! Inargenti la Luna o inauri il Sole Con ciascun arco ogni sua vaga parte, Dalla cilestre reggia ognuno suole A lungo salutarlo, ne si parte L' astro d' amor, degli astri il re dal cielo Che inghirlandandol d' aureo o argenteo velo. 6. La traforata elittica sua cinta Sorge vaga leggiadra prestigiosa; S' aduni sovra lei dal vento spinta Di nuvole falange spaventosa, S' anneri il cielo tutto, o la sua tinta Fulgida inzalfirata rugiadosa Al ciel ridoni il Sol, sempre a se eguale Cosa divina sembra e non mortale! 7. Oh! chi la vide al tramontar d'un giorno Qual' e di questo ciel nei padiglione! Ogni color cui splende 1' Iri adorno Oualor ammanti le sue sette zone, Pende dagli archi suoi ovunque intorno Come di gemme fossero corone; L' eccelsa mole palpita in allora Di quella vita ene pur serba ancora. 8. Ne a chi da mesta fantasia sospinto Nei di remoti della prisca etade, Muove silenzioso in suo recinto E 1' ombra maestosa al pie gli cade, Mentre si guata da riiine cinto Da sotterranee e tenebrose strade Tale scena gli appar men lusinghiera. Oh mi si affaccia ognora una tal sera! 9. Ampio manto pei cieli s' era esteso Retro P occiduo Sole ali' orizzonte, Speglio infuocato era P oceano reso. Rubeo color rideva in ogni monte, Nei pelago che il cielo in se riflette Rosseggiavan vaghissime isolette. 10. Oltre il vano degli archi silenziosi Di quest'opra a ogni postero ammiranda, Io contemplava qual nei vaporosi Campi deli'atmosfera il Sol si espanda Accendendola in fuochi vorticosi, Mentre il volgente globo 1'arsa landa Del Mauro suolo ancora gli porgea E 1'aurora agli antipodi il rendea. Sulla mole solenne e maestosa Librava gia la notte 1' ali nere : Pendea sull'alta cinta tenebrosa, Ombre effigiando mobili e leggere; II nero interno su quel ciel di rosa Speltacolo rendea che niun pensiere Mai puote immaginar ove non seorga Rossi quei vani e in ciel la notte sorga. 12. Fra 1' ombre nere che pendean dagli archi E fean mobile il suolo rovinoso, Presentava ciascuno di quei varchi Un incantato fuoco in cielo ombroso; E popoli attorniavanmi e monarchi, E arcano mormorio, suon misterioso S' udiva d' ogni lato, e intorno intorno Vagolavano P ombre in quel soggiorno. E la turba sembrava in varia guisa Assidersi, parlar, muoversi in giro; Ogni vesta parea di sangue intrisa Mentre prendea la tinta deli' empiro: Fioco squillar di tube plausi e risa, Un flebil eco, un gemito, un sospiro, Un fremito ali' intorno universale, E svaniva la turba sepolerale. 14. La Luna oriental sorgea falcata Mesta raggiando quella morta vila, Ouando la cara Eco vocal tentata Pur m'illudea nella vision svanita; Oh! quell'Eco e la voce addolorata D'alma piangente la sua gloria avita; E la voce del tempo che risponde E in cui la mesta eta la sua confonde! 15. Eco pietosa che la morta — Morta. Voce de' spenti in me ravvivi, — Avvivi. Spirto non sei della risorta — Sorta. Spoglia di quanti qui fur vivi? — Vivi. Eco, che ogn'anima in te assorta — Assorta. Ad immortalitade indivi, — Indivi. Chiudo spirto immortal pur io? — Pur io. Neandra lo spirto in sen d'Iddio?—d'Iddio. 16. O salve Anfiteatro, mole augusta, Opra che il vulgo pur črede incantata! Monumento tu sei della vetusta Floridezza degli Istri, in piu beata In piu felice etž, di gloria onusta D'onore e di valore ineoronata; Oh! salve Anfiteatro Itala gloria Eterno monumento a sua memoria! 