SAGGIO D 1 TOPOGRAFIA STATISTICO-MEDICA DELLA PROVINCIA DI BRESCIA AGGIUNTEVI LE NOTIZIE STORICO-STATISTICHE SUL CHOLEIU EPIDEMICO CUE LA DESOLU NELL ANNO M.DCCC.XXXVI DELL I. B. MEDICO PBOVIKCUIE W. MENIS VOLUME II. BRESCIA TIPOGRAFIA DELLA MINERVA M. DCCC. XXXVII. i SAß©!© DI TOPOGRAFIA STATISTICO-MEDICA SPECIALE DELLA CITTÀ DI BRESCIA ---------==«a-ü=-------- VOLUME II.0 = PARTE I* PROEMIO Jua Provincia di Brescia riguardata in tutta la sua estensione risulta nei rapporti fisici e morali sì varia ed interessante, che vorrebbe essere partitamente descritta e fatta conoscere. Ma per poter ciò mandare a compimento nel modo più conveniente e consono al soggetto, richiederebbesi un'influita di studj, di ricerche e d'investigazioni, alle quali io non ho potuto applicarmi. Ommetto perciò qualsiasi parziale ragguaglio dei paesi sparsi per la provincia, e fo scopo unicamente la città delle mie speciali considerazioni. Di quest'antica capitale dei Cenomani che a niun' altra d'Italia è seconda per i tanti pregi che l'adornano, io prenderò in disamina quegli attributi esteriori, i quali spiegando la loro influenza sulla vitale condizione degli abitauli, imprimono in essi sotto le forme più leggiadre e svelte quel carattere franco, leale e vivace che fa maggiormente apprezzare dallo straniero il soggiorno d' una città veramente italiana in singoiar maniera abbellita dal sorriso di natura. DELLA CITTÀ —ooo— CAPO I. CoDsiderazioni generali intorno a Brescia ed al suo clima. Art. ,.° Notizie storico-generiche. centro dejla Provincia che ha soggetta, e precisamente nel mezzo della parte pedemontana, alle falde d'un colle, s'erge quasi regina la città di Brenno. Fiancheggiata da gioconde colline e protetta da elevate montagne dalla parte di settentrione, ha di fronte una vasta pianura che si perde nella gran valle Lombarda. L'origine di questa città si confonde nella caligine de' tempi. Fu anticamente la capitale dei Galli Cenomani, e non senza fondamento si può credere che sia stata da essi edificata. S' oppose sul bel principio all' ingrandimento del popolo Romano confederandosi agli altri popoli venuti dalle Gallie che te-neano la parte settentrionale d'Italia conosciuta col nome di Gallia Cisalpina. Strinse poi lega cogli stessi Romani, 8 per far la guerra agi' Insubri confratelli dei Cenomani; prestò loro soccorsi contro Annibale, e in fine divenne suddita del gran colosso che eguagliava ad una medesima sorte tanto i nemici che gli amici suoi. Sotto i Romani fu Brescia ornata di stupendi edificj. Ne fanno fede gli avanzi ben riconoscibili tuttora del grandioso acquedotto, che cominciato sotto Augusto e terminato da Tiberio porta-vaie T acqua dalla prossima valle Trompia, non che le reliquie di recente scoperte del magnifico tempio in marmo dedicato all'imperatore Vespasiano, cui decorava la bella statua in bronzo della Vittoria alata, che certamente fu da poche altre dell' antichità superata per eccellenza di lavoro. Caduto il romano impero venne Brescia in potere dei Goti, che la ristorarono dei danni cagionatile dagli Unni sotto Attila; riconobbe per qualche tempo l'autorità dei greci imperatori, ai quali fu'tolta dai Longobardi che l'arricchirono di alcune chiese che Indora sussistono. Distrutti i Longobardi da Carlo Magno rimase in soggezione dei Franchi che diedero il nome della loro patria ad una porzione delle più ragguardevoli del suo territorio, la Francia corta. Nel secolo XII si rimise in libertà dopo aver riconosciuta per due secoli la primazia degli imperatóri di Allemagne. Formò parte della lega Lombarda contro Federico Barbarossa, e si distinse col suo valore fra tutti i collegali nella congiura di Ponlida. Sciolta la lega si diede in preda alle fazioni interne come tutte le città che si reggevano a comune. Fu grandemente travagliata dalle fazioni Guelfa e Ghibellina, che la diedero in mano prima ad Ezzelino, e poscia ad Enrico VII che" barbaramente désentoila. Fu dagli stessi Guelfi data in balìa agli Scaligeri signori di Verona, i quali furono costretti cederla ai Visconti signori di Milano nel i33g. Si sottrasse al domi- 9 tiio di questi dopo un secolo circa per darsi in potere dei Veneziani, che la fecero occupare dal generale Carmagnola che guerreggiava per essi contro i Visconti. Sostenne nel 1438 il famoso assedio di Nicolò Piccinino generale di Filippo Maria Visconti, ma non mancò alla fede data alla Veneta Repubblica. Dopo oltantatre anni il pacifico domiuio dei Veneti sui Bresciani fu interrotto dalla calata dei Francesi in Italia in conseguenza della lega di Cambrai. Venne Brescia occupala dalle loro armi , ma la tracotanza francese irritò talmente i suoi abitanti, che fece nascere la congiura di Luigi Avogadro, a cui si unirono i cittadini più illustri per ridonare la città al veneto Leone. Ma questa falli nel suo in- • tento. La città fu ripresa da Gastone di Foix nel i5i2 per la parte del castello. Sette continui giorni di saccheggio furono il premio concesso ai guerrieri lascivi, avari e sitibondi di sangue che accompaguavano quel prode capitano. Stette per quattro anni dopo uu fatto s*i atroce in balia degli Spaguuoli, e nel i5i6 tornò alla dipendenza dei Veneziani, per non soffrir ulteriori molestie fino al 1797. Dal 18 marzo di quest'anno fino al novembre ebbe un governo democratico esaltato; fu quindi aggregala alla Repubblica Cisalpina; soggiacque per i3 mesial dominio dell'Austria; nel 1802 fu unita alla Repubblica Italiana e nel i8o5 entrò a far parte del Regno d'Italia come Capoluogo del Dipartimento del Mella. Nel giorno 28 aprile 1814 accolse trionfanti entro le sue mura nuovamente gli Austriaci, i quali per il trattato di pace del 1815 hanno continuato e continuano a governarla sotto i più felici auspicj. Nella successione dei tempi e delle vicende, cui andò soggetta dalla caduta dell'impero romano iu poi, Brescia IO subì grandi cangiamenti nella sua materiale forma. 11 primo e più segnalato quello si fu certamente che cagio-nolle l'Unnica procella, e l'invasione dei barbari che distrussero in essa i monumenti della grandezza romana. Pare che si possa tener per fermo che innanzi ad una tale catastrofe avesse una maggior estensione dalla parte di nordest, ed occupasse le falde dei colli che s'innalzano poco oltre le sue mura da quel lato. Venne essa dilatata ed accresciuta sotto 1' impero dei Francesi succeduti ai Longobardi dal lato di ponente, comprendendovi nel recinto delle sue mura le borgate che si erano formate durante il governo dei Goti. Intorno alla prima metà del secolo XIII ottenne la dimensione che ha anche al presente. Le attuali sue mura furono ristnuratc nel 1467. Sotto i Visconti si rese forte il suo castello, s'innalzarono nel suo seno delle rocche e delle mura. La torre della Palata è forse una reliquia dello spirito guerriero di que'duchi. I miglioramenti che furono fatti in questa città, e che le diedero T aspello e la forma che conserva tuttora, sono da riferirsi al lungo periodo di tempo che stette soggetta ai Veneziani. I più splendidi suoi edificj sì pubblici che privali, le sue piazze, le sue chiese più vistose ricordano una tal epoca. Fu roviuata in una sua parte nel 1769 per lo scoppio d'una polveriera , ma risorse più bella dalle sue rovine. II sito in cui venne fondata Brescia, non poteva essere scelto con più fino accorgimento e con viste migliori, se si riguardi all'amenità del clima, alla salubrità dell'aria, alla bellezza dei contorni ed alla facilità delle comunicazioni con tutto il paese soggetto. Nei rapporti poi della tattica e delle strategiche operazioni che erano in uso nei passati tempi, non poteva essere più opportunamente col- 11 locata. Infatti il colle Cidneo compreso entro il recinto delle sue mura era per questa città un baluardo insuperabile, e con ragione il forte sopra erettovi veniva denominato il Falcone dell'Italia. Ma l'invenzione dell'artiglieria che tenne dietro alla scoperta della polvere marziale, ha reso questo Falcone meno formidabile sì, che perdette a poco a poco ogni credilo, e cadde alla perfine in un totale obblìo. Prima che venisse in balìa de' Veneziani era Brescia una città molto più popolata e fiorente di commercio e d' industria di quello che fosse sotto il loro dominio, e di quello che sia anche al presente. Molte cause contribuirono a farla decadere da quello stato di prosperità, e da quella florida condizione che offriva nel tempo, in cui I' imperator Enrico ebbe sul conto di lei ad esclamar enfatico: Profeclo liceo Brixia non est civitas_, sed regnimi. Le principali deggiono ascriversi alle guerre, agli assedj ed alle devastazioni ch'ebbe sì di frequente a soffrire, alle carestie ed alle frequenti pestilenze che la disertavano, ai vizj d' un' amministrazione che con imposte ed eccessivi dazj e balzelli ne tarpava le ali all' industria e diseccava le fonti al commercio, all' indolenza del governo che colle lungagini e colle venalità giudiziarie favoriva i liligj, accendeva le discordie e tollerava le prepotenze. La corruzione de' magistrati diede 1' ultimo tracollo all'industria ed al commercio; la peste del i63o fu la più fatale alla sua popolazione. ra Articolo i." Costituzione del suolo che sovrasta alla città dalla parte del nord. Prima di ragionare sulle particolarità di questa per le molte sue prerogative famigerata città, reputo conveniente di trattenermi alquanto col mio discorso sui suoi contorni, onde si possano ne'più estesi rapporti dedurre le qualità del suo clima e le modificazioni cui va soggetto, sicché meglio risaltino le condizioni di quel primario elemento della vita che tanta influenza spiega sul fisico e sul morale degli abitanti. E primieramente importa che siano presi in considerazione i monti che s'innalzano al nord-est della città. Sono questi una diramazione delle più alte montagne che si frammettono alle due valli Trompia e Sabbia, le quali declinando assumono diverse configurazioni , e formano seni più o meno vasti, comprendendo vallette subalterne. Percorrono due linee, 1' una al nord e l'altra al nord-est, e vengono a congiungersi, o a meglio dire, hanno fine nel punto in cui sorge Brescia. La linea rivolta al nord è segnata dalle coste di Sani'Eusebio, dal monte Dragone, dai monti di Caino e Nave, dal monte Pa-losso e dalla Coslalunga di Mompiano. L'altra dai monti di Serie, Nuvolcra, Bollicino, San Gallo e quello infine della Maddalena, al quale si unisce la Coslalunga di Mompiano. L'elevatezza di questi monti non è paragonabile a quella dei monti superiori dai quali derivano. Sono essi in parte dirupati e scoscesi, nudi di vegetazione nelle giogaje , nelle macchie e nei seni sparsi di selve d' arbusti e di piante d'alto fusto. Sono formati da un impasto cai- l3 rare stratificato, ed anche disposto in massi, die in alcune località lavorasi con molto vantaggio ad uso di marmo, ricevendo una bella pulitura cui molto giova il suo colore bianchiccio più o meno variato, non mancandovi pure una specie di marmo rosso sotto forma di mandoluto. Tutti i marmi di che sono decorati i templi della città e dei paesi della provincia, non che le case dei particolari furono tratti dalle nude pendici di Rezzato, Virle e Botticino, occupandosi una gran parte di quegli abitanti in siffatti lavori che presentano ad essi sorgente inesauribile di lucro per le continue ricerche che si fanno di quelli non tanto dai nazionali quanto dagli esteri. Tratto tratto l'impasto calcare di cui è formata la tessitura degli indicati monti, è intersecato da Dolomite compatta e farinosa che serve a diversi usi economici. Vi si trovano inoltre sparsi degli strati di silice sotto differenti forme da poter figurare in alcune località i più fini diaspri ed agate bellissime, mentre in altre si presenta sotto forma globulare e geodica, nel cui interno riscontransi ben di sovente nuclei calcarei. Frequenti pure si offrono i petrefatti organici, fra i quali più ovvia si presenta Y ammonite ferruginosa e talvolta gigantesca, di cui si è perduto il tipo vivente, comecché qualche naturalista abbia preteso d'averlo rinvenuto microscopico nelle acque del mare. Grandemente scarseggia la terra vegetabile e suolo opportuno alla coltivazione de' cereali in tutti i monti compresi entro le due linee accennate, e se si prescinda dai seni e dalle convalli che s'intramezzano smaltate di verdura e inselvate, le spalle ed i pendenti clivi presentano di tratto in tratto nuda roccia e scoscesi dirupi, ed è ben raro che si vedano coronate da vegetabili le più elevate loro cime. Tale è la costituzione del suolo che a settentrione della città e più verso levante s'estende per un trailo di ben <|uindici miglia. Più olire i monti vanno gradatamente sempre più innalzandosi, e dopo aver subito una notabile divaricazione nel sito in cui si apre la valle di Prosegue, che è formata a guisa di conca rivestita d'una rigogliosa vegetazione, si riuniscono in un gruppo ben distinto che si prolunga superiormente fra le due valli Trompia e Sabbia per congiungersi in fine al monte Maniva, uno dei più alti della provincia, che il limite segna delle suddette valli, nonché della valle Camonica appartenente alla provincia di Bergamo. La valle Trompia che si prolunga per ben 4oooo metri in linea retta al nord di Brescia, è alla destra del fiume Molla, che la percorre in tutta la sua lunghezza, fiancheggiata da una catena di monti che sono i più elevati dell'acrocoro bresciano. I più notabili fra questi hannosi nella parte superiore il giogo delle Colombine ed il Muffclto, e inferiormente il monte Guglielmo il quale, distendendosi al nord-ovest di Gardone, confina col lago d'Iseo da una parte e colla valle Camonica dall' altra. Al dissolto di Gardone i monti clic guardano a destra l'anzidetto fiume vanno a poco a poco decrescendo e piegando sempre più ad occidente, finché si conformano in una catena alquanto elevata, la quale progredisce verso il lago d'Iseo e circoscrive da'due lati quella parte della provincia, generalmente conosciuta sotto il nome di Francia corta, la quale è ovunque intersecata da amenissime colline e da ridenti poggi che altro non sono se non una derivazione de'circc-stanti monti. Al nord-ovest della città il suolo si prosenta disteso in una pianura dilettevole che a mano a mano ri-stringesi fino all' imboccatura della valle Trompia a sei miglia sopra Brescia, perdendosi inferiormente nel vasto piano che costituisce la parte bassa del territorio bresciano. Articolo 3.