Anno IV. Capodistria, Dicembre 1906. N. 12 PAGINE ISTRIANE PERIODICO MENSILE Per lo studio della letteratura istriana Al Dott. Giannandrea Gravisi Ca rissivi o Gian nan ci rea, ho qui sul mio tavolo il fascicolo di ottobre-novembre delle Palline Istriane, che mi è sprone, grazie al tuo articolo Per In stadio delia toponomastica istriana, a proporre agli studiosi delle cose patrie una idea, la quale già da qualche anno mi riposava nel cervello, senza trovar la via d' uscita. La porta gliela apri ora tu con quelle tue pagine animose, ed anche con 1' auspicio del tuo nome, che mi richiama sempre il tuo non so quante volte avolo Girolamo, il quale un tempo, sulle orme del Tiraboschi, dello Zeno, del Maff'ei, apprestava la Storia dei letterati istriani con larga e profonda preparazione. Tu sai benissimo che quell'opera non ebbe compimento e che il copioso materiale di note e di appunti, morendo il Gravisi, passò nella scrivania di Don Luigi Bencich, che promise e non fece la storia vagheggiata dall' avolo tuo, nè ebbe cura di trasmettere in mani sicure la preziosa collezione che oggi deploriamo perduta, o, giova sperare, smarrita. Ci rimediò per buona parte lo Stancovich, col IV capitolo dei suoi Uomini distinti dell'Istria, ma l'opera più non basta dopo quasi un secolo di studi, anche perchè non contempla — si capisce — i letterati dell'800, nè quelli delle isole annesse. Alla quale insufficienza ripararono via via — cito alla rinfusa — il Babucler, il Combi, FHassek, il Tedeschi, il Luciani, lo Zenatti, il Tamaro ed altri molti de' nostri; e buon corredo di notizie ci venne sì dalla scuola storica italiana, che dalla Germania: e avrei soggiunto dalla Croazia, se la sperimentata partigianeria di quei di lassù (oh Ku- kuljevich Sakcinski di ridevole memoria !) non ci facesse peritosi d'accogliere anche il buono che per avventura possano aver seminato qua e là. Tuttavia nè i molti documenti tratti alla luce, nè le svariate ricerche, assai più abbondanti ch'altri non creda, basterebbero a chi volesse compilare oggi una storia definitiva o quasi dei nostri letterati. Basti la considerazione che dei maggiori non possediamo monografie approfondite: il seniore Vergerio, dopo tanti studi parziali e la pubblicazione dell' epistolario, è ancora rappresentato dalla monografia del Babuder, valorosa per quando fu scritta, ma pel progresso degli studi oggi men che sufficiente ; il Muzio per ora non possiede che la biografia del Giaxich, scadentissima, s' anco gli giovi sperare compenso dall' opera tanto ardentemente attesa dello Zenatti; 1' altro Vergerio, accanto a centinaia di ottime ricerche particolari non potè mai accampare una monografia largamente riassuntiva ; il Flacio è tuttora negli studi preliminari del Luciani e del Nacinovich; del Patrizio non possediamo altro studio sintetico che la conferenza del Salata, che purtroppo pare abbia dimessa l'idea di un'opera definitiva; pel Carli, siamo ancora all' Elogio del Bossi, che domanda d'esser rifatto di sui nuovi materiali venuti alla luce. E i minori? Pochi furono innalzati all'onore della ricerca critica, altri attendono ancora d' essere .... scoperti. «Ahimè, ahimè!» Qualcuno sospira: sarà un seguace della scuola estetica, o, può darsi, della scuola storica. Si, perchè ricordo d' aver letto in non so più quai numero del Giornale storico della letteratura italiana il lamento d' un critico, che l'Italia negli ultimi tempi sia stata afflitta da troppi studi critici provinciali. E pare non abbia torto; ma per noi, vedi, italiani dell' Austria, anche quel tale critico, di cui non rammento il nome, avrebbe fatto eccezione forse; anzi ne sono sicuro, se penso che il pontefice massimo della scuola (sia detto col più riverente ossequio), il Renier, lamentava testé le tristi condizioni in cui versa la letteratura in genere e la ricerca letteraria in ispecie nelle province italiane dell'Austria, causa, tu capisci, la mancanza di un insegnamento superiore nazionale. Ma io non intendo, parlando di scoperte, di glorificare tutti i botticchi appollaiati fra i muffiti pietroni del patrio campanile, si bene di estendere la ricerca anche ai piccoli (non agli infimi), in vantaggio della completezza del quadro. Starà bene conoscere non solo quanto profondamente abbiano radicato ne' secoli passati le lettere in Istria, ma anche in quale estensione. Per noi, ti pare?, ha un incalcolabile valore anche questa. E vengo alla mia proposta : Tutti i volonterosi si stringano in un fascio, cerchino di riunirsi un paio di volte all' anno, per comunicare 1 frutti delle loro ricerche, per suggerirne di nuove, per favorirsi a vicenda. Si miri in primo luogo a un sistematico scandaglio degli archivi provinciali sì pubblici che privati e degli archivi e biblioteche del Regno, dove potranno lavorare con profitto quegli studenti di lettere, ai quali col nuovo regolamento degli studi universitari sarà dato di inscriversi alle università italiane. È indubitato che da tali ricerche scaturirà ricchezza di notizie e di opere. A darti un esempio, nel breve tempo eh' io m'occupo di cose nostre, ho avuto campo di notare che dell'Adrario, di un Zarotti, dello Zoven-zoni, del Dalla Vedova, di Ottonello Vida, del Muzio, dei due Vergeri, del Tartini, del Carli si conservano scritture inedite in biblioteche di Padova, di Venezia, di Bologna, di Firenze, di Mantova. E alla Marciana! Una infinità di volumi stampati a Venezia da istriani, che si dovrebbero sunteggiare, di cui si dovrebbe discorrere con quella diligenza feconda di grate sorprese che ha usata p. e. il Sig. Jacopo Cella nello stesso numero delle Pagine, informando di un libriccino di poesie più che modesto, compilato da un chersino nel 500. Taccio poi di opere e documenti non trascurabili conservati a Vienna, a Parigi (fra altro la traduzione latina di Arriano, opera del vecchio Vergerio), in Germania e in Inghilterra '). E quando tutto ciò sia dato alla luce con metodo scrupoloso, con vedute larghe che permettano di tener d' occhio la storia generale della letteratura italiana, si passi allora alla compilazione di buone monografie che sarebbero suggerite a ciascuno dagli studi preparatori compiuti, ed indi alla storia di tutta la letteratura istriana. ') Vedi C. Foligno: Codici di materia veneta nelle biblioteche inglesi. In «Nuovo Arch. veu.» N. 59, p. 89 sgg. — Pure in un codice inglese è conservata un' epistola latina di Bernardo Messalto da Muggia, che sarà pubblicata dal dott. A. Segarizzi. — Il cod. 893 del Museo britannico contiene uno scritto: «Note dell' Istria dal tempo di Attila.» — Appunti di su codici inglesi so aver preso anche il mio carissimo amico dott. Mario Stenta. Tu vedi, 1' opera ha bisogno solo di volonterosi, che potrebbero t'arsi conoscere