ANNALES ■ Ser. hist. sociol. ■ 11 ■ 2001 ■ 1 (24) saggio scientifico originale ricevuto: 2001-03-22 UDC 903/904(450.361 Aurisina-Nabrežina) 903/904(450.361 S. Croce-Križ) 904(450.361):930.2 CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E GRIGNANO* Stanko FLEGO Commissione per la topografia, Biblioteca Nazionale slovena e degli Studi, Sezione Storia, IT-34141 Trieste-Trst, Via Petronio 4 Lidija RUPEL Commissione per la topografia, Biblioteca Nazionale slovena e degli Studi, Sezione Storia, IT-34141 Trieste-Trst, Via Petronio 4 Matej ŽUPANČIČ Commisione per la topografia OZE NSK, Via Petronio 4, IT-34141 Trieste-Trst Pokrajinski muzej/Museo regionale, SI-6101 Koper/Capodistria, Via B. Kidrič 19 Centro ricerche scientifiche RS - Znansteno-raziskovalno središče RS, SI-6000 Koper/Capodistria, Via Garibaldi 18 SINTESI Gli autori prendono in considerazione i siti archeologici che si trovano nella stretta fascia marno-arenacea tra I'altipiano carsico e il mare, a N-O di Trieste (Italia). Vengono analizzate le fonti scritte dalla fine del XVII secolo in poi (I. della Croce, P. Kandler, L. K. Moser, F. Rizzi, F. Maselli Scotti, F. Fontana, ecc.) rilevando una notevole confusione nell'interpretazione dei testi piu antichi. Viene localizzata la maggior parte dei siti menzionati, tra i quali vi sono anche alcuni, non evedenziati sinora, che vengono identificati grazie ai dati d'archivio (Vienna) e alle informazioni orali raccolte (Aurisina, S. Croce). Un capitolo a se stante e quello relativo agli "scivoli" e alla loro ubicazione. Nelle conclusioni si evidenzia come la fascia marno-arenacea fosse popolata in epoca romana e tardo romana sin sotto il ciglione carsico. In base ai toponimi gli autori ritengono che qui vi fosse in epoca altomedievale un punto di contatto tra la popolazione autoctona e quella paleoslava. Parole chiave: Ireneo della Croce, Pietro Kandler, L. K. Moser, Aurisina, S. Croce, Provincia di Trieste, epoca romana, alto medioevo, topografia, declivio di S. Croce, Canovella de' Zoppoli, Lahovec, Haidischie THE ARCHAEOLOGICAL SITES ON THE FLYSCH BELT BETWEEN SISTIANA AND GRIGNANO* ABSTRACT The article deals with the archaeological sites located in the old flysch belt from the edge of the Karst plateau to the sea NW of Trieste (Italy). Some written sources from the 17th century onwards are analysed (I. della Croce, P. Kandler, L. K. Moser, F. Rizzi, F. Maselli Scotti, F. Fontana, and others), where a considerable confusion is noted in the interpretation of some earlier sources. The greater part of the referred sites are located, as well as some new ones, either with the aid of archival sources (Vienna) or on the basis of personal communications (Nabrežina, Križ). A special chapter is dedicated to the "chutes" and their location. In the end the assessment is given that the flysch belt from the sea to the Karst plateau had been settled in the Roman as well as Late Roman periods. On the basis of some significant toponyms, the author presuppose that a contact was made in the Early Middle Ages in this area between the old-stock Romans and the Slavs. Key words: Ireneo della Croce, Pietro Kandler, L. K. Moser, Nabrežina/Aurisina, Križ/S. Croce, Provincia di Trieste, roman ages, early middle ages, survey, Kriški breg, Pri Čupah - Srednje, Lahovec, Hajdišče Comuni censuari di S. Croce e Aurisina. / C.C Aurisina and S. Croce, Prov. of Trieste, Italy. 157 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 INTRODUZIONE Le motivazioni che sono alla base di questo studio sono da ricercare nella quasi totale mancanza di dati archeologici sui siti che si trovano sul declivio sotto-stante l'abitato di S. Croce presso Trieste e negli errori riscontrati nella local izzazione di alcuni di essi. Tra le fonti a nostra disposizione dobbiamo ricordare i nume-rosi, ma spesso insufficienti dati riportati dagli articoli dello studioso P. Kandler, della seconda metà del XIX secolo. Per delineare meglio il quadro archeologico della zona è stato necessario estendere le ricerche anche alla fascia costiera del comune censuario di Aurisina (sino alla località Botanjek presso Sistiana), escludendo pero le baie di Sistiana e di Grignano, sicuramente di notevole interesse archeologico, ma ormai al di fuori dei comuni censuari di Aurisina e S. Croce. Tutto questo territorio racchiuso tra il mare e il ciglione carsico misura in lunghezza 9400 m e rappresenta la parte finale della fascia marno-arenacea che da Grignano, dove è larga meno di 500 m, si restringe gradatamente in direzione della baia di Sistiana, dopo di che la ripida parete calcarea dell'altopiano carsico precipita in mare. L'intento di questo articolo è di presentare i siti archeologici della zona in oggetto in base al le fonti storiche, alle relazioni archeologiche e ai sopralluoghi e di trarre delle conclusioni con l'analisi dei toponimi, dello sfruttamento agricolo e del modello insediativo. Tutta la zona sotto il ciglione carsico, e in modo particolare la zona da Grignano a Sistiana, è cosi mirabilmente descritta dal geologo C. D'Ambrosi (1956, 1011): "La morfología della zona litoranea che si estende lungo la sponda E-N-E del Golfo di Trieste tra la cíttá omoníma e Monfalcone, si intona in modo perfetto ed evidente alla grande flessura calcarea che limita a O-S-O il Carso Triestino affacciandosi al mare con slancio netto ed imponente. La sua parte più elevata viene a costituire il margine dell'altopiano calcareo di Trieste e si eleva a quote di oltre 400 m. sul livello del mare nel settore a monte della città, tra Cattinara e Villa Opicina, quindi scende verso N-O a quote via via più basse fino a immergersi nella palude del Lisèrt subito a settentrione di Duino. [...]. Questa flessura è affiancata da una notevole striscia di terreno marno-arenaceo, a superficie molto inclinata verso il mare. Essa si adagia sulla flessura a guisa di copertura laterale ininterrotta dalla foce della Rosandra fino alle polle di Aurisina, mentre si presenta in modesti lembi residui frazionati fra quest'ultima localité e il delizioso seno di Sistiana. La suddetta zona marno-arenacea raggiunge la sua massima larghezza di circa 6 km nel settore che corrisponde alla città di Trieste, quindi si restringe a meno di 1 km presso Barcola e continua a ridursi via via in larghezza ed anche in altezza fino alle polle a mare di Aurisina. Il piccolo lembo isolato marno-arenaceo di Sistiana riveste soltanto una modesta rien-tranza a sinclinale costiera con asse molto inclinato verso il mare e trasverso rispetto alla direzione della flessura calcarea. A questo particolare tettonico e dovuta l'esistenza dello stesso seno di Sistiana. Un altro modesto ma tuttavia interessante lembo marno-arenaceo, si estende un po' piu a S, tra le cave di Sistiana e le polle di Aurisina ed e in parte sistemato a gradini coltivati a viti ed ortaggi vari. Esso e come sospeso in situazione quasi assurda sulla ripidissima scarpata calcarea e bagna il suo piede nel mare, ove accumuli di massi calcarei ciclopici precipitati per distacco dalla parte piu elevata della scarpata lo difendono alquanto dalle insidie del mare prolungandone la malsicura esistenza [...]" La costa e molto ripida e nel declivio marno-arenaceo si notano in piu punti singoli ripiani naturali che sicuramente influirono sul popolamento di queste zone (es. la parte alta di Lahovec). La coltivazione della vite e dell'ulivo sui caratteristici ripiani terrazzati ha rappre-sentato sino a non molto tempo fa un'importante attivitá economica. Un ruolo determinante nello sviluppo di queste attivitá agricole e stato svolto dal clima mite do-vuto alla vicinanza del mare e dal ciglione carsico che difende il declivio dalla bora. Oggi gran parte dei vigneti e degli uliveti e abbandonata, mentre sulla costa, in modo particolare sopra la baia di Grignano, si e con-centrata una notevole attivitá edilizia. Come altrove nel territorio di Trieste, dove il calcare viene a contatto con il terreno marno-arenaceo, vi sono numerose sorgenti (sulla costa per es. a Mul, Brojnica, Bellavigna, Canovella, sul declivio invece Skedenc, a Lahovec, ...). Per le sue caratteristiche morfologiche il declivio sotto S. Croce era in passato collegato principalmente con Trieste, mentre la scarpata rocciosa sopra Brojnica (citata nelle fonti medievali tergestine con il nome di "Gran Creppa" (Ubaldini, 1987), dove il calcare scende sino alla costa, hanno reso quasi impossibili i collega-menti via terra verso nord-ovest. Il confine tra il comune censuario di S. Croce (comune di Trieste) e il comune censuario di Aurisina (comune di Duino-Aurisina) corre dalla costa lungo questo sperone roccioso. Il terreno marno-arenaceo ricompare sulla costa subito dopo la Gran Creppa e in corrispondenza di Canovella de' Zoppoli e Srednje si allarga leggermente terminando prima della baia di Sistiana. Questo ampliamento della fascia marno-arenacea e chiaramente indicato nella carta militare austriaca della fine del XVIII secolo (Slovenija, 1997), dove solo in questo punto e segnata sulle pendici un'intensa coltivazione di ulivi con riportato il toponimo "Olbaumer", Oljšca sulla carta dei toponimi del territorio di Trieste (Tržaško ozemlje, 1977). In epoca romana la fascia costiera sino a Sistiana doveva far parte dell'agro tergestino, mentre l'altopiano carsico con le cave di pietra doveva rientrare nell'agro aquileiese (Maselli Scotti, 1979; Zaccaria, 1992, 163). Ancora nel XIV secolo questa suddivisione trova riscontro sul sigillo del comune di Trieste: sistilanu.Publica.Castilir.Mare.Certos.Dat.Michi.Fines. 