L' ASS001AZI0NE per un anno anticipati f. 4 IV. ANNO. Sabato 23 Giugno 1849. M 29. Cenni storici sulli Conventi della Citta e Diocesi di Parenzo. (Estratto dalle mie Memorie sulla chiesa e vescovato) ([Continuazione e fine — Vedi num. antecedenle.') it Abbazia di S- Michele di Lemo. Si deve ritenere, che tale Abbazia sia dei primitivi tempi sr nei 1040 in data 12 maggio fu aumentata dal fondo giurisdizionale di Calisedo per regalo fatto dalle sue proprietarie Azzica e Vilpurga contesse d' Istria ali' abbate Giovanni e suoi monaci deli' ordine di S. Be-nedetto, il qual dono, come risulta da atti esistenti, e dalle cronache di questo convento, fu confermato e tu-telato contro le pretese del vescovo Engelmaro da Enrico II in data 14 settembre anno suddetto. Li monaci in seguito dopo averlo goduto per molti anni, hanno dovute abbandonarlo per causa delle atrocissime guerre che flagellavano quei contorni, e tutta 1' Istria. In questo frattempo il vescovo di Parenzo valendosi degli antichi titoli, e pretesi diritti con atto 9 aprile 1305, confermato il di 10 dal suo capitolo cattedrale, dispose di tali beni a vantaggio delli monaci della religione de' Templarl. Acquietate le cose in Istria li precedenti frati ritornarono a fare dei passi per rivendicare le loro azioni in questo territorio, ed infatti dopo aver superate tutte le opposi-zioni, e dopo aver sostenute molte liti contro li comuni di S. Lorenzo, di Orsera, e di Parenzo, e particolarmente contro il capitolo cattedrale ed il vescovo, si misero nuo-vamente in possesso delle loro sostanze. Repristinata quest' Abbazia neili suoi diritti di pro-prieta venne rimessa anche al godimento deli' esercizio della sua giurisdizione, delle prerogative e privilegi, con amplissimo giudizio del Pieno-Collegio 11 gennaio 1528 e confermato con decreto 11 maržo 1625. Ancora alli 21 giugno 1528 era stata unita alli beni di S. Mattia di Murano, come risulta da decreto del Senato della stessa data. Questi monaci si conservarono al possesso di tutto quel territorio fino alla fine del secolo decorso, nei quale per circostanze concorse, segnarono coli' approvazione relativa un atto di permuta colla faini-glia delli conti Coletti di "treviso, che si convertirono in feudo retto e legale colla devoluzione al principe, man-cando la linea mascolina. Ma siccome 1' offerta di tali beni era condizionata ad infinite prerogative, e privilegi, cosi tolti questi ritengo annullato il contratto, e ritornati liberi li beni slessi in mano dei proprietari. Merita di ricordare la circostanza, che in S. Michiele di Lemo vi fu San Romualdo al quale si attribuisce gran merito per la fondazione del convento. Si conserva tuttora di Iui varie memorie, e special-mente una cjobe di lavoro particolare, alla quale quegli abitanti attribui^čono molta santita. Esiste uriVantro, denominato grotta di S. Romualdo dove conservarisi le traccie del ritiro di un penitente; una volta si vede ch'era chiusa con rastellate di ferro, ora e aperta, puo entrare chiunque; la sua posizione e inospite ed alpestre, e lontana dali'abitato. In questo convento fu anche il celebre frate Mauro autore del fa-moso mappamondo, ch'esiste a Venezia, e delle varie carte geografiche, il quale si occupo anche di quella di questi beni, che trovasi anche stampata, perche fu posta come allegato di cause promosse anticamente per le con-finazioni loro.' . Al IX congresso di Venezia ho avuto anzi motivo di ricordarla in una pubblica seduta, allorche ebbi a trat-tare P argomento del suindicato mappamondo con una mia lettera letta pubblicamente dal celebre cavaliere Cantu, come vedesi nei Diario N. 7. Avendo accennato in principio, che alla loro ori-ginaria possidenza era stata aggiunta una parte del feudo di Calisedo, diro che questo apparteneva anticamente alli vescovi di Trieste, ed infatti si trovavano nei volume di Francesco Moj-o podesta di San Lorenzo deli' anno 1535 che Achatius Episcopus et Comes Tergestinus