intanto alla redazione delle Pagine. Il resto verrebbe. Con fraterni saluti tuo Baccio Ziliotto. RIME E RITI DEL POPOLO ISTRIANO. (Continuazione. — Vedi a. c. pg\ 110). Ora facciamo delle osservazioni sulla lingua, sulla metrica e sulla sintassi di questo genere di letteratura popolare. Circa la lingua, vedemmo già, che si usa il dialetto veneto, quel dialetto che risuona tanto bene nelle cittadette marinare istriane e nelle borgate dell' interno, con 1' accento semplice ed ingenuo dei Capodistriani, dei Muggesani e degli Isolani, con la flessione melodica ed interrogativa dei Piranesi, nell' espressione rapida e talora bonaria degli Umaghesi e dei Cittanovanti, nella pronuncia franca e superba dei Parenzani, nella parlata di Ossero e Fasana e nel dialogo delle Isole del Quarnaro. Del tipico dialetto di Rovigno, dissi già prima, non parlo. L'istriano dunque ne' suoi ritmi e nelle sue rime usa il glorioso dialetto veneto, nel quale i Pesaro, i tìrimani, i Morosini e gli Ziani comandavano le battaglie e strappavano le vittorie ; quel dialetto che trionfava e trionfa sul teatro italiano insieme alla lingua di Alfieri e Niccolini. Tuttavia in siffatte strofe la lingua, pur essendo veneta, ha una fisionomia tutta propria, percui riesce veramente istriana, onde i diversi ritmi appaiono non copiature di Venezia, ma cose originali. Circa il metro delle strofe, va notato, che il popolo, nella sua versatilità d'ingegno e nel turbine de' suoi affetti, non impone alla sua parola una misura, ma per necessità psichica è smoderato. Egli usa di tutte le specie di versi, dal quaternario all' endecasillabo e al verso rimmico, ma non già nelle combinazioni metriche delle diverse strofe omogenee per verso, ma piuttosto in ritmi, cioè in combinazioni di parole ad intervalli regolari, disposte in versi di più o meno sillabe, ma tornanti coi loro accenti per modo, che dieno un insieme non privo di musicalità, con un' andatura poetica. Dove invece — e lo vedremo — c' è più di sovente un ordine di versi della stessa specie, cioè una successione di strofe, come tali, è negli indovinelli ed in certe cantilene. Si noti, che nei versi popolari si riscontra talvolta quello che accade spesso nel latino. Se un verso — a ino' d' esempio un esametro dattilico — anziché terminare in un trocheo o in un giambo, finisce in un dattilo intero, allora avanza una sillaba di più. Quindi per regolarità, questa sillaba, mediante quella figura grammaticale che si chiama sinallefe (synaloephe), si unisce alla prima sillaba del verso che segue, il quale necessariamente deve incominciare per vocale come per vocale deve terminare il verso precedente. P. e. nel verso Et spu | mas mi | scent ar | genti | vivaque | sulphu | ra «deasque pices .... l' ultima sillaba del primo verso -ra si unisce alla prima del secondo verso, come se fosse scritto raideasque, epperò ri-dcasque. — Un che di simile avviene nelle strofe popolari, ma un po' all' inversa, perchè la sillaba che avanza non è già alla fine del verso precedente, ma al principio del verso susseguente, che deve cominciare per vocale e che si unisce alla fine del verso che antecede. P. e. Zo, zo, zo, zo, musseto che vegnarà papà, el portarà pometo el putin lo magnarà. In questa quartina di settenari a rima alternata, piana e tronca, 1' ultimo verso, eh' è tronco, dovrebbe avere sei sillabe, ed invece ne ha sette; quindi la sillaba et del IV verso metricamente si unisce alla fine del verso III, come se fosse scritto: pometo '/ | putin lo magnarci. L' ottonario popolare poi molte volte, come notava anche il Carducci1), invece di avere l'accento sulla terza sillaba, lo ha sulla quarta o quinta. Per quanto riguarda la rima, si noti eh' essa non è sempre disposta simmetricamente, ma ora è accoppiata, ora alternata, e così via. Ma nelle strofe popolari più spesso che la rima, cioè piuttosto che la consonanza di versi per una identica l) Poesie, Zanichelli, Bologna, 1902, II ed. pg. 709, terminazione di parole dalla sillaba tonica in poi, si riscontrano versi assonanti, epperò in luogo della consonanza, vi si trova P assonanza, cioè la simiglianza di suono nelle diverse parole. Dunque le rime assonanti popolari hanno dalla sillaba accentuata in poi le stesse vocali, ma non le stesse consonanti, percui p. e. gozzi'to rima con cupo, sebbene le consonanti sieno differenti, essendo la / una dentale e la p una labiale. Pure si deve osservare che nelle assonanze di rima il popolo per natura conosce bene quella parte della grammatica che si chiama la fonologia. »Si vedrà che circa la forza del rumore prodotto nella loro pronuncia, non faranno mai rima due consonanti di natura diversa, cioè una muta con una sonora, cioè una b, c, d, g, p, qu, t, con una delle altre tredici consonanti dell' alfabeto, ma sempre una muta con una muta, e una sonora con una sonora ; e fra queste, se mai è possibile, 1' assonanza sarà tra sonore liquide, o fra sonore nasali, o fra sonore spiranti. P. e. come vedemmo: gamba con comanda, morta con oca, dove ci sono delle mute ; putele con piene, dove ci sono due sonore. In pula con spuzza, dove per sè ci sarebbe una muta ed una sonora, io credo che l'assonanza torni bene, per 1' affinità che esiste fra la t e la s, la qual ultima in origine non è che la risultante della combinazione ts. Altri esempi li vedrà il lettore da sè in séguito. Per ciò che riflette il senso, il popolo in questo genere di strofe — eccettuati gi' indovinelli — non ci abbada tanto. Dove non c' è il bisogno di esprimere un significato preciso, il popolo avvicenda versi a versi, purché torni il ritmo e ci sia una certa musicalità. E ciò si riscontra nel folklore d'ogni nazione. Infatti ricordo una strofa francese, riportata da Victor Hugo stesso ne' suoi Miserabili. Des péres dindons donnèrent de 1' argenta un agent poni- que mons Clermont-Tonnerre fut fait pape à la Saint-Jean ; Mais Clermont ne put pas ótre, fait pape, n'ètant pas prètre; alors leur agent rageant leur rapporta leur argent. E in uno zibaldone, dove mi son copiato questi versi, notai quello che dice Victor Hugo, e che fa veramente per noi. Sono di quelle strofe, egli dice, «composte dalle prime parole, che vengono alla mente," ricche di rime e prive di senso, come l'ondulazione degli alberi e il sibilo del vento, che nascono dal fumo delle pipe e con lui si dissipano e svaniscono». Cosi è di tanti ritmi popolari istriani, i quali nel loro complesso tante volte non vogliono dir niente, ma non per questo non meritano d' essere studiati. (Continua) Francesco Babudri. Il Tari a Giuseppe Falerno Vannetti (Vedi A. IV, N. 1-2). APPENDICE La famiglia Vannetti. — Sotto questo titolo raccolgo qui alcuni appunti che trovo ora fra le mie carte e che vorrei sperare 11011 inutili agli