° i5 Colline che circondano la città. Le più basse pendici della catena montuosa che termina al nord-est della città, rappresentano le colline che più da presso la fronteggiano da quel lato, procacciandole tale amenità da non potersi rinvenire la maggiore in altri siti del territorio. Sorgono queste in forma pittoresca oltre le sue mura, ed in due linee si distendono a levante ed al nord, toccando il villaggio di S. Eufemia nella prima direzione e Mompiano nella seconda, di guisa che presentano un vero incantesimo a quelli che quivi si recano la prima volta a contemplarle. Le villette graziose onde sono qua e là sparse, i casini di bella forma, i vigneti e i ben disposti giardini che servono a delizia e sollievo de'cittadini, nonché i boschetti che ombrosi s'innalzano frammezzo alla culla natura, offrono all' occhio uno spettacolo dei più graditi ed attraenti. E questo si fa più singolare per l'effetto del contrasto frapposto della vicina prospettiva dei monti ai quali s' addossano, scoprendo questi spesso le elevate loro spalle sterili e nude, e conformate a balze scoscese colle cime coronate da rupi. Un' altra serie di colline, non meno deliziose per naturali vaghezze, s'innalzano a nord-ovest della città. Sono queste un decrescente prolungamento delle montagne che hanno origine dalla valle Trompia, e si ripiegano all' ovest verso il lago d'Iseo. Varia ollremodo è la conformazione di queste, ora mostrandosi solitarie, ora aggruppate, ora per gran tratti sterili e nude, ora coperte da bei vigneti e da boschi; spesso distendonsi in ampie falde erbose e talvolta elevansi dirupate e a precipizio; racchiudono di fre- i G quente le pi li amene Vallette) e spesso formano chiostre d'ammirabile gaiezza. I pregi che distinguono il villaggio di Col-lebeato, sono intieramente dovuti alla disposizione e forma delle colline fra le quali è situato, e quello di Ccllatica sì celebre p e' suoi vini deve ogni sua prerogativa ai colli che lo circondano. Né solamente all'occhio offrono esse uno spettacolo gradito. Interessantissimi sono i minerali che racchiudono nelle loro viscere. Senza parlare delle differenti specie che appartengono principalmente al genere silice, qual sarebbe Vagata diatprina di S. Emiliano, della calcare diasprina e delle dendriti di Collebcato, delle calcedonio e dei diaspri rossi e gialli di Collebeato e Concesio, dell' oolite migliare, dei cristalli solitarj di quarzo e de' legni fossili significati, mi basterà di notare la recente scoperta di una specie di marna calcare che può benissimo surrogarsi pegli usi litografici a quella che si trae da Papcnheim nella Baviera. Sì questa che l'altra serie di colline, che abbelliscono più dappresso la città, presentano ovunque nell' impasto calcare che n' è il primitivo costituente frequenti petrefatti organici, fra quali i piii ovvj sono Y ammonite calcarea e ferruginosa, le lerebratole, le lumachelle di color verdognolo composte di testacei, zoofiti e molluschi uniti con cemento di petroselce ecc. Articolo 4-° Qualità fisiche del suolo che si distende dall'est all'ovest dinanzi alla città. Sorge la città di Brescia nel sito in cui tanto le montagne che le colline si confondono colla pianura. Questa forma la parte meridionale della provincia e si presenta >7 con bell'aspetto da levante a ponente dinanzi ad essa, segnando il principio della valle Lombarda al di qua del Mincio. Per un lungo tratto il suolo con dolce declivio si distende dal nord al mezzodì, mantenendo per tal modo un libero e spedito corso alle acque che discendono dai monti. Da qui ne viene che nei contorni della città per più miglia di circuito non si osservano acque di lento corso e molto meno terreni sortuinosi e paludosi. 11 suolo può riguardarsi tutto di natura alluvionale ; è costituito in gran parte da terre argillose, calcaree o arenose insieme combinate in una proporzione tale da renderlo pastoso, leggiero, facilmente friabile, e molto acconcio alla vegetazione delle piante. A poca profondità s' incontrano degli strati d'arena frammista a ciottoli calcarei, silicei e spesso di natura granitica schistosa od altro. Le acque di sorgente rinvengonsi ad una profondità maggiore o minore secondo che i bauebi d'arena s'internano più o meno nelle viscere della terra. In alcune località, egualmente che dentro le mura della città, presentano i pozzi nel riguardo della profondità le maggiori differenze. Iti alcuni siti non hanno più di cinque o sei metri di altezza, e questi sono i più frequenti ; ma in altri si profondano fin oltre ì quindici metri'. A fronte del pendìo che offre il suolo per alcune miglia verso mezzodì, vieue esso ovunque assoggettato all'irrigazione. Questa per altro non ha luogo nei campi più prossimi alla città che nella stagione estiva, né vengonvi coltivati prati a marcita o risaie. La superGcic della campagna, veduta dalle parti elevate, si scopre ovunque coperta da alte piante disposte in lunghe ed ordinate file, che tramezzano i campi coltivabili, e sorgono rigogliose sulle ripe de' fossati in cui si fanno scorrere in tutti i sensi le acijue per gli usi dell' agricoltura. Di mano in mano che vennero i8 a diminuirsi i Loschi sulle montagne si procurò di supplire ad un tal difetto, mettendo a profitto le ripe dei campi, i ruderi ed i terreni non suscettibili d'altra coltivazione col farvi piantagioni di alberi d' alto fusto, i quali crescendo e moltiplicandosi con prontezza servono come ordinario combustibile nelle case e s'adoperano a tener attivati molti opificj, e in particolare le filande da seta. Alla distanza di dieci o dodici miglia da Brescia dal sud piegando al sud-ovest il suolo subisce una notabile depressione la quale principiando fra Ghcdi e Montechiaro si estende a gran parte del distretto di Bagnolo, ed è pur segnalata in una parte dei distretti di Leno, Verolanuova, Orzinuovi e Ospitaletto, e termina verso il fiume Oglio, tantoché si può riconoscere distintamente la pendenza della pianura bresciana dal nord-est al sud-ovest. Nei siti ove T abbassamento è più notabile le acque presentano un corso meno rapido, e si fanno talvolta lentissime e stagnanti per tratti più o meno estesi. Quivi l'influenza del suolo si spiega in un modo nocivo sulla salute degli abitanti per causa delle mefìtiche esalazioni che tramanda in molle località, le quali o sono del tutto abbandonate a guisa di palude, o vengono coltivate a risaja ed a marcita, unico genere di coltivazione dal quale l'industria possa trarre qualche profitto se riesce a praticarlo. Questa circostanza dovea esser ricordata nella topografia speciale della città per quelle modificazioni che può subire il suo clima ne' più estesi rapporti col suolo che la circonda. «9 Articolo 5.° Clima di Brcsciaj cause die lo modificano. Dalle cose Gn qui esposte non riesce difficile il determinare l'indole e la natura del clima di questa città. Situata in un punto nel quale è liberamente signoreggiata dai venti del sud, sud-est e dell'ovest, essendo riparata dal soffio del nord-est, ed esposta all'influenza del nord, deve essere sottoposta a continue e repentine variazioni. Devono queste dipendere in particular modo dalla preponderante azione dell' aria superiore clic incessantemente respinge l'inferiore, aprendosi la via fra i seni delle montagne, e singolarmente per la valle Trompia, il cui sbocco sta in linea retta col nord della città. L'attività e l'influenza dell' aria di tramontana può di leggeri desumersi dalla conformazione e dalla dilezione delle slesse montagne, le quali se colle loro ripiegature vagliono a rintuzzarne l'impeto e la gagliardia non bastauo ad attenuarne gli effetti. E di fatti sì temuta l'influenza di quest' aria dagli stessi cittadini , che gran parte degli sconcerti nella loro salute vengono ascritti ad una tal causa. Né certamente ponno a lungo trattenersi in questa città queglino che sono abituati alle arie di altre città Lombarde, come sarebbe di Milano, Cremona, Mantova ecc. senza pagare il tributo a questo clima con qualche incomodo di maggiore o minore entità, e taluno vi lascierebbe la vita se non si determinasse a mutar in tempo il suo soggiorno. In qualità di Medico provinciale mi è occorso soventi volle di sottoporre a medica ispezione degl'individui che per causa d'impiego trovandosi qui stazionati da un tempo più o meno lungo, 30 erano a poco a poco divenuti bersaglio di malattie elio prima non provavano, ed ho perciò potuto convincermi della noccnte influenza di quest'aria in molti, e soprattutto in quelli che erano stati acclimatizzati sotto un ciclo di natura differente e che per organiche viziature, per primigenia o acquisita lassezza dei visceri toracici erano mal predisposti nel loro fisico. Avvien talvolta che i venti sciroccali od australi spirando in questa plaga per molti giorni di seguito, divengono cagione di tulti quegli incomodi che sono inseparabili dall'azione protratta da tali venti. Ove succeda ad essi tutto ad un tratto il soffio del vento di settentrione, subentra il predominio d'un'aria secca, rigida ed elastica, a quella di opposta natura che vi recavano i venti meridionali. Un passaggio sì repentino e rapido suol essere causa delle più notabili alterazioni morbose cui vanno soggetti questi abitanti. E invero l'epidemie si manifestano più di frequente dietro una tale vicenda atmosferica, e la primavera non che l'autunno ne' suoi primordj sono molto favorevoli al loro sviluppo, ma in particola!' modo la prima in cui la condizione e lo stato dell'aria è sottoposto alle più segnalate variazioni. Il rimanente dell'anno trascorre generalmente con una certa regolarità, e benché frequenti nell'estate succedano le mutazioni atmosferiche per causa delle meteore e dei temporali, pure le vicende eslive essendo di breve durata né spiegando un' azione molto estesa ben di rado o non mai influiscono in modo nocivo sullo stato sanitario della popolazione. 21 CAPO li. Acque potabili. Articolo i.* Sorgente eli Mompiano. J_/opo aver discorso di quelle cause generali che stabiliscono il clima di Brescia e disvelano le qualità e la natura dell' aria, ragion vuole che io prenda a considerare l'acqua che serve ad uno dei primarj bisogni della vita, e si presenta dopo l'aria qual elemento essenzialis-simo al ben essere delle popolazioni. Sotto questo rapporto si può dire che questa città sia stata in particular modo favorita dalla natura. Discosto due miglia dalle mura di Brescia nel villaggio di Mompiano, alle falde di un colle selvoso zampilla per sette polle dalla viva rupe un' acqua limpidissima e fresca, la quale raccogliesi prima in una conca solitaria bastantemente spaziosa in forma di pelaghetto, e quindi per un canale appositamente costruito scorre indivisa fin dentro le mura della città. Con beli' artifizio vien quivi riparlila in una serie indefinita di canali che la portano ad alimentare le numerose fontane di pubblica e privala ragione. La quantità d' acqua che Brescia giornalmente riceve dalla sorgente di Mompiano potrebbe comodamente supplire ai bisogni d'una più numerosa popolazione. Durante la siccità dell'inverno del 1832-33 si osservò come la superficie del pelaghetto, in cui da prima raccogliesi I' acqua 22 che scaturisce dalle sette polle, ebbe ad abbassarsi fino al punto infimo del misuratore che sorge in mezzo ad esso; la qual cosa non ebbe mai, per le memorie che si hauno, ad avverarsi in altri tempi. Ma a fronte di tale scarsezza emerse dai computi di una commissione di persone intelligenti ed accurate espressamente inslituita dall'autorità municipale, che ad ogni ora entravano in città più di 9.6355 zerle d'acqua, pari a metri cubici i32o. 88. L'acqua di Mompiano può riguardarsi fra le più pure che si trovino in natura, e nel tempo stesso delle più grate al palato attesa la grande quantità d'aria atmosferica e di acido carbonico, che vi è combinata; è inoltre eli facile e pronta digestione in grazia della magnesia che tiene in dissoluzione. Articolo 2." Natura dell' acqua di Mompiano e sua riputazione. L'analisi chimica che fu non ha guari iustituita dal capo speziale di questo spedai maggiore in compagina del professore di fisica neu' I. R. Liceo, ha fatto conoscere come quest'acqua sia composta dei seguenti principj: Fluidi elastici. i.° Aria atmosferica. i.° Gas acido carbonico in molta quantità. Sostanze fisse. i." Bicarbonato di magnesia, i." Idem di calce. 3." Idro-clorato di magnesia. 4-" Acido silicico. 5." Sostanza vege-to-animalc, in quantità appena percettibile. Questi principj trovausi «ella proporzione complessiva di un giano per ogni libbra medica di acqua. In quanta considerazione si avesse 1' acqua di Mompiano fino dai primi tempi in cui venne surrogata all'acqua che si derivava dalla vai Trompia col mezzo del grandioso acquedotto romano di cui tuttora si scorgono le rovine lungo la strada che da Brescia conduce a Gardoue, ne fanno testimonianza le discipline riportale nei civici stalliti al nobile intendimento di garantire la purità e limpidezza dell'acqua stessa lungo il suo corso dalla sorgente alla città, nonché le cure gelose che si mettevano nel farne la distribuzione ai cittadini e particolarmente nella manutenzione e nettezza delle fontane pubbliche. In tanto conto era tenuta ne' tempi andati la sorgente di Mompiano, che divenne soggetto di molte tradizioni favolose il gigantesco Tasso, che co'suoi rami atteggiati ad ombrello adombra in gran parte il solitario bacino, in cui si raccoglie il prezioso tributo della sorgente; si fece severo divieto d'accostarsi a quella fonte, di svellere o ramo o fronda del mistico Tasso, nonché di strappare dal fondo del pela-ghetto il musco, scientificamente denominato Fontinalis antipyretica, che è la sola ed elegante pianticella che in quell'acqua alligni, e che per la sua vivacità e rarità in altre fonti della provincia attcsta alcune sue prerogative. Venne quindi recinto d'allo muro lo spazio che occupa la sorgente in un al pclaghetto fino al punto in cui l'acqua entra nel condotto che la porta alla città, ed una casa si ere&e a vedetta del luogo, affinchè non avesse a mancarvi né di giorno né di notte la custodia d'un fido guardiano. Ma comunque non abbia perduto dell'antica sua riputazione la sorgente di Mompiano anche ai giorni nostri, pure non vengono forse presentemente praticale tulle quelle diligenze che si usavano ne' tempi andati per far pervenire alla città l'acqua nello stato di primigenia sua purità. L'acquedotto ch'esser dovrebbe ovunque ben coperto, e riparato in guisa da non dar accesso alle acque pluviali e a materie estranee, in molti punti è aperto e traforato per comodo delle famiglie che abitano in case situate presso la strada che conduce da Mompiano a Brescia, le quali vanno ad attingervi l'acqua come in altrettanti pozzi. Essendo inoltre coperto l'acquedotto in quasi tutta la sua lunghezza di lastre di pietra, queste si scorgono q-ia e là così mal connesse da lasciar libero l'adito alle acque pluviali, alla fangosità e ad altre materie eterogenee. Merita poi che venga in modo assoluto proibito il mal uso che troppo di frequente si avverava in passato di frammischiare ad un'acqua di sì rara qualità quella d'un sozzo fiume detto Celalo o Sellato, il quale passa vicino alla sorgente. Già l'Autorità Provinciale ha date per parte sua energiche disposizioni perchè non abbia ad immettersi 1' acqua del fiume nel condotto della sorgente se non nel caso, in cui fosse provato, che quella per istraordinarj avvenimenti non tributasse acqua sufficiente ai bisogni degli abitanti della città. Articolo 3." Provvedimenti che converrebbe adottare per mantenere nello stato di purità l'acqua di Mompiano. Ma prima d' abbandonare un soggetto di tanta importanza, a cui la città di Brescia va debitrice del primario *uo lustro, giacché neh" acqua di Mompiano possedè essa iS un tesoro veramente inestimabile, dovendo per questo cederle la palma la stessa città di Roma che possedè la tanto celebrata fontana conosciuta col nume di Vergine o di Trevi'; mi trovo in dovere di accennare quanto converrebbe fosse adottato da questa zelantissima Congregazione Municipale per conservare la verginale integrità dell'acqua anzidetta. Primierameute si renderebbe indispensabile la costruzione d'un nuovo acquedotto a volto e possibilmente sid modello di quello che fu eretto ai tempi di Augusto per tradurre in città l'acqua della valle Trompia, le cui rovine tuttora sussistenti ben potrebbero chiarire l'ingegno dell'architetto, cui fosse affidata la compilazione del progetto relativo. In secondo luogo si renderebbe necessario di deviare l'acqua che scaturisce dalla settima polla della sorgente, giacché si osserva costantemente che da quella ne'tempi piovosi emana un'acqua torbida e fangosa, la quale contamina la sempre purissima e limpidissima che zampilla dalle altre sei polle. In terzo luogo, perchè non