158 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 In epoca romana la strada principale che collegava Trieste e la zona del Timavo con Aquileia saliva sull'altopiano nei pressi di Contovello e poi proseguiva sino al Timavo. Una via di comunicazione tra Grignano sulla costa e S. Croce su11' altopiano è documentata su di una carta della metà del XVI secolo (Ubaldini, 1987, 30/31, 2a carta) ed è ben visibile sulle carte catastali del XIX secolo; oggi la parte alta corrisponde alla strada locale da Grignano a S. Croce (nota come "Via del Pucino").1 Ripidi sentieri, anche sotto forma di scalinate, che collegavano l'altopiano con la costa, sono riportati sulla succitata carta del XVI secolo (Ubaldini, 1987, 3546, 3a). E probabile che essi fossero usati già in epoca preistorica dai raccoglitori di molluschi e dai pescatori, in epoche più recenti invece dai contadini che coltivavano la vite e gli ulivi e sino a non tanto tempo fa dai pescatori di S. Croce ed Aurisina. Inoltre uno di questi sentieri veniva usato dalle pecore che dal-l'altopiano scendevano sulla spiaggia per abbeverarsi in un punto noto con il toponimo Kjer grejo ovce pit (trad. it.: 'dove vanno a bere le pecore') (Merkù, 1990, 34). Nel 1857 la ferrovia passando attraverso queste zone collegó Vienna con Trieste. I preparativi e la costruzione stessa della ferrovia attirarono l'interesse di P. Kandler per la zona di S. Croce e ne stimolarono le ricerche a metà del XIX secolo. Cosi egli scrisse nel 1852 rife-rendosi ad Aurisina: "...Il sito ove stanno le cave ha nome speciale, quel lo di AVRISINA come leggemmo chiaramente e costantemente in antiche carte; il volgo slavo lo dice Brisina, Nabrisina, Nabresina, il volgo italiano Ambrosina; una stazione di strada ferrata va a piantarsi, ed attendendoci che abbia a desumere il nome della localité, siamo curiosi, a vedere quale delle volgari diciture..." (Kandler, 1852, 28), e poco prima: "... di altra [iscrizione] ci si narra che fu scoperta recentemente pei tagli della Via ferrata, e che (se vero il fatto) passo altrove, senza conservarne copia" (Kandler, 1852, 2728). La costruzione della strada costiera nel 1928 cambió radicalmente l'aspetto di questa zona, tagliando le pareti rocciose tra Sistiana e S. Croce e proseguendo poi verso Trieste. Cosi il declivio fu tagliato in due parti: la zona sottostante la strada fu ben presto edificata, quella soprastante invece incominció a perdere le proprie final ¡ta agricole. Purtroppo non si hanno notizie di ritrovamenti durante la costruzione dei nuovi edifici. STORIA DELLE RICERCHE Prima di passare all'elenco dei siti archeologici nella zona oggetto di questo studio e necessario rivedere criticamente le fonti scritte e quelle topografiche per distinguere e localizzare meglio i singoli siti, in special modo quelli di Canovella de' Zoppoli (Pri Cupah) e Bellavigna, e le altre localita archeologiche poste sul versante che degrada verso il mare. Ció a causa della confusione2 creata dalle notizie talvolta discordanti riportate da alcuni autori. Ci soffermeremo anche sul-l'annosa discussione riguardante lo scivolo (tracturium plumbicum) o gli scivoli. I primi a citarli furono Ireneo della Croce e P. Kandler. E quindi necessario ricon-siderare e ripubblicare in questa sede tutti i passi piu importanti sia degli autori antichi che recenti e anche quelli meno noti, iniziando da quanto scritto dai due storici triestini. La lettura spesso poco approfondita di tali fonti, non sempre riportate in modo ordinato, non ha dato risultati soddisfacenti. a) I siti archeologici Alla fine del XVII secolo padre Ireneo della Croce menzionava ricchi ritrovamenti archeologici in un vign-eto sotto Aurisina: "Un Tavolino di pietra fina, in cui stava scolpito un bellissimo Gallo di rimessi, cosí al naturale composti, che lo rassembrava dipinto per mano di Eccellentissimo pittore, ritrovossi, anni sono in una Vigna contigua alla Riva del Mare, sotto la Terra di Bresina, ed indi poco distante una Statua di Bronzo, lunga circa un piede, attribuita da' Periti di Antichita a Pupieno Imperatore, come l'Eccellenza del sig. C. Francesco della Torre, Ambasciatore Cesareo appresso la Serenissima Repubblica di Venetia mi rifen, essergli pervenuti nelle mani, & havergli anco donati ad un Amico" (della Croce, 1698, 341). Tale sito puó essere identificato con sicurezza con un vigneto situato sulla costa sotto l'abitato di Aurisina. Nel 1842 P. Kandler e G. Sforzi, descrivendo la costa triestina, si soffermarono sulla situazione sotto S. 1 Sulla carta dell'Impero austríaco, disegnata tra il 1763-17 87, questa strada non e segnata, ma soltanto l'impervia strada tra Prosecco e Grignano (Slovenija, 1997, quaderno 3, sezione 208, p. 138). E riportata anche la strada tracciata lungo il ciglione carsico da S. Croce in direzione della cima del Monte S. Primo; dopo una breve interruzione il tracciato riprende dalla cima adiacente, continuando verso Prosecco ovvero Contovello. Riteniamo si tratti dei resti della via consortiva, citata nel 1471 come sentiero che da S. Croce portava ad un luogo chiamato Maichen Gradez (CDI Nr. 1170, per l'anno 1471). Non molto tempo prima e citata la Callis ferrea ovvero la "selesna scasa (in slavo)" tra Contovello e il "monticulis lapidéis vulgariter Masiaris" (CDI N. 1156, per l'anno 1467). La localita "Maichen Gradez", nei documenti identificata con i pascoli presso il Monte S. Primo, sembra appartenesse da sempre all'abitato di S. Croce. Il toponimo indica il castelliere sulla cima di questo monte (Marchesetti, 1903, 29, T.1.4). 2 Scrinari, 1951, 126, riporta i dati del Kandle r; Degrassi, 1957 non riesce a localizzare il sito di Bellavigna; Lettich, 1979, 71, inserisce acriticamente Bellavigna nel suo elenco di siti archeologici e ripubblica il testo del Kandler del 1852; Fontana, 1993, 1 78, e indecisa sulla localizzazione del sito e lo colloca senza argomentazioni valide sulla costa di S. Croce in direzione di Trieste. 159 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 Croce nominando il sito di Mul e descrivendone un altro in direzione di Sistiana (senza toponimo) che riteniamo con sicurezza sia da identificare con quel lo sopra descritto da Ireneo della Croce: "La ripida, ma pur bellissima riviera di S. Croce, nessun'abitazione per-metteva alla costa, bensi singóle sull'alto ove e tombe e mosaici e frammenti si rivengono, ed olle ed embrici; prova che gli antichi gradivano quella generosa ve-getazione. Appiedi della villa di S. Croce, molo di poco momento, più in alto sul colle vestigia di antico edifizio quadrato, che i villici segnano ancora col nome di Ca-stello, ed intorno a cui poteva qualche abitato collocarsi. Più innanzi verso Sistiana terreno simile, ove un secolo fa (Ireneo, 341) si rinvenne una statua in bronzo alta un piede, creduta dell'Imp. Puppieno, ed un tavolino a rimessi di marmo" (Kandler, Sforzi, 1842, IN.0 2, 3-4). Nello stesso testo troviamo anche la prima menzione di un porto romano sotto Aurisina "Alla spiaggia di mare sotto Nabrisina, oltre le molte traccie di antichi abitati vi ha un piccolo porto artifiziale sulla forma di quelli già osservati" (Kandler, Sforzi, 1842, N.o 4, 1). Nel 1847 il Kandler si occupo nuovamente di questa località archeologica sotto Aurisina arricchendo l'elenco del materiale archeologico rinvenuto con nuovi oggetti (Kandler, 1847, 314): "Alla spiaggia di mare che cor-risponde sotto il villaggio di Nabresina veggonsi le traccie di porto artifiziale oggidi interrito, e si rinvengono selciati a mosaico, tubi di piombo, monete, pietre la-vorate, e come viene detto, anche scritte. Tra queste una sola rimase a cielo colla leggenda seguente nella quale figura persona di famiglia non più veduta su pietre in queste nostre parti: L.FARIL. ///FE SIB/// ARTIMIO /////////////" Nel 1852 il Kandler pubblico un articolo sui porti romani della costa triestina, nel quale segnalo il porto di 5. Croce con "opere sottomarine" ancora visibili, e quello da lui erroneamente attribuito a Bellavigna "... questo di Cedàs, altro a S. Croce del quale rimangono le opere sottomarine, altro a Bellavigna ora interrato..." (Kandler, 1852, 26). In seguito l'Autore descrisse i siti di Mul, Podup e Lahovec soffermandosi su Bellavigna dove colloco il materiale già elencato da Ireneo della Croce "...intorno il 1700 verso Bellavigna si rinvenne la statua in bronzo d'imperatore, crediamo di modulo piccolo; un tavolino di marmo ad intarsiature che sarebbe stata bella cosa, trovammo spesso mattoni composti a forma di cornici, di vasi, di capitelli e disposti a formare pilastri e colonne. Le iscrizioni sono più rare; di una sola seppimo a Bellavigna, della gente Farilia (...). Ci venne detta la tradizione di antiche abitazioni in Bellavigna, e lo crediamo, in Mule al di sotto S. Croce (nome che per l'uso di raccorciare degli Slavi dovrebbe dirsi Muliano e sovrasta al porto) ove vedemmo embrici assai, avanzi di cisterna; udimmo che vi si traessero tubi di piombo per tre e più centinaja di peso. Padob e Lahovez sarebbero del pari luoghi di antichità, e dappertutto muraglie, mosaici, olle, sepolcri, cornici, armi, monete, a Lahovez la pianta d'edificio quasi basilica" (Kandler, 1852, 2728). Si tratta del le prime due citazioni di Bellavigna, località da identificare con una zona di vigneti posta lungo la costa occidentale del comune censuario di S. Croce (Mappa catastale di S. Croce 1777, f. 112, part. 19-45: AST). Le notizie riportate dal Kandler hanno generato confusione nelle ricerche archeologiche successive: da allora infatti il materiale di Canovella e Srednje sotto Aurisina viene confuso con quello di Bellavigna (c.c. di S. Croce). Nel 1861 il Kandler scrisse nuovamente del litorale triestino e colloco i ritrovamenti di Ireneo della Croce sotto Aurisina, esagerandone leggermente il numero ("statue in bronzo di Imperatori" [sic!]). Nello stesso testo segnalo anche i resti di un Palazzo sotto S. Croce, affermando che "ovunque vi sono mosaici, ipocausti...", il che si puo attribuire sia alla zona di Aurisina che di S. Croce "...Tutta la costiera da Trieste a Sestiana ab-bondava altre volte di antichi avanzi; sotto Aurisina si videro traccie di grandi abitati, si rinvennero statue in bronzo di Imperatori, tavolini di marmo di bel lavoro; sotto S. Croce avanzi di creduto Palazzo, dapertutto pavimenti a mosaico, ipocausti, fistole di piombo per acqua, cotti, olle, marmi, monete e simile corredo di antiche abitazioni" (AST, Amministrazione Castello di Miramare, Busta 2 - f. 19 1858-66). Nella stessa lettera egli riportava in modo alquanto caotico i resti romani da Grignano a Sistiana, elencando anche i porti "...Nella cala di Grignano v'era porticciuolo, altro alle marine di S. Croce, un terzo alla Bellavigna ora interrato; poi la valle di Sestiana presidiata da molo artifiziale. Di ruderi d'antichi edifizi sotto S. Croce dura tradizione nella bocca dei villici che fossero colonie, rustiche s'intende; frequentissimi si rinvennero i pavimenti a mosaico, a litostrato di preziosi marmi, marmi sculti, statuette di bronzo, medaglie e monete, utensili di metallo, cotti formati a membra architettoniche, embrici e cotti con bolli anche3 imperiali, ipocausti, fistole di piombo, tombe, leggende; sulle cime dei colli castellieri a distanze calcolate. ..." 3 Nella pubblicazione delle lettere del Kandler L. Gasparini (1932, 276) non riporta fedelmente il testo originale. E forse questo il motivo per cui F. Fontana data i ritrovamenti sotto S. Croce in epoca imperiale (Fontana, 1993, 177, nt. 405: "cotti con bolli antichi imperiali." Piü prudente e, sempre in base alla stessa lettera, M. de Franceschini (1998, 459, s.v. S. Croce). 