ANNO XV. Capodistria, 16 Marzo 1881. N. 6 LÀ PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Sedazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. ANNALI ISTRIANI del Secolo decfttioterzo. *) 1211. — Presso Cividale, 9 dicembre. Volchero pa- triarca di Aquileia e marchese d'Istria conferma in seguito alla domanda del vescovo di Parenzo, Fulclierio, ogni possesso donato da' suoi predecessori alla chiesa parentina; cioè Castel Patentino nella contrada Due-Castelli, Moncastello presso la riva di Leme, la chiesa di San Martino nelle vicinanze di Meditano (Midian) ed il territorio posto fu quel di Pola presso Medolino. „Cod. Dipi. Istr." 1212. — II patriarca di Aquileia dona ai Sergi la contea di Pola con mero e misto impero. «Not. St. di Pola." pag. 30. 1212. — La Terra d'Isola è insignita e provveduta da propri sacerdoti, ha il proprio battistero; fino allora recava i suoi al fonte battesimale di Capodistria. Naldini: Corografia. Pag. 336, - Kandler: Not. St. di Montona. Pag. 86, - e «L'Istria" Ann. VII, p. 190. 1212. — Arrigo, arcidiacono di Aquileia, investe Leonardo vescovo di Cittanuova e già canonico aquileiese della curia e delle torri (in Aquileia) con ogni giurisdizione. Cappelletti; „Le Chiese d'Italia." To. Vili, p. 750. 1212. — Corrado Boiani della Pertica, canonico di Cividale sua patria, è nominato vescovo di Trieste. «L'Istria" Ann. II, p. 197. 1212. — Ser Almerico, gastaldo di Capodistria. «L'Istria." Ann. VII, p. 159. 1212. — Il patriarca Volchero rinnova la costituzione del Marchesato istriano. Kandler: «Indicazioni ecc." Pag. 26. 1212. — Il patriarca Volchero conferma l'operato dei due comuni, di Isola cioè e di Pirano, riguardo a confini. Kandler : ^Indicazioni ecc." Pag. 26. 1212. — Circa quest'anno la chiesa del castello di Dignano è innalzata a parrochia, che viene officiata dal proprio pievano. Kandler: «Indicazione ecc." Pag. 26. *) Continuazione, vedi N. 1 e succ. 1212. — Treviso. Corrado, vescovo di Trieste, assiste il patriarca Volchero che acquieta le differenze insorte tra il comune di Treviso e la casa dei Camino, e li induce alla pace. Marnano: Ann. del Fr. - To. II. p. 228. 1212. — Capodistria, 3 giugno. Concordio stipulato tra il capitolo giustinopolitano ed il clero d'Isola. Il clero d'Isola si obbliga di passare come per lo addietro, ai canonici della cattedrale l'annuo e perpetuo quartese del frumento e del vino, le primizie del formaggio, degli agnelli e dei polli; di numerare agli stessi lire quattro veri danarii li 11 novembre di ciascun anno, e di consegnare loro anno per anno la metà delle offerte che farebbero i fedeli nelle feste di San Mauro, di San Donato e di San Sisto, ciò che osser-vavasi anche prima. «Cod. Dipi. Istr." 1212. — 3 giugno. Frà Angelo funge da abate nel monastero di S. Maria del Canneto in Pola. «Cod. Dpi. Istr." 1213. — Arrigo, ex-marchese d'Istria, riceve di ritorno i suoi beni allodiali, ma non i feudi, e perciò non ebbe il marchesato istriano, passato già nel 1208 alla Chiesa di Aquileia. Kandler; «Not. St. di Montona" l'ag. 79. 1213. — Trieste. Si erige la fraterna del SS. Sacramento nella cattedrale; altri la vogliono eretta non prima del 1260. «Cod. Dipi- Istr." «sub. anno 1367", - e Kandler: «Indicazioni ecc." Pag. 26. 1213. — Il patriarca Volchero aggrega la chiesa di San Giovanni del Carso o de Tuba presso Duino all' abbazia della Beligna vicino ad Aquileia : fece tale passo in seguito ai consigli di Federico, (Fulcherio?) vescovo di Parenzo e canonico vicedecano di Cividale, e di molte altre pie persone. Marnano: «Ann. del Fr." - To. II. p. 229. 