inve-sti Giovanni Antonio unico della famiglia Girolda citta-dino giustinopolitano del detto feudo, e cio nell' anno 1488, indiziorie 6, 24 maržo. ' Altro documento, cha comincia Petrus Dei et A-postolicae Sediš gratia Episcopus et Comes Tergestinus — dileclo nobis in Christo Io. Ant. qin. sier Andreae olirn Domini de Geroldo nobili Justinopo-litano devoto vassallo etc. etc. datu. et actu. Terge-sti in Episcopali palatio an. 1504 ind. 7 die vero 22 septembris etc. etc. Un altro ancora rilasciato a Pietro Giroldo del ca-stello di Sant' Andrea de Calisedo in partibus Istriae prope Chstru. '.S. Laurenti. Actum, et datu. e civi-tate Tergestifia. in nostro Episcopali palatio in ca-mera magtia-die 12 mensis februarii anno currente Dominvf f&34 ind. 7 etc. etc. In 3eguit$ per quelle solite vicende, il vescovo di Trieste, ciiSemll 1675, fece molti lamenti, ed opero molto per rivetidicare questo feudo posseduto dal 1187 fino al 1570, anzi piu ancora fino alla morte delPultimo dei Gi- A L J[\ roldi, che cesso di vivere nel 1590. Ma nel 1593 per ordine della Repubblica veneta, che ne usurpo il diritto col pre-testo di rappressaglia per allri pretesi in stato austriaco, fu dato alle nobili famiglie Cappello, e Morosini. In se-guito venrie incamerato formalmente; e divenuto di libera disposizione della Repubblica stessa, fu pošto aH' incanto e venduto alli signori Califfi ai quali, con tale vendita, vennero accordati vari privilegt e prerogative, ed il titolo comitale colla giurisdizione criminale e civile. Conserva questa localita, in rimembranza degli antichi Giroldi la denominazione di Giroldia. Nella chiesa di S. Michiele di Letne esisteva la se-guente iscrizione: 1041 loannes abb. S. Michaelis aedificavit Ecclesiam eamdem consacrata ab Engel-maro Episcopo. Scoglio di Sant'Andrea !tdi Rovigno. Nel 1454 Matteo de Blondio abbate del Monastero di S. Maria della Rotonda, fuori e vicina alla citta di Ravenna, deli'ordine di S. Benedetto, concesse ad alcuni frati deli' ortline deli' Osservanza per loro uso ed abita-zione in perpetuo, la chiesa non curata di S. Andrea nel Scoglio vicino a Rovigno. Nel 1455 indizione 3, alli 4 febbraio confermasi tale donazione; e tale Istrumento e legalizzato da un certo Gritti podesta e capitanio di Ravenna colla data delli 5 del suddetto mese ed anno. Fadri Riformati di Rovigno. Tali Padri furono ricercati da quella comunila nel-l'anno 1700, e col permesso del veneto principe vi for-inarono un ospizio. Vedendo li meriti di tali monaci sempre maggiori, e corrispondendo colle loro lodevoli, e benemerite cure alli voti della divota popolazione, elargiti di copiose ele-mosine, furono al caso di fabbricare una commoda chiesa a segno, che fu convertito 1' ospizio in convento, come risulta dal decreto ottenuto da monsignor Adelasio in data 71 gennaio 1701. Un tale convento divenne fioritissimo, e conservasi tuttora a merito di quella generosa citta, che cammina di pari passo colli pietosi suoi soccorsi, e coll' esem-plare sua industria nell' agricoltura, nel commercio e nella pešca. F.-M. Polesini. Stemma e titolo deli'Istria nell' Impero austriaco. La Contea deli'Istria venne in dominio della Časa d'Austria nel 1374 per patti di reciproca successione coi Conti d'Istria, ramo della Časa di Gorizia. La Contea venne nella Časa d' Austria come stato da se del tutto separato e dal Friuli, e dal Carnio e da altre provincie; era bensi parte del Marchesato d' Istria, ma aveiido i Conti poteri estesissimi, la dipendenza dal Marcrhesato era per-cettibile soltanto per la dipendenza feudale. La Contea aveva propria costituzione confermata e riiinovata dalPul-tiino dei Conti d'Istria nel 1365, Costituzione che dice- I *. vano Landhandfest, e che pubblicammo nel I volume deli'Istria; pero i primi Conti regnanti non usarono co-stantemente il titolo di Conti d' Istria, preferendo quelli della časa diTirolo e di Gorizia; i principi austriaci fe-cero altrettanto, lasciarono alla Contea il titolo di Contea, e la condizione di corpo da se; ma non fecero uso del titolo di Conti. 