Dr. Roxana lordache, F.xprimarea ideii de concesie in lirrtba latinii, Paideia, Colecp.a Academice, Bucure~ti 2002, 133 pagine. l. L'interessante volume ["Espressione del concetto di concessione in latino"] qui recensito, opera della studiosa romena di filologia classica, e(secondo quanto detto sulla copertina finale esterna) i1 primo lavoro che in prospettiva diacronica analizza e discute l'espressione del concetto di concessione a livello di proposizione e sul piano semantico, grammaticale e perfino stilistico. L'opera consiste di undici capito­li (di lunghezza disuguale), preceduti dalla prefazione e seguiti dalla bibliografia definita selettiva (131-132) e dal sommario (133). 2. La Prefazione (5-7) sottolinea la trascuratezza del dominio sintattico della con­cessione negli studi linguistici latini e in un certo senso propone i1 programma del lavoro; al termine l'Autrice rinvia ai propri studi in materia (citati poi nelle nume­rose note lungo tutto il libro). -I1 primo capitolo (9-40) si occupa della concessione (complemento e attributo) in Cicerone (il quale eal centro di tutto lo studio della Nostra), esamina poi la definizione stessa di queste strutture, e l'ossimoro di Cice­rone, grande innovatore. Le pagine 37-39 si dedicano alle lingue romanze e cio, mal­grado l'argomento centrale sia il latino, ci pare alquanto scarso. -I1 secondo capito­lo (41-69) tratta la paratassi e la coordinazione concessiva e i modi, principalmente l'indicativo (sul quale si insiste in tutto i1 volume), ma anche i1 congiuntivo-ottativo e l'imperativo. Della forza argomentativa dell'indicativo si parla a p. 51 (riassunto a p. 53), poi si esamina anche la paratassi condizionale e causale, nonche l'ottativo di supposizione (59). Per merito di Cicerone la paratassi e la coordinazione concessive diventano uno dei tratti principali del latino letterario (procedimenti stilistici: 65-69) e dei criteri della maestria artistica degli scrittori (69). Lo sguardo sulle lingue ro­manze escarsissimo: un solo esempio da Tirant Lo Blanc (68). -Alle proposizioni relative di significato concessivo eriservato il terzo capitolo (70-78), che ribadisce l'in­sufficienza dei relativi studi (70), esamina la suddivisione delle relative concessive e le loro funzioni sintattiche insistendo sulla posizione salda dell'indicativo, modo che nelle epoche successive viene addirittura quasi generalizzato (78). -I1 quarto capito­lo (79-99) si propone di precisare I'ut concessivo e l'origine della proposizione con­cessiva subordinata. L'Autrice vi studia le congiunzioni ut, utut, utcumque, la diffu­sione di ut nei singoli periodi, la differenza tra I'ut concessivo e quello condizionale, la rispettiva evoluzione semantica, il modo e il tempo. L' ut col congiuntivo diventa i1 criterio di valorizzazione della latinita tardiva (85). In riassunto, l'ut concessivo deriva dall'ut comparativo. -Da qui in seguito i capitoli assumono un po' il carattere di riassunto e sono nettamente piu brevi. -Infatti, i1 quinto capitolo (100-104) da l'in­ventario delle congiunzioni e locuzioni nelle proposizioni subordinate del periodo classico; -i1 sesto (105-108) studia l'origine, i1 modo e le r~lative congiunzioni e locuzioni nelle subordinate concessive; -il settimo (109-111) ededicato a Petronio; ­l'ottavo (112-115) esamina gli stessi problemi in latino tardo (si menziona persino 176 Isidoro di Siviglia); -le relazioni logiche e grammaticali tra proposizioni condizion­ali e concessive sono l'argomento del nono capitolo (116-124: discussione dei prob­lemi gia trattati; 116: priorita delle strutture paratattiche; 119: strutture subordinate; 121: criteri di comparazione; 121-122: opposizioni). 