160 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 AI 1866 si data un articolo anonimo ma unani-mamente attribuito al Kandier, in cui l'autore menziona anche le strutture portuali della riviera triestina (Anon., 1866, 1457), nel quale ritroviamo i porti di Bellavigna e S. Croce: "Ne potemmo riconoscere a Bellavigna di Duino, a S. Croce, a Grignano ...". E interessante notare come l'Autore collochi Bellavigna nei pressi di Duino. Un nuovo elenco dei porti triestini fu pubblicato dal Kandler nel 1870 e il porto di Bellavigna fu nuovamente definito "ora interrato": "Poi veniva quello di Sistiana amplo, frequentato e difeso da unico molo, poi quello di Bellavigna, or interrato, poi S. Croce, piccolo, poi Grignano, rifatto nel Medio Evo..." Dall'analisi delle fonti traspare chiaramente una certa confusione nella localizzazione di questi resti. Lo dimostra il fatto che il Kandler collochi il cosiddetto "porto interrato" nel 1847 sotto Aurisina, nel 1852, 1861 e 1870 invece a Bellavigna. Si riscontra inoltre nel Kandler l'abitudine a non elencare i siti nello stesso ordine. Riteniamo, comunque, che il "porto interrato" sia da identificare con quello di Canovella sotto Aurisina e non con il sito di Bellavigna. Siamo dell'opinione che anche i reperti, attribuiti in alcuni casi dal Kandler a Bellavigna, situata un po' piu verso sud-est nel comune di Trieste, furono quasi cer-tamente rinvenuti a Canovella / Srednje. Nella seconda meta del XIX secolo H. Breindl descrisse alcuni siti lungo il tracciato della ferrovia tra Aurisina e Miramare. Dalla sua descrizione, in alcuni punti poco chiara, "... Die erste Gruppe ist gekennzeichnet durch ein Netz von Kanalen, welches durch ein ähnliches aus Mauern gebildetes Netz in Parzellen zerfällt. Die Kanale sind zweierlei Art. Ein bis zwei Längskanäle, 17-68 m lang, werden von Querkanälen in Abständen von ca. 3 Metern gekreuzt. Die Wände sind blos noch in ihren Fundamenten erhalten und diese sind meist von der Culturschichte der Weingärten bedeckt, so dass ich mich zum Theile auf allerorts übereinstimmende Mittheilungen der Grundbesitzer verlassen musste und mich nur durch Stichproben von der Richtigkeit der Aussagen überzeugen konnte. Die Gerätschaften, welche man hier findet, sind Thonwaaren aller Art. Sie stimmen in Form, Art der Inschriften und Structur mit jenen in Aquileja ausgegrabenen vollständig überein. Unter den Töpfen sind grosse, von mir für Oelbehälter gedeutete, Behälter 1.11 Meter hoch und 1 m weit, vorherrschend. Andere sind echt römische Wein- (Wasser-) Krüge, Koch- und Vorratstöpfe, ferner werden noch Trümmer von Schalen, Trinkbechern, Vasen u. dgl. gefunden. Die Dachziegel sind die bekannten Thonplatten mit Leisten. Die, durch zwei Leisten verbundenen Hohlziegel sind bedeutend grösser als die heutigen. Die Oberplatten tragen dasselbe Siegel wie die in Aquileja gefundenen, nämlich P-TROSI. Auch die Struktur stimmt mit jener überein und documentiert ihre Herkunft, da sie Nummuliten enthält, wie der hierorts vorkommende Mergel, welcher von mir als diluvialer bestimmt wurde und sich nach gehöriger Vorbereitung vorzüglich für die Töpferei eignet. ... " (Breindl, 1882) si puo dedurre che egli vide in questi siti numerosi muri e "canali", ceramica e altro materiale, tra cui anche un laterizio con il bollo P. TROSI e un orec-chino con granato che fu conservato da uno dei proprietari dei terreni. Tra i resti il Breindl riconobbe una fornace per la produzione fittile, attestata dalla presenza di arenaria con tracce di nummuliti usata dai vasai. Il Breindl descrive contemporaneamente tre siti archeologici diversi, di cui uno corrisponde probabil-mente alla fornace segnata nello schizzo di L. K. Moser (cfr. il sito della fornace a Lahovec), uno alla localita di Podup, uno forse a Bellavigna. Egli posiziona i siti in base alla distanza (in chilometri) che intercorre tra essi e la stazione ferroviaria di Vienna, indicando solo se il sito si trova "sopra" o "sotto" la ferrovia senza quantificare quanto dista da essa (Breindl, 1882, 106-107). Elenco dei siti secondo il Breindl: 1. unterhalb der Bahn im Profil 568.1 km 2. oberhalb der Bahn im Profil 566.7 km 3. unterhalb der Bahn im Profil 564.7 km L'ultimo in ordine di tempo ad occuparsi attivamente di questa zona fu l'archeologo A. Puschi che effettuo degli scavi in local ita Srednje sotto Aurisina, vicino al porto di Canovella (Puschi, 1892), nel luogo in cui duecento anni prima Ireneo della Croce collocava i primi ritrovamenti. Non molto tempo dopo P. Sticotti pubblico l'epigrafe della gens Farilia come proveniente dallo stesso sito. Un dato del tutto inedito e rappresentato dalla relazione del 1898 di L. K. Moser con la quale egli informo la Commissione Centrale di Vienna del ritro-vamento di alcune tombe e di una fornace durante una ricognizione fatta a Lahovec. Attilio Degrassi nell'ormai classico studio sui porti romani della costa istriana si occupo anche della riviera triestina tra Sistiana e Grignano. Nell'elenco si nota la mancanza del porto di Canovella (ovvero "sotto Aurisina" come viene indicato da Ireneo della Croce e dal Kandler), mentre viene citato quello di Bellavigna (se-guendo il Kandler), anche se lo stesso Degrassi non riusci a localizzarlo (Degrassi, 1957) come successe in seguito anche a F. Fontana (Fontana, 1993, 177). b) Gli scivoli Uno dei problemi storico-archeologici ancora irrisolti e rappresentato dalla localizzazione degli scivoli usati dai romani per far scendere i blocchi di pietra dal ciglione carsico sino al mare dove venivano caricati sulle navi. Questa ipotesi supposta dagli storici non e pero sostenuta da prove sicure. E comunque certo che sin dalla fine del XIX secolo erano in uso ad Aurisina due scivoli, e precisamente uno di proprieta delle ditta 161 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 "Br. Caharija & Fr. Gruden" (Tercon, 1988) in località Sestrence, l'altro della ditta "Gorlato" in località Botanjek. Dall' altopiano venivano fatti scivolare sino al mare scaglie, pietrisco e probabilmente anche blocchi di pietra. Nella più volte citata carta della metà del XVI secolo (Ubaldini, 1987, 38, 3a carta) è tracciato un sentiero chiamato "Tracturium plumbicum". Si tratta del terzo di sei sentieri che scendevano tra Sistiana e Grignano dal ciglione carsico sino alla costa. Per primo parlo degli scivoli lo storico Ireneo della Croce affermando di averne visti due personalmente attorno4 al 1669-1673 nel declivio tra Aurisina e Sistiana "...Non lungi dalle stesse Cave, ira l'accennata Villa di Bresina, e Valle di Sistiana, nel declivio della Montagna verso il Mare, si vedono à giorni nostri ancora i Vestigi di due strade, addimandate communemente Piombino, perche tutte coperte di Lastre di piombo grosse, oltre due palmi dalla sommità del Monte, sino alla riva del Mare, servivano per trasportare le Colonne, ed altre Machine levate dalle suddette Cave, e caricarle nelle Navi. Ne altro di esse posso qui riferire, mentre l'impotenza del camminare, con la lontananza della Patria, non mi concede maggior notitia di quello, che 25 anni sono personalmente alla sfuggita, e senza pensiero immaginabile d'applicarmi à quest'Historia, fu da me con ammiratione osservato" (della Croce, 1698, 264). Egli descrisse quindi due strade ovvero scivoli, rivestite di grosse lastre di piombo il che spiegherebbe il termine "tracturium plumbicum" riportato dalla carta del XVI secolo. Nell'Operato dell'Estimo Catastale della "Comune Censuaria di Nabresina" del 1830 è menzionata la tradizione di uno scivolo, l'esistenza del quale sarebbe dimostrata dal ritrovamento di frammenti di lastre di piombo nei vigneti in "contrada Conovella": ... "ampie cave di pietra, le quali per tradizione, e che ha tutta la probabilità, furono aperte per la fabbricazione del-l'antica Città di Aquileia, e di Grado, nonché per quella di Venezia. Prova del fatto ci fa, che ancoroggidi scavando in qualche vignale nella contrada Conovella, si rinvengono delli frammenti di lastre di piombo, di cui il sentiero era coperto per far sdrucciolare le pietre lavorate dalla sommità del monte sino alla riva del mare per essere colà imbarcate" (Schmid, 1978). Carta 1: Rappresentazione schematica (Ubaldini, 1993) di una carta della meta del XVI secolo. Karta 1: Shematična predstavitev zemljevida iz sredine 16. stoletja (Ubaldini, 1993). 4 Ireneo della Croce fini di scrivere il testo nel 1694, già molto ammalato; l'opera fu pubblicata nel 1698. Egli partí da Trieste nel 1649 come Giovanni Maria Manarutta. In seguito entro nell'ordine monastico assumendo il nome Ireneo della Croce. Secondo L. de Jenner (de Jenner, 1846) Ireneo fu nuovamente a Trieste nel 1684, 1686 e nel 1688. Dalla descrizione degli scivoli si desume che egli si trovava ad Aurisina negli anni 1669-1673. 162 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 Carta 2: Carta militare austriaca del 1786. (Slovenija, 1997). Karta 2: Avstrijski vojaški zemljevid (1786) (Slovenija, 1997). 163 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 Alcuni anni piu tardi P. Kandler e G. Sforzi si mostrarono alquanto scettici riguardo allo scivolo asse rendo che fu loro mostrata una strada che pero secondo loro non si adattava bene allo scopo "...Corre tradizione che una strada detta piombino, per le grosse lastre di piombo che la coprivano, servisse a trasportare le pietre al mare; ci fu mostrato anche il letto di questa strada, ma e cosa troppo spoglia per attestare che gli antichi usassero foderare con metallo vie siffatte; nonostante, riverenti alle tradizioni, ne prendemmo memoria..." (Kandler, Sforzi, 1842, N.04, 2-3). Come abbiamo giá detto il tracturium plumbicum dovrebbe essere il terzo sentiero partendo da Sistiana; di questi primi tre almeno uno fu probabilmente distrutto dalla cava moderna di Sistiana, non possiamo pero stabilire quale fu quello visto dal Kandler. Nel 1852 infatti il Kandler descriveva nuovamente la zona di Sistiana e riferendosi allo scivolo esprimeva ulteriori dubbi "... E fama dei nostri Cronisti, viva nei presenti, che dall'alto del monte al mare fosservi strade plumbate, per sdrucciolarvi le pietre lavorate, e ci mostrarono i canali, e ci dissero del piombo trovato, di che né dubitiamo, tanto concordi ed antiche sono le testi-monianze, né sappiamo cosa pensare" (Kandler, 1852). Con il termine "Cronisti" egli si riferiva ad Ireneo della Croce, lo testimonierebbe l'allusione a due (o piu) "strade plumbate". Nel 1884 il prof. Vierthaler riportava la tradizione dell'esistenza di un canale rivestito di legno e piombo che scendeva lungo il pendio