11 che fu costumato anche per Trieste, della quale, sebbene corpo da se contro ogni eccezione e dubbiezza, sappiamo soltanto che 1'Imperatore Federico III, poi Francesco I, Ferdinano I, e Francesco Giuseppe I portassero il titolo di Signori. Abbiamo 1' umiliazione di dover confessare esserci ignoto del tutto quale fosse lo stemma della Contea; abbiamo sospetto grave che i Conti portassero il leone rampante giallo su fondo azzurro a due code, con una sbarra di traverso ; ma questo ci sembra stemma di famiglia anzi che di paese. La Marca Vindica che fu Slato al pari della Contea d'Istria, e che al pari di questa ebbe contatti col Carnio, ebbe proprie stemma, e lo conservo lungamente. La defficienz«. «'i proprio stemma per la Contea d'Istria, potrebbe far so-spettare che essendo in dipendenza, sebbene feudale soltanto, dal Marchesato, avesse comune lo stemma coll'in-tera provincia. Comunque sia la cosa, la Contea dopo la cessione del Marchesato d Istria fatta nel 1444 dal Patriarca d'A-quileja Mezzarota, e meglio dopo la pace di Massimiliano, fu alfatto indipendente. Gli Scrittori del Carnio, i quali per soverchio amor di patria vorrebbero si estesi i loro confini da abbrac-ciare buona parte di mondo, dissero che la Contea d' I-stria fosse fusa nel Carnio fino da quando venne in dominio di Časa d'Austria; ma di tale loro asserzione non addussero diploma o monumento. Anzi dovrebbe dirsi 1'opposto, poiche la Landhandfest della Contea fu confermata nel 1444 dali'Imperatore Federico III, nel 1520 da CarloV, nel 1523 da Ferdinando I, nel 1567 dall'ar-ciduca Cailo del ramo di Stiria, nel 1593 da Rodolfo II con appositi diplomi, nei quali espressamente si parla di lei come di provincia da se. Appena Ferdinando, che poi fu Imperatore (sotto nome di II) ne fece conferma nel 1697, bensi nominatamente per 1'Istria, ma in carta nella quale si fa anche conferma pel Carnio, e per la Marca Vindica. Certo si e che la Contea d' Istria ebbe propri capitani, mandati sempre dal Principe, non dal Ducato del Carnio; certo si e che ebbe propria costituzione, e propria legislazione, diversa da quella del Carnio, e sempre si fece conto di lei, come di stato da se. Un' unione amministrativa ebbe luogo al finire del secolo XVI, pero amministrativa soltanto; si distinse sempre Carnio — Istria — Marca Vendica; di una fusione non si ebbe mai ne notizia ne indizio; anzi dal proce-dere degli Stati del Carnio apparirebbe il contrario. Imperciocche essendo stata nel 1644 data ai fratelli Flan-gini Conti di S. Eldorico la Contea d' Istria in pegno, indi nel 1660 venduta al Principe Ferdinando di Porcia, e confermate in quest'anno lo costituzioni ed i privilegi (come li dicevano) dali'Imperatore Leopoldo I, gli Stati del Carnio ebbero timore che siffatta alienazione, per la quale i diritti di governo passavano dal Principe a nobile Barone, non togliesse di mezzo le relazioni di governo e ricorsero ad atto che si direbbe di astuzia. Nel 1665 gli Stati comperarono la Contea dal Principe Porcia per Ini. 550,000, e trenla giorni dopo la rivendettero al Principe Vicardo Auersbcrg, riservando a se le preminenze che il ducato del Carnio pretendeva avere sulla Contea - d'Istria; pensandosi che palto privato potesse cangiare i diritti immediati del Principe, e la condizione della Contea. Simili pretese eransi tentate dal Carnio sulla citta di Trieste; pero Sentenze di Imperatore avevano pronun-ciato, e Trieste stette da se, ne mai volle recarsi a quella dieta provinciale. Ne Carlo VI, ne Maria Teresa consi-derano la Contea fusa nel Carnio; nemmeno Giuseppe II, che sebbene volesse torre di mezzo ed avesse anche tolto i corpi politici, ed avesse introdotto nuove riparlizioni amministrative, con apposite leggi tenne vive alcune con-dizioni provinciali, tutte proprie della Contea e che non erano del Carnio. Tra le quali citereino soltanto