1213. — I congiungi Orso e Fentizia Calca di Muggia donano alle monache di S. Maria in Aquileia una casa, situata nel castello di Muggia, e molti altri possedimenti posti pel territorio muggesano nelle contrade Laurano, Bonzano, San Nicolò, ecc. ecc. (Continua) Id. id. - To. II. p. 229. CORRISPONDENZE Buje, 12 Marze. Per la prima volta nel giorno 6 Marzo corr. la sala del nostro nuovo edificio Comunale era gremita di persone accorse ad inaugurare la nuova Società di mutuo soccorso. | Il Presidente del Comitato promotore Dr. Giorgio Franco apriva la seduta con analogo discorso in cui faceva emergere di èssere lieto di poter egli inaugurare nella sua patria una Società di mutuo soccorso e di ripromettersi un buon esito dell' impresa per 1' accoglienza trovata dal progetto e pell'insperato concorso di tanti soci, molti dei quali si arruolarono non già per trarne profitto, ma perchè l'istituzione riesca feconda nella sua azione benefica ed umanitaria. Additava 10 scopo morale della società tendente ad assicurare all'operaio pel caso di qualche infortunio, un ajuto, senza aver d:uopo di ricorrere alla carità altrui, oppure d'ingolfarsi in debiti rovinosi, il qua! ajuto poi, comechè proveniente da risparmi propri e da quelli de' compagni, anziché umiliare chi lo riceve, lo nobilita e lo sprona al lavoro ed al risparmio, nel mentre che questa solidarietà affratella i soci e li unisce con vincoli di mutua amicizia ili una sola famiglia. Accennava come t simili istituzioni prosperassero "Ovunque spira l'alito della civiltà, esortava tutti alla concordia ed alla perseveranza, senza di che lo sicopo non potrebbe .essere raggiunto, è chiudeva coll'eccitamento al lavorò ed al risparmio, augurando alla Società prospere sorti. Costituita quindi la Società si passava alla lettura del progetto dello Statuto, il quale con qualche lieve modificazione veniva accettato. Si procedette poscia alla nomina delle cariche sociali e fatto lo spoglio delle'schede risultarono eletti a Presidente il D.r Franco, a Vice Presidente il sig. G. Batt. Bonetti di Gasparo, nonché 11 Segretario, il Cassiere, e 12 Consiglieri d'Amministrazione. Quindi presa la parola il Dr. Yenier nella sua qualità di Podestà del Connine di Bnje, salutava con gioja la nuova Sociètà per i benefici effetti che ne risulteranno alla città intéra. Mercè questa filantropica istituzione, ei disse, il bisognoso troverà nelle avversità un soccorso, che non lo farà arrossire, imperciocché egli imi) sarà costretto ad allungare la mano per accattare il pane della pubblica carità, ma godrà il frutto, de' pròpri risparmi' e: sarà orgoglioso di poter bastare a se stesso, mentre l'agiato sarà tranquillo e contento di aver contribuito a sollevare dalla miseria chi per età o per nialattia si Sarà reso inabile, al , lavoro, ciocché tutto produrrà la reciproca fiducia e stima, che varrà a rafforzare quella, concordia, che deve essere l'anima della società. Esortava quindi i soci a perseverare nella concordia, nella costanza ed in quel sauto amore di patria mai sempre dimostrato e che sarà arra sicura a questo sodalizio di sollecito incremento e di duratura prosperità. E con ciò ebbe fine questa prima adunanza restando tutti gì' intervenuti contenti e fiduciosi nell'avvenire. Tutto procedette col massimo ordine e ciò pure ci serve di garanzia, che la Società potrà prosperare. Società di unitilo soccorso La direzione della statistica generale del Regno d'Italia, ha, in questi giorni, pubblicato un volume, in cui si vedono le attuali condizioni delle Società di mutuo soccorso italiane. Rilevasi in esso, che di 2086 associazioni si conosce la data della fondazione, che più d'un terzo non contava ancora cinque anni di vita nel 1S7S; che 563 avevano meno di dieci anni: che 253 erano sòrte prima del 1861, e fra queste ultime,' 50 furono istituite prima del 1850. Le più antiche appartengono all' Italia settentrionale e alle regioni Toscana ed Emilia; Torino ha la Società dei cappellai, dei tipografie dei fabbrifrrrai, le du« prinf-tfe! fpntrto e l'altra del penultimo decennio del secolo scorso. La più antica milanese è quella dei tipografi, nata nel 1804; Firenze, vetusta sede delle Arti, ha solo dal 1S35 