sino al mare, ma non lo localizzava con piu precisione "... Lungo le falde del versante diretto al mare, si racconta di essersi trovato tratti di un ampio canale, cunetta piuttosto, dipendente, con traccie d'un rivestimento in legno e piombo. Questo canale avrebbe servito di piano inclinato, per scivolare le pietre ai sottoposti navigli di trasporto..." (Vierthaler, 1884, 300). Anche l'archeologa V. Scrinari menziono nel suo libro su Tergeste romana uno scivolo rivestito di piombo lungo il quale secondo lei venivano fatti scivolare i blocchi di pietra verso il porto di Sistiana (Scrinari, 1951, 126). La studiosa riporto erroneamente che il Kandler aveva visto di persona le lastre di piombo. Di poco posteriore e l'opinione di A. Degrassi (Degrassi, 1957, 29) che riteneva le asserzioni di Ireneo della Croce del tutto infondate e la sua descrizione inverosimile. I vecchi dati cartografici e storici furono confermati dall'ing. F. Rizzi che in un suo contributo sulle cave nell'antichitá, pubblicato nel 1968, scrisse che in direzione di Sistiana, partendo da Trieste "...nei pressi del km. 137 della SS 14, Venezia-Trieste, furono trovate, quarant'anni or sono, tracce di uno scivolo largo circa due metri, le cui pareti in certi punti, presentavano dei noduli di piombo di cm. 3/4. Probabilmente le asperita della roccia erano state diminuite con tale accorgimento. A mezzo di tali scivoli i romani lasciavano cadere verso il mare - tecnica dell'abbrivio - i massi che dovevano trasportare via mare..." (Rizzi, 1968, 17). Recentemente soltanto A. Brecelj (Brecelj, 1989, 18) ha citato il testo del Rizzi sconosciuto agli altri studiosi. L'archeologa L. Bertacchi tratto brevemente degli scivoli asserendo che "...il materiale lapideo veniva fatto scendere verso il porto di Sistiana attraverso vie di lizza, ... Queste sono state ancora recentemente riconosciute per l'allineamento e la pendenza costante attraverso il bosco" (Bertacchi, 1997). Dalla descrizione si puo sup-porre che queste vie di lizza siano da localizzare su un pendio non molto ripido e boscoso ad est della baia. La studiosa le identifica con gli scivoli descritti nel 1698 da Ireneo della Croce. La zona presa in considerazione dall'autrice non presenta pero una pendenza sufficiente e non si trova vicino alle cave, per cui manca la cor-rispondenza con quanto scritto da Ireneo "...non lungi dalle stesse Cave, fra l'accennata Villa di Bresina e Valle di Sistiana, nel declivio della Montagna verso il Mare...". F. Rizzi nel 1968 uso il termine "cadere" per descrivere la tecnica usata dai romani per trasportare i massi di pietra sino al mare, il che fa pensare ad una pendenza notevole che non si riscontra nel la zona descritta dalla Bertacchi. Gli autori che si sono occupati dello scivolo si possono suddividere in quelli che ne scrissero, avendo verificato di persona, e quelli che trattarono la questione senza aver visto nulla. Tra coloro che videro qualcosa personalmente possiamo annoverare l'anonimo cartografo del XVI secolo, che riporto sulla carta in modo schematico il sentiero con il nome di "Tracturium plumbicum", e Ireneo della Croce che intorno al 166973 vide ben due scivoli. In seguito, nel 1928, furono visti in occasione della costruzione della strada costiera dei "noduli", descritti e localizzati quarant'anni dopo da F. Rizzi. Questo dato e suffragato dalla tradizione orale, ancora viva tra gli abitanti di Aurisina, e dai risultati delle nostre ricerche, in base alle quali riteniamo che uno scivolo di epoca romana sia da localizzare nel punto, in cui si trovano i resti dello scivolo della ditta "Gorlato", l'altro invece forse nella zona in cui funzio-nava lo scivolo della ditta "Caharija". A sostegno di questa ipotesi possiamo addurre la vicinanza delle cave romane, l'adeguata ed uniforme pendenza del declivio, il fatto che Ireneo della Croce parli di due scivoli. Tra gli scettici sono da ricordare P. Kandler che intorno alla metá del XIX secolo vide dei canali, ma non il piombo, e rimase dubbioso ("... né sappiamo cosa pensare"). Lo stesso atteggiamento si puo cogliere anche nello studio del Degrassi della metá del XX secolo. Al contrario V. Scrinari accetta la tesi di uno scivolo con il quale convogliare le pietre sino al porto di Sistiana, pero non adduce alcun argomento valido a sostegno della propria tesi (1951, 126). La stessa direzione e stata proposta recentemente anche da L. Bertacchi (Bertacchi, 164 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 Carta 3:1 siti archeologici sul declivio tra Sistiana e Grignano. Karta 3: Arheološka najdišča v bregu med Sesljanom in Grljanom. 165 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 1997, 35). A. Schmid (Schmid, 1978) invece associa il ritrovamento di numerosi frammenti di piombo nei vigneti del la contrada Canovella con I'esistenza di uno scivolo che partendo dal ciglione carsico avrebbe raggiunto i siti di Srednje e di Canovella. Questo dato e in parte ripreso da F. Maselli Scotti secondo la quale la villa romana di Srednje e lo scivolo sono funzionalmente collegati con la zona delle cave di Aurisina (Maselli Scotti, 1979, 356-357). Nello stesso articolo l'Autore accenna brevemente anche al porto di Canovella. Anche in tempi recenti sono stati rinvenuti nei vigneti di Srednje numerosi frammenti di piombo,5 rinvenimenti questi molto frequenti nei siti abitativi di epoca romana. Percio non sembra attendibile collegare i rinvenimenti del 1830 con lo scivolo. Anche il porto di Canovella, per le sue dimensioni ridotte e la particolare tecnica costruttiva, difficilmente si puo mettere in relazione con un'attivita intensiva di caricamento di blocchi di pietra. Tra coloro che accettano l'esistenza dello scivolo e da annoverare l'ing. Rizzi le cui osservazioni sono suffragate dalla sua preparazione tecnica e dal fatto che lavorava nella zona dello scivolo, quando nel 1968 documento il rinvenimento dei resti di un canale largo circa due metri con tracce di noduli di piombo. L'uso di queste strutture non e comunque del tutto chiaro: la supposizione che venissero usate per far scivolare sino al mare i blocchi di pietra dovrebbe essere supportata da altri esempi analoghi o con una dimostrazione tecnica. E comunque assai stimolante l'esempio, ben piu recente, dei due scivoli usati dalle ditte "Gorlato" e "Br. Caharija & Fr. Gruden" per far scivolare le scaglie di pietra. ELENCO a) I siti archeologici 1. CANOVELLA DE1 ZOPPOLI / PRI CUPAH - SREDNIE C.c. di Aurisina/Nabre2ina, comune di Duino-Aurisina Allo stesso sito sono da riferire due strutture im-portanti: La prima è rappresentata dal porto romano parzial-mente interrato, noto già al Kandler nel 1842 come "porto artifiziale" (Kandler, Sforzi, 1842, IN.0 4, 1), poi nel 1847 come "porto artifiziale interrato". Esso non èda ricercare a Bellavigna dove lo collocava alle volte il Kandler stesso (Kandler, 1852; 1861; 1870) e poi seguendo le sue indicazioni anche altri studiosi. A sinistra (a sud-est) del porto moderno, costruito dopo la seconda guerra mondiale, sono ancora visibili i resti di un porticciolo, fatto con grandi blocchi di pietra di forma irregolare; questo porticciolo è in parte interrato da sabbia e ghiaia. L'uso di blocchi di breccia, non squadrati, differisce dalla tecnica costruttiva usata dai romani negli altri porti della nostra zona (Degrassi, 1957, 38). Nel nostro caso è stato usato il materiale della parete rocciosa sovrastante e del terrazzo subito al di sopra del porto (Srednje), i massi più grandi invece si trovavano direttamente in situ. La situazione, proba-bilmente immutata dai tempi del Kandler sino alla metà del XX secolo, è ben descritta dal Chersi: "Fino a qualche anno fa, il porto era semplicemente circondato da una barriera di macigni, aperta da un lato per lasciar entrare le barche. E a monte si vedevano, tirate a secco, alcune barche antichissime... Ora è stata aggiunta una Foto 1: Canovella de' Zoppoli. Il porticciolo, ripreso da nord-ovest, nel 1928. (Foto di proprieta di V. Gruden). Sl. 1: Pri Čupah. Pristan posnet leta 1928. Pogled proti jugovzhodu. (Foto last V. Gruden). Foto 2: Canovella de' Zoppoli. Il porticciolo, ripreso da sud-est, nel 1928. (Foto di proprieta di V. Gruden). Sl. 2: Pri Čupah. Pristan posnet leta 1928. Pogled proti severozahodu. (Foto last V. Gruden). 5 Si ringrazia per l'informazione il sig. R . Huckstep. 166 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 Foto 3: Canovella de' Zoppoli. Vista sul vecchio e sul nuovo porticciolo, sovrastati dal ripiano Srednje, dove si trovava la villa romana. Foto di M. Magajna ripresa dal ciglione carsico in data 8. 6. 1957. Sl. 3: Pri Cupah. Pogled na stari in novi pristan ter na ravnico Srednje, najdišče rimske vile, nad njima. Posnel M. Magajna s kraškega roba 8. 6. 1957. Foto 4: Canovella de' Zoppoli. Ilporticciolo fotografato da M. Magajna in data 8. 6. 1957. Sl. 4: Pri Cupah. Pristan posnel 8. 6. 1957 M. Magajna. 167 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 Carta 4: Gli scivoli: Botanjek e Sestrence e i siti archeologici: Canovella de' Zoppoli, Srednje e Pod Oljšco. Karta 4: Drsini: Botanjek in Sestrence ter arheološka najdišča: Pri Cupah, Srednje in Pod Oljšco. diga, che racchiude un secondo mandracchio" (Chersi, 1967, 28). Anche F. Maselli Scotti (1979, 355-357) accenna solo brevemente a questo porto. L'esistenza di un porto piu antico e confermata pure da una testimonianza che si riferisce al la pesca dei tonni per i signori di Duino e che e conservata nella tradizione orale (Kosmina, 1975): "... na 'muli', to so skale v morju v Nabrežinskem bregu, kjer so pravili tudi Pr Cupah..." (it.: "...sul 'molo', costituito da grosse pietre visibili in mare nella localita Pr Cupah ...). Il toponimo Canovella non e del tutto chiaro: esso e attestato giá negli atti medievali come "contrada Canovella", manca invece nel catasto e nei libri catastali del XIX secolo. "Canova" sarebbe il luogo, una cantina o il pianoterra di una casa, dove i pescatori sistemavano la loro attrezzatura (remi, vele, ecc.). A. Cherini e invece dell'opinione (Cherini, 1969) che si tratti della corruzione del diminutivo di "cavàna" che indica un "Ricetto d'acqua, fatto a guisa di serbatoio, alcune volte coperto, ove ricoverano le barchette, specialmente di notte, per la loro sicurezza", anche "stagno". Alcune analogie sono state riscontrate a Trieste, Capodistria, Osor sull'isola di Cres, e nell'Italia settentrionale (Boerio, 1865, s.v. cavanela; Župančič, 1993). La seconda struttura, nota già a Ireneo della Croce nel 1698, è la villa romana, situata a 16 m sopra il porto su di un ampio