studiosi. Troppe le ipotesi e troppo poche le conclusioni ben sicure: forse ricerche ulteriori offriranno a me o ad altri 1' occasione di completare le notizie monche e di raddrizzare qualche stortura. Dai libri dei nati, dei morti e dei matrinionii, esistenti presso la Canonica della Chiesa arcipretale di San Marco in Rovereto, quattro o cinque anni fa cavai — col gentile consenso de' sacerdoti preposti all' archivio (e rendo loro finalmente publiche grazie) — il seguente albero genealogico. I libri da me consultati sono: 1!ena forum, VII (1666-1684), V II ( 1684-1700), IX (1700-1714), X (1714-1733), XI (pars I. 1734-1750, pars II. 1750-1762); Mor fuor um I (1656-1687), II (1688 1705), III (1694-1717, con un supplemento al II per gli anni 1694-1705), IV (1717-1751), V (1751-1781), VII (1786-1799); Matrimoniorum II (1649-1724), III (1724-1766), IV (1766-1775, supplemento). Vidi poi anche un TAber Baptizatorum et quorundam Matrimoniorum a pag. 37 vsque ad 40 perlustrandns in investigandis testi-moniis Saeculi XVI. quae in aliis Libris desiderali tur. Altri registri e forse anche certi luoghi di quelli or eitati, specie dei matrimoniali, o mi sfuggirono o per mancanza di tempo e d' agio dovetti lasciar di cercare. (Vedi Albero genealogico). 1. Il nome della famiglialo trovo scritto con quattro diverse grafie: Viineli 4 volte1), Vanetti 62 volte2), Vaimeli 1 vòlta3), Vaimetti 29 volte4). Il Cliiarainoiiti p. 7 dice clic la famiglia Vaimetti nel 1630 ('trent'auni prima del 16(10' ) di Venezia fu trasferit i a Verona da un Lodovico, avo di Giuseppe Benedetto ; il quale ultimo, avo a sua volta di Giuseppe Vale-riano, nel 1660 la condusse da Verona a Rovereto. Andrea dunque sarebbe figiio di Lodovico e in due luoghi de' registri ecclesiastici 'sembra' detto veronese (1721, 1723), in un altro, cittadino di Rovereto (cfr. sotto, ad 2, 3). 2. Giù eppe Benedetto lo chiama il Chiara inoliti p. 7 sg. Giuseppe o Gioseppe o Gioseffo o Iseppo lo chiamano i nostri registri, con 1' aggiunta, non sempre, di 'magnifico' (1670, 1684), di 'Praenobilis' (1717) o 'Nobile' (1717, 1719, 1724 :. 'Veronese, halli tante in Rovere'è designato nel 1672, 'di Iloveredo' nel 1676 ; 'G. V. il Vechio'nel 1717 e 1721 ; 'quondam Andrea' nel 1719. Una Elisabetta Rossi gli attribuisce quai moglie il Chiaranionti p. 8. In Ma. II c. 57 r. sotto 18 nov. 1668 troviamo invece che Gioseffo figlio di Andrea Vanneti ['quondam .Andrea Valletti' in Ma. IV c. 27 r., ov'è ripetuta la stessa notizia] di Verona [il tiglio o il padre?] ha contratto matrimonio con Isabella figlia di M. Antonio Bighetti [?], presenti Giacomo 1670, 1672, lìe. VII pg. 132, car. 207 retro, di mano probabilmente del battezzatoli Paolo Santi curato ; 1674, ibicl. c. 254, P. Gioseppe Bor-uigo ; 1691, Re. VIII c. 136, Giovanni Monte cur. 2) 1668, Ma. IV e. 27 r. ; 1676, 1678, 1680, 1682, 1683, 1684, risp. Re. VII c. e. 320, 351, 404, 425 r., 472, Vili c. 10, Giovanni Monte cur.; 1684, Mo. I c. 119; 1685, 1687, 1689, risp. Re. Vili c. c. 30, 62 r., 99, Gio. Monte cur. ; 1691, 1693, risp. Mo. II c. e. 16, 22 r. ; 1693, Re. V ili c. 166, Gio. Monte cur. ; 1693, Mo. II c. 25 ; 1704 due volte sotto la stessa data, 1710 tre volte, Re. IX c. c. 60, 193 r., Gio. Monte cur. ; 1712 due v., Mo. Ili c. 141; 1712 tre v., Re. IX e. 242, Gio. Monte cur. ; 1713 due v., ibid. c. 266 r., Giuseppe Rinaldi cur.; 1714, Mo. Ili c. 165; 1715 due v., Re. X e. 6, P. Andrea Michele Pergola; 1721, Liber baptizatorum ecc. c. 85 r. e 1721, Ma. II c. 264, assistente Gius. Rinaldi condecano ; 1723 tre v. risp. Mo. IV e. c. 41 r., 42, 43 r. ; 1725 due v. risp. ibid. c. e. 57 r., 60 r. ; 1729, ib. c. 79 r. ; 1736, Ma. Ili c. 49, assistente Felice de Betta ; 1737 tre v. sotto la st. d., Re. XI, p. I, c. 51 r. battezzatore abate Paulo Antonio de Vanetti 'de licentia' ; 1738 tre v. id., ibid., c. 73, battezz. ab. Andrea de Vanetti 'de, licentia' ; 1742 due v. id., ib., c. 141, Fel. Gius, de Betta arciprete; 1746 due v. risp. Mo. IV e. c. 151, 151 r., ; 1747, ib. e. 154; 1748 tre v. s. 1. st. d., Re. XI, p. I, c. 225 r., Fel. Gius, de Betta decano e arcipr. ; 1749 tre v. id., ib. c. 242, Fel. Gius, de Betta S. S.a Theol. Doctore Decano For." Lagarino e Arcipr. ; 1750, ib. e. 270 r., Fel. de Betta dee. e are. ; 1751 tre v. sotto data differ., Mo. IV c. 171 ; 1754, Ma. Ili c. 13J, assistente Francesco Salvetti ; 1769, Ma. IV c. 14, Gio. Aut. Frisanco cur. 3) 1668, Ma. II e. 57 r. 1 1714, Mo. III e. 165; 1717, Mo. III c. 180 r. ; 1717 tre v. sotto la st. d., Re. X c. 52, b. P. A. M. Pergola; 1717 tre v., risp. Mo. Ili e. e. 183, 184, 184 r. ; 1719 due v. s. 1. st. d., Re. X c. 92, A. M. Pergola cur. ; 1720 due v., 1721 due v., 1722 due v., 1724 tre v., ib. cc. 109 r., 127 r., 156 r., 189 r., Baldassare de' Martini arcipr. ; 1739 due v. ib. XI, p. I c. 89, A. M. Pergola cur. ; 1752, Mo. V c. 3 r. ; 1754, Re. XI, p. II c. 353 r., Frane. Salvetti cur.; 1764, Mo. V c. 193; 1769, Ma. IV c. 14, Gio. Ant. Frisanco cur.; 1772, Mo. V c. 132 r. ; 1795, Mo. VII p. 104; 1797 due v. risp. ib. pp. 165, 176. Gasser [o Grasser'?], Gioseffo Sarzani e molti altri. — In Ma. II c. 264 e' è la seguente supplica autografa : 'Ill.mo et liev.mo Sig. Sig. e P.rone Grat.mo — Havendo io Umilissimo Oratore contratti i sponsali de futuro Matrimonio con la Nob.e Sig.ra Doininica Vid.a del Nob.e Sig.r Paolo Betta dal Toldo di Roveredo, e perche tanto Essa, quato (sic) Io siamo Vedovi, per sfugire li soliti strepiti, che si praticano in questi contorni in caso di simili Matrimoni], si come anche, essendoli ad essa Sig.ra pochi giorni fa Morto un suo zio Materno, et per evitare anche tutti gli rumori de congiunti, che potrebbono frastornar 1' effettuationi di detto Matrimonio ; e perciò ardisco supplicare la benignità di V. S. 111.ma et Rev.ma volersi degnare di dispensarci delle solite publicazioni accio senza le medeme possiamo esser congiunti leg'itimamente et ciò anche in casa da persona benevisa da V. S. 111.ma et Rev.ma: che della gratia non cessarò di pregare Sua V. M. per la longa conversation di V. S. 111.ma et Rev.ma, e qui con farli umilissima riverenza mi dico di V. S. 111.ina et Rev.ma Umilissimo et Oblig.mo Serv.e Giuseppe Valletti di Roveredo'. Segue, firmato da Michael à Spaur e in data de' 16 febbr. 