la Società mutua dei lavoranti cappellai; nel 1S34 surse in Bologna quella dei gioiellieri e orefici col nome di Unione Austriaca. A cotali sodalizi però la partecipazione della classe rurale è ancóra piuttosto scarsa; si contano 217 Società, buona parte delle quali è nel Piemonte. — Nella composizione dei sodalizi in generale prevale- il sesso maschile sul, femminile ; anzi due terzi e più quello su questo. Il .maggior numero dei primi e dei secondi è in Piemonte ; pei misti primeggia la Toscana. Circa l'ammissione dei soci, 133 Società la praticano senza limite di età, ,55 con .'solo limite, massimo, e 1813 con limiti di massimo e di minimo. Nel 1878 il numero complessivo dei soci per 1981 Società, era di 331,548 effettivi, e 32,177 onorari, in tutto 363.725. La tassa di ammissione è unica o graduata, secondo l'età. In 591 Società è unica; varia in 134 secondo ! l-'etài'fde' nuovi soci; 139 non esigono quota di j buon ingresso. La tassa annuale è chiesta in misura uguale: per tutti i soci effettivi in 1534 Società; j 543 secondo l'età; 13 secondo la mercede. La media della tassa Unica d' ammissione è di lire ! 2.84. Il patrimonio figura segnato nei prospetti di 1949 Società, e per queste sommava il 31 dicembre 187S a 21,141,662; cifra, che, ragguagliata a quella delle Società, dà 10.847 per ciascuna, e a quella dei soci 64.49 per testa. E per 1638 Società che diedero notizie sulla distribuzione dei sussidi, si hanno le cifre seguenti: Soci caduti infermi 67,229 Giornate di sussidio 1,512.216 Media dei malati % 23.26 Giornate di sussidio per ogni infermo 22.49 Menzione speciale meritano quelle Società che hanno segnato nel bilancio una categoria per ispese di educazione. Nel 1862 quaranta Società mantenevano scuole serali elementari e professionali, nel 1873 erano cinquanta e nel 78 ben 443, delle quali 162 avevano biblioteche popolari e 83 distribuivano premi in denaro. Vi sono anche Società che provvedono libri e oggetti di cancelleria gratuitamente ai figli dei soci; altre che hanno istituito magazzini cooperativi; altre ancora che tengono aperti forni, laboratori di sartoria, calzoleria, cordami, vendita di carne, stabilimenti tipografici, ghiacciaje, nioliui a vapore, concia di pelli ecc. Da questi consolantissimi dati ognuno può apprendere quale vantaggiosa influenza possano esercitare i sodalizi di mutuo soccorso tra gli ordini sociali. Cose vecchie istriane Un'opera del cosmografo Fra Mauro in Istria. — La famiglia Geroldi di Cremona e la famiglia Cappello di Venezia al Leme (Istria). I monaci dell' or soppresso monastero di San Michele al Leme (Lemus-Emo), fondato come vuole una pia tradizione da San Romualdo verso il 9S3, ed arricchito nel 1040 dalle Contesse d'Istria Valpurga ed Azzica, possedevano una chiara ed esatta topografia delle loro tenute, disegnata intorno al 1460 dal cosmografo Fra Mauro, il celebre autore del mappamondo, che conservasi intatto nel palazzo ducale di Venezia. Non v'ha chi ignori, come questo mappamondo rappresenti tutta la superficie del globo conosciuta a quel tempo, e come (mirabile dictu!) veggasi tracciato in esso il Capo di Buona Speranza, che ancora non era stato scoperto. La Spagna prima, l'Inghilterra più tardi, imitate anche posteriormente da altri Stati, spedirono a Venezia valenti artisti per ritrarre il maraviglioso lavoro di Fra Mauro. E per tornare al Leme, diremo, che anche il Castello di Caliseto (Castrum-Calixedi-Sant'Andrea di Caliseto) fu regalato dalla contessa Azzica, non a monaci, ma a vescovi, e di Trieste. Molti secoli più tardi Caliseto passò alla famiglia patrizia dei Cappello di Venezia, la quale trasportò al Leme otto famiglie trevisane e precisamente i Busato, Facchini, Fachinetto, Fasinato, Franchetti, Pisatto, Simoni e Zaninel. Ma prima dei Cappello, Sant' Andrea di Caliseto fu proprietà dei signori Geroldi venuti da Cremona, e questo rilevasi dal brano di