terrazzo naturale in calcare che si distingue bene dal declivio marno-arenaceo. Nel 1887 i contadini che lavoravano nel vigneto si imbatterono nei resti di una villa romana che si estendeva su di una superficie di circa 200 m2 (p.c. nn. 670, 673). A. Puschi, dopo aver visitato il sito, scrisse: "... al mio arrivo i contadini avevano già tutto manomesso e gettato in mare e nei campi vicini quanto era d'intoppo...". Ció 168 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 nonostante constato che il terrazzo era stato risistemato artificialmente ed evidenzio tre ambienti (Puschi, 1892) "...che comprendevano tre camere con pavimento di musaico bianco, che in due aveva una cornice nera e nella terza era adorno di stelle nere. Qualche tratto delle mura conservava ancora la rivestitura con tabelle di marmo rossiccio e nero venato e macchiato di bianco. (...) In un quarto locale si scopersero, in parte affondati nel suolo, cinque grandi vasi di terracotta, che a giudicare dai frammenti veduti, devono appartenere alla specie di quelli appellati dolia ed avere nella parte più gonfia circa un metro di diametro. " Tra i ritrovamenti sono da segnalare due tegole con i bolli di L.BARBI.L.L.EV. o EVP. e L.VEDI.CERIAL (Puschi, 1892, 266; Gomezel, 1996, 127), tre monete di bronzo (una repubblicana, una di epoca augustea, una di Caligola del 37 d.C.), due fibule di tipo tardo La Téne ("due fibule di tipo gallico, ma di epoca tarda"), numerosi frammenti di anfore e alcuni frammenti di bronzo. Tra i reperti vi era anche il frammento (perduto e in seguito ritrovato) di un labellum con l'iscrizione [---] VRSA B(onae) D(eae) [---] dell'ultimo quarto del I secolo a. C. (I. It. X/4, 306; Zaccaria, 1992, 232: ad I. It. X/4, 306). Nei primi anni del 1900 P. Sticotti noto ad Aurisina "in una stanzuccia terrena ridotta a sala di lettura" l'epi-grafe sepolcrale della gens Farilia,6 già citata dal Kandler nel 1847. E probabile che il Kandler abbia visto sulla costa in prossimità del porticciolo proprio quest'epigrafe, murata nell'unico casone allora esistente, di proprietà dei signori di Duino. T. Mommsen infatti pubblicando nel 1872 questa stessa epigrafe indico come luogo del ritrovamento la costa di Aurisina, e precisamente "Nabresinae ad litus": L(ucius) Faril [---] / fecit sibi e[---]Artimid[---] / [---] (CIL V/1, 702, 1872; Sticotti, 1908, 281-282; I. It. X/4, 307; Zaccaria, 1992, 232: "Datazione probabile: primo quarto del I sec. d. C."). In seguito il sig. H. Holler consegno allo Sticotti vari altri oggetti (Sticotti, 1911, 210-211). Laterizi romani, tegole e anche frammenti di dolia sono ancora visibili nei muri di sostegno di alcuni ripiani. Gli abitanti del luogo ricordano di aver visto nei campi mosaici, frammenti di piombo e altri oggetti e anche alcune monete sotto la parete rocciosa sulla costa di fronte al vecchio porticciolo. Dopo la seconda guerra mondiale durante i lavori per l'ampliamento della vecchia strada che scendeva verso la costa gli operai della ditta S.E.L.A.D., per paura che la Soprintendenza fermasse i lavori, cementarono i resti di una fornace (?) (comunicazione orale 8. 8. 2000: V. Gruden (classe 1937, Aurisina); Volpi Lisjak, 1995, 67). Le tegole con il bollo di L.BARBI.L.L.EV collocano la costruzione di questa villa nella seconda metà del I secolo a. C. (Gregorutti, 1888, n. 35),7 anche se la presenza delle due fibule del tipo tardo La Téne in-dicano una frequentazione in epoca anteriore. Il bronzetto dell'imperatore Pupieno (M. Clodius Pupienus Maximus, imperatore per soli 99 giorni nel 238), da ritenere con sicurezza come proveniente da questo sito, protrae l'utilizzo della villa sino alla metà del III secolo. Sia il porto che la villa trovano analogie su tutta la costa triestina (Cedas, Grignano, Mul, Sistiana) ed hanno in comune la presenza di sorgenti d'acqua, la possibilità di facili collegamenti via mare e la difficoltà dei trasporti via terra, la posizione delle strutture abitative su ripiani che si trovano proprio sopra il porto. F. Fontana (Fontana, 1993, 176, n. 600) afferma che A. Puschi (Puschi, 1892) e F. Maselli Scotti (Maselli Scotti, 1979) sono dell'opinione che la villa di Srednje fosse la probabile residenza del sovrintendente delle cave di pietra. Nessuno dei due autori pero ha mai espresso tale parere.8 F. Maselli Scotti nel passo citato, infatti, tratta solo delle ville romane di Aurisina e Sistiana, mentre per quanto riguarda la villa di Srednje ritiene che essa fosse legata funzionalmente con l'attività estrattiva. Questa ipotesi sarebbe suffragata dal ritrovamento nel 1830 di frammenti di piombo, che l'A. mette in relazione anche con il presunto scivolo. La presenza di laterizi bollati e di un'epigrafe sepolcrale di Trieste, nella quale appartenenti alla gens Barbia sono citati assieme con i liberti della gens Cossuttia (I. It. X/4, 95), nota per lo sfruttamento delle cave in Oriente, fa supporre a F. Fontana (Fontana, 1993, 222-223, n. 796) in modo un po' affrettato che la famiglia dei Barbii avesse qualche ruolo nello sfruttamento delle cave di Aurisina. Sarebbe inoltre opportuno riconsiderare il labellum con incisa la dedica alla Bona Dea (I. It. X/4, 306), che già P. Sticotti (Sticotti, 1911, 192, fig. 11) confrontava con due dediche fatte da liberte della gens Barbia alla stessa divinità e incise su due labella molto simili a quello di Srednje e ritrovati a Trieste. 6 P. Sticotti fece trasportare nel 1921 l'epigrafe nei Musei Civici di Storia ed Arte di Trieste. 7 Seguito da: Sasel, 1966, nt. 16; Maselli Scotti, 1979, 357; Gomezel, 1996, 127. E probabile che il bollo menzionato dal Kandler come proveniente da "Nabresina" sia proprio di questa zona (Kandler, 1855, nr. 573 = Gregorutti, 1888, nr. 35). 8 'Reading is sometimes an ingenious device for avoiding thought'. 169 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 2. POD OLISCO C.c. di Aurisina-Nabrežina, comune di Duino-Aurisina Secondo V. Gruden di Aurisina, intorno al 1928, durante la costruzione della strada costiera, fu rinvenuta in localita Pod Oljšco una tomba in laterizi, in seguito distrutta. Lo scheletro sarebbe stato "alto piu di 2 metri". I reperti furono dispersi. La localita si trova nella parte alta del pendio, sopra i siti di Canovella de' Zoppoli e Srednje, sotto il ciglione carsico. Carta 5: I siti archeologici: Canovella de' Zoppoli, Srednje, Pod Oljšco. A sud-est dell'odierno porticciolo si notano i resti di quello antico. Karta 5: Arheološka najdišča: Pri Čupah, Srednje, Pod Oljšco. JV od novega pomola so na karti razvidni ostanki starega pomola. 3. BELLAVIGNA C.c. di S. Croce-Križ, comune di Trieste Nel 1852 e nel 1861 il Kandler cito il porto di Bellavigna ed altri reperti archeologici che sono di sicuro da riferire al sito di Canovella de' Zoppoli / Srednje. E chiaro che l'A. confuse le due località. Il motivo di questo suo errore di localizzazione è forse da mettere in relazione con eventuali ritrovamenti archeologici fatti nella zona di Bellavigna e con la successiva acritica trascrizione dei dati da lui riportati. Siamo dell'opinione che il sito di Bellavigna corrisponda alla Carta 6: II sito Bellavigna e il sito del km 564,7 (secondo Breindl). Karta 6: Najdišče Bellavigna in najdišče km 564,7 po Breindlu. localita che nel 1882 il Breindl situava sotto la ferrovia a km 564.7 da Vienna (Breindl, 1882, 106-107). Nell'allegato della mappa dal Catasto Teresiano del 1777 con il toponimo Bellavigna e indicata una fascia di vigneti lungo la costa nella parte occidentale del c.c. di S. Croce (p.c. nn. 19-45). Nella stessa zona si trova il ruscello Patoco B. Vigna. Nel libro fondiario del piu tardo catasto Franceschino sono segnati sia il toponimo Bellavigna che quello di Ravne, ancora oggi in uso per queste particelle che sono per lo piu edificate. 4. HAIDIŠČE / HAIDISCHIE - PODUP C.c. di S. Croce-Križ, comune di Trieste Il primo che individuo la localita archeologica di Podup fu P. Kandler che dopo aver descritto i ritrovamenti di Mul scrisse "...Padob e Lahovez sarebbero del pari luoghi di antichita, e dappertutto muraglie, mosaici, olle, sepolcri, cornici, armi, monete..." (Kandler, 1852, 28). I toponimi di "Padob" (= Podup) e La-hovec indicano due zone ampie che si estendeno nel declivio sotto S. Croce. Il ricercatore Zorko Jelinčič local izzo nella proprieta della signora G. Sedmak un sito archeologico proprio nel punto d'incontro tra calcare e flysch presso la strada che scende da S. Croce verso Grignano. I ritrovamenti (parte di un mosaico a tessere bianche e frammenti di intonaco rosso) sono stati per lungo periodo conservati nel- 170 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 l'archivio della Sezione Storia della Biblioteca Nazionale Slovena e degli Studi di Trieste assieme ad una breve nota scritta dallo stesso Jelinčič "odlomek mozaika in del ometa - freske, rimska doba - v bregu pod Križem (parcela Sedmak Gizela, blizu pralnice)" [parte di mosaico e di intonaco-affresco, epoca romana, nel declivio sotto S. Croce (particella Sedmak Gizela, nei pressi del lavatoio)] (Župančič, 2000, 217). Il figlio della signora G. Sedmak ha confermato che sulle particelle di loro proprietá a Podup si rinvenivano da sempre tali reperti. Nel catasto Teresiano la particella e denominata Haidi-schie (Mappa catastale di S. Croce 1777, n. 378, AST) che e un microtoponimo molto significativo (Kos, 1957, 169; Truhlar, 1975). La sopraccitata strada che collega il paese di S. Croce con il porto di Grignano risale almeno al XVI secolo (Ubaldini, 1987, 31, 2a carta). A questa localitá si riferiva secondo noi il Breindl nell'articolo sui siti archeologici dei dintorni di Trieste. Il sito Podup corrisponde al la localitá collocata "oberhalb der Bahn im Profil 566.7"(Breindl, 1882, 106-107). La tradizione secondo la quale sotto il paese vi fossero "resti di edifici di epoca romana" e ricordata nel 1970 da Diana de Rosa nella sua monografia su S. Croce (De Rosa, 1970, 25) che e quasi coeva agli appunti di Z. Jelinčič. Il testo pero non dice nulla piu di quanto giá scritto dal Kandler sui ritrovamenti a Podup sotto S. Croce. 