abbia mai a verificarsi il bisogno d' acqua eletta agli abitanti di Brescia, converrebbe che fosse diminuito il numero delle fontane private, le quali in questi ultimi tempi si sono moltiplicate a dismisura, o almeno fosse presa la * Dal rapporto dei risultati delle analisi chimiche dell' acqua di Mompiano, e della Romana detta fermine o di Trei'i, si desunir, che la prima avanza in bontà e purezza la seconda. Questa per T analisi praticata dal professore Carpi risulta composta di sette principi fissi, quali sono: carbonato disorla, idro-clorato di soda, solfato di soda, protossido di ferro, carbonato di calce, solfato di calce e silicato di ferro. Trovansi questi nella proporzione complessiva di due grani ed i/à per ogni libbra d'acqua, mentre a cinque soli si riducono i principi fissi dell' acqua di Mompiano, e nella proporzione d' un sol grano per ogui libbra. t aß determinazione di non immettere V aequa nei parlitoj delle fontane private, se non quando ne hanno sempre in eguale quantità le fontane pubbliche. Essendo l'acqua un dono della natura, ha cgual diritto ognuno di partecipare ad un tal beneficio, e ragion vuole, che anziché farla scorrere ad ornamento de' giardini, ed ai vari comodi dei privati si abbia a farne godere il vantag-gio in eguale misura a tutta la popolazione. Art. 4.0 Acque dei Pozzi. Oltre le fontane sì pubbliche che private che vengono alimentate dall' acqua della sorgente di Mompiano trovasi in Brescia una moltitudine di pozzi, lutti di ragione privata, i quali somministrano pure un' acqua d' ottime qualità fornita. Il numero di questi arriva a iZfyì. Varia secondo i siti la loro profondità. Nella parte inferiore della città, e quanto più si dilunga il suolo dalle falde del colle Cidneo, 1' acqua si fa vedere più presso alla superficie, non però meno di cinque a sei metri profonda, mentre nelle parli superiori conviene scavare ben quindici ed anche venti metri prima di poterla rinvenire. In generale l'acqua dei pozzi è buonissina, comecché in alcuni si riscontri alquanto cruda e molto frigida. La bontà sua dipende dalla natura del suolo, che, sotto una crosta cretosa e ben compatta, è conformato da strati di arena che più o meno s'internano nelle viscere della terra, a traverso dei quali filtrando si spoglia l'acqua d' ogn' impurità. L'analisi chimica ultimamente instituita sulle acque prese da 27 alcuni pozzi scavati in differenti ubicazioni ha fatto conoscere, come anche queste siano delle più pure e delle migliori fra le potabili, non avendovi riscontrato che qualche dose minima di carbonato calcare e di nitrato eli potassa. L'origine di quest' ultimo sale è da riferirsi agli elementi delle sostanze organiche animali che abbondantemente vengono disseminate sul suolo d'una città sì popolosa. Art. 5." Sorgente di Rebuffone. Non posso passar oltre senz' accennare anche ad altra acqua di sorgente che si fa venire in Brescia, tuttoché il beneficio di questa sia limitato ad una sola contrada, né serva ad animare che una fontana sotterranea situala in un angolo della città. Si deriva l'acqua da una sorgente clic scaturisce alle falde d' un colle, che sovrasta a Rebuffòne, casolare situato in prossimità delle civiche mura dal lato di nord-nord-est. Mediante un canale sotterraneo viene essa condotta ad alimentare la fontana del Mercalo Nuovo, posta in una cavità che rassembra una caverna a bella posta costrutta ben sei metri sotto la superficie del suolo nel mezzo del piazzale disposto ad uso di passeggio. Anche l'acqua di questa sorgente è riputata fra le migliori; la qual cosa è stata parimenti confermata col-r analisi praticata dagli scienziati che si sono occupati di quella delle altre acque potabili della città. i8 capo ur. Sulla città di Brescia in particolare. Articolo i.° Posizione geografica, suolo interno, forma e materiale costruzione. • ¦ Premesse le nozioni generali sul clima e sulle acque clic formano i cardiui principali della topografia medica d'un paese, verrò ora ad accennare quelle cose che toccano più da presso il Bresciano esponendo i particolari della città. È questa situata sotto il grado 45.32.5 di latitudine, e al grado r. 1.49 di longitudine dal meridiano di Milano. Trovasi elevata metri 14781 sopra il livello del mare Adriatico. K città perfettamente mediterranea essendo egualmente distante dai due mari, Adriatico e Ligure. Nell'ultima anagrafi risultò composta di 31871 abitanti formanti un complesso di 8000 famiglie circa ; il numero delle case civiche è di 3458. Gli estimati sono 23g2. Il sedimento della città ha di estensione ao5o. 81 pertiche censuarie, e l'estimo censuale ammonta a lire planet 769,790 e 4/j. Giace sopra un suolo alquanto irregolare, ed avente un dolce pendio dal nord-est al sud-ovest; è riparala dal soffio diretto dei venti settentrionali e segnatamente dell'aspro borea, dalla catena montana, che più dappresso innalzandosi dalla parte di nord-est ne rintuzza l'impeto e la violenza senza però diminuire 1' influenza della tramontana. La sua forma rappresenta un quadrato chiuso da 29 mura interrotte tratto tratto da bastioni e ricinto da un' ampia fossa cui fa sponda la sti'ada di circonvallazione, cbe serve al comodo e passeggio de' cittadini. Le sue mura banno cintpie porte e girano quasi tre miglia. All' angolo nord-est s' innalza il colle così detto Ciilnco, appendice dei monti clic si stendono oltre le sue mura come la più lontana base dell'Alpi Rezie. Un settimo all'incirca di tutta l'area della città è occupata dal colle Cidneo. Esternamente verso nord presenta esso una rupe tagliata a perpendicolo, mentre nell'interno si distende a mezzodì ed occidente con un dolce pendìo, per cui il suolo, dal quale sorgono le abitazioni, va gradatamente appianandosi dal nord-est al sud-ovest. Cospicue fortißcazioui furono erette ne' passali tempi sul colle Cidneo, le quali sussistono tuttora, ma decadute dal pristino splendore. La scoperta della polvere da cannone e l'invenzione delle artiglierie nella tattica militare ha reso inutile un fortilizio considerato un tempo qual baluardo inespugnabile sotto il uome di Falcone d Italia j e ciò per essere dominato troppo da presso da monti elevati. Tuttavia serve anche presentemente all' acquartieramento d'una parte della truppa di presidio, essendo stato il fabbricato superiore recentemente ridotto ad uso di carcere per la reclusione dei corrigendi politici di tutta la Lombardia. Neil' interno il materiale civico presenta una distribuzione alquanto irregolare; le conti-ade sono per la maggior parte tortuose ed anguste; vi hanno quattro piazze maggiori, e la più notabile è quella che serve allo smercio dei commestibili, la quale è stata ultimamente lastricata e decorata d'una fontana sormontata da una statua allusiva al luogo in cui sorge; è pur rimarchevole la piazza della Loggia per 36 gli edificj che V adornano. La città è divisa in vecchia e nuova. Quantunque non si possano fissare i limiti precisi delle due parti, nulladimcno si riguarda generalmente per ¦vecchia la parte situata più dappresso al colle Cidneo e che si dilunga dai portici fin quasi alla torre, comunemente detta la Palata, tenendosi per nuova quella parte che cominciando a levante verso la porta di Torrelunga si estende con linea obliqua dal sud al sud-ovest oltre i portici da un Iato e la torre della Palata dall' altro. In questa notasi una più regolare distribuzione riei fabbricali; le contrade sono spaziose, ed alcune in bella simelria ordinate. Non mancano quivi adorni palazzi innalzati con buon gusto architettonico. Sulle rovine cagionate nel 1769 dallo scoppio d'una polveriera seguì la riedificazione di parecchie contrade nel modo più elegante e bello a vedersi. Si noverano ben cinquanta chiese tra grandi e piccole dentro le mura di Brescia. Alcune fra queste sono oltremodo sontuose, e riuniscono nella loro costruzione e negli accessorj che le decorano tutto quel sublime, che l'arte creatrice poteva offrire alla Divinità. Il Duomo vecchio ed il Duomo nuovo, le chiese di S. Domenico, di S. Nazaro, di S. Faustino, della Pace, di S. Eufemia, di S. Afra e di S. Pietro in Oliveto sono le più riguardevoli. La facciata della chiesa dei Miracoli merita d' essere particolarmente notata per la squisitezza del suo disegno nonché pei bassi rilievi che l'adornano. 3i Articolo i.° Sui falbbricali ad uso di spedali, di ricoveri, di scuole e di pubblici ufßcf. Se dal 'numero e dallo splendore di molle chiese spicca lo spirito di vera religione che ha fino dai primi tempi informato il cuore del Bresciano, la copia e l'importanza degli edi-ficj eretti dalla pubblica beneficenza, che quivi si ammirano, sono la più luminosa prova di quella virtù caritatevole che lo ha sempre fatto inclinare verso il misero. Due spedali, uno per gli uomini e l'altro per le donne, che ricettano un numero d'infermi superiore a quello degli spedali d'ogni altra città lombarda dopo Milano, un instituto pei pazzi e per le pazze, uno stabilimento per gli esposti e per le partorienti, due orfanotrofii, uno pei maschi e l'altro per le femmine, un ospizio pei poveri impotenti, una casa d'industria per i poveri alti al lavoro, due monti di pietà, varie case d'educazione gratuite con annessovi ricovero per fanciulli e fanciulle di povere famiglie, nonché due ritiri per le donne pericolanti l'uno e per le convertite l'altro, formano un complesso di stabilimenti pubblici, che difficilmente si trovano in città più popolose di questa. Molteplici sono pure gli stabilimenti destinati alla pubblica e privata educazione. Il palagio nel quale apronsi il Liceo e il Ginnasio Imperiale, è un edificio dei più grandiosi, che quivi si ammirano. I due collegj di educazione maschile, Peroni e Veronese, occupano due fabbricati di molta estensione, che un tempo servivano ad uso di monistcri. Le fanciulle delle primarie famiglie ricevono la loro educazione in due collegj sotto la direzione 3a delle suore Salesiane e delle Orsoline. Le scuole popolari ed elementari s'i maggiori che minori, tanto pei maschi che per le femmine, sono ripartite in parecchj locali, fra i quali primeggia quello delle grazie, in cui è collocata la scuola elementare maggiore di quattro classi. Per T esercizio delle magistrature n pegli ufficj pubblici è notevole il palazzo di Broletto il quale, benché sia di antica costruzione, è però un edificio per molti conti riguardevole. In esso è collocata la R. Delegazione con tutti gli ufficj dipendenti, nonché il Tribunale Provinciale. Il palazzo della civica Magistratura , comunemente detto la Loggia, è un edificio de' più ornati che abbia Brescia. L'incendio che lo devastò nel iSjo, se distrusse tutto il bello interno e quindi i monumenti insigni dell'arte Tizianesca, ond'era decorata la maggior sala, lasciò illese le sue forme esteriori per cui sarà sempre annoverato fra i capi d'opera del Bramante. Anche il palazzo, pure di spettanza della città, in cui attualmente trovasi la Pretura urbana è un fabbricato sotto molti rapporti commendevole, e segnatamente per le belle pitture a fresco di Lattanzio Garn-bara, che vedonsi tuttora ben conservate. La Biblioteca Quiriniana, il Museo patrio di recente costruzione, il Mercato dei grani ed il Teatro meritano per la loro importanza d' essere considerati a parte, come qui m'appresto a fare. AimcoLo 3." Biblioteca Quiriniana, Musco d'antichità, Mercato dei grani e Teatro. 11 locale della Biblioteca fu innalzato nel 1750 dal celebre cardinale Quii-ini dentro il recinto del palazzo Ve- 33 scovile. Rappresenta esso tin edifìcio elegantemente costruito e formalo da ;/:i sale molto opportune agli usi cui vennero destinate. 11 fondatore nel donare alla Biblioteca tutti i libri di sua ragione la provvide inoltre d'una dote conveniente. Presentemente i volumi compresivi sommano oltre i 27000; rimane aperta lutti i giorni dell'anno, meno lo ferie, in ore prefisse sotto la direzione e custodia d' un bibliotecario che viene nominato dal Consiglio Municipale. La Biblioteca va pure ricca di molte rarità, di libri manoscritti e di edizioni assai pregiate. Il museo patrio è stato di recente costrutto sulle rovine d'un antico tempio di Vespasiano che si cominciò a dis* sotterrare nel 1823. Con ottimo divisamente nell'erezione di un edilìzio destinato a raccogliere e conservare le reliquie cd i monumenti che attcstano i fasti dell'antica magnificenza bresciana, si diedero al medesimo quelle forme, che senz' altro annunziano lo scopo della sua istituzione, serbando le dimensioni dell'antico tempio in un co' suoi avanzi esteriori che il tempo e la barbarie non giunsero ad annichilare. Nella preziosa raccolta degli oggetti che s' ammirano in questo museo, primeggia la statua, pressoché intatta, rappresentante la Vittoria alata, che per tanti secoli giacque sepolta sotto le rovine che ingombravano 1'ambulacro che circondava il tempio. Questo solo monumento basta a testimoniare il lustro in che era venuta Brescia, ed a fermare col maggior interesse la curiosità d'ogni colto viaggiatore. Conduce al limitare del museo quella stessa magnifica scalinata per cui si ascendeva al tempio di Vespasiano, uscita dalle macerie che la ingombravano. E diviso in tre sale che sono le stesse che costituivano il tempio, e venne ad ognuna conservalo 1' antico maestoso basamento. 3 34 In una di esse sono ordinate le auliche iscrizioni roman«? che si sono raccolte tanto nella eil« che nella provincia. Nella seconda sono riuniti gli antichi busti ed i bassi rilievi. Nella terza vengono conservati gli oggetti che si rinvennero negli scavi, fra i quali occupa il primo posto In statua della Vittoria alla quale accennai. Non passerà gran tempo, che la preziosa raccolta del museo bresciano sarà latta di pubblica ragione mercè l'ingegno del celebre archeologo dott. Labus, cui ne fu affidata l'illustrazione, e per la dotta opera di altre distinte persone che avranno parte a si nobile lavoro. Il Consiglio Municipale ha già assegnata la somma di 17000 lire per le spese dell' edizione. 