Manoscritto di storia istriana, ancora inedito, che ritiensi formante parte delle Memorie sacre e profane dell'Istria ecc. opera di Prospero Petronio,*) istoriografo del secolo XVII. Ecco la descrizione dataci da lui, che lasciamo in tutta la sua interezza linguistica e ortografica: Geroldi signori di S. Andrea di Calisetto (liora Geroldia) df'atT „ GEROLDI deriuati da nobiliss.o AquiL sangue uenero da Cremona chiamati al dire dell'Ughello e Candido con altre nobili famiglie della Toscana e dal Patriarca Raimondo della Torre l'ano 1272 a fine di trarle fuori da quelle ciuili se-ditioni, eh' all' hora flutuavano per tutta l'Italia = cum ex tota Italia ciuilibus seditionibus fluctuante complures Nobiles familiae tunc et antea profugae vide s tanq". Comuni omnium Parent. adhessis-sent singulas non secus ac filios ad ^ amplificando Urbe Utinatem hortatus. ^ Comiter ig.r Mediolanenses suos extores ^ excepit Parentianos, Raudenses, Cassi-nates, Brugnos, Lissonos, Bernardigios ; ^ nec minus è Roma Capitaferrei et Ca-ietanos; è Florentia à qua omnes fere s_ nobiles pulsi erant Bardos, Ptolomaeos, ^ Nerlos, Cavalcantes, Nanos, Rabatos, Pyrentia, Michaelis, Pontianos, Bom-benos, Cataldinos, Meleargios, Soldane-rios, Rodulphos, Gastaldos, Graietos, Marchisinos, Bruneloschos, Albertos, Stro-zios, Gerardinos, Marinos, Vannos ; è AnroidosGÌ" ^reniona Gubertinos, et Giroldos; è Ve-v. d. 134. rona Montriculos et Bredos; è Tridento (* Il titolo preciso dell' opera del Petronio è questo : Delle Memorie — dell'Istria — sacre e profane — con la più essata topografia — o sia descrit.ne de luoghi, che sino-hora s'habbia veduto: il tutto — tratto dall'opere de megliori Scrittori, et in spetie dalli scritti — dell'eruditissimo — Monsig.r Già: Filippo Torruisini — fu Vescovo di C. N". etc. — Parte seconda — MDCLXXXI I11 Ag.to —. Il brano del manoscritto sopraccitato apparterebbe, secondo il Luciani, alla I.a parte ; veggansi perciò in proposito i N.i della Provincia 22, 23, 24 dell' anno IX, e il N. 1 del X. Gandidos, è Mantua Passerinos etFincrtos; è Regio Rauanos; è Senis Picolomineos et Tingos etc. Passata nell'Istria la detta famiglia vene dallo stesso Patriarca e da gl'altri suoi successori ben provista de Poderi, e riguardeuoli Feudi, e signorie col mero e misto impero, in spetie di quella di S. Andrea di Calisetto sopra Lemos, che dal casato de Geroldi fu poscia Geroldia chiamata. Mancò l'ano 1593 con la morte di Camillo Giroldo spirito gentile ed amico delle Muse Latine. Portaua l'Arma in campo d'oro con un Leon negro linguaio." Notizie intorno a S. Michele di Leme, e del Castello di Calisedo, si attingono nell'Appendice delle Antichità italiche del Carli, parte IV, 257-259; Milano 1795, Imperiale Monistero di San Ambrogio Maggiore, e nell'Isaia, note storiche di C. De Franceschi. Parenzo tip. di G. Coana, 1879. T. La questione fillosserica La (Questione Fillosserica nel 1880. — Ricordi di viaggio in Linguadocca e Guienna di Alberto Dr. Levi ; rassegnati alla deputazione centrale della I. R. Società agraria di Gorizia nella seduta del 16 dicembre 1880. — Gorizia, Tip. Paternolli 1880.*) L'illustre Senatore signor Gaston Bazille, all'annunzio dell'invasione fillosserica a Colombier (Neuchatel) scriveva nel Journal d'agrieulture pratique, le seguenti memorabili parole : „Ce qui se passe en ce moment- en Suisse prouve une fois de plus que, lorsqu' une première tache est découverte dans un vignoble, il y a déjà d'autres points contaminés, qu' il est impossibile de découvrir encòre, mais qui n' en existent pas moins, et qui ren-dent à peu près infructueux tous les effortes faits pour extirper le mal.1) 3. La sommersione autunnale ed invernale nelle rarissime situazioni in cui tale pratica è economicamente possibile, in cui il terreno ne troppo permeabile, ne troppo compatto permetta, senza il pericolo derivante in quest'ultimo caso dal prolungato