5. MUL C.c. di S. Croce-Križ, comune di Trieste Nel 1842 P. Kandler e G. Sforzi accennarono a dei ritrovamenti romani e ad un "molo di poco momento" nel pendio sotto S. Croce (Kandler, Sforzi, 1842, N.0 2, 3). Nel 1852 il Kandler si occupo nuovamente dei ritrovamenti sulla costa triestina e citando il toponimo Mule riferi di alcuni ritrovamenti tra i quali embrici, resti di una cisterna e numerosi tubi di piombo: "... Ci venne detta la tradizione di antiche abitazioni in Bellavigna, e 10 crediamo, in Mule al di sotto S. Croce (nome che per l'uso di raccorciare degli Slavi dovrebbe dirsi Muliano e sovrasta al porto) ove vedemmo embrici assai, avanzi di cisterna; udimmo che vi si traessero tubi di piombo per tre e piu centinaja di peso, Padob e Lahovez sarebbero del pari luoghi di antichita..." (Kandler, 1852, 28). Il Kandler vide i resti su un terrazzo coltivato che sovrasta 11 porto. Oggi il terrazzo e parzialmente edificato. Con il toponimo Mul sono indicate le particelle che si estendono sotto Podup verso sud-est sino al mare (AST, Catasto Teresiano 1777, p.c. nn. 33-34, 40-49, 62-76, 98, 118-124, 142-144). Al posto del frangiflutti, resto del porto romano visto dal Kandler, fu costruito nel 1874 il porto moderno (Volpi Lisjak, 1995, 59). Il toponimo deriva dalla parola "molo",9 il Kandler invece, guidato dal suo entusiasmo per le antichita romane, lo fece derivare dal latino *Mulianum che dagli studiosi locali e gia per tradizione messo in relazione con Muggia Vecchia (Ziliotto, 1950, 184). B. Volpi Lisjak propone una derivazione dalla parola "mul" che in sloveno indica un insieme di sabbia e fango; il materiale si sarebbe accumulato in questo punto grazie all'azione del ruscello e della sorgente (Volpi Lisjak, 1995, 54). 6. LAHOVEC C.c. di S. Croce-Kr¡2, comune di Trieste Nel declivio di S. Croce, a sud-est del Monte S. Primo, si estende subito sotto il ciglione carsico un ampio terrazzo naturale con il toponimo Lahovec, tagliato dalla ferrovia e dalla strada Grignano - S. Croce. Il Kandler nel 1852 riferi dei primi ritrovamenti in questa localita e accenno anche ad una struttura con la pianta a forma di basilica (Kandler, 1852, 28). E pos-sibile che egli abbia visto i resti di una villa romana absidata, benché non si possa escludere del tutto la presenza di un edificio sacrale da mettere in relazione con le tombe ad inumazione di cui scrisse il Moser. Anche il Kandler nell'articolo del 1852 riporto la notizia della presenza di tombe, pero parlando dei ritrovamenti di Podup. In seguito il Breindl rivelo l'esistenza di resti archeologici sotto la ferrovia "unterhalb der Bahn im Profil 568.1 km" (Breindl, 1882, 106-107) che potreb-bero far parte ancora della zona di Lahovec. Alcuni anni dopo il Moser descrisse dettagliatamente una necropoli, situata subito sotto il ciglione carsico, e i resti di una fornace che riteniamo possa corrispondere a quella de-scritta da H. Breindl. Il Breindl pero indica la posizione dei siti in modo tale da rendere difficile stabilire in quale delle tre local ita archeologiche si trovasse la fornace; dallo schizzo del Moser sembrerebbe che egli si riferisse alla parte inferiore di Lahovec. Nel paese di S. Croce e ancora vivo il ricordo di un "soldato francese" sepolto a Lahovec, subito sotto il ciglione carsico. Grazie a questa tradizione e all'esau-riente, benché sconosciuta relazione di L. K. Moser sul ritrovamento di tombe in questo sito, siamo riusciti a localizzare il punto di cui parla il Moser. Subito sotto il ciglione, nell'allora proprieta di A. Gorjup di Prosecco, si notano tracce di importanti lavori di risistemazione della particella per l'impianto di un vigneto. Nella particella, dove si trovava in passato il vigneto di A. Gorjup, oggi abbandonata, si vede ancora un canale di scolo coperto con lastre di pietra, mentre la particella e delimitata da un muro di sostegno in blocchi di pietra 9 Confronta le note sul porto di Canovella, conservate nell'Archivio della Sezione Storia della Biblioteca Nazionale Slovena e degli Studi di Trieste. 171 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 Carta 7:I siti archeologici: Mul, Lahovec con la necropoli e il sito del km 568,1 secondo Breindl, Hajdišče-Podup con indicato il sito del km 566,7 secondo Breindl. Karta 7: Arheološka najdišča: Mul, Lahovec z nekropolo in z označeno lego km 568,1, Hajdišče-Podup in najdišče km 566,7 po Breindlu. 172 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 Foto 5: Lahovec. Nicchia, ricavata nella parete rocciosa, con iscrizione e data 1898. Secondo la tradizione sotto di essa si trova la tomba di "un soldato francese". Sl. 5: Lahovec. Niša z napisom in letnico 1898 v kraški steni. Po tradiciji je postavljena nad grobom "francoskega vojaka". lavorati, il tutto riferibile all'anno 1898. Nella parete rocciosa e scavata una nicchia con una cornice e con incisa la scritta IHS 1898 AL.GORIUP Sotto la nicchia si racconta vi fosse la tomba del "soldato francese". Relazione di L. K. Moser alla Commissione Centrale per i Monumenti di Vienna (Österreichisches Staatsarchiv, Allgemeines Verwaltungsarchiv, Denkmalpflege, Funde: 386/26. Febr. 1898): AVA 386 Funde 1898 26. februar 1898 (Voracten 100/97 Alt Muggia) An die hohe K.K. Central-Commission für Kunst- und historische Denkmale in Wien! Bericht über Steinkistengräber von Grignano bei Miramare. Am 24. d. Ms erhielt ich vom Bahnwächter in Grignano die Nachricht, daß dort Gräber aufgedeckt worden seien. Am 25 d.M. fuhr ich per Bahn nach der Station Grigano. Von da den Bergabhang hinauf bis zur geologischen Grenzlinie des Eocänen Sandsteins (Tassello) und des Kreidekalkes, welch' Letzteres den gegen das Meer ziemlich steil abfallenden kahlen Höhenrücken bildet. An dieser Grenze hat der Besitzer Alois Goriup aus Prosecco durch Arbeiter einen neuen Weingarten herrichten lassen, wobei ein Theil des bluagrauen, mitunter gelblich - grauen Letten des Eo-cenen Sandsteines aufgehoben wurde bis zu eine Tiefe von ca 2-3 metern. Hiebei wurde auch die darüber liegende Schichte von Kalkschutt angefahren. Dieser Kalkschutt ist das Verwitterungsprodukt des drüberliegenden Kalkes. u.(nd) vermittelt den Übergang vom Kalk zum Sandstein in der ganzen Umgebung. Derselbe ist ist von schöner schwarzer Farbe (Humus) und Wurzelwerk bis zu einer Tiefe von 1/2 m, höchstens, durchsetzt u.(nd) enthält die Gräber, wovon 4 Gräber von den Arbeitern aufgedeckt. Da außer Skeletten keine Münzen gefunden wurden, von den Arbeitern einfach zerstört und verworfen. Doch aus einem Grab rettete der Bahnwächter einzelne Skelettheile, wie den Schädel, von dem die beschädigten Kiefer, wie den Schädel von dem die Gesichtsfläche fehlt, erhalten geblieben ist. Die Gräber waren aus Sandsteinplatten von rechteckiger Form u.(nd) enthielten je ein ungestörtes geschwärztes Skelett, das nicht mit Erde bedeckt war, oben auf lagen 2 große Sandsteinplatten. Die Skelette mit dem Gesichte gegen O gerichtet. Außerdem wurden Bruchstücke einer großen Urne aus zinnoberrothen Thon im Schutte gefunden ungefähr in der Mitte des gezeichneten Profils und zur Linken, gegen NW in der Ecke des Weingartens, Bruchstücke von Ziegelwerk und Holzkohle in größerer Menge. Sämtliches Ziegelwerk und die Kohle entstammen der Lettenschichte. Die Arbeitern meinten, es müßte ein Ofen zum brennen von Gefäßen da gestanden sein. Leider wurde alles bei der Planierung des Bodens in die Erdgruben hinein geworfen. Vor 24 Jahren soll, nach Erzählung des einen dabei beschäftigten Arbeiters, schon ein solches Grab aufgedeckt worden sein, in dem sich ein großes Thonpfeifen ähnliches Gefäß als Beigabe, neben dem Skelette befunden haben soll. Eine große Kupfermünze aus der Römerzeit, die neben dem Grabe gefunden wurde, soll Herr Goriup in Prosecco besitzen. Ich werde die bezügliche Daten sammeln, das Bruchstück der auf der Drehscheibe gefertigte Urne, sowie den Schädel habe ich wohl gepackt in meinem Besitze. Allem Anscheine nach dürften bei der weiteren 173 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 Carta 8: Lahovec. Schizzo di L. K. Moser (ÖSAW) del sito archeologico nella vigna di A. Gorjup con legenda: a) Karstkalk; b) Kalksschutt mit schwarzen Humus m. Gräbern; c) Kalkschutt z. Th in Terra rossa verwitter. Karta 8: Lahovec. Skica (L. K. Moser) arheološkega najdišča v vinogradu A. Gorjupa (ÖSAW). Abgrabung der oberen Schutthalde noch mehr solcher Gräber, in dem ca 20 m2 fassendem Areal aufgedeckt werden. Auch hier war der Leichnam auf ausgeschüttetem Malter gebettet, wie die Arbeiter erzählen, und wie ich schon auch bei der Ausgrabung der Steinkistengräber in S. Michele b. Alt Muggia beobachtet. Es scheinen also, wenn alle Erzählungen wahr sind, die Gräber von Grignano und die von Alt Muggia von einer und demselben Volke herzurühren. Bei der nächsten Gräber Aufdeckung soll ich sofort verständigt werden, Mit aller Hochachtung der ergebend gefertigte Correspondent Triest, 26. Febr. 1898 Prof. Dr. L. Carl Moser V. Lavatoio 1. Il Moser inserí nella relazione anche uno schizzo nel quale riprodusse schematicamente parte della parete rocciosa, del pendio e le tombe, il tutto visto probabil-mente da un punto sopra la stazione ferroviaria di Grignano, da dove partí per raggiungere il sito. Gl i operai infatti avevano rinvenuto quattro tombe delimitate da lastre rettangolari in arenaria e coperte in genere da due lastroni. In ogni tomba vi era uno scheletro con la testa rivolta ad est. Il Moser riferí che circa 25 anni prima era stata rinvenuta un'altra tomba. Nei pressi delle tombe fu trovata un'urna in ceramica di colore rosso cinabro, mentre tra i detriti di falda nella zona nord-ovest del vigneto, a detta degli operai, ci sarebbe stata la fornace. Resti di carboni e frammenti di embrici erano sparsi anche più in basso, nel terreno arenaceo. Di notevole interesse è la descrizione, fatta dal Moser, delle caratteristiche geo-morfologiche della zona sottostante il ciglione carsico. Nel punto di contatto tra la parete rocciosa e il pendio egli indica una fascia di terreno calcareo e terra nera in cui si trovavano le tombe. Proprio in questo luogo il sig. Gorjup aveva intrapreso i lavori per l'impianto della vigna. Segue, più in basso, una fascia di detriti di falda e terra rossa e solo dopo incomincia la zona di flysch. Alla descrizione particolareggiata delle tombe, delimitate e coperte da lastroni, segue un breve cenno di confronto con le tombe di S. Michele a Muggia Vecchia. Il Moser nella sua relazione riteneva che ambedue i cimiteri fossero contemporanei e che fossero da riferire alla popolazione autoctona romanizzata. Dello stesso parere è anche S. Flego nell'articolo in cui tratta del ritrovamento a Muggia Vecchia di un paio di orecchini a tre cappi (1980), la stessa opinione è in seguito riportata anche da F. Colombo e da A. Messina (Colombo, Messina, 1983; Messina, 1985). I ritrovamenti di Muggia Vecchia vengono attribuiti da F. Maselli Scotti a popolazioni autoctone e paleoslave (Maselli Scotti, 1993, 422-423). Drago Svoljsak ritiene che le necropoli con tombe delimitate da lastre di pietra appartengano per lo più alla popolazione autoctona e solo in parte a quella longobarda e slava (Svoljsak, 1987, n. 2). Nella parte inferiore dello schizzo del Moser è segnata a sinistra (nord-ovest) una fornace. Riteniamo che si tratti della stessa di cui scrive H. Breindl e che viene posta dall'Autore "sotto la ferrovia". 