la condizione del villico, che schiavo nel Carnio, incapace di pos-sedere di tramettere e di disporre della proprieta stabile; addetto alla gleba e di proprieta dei baroni; fu nell'I-stria sempre libero, capace di proprieta, e libero disposi-tore delle sue sostanze. Tale condizione affatto diversa era stata riconosciuta anche da Maria Teresa, nelle leggi sui Catastico. Nel 1797 avvenne grandissimo cangiamento. L' Istria gia veneta, passo in dominio deH'Austria; 1'intera provincia, ebbe lo stesso principe, il quale aveva con cio possibilita di regolare le sue condizioni, o seguendo l'an-tico, o formando moderno. L'Istria riconosciuta provincia ebbe dapprima governo proprio; poi nel 1804 venne unita a Trieste, formando cosi un solo territorio gover-nativo. Cio avveniva nell'aprile; nell'agosto 1804 ema-nava la legge Sovrana di cui diamo alcuni brani: Noi Francesco II ecc. ecc. ecc. Sebbene per la divina Provvidenza e per la scelta fatta dai Principi Elettori del Sacro Romano Impero ci troviamo alzati a tale dignita, che non lascia desiderio di aumento di tiloli e di dignita nella nostra persona ; le nostre sollecitudini, come Reggente della Časa e della Monarchia d' Austria devono essere dirette a cio che sia mantenuta quella perletta eguaglianza di titolo e di dignita ereditaria coi principi Reggenti e Monarchi d'Europa, che spetta ai So vrani d'Austria, tanto per 1'antichissimo splendore della Časa Arciducale, quanto per 1'estensione e numero di popolo dei Regni, e principati indipendenti di tanta importanza, che da lei sono posseduti, ed assi-curati con esercizio di diritto internazionale, e con trattati. Per consolidare durevolmente questa perfetta cor-rispondenza di rango, ci troviamo determinati ed autoriz-zati, seguendo P esempio dato dalla Russia nel secolo passato, e recentemente dal doininatore di Francia, di dare alla Časa d'Austria per riguardo ai di lei stati indipendenti il titolo di Impero ereditario. In conseguenza di che, abbiano determinato dopo matura ponderazione, per noi e pei nostri successori nell'indivisibile possesso dei nostri regni e stati indipendenti, di assumere solennemente il titolo di Imperatore d'Austria (dal nome della nostra Časa Arciducale) e di ordinare che tutti i nostri regni, principati e provincie abbiano da conservare invariatamente i loro titoli finora usitati, le loro costituzioni, privilegi e relazioni: Quindi e che ordiniamo ecc. ecc. Con questa leg-ge sovrana vennero fissati lo stemma deli' Impero, ed i suggelli. Nello stemma figura P I-stria (figura anche la Marca Vindica del tutto distinta dal Carnio, che ha altro segno ed altro pošto). L'Istria comparisce fra gli Stati, e col titolo di Marchesato; lo stemma suo e quello che usavasi nel medio tempo == una capra d' oro eolle corna rosse, su campo azzurro. Dei quali colori giallo e azzurro diremo come fossero comuni a Gorizia a Gradišča, al Friuli. Trieste non figurava allora nello stemma; forse Io si ritenne compreso nell' Istria, alla quale era stata unita nel 1804; della quale unione noteremo qualcosa. Giuseppe II aveva tolto alla contea di Gorizia il proprio governo, e P aveva unita a Trieste; Leopoldo restitui a Gorizia il reggimento di se; il governo di Trieste fu limitato alla sola citta. In allora i governi segui-vano le divisioni di provincie-stati; P unione di Trieste ed Istria avvenuta nel 1804 non sembra quindi essere stata amministrativa soltanto; sebbene non vi fosse rappresentanza comune fuorche nel governo; i tempi d'allora non comportavano silfatte instituzioni in queste nostre regioni. Cangiatesi le cose nel 1805, e rimasta P Istria di-visa fra due potentati; 1'Istria che dicevano austriaca, perche di antica sudditanza, continuo ad avere questo nome, ma fu considerato paese del tutto distinto dal Carnio. Imperciocche mentre parlandosi della cessione di questo ducato nell' atto di pace del 1809, vi si compre-sero espressamente le appendici sui mare Adriatico, cioe