l'intaglio, la costante permanenza dell!acqua sulla superficie coltivata a vrgna per una durata che può variare dai 50 ai 75 giorni e per utf altezza non inferiore ai 40 o 50 centimetri, è una pratica eccellente la cui efficàcia per conservane la vite europea nei terreni infestati dalla fillossera è oggidì da tutti riconosciuta e da nessuno più contestata. La sua applicazione, ancorché ripetuta pel corso di parecchi anni ■ consecutivi, non vale però a distrùggere tutte le fillossere esistenti nella vigna sommersa, perchè anche in tali situazioni privilegiate, l'acqua non riesce ---1 iwW R.t ol!s itóbrU li ■ .-,.- .■ ...... *) Continuazione. V. N. 2, 3, 4 e 5 a. c. ') 1877 Tomo II. pag. 102. a cacciare tutte le bollicine d'aria che sono imprigionate nel suolo, e le poche fillossere che si trovano circondate da tali bollicine non rimangono asfissiate. Lo stesso signor Faucon, il celebrato inventore di tale spediente colturale antifillosserico, annunziava all' Accademia delle Scienze, con una sincerità che altamente l'onora, di aver riconosciuto alla fine di Maggio e al principio di Luglio dell'anno passato (1879) nelle sue vigne del Mas de Fabre presso Graveson. quantunque sommerse l'autunno precedente per 50 giorni consecutivi, la presenza di un piccolo numero di insetti apteri, e ne traeva savia conclusione che il trattamento il più energico lascia sempre sopravvivere alcune fillossere. 4. Il trattamento reiterato col solfuro di carbonio a piccole dosi, detto volgarmente trattamento colturale, purché ripetuto annualmente e purché adoperato fin dal principio del male e colla più grande energia '), difende efficacemente la vite nei suoli profondi sufficientemente freschi e favorevoli ad una vegetazione vigorosa"1), e però affatto insufficiente nei suoli leggieri calcari e sottili3). Abbondanti concimazioni sono sempre necessaria per assicurare la rigenerazione della vite e completare il trattamento del solfuro di carbonio '). La spesa di tale trattamento ascende da fr. 250 a 400 per ettaro senza concimazione5) e da 700 a 720 compreso ;la concimazione.6) 5. I 'solfocarbonati alcalini, la cui efficacia insetticida dipende dal solfuro di carbonio che si svolge lentamente durante la loro decomposizione nel suolo, esigendo una,quantità minima di 150 metri cubi d'acqua p'er ettaro r). sono di un'applicazione ancor più diffìcile, più dispendiosa e quindi più ristretta del trattamento col solfuro q»VJ -i«Lsi .iiltt «ninolwiM sb óiorVI dietro l'altare, vollero trono con baldacchino, e perciò fu tutto abbattuto e disperso, ed alzato un barroco altarone, al di sopra del quale facevano sempre capolino (ed io le rammento benissimo) certe figure dell'abside medioevale. Ed anche questo fu quarant'anni or sono abbattuto per cedere il luogo all'abside attuale, all'altare contro tutte le regole dell'arte, della liturgia e dell'igiene posto tra due usci che necessariamente devono spesso aprirsi, e a un presbiterio albeggiante I' atrio di una sala da ballo. Così,' come è ora ridotto, il mio brutto San Giusto è però sempre un curioso edilìzio composto di varie parti, che singolamente osservate sono degne di ammirazione e di studio. Lo paragonerei ad un vecchio libro tarlato e in parte roso dai sorci che per varie vicende da uno stipo di casa romana ò caduto tra gli scaffali di un monaco, e da ultimo nella bottega di un rigattiere. Qua un brano di pergamena arida pomice expolitmu; là una mano di bianco data da un monaco ignorante su di un' ode di Orazio per iscriverci sopra la cronaca del convento o un esorcismo contro i vermini e le talpe, e lunghe liste di guardiani e vicari oltre alle quali spuntano gli occhi a mandola antigiottesca su di un fondo opalino; da ultimo gli appunti del rigattiere. San Giusto è insomma un esemplare di vari stili: basilicale romano, basilicale bizantino, gotico e babilonese moderno, ((ioni,) P. T. USTO tizie