17. Antichissime cronache corrose Di Grecia narran te santificato Dalle lotte inumane obbrobriose Per cui fosti si a lungo insanguinato; Uccise furo in te di Cristo spose, Piti d'un Santo qui fu martirizzato, Allor che della chiesa ai primi tempi Soffersero i Cristiani orridi scempi. 18. Oh! feterni tal sangue e ti difenda Dal tempo vorator che tutto annulla; Come faro in tempesta tu risplenda £ * A questa ora si misera fanciulla, Onde simile etade ancor le^splenda ^ J * A quella che irradiava la sua culla; , Oh! rieda a lei la gloria e quella polve V Dal volto ella deterga che P involve. ........26. O memorie di Pola o gloria antica " D' un balen colorate il mio pensiero, Si ch'io tutte vi canti e vi ridica E renda ogn' Islro di tal patria altero. O riiine in cui 1' erica e 1' ortica Germoglian solo, e alberga il gufo nero, l Oh! deli'antica vita palpitate, Parlatemi siccome ombre evocate. Qitta maestčsa che di sette eolli Di Roma al paro coronata fosti, f^ . Non di sangue fraterno furon molli . . , t Nel tuo terreno i primF sassi posti; ij^flt f Pur venturata meno non gli estolli Oual essa agli Edifizi sottoposti; De' Templi tuoi, delle magion superbe Rudi macerie giacciono fra 1' erbe. 28. Di delizie soggiorno decantato Correa glorioso il nome tuo pel mondo; T' avea duplo commercio vagheggiato, Delle dovizie sue t'avea fecondo. E, caduta Aquileja, nominato Fosti della mia Esperia onor secondo; Tu vaga gemma fosti al di bi erine, Del suolo suo segnavi tu il confine. 29. Eletta fosti ai principi dimora, Per te il suolo obbliavasi natio; L' unno re Salomone appo alla suora In concetto di santo qui morio ; II profetico vate, Dante ancora Ti visito, ne t'ebbe gia in obblio: Rasparasan re vinto morto quivi, Riposa nello scoglio degli Olivi. 43. Te niuno quanto il Ligure ha distrutta' Poiche te al pili potente concedesti, Compensando cosi la fede tutta Che integra in ogni tempo in lor ponesti, Onde il Veneto in duol t' avea ridutta Ne Paita essi dieder che chiedesti; Lotto contr' essi P Istria tutta in vano, Ma invano essi lottar col mio Pirano! II mio Pirano ai Veneti fratello Che vita istessa madre a lor porgea, Lorche la fiamma ogni inoffeso ostello Della vinta Aquileja ampia avvolgea, Per 1' Unno che di Dio detto flagello Cinquecento citta ctuIo in vinea quondam fuit Zanzoli Selnicii prope Petrum de Lasta. Item unum olivarium in vinea Leonardi de Gridore de Frugnano. Item capella S. Stephani cum redditibus suis, pro qua Altbas S. Petronillae reddet annuatim capitulo in die Sancti Stephani solidos duos parvorum. Item capella S. Blasii cum redditibus suis pro qua Prior tenetur dare annuatim capitulo in die Sancti Mauri castratum unum panes XX et congium unum boni vini ed in vigilia S. Blasii in vespere propinare debent canonici illuc convenientibus singulas fugacias et caseumcum bono vino ad bibendum, in die festivitatis castratum unum panes viginti et congium unum boni vini. Item capella S. Martini cum redditibus suis de qua nihil habemus, quam tenet Bretholonis de Balbuino cum suis redditibus ad per-petuani ipsius capellae reparationem. Item capella S. Petri de Lemo cum redditibus suis cum toto monte, et cum terra prope vineam Domini Henrici quondam D. Hor--dizoli quam tenet Martinus Solanus in vita sua reddens annuatim capitulo XX sol. den. Vene. parvorum in festo Sancti Martini, et post ejus obituin devenit capitulo. (Continuera).