11 mercato dei grani ultimamente eretto per comodo e beneficio pubblico rappresenta un edificio dei più solidi con lungo portico sostenuto da grossi pilastri di marmo, con prospetto pure marmoreo. Comecché alcuno abbia creduto di scorgere qualche difetto in quest'edificio, pure secondo il mio modo di vedere è un'opera moderna delle più grandiose ed utili per Brescia sia che si badi all'opportunità del sito in cui sorge, o al suo scopo, o alla robustezza dello stile architettonico con cui fu idealo. E in vero un fabbricato destinato all' incetta delle produzioni cercali di un suolo molto ubertoso doveasi erigere colla massima solidità, qual simbolo della forza fisica e morale del popolo, sul quale Cerere largamente diffonde i preziosi suoi doni che costituiscono la vera ricchezza, sorgente e base della prosperità e della forza nazionale. Sarebbe desiderabile che iu Brescia venisse anche eretto un apposito edificio per il mercato de' prodotti del baco da seta che tanto estesamente e con tanto amore si alleva nella provincia, e che forma per essa il più lucroso 35 ramo di commercio coll'estero. Due edificj l'uno per il mercato dei grani, l'altro pei bozzoli e per la seta in una città di provincia abbondantissima di tai prodotti sarebbero ben più significanti delle Borse magnifiche di tante città marittime di commercio. Mi resta in fine di notare anche il teatro fra gli edificj più splendidi che ornano questa città. La sua costruzione risale all' anno 1810 e fu eseguita sui disegni del cavaliere Canonica. Se si prescinda da una soverchia ristrettezza nel palco scenico, quest'edificio destinato all'onesto divertimento dei Bresciani, per la sua ricchezza ed ampiezza, per la eleganza e per l'ornalo è veramente egregio. Articolo 4-° Passeggi interni di Brescia. Non viha alcuno straniero che, sentendo parlare di Brescia, non abbia udito nominare i suoi portici.Sono questi considerati di tanta importanza per questa città che possono dirsi il centro delle civiche faccende, il convegno d' ogni classe di persone, il richiamo al sollazzo ed al passatempo, la borsa del negoziante, il mercato di tutti i giorni. Sorgono i portici in una situazione delle meglio riparate dai venti, e si distendono su due lince che si riuniscono ad angolo retto, di cui l'ima guarda il ponente e l'altra il mezzodì. Da 7 3 semplici archi ordinati a rettifilo sono formati i primi, e da 29 i secondi ch'essendo doppj sono sostenuti da due ordini di pilastri marmorei. Formano essi una superba galleria coperta, la quale si allunga oltre i 400 metri, ed è adorna di tante botteghe quanti sono gli archi, alcune ad uso di caffè e le altre di merci d'ogni genere e di oggetti di lusso, sì riccamente e con bel garbo fornite che desiano grandis- 36 Simo diletto a vederle. Nel mezzo dei portici che guardano il mezzodì, s'innalza il teatro con una grandiosa scalinata, al quale fanno ala varie botteghe da caffè che formano il ricapito generale dei cittadini e de' forestieri che recansi a Brescia sia per affari, sia a diporto. I portici presentano un gradevolissimo passeggio in tutte le stagioni e con tutti i tempi. Neil' estate, e soprattutto ne' giorni di fiera, ed in carnovale la parte rivolta a mezzogiorno che è assai spaziosa, perchè formata da doppie arcate, è frequentatissima nelle prime ore della notte da ogni classe di persone. 11 bel sesso fa quivi spiccare le gi'i»zie che gli sono proprie cogli ornamenti della moda e colf eleganza degli addobbi. Quivi non sdegnatisi le dame di schierarsi in fila colle donne di minor condizione; ogni etichetta è bandita da questo ridotto del piacere che ¦fa dimenticare ogni molesta cura sollevando lo spirito tanto del ricco che del povero. 11 passeggio dei portici in una serata estiva è veramente un incanto. Tutta la popolazione vi accorre', e si fa ad un tempo spettacolo e spettatrice in essi. L'arcata interna è destinata per chi ama di riposarsi o di far comparsa; l'esterna serve al passeggio de'curiosi che stipati su due linee vanno e vengono con vicenda alterna incalzandosi a guisa di onde marine. Questo serale trattenimento conforta i vecchi, ristora i convalescenti, esilara i malinconici, rannoda le amicizie e desta i palpiti d'amore. Per l'influenza che spiegar devono i portici tanto sul fisico che sul morale della popolazione, sia che vengano considerati come luogo d' ameno e salutare passeggio, sia come centro di generale unione, tornerebbe di gran vantaggio, se una parte di essi fosse chiusa da invetriate a schermo della brezza notturna che si rende spesso mole- 37 sta e nociva ali« persone ehe vi stanno sedute fuori dei calle. Ove ciò venisse mandato ad effetto le adunanze non sarebbero meno numerose e brillanti anche nell'inverno e ne' tempi stravaganti di quel clic sieno nelle serate estire. Se saria desiderabile che anche presentemente fosse dismesso l'uso di fumare sotto i portici, quando massime vi si raccolgono a diporto le signore, non tanto pei riguardi dovuti al sesso gentile, quanto per non offeuderc ed irritare la sua sensibilità, dovrebbe un tal uso essere assolutamente proscritto, quando i portici presentassero una galleria chiusa. Dopo i portici è da considerarsi fra i passeggi più distinti di Brescia quella parte degli spalti che si stende fra le due porte di san Giovanni e san Nazaro. Serve questa al corso delle carrozze in tempo d'estate; è fiancheggiata da doppia fila di piante, e lo spazio frapposto a queste tanto da un lato che dall' altro forma il passeggio dei cittadini. Venne quivi eretto un casino ad uso di caffè, di fronte al quale s'innalza ima fontana sormontata da una statua rappresentante Brescia armigera. Fuori dei mesi di luglio ed agosto, questo passeggio è poco frequentato, ed a ragione, per esser troppo esposto al soffio della tramontana, che facilmente cagiona infreddature e reumi. Venne pur destinata ad uso di passeggio da pochi anni la piazza del mercato nuovo, intorno alla quale furono con bella simetria ordinate piantagioni d'alberi. Ma sia per la monotonia del sito, sia per la sua ristrettezza questo verdeggiante piazzale è poco frequentalo in tutte le stagioni. Ad uso di passeggio sono slati di recente disposti pure gli spalti che si distendono fra le porte di san Nazaro e sant'Alessandro, nonché fra quest'ultima e la porta Torre-lunga. I bei tappeti di verdura che smallano gli spalli, In 38 vista delle ridenti colline che s'innalzano da una parte, e della gioconda pianura che distendesi dall'altra sono attrattive tali da far preferire da molti questo passeggio ad ogni altro. Articolo 5." Idrografia sotterranea di Brescia. Dopo tali cenni sul materiale rilevato di questa città deggio per poco trattenermi anche su quello che giace sepolto nel suolo. Intendo di far discorso di quella moltitudine di canali e d' acquedotti che sono destinati a raccogliere le immondizie, ed a distribuire le acque correnti, sì potabili, che non potabili in tutti i quartieri e nelle abitazioni per comodo ed uso pubblico e privato. L'idrografia sotterranea di Brescia attesta V accorgimento degli antichi suoi abitanti, i quali non badarono a spese ed a difficoltà per donare al loro paese un lustro che non si trova altrove. Rappresentano i canali e gli acquedotti di Brescia sotterranea le diramazioni arteriose di un corpo animale, porgendo pari a quelle nel loro ufficio la vita, la salute e la gioja in tulle le parti, ond' è composta la civica mole. Le acque che divise e suddivise si fanno scorrere in tulli i sensi entro appositi canali costrutti alla profondità di qualche braccia sotto la superficie del suolo, appartengono le une alle potabili, e le altre alle non potabili. Le prime sono fornite dalle sorgenti di Mompiano e di Rebuffone, siccome ho altrove accennato; le seconde sono emanazioni del fiume Mella, e vengono introdotte nella città per mezzo di due canali artefatti, conosciuti l'uno sotto il nome di fiume Celato e l'altro di Bova. Parlando delle acque potabili, non farò parola che di quella di Mompiano, giacché V acqua di Rebuffone scorre per un 3g solo canale indiviso e tramezzato sì, che la superflua »ella medesima via esce dalla città, dopo aver alimentata la lontana sotterranea di Mercato Nuovo. Articolo 6.° Acquedotti delle acque di Mompianoj fontane e canali scaricatori delle medesime. L'acquedotto che dal pelaghetto di Mompiano entra indiviso poco sopra la porta Pile dentro le civiche mura, viene subitamente estenuato del benefico umore, che per entro vi trascorre, giacché in quel punto ha luogo il primo riparto dell'acqua che servir deve a pubblico e privato beneficio de' cittadini. 11 condotto principale dal suo ingresso in città al sito in cui termina, cioè presso la caserma militare di santa Giulia, presenta num. 52 bocche o aperture per 1' estrazione dell'acqua. Da queste partono altrettanti condotti, i quali divisi e suddivisi in molteplici ramificazioni portano l'acqua necessaria in tutti i quartieri della .città. Chiamanti partitori i tombotli, in cui se ne fa entrare una determinata quantità per animare le pubbliche e private fontane d'un dato quartiere. Le fontane distinguonsi col nome di primarie e di secondarie. Le une ricevono direttamente 1' acqua che scorre per il canale maestro; le altre ricevono l'acqua che sopravvanza alle prime col mezzo di canali secondarj. Le fontane situate a monte ed a mattina della città si scaricano tutte in piccoli condotti che, riuniti gli uni agli altri, vanno a terminare parte ncll' acquedotto comune di sani' Alessandro, e parte in due condotti che sortono dalla città in vicinanza della porta Torrclunga. Le 4o acque delle fontane seconde ti scaricano negli acquedotti che raccolgono le immondizie della città. Il numero delle fontane destinate a pubblico comodo ed uso ascendono al n.° di 75, e quelle dei privati non sono meno di 13^S. In alcune situazioni l'acqua può essere innalzata fino al primo e secondo piano delle abitazioni, e ciò in grazia dell'elevazione di oltre cinquanta metri del pehighctto di Mompiano sopra il livello del suolo urbano. La fontana eretta sul pubblico passeggio ebe occupa il terra-. pieno delle mura fra le due porte di San Nazaro 0 San Giovanni ha il getto supcriore ad ogni altra. Articolo 7,0 Acquedotti dei fiumi Celalo e Bova j • entrata di questi fiumi in città e loro uscita per differenti sbocchi. I due canali comunemente conosciuti col nome di fin» me Celato o Salalo l'uno, con quello 'di Bova l'altro, elio portano l'acqua derivata dal fiume Molla entro la città, s'insinuano attraversando le mura l'uno a destra e l'altro a sinistra della porta Pile, Scorrono paralelli per un certo tratto fra le case, quando oaculti e quando scoperti, animando in questo ultimo caso alcuni edifizj ; giunti al principio della contrada denominata Rova Confettura versano le loro acque nell'alveo, che un tempo era destinato a ricevere il fiume Garza, che ora si fa trascorrere lungo le mura al di fuori della città, perchè unitamente ad altro fiume, detto Grande, serva all' irrigazione dei campi suburbaui. Prima di entrare nel-r alveo del Garza le acque del Bova vengono in gran parte distratte mediante \5 bocche di deviazione, le quali passando in una moltitudine di acquedotti vengono diramale 4« a molte contrada e si fanno servire a più usi, ma principalmente a raccogliere le civiche sozzure. Parte di esse sorte dalla città per due condotti isolati, di cui si dirige l'uno agli spalti delle Grazie, e l'altro a quelli di San Cosimo. La maggior parte però va a scaricarsi in un grande acque-dotto denominato fiume Dragone, il quale le porta fuori della città, dirigendosi verso la porta di S. Nazaro diviso in due rami, di cui l'uno piega a destra e l'altro a sinistra di detta porta. Sotto il nome di Garza desunto dall'alveo in cui scorreva ne' passati tempi il fiume così detto, che venne emancipato dalla città, i due fiumi Celato e Bova affratellati e per un lungo tratto scoperti e poscia occulti, s'avvicinano al centro della città ; scorrono sotto il palazzo municipale non visti, e di nuovo scoperti passano frammezzo alle case del corso dei Mercanti, indi vanno sotto il pubblico macello, raccogliendo ovunque le sozzure; giungono finalmente presso 1' albergo del Gambero dirimpetto ai pubblici portici. Quivi si dividono le loro acque per giusta metà mediante uno spartitojo: una metà vien ricevuta in un vaso che attraversa la contrada del Gambero e decorre sotto lo spedale maggiore per portarsi nella piazzetta di S. Alessandro. Neil' interno dello spedale evvi uno sfia-tatojo che scarica una porzione di quelle acque in un condotto, il quale con due rami separali le porta fuori della città in vicinanza della porla di S. Alessandro. 11 vaso principale della .piazzetta di S. Alessandro si dirige all'oriente per sortire dagli spalti verso S. Gaetano. L'altra metà dell'acqua del Garza penetra in un grande acquedotto, il quale attraversa la contrada del Gambero inferiormente, dirigendosi verso lo spedale delle donue e quindi agli spalli per farvi la sua uscita. 4* Articolo 8." Uso delle acque clic sortono dalla città, ed inconvenienti che ne derivano. Tutte le acque che per tanti e sì differenti sbocchi escono dalla città, vengono con gelosa cura adoperate nell'irrigazione dei campi e soprattutto di quelli che si distendono al mezzodì fra la porta di S. Alessandro e S. Nazaro. Pregne essendo di principi animali ed azotati, dopo aver servito al ristoro, alla nettezza ed alla salubrità dei cittadini, sorgente divengono esse di straordinaria fertilità nel suolo che vanno a fecondare. Per tale beneficio le ortaglie subur-banc fanno pompa in ogni tempo di lussureggianti verdure e di tutte quelle produzioni vegetabili che sono destinale al giornaliero consumo de'cittadini. Un uso che non può essere indifferente sotto i rapporti sanitarj, si avvera a pochi passi dalle mura civiche, e consiste nel raccogliere in vasti bacini ad arte costrutti le acque stesse, nel farle in quelli rimanere stagnanti finché abbiano deposto in gran parte la belletta animale di cui ridondano, facendole poscia scorrere sopra il suolo che devono innaffiare. Se un tal uso sotto le viste economiche ed agrarie potrebbe tollerarsi, non dovrebbe certamente esserlo sotto quelle di pubblica sanità. Una breve dimora in quei bacini di acque straordinariamente cariche di principi putrescenti deve dar luogo allo svolgimento di gas mefitici in gran copia, e lo stesso deve pur succedere nel rovistare che si fa poscia di quel nauseante sedimento che è particolarmente riservato alla concimazione delle ortaglie. Egli è un fatto, che la febbre di periodo e non di rado 43 la gastrica nervosa bersagliano gli abitanti suburban! domiciliati in prossimità de' luoghi, ove si effettua tale operazione. Né si potrà negare che, in alcune circostanze, non ne sia risentita la malefica influenza anche dai cittadini che abitano presso le mura da quel lato. Articolo 9.0 Quanto si h fatto in pochi anni per migliorare il materiale della città, e ciò che resterebbe a farsi. Venti anni di non interrotta pace, regolati da un' illuminata e provvida amministrazione, hanno operato più riforme nel materiale della città, che non qualche secolo precedente. Si è abbassato il suolo ove presentava deformi e pericolose disuguaglianze; si sono allargate alcune delle più frequentate contrade; si è provveduto al selciato delle principali strade carreggiabili ; si sono eretti grandiosi edi-ficj pubblici; furono stabiliti eleganti passeggi sì nell'interno che all'esterno, e vennero eliminate non poche turpitudini che v'erano da gran tempo radicate. Con tutto ciò non si può dire che abbia ancora attinta quella perfezione, di cui è degna, una città sì vantaggiosamente collocata e favorita di tanti naturali doni. Una gran parie delle pubbliche vie rimane tuttora da costruirsi; le acque dei fiumi Celato e Bova scorrono ancora per lunghi tratti allo scoperto tanto isolali che uniti sotto il nome di Garzaj il pubblico macello stassi tuttora nel centro della città, non senza notabile pregiudizio più che della pubblica salute, del costume e della pubblica inorale; le acque pluviali si versano dalle grondaje sulle pubbliche strade con grande incomodo del passeggero; la cura delle fontane sì pubbliche che private è totalmente affiliata a persona che non dovrebbe essere che un materiale esecutore »legli ordini d' un illuminato provvisore sopra un oggetto di tanta importanza; molte contrade ira le più popolose e frequentate sono tuttora anguste e grandemente pericolose per il continuo trascorrere dei ruotanti; una gran parte de' vicoli privi di selciato ed infossati si fanno serbatojo d' immondezze e di sozzure. Questi e simili inconvenienti che dan nell'occhio di chi Articolo 2.0 liiflucnza nociva dell'aria di tramontana. Ma prescindendo dalla sorgente, comune più o meno in tutte le grandi unioni sociali, della civica insalubrità, farò cenno a due cause che spiegano la più inarcala influenza sullo stato sanitario di questa popolazione, e che si possono dire specifiche di Brescia. Neil' azione prevalente dell'aria di tramontana si ravvisa l'una, e nell'umidità prodotta dalle acque scorrenti sotto la superficie del suolo urbano si manifesta l'altra. Si può di leggeri persuadersi del prepotente influsso che l'aria procedente dal settentrione deve