1721, l'evasione favorevole della supplica e si deputa il condecano Rinaldi a far gli opportuni rilievi sul libero stato de' contraenti o su eventuali canonici impedimenti e poi celebrare il matrimonio 'etiam in domo privata, et oni-missis publieationibus, ita tamen, ut post matrimoniuin Domini contrahen-tes separati vivant, donec fiat una prò tribus publicatio'. Cosi i due non tenerelli vedovi innamorati vinsero la prova del loro affetto contrastato, salvandosi anche dai 'soliti strepiti' che. si praticano tuttora nel Trentino 'in caso di simili Matrimonij' : con rustici o improvvisati strumenti si fa cioè una comica serenata dinanzi all' abitazione degli sposi, non senza parole in prosa o in rima piuttosto acerbe ai due poveretti ; e questa usanza ho sentito chiamare far el smaccaluzz a Trento (maccaltizz in (i. li. Azzolini, Vocabolario vernacolo-italiano pei distretti roveretano e trentino, Venezia, G. Grimahlo 1856, pp. 223, 266. Nel Liber lìaptizatorum ecc. c. 85 r. si legge : — 'Die 19. Feb. 1121. In aedibus Domini Pauli Betta a Toldo ex Dispeusatione Reverendissimi offici i Spirituali» Nobilis Dominus Ioseph Filius Nobilis Domini Andreae Valletti civis Roboreti [il figlio o il padre?] contraxit matrimonium per verba de praesenti cimi Nobili Domina Doininica relieta a quondam Nobili Domino Paulo Betta a Toldo corani me Iosepho Rinaldi condecano Foraneo Vallis Lagarinae et delegato speeialiter ad hunc actum ab Illustrissimo et Reverendissimo Comite Ioanne Michaello à Spaur Vicario Generali, etiam oniniissis Remuitiationibns una tantum post habenda prò Festivo die, ut eonstat ex rescripto signato 16 curi-enti. Testes fuere adniodum Reve-rendus Dominus Dominicus Galvaneus et Dominus Blasius de Blasiis Roboretensibus'. Gius. Bened. fu sepolto nella tomba propria in San Marco. Avverto — una volta per tutte — che i registri non dicono se la data da essi riferita corrisponda al giorno della morte o a quello delle esequie, Intorno a Gius. Benedetto vedere in Euier, p. 5, ov' è detto ch'egli coltivava la poesia, la pittura, la musica, lasciò nella Biblioteca Comunale di Rovereto un faseicoletto di versi iu dialetto veneziano, iniziò insomma o continuò la tradizione poetica e artistica della famiglia Vannetti. In V. Vittori, dementino Vannetti, Firenze, Tipografia Elzeviriana, 1899, p. 51, si legge: 'Nel 1684 venne da Venezia a Rovereto Giuseppe. Benedetto Vannetti, e ne ottenne la cittadinanza, da Carlo VI nel 1721 eletto Cavaliere.... compose capitoli in veneziano'. Non so donde siano tolte le notizie riguardanti gli anni. Da I». Reich, Nobiliare Trentino, Trento, G. Seiser 1896, estr. dal 'Programma dell'I. R. Ginnasio Superiore di Trento', p. 36, risulta che fra i nobili del Principato di Trento c' era anche la famiglia 'Vannetti de Villa Nova, eq. Roboret.' In una nota delle famiglie cittadine di Rovereto nel 1777 (Pedrolli, p. 26) non mancano i Vannetti, i quali compariscono ancora nel catalogo delle famiglie nobili esistenti a Rovereto nel 1795 (ibidem, p. 30: 'Vannetti. dementino Vannetti q m Giuseppe Valeriano presentarono diploma originale di Cavai, del S. R. I. con predicato de Villanova e Montetomba concesso da Carlo VI imp.e li 9 maggio 1721 a Giuseppe Benedetto Vannetti'). La cortesia, sempre squisita del chiariss. prof. Giovanni de Cobelli mi mette in condizione di poter offrire un' imagine dello stemma Vannetti, quale sta in un Ms. della Biblioteca Civica di Rovereto dovuto al benemerito collezionista Fortunato Zeni. (Vedi Albero genealogico). I leoni rampanti, gialli d' oro, con ramo d' olivo (?) verde, sono in campo rosso. Le torri di color rosso poggiano su colline, a tre dossi, verdi, in campo giallo d'oro. Il campo centrale, azzurro, sormontato da corona gialla d' oro, ha tre stelle gialle d' oro e due. vanni bianchi. La fascia azzurra ha sei gigli di color giallo d' oro. Sulla porta della casa Galvagni (ex Vannetti) ili Isera, mi comunica sempre il prof. Cobelli che ringrazio sentitissamente di tutto, e' è lo stemma in pietra de' Vannetti : in un passato non molto remoto qualcuno, non se ne capisce il motivo, vi fece sostituire ai due leoni due galli ! 3. Paolo 'fìlius Andrea Valletti Veronensis, [il figlio o il padre?] è detto in Mo. IV e. 41 r. Sepolto nella chiesa di S. Maria Carmelitana. 4. Isabella o Elisabetha (due v. 1680 e 1682) o Elisabella (due v. 1685 e 1687); 'habitante in Roveredo' (1678); 'Praenobilis' (1717) ; sepolta nella tomba di famiglia in San Marco. Cfr. 2. 5. Cfr. '2, e (filiniilio Perini, La famiglia lìelta dal Toldo, in 'Atti della I. R. Accademia degli Agiati' ecc., Rovereto, 1904, gemi.-marzo, p. 44. Domenica, nata de Chiusole e sposata a Paolo Betta dal Toldo (in. d'apoplessia ai 9 ott. 1712), avea dato a questo due figli: Bartolomeo ed Eleonora. Passata a seconde nozze col Vannetti, restò vedova ancora e si fece monaca, col nome di suor Giovanna Francesca, nel convento della visitazione di Salò, ove mori nel 1746. (». Nei registri più antichi è segnato il giorno del battesimo, 11011 quello della nascita ; ne' più moderni si distingue. Poiché ora agli studi sulle famiglie trentine, per merito specialmente del Fosti1), del Reich e del Perini, si dà opera con grande alacrità, rife- ') Mi giunge la notizia della sua morte, mentre sto licenziando alla stampa questi miei appunti ! risco anche i nomi de' padrini, per comodo di chi voglia conoscere le relazioni strette dai Vannetti a Rovereto. Questo Andrea Antonio fu levato al fonte battesimale da Giov. Bergamini di Verona e da Antonia consorte dei mag.co Gius. Sarzani. — Il Chiaramonti, p. fS dice che Gius. Bened. Vannetti ed Elisabetta Rossi ebbero anche un tiglio Andrea, che fu ecclesiastico e mori appunto nel 1751. E il nostro? A questo, sotto i 27 ag. 1710 (Re. IX, e. 193 r.) si attribuisce qual moglie una 'Nobile Signora Francesca' e così pure ('Perillustris ac Domina') ai 20 genn. 1712 (Mo. Ili e. Iti), nel qual anno ella mori giovanissima. Il marito indossò dunque più tardi l'abito sacerdotale? Ai 11 magg. 1737 è detto 'abate' {Re. XI, p. I. e. 512), si ripete nel 1738, 'Don Andrea' è nel 1749. — 'Nobile' è chiamato nel 1710 ; 'Nobilis Reverendus Dominus' nel 1751, nel qual anno morì 'di anni 82' e fu sepolto 'in proprio sacello,, da lui stesso fatto costruire 'sub titillo Beatae Virginis Mariae Gratiarum, in Regimine Saecensi'. Ci. Bertanza, Storia di Rovereto, Rovereto, Grigoletti 1885, p. 456 sg. : la chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie sarebbe stata eretta da don Andrea nel 1728 e vi convenivano i tedeschi domiciliati a Rovereto per assistere alle sacre funzioni e godere dell' istruzione religiosa nella loro lingua materna. Dopo il 1788 essendo i tedeschi passati nella chiesa del Suffragio, quella alle Grazie rimase proprietà privata della famiglia Vannetti. Vedi su ciò anche Aug. Stefani, Documenti e memorie intorno alla Chiesa arcipretale di S. Marco in Rovereto ecc., Rovereto, C. Tornasi 1900, pp. 165 e 269, onde rileviamo inoltre che il 'sacerdote Andrea Vannetti' avea fondato a Rovereto nel 1749 un 'orfanotrofio femminile'. Mentre (G. 1!. Pagani) La vita di A. Rosmini scritta da un sacerdote dell'Istituto della Carità, Torino, Unione tipograf.