la Signoria di Duino; deli'Istria Austriaca fu fatta e-spressa cessione, comunque per errore si dicesse = Istria austriaca ossia il distretto di Castua. Due anni dopo la pubblicazione della legge 1804 avvenivano grandissimi cangiamenti; nell'agosto 1806 P Imperatore d' Austria rinunciava alla dignita di Imperatore dei Romani, o piuttosto dei Tedeschi, e scioglieva le provincie che avevano appartenuto ali' Impero romano-' germanico da ogni obbligo verso questo. Alcune provincie erano state distaccate dali' Impero austriaco, tra que-ste 1' Istria che dicevano veneta, in conformita alle nuove confinazioni deli' Impero veniva composto nuovo stemma, ed adottata nuova titolatura. Nel nuovo stemma fu assegnato apposito quarto, sotto lo seudo di famiglia, ripartito in cinque campi, per modo che fatte le divisioni in quattro, nella parte infe-riore si cavo un quinto campo a triangolo. Dali' un lato si colloco lo stemma del marchesato d'Istria, e sotto quello della citta di Trieste, dali'altro lato quello del ducato del Friuli e sotto quello delle unite contee prin-cipate di Gorizia e di Gradišča, nel quinto campo Io stemma della Marca Vindica, di quella marca che insieme alla Contea d'Istria fu posseduta dai conti propri, con-temporaneamente ebbe costituzione da Alberto II ultimo conte, e contemporaneamente passo alla Časa d' Austria. il Carnio ebbe luogo in altro quartiere e propriamente intorno allo stemma deli'Arciducato d'Austria. L'Imperatore assumeva il titolo di marchese d' Istria, e di duca del Friuli, insieme a quello di signore di Trieste, e della Marca Vindica, di conte di Gorizia e Gradišča. Nello stemma di Trieste avvenne novita; in luogo deli'alabarda argentea, antichissima impresa di Trieste, e che Tlmpe- ratore Federico III aveva commesso che fosse d' oro, nello stemma del 1806 fu indicata e disegnata un'ancora nera; il che noi crediamo fosse equivoco, dacche dopo il diploma di Federico tIII del 1464 che pubblicammo, non emand altro che modificasse lo stemma triestino, anzi il diploma di Federico fu piu tardi confermato in tutta la sua estensione. L' ancora fu segno di una societa di Massonici che si era stabilita, ma questa societa venne dalla Teutonia e duro breve tempo, non fu da noi bene visa, e spari non lasciando traccia alcuna, ne di lei sa-premmo se nella Germania non se ne fosse registrata memoria. In qualunque modo fosse avvenuto questo equivoco, notiamo che 1' Imperatore riteneva lo stemma del mar-chesato d' Istria e ne adottava il titolo, quando deli' Istria conservava soltanto la contea, senza collocare questo stemma fra gli scudi di pretensione, prova questa che nel cedere frazione di territorio della penisola non in-tese di rinunciare al titolo di marchese, siccome non ri-nuncio al titolo di duca del Friuli, sebbene avesse fatta cessione di tutta la provincia meno che la contea di Gorizia e Gradišča, che anticamente vi appartenevano siccome feudi, avendo bastato questa contea per conservare il titolo di duca, come basto la contea d' Istria per conservare il titolo di marchese. Pero come la contea di Gorizia figurava stato da se con proprio stemma e titolo, cosi Trieste figuro nel grande stemma deli' Impero, sebbene prossimo allo stemma deli' Istria. E dacche tingemmo la penna, in cose d' Araldica, diremo qualcosa degli stemmi delle citta d'Istria. Non ignoriamo che molti pongono in dilegio siffatti segni, ma 1' abuso che se ne e fatto, non toglie che sieno segni j parlanti al paro della scrittura che manifestino condizioni e diritti [presenti e passati, e sieno, se non altro, monumenti storici, antichi quanto giunge la storia, dura-turi quanto durera la societa umana anche in basso grado di civilta. La guerra mossa contro gli stemmi o le im-prese fu guerra vandalica, in qualunque tempo, in qua-Iunque luogo siasi fatta, anche se colla intenzione soltanto di abolire condizioni potitiche venute in uggia. Diremo dunque quel pochissimo che ne sappiamo e che