174 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 b) Gli scivoli 7. BOTANIEK C.c. di Aurisina-Nabre2ina, comune di Duino-Aurisina Dalla localitá Botanjek sulla costa sino alla strada costiera SS-14, sono ancora riconoscibili i resti di due impianti usati per far scivolare lungo il pendio sino al mare il materiale delle cave. Le due opere, oggi in disuso, erano utilizzate dalla ditta "Gorlato" dalla fine del XIX alla metá del XX secolo. La parte superiore dell'impianto arriva sino alla strada costiera presso il km 137,8, alla quota di 88 m s. l. m. Questo dato corrisponde a quanto scrisse F. Rizzi nel 1968 riguardo al ritrovamento durante la costruzione della strada di noduli di piombo e di uno scivolo largo circa 2 metri "...verso Sistiana, nei pressi del km 137 della Strada Statale 14..." (Rizzi, 1968, 17). Riteniamo che la parte piu antica di questo scivolo, anche se mal conservata, sia da identificare con i resti di uno dei due scivoli descritti alla fine del XVII secolo (della Croce, 1698, 264). Il piu recente dei due impianti si trova ad est: inizia presso la strada e scende per il pendio sino alla costa. Esso e costituito da una struttura in cemento, larga alcuni metri, su cui si impostano delle rotaie. Su queste rotaie venivano fatti scendere i carrelli con le scaglie e il pietrisco sino alla banchina, dove attraccavano le barche per caricare il materiale lapideo. Parallelo a questo si trova un altro impianto, usato dalla fine del XIX secolo per far scivolare dall'altopiano verso la costa il pietrame. Subito sotto la strada costiera e conservato un canale, largo cca 3 m, scavato nel calcare. La parte superiore ando distrutta durante i lavori per la costruzione della strada costiera che intacco anche il lembo estremo del ciglione carsico. La parte alta del pendio fu ulteriormente asportata dalla costruzione del lo svincolo autostradale e dalla cava visibile a nord della strada. Questo canale, riferibile all'impianto piu antico, scende lungo il pendio, si allarga e diventa piu profondo raggiungendo uno sbar-ramento con annessa piattaforma, dove funzionava un frantoio. Da qui il materiale diviso per grandezza veniva fatto defluire lungo alcuni canali in cemento per altri 20 m sino alla costa. Nella parte alta del canale, in corrispondenza della strada statale, sarebbe da localizzare il ritrovamento dei noduli di piombo (Rizzi, 1968) e il punto in cui gli abitanti di Aurisina raccoglievano il piombo per farne pesi per le reti.10 La mappa catastale di Aurisina del 1822 riporta una serie di strette particelle, disposte sulla costa a partiré da Sistiana verso sud-est, mentre il resto del ripido pendio non era sfruttabile dal punto di vista agricolo e quindi non fu suddiviso in particelle. Questa fascia di stretti appezzamenti coltivati per lo più a vigneto, continua lungo la costa con un'interruzione nel punto dove oggi i resti dello scivolo arrivano al mare. Soltanto sulla mappa catastale successiva, datata alla seconda metà del-l'Ottocento, in questo punto si nota una nuova particella. Sulla costa non è stato possibile identificare con sicurezza dei resti da collegare con lo scivolo, alcuni blocchi di pietra infatti sembrano recenti. Non si notano inoltre tracce di un porto antico. L'utilizzo recente, successivo alle notizie riportate da Ireneo della Croce, P. Kandler e Vierthaler, ha distrutto considerevolmente l'impianto più antico. Nessuno degli autori citati menziona gli scivoli moderni,11 quindi allora non erano ancora attivi. F. Rizzi invece collegava il ritrovamento del canale e del piombo con quanto scritto da Ireneo della Croce e probabilmente anche da P. Kandler. D. Cannarella nel suo libro sul Carso (Cannarella, 1998, foto p. 259) pubblica una buona riproduzione fotografica dei resti del canale, corredata da una succinta didascalia. 8. SESTRENCE C.c. di Aurisina-Nabre2ina, comune di Duino-Aurisina A sud-est di Sistiana e di Botanjek sono visibili tra la costa, nella località di Sestrence, e il ciglione carsico i resti di un impianto, ormai abbandonato, usato in pas-sato per far scivolare le scaglie di pietra sino alla costa. Il materiale lapideo, usato per la costruzione del porto di Trieste, veniva fatto scendere per una "grondaia" scoperta in lamiera di ferro, che in parte seguiva un taglio nel calcare, in parte poggiava su dei sostegni in muratura sino al punto in cui il materiale veniva caricato sulle navi. I resti dell'impianto sono riconoscibili sia sulla cartolina del 1908 qui riprodotta sia nella parte alta del pendio presso il km 138,8 della SS 14, dove si nota chiaramente nella roccia calcarea un taglio profondo 4 e largo circa 3,5 m. Questo taglio arriva sino al ciglione carsico, dove nel punto in cui si trovava la piattaforma per far scendere il materiale, c'è oggi una villa residenziale. Il canale nella parte alta del pendio è sempre meno profondo e presso la villa si distingue appena. Lungo tutto il tracciato si notano sul fondo i resti del basamento di appoggio della grondaia. M. Tercon riporta una descrizione dettagliata dell'impianto: 10 V. Gruden (classe 1937) di Auri sina racconta che suo padre Ivan (1899-1993) da bambino raccoglieva dalle fessure del canale, non ancora ristrutturato, il piombo per le reti. 11 Quasi contemporaneamente H. Breindl (1882, 108) riporta la notizia che il materiale residuo delle cave romane di Aurisina, cca 1.000.000 m 3, veniva usato nella costruzione del porto di Trieste. Questo poté rappresentare un ulteriore stimolo per la costruzione di scivoli moderni al posto di quelli antichi. 175 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 Foto 6: Sestrence. Lo scivolo moderno riprodotto su di una cartolina del 1908. Sl. 6: Sestrence. Razglednica iz l. 1908 prikazuje tedanjo drsino. "I vari materiali uscenti dalle cave venivano accentrati sull'orlo del pianoro, ove trovavasi l'imboccatura di una grondaia scoperta, di lamiere di ferro, la quale per-correndo 160 metri a forte pendenza il ripido pendio carsico, raggiunge il mare sottostante, permettendo cosí con minima spesa di mano d'opera e di trasbordo la caricazione quasi automatica del materiale sulle maone e barcaccie accostate al pontile, il quale oltre a servire da punto d'appoggio ai natanti, sosteneva l'estremita inferiore della grondaia" (Tercon, 1988, 52). Sul ciglione carsico, súbito sotto la piattaforma, a circa 4,5 m ad ovest del canale appena descritto, si trova un secondo canale, piu fondo del primo nel tratto iniziale, poco profondo nel tratto verso la costa. Il secondo canale, anche se in parte interrato, continua sotto la strada. Lo si nota anche nel punto di contatto tra calcare e arenaria, mentre nel tratto piu in basso esso e ricoperto dalla vegetazione. Subito sotto la strada, ancora nella zona di calcare, il canale corre a ridosso di piccole particelle delimitate dai tipici muretti a secco. In queste particelle e sulla costa si notano alcuni blocchi di pietra lavorati. Il canale nella parte piu bassa attraversa la particella nr. 105 (c.c. di Aurisina). Sulla costa si ha notizia del ritrovamento di tegole romane. Nonostante la mancanza di dati sicuri riteniamo che la costruzione del secondo canale di Sestrence sia stata favorita dalla naturale inclinazione del pendio, partendo dal ciglione carsico. CONCLUSIONI Nella zona oggetto di questo studio sono noti per ora soltanto i siti di epoca romana e altomedievale. Nel delineare il quadro archeologico di questo territorio, gli studiosi si sono basati sui dati, alquanto confusi, riportati dal Kandler e in seguito alterati da alcuni autori recenti. Di fatto pero nessuno ha finora tentato di ricostruire la dinamica del popolamento del declivio di S. Croce nelle varie epoche storiche. Il Kandler comprese già allora che si trattava di una zona densamente abitata in epoca romana. Grazie a lui ci sono noti alcuni toponimi indicanti località di interesse archeologico (Podup, Lahovec, Mul). Non mancano certamente, come si è già notato, talune esagerazioni e rimane ancora poco chiaro se il Kandler confonda o se distingua la cisterna sopra Mul con "l'edificio quadrato" ovvero il palazzo o castello sotto S. Croce. Una parte dei siti evidenziati alla metà del XIX secolo nel declivio sotto S. Croce sono da mettere in relazione con la costruzione della ferrovia attraverso questo territorio. Benché sembri strano, dopo il Kandler e Breindl non furono localizzati altri siti archeologici né si hanno notizie di ritrovamenti in zona nonostante la costruzione della strada costiera nel 1928 e la notevole attività edilizia che nel secondo dopoguerra ha inte-ressato i terreni sotto la strada. Su questa situazione ha influito sia il fatto che le fonti sono state talvolta igno rate o male utilizzate sia il graduale e costante abban- 176 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 dono nel secondo dopoguerra del le attività agricole tipiche del declivio sotto S. Croce, per cui si va per-dendo anche il ricordo dei siti e dei ritrovamenti archeologici fatti in zona. I siti di Mul sotto S. Croce e di Canovella con-fermano quanto già noto sulle ville costiere con porto annesso (Cedas, Grignano, Sistiana). Tutti questi siti hanno in comune una sorgente d'acqua dolce e la parte residenziale posta su un terrazzo subito sopra il mare. Nonostante alcuni punti poco chiari, il sito di Bellavigna sembra avere tutti questi requisiti. In base all'analisi delle fonti più vecchie siamo riu-sciti a localizzare con precisione i siti di Bellavigna, Canovella / Srednje e siamo giunti alla conclusione che il materiale più volte riferito dagli autori a Bellavigna sia in realtà da attribuire al sito di Canovella / Srednje. La presenza romana sulla costa è ben documentata e i nuovi dati archeologici confermano l'esistenza di siti archeologici anche sul declivio sino al ciglione carsico secondo lo schema seguente: - necropoli di età tardoantica o altomedievale ( Laho-vec, forse Pod Oljšco) nello strato di detriti di falda subito sotto la parete rocciosa; - probabile fornace a Lahovec e resti che il Kandler attribuisce contemporaneamente a Podup e a Lahovec; - attraverso Lahovec e Podup passa oggi la strada che porta da Grignano a S. Croce; nel suo tracciato è da ricercare una via romana che col legava la costa con l'altopiano carsico. Il ruolo svolto da questa via di comunicazione è confermato anche