esercitare su questi abitanti, ove si voglia guardare alla conformazione del suolo ed alla graduata sua elevazione da quel lato, alla direzione e fuga de'monti sovrastanti, e più di tutto all'apertura della valle Trompia in linea retta colla città. Al che si può aggiungere la circonvallazione della pianura, che per alcune miglia si stende al nord-ovest di Brescia, in causa dei colli derivanti dalla catena montana che fiancheggia la destra del fiume Mella_, i quali hanno fine a brevissima distanza della città stessa da quella parte. L'aria che liberamente defluisce dalle regioni superiori, non soffre il contrasto di correnti d'opposta natura, finché non tocca il punto in cui s'innalza Brescia. Quivi l'aria aperta e libera che spira dalla gran pianura Lombarda, oppone una remora alla ulteriore diffusione in retta linea di quella, e quindi viene a formarsi, dirò così, una collisione di due atmosfere di disparata indole. Per tal cagione in via ordinaria, né spirando venti impetuosi dalla pianura, non viene al tutto elisa l'azione della tremoti- 4' tana, la quale rimanendo prevalente deve suscitare uno stalo di continua oscillazione noli' atmosfera. Gli effetti devono essere più distinti nella città che ne' siti esposti al libero soffio di tal vento. Niuno certamente vorrà opporre, che all' aria vaporosa e molle della pianura non debba prevalere la vibrata e fredda che spira dal nord, e che gli effetti di quest'ultima non debbano spiccare di più nel punto in cui vengono ad accozzarsi insieme. E legge di natura, che neu' incontro di due opposte potenze debba prevalere la più distinta e che il valore di questa meglio si scopra, ove occorra di vincere la resistenza. La preponderante azione di un' aria fredda, elastica e vibrata in Brescia è facilmente riconoscibile dall' impressione differente che cagiona quella che si respira ne' suoi contorni e segnatamente verso la pianura. Articolo 3." Vantaggi e danni della tramontana: è rintuzzalo l'impulso di questa dalla disposizione delle contrade. All'influenza dell'aria di tramontana è precipuamente d'attribuirsi la salubrità del clima di Brescia, la bellezza del suo cielo, la purità dell'aria che vi si respira, nonché il brio ed il genio de' suoi abitanti. Ma sì segnalate prerogative che rendono sommamente piacevole un tal soggiorno, sono in qualche modo oscurate dagli sconcerti che vengono con frequenza suscitati dalla diretta e protratta azione di un'aria di tal fatta sulla costituzione fisica degli abitanti stessi. Le affezioni reumatiche e catarrali , le flussioni d'ogni specie, le infiammazioni dei visceri toracici, le leucorce, le odontalgie, le sciatiche, le lombagini e simili alterazioni fisiche sono comuni in questa città 48 • debbono in particular modo ascriversi all' influenza del sua clima. E tanto più ovvj si riscontrano nelle persone che vivono alla spensierata, che non si curano di tenere il loro individuo ben difeso con opportuni indumenti, che s'abbandonano allo stravizio, che vivono in case esposte al nord, o sono collocati in contrade stidicie e nelle loro abitazioni non mantengono la necessaria pulizia e decenza. Laddove in quelli che sanno osservare un buon regime di •vita e temono gli effetti morbosi del clima, è ben raro che la loro salute venga alterata per tal causa. Su tal particolare mi cade in acconcio di notare, come con saggio accorgimento vennero le case generalmente co« strutte in guisa che per la loro esposizione avessero ad essere il meno possibile colpite dal solilo diretto della tramontana. La direzione e la fuga delle contrade principali che dividono la città, è in gran parte rivolta dall'est all'ovest; da qui le case onde sodo fiancheggiate, si fanno schermo a vicenda e diminuiscono l'urto e l'azione di tal vento. La ristrettezza, la tortuosità, non che la brevità delle contrade poi che si aprono dal nord al sud, offrono il singolare vantaggio di moderarne l'impeto e la violenza in grazia degli ostacoli frapposti alla libera corrente aerea, che venendo ad ogni tratto ripercossa perde a mauo a mano 1' impulso che aveva ricevuto dal vento del nord. Egli è un fatto, che spirando questo anche con qualche forza è appena risentito nella maggior parte delle contrade rendendosi molesto soltanto nei luoghi che direttamente o per riverbero ne vengono maggiormente colpiti. Se Brescia fosse stata costrutta in modo simetrico con contrade spaziose a rettifilo, le quali ad angolo retto andassero ad aprirsi in vaste piazze, è certo che soffrirebbe assai più di quello che soffre in presente per causa del frizzante spiro dell' aria di settentrione. 49 Articolo 4-" Inconvenienti cagionati dalle acque scorrenti dentro le mura cìviche. La grande quantità d' acque che scorrono per ogni verso divise e suddivise in una moltitudine di canali e acquedotti nel suolo urbano e dentro le abitazioni, è spesso cagione di gravi inconvenienti per lo ingenerarsi d' una permanente umidità in alcune contrade e nelle stesse case. Per quanto vogliano supporsi della più solida ed accurata costruzione e forma i veicoli acquosi, è certo che più o meno debbono dar luogo ad umide esalazioni che impregnando dapprima il suolo, si diffondono poscia negli strati inferiori dell' aria. I tristi effetti cagionati da tal causa sono più segnalati nei piani terranei delle case provvedute di fontane, e segnatamente là dove si fauno trascorrere le acque destinate ad alimentarle. Ben poche sono in Brescia le abitazioni che non offrano siffatto inconveniente in modo più o meno distinto, attesa la moltitudine di acquedotti che la intersecano in tutti i punti ; questo poi si rende più sensibile nei luoghi rivolti al settentrione. Una tal causa d'insalubrità risalta viemaggiormente nei siti, ove allo scoperto e lambendo quinci e quindi le abitazioni scorrono i fiumi Celalo e Bova, non che la Garza risultante dalla loro unione. 11 lento discorrimento di questi fiumi impregnati di sozzure e di putredine raccolte lungo il loro corso imbratta 1' aria d' acquei effluvj combinati a mefitici principj. Da qui ne vengono sinistre conseguenze alle persone domiciliate dentro l'immediata loro So «fera d'azione. Egualmente vengono risentiti gli effetti con più forza dell'umidità, ovunque l'acqua che scorre per le fontane venga a disperdersi nel terreno ; Io che si verifica in molti siti sia per mancanza di opportuni canali che la ricevano, sia per il rigurgito che spesso avviene nelle contrade e nelle abitazioni a motivo degl'impedimenti che s' oppongono al libero scorrimento dell'acqua negli acquedotti. E questa sorgente d' umidità costante in alcune località si rende talvolta più evidente in conseguenza delle acque pluviali ristagnanti più o meno a lungo nei siti più declivi, le quali non possono ovunque avere uno sfogo libero e pronto per mancanza d'un regolare incanalamento. 5 v CAPO V. Intorno agli abitanti di Brescia. Articolo i.° Qualità fìsiclie e morali dei Bresciani. \Jve si voglia dagli accidenti esterni giudicare sulle qualità fisiche e morali degli abitanti di Brescia, non si potrebbe, per le cose esposte, che formare le più favorevoli induzioni. E la cosa non può essere altrimenti, checché ne dicano in contrario que'dotti, i quali hanno preleso di dover escludere 1' uomo dalla influenza degli esterni agenti. Collocato il Bresciano in un clima saluberrimo e giocondo, benché soggetto a frequenti variazioni, in una pia-ga delle più deliziose, in una città che iu ogni tempo venne annoverata fra le più cospicue, ed interessanti attorniato da oggetti piacevoli ed attraenti, manifesta nel complesso de' suoi attributi tanto fisici che morali il polente influsso che sopra di lui esercitano tutte le cose che lo circondano. Ben formalo nella persona, e d'una taglia piuttosto elevata anziché no, di lineamenti regolari, ben pronunciati ed espressivi, coli' angolo facciale dagli 88 ai 90 gradi, d'una fisonomia aperla e franca, d'un colorito roseo, sciolto negli atti e nelle mosse egli lascia facilmente travedere, come in lui predomini quel felice impasto d' umori che forma il temperamento detto per eccellenza sanguigno. Né si potrebbe giudicarlo diversamente, ove si badi alle morali e spirituali sue facoltà. Vivace per natura, pronto 5i d' ingegno, di fantasia fervida, costante ncll' allegria, facile ad accendersi ed a menar rumóri, ma docile e pieghevole a'consigli ed alla ragione, inclinato alla novità ed apprezza tore, del bello, amante dei sollazzi, e giocondo negli amichevoli convegni: ecco rjunl si presenta il Bresciano al primo incontro. Leale ed aperto di sentimenti, schietto e disinvolto nel suo tratto, spedito nel linguaggio sa coltivare gli amici, apprezzare il merito, ma nel tempo stesso non sa tenersi dal mostrare il suo disprezzo, e la sua disistima verso quelli che lo hanno offeso o che gli hanno dato motivo di pensare sinistramente sul loro conto. Vago «Iella personale sua indipendenza mostrasi schivo di quei riguardi e di quelle caricature sociali, che sono sì comuni hello grandi città; né piaggiando si abbassa a mendicare grazie e favori. È religioso senza superstizione, ma forse credulo con Iroppa facilità, civile ina senza affettazione, accorto nelle sue faccende ma onesto, speculativo ma senza inganno, economo senza avarizia, prodigo e liberale per sentimento di beneficenza, di religione, d'amor proprio s di grandezza. AnTicoLO ?.." Qualità intellettuali e genio dei Bresciani. Comecché le accennale qualità siano più o meno modificate secondo le varie condizioni della civica società, sono però le piìi generalmente diffuse in tutti i ceti, e quelle che propriamente stabiliscono il carattere bresciano. In ogni tempo questo popolo si è eminentemente distinto per le sue facoltà intellettuali, e per un'altitudine sua propria a riuscire eccellente nelle arti, nelle lettere e nelle scienze. lo non credo conveniente di riportare i nomi illustri gene- laluiciile conosciuti di 411e'sonimi clic nell'età passate si resero celebri non solo in Italia, ma in tutta Europa; e così pure di que'molti che vivendo procacciano Justro e splendore alla loro patria. Noterò soltanto, come prevalendo ne'Bresciani un'imaginazione viva, pronta, feconda e penetrante riescono essi più presto eccellenti in quelle discipline che dall' esercizio di tale facoltà dipendono. Perciò le lettere e le belle arti furono sempre in particular modo coltivate e onorate in questa città. Le librerie, le biblioteche, le gallerie di quadri, i musei, gli ornamenti de'templi, e delle case, le opere di pittura e scultura di cui Brescia ridonda, ne fanno ampia testimonianza. Mercè un lui dono congiunto a quella fortezza d'animo che si distingue col nome di coraggio, lianno inoltre le migliori disposizioni per riuscire magistrati esimii, e primeggiare nella carriera delle armi. La storia antica ci ha conservato i l'alti e le gesta d' un numero considerevole di nomi che si resero famosi nella spada e nella toga, e la moderna trasmetterà certamente alle età future il senno ed il valore-di tanti e tanti che in questi ultimi tempi lianno confermata, e vivendo confermano l'antica gloria della loro patria. Considerando la popolazione divisa in tre ordini distinti; quello, per primo, dei nobili e maggiori estimali; dei negozianti e minori eslimali per secondo; e quello degli in-duslriauti colle arti e co'mestieri per terzo: la caratteristica spirituale di cadaun ordine può delinearsi nel seguente modo. Nel primo splendono vivacità di tratto, affabilità famigliare coi subalterni, modi cortesi ed obbliganti, genio ed inclinazione per l'arti belle, amore pei divertimenti e solerzia nell'aui-ministrarc le proprie sostanze. Nel secondo si spiegano attivi- 54 là indefessa, spirito speculativo, sobrietà di vita, esattezza di calcolo in ogni cosa che Io riguarda, ordine in famiglia, misura negli spassi, ne'divertimenti e nelle comparse. Nel terzo finalmente notatisi maniere aperte e franche, operosità ed amore al guadagno, trascuranza nel risparmio, smania di figurare oltre la propria sfera, ed inclinazione al divertimento e al bagordo dopo il lavoro. Articolo 3.° Pivgressì dell' educazione cittadina. Se ne'passati tempi l'educazione era alquanto trascurata in questa città, è certo però che sotto l'attuale Governo ha dessa ricevuto un forte impulso, che dalle classi superiori si è diffuso a quelle inferiori della sua società. Le scuole elementari sì pubbliche che private sono frequentate da una moltitudine di giovanetti di tulli gli ordini, ed il Ginnasio e il Liceo imperiale contano pure annualmente un numero non indifferente di studenti avviali alla carriera delle scienze per dedicarsi quindi all'esercizio di professioni liberali od agi' impieghi. I giovanetti appartenenti alle primarie famiglie vengono generalmente educali nei collegi che trovatisi in Provincia, in quelli di Milano, di Vienna od altrove. Le accademie di belle arti e gli istituti di militare educazione annoverano pure fra i loro allievi non pochi Bresciani. Né ai soli maschi è riservato per parte dei genitori il pensiero dell' educazione. Anche le femmine sono messe a parte di questo benefico progresso del secolo presente. Un buon numero di scuole elementari femminili sì pubbliche, che private, sono state erette in questi ultimi tempi in 5> questa città, alle quali accorrono con nobil gara le fanciulle di tutti gli ordini. £ se per la massima parte delle fanciulle 1' educazione si limita agi' insegnamenti delle scuole elementari, è certo però, che una maggior cstensioue riceve 1' educazione di quelle che appartengono alle famiglie più distinte venendo esse collocate ne' collegi che si trovano in provincia, o inviate in quelli di Milano, di Verona, di Lodi, di Crema e di altre parti, nei quali il cuore e lo spirito delle giovanetto! vengono informati a lutti quegli accessorj, che vagliono ad accrescere le grazie naturali del loro sesso.