potemmo porre insieme; quando questi segni avran perduto valore politico, potremo forse rilevarne di piu. II rosso ed il bianco sono i colori predominanti negli stemmi delle citta istriane; cosi Trieste, cosi Pirano, cosi Cittanova, cosi Parenzo, cosi Dignano, cosi Pola, cosi Albona. Pedena ha i colori azzuzzo, bianco, oro, e verde; j di altre citta o Iuoghi ignoriamo. Capodistria ha per impresa la testa di Medusa (non sappiamo con quali colori) Trieste prima di Federico III | ebbe alabarda bianca su fondo rosso, d' ambedue queste citta notiamo che gli stemmi sono assai piu antichi di quello si pensi; i Romani conobbero 1'uso degli stemmi. Pirano, Cittanova, Rovigno, Pola, Dignano, Albona hanno per impresa la croce per io piu rossa in campo bianco. Parenzo ha lo seudo bipartito per lungo, bianco e rosso colle lettere C. P. che ben potrebbero essere Colonia Parentium. Isola ha una colomba, ma e piu verosimile che sia un' aquila, e questo sarebbe stemma parlante, perche il nome antico fu Alieto che e specie di aquila, Pedena, Muggia, Umago, Montona hanno mura turrite, torri e mura hanno, Antignana, Pisino, Lindaro, Treviso, Vermo, Gallignana; Chersano ha la punta di lancia, Pas, due rupi disgiunte, Gemino un guffo, Volosca una nave; Bogliuno, Bersez, Lovrana hanno S. Giorgio: Moschenizze, Moschenizze S. Andrea; Veprinaz S. Marco; S. Vincenti S. Vincenzo. Ma di cio basti, mancando i materiali, e non bene certe essendo le cose da noi dette. Nel 1814 le cose furono ordinate per modo che il Carnio rivisse come ducato, ebbe rappresentanza provinciale, confini certi; qualche frazione di quel ducato fu staccata; deli'Istria austriaca non fu parola perche que-sta venne a comporre il cosi detto Litorale; le leggi, le magistrature pel Carnio non ebbero efficacia in nessuna parte deli' Istria, nessuno di queste regioni fu piu chiamato a sedere fra gli stati del Carnio. Le condizioni statiste del Litorale erano incerte, dacche la legge non aveva pronunciato piu che solenne separazione del Carnio, perche questi aveva avuta la costituzione sua. Al Litorale era riservato altra costituzione, ed era stata anche offerta e trattata, pero senza ri-sultato; non ebbe ne rappresentanza, ne stemma, ne altro che fosse a lui proprio. Bensi vi avevano in molti riguardi proprie costituzioni per le singole parti, o po-sitire o tradizionali, o consuetudinarie, o di sempiice os-servanza, e nel primo anno di questo foglio ne demmo un sunto. L'Augusto Ferdinando tolse ogni dubbiezza; esso riassunse il titolo di Signore di Trieste, e di Marchese deli'Istria, siccome titolo di Stati che compongono 1' lin— pero, o come dicono la Monarchia d' Austria; lo stemma rivisse. E qui dovremmo arrestarci, ma la penna ricusa, prima di dire due parole. La nuova legge che dicono Costituzione deli'Impero, e l'atto col quale fu formato P Impero che demmo piu sopra (del 1804) riconoscono Pesistenza duratura degli Stati che compongono P Impero, e le individuali loro conformazioni. Questi corpi politici li dicevano allora con voce generale Stati ereditari, voce che comprendeva Regni, Principati, ecc. ecc. Oggi-giorno li dicono paesi della Corona, e sembra a noi im-propriamente perche paese e voce che si usa piuttosto per la campagna; paesano e quanto contadino, paese paesotto, e villaggio, e quando si faceva domanda a qualcuno — di che paese siete — se era di citta, non mancava di rispondere sono della citta tale, per esclu-dere la risposta sul paese che si riteneva offensiva. Land, tedesco ha altro significato, e corrisponde a cio che in italiano si dice -provincia o regione. I Kronlan-der sembra doversi tradurre piuttosto provincia imperiale. Perche diffatti vi sono provincie che non sono imperiali quali p. e. quelle del Lombardo-Veneto, che la legge chiama provincie, e che sono provincie reali, perche fra-zioni del Regno che e provincia imperiale. Cosi il Re-gno d'Ilirio e provincia imperiale, le frazioni sarebbero provincie reali.