-editr. 1897, I 162, ci fa sapere che 'essendo scarsa al bisogno la sostanza lasciata dal sacerdote Andrea Vannetti per aprire un ricovero alle fanciulle povere e abbandonate della città, non se n' era mai fatto nulla', fino al 1819, quando Gioseft'a Margherita Rosmini ripigliò e realizzò interamente 1' idea del Vannetti. In Pedrolli, p. 22 sg., tra i Provveditori della città di Rovereto leggiamo sotto gli anni 1738, 1741, 1744 un D.r Andrea Vannetti, sotto il 1747 un Andr. Kques Vannetti de Villanova, facilmente identificabile col nostro Andrea Antonio. Emer, p. 5 : 'Don Andrea fu degli Accesi di Trento e lasciò un libro manoscritto [nella Biblioteca Comunale di Rovereto] di versi con questo bizzarro titolo : L' otio armonicamente flagellato, e battuto da me Andrea Antonio Vannetti di Roveredo, tra gli Accademici Accesi di Trento il Geniale con le seguenti Poetiche Veglie'. Di questo zio parlava certo Gius. Valeriano Vannetti, Rime burlesche, Roveredo, Marchesani 1756, p. 87, facendolo ottuagenario. Iti Vittori, p. 51 sta che Andrea 'lasciò di sè un canzoniere in volgare e poesie latine diverse'. Nel ma, 1138 della Biblioteca Civica di Trento ho trovato il seguente sonetto in semivernacolo roveretano, attribuito a Girolamo Tartarotti e diretto, pare, a questo Andrea Vannetti Ignoro i particolari dell'occasione: scherzo o cosa seria ? Esortazione al Signor Cav. Andrea Vannetti a desdottorarse, stato addottorato innocentemente e per inavvertenza. Se per esempio in sdottorarve vu, come vedo che far volè oggidì vu, Sior Dottor, me indottorassi mi di quella vostra arcilegal virtù, qual crederessi, a dirla qui fra nu, che fosse il grado mio ? vu, che capi il caso, franco me dire cosi, che al mondo un asin ve saria de più. Veramente avè inteso il mio parlar, così anche vu un asin parere, finché non ve fare desdottorar. Donca, siori Dottori, se volé al mondo la reputazion salvar, feve desdottorar quanti che se'. 7. Padrini : Giacomo Gasser e Catharina cons. di Frane. Rienein-pergher. 8. Padrini : Molto 111. Sig. Gios. Rosmini di Roveré e Dominica moglie di Frane. Maria Gritti di Roveré. i). Padrini : Aut. Giordanni e Maria moglie di Gios. Spinella ili Roveredo. — E' detto solo Antonio nei 1723; 'Nobile' nel 1710, '17, '19, '20, '21, '22, '24. — Morto di a. 70, sepolto 'in Archipresbiterali'. — Detto cav. in Einer, p. 5. 10. Padrini : Molto Illustre Sig.r Bastiano Pegrande di Tienile e Isabetha moglie di Valentino Monte- 11. Padrini : G. B. Stefenelli e Armelina moglie di Frane. Vicentino 12. Padrini : Frane. Aste e Catharina moglie di Pietro Malinnerno (?). — E' detto Gioseppe nel 1704 e Gioseppe Antonio nel 1712; -Nobile' nel 1720. 13. Padrini : Molto Illustre e Clarissimo Dottor Giovali Frane. Martinelli e Molto 111. Sig.a Francesca moglie del Molto 111. G. B. Partino. — E' detto Paulo A. o Paolo A. o semplicemente Paulus ; 'Molto Reverendo Don' (1710, '12, '15, '17, '22, '24, '48, '49), 'abate' (1737, '38 i, 'Nobile' (1717, '22, '24). 14. Padrini : Frane. Vicentino per nome di Carlo Briani di Verona e Angiola moglie di Ogniben (?) da Sant Nicolo. — Morto di giorni 8, sepolto in S. Marco. 15. Cfr. ad (i e 24. Sepolta nella tomba di famiglia Vannetti nella chiesa di S. Marco. 1«. Costanza o Constanza, 'Nobile' (1710, '17, '19-22, '24). Di casato Montagna (in Chiaramonti, p. 7), di Ala (in Aut. Zaiidouati, Letteratura Tridentina, Rovereto, Tip. Giorgio Grigoletti 1898, fase. II, p. GÌ ; biografia di G. V. Vannetti). — Morta di a. 47 (non bene chiaro) 'sacramenti* pluries refecta' ; sepolta nella propria tomba in S. Marco. 17. Cfr. ad 23 e 25, in base a' quali due luoghi assegnai a Gios. Antonio la moglie Maria Elisabetha, da non confondere con Elisabetha moglie di Gius. Benedetto (cfr. ad 2). 18. Padrini: Molto 111. et Eccell.o Dottor Antonio Folgarait e Molto 111. Catharina moglie del Molto 111. et Ecc.o Dottor Frane. Stofella. 'Ora Pizzini', ili Li ber Baptizatorum ecc. c. 85 e indice sotto lett. V. 19. Padrini : Molto 111. Gottardo Clausole e Maria moglie del Molto 111. et Ecc.o Dott. Giov. Aut. Chiusole. 20. Padrino : M. I. et M. Nob. Nicolò di Frane, quondam Antonio Rosmini. — Morto di anni 1 lj2, sepolto nel Cimitero di S. Marco. 21. Padrini : M. I. Giov. Frane. Saibante e Nob. Ambrosina moglie, di Frane, di Sagburg. — In Mo. II c. 22 r. si dice: Francesco Antonio tiglio di Gius. Vanetti e Isabella, morto di anni 1, mesi 5, sepolto nel Cimitero di S. Marco. — Non risultando che, Giuseppe Benedetto e. Isabella abbiano avuto un figlio Frane. Antonio, mentre, l'età di 1 anno e mezzo coincide, con quella di Evaristo Francesco, riferisco a quest' ultimo i dati di Frane. Ant. Ci fu dunque ne' registri, — che si permettono del resto, specie nel segnare 1' età, qualche inesattezza, — o errore od omissione di nomi, nella nascita di uno o nella morte dell' altro. 22. Padrini : M. I. et Clar.mo Dott. Giulio Pizzini per noine dell' Ill.mo Lorenzo Ottolino di Verona. — Morta di 5 mesi, sepolta nel Cimitero di S. Marco. 23. Figlio di Gios. Vanetti e della Nob. Sig.a Maria Elisabetha sua legittima consorte Padrini : Pietro Ant. Vanetti e Nob. Sig.a Maria Catha-rina moglie del M. I. et Clar.mo Dott. Carlo de Fraporta. Cfr. ad 17. 24. Padrini : M. Rev. Don Paolo Ant. Vanetti e Nob. Sig.a Francesca moglie del Nob. Sig.r Andrea Vanetti. — Anche Andrea o Andrea Gius. ; 'S. R. I. Eques de Villa Nova' (1737, -38), di Naidorff e Lumbcnberg (1748), 'de, Villa Nova e Lumbenberg' (1749), Nob. de Villanova (1751 ,, Nob. (1751, '52). In Ma. III c 49, ai 10 apr. 1736: 'Andrea Vanetti, Sacri Romani Imperii, eques de Neudorff, Lombenpergh', e 'Domina Lucia tilia Adami Pedroni de Clappis S. R. I. equitis et Vicariatimi» Gubernatoris', vengono sposati in casa del padre, con una per tre publicazioni giusta 'rescriptum de presenti'. Assistenti : don Felice de Betta areipr., G. B. Sbardellati e don .... Partine. — 'Nob. Andrea de Vannetti eques S. R. I. (ter plures annos podagroso morbo laborans, eiusdemque doloribus acerbis patienter toleratis', morì di a. 62, fu sepolto 'ili proprio sepulchro in Parochiali'. Cfr. ad 3!). 25. Padrini : M. Rev. Don Paolo Ant. Vanetti e Nob. Sig.a Maria Elisabetha moglie di Gios. Ant. Vanetti ; cfr. ad 17. — Morto 'anno non-duin speundo aetatis', sepolto nella tomba Vannetti, chiesa di S. Marco. 26. Nato a' 26 (o 21 ?) battezz. ai 29. Padrino : M. I. Andrea Vanetti fratello del padre. — Morto di circa 3 anni, sepolto nella tomba di famiglia nel Cimitero di S. Marco. 27. Battezz. 1 marzo. Padrini : M. Rev. Don Paulo Ant. Vanetti e M. I. Sig.a Isabella moglie del M. I. Ant. Malfatti di Alla. — Morto d'a. 2, sepolto nella tomba di famiglia, 'ad ecelesiam archipfesbiteralem Sancti Marci Roboreti'. 