Siamo, dispiacenti di non. poter pubblicare subito in questo numero, una lettera assai interessante, arrivataci in ritardo, siili'Istituto di Credito fondiario provinciale. Intanto informiamo i lettori che la Direzione dell'Istituto tenne già due sedute nellè quali prese deliberazioni di grave importanza. Tra altre,, s,opra .39 domande per concessione di mutui ne respinse 29 per irregolarità e insufficienza di ipoteca; ne restituì 9 per rinnovazione di stima a mezzo di uno ;dei periti, indicati al pubblico mediante le Pode.starie ;ne accolse una per unì 1500 sopra una Dopo l'ultima seduta furono presentate altre 19 istanze per mutui. La Giunta provinciale ha nominato a suo commissario presso l'Istituto a sènsi del § 7 della legge dell'Imparo 24' Aprile" 1874.- V assessore provinciale i Avvocato Dr. Giovanili Canciani. Fu ottenuta la quotazione delle lettere di pegno alle boTse di Vienna -e di Trieste. Nel 'prossimo limiterò', daremo le piti detta- v i • ww Si» ___ L'Osservatore Instino del 1 e del 2 con-., N.ri 48 e 49, porta la Notificazione della I. R. Commissione provinciale per la regolazione dell' imposta fondiaria, d:d. 28 febbraio 1881. con la quale m rendono avvertiti i proprietarj di fondi che col giói-no 1. marzo nel tèrmine di 45 giorni, viene aperto V adito ai jeclami contro la tariffa di classificazione, la quale si trova inserita nello stesso ./.io',il ofw'J ib tiU^oqrT AlfITKlOOIAO foglio ufficiale, per le tre provincie di Trieste, Gorizia ed Istria ; con l'aggiunta del prospetto delle somme principali della rendita netta risultanti per cadauna delle dette provincie ed ogni singolo comune. Il Ministero sta disponendo per l'acquisto di pali iniettatoli e per un deposito di solfuro di carbonio per la nostra provincia. ZB±"bl±og-ra,fia. Crestomazia italiana ortofonica (Prosa) compilata dal Dottore Aristide Baragiola, prof, di lingua italiana all'Università di Strasburgo. — Strasburgo, C. I. Trubner 1881, 8. di pag. XXIV, 491. Il libro è fatto veramente per i tedeschi. Gioverà non di meno a più d'uno tra noi, e per chiunque poi senta un po' d'amore ed un pochino di quella nobile gelosia per la letteratura e lingua nostra non tarderà ad esser graditissimo. Sì, affrettiamoci a dire, esso è delle utilissime pubblicazioni del giorno, e noi in coscienza e per più ragioni dobbiamo essere riconoscenti all'esimio compilatore. Lo scopo primo di questa raccolta — come ben appare dal titolo—si è l'ortofonia, la retta pronunzia italiana. Ecco dunque cosa utilissima anche per noi, come dicevo, chè con semplice esercizio di lettura riusciremo a sbandire, senza la menoma fatica, tutti quei difetti di pronuncia, infusici dalla pratica del dialetto, tanto brutti in udire e che più d'una volta ne rendono restii a parlare in lingua. L'illustre Baragiola, senza punto toccare la questione sulla pronunzia da preferirsi, accetta in massima — come avverte nell'introduzione —- la toscana, om-mettendone peraltro i gravi difetti. Il sistema grafico adottato è semplicissimo. Con due soli segni, V acuto ed il grave sovrapposti alle singole vocali, distingue l'accento fonico dall'accento tonico delle parole, il valore della vocale se chiusa od aperta, come pure con altri segni sopposti alle sibillanti dentali s e z il suono dolce od aspro delle medesime. Questo della pronunzia, come ho detto, è lo scopo principale del libro ; ma ben altri i pregi ed i vantaggi che esso asconde sotto il modesto titolo di Crestomazia. Il Baragiola, unico forse tra i compositori di tali libri, avvertì benissimo che per apprendere perfettamente la lingua d'un popolo è mestieri non solo mandar a mente paragrafi di grammatica, filze di vocaboli e tradurre insulse proposizioni o rotti brani per esercizio di pratica; ma sì più tosto viver cou esso popolo, se non realmente almeno in ispirito, vale a dire «considerare — come egli stesso nota — la natura che lo circonda e lo