dal toponimo Straža attestato subito sopra di essa e sotto la cima del Monte S. Primo. La frequentazione della zona in epoca tardoantica è attestata dal ritrovamento di un ripostiglio subito oltre il ciglione carsico presso il Monte S. Primo (Messina, 1986). Sulla costa è da segnalare una prevalenza di topo-nimi di origine romanza (Merkù, 1994), da mettere in relazione in primo luogo con la coltivazione sin dal tardoantico / alto medioevo di colture pregiate da parte di cittadini. Le sepolture, scoperte nei detriti di falda proprio sotto il ciglione carsico, in una zona priva di interesse agricolo sino al 1898, indicano una continuità abitativa su tutto il declivio dall'epoca romana al l 'alto-medioevo. Non sono poi da sottovalutare i dati forniti dal Kandler su un edificio absidato che si puo identificare con una villa rustica absidata, ma anche con un edificio tardoantico o altomedievale di carattere sacrale. Molto eloquente risulta il toponimo Lahovec con il quale gli Slavi sin dall'alto medioevo indicavano la po- polazione autoctona romanizzata o le zone da essa abitate (Kos, 1939, 230; Truhlar, 1975). Proprio l'esistenza di una necropoli del VII-VIII sec. a Lahovec sembrerebbe indicare in questa zona un punto dicontatto tra le due popolazioni. Nella parte alta del declivio ovvero ai margini del ciglione vi sono altri due toponimi importanti: il primo e il toponimo Maichen Gradez citato nel XV secolo (Kos, 1941, 116),12 che indica il castelliere protostorico di S. Primo (Marchesetti, 1903, 29, Tav. I, fig.4), il secondo e il microtoponimo Hajdišče / Haidischie che indica una parte della zona nota come Podup e che e per ora l'unico sito archeologico proprio sotto l'abitato di S. Croce. La parola Haidischie ha lo stesso significato di Ajdovščina (ted. Haidenschaft), Ajdovski, Ajdna, ..., cioe "pagano". La zona oggetto della nostra ricerca, definita in base all'esauriente descrizione di C. D'Ambrosi, presenta una continuitá abitativa della popolazione romana su una vasta area che dalla costa si estende sino al ciglione carsico. La stretta fascia di flysch sino a Sistiana che va dalla costa sin sotto il ciglione carsico sembrerebbe cosí ap-partenere all'agro tergestino (Zaccaria, 1992, 163), men-tre l'abitato di Aurisina con le cave sarebbe da attribuire all'agro aquileiense. La dedica alla Bona Dea incisa sul labellum di Canovella / Srednje, analoga ad altre due rinvenute a Trieste sullo stesso tipo di recipienti, mette questo sito in relazione con Trieste e forse con la famiglia dei Barbii. In conclusione e da notare che l'abitato di S. Croce e l'unico insediamento carsico posto sul ciglione carsico entro i confini medievali del territorio tergestino. Ubi-cazione questa non certo casuale. Per quanto riguarda gli scivoli, siamo riusciti a localizzarne uno nella zona di Botanjek basandoci in primo luogo sui testi di Ireneo della Croce e di F. Rizzi, ma anche sulla tradizione orale, ancora viva ad Aurisina, e verificando in seguito con dei sopralluoghi i dati raccolti. Il secondo scivolo potrebbe essere localizzato a Šestrence sia per le caratteristiche geomorfologiche della zona sia per la vicinanza delle cave romane. E da notare che in ambedue le localitá si sviluppo tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo un'attivitá analoga a quella antica, anche se basata su sistemi moderni. Il problema degli scivoli rappresenta per gli studiosi una sfida ancora aperta. Sarebbe quindi opportuno programmare per il futuro una ricerca archivistica e topografica minuziosa lungo il tracciato della ferrovia, lungo la strada, sulla costa e anche in mare. 12 Nella provincia di Trieste il toponimo Gradec indica spesso un castelliere protostorico: Ajdovski gradec, Gradec presso Slivia, Gradec sopra Sales, Gradec presso Rupinpiccolo (Flego, Rupel, 1993). 177 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 RINGRAZIAMENTI Oskar Sedmak (S. Croce / Križ); Miran Košuta (S. Croce / Križ); Vladimir Gruden (Aurisina / Nabrežina); Brigitta Mader (Wien - Trieste); Bruno Volpi Lisjak (Trieste); Fulvio Colombo (Trieste); Mateja Belak, Inštitut za arheologijo, Ljubljana; Marija Šenkinc, Grafkom, Koper; Museo regionale / Pokrajinski muzej, Koper/Capo-distria; Centro di ricerche scientifiche della Repubblica di Slovenia / Znanstveno-raziskovalno središče R. Slovenije, Koper/Capodistria; Biblioteca nazionale Slovena e degli Studi, Trieste; Archivio di Stato, Trieste; Museo Civico di Storia ed Arte, Trieste; Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio; Angelika Heinrich, Prähist. Abt. NHM Wien; Österreichisches Staatsarchiv, Allgemeines Verwaltungsarchiv, Wien. L'autorizzazione per la riproduzione parziale di elementi delle Carte Tecniche Regionali 1: 5000 e 1: 10.000 è stata concessa dalla Direzione regionale della pianificazione territoriale della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia - PT/2.100 del 21 marzo 2001. PRISPEVEK K POZNAVANJU ARHEOLOŠKIH NAJDIŠČ V BREGU MED SESLJANOM IN GRLJANOM " Stanko FLEGO Komisija za topografijo OZ NŠK, IT-34141 Trst, Via Petronio 4 Lidija RUPEL Komisija za topografijo OZ NŠK, IT-34141 Trst, Via Petronio 4 Matej ŽUPANČIČ Komisija za topografijo OZ NŠK, IT-34141 Trst, Via Petronio 4 Pokrajinski muzej Koper, SI 6001 Koper, Kidričeva 19 Znanstveno-raziskovalno središče RS, SI-6000 Koper, Garibaldijeva 18 POVZETEK Avtorji obravnavajo arheološka najdišča na bregu pod kraškim robom v katastrskih občinah Križ in Nabrežina (prov. Trst/Trieste, Italija). Evidentirali so dosedaj le rimska in zgodnjesrednjeveška najdišča ob upoštevanju zgodovinskih, arheoloških, nekaterih arhivskih (Trst, Dunaj, Koper) ter ustnih virov in seveda terenskega rekognosciranja. Geomorfološko je ta ozki zemljepisni pas del flišnega brega in se postopno izklinja proti Sesljanu. Po mnenju C. Zaccarie naj bi v rimski dobi pripadal tržaškemu mestnemu agru. Na osnovi številnih starejših zgodovinskih zapisov in arheoloških najdb, ki pa so bili bodisi napačno ali neustrezno interpretirane ali celo zamolčane in dosedaj tudi neznane (della Croce, 1698; Kandler, 1842-1870; Breindl, 1882; Moser, 1898; Rizzi, 1968; Jelinčič (citiran je pri Župančič, 2000); in drugi), precizirajo avtorji lokacije nekaterih najdišč. Ob tem razčistijo dejstvo, da so avtorji, predvsem P. Kandler, nedosledno opredeljevali najdišči Bellavigna (k.o. Križ) in Pri Čupah (k.o. Nabrežina), kar se je s prepisovanjem prenašalo do konca 20. stoletja. Ob tem je lokacija Bellavigne ostajala nepoznana (Degrassi 1957; Fontana 1993). Najdbe, ki jih l. 1698 opisuje Ireneo della Croce (bronast kipec cesarja Pupijena, upodobitev petelina v barvnem mozaiku), avtorji prepričljivo pripišejo najdišču Pri Čupah - Srednje. Prav tako identificirajo pristan Pri Čupah, ki je zgrajen iz velikih blokov breče, v nasprotju z drugimi pristani in pristanišči v tehniki "a sacco". Od preostalih najdišč posebej poudarijo najdišče Hajdišče tik pod Križem in najdbo skeletnega grobišča iz pozne antike ali zgodnjega srednjega veka na Lahovcu po L. K. Moserju. Ob prisotnosti rimske poselitve tik ob morju v zaključku poudarijo tudi rimsko poselitev celotnega brega vse do kraškega roba (najdišča: Pod Oljšco, Hajdišče, Lahovec). Toponimi Hajdišče, Lahovec, Maichen Gradez (= gradišče Sv. Primož tik nad kraškim robom) tudi do neke mere označujejo stik novodošlega slovanskega z avtohtonim romanskim prebivalstvom. Avtorji obravnavajo posebej problem drsin (drč) (Tracturium plumbicum), ki razdvaja poznavalce in druge vse od prvih zapisov (kartografski v 16. stol., Ireneo della Croce ob koncu 17. stol., P. Kandler sredi 19. stoletja) do danes (A. Degrassi, V. Scrinari, A. Schmid, F. Scotti, L. Bertacchi). Avtorji se nagibajo k trditvi, da je recentno uporabljan žleb nad Botanjekom predelan ostanek nekega starejšega, delno še ohranjenega in narisanega in opisanega v 16. in Kat. občini Križ in Nabrežina, Prov. Trst, Italija 178 ANNALES • Ser. hist. sociol. • 11 • 2001 • 1 (24) Stanko FLEGO et al.: CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI SITI ARCHEOLOGICI SUL DECLIVIO TRA SISTIANA E G RIGNANO, 157-180 17. stoletju. Datacija v rimski čas in funkcija objekta kot drče za spuščanje velikih kamnitih blokov iz kamnolomov do ladij pa ostajata odprti. Lokacijo druge, slabše ohranjene, drsine po zapisu Irenea della Croceja, postavljajo v [estrence. Ob tem izražajo dvom v obstoj še ene drsine vzhodno od Sesljanskega zaliva (Scrinari; Bertacchi). Končno ugotavljajo, da ozki obmorski flišni pas pod kraškim robom predstavlja enoto, ki je bila prometno izolirana in predvsem po morju povezana zlasti s Trstom, kar bi lahko uvrščalo najdišče Pri Čupah - Srednje prav tako v tržaški ager. Glede Botanjeka in [estrenc z drsinama pa smo poudarili le funkcionalno povezanost domnevnega rimskega objekta s kamnolomi na planoti. Na tem mestu se srednjeveška razmejitev ne bi popolnoma ujemala z rimsko. Ob koncu avtorji poudarijo, da je pravo terensko rekognosciranje celotnega pasu treba še nadaljevati, prav tako pa izkoristiti lokalne arhive (gradnja železnice in obalne ceste, arhivi lastnikov kamnolomov, društev in cerkvenih oblasti). Prav tako je pomanjkanje prazgodovinskih najdb očitna spodbuda za pregled gradiva v muzejih in seveda na terenu. Ključne besede: Ireneo della Croce, Pietro Kandler, L. K. Moser, Nabrežina, Križ, Tržaška pokrajina, rimska doba, zgodnji srednji vek, topografija, Kriški breg, Pri Čupah - Srednje, Lahovec, Hajdišce ABBREVIAZIONI AAAd Antichita Altoadriatiche, Centro di Antichita Alto-adriatiche, Aquileia AMSIA Atti e Memorie della Societa Istriana di Arche-ologia e Storia Patria, Parenzo-Venezia-Trieste Ar. Tr. Archeografo Triestino, Trieste AST Archivio di Stato, Trieste BSASN Bollettino della Societa Adriatica di Scienze Naturali CDI Codice Diplomatico Istriano, Trieste CIL Corpus Inscriptionum Latinarum, Berolini EST Editoriale Stampa Triestina, Trieste GMDS Glasnik Muzejskega društva za Slovenijo, Ljubljana I. It. Inscriptiones Italiae, Tergeste, Unione Accademica Nazionale. Roma NS Nuova Serie NSK Narodna in študijska knjižnica, Trst / Biblioteca nazionale slovena e degli studi, Trieste Oss. Tr. L'Osservatore Triestino, Trieste ÖSAW Österreichisches Staatsarchiv Wien OZE Odsek za zgodovino in etnologijo / Sezione storia PDT Planinsko društvo Tolmin, Tolmin PZS Planinska zveza Slovenije, Ljubljana SM Slovenska matica, Ljubljana VjAHD Vjesnik za arheologiju i historiju dalmatinsku, Split BIBLIOGRAFIA Anon. (1866): [= P. Kandler !], Il porto romano di Fasana presso Pola. Oss. Tr., 185. Trieste, 1457. Bertacchi, L. (1997): Cave. 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