28. Batt. 24 apr. Padrini : Nob. Rev. Don Paulo Aut. Vannetti e Nob. Sig.a Isabella moglie del Nob. Gios. Vannetti il Vechio. — Morto di mesi 2, sepolto nella tomba di famiglia in S. Marco. 29. Padrino : Nob. Gios. Vannetti quondam Andrea. — Anche Gius, o Gios. Valcriano. Cfr. ad +0. 'Eques de Villanova' (1754, '97), 'Noli. Eques' ^'64). — In Ma. Ili c. 130 : Gius. Vanetti e. Bianca Saibante 'comprobata per testes eoruni libertate a e eisdem delato in supplementum iuramento nulloquo detecto impedimento ex speciali indulto a Reverendissima Supe-rioritate ipsis concesso in domo Saibante absque ulla publicatione matri-monium per verba de praesenti inter se innierunt'. Assistente: Don Frane. Salvetti ; testimoni : Gotardo Festi, Gius. Givanni e Martino Fedrigoni. — Perchè senza alcuna publicazione ? Vedi F. Pasini, Appunti bibliografici, Trento, in 'Tridentum', 1900, III 253 sg. e correggi la mia ipotesi sulla data del matrimonio. —Morto di a. 45, ni. 3, sepolto 'in archipresbiterali'; 'appiè dell' altare di S. Bernardino', cfr. Cliiarainonti, p. 71 e Augr. Stefani, Documenti e memorie, p. 87. In lettera 24 die. 1757 a G. B. Chiaramonti (Ms. 928, Bibl. Commi, eli Trento) Gius. V. Vannetti scrive: 'Noi due fratelli [l'altro era Andrea Giuseppe] numeravamo alla morte di nostro Avo [Gius. Benedetto] fiorini Alemanni da lire 5 veneziane l'uno n.o trecentomila di facoltà. Un mio zio paterno [chi era ?j, chiaro perciò a Venezia, se ne giucò ottantamila ducati veneti, per cui noi perdemmo tutte le possessioni sul Veronese e '1 palazzo fu de' conti Rubiani sulla Brà di Verona, che tornò credo in loro ragione. Mio fratello mosso da si beli' esempio ha voluto superarlo, e dilapidò fin' ora qui in paese già altrettanto, in guisa che s'io non mi fossi separato da lui 4 anni fa, con cui stava con buona fede ed amore, a quest' ora siccome mi mangiò tutta la facoltà paterna avrebbe dato mezzo fine alla Primigenitura, e ai fideieommissi, parte de' quali sono la mia sostanza, e tutti poi con essa Primogenitura deon cadere a me, e dopo al mio figliuolo, eli'è l'unico della famiglia'. E già in un capitolo del 1754 all' ab. Graser s' era lagnato del fratello dipingendolo in questa maniera (Ms. 929, Bibl. Coni, di Trentoj: Io m' ho un Fratel, che come 1' Eti'opo ha il volto, e nero 1' animo, e da cui trarria nuova materia un nuovo Esopo. E son pur or, qual per 1' addietro fui tenuto in un non meritato affanno pe' nuovi og'nor tranelli e agguindol sui. Si, , ,. . , o ciò che i suoi varj Creditor ben sanno. Bendi' e' si sia viso invetriato e franco, pria che mi succi le midolle e 1' ossa, e per mia pace, hollo chiamato a banco. Non so, s' i' mei' avrò bianca nè rossa -, i Giudici Dottor soli due e solo avvedromene al salto della fossa. Ignoro le peripezie della lite trascinatasi per mani d' avvocati e tribunali. L'eredità fatta da due zii paterni sembra aver poscia ristabilite le finanze ili Gius. Valeriano. Cfr. Emer, pp. 31 sgg. ; Bettanini, p. 138 sg. Anteriore a quest' eredità sarebbe dunque una supplica latina, di cui trovo una minuta non finita nel Ms. 455 della Bibl. Coni, di Trento e che Gius. Valeriano indirizzava ai tribunali per causa d' un' imposizione a lui fatta di fiorini 490: egli dichiara che la sua sostanza non è grande, ma basta appena a mantener la famiglia composta, oltre a lui. di moglie e figlio : — 'vere ninnino modico vivendo, et si non nobiliore prò condi-tione mea modo, at certe h onesto simulque exacto, quamquam rem meani majorein tacere niihi datimi non sit' ; e il suo ufficio di Provveditore [dopo il maggio del 1758, cfr. Emer, p. 33; e Pedrolli, p. 23, ove il Vanii, compare tra i Provveditori del 1758, 1762 e 1763] era onorifico si, ma senza emolumento. Dati biobibliografici intorno a Gius. Valeriano si hanno anche in Memorie degli Agiati, cit., pp. 281 sgg., cfr. Aggiunte e correzioni alle biografie dei noci contenute nelle Memorie degli Agiati ecc., Rovereto, U. Grandi, 1905, p. 1. Cfr. 35 e 3«. 30. Batt. 9 apr. Padrino : Nob. Gius. Ant. Vannetti. Cfr. acl 40. — Morta nubile, di a. 81, di malattia cronica; in casa numero 315. 31. Batt. 30 apr. Padrini : Nob. M. Rev. Don G. B. Sbardellati e Nob. Domenica moglie di Gius. Vannetti il Vechio. — Morto di a. 1, in. 10, sepolto nella tomba di amiglia, chiesa di S. Marco. 32. Batt. 3 ott. Padrino: Nob. M. Rev. Don Paolo de' Vannetti. — Morta di ni. 10, sepolta 'in tumulo paterno in Ecclesia S. Marci posito'. 33. Batt. 21 ott. Padrini : Nob. Rev. Don Paolo Vannetti, in cui nome (?) Bartolomeo Betta à Toldo, e Nob. Domenica moglie del Nob. Gius. Vannetti. — Morta di 11011 ancora 1 anno, sepolta nella tomba propria. 34. Cfr. ad 24. 35. Cfr. ad 36. In Mo. VII p. 165 : 'Bianca moglie del quondam Gius, de' Vannetti di Villanova' mori di a. 75, di malattia maligna, in casa mini. 83. — Sulla famiglia di Bianca Laura Felicita Francesca Gio-seff'a Anna, nata ai 17 maggio 1723 da Girolamo Sai bau te e Francesca Catterina Sbardellati e quarta di 14 tìgli, vedi notizie in A. Bettanini, Sa/ban te- Va ri n etti Bianca Laura, 'Atti della I. R. Accademia degli Agiati in Rovereto', Rover. 1900, apr.-giugno, pp. 108 sgg.) e (Jninf ilio Perini, La famiglia Saibante di Verona e Rovereto (ibid. 1906, genn.-marzo, p. 75 sg.). 36. Re. XI p. II e. 353 r. : 'Die 15 9bri.s 1154. 186. Clementinus Felix Ioseph filius Nob. Domini Ioseph Valeriani Equitis Vannetti de Villanova et Nob. Dominae Blanchae Laurae eius legitimae uxoris bapti-zatus est a me P. Francisco Salvetti curato. Patrini fuere Nob. Doniinus loannes Felix Saibante'. — Mo. VII p. 104: '18 marzo 1795. Cavaliere dementino Vannetti di Villanova, celebre Letterato, di religione cattolica, maschio, età 39, da doglia polmonare'. In bianco il numero della casa. Sulla facciata della villa, già proprietà Vannetti, alle Grazie di Sacco, e' è una lapide che dà Clem. Vannetti per nato ai 15 nov. 1754 (cfr. Giovanni de Cobelli, Pro Vannetti, Rovereto, Tip. Carlo Tornasi 1900, pp. 2, 9). Ma ai 15 dementino fu battezzato : nato è ai 14, come reca (e dovea saperlo) A. Cesari, Vita del cav. C. Vannetti, in C. Vannetti, Opere Hai, e lat., Venezia, 1826, I, p. III. Neil' opuscolo del Cobelli si può vedere, con parecchie notizie preziose, P'Atto di sigillazione per la morte del Nob. Sig. Cav. dementino dei Vannetti', 23 marzo 1795, e il 'Testamento di Giuseppe Valeriano Cav. de Vannetti', 13 luglio 1764. Non conosciuta è invece una lettera di Bianca Laura a Francesco Vigilio Barbatovi, 15 ott. 1795, dalia quale risulta che, dopo la morte di dementino, ella corse pericolo di essere spogliata di ogni eredità. 