ispira, gli usi e costumi che lo legano ad altri popoli o ne lo disgiungono, le peculiarità che lo caratterizzano, i casi che lo preoccupano, i suoi desideij, le sue aspirazioni, breve indagare i suoi affetti che egli esprime o sfoga per mezzo della sua lingua, e dei quali questa è improntata." Epperò — ben diversamente che non fecero gli altri — procede l'autore nella scelta dei brani più da principio storico che da stilistico, nè anzi si fa scrupolo di sagrificare alcuna j volta questo a quello. Quindi, tutt'altro che aver ag-CAPO DISTRI A Tipografia di Carlo Priora. glomerati a casaccio quei luoghi soliti che occorrono in tutte le antologie od i primi additatigli dalla cortesia dei letterati che lo giovarono, procurò con accurato studio, che possibilmente nulla fosse ommesso, che valesse, per un verso o per altro, ad illustrare i singoli paesi della penisola. E qui non so restarmi dal mostrare — benché forse taluno stimerà debolezza — l'intima e profonda compiacenza che m'ebbi scorgendo come 1' egregio, e però simpaticissimo compilatore non abbia voluto dimenticare la nostra povera provincia. Un lungo ed interessante articolo sulla flora e la fauna dell'Istria., opera d'uno degli ingegni nostri più distinti, non che un saggio del dialetto triestino del chiar. sig. Odoardo Weis, porti così dinanzi agli occhi degli stranieri, gioveranno — se dio vuole — a dissipare certe false idee ed a persuadere finalmente anch' essi sulle condizioni della nostra provincia e sul linguaggio nostro. Quanto alla disposizione del libro noterò soltanto ciò che segue, riserbandomi di dire altrove più distesamente. Tutta la materia è distinta in tre parti: La prima di queste, che è pur la maggiore, comprende i brani di lingua letteraria antica e moderna, ordinati per soggetto con sistema nuovo affatto e contrassegnati i moderni (per lo più di autori viventi) dagli antichi, posti a piè di pagina, con carattere di stampa diverso. Formano la seconda parte alcuni saggi di lingua parlata toscana della gente civile, tratti i più dai Dialoghi del Franceschi. L'ultima poi occupa la versione della novella IX, giornata I del Decameron in tutti i dia-detti principali d'Italia, con rispettiva traduzione letterale interlineata, e segnate tutto -- trarrne qualche piccolo cambiamento — giusta la grafia dell'Ascoli, della quale anzi premette una breve spiegazione. A capo d'ogni brano delle due prime parti sono riferiti i nomi dei singoli autori coli'epoca di loro nascita e morte, l'opera da che il detto brano fu scelto e l'edizione della medesima. Il più è tratto da autori viventi, siccome avvertii, nè ciò veramente senza ottima e giustissima ragione: di Dante, di Machiavelli, dei Villani e via discorrendo chi più chi meno, gli stranieri ne sapevano già tutti qualcosa; era dunque uopo mostrar loro che queste non sono le sole nostre glorie, ma che anche dell'odierno lavorio letterario non abbiamo niente da vergognarcene. Vorrei ricordare ancora alcuni tra' migliori capitoli riprodotti in quest'opera; dire alcunché del modo di disposizione, per cui — cosa utilissima a mio parere — quasi in parallelo a ciascun capitolo di autore moderno sta di ricontro altro d'identico argomento tratto da opere più antiche, ed accennare anche del gusto squisitissimo, tutt'altro che pedantesco, della scelta; se non che m'accorgo ormai d'essermi dilungato anche troppo più che non consenta il breve spazio di questo giornale. Nondimeno piacemi avvertire ancora, come tra breve s'avrà un secondo volume di questa Crestomazia, La Poesia, per cui l'illustre Baragiola attende ora a completare il materiale. A complemento poi di tutta la raccolta ci promette un terzo volume, che tratterà dei dialetti principali, ed anzi annunzia per gentilissima lettera, che aggradirà volentieri opere sien di prosa o di poesia, che possino servire allo scopo. (V) Nicolò de Madonizza edit. redat. responsabile.