11 brevissimo decimo capitolo (127-128) illustra le strutture principali concessive; -l'undicesimo, infine (129-130) riassume cosi le conclusioni: notevole varieta delle strutture grammaticali e lessicali, differenze tra i singoli autori e registri, caratteri della lingua di Cicerone e di quella di Petronio, estensione dell'indicativo, sguardi sugli altri modi. Si constata che si mantengono tutti i tratti del latino preclassico. Alla p. 130 l'Autrice afferma di avere completato le definizioni finora proposte e di averne fornito alcune nuove, di avere illustrato le connessioni tra gli elementi sintattici (complementi, proposizioni) e di aver proposto in tal modo analisi importanti non solo per il latino ma anche per le lingue indoeuropee in genere, soprattutto naturalmente quelle romanze. 3. Le alte qualita dell'opera della Nostra illustrate nelle pagine precedenti, pro­prio data la ricchezza del materiale, si prestano a certi commenti, completamenti ed osservazioni critiche. Eccone alcune, che riteniamo importanti. 3.1. Sarebbe importante e utile che gli esempi fossero tradotti, tutti oper lo meno i principali (Cicerone, Petronio). 3.2. Sempre a proposito di esempi, invece di dare soltanto i dati bibliografici, come assai spesso fa l'Autrice , sarebbe preferibile citare il relativo passo per intero, giacche non tutti i lettori hanno sempre a portata di mano le rispettive fonti. 3.3. Le due modifiche proposte porterebbero beninteso ad un notevole aumento della mole del libro; in compenso, pero, un risparmio tutt'altro che trascurabile dello spazio tipografico si otterrebbe eliminando o per lo meno riducendo drasticamente le formule come 'aggiungiamo che', 'precisiamo che', 'va sottolineato' ecc., che si ripetono quasi ad ogni pagina e creano una certa monotonia. Un altro risparmio consisterebbe nel non citare nelle note i titoli per esteso ma sistemare la bibliografia "all'americana": dare, cioe, soltanto il nome e l'anno, riservando i dati bibliografici per un apposito elenco. 3.4. 11 libro della Nostra sembra operare con il latino popolare come piu o meno unitario, compatto e opposto en bloc al latino colto. Come si sa da tempo, una tale opposizione binaria non corrisponde alla realta: infatti, la sociolinguistica odierna ammette anche per il latino tutta una scala di sfumature, dal "prototipo" colto (Cicerone) a quello opposto (ad. es. graffiti, defixionum tabellae ecc.). C. Tagliavini, ne Le Origini delte lingue neolatine (Bologna 1972, p. 212), vede nel cosiddetto latino volgare «la lin­gua padata da tutte le classi sociali con infinite sfumature. Non e mai esistito infat­ti un latino volgare assolutamente unitario (come troppe volte si puo avere l'illu­sione dai manuali di linguistica romanza redatti secondo schemi neogrammatici)». 3.5. La Nostra mantiene la denominazione Peregrinatio Aetheriae, benche da tempo il nome della protagonista definitivamente accettato sia Egeria; v. V. Vaana­nen, Le Journal -epftre d'Egerie, Helsinki 1987, pp. 7-9, e prima ancora M.C. Diaz y 177 Diaz, Antologia del latin vulgar, Madrid 1962, p. 79 sgg. In genere, la bibliografia cita­ta nel volume si ferma su per giu agli anni ottanta del Novecento. 3.6. La frase ut plura non dicam ['per non dire di piu, per non dire altro'], citata alla p. 81 (e desunta da A. Ernout -F. Thomas, Syntaxe latine, p. 392) non e conces­siva ma finale e precisamente della categoria da noi definita performativa (v. per questo il nostro contributo nel volume omaggio a Žarko Muljačic Romania et Slavia Adriatica, Hamburg 1987), frase cioe, che non si riferisce alla reggente "in superfi­cie" ma ad'un altra, ch'e presente a livello della "struttura profonda" e che specifica l'intenzione del parlante. A. Ernout-F. Thomas (loco cit.) citano anche altre frasi di significato analogo: ut non dicam, ut nihil aliud dicam e traducono 'pour ne pas dire plus, pour ne pas dire, pour ne dire rien d'autre'. 4. Gli errori tipografici non sono numerosi ne capaci di creare confusioni, e i1 lato tecnico e all'altezza necessaria. I1 volume Exprimarea ideii de concesie fn limba la­tinii. della dott.ssa Roxana Iordache e un contributo sostanziale ed importante, tanto alla filologia latina quanto alla sintassi, e merita di essere tradotto in una delle lingue di diffusione mondiale. Pavao Tekavčic 178