'Subito dopo la morte del figlio rimasi priva della maggior parte degli averi devolutisi a mia nipote Giulia de' Cosmi in vigore di fidecomisso, e sono sin qui restata al possesso dei beni esistenti nel vicariato di Mori, che si sono resi liberi alla morte di mio figliuolo, e che a me, come ad unica di luì erede ab intestato, si son devoluti. Or dalla stessa nipote, la signora Giulia vedova de' Cosmi ini s'intentò lite anche per questi nel t'oro vicariale di Mori ; benché la ragione, secondo il parere di tutti i più dotti ed onesti giureconsulti, sia evidente ili favor mio' (Lettere di lì. L. Saibante Vannetti a F. l\ Barbacovi, per Nozze Pergher-Parolari, Trento, Monauni 1858). Nella nipote Giulia Cosini tornava in vita lo spirito avido e litigioso di Andrea Giuseppe fratello di Giuseppe Valeriano ! Ang. Stefani, p. 110 sg. ci fa sapere che nel testamento di Bianca Laura, 13 febbr. 1797, si lasciava, fra altri legati, alla chiesa di S. Marco 'le reliquie esistenti nella sua cappella privata'. Il Bettanini, pp. 138-41, reca l'inventario della sostanza, 7 (?) marzo 1797, lasciata da Bianca Laura ed altre notizie sui beni di casa Vannetti. Ne levo, per ora, solo quanto segue : 'la sostanza paterna di dementino consìsteva in una tenuta non molto vasta, con casa, a Isera (ora proprietà Galvagni), un' altra simile con casa alle Grazie di Sacco presso Rovereto (proprietà Valbusa ora venduta alle monache missionarie), ed una terza tenuta non vasta, sita in Mori (ora proprietà frazionata eredi Salvadori G. B. e consorti)'. 'Alla morte di dementino la sostanza paterna passò agli eredi Vannetfi per diritto di maggioraselo'. 'Che nella sostanza N'annetti esistesse un Maggioraselo, cioè un diritto di Primogenitura che spettava a D. Andrea zio di dementino, apparisce dai documenti 18 e 19 aprile 17(19 N. 63 e 64 in Rogiti Aut. Gius. Giordani presso 1' I. R. Tribunale di Rovereto, dai quali pure apparisce che gli appezzamenti di terra in Mori contr. del Mossam, appartenenti alla detta Primogenitura, furono venduti, col consenso del 1'. Vescovo di Trento, alla famiglia Salvotti con Documento 2 sett. 1766 in Rogiti A. G. Giordani, vincolando ili sostituzione con capitale fisso gli appezzamenti di Isera nella località detta Rondi'. Nel numero unico Isera a Clementina Vannetti, Rovereto, Tipografia Roveretana, 1906, p. 4 insieme con qualche accenno alla 'tenuta a Mori nella località detta Mossali (Monte Santo'?), alla quale era legato il suo predicato di nobiltà de' Villanova', si riferisce la notizia che i manoscritti di dementino per testamento della madre 'erano destinati ai R. R. P. P. Filippini di Verona. Essi, uniti ai manoscritti del padre Giuseppe Valeriano. della madre Bianca Laura e del suo maestro ed amico Ab. Graser, erano distribuiti in 65 voi., come apparisce, da rilievi fatti nell'archivio di stato di Innsbruek per cura del Cav. C. Teodoro Postingher ; ma non si potè emire dove siano andati a finir.', di certo devesi credere che furono sperperati fra i diversi suoi amici'. Fatto è che ora si trovano dispersi in molte biblioteche publiehe e private, come risulterà dalla mia Bibliografia vannettiana, quasi condotta a compimento. 37. Batt. 14 magg. Padrini : I. Rev. Ab. Andrea Ant. de Valletti e Giulia moglie di Frane. Adamo cav. Pedroni de Clappis. — Morto di a. 10, sepolto 'in Parochiali'. 88. Batt. 6 sett. Padrino: Ab. Paulus de Vanctti, cfr. ad 1. 89. Batt. 25 sett. Padrino: Pietro Ant. de Vannetti. — In .Vii. IV c. li: 29 clic. /76'9. 'In capella seu oratorio Domestico' di Andrea de 'Vannetti, coi testi : Adamo Pedroni de Clappis conte e, Prospero de Cosmi amantissimo Fratello dello sposo infrascritto, Giov. B. de Cosmi vedovo, Nob. S. R. I. e Patricio Roveretano, del sobborgo di San Tomaso, parochia di Lizzana, e Costanza Giulia figlia di Andrea de Valletti, ottenuta dispensa da due publicazioni, benché in tempo d' avvento, visto l'attestato del paroco di Lizzali a, vengono sposati dall' arciprete de Aste. Firmato : Giov. Ant. Frisanco curato. +0. Batt. 19 die. Padrini: Gius. Valletti 'eiusdem [patria] I). Andrene amantissimus Frater'. — Morto di a. 4, sepolto in S. Marco. 41. Batt. 4 marzo. Padrini : Rev. Don Paolo Vanetti e Isabella Valletti 'Genitori» amantissima soror'. — Morta di a. 3, sepolta nella tomba di famiglia i-n S. Marco. 4'2. Batt. 9 marzo : Padrini : Rev. Don Andrea Valletti, in cui nome il Rev. Don Paolo Valletti 'eiusdem ainantissimus Frater'. — Morta di a. 2, in. 1, sepolta in S. Marco. 43. Batt. 1 lugl. Padrino: 111. Conte S. R. I. Adamo Pedroni de Clappis. — Morto di ni. 11, sepolto nella tomba di famiglia, 'ili Parochiali'. Lo 'zio', di Gius. Valeriano Vannetti, nominato dal Tartini nella sua lettera I (vedi nota 2), chi sarà V Andrea Antonio (Albero geneal. fi), (iius. Ant. (12) o Paolo Ant. (18), fra i quali soli, salvo errore, possiamo scegliere V Il primo, da quanto sappiamo di lui, sembra avesse stabile dimora a Rovereto, degli altri due uno forse era a Venezia e l'altro a Verona, ove lo conobbe il Tartini (cfr. 2!) e quel che si dice dello zio dilapidatore e di altri due da' quali ereditò Gius. Valeriano). Mancano insomma — a me — dati sicuri per identificare lo 'zio' nominato dal Tartini. Correzioni e aggiunte. 11 ritardo nel dar fuori quest'.'Appendice' alle lettere del Tartini ini fruttò la possibilità di correggere alcune sviste e chiarire alcuni dubbi, grazie alla gentilezza di un amico valente e modestissimo, il quale mi fece dono di una sua collazione delle lettere da me publicate di sulla copia dello Stefani con 1' originale esistente presso la Biblioteca Civica di Rovereto. Ecco i risultati della collazione : Lett. I, lin. 9 : 'Poi le dico che nulla sapendo io ne non confusamente delle mie suonate'. Ibid., lin. 12: 'E verissimo adunque che sono uscite alla luce nei mie sonate à solo'. Ibid., lin. 14 : 'non ho interesse alcuno con lo stampato!- delle medenic'. Ibid., lin. 19: 'venir sei esemplari delle medesime da Amsterdam'. Ibid., lin. 20: 'Michiel diarie le Cene'. Lett. II, lin. 4: 'La ringrazio primieramente, quanto mai so e /tosso'. Ibid., lin. 8: 'Michiel Charle le Cene'. Ibid., lin. 24: 'Monsieur della Coste'. Ibid., lin,|32 : 'Monsieur dalle Coste'. Lett. IV, lin. 7: 'Disimbrogliato poi che'. Lett. V, lin. 1 : 1Giacob Salon'. Lett. VI, liti. 3: la parola Vorrà non è ben decifrabile, perchè scritta male. Ibid., lin. 7: 'scolare'. Ibid., lin. 8: 'nelle mie premure'. Ibid., lin. 8 sg. : 'per corrispondenza del mio debito'. Lett. Vili, lin. 4 : 'La mia mortificatione' Ibid., lin 7: 'appresso di me sino a nuovo di Lei ordine'. Ibid., lin. 8: 'non è fallo certamente volontario'. Ibid. lin. 10 sg. : 'quanto mai so e posso'. Ibid. lin. 13: 'come mi e/Iorio di potermi sempre'. Ibid., lin. 14 sg. : 'di V. S. Illustrissima Umilissimo Devotissimo < UMigatissimo'. Lett. IX, lin. 1 sg. : 'Non manco di far il mio dovere'. Lett. X, lin. 13: 'Girolamo che quando non