- Debbo fare qualche cenno ancora di quella educazione che i figli ricevono in seno alle loro famiglie. Questa nel generale non offre eccezioni essendo bastantemeute accurata, ben diretta e consona ai principj d' una sana morale, di un'ingenua coltura di spirito e d'una non affettala civiltà. Sarebbe soltanto desiderabile che nelle classi più elevate fossero i giovanetti abituati ad un'applicazione più assidua nello studio, e venissero con più ardore animali ad accrescere il lustro della loro patria col procurarle quel decoro e vantaggio, che le deriverebbe da una più estesa coltura delle scienze e di quelle utili discipline, che mezzi estesi, paziente attività e virile perseveranza reclamano. Con tanta dovizia d' ingegno, di fortuna e di fisica robustezza diffusa generalmente nelle bresciane famiglie, quai vantaggi non potrebbero trarsi da un' educazione rivolta al sommo grado del perfezionameuto intellettuale. L'educazione domestica de'fanciulli non dovrebbe quindi affidarsi che ad individui destri, pazienti e conoscitori profondi del cuore e delle inclinazioni giovanili. In una città che è tutta vita e tutta moto, trovasi il fisico ed il morale nella prima età in uno stato di continua oscilla- 56 zipne e distrazione per l'impressioni de'più svariati e piacevoli oggetti che lo circondano. A ben dirigere l'uno e l'altro allo scopo migliore, ed a far nascere l'amore e il diletto agli studj più utili ed alle sevore discipline ne' giovanetti esigonsi perciò molte cognizioni, gran destrezza e le più raffinate industrie pedagogiche. Articolo 4-° Educazione del povero trascurata, e come dovrebbe essere diretta. E voto generale che venga eretto in questa città qualche stabilimento destinalo alla morale e' fìsica educazione dei figli delle povere famiglie sull'esempio di quanto è stato fatto nella città di Cremona ed in qualche altra d'Italia. La prole del povero è generalmente negletta ed abbandonata in tutti i luoghi, ed anche qui un numero notevole di fanciulli scorrono continuamente le contrade chiedendo soccorso e destando compassione colla nudità del loro corpo, e coi mali che li affliggono. Ove questi non vengano raccolti, alimentati ed istruiti in appositi istituti, devono rimanersi in preda a tutti gli orrori di una vita raminga e derelitta, e crescendo servono ad accrescere il numero degl' individui pericolosi alla società e dei più ribaldi delinquenti. Un esempio di filantropia ha già offerto in Brescia un benemerito cittadino ricoverando con grande suo dispendio in un locale ben appropriato un numero di fanciulli abbandonali nella miseria, i quali mercè le cure del loro benefattore sono divenuti cittadini utili, operosi e valenti nelle arti, mentre sembravano condannali dalla necessità a dover essere di peso e •'•'7 forse d'obbrobrio alla società. Possa un tale esempio servir di sprone ai magnanimi, di cui Brescia abbonda: ricoveri di fisica e morale educazione vengano aperti a vantaggio dei fanciulli derelitti in più quartieri della città, e non passerà gran tempo, che que'medesimi che avranno contribuito ad un' opera sì segnalata di beneficenza, avranno la dolce compiacenza di vedere sradicato un disordine, clic dalla forza e dalle leggi non può venir compresso sì clic non faccia sentire i suoi tristi effetti. L'incivilimento riceverà in tal guisa il più forte impulso alla perfezione per opera dei cittadini medesimi, i quali acquisteranno in tal modo un doppio titolo di benemerenza verso la loro patria e verso il Sovrano, cui tanto sta a cuore la pubblica a privata felicità de'suoi popoli *, " Mercè le zelanti cure di un ottimo e dotto cittadino dover» essere aperto nel mese di gcnnajo del corrente anno un1 istituto d' educazione per gl' infanti al disotto dei sei anni. Ma particolari circostanze ne hanno ritardata P attivazione, la quale però non sarà protratta oltre il mese d1 aprile , essendo già approntato lutto P occorrente per un si importante esercizio, il quale sarà foggiato sulle norme di quello ili Cremona, che ha servilo di modelli* od ogui altro istituto di siiuil fatta in Lombardia, 58 CAPO VI. Influenze che direttamente o indirettamente dispongono gli abitanti alle malattie. Ì5e si riguardi alle qualità, all' indole ed alla fisica costituzione del Bresciano non si saprebbe scorgere in lui clic un complesso d'attributi favorevoli ad una vita sana, gioconda e lunga. Ma pure ciò non si avvera che per pochi e le malattie di frequente insorgono a turbare la sua esistenza; per Io che la sua vita è spesso tronca prima del declinare dell' età. Ed è particolarmente da notarsi come le cause che direttamente o indirettamente contribuiscono ad alle-terare le sue funzioni organiche, tutte collimano a produrre quelle forme morbose che dipendono da stimolo accresciuto. Articolo i .° Clima, sue variazioni, stagioni, vento, caldo e freddo. Senza ripetere quanto poco innanzi ho esposto sugli inconvenienti che si manifestano in Brescia per l'azione prevalente dell'aria di tramontana, e in causa dell'umido prodotto dalle acque che la intersecano sotterra per lutti i versi, limiterò nel presente articolo le mie considerazioni sulle più frequenti variazioni atmosferiche, che quivi succedono nelle differenti stagioni a danno della salute. Dipcn- si dono queste dal repentino passaggio dal caldo al freddo, dal frequente avvicendare di venti di opposta natura, dalla gravità dell'aria per effetto di piogge dirotte, di venti turbinosi , di temporali, di prolungate nebbie che sì di sovente mettono a soqquadro l'atmosfera. Tenendo dietro all'ordinario corso ed all'andamento delle stagioni si può facilmente riconoscere la natura e le eause di siffatti meteorologici trambusti. L' inverno talvolta' si presenta come una prolungazione dell'autunno; progredisce senza accompagnamento di nevi e di piogge fra la serenità e la secchezza dell' aria e con una temperatura che non s' abbassa oltre lo zero della scala Reaumuriana. Tal si fu quello del 1828 e del i832. Talvolta però suole spiegare tutti i suoi rigori e le sue stravaganze fino dai suoi primordj ; un freddo eccessivo lo accompagna nel suo corso sotto l'influenza dei venti del nord, i quali però non sono quasi mai cagione di copiose nevi. Queste ordinariamente cadono in copia sotto il predominio dei venti dell'ovest; ed ove ciò accada in principio della stagione invernale, suole la neve congelandosi ingombrare il suolo fino all' approssimarsi della primavera. Di tal tempra fu l'inverno del i83o. Talvolta scorre esso con pochissima neve ma con piogge frequenti, e ciò accade quando predomina il vento di sud-ovest. La primavera suol essere spesso primaticcia, e farsi poi nel suo decorso frigida, nebbiosa, accompagnandosi a piogge frequenti, che di grande pregiudizio riescono alla vegetazione. Succede talora che a primavera avanzata, mentre la vegetazione è nel suo maggiore sviluppo, s'irrigidisca in un modo-straordinario l'atmosfera e nella notte si manifesti il gelo, il quale adugge i teneri germogli delle piante, e vane rende le concepite speranze dei coloni. Nelle Go vicinanze di Brescia un tale avvenimento è grandemente temuto; non è a tal segno in altri siti della provincia, perchè uou suol essere si frequente ed insidioso come in questa plaga. La primavera è la stagione più irregolare ed incostante essendo per lo più interrotta da copiose piogge, da venti turbinosi e da frequenti temporali. L'estate varia pure nel suo andamento. Allorché la primavera fu lungamente dominata da venti australi, i quali interpolando con quelli del nord mantengono uno stato di freschezza ncll' aria per effe Ito delle piogge frequenti che cagionano, 1' estate suol anticipare il suo corso, e nei mesi di maggio e giugno spiegarsi indi non di rado con un calore insolito, che progredisce in luglio ed anche in agosto, secondo che la costituzione atmosferica tende alla siccità sotto l'influenza dei venti dell'ovest, che in quella stagione spirano comunemente. Succedono pure non di rado durante il corso estivo, quando la temperatura esalila al più allo grado d'intensità, delle variazioni repentine nell'atmosfera insorgendo i venti del mezzogiorno, i quali cagionano piogge dirottissime accompagnale da temporali e da grandine, e portano un tale squilibrio nelle qualità fisiche dell'aria da far abbassare in un modo notevole la temperatura ; quando un tal effetto sia di qualche estensione e durata, dà luogo ai venti del settentrione, che mantengono un dominio più o meno lungo, finché a poco a poco torna l'estate a riprendere il suo impero. Questa si è veduta sotto particolari costituzioni compiere il suo corso con una temperatura mitissima, e sotto una continua alternativa di piogge e di venti di natura diversa, siccome e accaduto nel 1833. L'autunno in questo clima si può considerare la più bella stagione dell' anno. Suole ordinariamente procedere 6. temperato, regolare e sereno. Raramente è turbalo tla copiose e prolungate piogge, come avviene in altri paesi; spesso si manifesta siccome una continuazione dell' estate senza gl'incomodi di questa, e con tutte le piacevolezze che gli sono proprie. Nel suo declinare però si manifestano alcuna volta dense e prolungate nebbie, la temperatura dell'aria s'abbassa fino alla congelazione, e le nevi precedono l'entrata dell' inverno. Da un tal quadro si può agevolmente dedurre quanto potente ed estesa debba riuscire sugli abitanti di Brescia l'influenza d'un clima soggetto a tante mutazioni, cornee questo, e di quale natura risultino gli effetti morbosi che debbono manifestarsi nella frequente alternativa delle condizioni dell' aria che li circonda. Un clima sottoposto all'urto continuato di due atmosfere d'opposta natura, all' impulso di venti di diversa indole, a trambusti meteorologici solili a spiegarsi con forza e con gagliardi:), al predominio d'un'aria vibrata clastica e fredda, che ad ogni evento si fa preponderante, deve certamente predisporre il corpo animale a malattie di vigore, a flogistiche condizioni patologiche. E comecché sotto alcune particolari costituzioni, segnatamente sotto il dominio protratto di venti sciroccali e caldi , e dietro copiose piogge sopraggiunte ad uno stato di secchezza lungamente mantenuto nell'aria, si siano osservate svolgersi febbri putride, nervose ed anche di periodo, non di rado mascherate e perniciose, pure anche sotto tali morbose costituzioni si manifestava patentemente il genio flogistico nelle persone colpite; cosicché il terapeutico trattamento fondarsi dovea spesso in duplice indicazione. La causa di tal complicazione risulterà piìi evidente ponendo mente al genere di vita degli abitanti, ed alla primigenia orditura del fa loro fisico, nonché al temperamento ed alle particolari loro idiosincrasie.. . Articolo t..' Cibi e bevandej intemperanza. Capitale Brescia d' una provincia feracissima di prodotti animali e vegetabili di svariata natura, ritrae dal territorio che le è soggetto i principali mezzi che servono alla sussistenza de'suoi abitanti. Mercè poi il commercio ritira dall'estero tutti quei generi che non essendo di prima necessità, servono tuttavia ad accrescere le delizie della mensa, ed a solleticare il gusto. La moltitudine di famiglie ricche ed agiate che in essa hanno ferma la loro dimora, 1' industria di una gran parte degli abitanti ed il traffico che vi si esercita florido e lucroso, spargono facilmente in tutte le classi j mezzi atti a procacciare uu comodo e sano vivere, e questo si manifesta nella gioja ed ilarità dipinta sul volto dei cittadini, la quale annuncia corpi ben costituiti e nel miglior modo alimentati. Né può essere altrimenti, ove si ponga mente alla natura ed alla perfetta qualità de'commestibili generalmente usitati, al promiscuo uso che si fa di cibi vegetabili ed animali, alla generale agiatezza delle famiglie ed alla facilità di provvedere il necessario per tutti quando non manchi l'operosità e il buon volere. Riportandomi a quanto ho notato nella Topografia generica della provincia sulla natura e qualità degli alimenti, non occorrendomi particolari osservazioni per Brescia, mi limiterò nei presente articolo a discorrere sui dannosi effetti che deve spiegare in alcune classi di persone l'intemperanza) la gola e l'eccesso tanto nel mangiare che nel bere vino e liquori spiritosi. E primieramente noterò come da molti il regime dietetico sia affatto trascurato, né risponda ai mezzi che loro sono proprj. Si consuma alla giornata tutto quello che può cotidiananamente offrire l'industria. Si spende in alimenti ricercati quello che si dovrebbe economizzare per far fronte ai bisogni contingibili in causa di malattie, di disgrazie e d'altri accidenti, che sì di frequente colpiscono quelli che vivono dall' oggi al domani. Si spende per la gola quello che la sobrietà ed una ben regolata economia potrebbero risparmiare per procurare una migliore educazione alla prole, per ristorare la vecchiajadei genitori e per procacciarsi que'comodi e quegli agi che non si curano con danno della salute. Ma in questo particolare il massimo dcgl' inconvenienti è causato dal trasporto troppo radicato in molli di bere vino e liquori spiritosi sino all' ubbriachezza. Comecché siffatto appetito si manifesti troppo diffusamente nella popolazione, pure io stringerò le mie considerazioni sugli effetti che produce in quegl'iudividui che per le loro ristrettezze e per le famigliari circostanze dovrebbero essere i più curanti del risparmio e della temperanza. Si abbia sott' occhio una famiglia composta di piò individui che attendono la loro sussistenza dall' industria e dal lavoro del padre abbandonato al vizio dell'ubbriachezza. Non forma desso centro de'suoi affetti che il vizio che lo predomina. Sono per lui posti in non cale i più sacri doveri che lo dovrebbero tener vincolalo alla sua famiglia. La moglie ed i figli sono costrelti a languir nella miseria o vengono abbandonati al capriccio della fortuna. I suoi guadagni di mano in mano si sprecano nelle bische e nelle taverne. Finché le sue forze il permettono è attivo, laborioso ed anche avaro del tempo, ma solo per poter offrire frutti più i C4 copiosi tuli' altare del disordine. Ma il ilio fisico non può a lungo resistere alle ripetute e violenti scosse d'un vizio, che lentamente va rodendo gli stami occulti della sua vita. Si spiegano infermità che non possono venir domate dalla medicina. Cade in un cronicismo insuperabile; estenuato di forze, abbandonato da tutti e perfino dal vizio stesso, a cui non gli resta più che tributare, ove non possa ottener un asilo in qualche pio ricovero, gli è forza terminare i suoi giorni sulla nuda paglia, o nello spedale senza il compianto de'suoi e senza lasciare una memoria al mondo che non desti disprezzo ed orrore. Mi si perdoni questa breve digressione che non volendo m'è sfuggita dalla penna. Ma l'esposto quadro è pur troppo veritiero, e a chi voglia tener dietro al costume ed alle viziose abitudini di alcuni individui del basso popolo troppo frequenti occorrono in questa città gli eseinpj di famiglie desolate pei funesti effetti del vizio dell' intemperanza. Per rimanerne in breve convinti basta volgere lo sguardo ai ridotti grandemente moltiplicati in tutte le contrade e nei più riposti vicoli, ove si raccolgono alla sera e nelle prime ore della notte gli artigiani e gli operaj a scialacquare il guadagno della giornata. Qua! folla non ingombra questi luoghi consacrati al disordine! Quante funeste conseguenze non ne deve provare il fisico e il morale di quelli nei quali un tal vizio non ha limiti! Da questo dipendono più di sovente le risse, i ferimenti, gli scandali e il pubblico mal esempio clic in Brescia accadono. Il tranquillo passeggero teme spesso l'incontro di girovaghi forsennati; la città nei luoghi più frequentati viene imbrattata da sozzure, ed il riposo notturno è spesso interrotto da clamorose orgie, e dall'impudente schiamazzo di turbe baccanti che portano in trionfo il vizio al quale si sono immolate. ti-, Auticoio 3." Generi che furono consumati in Brescia nel 1834. Perchè si possa formare un'idea giusta non tanto della quantità de'generi commestibili che annualmente vengono consumati dalla popolazione bresciana, quanto della loro natura e qualità, s"i che in modo comparativo abbiansi ad indurre le sue inclinazioni verso alcuni cibi in preferenza di altri, riporto nel seguente prospetto la distinta di tutte le vittuaglie che nel i834 vennero introdotte e consumate in città, non fatto conto di que'generi che s'introdussero per uso de' privati, non soggetti a dazio. Qualità dei generi Quantità Buoi ...... Manzetti ..... Vitelli . . . ... Vacche e Tori . . ¦ Castrati . . Capretti . . Majali . . . • . • . Tutti questi bestiami, ridotti in quarti, hanno reso di carne pesi bresciani 212^30, pari a quintali metrici 17061,08; di sego 9320, pari a quintali metrici 747, 49! "' trippe 14469J pari a quintali metrici 1160, 46; di pelli 2i36o, pari a quintali metrici 1713, 14. Pesi bresc. Quintali metr. Pesce della provincia . . » ir534 925,06 Idem di mare . . . » 3i3g 25i, 76 5 . N. 1147 • « 2720 1 « 6142 » 523 • « 897 • » 7883 • * » 180? 66' Ostriche e Grnnceole . . Numero fìaooo Polli . » a85594 Ovi . . . » 651480 Limoni » 929000 Popponi . . » 7Î000 Carciofi! . . » 90000 Uccelli Dozzine » 69784 Pesi bresc. Quintali mrlr Frutti verdi » 246311 197541 88 Idem secchi . • » 19580 1570,37 Fungili » 3goo 312, 79 Pomi di terra » 52000 4'7°> 56 Verdure » 38840.0 3u5o, 85 Castagne Some bresciane 10750 Vennero inoltre introdotti e daziati alle porte i seguenti generi : Posi bresc. Quintali meli-. Acquavite e liquori M 12000 962,44 Farina di frumento « 5720OO 45876,-1» Idem di formentone » 325ooo 26065, 98 Biso . . . . . » 6538o 5243, 67 Uva..... >! 