ini avesse mandato'. Lett. XI, lin 9: 'Di ciò che si può si vorrebbe un campione'. Ibid., lin. 10 sg. : 'Questa è tutta la instruttione che per mio mezzo'. Lett. XII, lin. 2: 'aspettavo pure che da Verona'. Nella nota 2, lin. 8, alla lett. VI correggi : 'e nelle sue ultime'. Alla nota 1, lett. X, aggiungi che un Giovanni Federico Sichart 'già nell' anno 1676 era venuto da Norimberga a stabilire a Rovereto un negozio di sete' (Aiiff. Stefani, p. 221). E poiché abbiamo corrette tante cose nostre, correggiamo anche da ultimo una svista del Bollettino dell' Associazione ' Trento-Trieste' (Padova, Prosperi ni, II, 9-10, pg. 16), il quale, annunciando la prima puntata del nostro lavoro, trovò che vi è riportato un carteggio fra il Tartini e G. V. Vannetti, 'carteggio che, come 1' A. dice in una nota, fu già dato in luce da D. Emer nell'Archivio Trentino, XII', ecc. ecc. — No, il carteggio non era mai stato pubblicato nè dalI'Emer nò da altri e l'Autore non s'è mai sognato di dire in quella nota quanto il recensore ha saputo leggervi ! Ferdinando Pasini. --- L' ARCHIVIO ANTICO DEL MUNICIPIO DI CAPODISTRIA (Cont. ; vedi A. I, N. 6-12; A. II, N. 1-12; A. Ili, N. 1-12; A. IV, N. 1-11) V. Estimi, livelli, catastici (li capitali e dati statistici. N. 1071. Libro del novo Estimo con novo ordine costituito fatto nell' anno 1556. C. 31. N. 1072. Estimo novo dell'anno 1260. C. 38. L' amanuense lo intitola Li ber confusionis poi scrive : Viva colei che sempre s) me uccide, Con parole, oon sguardi et con minaci« (sia). N. 1073. Estimo di città e villaggi 1582. Libro legato fra tavole rivestite di cuoio, sotto i sindici Bernardin Barbo e Daniel del Tacco con consenso del CI.ino Sig.r Alvise Moresini per la Sereniss. Ducal Signoria podestà et cap.o di questa città ; manca la tavola superiore. Carte scritte 569. N. 1074. Fascicoli comprendenti l'estimo corrente del 1619. C. 74. N. 1075. Estimo fatto nel maggio 1651. Durante il Reggimento Felicissimo dell' 111.ino et Ecc.mo Podestà Stefano Capello : sindici Raimondo Fin et Nicoli» Elio, scritto da me Pietro Vittori. Libro di carte 95, legato in cartoncino. N. 1076 a) Vacchettina di livelli lasciati dal qd. S. Nicola Vi- taliani alla Sig.a Meneghina sua consorte. 1713-1724. N. 1076 b) Scodarono de livelli dal 1769-1789. N. 1077. Carte relative ai livelli di Carcauzze. 1782-1827. C. 23. N. 1078. Catastici di capitali estinti all'epoca 9 agosto 1802. Vol. 1. Grosso libro legato in tela, fra tavole, composto di 53 fascicoli numerati dall' 1 al 76; vi mancano i n.i 3, 6, », 9, 10, 11, 17, "24, 26, 27, 32, 39-43, 45, 47, 48, 49, 53, 73. I fascicoli contengono documenti di varie epoche, riferentisi all' investimento dei relativi capitoli fino alla loro estinzione. N. 1079. Catastici come sopra. Vol. IL Fascicoli 30 numerati dal 107-200 ; vi mancano i n.i 108, 109, Ito, 112-119, 121-123, 126-129, 132, 134-138, 141-143. 147, 149-152, 154-157, 159-162, 163-168, 170-174, 177, 178, 182, 183, 185-188, 192-196, 198. ■ N. 1080. Catastici dei capitali in esazione li 9 agosto 1802. Vol. III. Libro come sopra di fascicoli 21, numerati dal 200 al 300. Vi mancano i n.i 201, 203, 204, 206, 208, 209, 210, 211, 213, 217-219,221-226, 229 , 231, 232, 234-236 , 240-243, 247 , 248, 250-260 , 262-276, 278-299 *). N. 1081. Catastici come sopra. Vol. IV. Libro come sopra di fascicoli 29, mancanti dal 308 al 391. Vi mancano i n.i 309-311, 316-328, 330-336, 340, 343-345, 318, 350, 352, 353, 355, 357-361, 363-365, 367, 368, 373, 374, 377-390. N. 1082. Catastici dei capitali estinti all'epoca 9 agosto 1802. Vol. IV. Libro come sopra di 53 fascicoli segnati coi n.i 226, 229, 231, 232 , 234, 235 , 236 , 240 , 241, 243, 232, 247 , 248 , 250-260, 262, 263, 264, 266, 267, 268, 269-276, 279, 281, 282, 284, 285, 287, 289, 290, 292, 293-299. '*) Quasi tutti i numeri mancanti nei volumi 1 e li ed una parte di quelli che mancano nel vol. Ili si trovano legati in 2 libri senza titolo appartenenti agli atti del Convento di S. Chiara. N.i 1345 e 1346. N. 1083. Catastici come sopra. Vol. V. Libro coinè sopra di fascicoli (il, numerati dal 301 al 39!). Vi mancano i n.i 302, 305, 307, 308, 312-316, 320, 328-330, 332, 336-339, 341, 342, 345, 346, 347, 349, 351, 354, 356, 358, 362, 366-372, 375, 376, 381, 383, 386, 391. N. 1084. Catastici come sopra. Voi. VI. Libro come sopra di fascicoli 51, numerati dal 401-499. Vi mancano i n.i 402, 403, 406, 407, 410, 412, 414, 416-426, 429, 431, 435, 436, 439, 440, 445, 446, 447, 453-456, 458, 460, 461, 464, 467, 469, 471, 472, 475, 479, 480, 486, 488, 490-493, 497. * N. 1085. Catastici dei capitali in esazione li 9 agosto 1802. Voi. VII. Libro come sopra di fascicoli 60, così numerati: 6, 83, 93, 101, 105, 155, 265 , 278 , 280 , 283 , 286 , 288 , 291, 305 , 307 , 316 , 320, 381, 368, 383, 412, 414, 416, 417, 418, 422, 439, 440, 446, 453, 454, 458, 467, 471, 479, 485, 493, 503, 507, 511, 512, 516, 518, 519, 520, 524, 526, 529, 533, 534, 535, 539, 540, 562, 563-566, 571, 572. N. 1086. Catastici dei capitali estinti all'epoca come sopra. Vol. Vili. Libro come sopra di fascicoli 51, numerati dal 7 al 150. Vi mancano i numeri 83, 85, 86, 92, 93, 100, 101, 105, 107, 111, 114, 120, 124, 125, 130, 131, 139, 140, 141, 144-148. N. 1087. Rollo di manovalli, barche e cavalli. Libro di carte 89. 1598. N. 1088. Busta contenente: a) Un registro dei morti dal 13 settembre 1630 al l°gennaio 1631. b) La statistica delle persone che si trovano nelle contrade de. Busedraga e Porta i Santi nell' aprile del 1631. Deseritione di tutte le persone della contrada di Bossedraga (senza data). Nota della descrittione delle donne della contrada S. Martino (nell'anno della peste) d'anni 15 sino a 60, delli putti d'un anno sino ai 15, delle putte d' un anno sino ai 15, delle donne e delli huomini d' anni 60 in suso. Carte scritte 15. c) Ruolo dei Deputati del casino del Porto, cioè de mercanti del 1735, quello de Deputati al Castello e del Porto del 1737. Due carte sciolte, d) Statistica degli animali bovini delle ville di Carcauzze, Villanova, S. Pietro e Padella. Fascicolo di carte 10, più 30 carte sciolte. 1739. e) Fascicolo di carte 14, che contiene la statistica dei torchi ed olì. 1777-1785. fi Relazioni sulla statistica dei nati e morti del 1799, specialmente nei villaggi. Carte 22. VI. Fondaco ed annona. Armadio m. N. 1089. Libro bollette segnato M. M. M. Dal 29 novembre 1487 al 7 gennaio 1495. Andrea Vannetti (1 morto prima dei 18 nov. 1668. 1. Giuseppe Benedetto, (2 m. 7 sett. 1725, d'anni 71. I moglie : Isabella Bighetti (i sposata 18 nov. 1668, m. 10 lugl. 1717, d' a. 74. II moglie : Ved. Domenica dal Toldo, (5 nata Chiusole ; sposata 19 febbr. 1721, m. 1746. I 2. Paolo, (8 m. 27 genn. 1723, d'a. 84 circa. 1. Andrea Antonio