82000 6576, 65 Olio d'ulivo . ; » 40000 5638 3?.o8, 12 Olj d'altre qualità . . " ; 45^.8 Butirro ;•-;-• " ?.6325 2101, 34 Formaggio .... ;ì 38338 3o74, 82 Carni insaccate 3> 2.3oo .«4,47 Lardo ... » 1600 128, 32 Salumi d'ogni genere >ì 5.768 4t5r,95 Legumi d'ogni genere . » 2600 208, 53 67 Posi bresc. Quintali motr. Generi ( Caffè . . . » ii68g 937,49 coloniali C Zuccnro . . » 87368 2996) 79 Vino . . . Zeile bresciane 177526 I venditori di commestibili aventi officina sono i seguenti. Pizzicagnoli . . • • N. 102 Venditori di paste e farine , . » 170 Fornaj...... » 4° Albergatori di primo rango . : 1» 16 Osti e bettolicri . •> 370 Mncellaj ..... * 29 Caffettieri .... n 84 Droghieri .... » 3i Venditori di liquefi e di confettui e . » a53 Da tale quadro si scorge manifestamente il consumo ingente che si fa in Brescia di generi commestibili tanto solidi che liquidi, e si possono inferire le conseguenze che da alcuni articoli troppo estesamente usitati ne deve risentire la salute degli abitanti. Fra questi devonsi notare le carni d' ogni specie, i salumi, il formaggio, e più di tutto il vino e l'acquavite. 11 vino solo, mettendo in conto anche quello che si ricava in luogo da una parte dell'uva introdotta, ripartito equabilmente sulla popolazione fissa darebbe non meno di sei zcrle per individuo d'ogni età e sesso. E benché abbiano parte nel consumo del vino che si porta in città anche i forestieri ed i militari quivi stanziati, per cui diminuisce T indicata quota che consumano gli abitanti, devesi avvertire come ad ima maggiore o minore distanza dalle Ü3 ilium della cillà trovisi una moltitùdine di osterie e di licitolo, le quali giornalmente da molli e con grande concorso ne'giorni festivi , &ono frequentale dai cittadini e segnatamente dagli artigiani e dagli opera j. 11 vino ed i commestibili clie vengono in queste consumati, non figurano nella riportata nota. Una buona parie della popolazione ha pur l'abitudine d'alternare il suo soggiorno fra la città e la campagna; tantoché non temerci d'asserire che per ben quattro mesi dell'anno un terzo degli abitanti consumi il vino fuori di Brescia. Questa circostanza dovea essere pure avvertita per far vedere che poco lungi dal vero è la quota di sei zerle fissata a cadami individuo. Articolo 4-°- Arti e mestieri dì Brescia. Se si considerano le arti cd i mestieri che più. generalmente vengono praticati in Brescia rispètto a' loro rapporti col fisico e col ' morale tanto delle persone che vi si applicano, quanto della popolazione, io veramente non saprei scorgere venirne per essi una dannosa influenza. Non trovansi quivi di quegli slabilinicnti di manifatture che col loro esercizio diano luogo allo svolgimento di malefici principe e che obblighino gli operai ad una vita disagiata ed incomoda, o a starsi lungo tempo rinchiusi ed assidui negli opifiujj O'a lottare di continuo con lutti gli elementi, od a straordinarie e lunghe prove di forza. Le arti cd i mestieri de'Bresciani sono limitati a quolli che suppliscono ai bisogni comuni ed ordinarj della vila, e perciò mi dispenso dal tener discorso sugli effetti morbosi che ne possono derivare al fisico degli escrcentii, essendo questi bastante- mente conosciuti, Pioterò, soltanto come fra gli escrciij ubc più direttamente possono pregiudicare alla salute uuo sia quello dei conciatori di pelli. Un buon numero di persone lavora continuamente negli opificj di conceria situati tanto nell'interno della citlà, che oltre le sue mura. Per quanto questi siano ben regolati e costituiti in vasti e ben ventilali locali, non si può tuttavia escludere da tali escrcizj la sinistra influenza delle putride esalazioni che vi si svolgono. Danno queste facilmente origine ad affezioni febbrili di diverso carattere, le quali più presto si Spiegano in quelli che sono condannati a rimanersi più a lungo nella loro sfera d'azione e che provano ad un tempo gli effetti dell' umidità che ricevono dall' aequa, indispensabile neh' esercizio di tal mestiere. E in vero i conciatori di pelli offrono spesso un aspetto squallido e tristo, con un pallore loro proprio, e vanno facilmcute incontro alla cachessia. Dopo quello del conciatore debbo porre fra gli esercir) che spiegano una più estesa influenza nociva, quelli del macinatole di gesso, non che del taglia pietre e del lavoratore di marmi. Dipende il pregiudizio che ne debbono risentire gli individui dedicati a tali eserei/.j, dai polviscoli calcarei o d'altra natura che continuamente vengono da essi colf aria inalati, e che direttamente offendono l'organo polmonare, cagionandovi irritamenti più o meno intensi, tubercoli, lente infiammazioni, e in fine la lisi. Potrei pure accennare qualche altro esercizio, che non va consideralo fra i più comuni, e che dà luogo facilmente a sanitarj inconvenienti, qual sarebbe quello del fabbricatore di candele di sego, del lavoratore in osso e simili; ma siccome assai rari sono siffatti escrcizj, e d' altronde regolali con ottime discipline, perciò ometto di fame speciale menzione. 7o Non devo per altro passar oltre senza dir qualche parola intorno all' inconveniente generalmente conosciuto per la incomodità che reca agli abitanti, e che dipende dalla riunione degli esercenti 1' arte di magnano in una contrada delle più frequentate e centrali della città. Clamorosa per la moltitudine che continuamente la ingombra, lo è doppiamente Brescia lungo il corso de'magnani, comunemente detto dei Parololli, per il continuo assordante battere sul rame di questi negli opificj ordinati lungo il corso medesimo per un lungo tratto. Il molesto frastuono si estende pure a tutte le contrade vicine, né sempre finisce col giorno, poiché costumano questi fabbri , i quali si distinguono per la loro laboriosità sopra tutti gli artigiani, a starsene occupati anche una parte della notte, ed a riprendere il mestiere collo spuntare del giorno. Se disdica la riunione de' magnani in una delle contrade più frequentate della città, in vicinanza de'portici, in cui è stabilito il general convegno de' cittadini ed il più grazioso e ricreante passeggio, e da presso ai priinarj alberghi io noi dirò, potendo ognuno giudicare sui particolari di civico decoro, di pubblico comodo od incomodo. Farò soltanto osservare, come il fragoroso esercizio de'magnani offenda anche indirettamente i riguardi sanitarj, giacché per quanto abituati siano i vicini a quel monotono ed incessante battere e ribattere il metallo deve esso nuocere agli ammalati che lo provano, prolungare le malattie loro, rendere più lunghe e fastidiose le convalescenze e predisporre alla sordità ed ai mali di capo. 7' Articolo 5.* Indumenti dei Bresciani. Riportandomi, in quanto alle abitazioni, alle cose esposte parlando del materiale della città, verrò ora discorrendo si il vestito di questa popolazione. Nulla dirò della forma degli arredi e della maniera di applicarli al corpo costumata dalle diverse classi della popolazione, non discostandosi i Bresciani da quello che si pratica dagli abitanti delle altre città lombarde. Due effelti dannosi alla salute mi gioverà bensì accennare che dipendono da questa causa; questi sono il lusso nel vestire ed il poco riguardo di coprire il corpo con indumenti adattati alla stagione ed ai tempi. Quanto al primo non v'è chi possa negare la pregiudicie-volc influenza ch'esercita il lusso non tanto sul morale, «pianto sul fisico delle popolazioni. La manìa di voler comparire con abiti alla moda si può dire diffusa in tulle le classi della società ed in ambo i sessi, e particolarmente nel femmineo. Il bottegajo, l'artigiano ed il giornaliero quando indossa il suo vestito da festa illude se e gli altri, facendosi credere persona d'importanza e mollo più di quello che è. Per giungere al suo intento nulla risparmia nel!' arredare il suo corpo alla foggia del ricco e del signore, e questo ben di sovente lo fa con dissesto della sua economia, con pregiudizio della sua famiglia, e con danno di quelli, ai quali dovrebbe riversare il denaro che profonde per un insensato capriccio. Le donne poi e in particolare quelle di alcune classi a quanti slenti, a quante pene non sottopongono il loro fisico per farlo figurare con abili sfarzosi e foggiati alla moda, si che possano attrarre gli sguardi dei cu- 7* riosi, fermar l'attenzione dei zerbini, e farsi credere discendenti da ben diversa prosapia da quella cui appartengono. Di quali e quante tristi conseguenze sia cagione questo vizio sul morale dell' infima classe della popolazione, io noi dirò, giacche esse sotto un tale rapporto sono bastantemente conosciute per le declamazioni de'savj. Non posso per altro occultare la sua pessima influenza, benché indiretta, anche sul fisico, in causa dell' eccessivo travaglio, a cui questo condannasi per procurargli una corteccia lussureggiante ; in causa delle protratte veglie, degli stenti e della fame che gli si fanno non di rado soffrire in cambio del'bel vestito che gli si vuol regalare j in causa finalmente di quella rodente morale preoccupazione che fa trascurare i riguardi più essenziali che gli si devono, e le cure che si dovrebbero ai genitori bisognosi, ai figli infermi e bene spesso ad un marito reso inetto innanzi tempo per- troppa condiscendenza verso una moglie ambiziosa e vana. Ma le più tristi e fatali conseguenze che risente il fisico per causa del vestito, sono quelle che derivano dal trascurare che fanno molti 1' applicazione al proprio individuo d'indumenti adattati alle stagioni ed ai tempi. In un clima, nel quale lo stato atmosferico è soggetto a frequenli e repentine variazioni, in cui la temperatura s'alza e s'abbassa da un istante all'altro nel modo più significante, in cui a venti freddi ed asciutti subentrano spésso improvvisamente venti caldi e molli, in cui i calori talvolta eccessivi dell'estate vengono costantemente temperati dalla brezza di tramontana nella notte, dovrebbero usarsi i maggiori possibili riguardi nel difendere il corpo con opportuni indumenti. Ma questa cautela è pur troppo trascurata, e perfino dalle persone più giudiziose. La fidanza in una >alute vigorosa, la teina di comparir meticulosi o di de- 7.3 star il ridicolo, la sventatezza della gioventù, 1" imperioso costume e la moda, che nel dettar le sue leggi ben di rado prende consigli dalla dea della salute, fauno sì che non si avverta ad un regime preservativo di tanta importanza. Frattanto sopravvengono infreddature, doglie, reumi, arlri-tidi ed altri malanni. Se ne dà colpa al clima, si considerano come effetti inevitabili d'un' aria malefica, d' un influsso dal quale non può sottraisi; mentre con semplici cautele, col tener meglio riparato e più ben coperto il corpo si potrebbero scansare simili conseguenze morbose. 1 medici hanno un bel declamare contro gli usi e le abitudini dannose alla salute, che difficilmente vengono ascoltati. Frattanto da causa semplicissima e tenuta in nessun conto si generano quegli sconcerti individuali che più di frequente sogliono manifestarsi nel popolo, dai quali per successione morbosa derivano poi quelle tante infermità che accrescono l'ordinaria mortalità. Airncoio 6." Costumi ed abitudini dei Bresciani. Se uno sguardo si volga alla vita sociale del Bresciano, a' suoi usi, alle sue abitudini , ed a' suoi divertimenti, nulla io veramente saprei scorgere che spieghi una mala influenza in pregiudizio della sua salute. La vivacità che gli è propria, il suo tratto aperto e schietto, il suo costume e la coltura del suo spirito piacciono generalmente; né v' ha straniero che, dopo essersi trattenuto qualche tempo in questa città, non parta seco recando una dolce memoria d'un paese che, giocondo pc'suoi naturali pregi, si fa maggiormente piacevole per il genio de'suoi abitanti. Brescia infatti ne'riguardi della vita sociale riunisce in emi- Dènte grado i vantaggi di una capitale. Curioso ed amantissimo della novità il popolo che l'abila non si perde tuttavia a scandagliare i fatti altrui, a censurare le volture delle famiglie, a scoprire i difetti del terzo e del quarto. Uno strano avvenimento desta la sua naturai curiosità, gli dà motivo di discorrere e di prendere informazioni, se l'argomento lo interessa, di far mille congetture, di esternare ogni foggia di giudi?.)', ma poi in breve ne perde la memoria come nulla fosse accaduto. Grandemente contribuisce alla libertà di vila che si gode in Brescia, 1' occupazione, a cui si dedicano con amore e con diletto i suoi abitanti. Ciascuno nel proprio stato è attivo, laborioso e accurato nel disimpegno de'proprj doveri. L'ozio, tormento e vitupero della società, è bandito da questa città quasi intieramente, essendo ben pochi quelli che servano a que-sla rea abitudine tanto nella classe dei signori che negli altri ceti. Quelli si occupano ncll' amministrazione della propria fortuna, impiegando il tempo che loro sopravvan-za in quegli onesti trattenimenti che convengono al loro stalo: tali che lo studio, le piacevoli letture, il consorzio degli amici, gli escrcizj d'equitazione, della scherma, della danza, il passeggio, la caccia, l'uccellagione, il giuoco del higliardo e il teatro. Abbondando quivi ogni maniera di istituti, segnatamente di beneficenza, ai più distinti fra i cittadini ne viene affidata la direzione; ed essi con bravura, zelo ed attività si prestano al disimpegno delle relative mansioni, non meno che d'ogni altra opera pia o in servizio della religione o a beneficio di pupilli che loro venga allogala. GÌ'individui delle classi inferiori con amore e con indefessità intendono ncll'esercizio delle arti e de'mestieri nei quali vennero infatuiti, e ben pochi sono quelli che nel tempo utile si sticno oziosi. ?5 Bandito quindi generalmente l'ozio da tutte le classi, non si vedono qui in vigore quei vizj, che colle loro oscenità contaminano la società, non quegli usi abbominevoli, che offendono le leggi divine ed umane, non raggiri, insidie e frodi che turbino la pace delle famiglie e la tranquillità individuale, né quelle turpitudini e quegli scandali che spargono il mal esempio. Ma pur troppo frequenti sono que' disordini che derivano dalla mal repressa gola, dalla crapula e dall'ubbriachezza. Io ho già delincate altrove le conseguenze fatali tanto pel morale che pel fisico del vizio dell' intemperanza, e perciò mi asterrò dal parlarne d'avvantagio. Non posso però passare innanzi senza far conoscere la necessità, per viver bene e lungamente in questa città, di adot-' tare un regime di vita il più sobrio e temperato, e di ben guardarsi da tutti quegli errori dietetici che provengono tanto da un metodico vivere soverchiamente lauto, quanto dall'abbandonarsi troppo di frequente ai pasti di società, alle ricreazioni nelle osterie e nei caffè, che sempre favoriscono il disordine e promuovono l'intemperanza, dal soverchio trasporto per alcuni cibi e camangiari non confacenti alla natura di questa popolazione, nonché dalla troppo pronunciata inclinazione al bere liquori spiritosi e fermentati. Ove si ponga mente al genio delle malattie dominanti in Brescia, è ovvio lo scorgere, come queste in gran parte riconoscano la loro causa prossima nel tubo gastro-enterico. Né mali di tal natura potrebbero ascriversi ad altre cause fuor che ad una dieta peccante o per eccesso, o per la qualità de' cibi tanto solidi che fluidi, che vengono comunemente usati. Il vivere con troppa lautezza, il far uso di cibi troppo nutritivi e stimolanti, e il bere vini troppo generosi e largamente, che in altri climi riesce 76 innocuo, in quésto sono causa di frequenti sconcerti sa-nitnrj. Esuberante di vita, com'è, questo popolo per la tempra sua primigenia, per l'aria che respira e per tutti quegli esterni accidenti che Io agitano e Io vellicano incessantemente, deve doppiamente risentire le conseguenze di quegli slimoli materiali, che la dieta generosa gli procaccia in aggiunta a quelli che naturalmente Io signoreggiano. Quindi tumulto d'umori, effervescenza di sangue, sconcertata circolazione, agitazione di nervi, esaltamento cerebrale, fantasia bollente, idee vivaci, irritamenti e dolorifiche sensazioni ne sono un' inevitabile conseguenza. Terranno dietro a tali forieri le malattie flogistiche accompagnate spesso da condizioni patologiche, che si determineranno particolarmente in que' visceri che hanno più a lungo risentito l'impressione delle intruse potenze stimolanti si diffusive che permanenti. Da qui insorgeranno affezioni gastro-enteriche di forme le più svariate, epatiti, pneumo-niti, carditi, encefalite, spasmodic, la gota, l'artrilide, e tutte le sequele croniche che vanno per lo più a finire colla morte; tali sarebbero le cardialgie, le coliche, le diarree, 1' asma, la dispnea, la paralisi, gli aneurismi, le palpitazioni, le asfissie, le sincopi e le apoplessie. Ove si voglia tener dietro alle troppo frequenti morti improvvise, che qui accadono, e rimontare all'origine di quelle morbose filiazioni che si produssero in quelli, che ne divengono vittima, si rimarrà ben presto convinti della più estesa micidiale influenza che l'uso di cibi troppo stimolanti, o l'eccesso del mangiare e del bere vino e liquori spiritosi, a cui inclina la popolazione bresciana, esercitano sopra di essa. Debbo inoltre accennare ad altro uso reso generale in questa città, ed è quello di fumare e prendere tabacco. La Regìa Finanza incassa annualmente dalle 5 alle 600000 lire per i tabacchi da naso e da fumo che distribuisce iu - questa provincia; ciò basta a far conoscere l'esteso consumo che fa di tal genere la popolazione. Se si considerino gli effetti irritativi si ben pronunciati che il tabacco produce, messo a contatto dell'organismo, si è portati a riguardare grandemente pernicioso un tal uso, e quindi giuste le declamazioni di quelli che lo vorrebbero proscritto dalla società. Ma quando si pensa che l'abitudine del fumare e prendere tabacco si è in due secoli o poco più diffusa a tre quarti degli abitanti della terra, e che in molti paesi e in tutto l'Oriente è comune ai due sessi, convieu dire che per quanto possa'essere pregiudizievole ad alcuni, sia apportatrice di piaceri e di vantaggi che non si potrebbero altrimenti conseguire. Gli stessi medici dovrebbero riflettere, che quand'anche una continuata irritazione delle membrane mucose della bocca, dello stomaco e del naso debba spiegare una sinistra influenza sul rimanente dell'organismo, pure l'assuefazione rende minima tale influenza diffusiva, e la locale irritazione d'altronde reca spesso grandi vantaggi determinando una salutare derivazione, per cui vengono più facilmente preservate le membrane mucose interne dall' azione delle cause morbose. Sotto questo rapporto io credo che in questo clima possa considerarsi l'uso del tabacco sia da fumo, sia iu polvere più vantaggioso che nocivo, semprechè non sia portato fuori dei limiti di convenienza. Per le mie osservazioni è certo, che pregiudica assai meno il tabacco, del caffè e di tante altre sostanze divenule d'un uso comune nella popolazione bresciana. , ', Quelli pertanto i quali sono estranei ai diletti che fa provare il tabacco agli uomini, dovrebbero cessare doli' in- 7s vehe contro il suo uso. Bispettino un bisogno fittizio che ha dalla sua tre quarti degli abitatori della terra, e si persuadano che le loro polemiche contro il tabacco vanno disperse al vento, come gli eflluvj che esalano dalla bocca dei fumatori. Ajiticolo 7.0 Pregiudizi dannosi dei Bresciani. Mi rimane di far qualche cenno intorno ad alcuni pregiudizi ed usi. che essendo troppo generalizzati fra questo popolo, debbono sopra di lui spiegare la più. sinistra influenza nei riguardi tanto sanjtarj che morali. Io debbo notare in principalità quello di far allattare i bambini dalle nutrici di campagna; È questo uso tanto comune in Brescia, che ne debbono venire pessime conseguenze. Si crede generalmente che facendo nutrire i fanciulli nei primordj della loro esistenza fuori dei tumulti della città e nell' aria libera dei campi, debbano acquistar più vigoria e meglio avviarsi nella • carriera della vita. Le primarie famiglie adottarono' per le prime una tal costumanza , la quale trovò facilmente seguaci nelle classi inferiori; talché in giornata il boltegajo, l'artigiano e perfino il giornaliero affida la propria prole alla venalità delle femmine di villa, facendo bene spesso sacrificj per ammassare la pattuita mercede del baliatico. Si vedano gli effetti di un uso così contrario alle leggi della natura. • 11 bambino allevato lungi dalla sorveglianza di chi lo badato aj mondo non può risentire il beneficio delle amorose cure materne; gli è forza di succhiare un latte r.hc la natura avea ad altri destinato , e che spesso male si adatta al suo stomaco. Per questa sola causa quanti ft maji fisici non deve talvolta patire 1' infelice prima che venga ripreso nella casa paterna? Quanti non periranno nelle l'ascie, senza che se ne conosca la causa, la quale dipende esclusivamente da un alimento che non gli conviene I Quanti non contrarranno col latte morbose predisposizioni , che col volger degli anni li renderanno rachitici, cachetici, infermicci 1 Quante malattie non si svolgeranno nell'età adulta, che ripetono la loro origine dallo allattamento! Io non parlo delle conseguenze e dei tristi effetti che possono derivare dalla trascurata assistenza dei bambinelli, giacché voglio supporre che vengano affidali a nutrici, le quali non abbiano ad omettere per essi quelle attenzioni e quelle cure che si fondano nella sensibilità delle donne. Ma gli effetti di questa generale sensibilità femminina, e di uno zelo prezzolato, comunque operoso, non saranno mai paragonabili a quelli che dipendono dal sentimento di natura e dalla materna sollecitudine. Ma veggasi altra conseguenza, più funesta pel morale delle famiglie. Una madre che angosciata e dolente vede a strapparsi il proprio figlio appena venuto al mondo', a poco a poco va assuefacendosi ad un sì' amaro distacco. Il tempo attenua in lei quella prima affezione, che si sarebbe sempre più rafforzata avendolo continuamente sotto gli occhi, e molto più nutrendolo col proprio seno. Viene il tempo di riprenderlo in casa ; se egli è vispo, sano e festevole si rallegra d'essergli madre; se ottuso, tozzo, malaticcio ha dolore d' averlo generato. Intanto gli anni passano e l'indole si sviluppa del fanciullo; se questa è conforme ed omogenea a quella della madre, 1' affezione in essa riprende il suo posto, ma sarà un' affezione di convenienza, alla quale però mal risponde quella del figlio, che sotto altro tetto apprese a balbettare il nome di madre. 8o Dall' allattamento fuori della casa paterna lianno quindi frequentemente origine nelle famiglie quelle differenti opinioni, quei rancori, quelle discrepanze che dipendono da poca corrispondenza di cuore, da sentitnenti di diversa natura, da affetti che non si collegano. Egli é troppo vero che le madri formano il vincolo delle famiglie; per esse i figli apprendono ad amare e rispettare il padre, e questo per esse sente farsi piti vivi i trasporti per la propria prole. Quando penso, che in questa città popolata da poco meno di 8000 famiglie non si numerano che circa 32000 individui permanenti, per cui detratta la gente di servizio risultano le famiglie composte adequatamente di tre individui e mezzo circa, che è il minimum fissato dagli aritmetici politici in alcune popolazioni, mentre 1' ordinario è di cinque o sei, io sono costretto di ravvisare fra le cause che favoriscono la moltiplicazione delle famiglie anche l'influenza dell'uso troppo invalso ed esteso di far allevare i figli ne' primordj della vita da gente straniera e fuori della casa paterna. E in vero, se si rifletta all' indole dissomigliante che si porta la prole d'uno stesso padre cresciuta da diverse nutrici, poiché è indubitato, che col latte si ricevono non solo i germi delle malattie., ma ben anche le morali inclinazioni, emerge la ragione convincente della tendenza che hanno i figli alla personale indipendenza, e quindi a staccarsi, più presto loro, riesca di farlo, dai loro genitori, ai quali non si sentono vincolati con que' nodi indissolubili che forma non già l'amore di convenienza, ma quello bensì che procede da una conformità di sentimenti, di genio e d'indole fra essi e gli autori dei loro giorni, e che in gran parte si fonda sulla prima educazione fisica, siccome quella che fissa in modo indelebile i rapporti di natura. E comecché la 8i tendenza* alla personale indipendenza, di cui è si vago il Bresciano, dipenda anche da molle altre cause, che si possono facilmente cogliere dalle cose discorse, è certo perì» che quella, di cui ho fin qui ragionalo, deve in molte circostanze prevalere ad ogni altra. Ma non posso chiudere questo articolo, nel quale mi sono trattenuto oltre i limili che mi ho prefissi, senza soggiungere a lode del vero, come da molle nobili e ricche fami-miglie sia stato ormai bandito un uso sì pregiudizievole e riconosciuta l'importanza di far allattare i figli sollo la sorveglianza materna, quando la madre stessa non si trovi in islato di porgere ad essi il latte. Possa un tal esempio (¦•.sere generalmente imitato dalle classi inferiori! limitandosi l'allattamento mercenario ai soli casi imprescindibili, è certo che vantaggierebbero grandemente le future generazioni; ne verrebbe notabile aumento alla popolazione; non si vedrebbero tanti e tanti costretti a lottare continuamente coi guai, colle miserie e colle fisiche imperfezioni; 1' incivilimento sociale acquisterebbe in somma un'impulso indiretto alla sua perfezione. Di un altro pregiudizio devo pur discorrere, che una sinistra e diretta influenza manifesta sulla condizione vitale di questa popolazione, ed è quello di dissanguare il corpo ad ogni lieve alterazione di salute. E sì invalsa la credenza, che tutti i mali che succedono in questo clima dipendano da flogosi suscitate da pienezza di vasi, da troppo sangue, che ad ogni lieve sconcerto di salute si ricorre al salasso, e questo si fa per moltissimi a titolo di preservativo e senza prender consiglio dai medici. A quali e quante sinistre conseguenze esponga 1' uso di farsi cavar sangue senza uu reale bisogno e di procrastinare la chiamata del medico, finché non si veda il pcri- 6 8a colo di curarsi da sé, ne possono far fede 1 medici stessi che sono di frequente chiamati a curare mali che non ammettono più riparo, o perchè non furono trattati a dovere nel principio loro, o per essere stati di soverchio trascurati. Nulla poi dirò intorno agli effetti dell'abitudine al salasso, che io reputo di grave pregiudizio per più ragioni. Chi si abitua alla carata di sangue è per lo più malaticcio, e per migliorare il suo stato deve di tratto in tratto ricorrere a questo mezzo che giova all' istante, ma accresce la disposizione agli abituali incomodi. Le gravi malattie curate esclusivamente coi salassi inducono facilmente una suscettibilità nella fibra alle recidive, le quali curate allo stesso modo talvolta degenerano in croniche affezioni. Quelli che arrivano ad un' età avanzala furono parcamente dissanguati nel corso della loro vita. L' abitudine al salasso rende misera e stentata 1" esistenza e s' oppone alla longevità. 83 CAPO VII. Malattie de"1 Bresciani Articolo i.° Corso ordinario della vita. Una lodevole costituzione fisica giovata da una vita regolata, sobria e guardinga procura al Bresciano un' esistenza felice, gioconda e tranquilla. E sebbene non occorrano troppo frequenti i casi di longevità, pure è certo che la virilità quivi grandemente si prolunga; tal che a settanta e più anni chi ha saputo ben condursi può far di sé bella mostra ed illudere colla vivacità del suo spirito, colla freschezza delle sue carni, e con quell'integrità di forze che sono proprie d' un' età minore. Se non che giunto ad un certo periodo di vita, e superato animosamente quello che dinotasi col nome di vecchiaja, trovasi all' impensata pervenuto a quel punto che segna la meta della sua carriera vitale. Viene sorpreso da quel languore che indica l'esaurimento delle forze, da quelle ambascie che dipeudono da un lentore generale nel circolo del sangue, da quegli sfinimenti che procedono dal turbato esercizio delle funzioni naturali, in fine da tutti quegli sconcerti che manifestano un generale rilassamento di tutte le molle organiche, per cui non tarda ad affacciarglisi la morte accompagnata da que' mali che più speditamente fanno cessare la vita delle persone che ne vengono investite. Tal sarebbe il finimento ordinano e naturale in Brescia degli individui che seppero condursi du- «4 raute il viver loro con sobrietà, con moderazione, senza grandi passioni e senza colpe. Si riducono però ad un numero assai scarso quelli che hanno la fortuna d'oltrepassare l'ottantesimo anno di vita, che può considerarsi come il grado massimo di longevità in questo clima, che quanto favorisce lo sviluppo delle forze vitali, mantenendole ben animale e floride oltre l'età virile, tanto più presto le fa crollare, e quasi a precipizio, giunto quel periodo di età che sotto altro cielo si prolungherebbe nella decrepitezza lino ai 90 anni, ed anche fino al secolo. Articolo ¦>.." Maialilo, ordinarie. Le maladie che piti tli sovente turbano la condizione sanitaria della bresciana popolazione, sono quelle che derivano dal mal uso delle cose dette non naturali dai patologi. Raramente svolgonsi in essa i morbi d'indole epidemica, e così pure quelli che vengono prodotti da contagi specifici i quali, ancorché si manifestino, è ben raro che si propaghino con una certa latitudine sotto l'influenza di cause generali, che loro imprimano il carattere epidemico. Siccome poi l'abuso delle cose non naturali più generalmente ha luogo per eccesso che per difetto degli stimoli più essenziali a mantenere l'equilibrio vitale, ne consegue da ciò che l'indole dei mali che ne derivano, offre quasi sempre una condizione ipcrslcnica ed irritativa. Prevalendo 1' azione di potenze stimolanti diffusive, si svolgono quindi piti facilmente le malattie iperstcniche e flogistiche genuine, mentre sotto quella di potenze sti-tnohtiili permanenti ali7 ipostenia s'associa frequentemente 83 la condizione irritativa, e da qui insorgono quelle morbose complicazioni che tutto dì occorrano nella pratica medica. Devonsi considerare le malattie clic più conmnemcnle colpiscono questa popolazione distinte in due amplissime categorie. In una si comprendono tutti que'morbi clic l'origine loro riconoscono dall'azione del clima. Nella seconda quelli che dipendono dagli abusi dietetici. Queste due cause generali che in tulli i tempi ed in ogni luogo hanno manifestata la più marcala influenza nella genesi delle malattie palesano i più estesi rapporti in tulli gli sconcerti di salute cui vanno soggctli i Bresciani; di maniera che non si potrebbe non riconoscerle come cause occasionali e predisponenti alle più disparate affezioni morbose. Le febbri infiammatorie, i reumi, i catarri, le flussioni d'ogni natura, le infiammazioni dei visceri del petto, quelle dell'encefalo, le angine, le epatilidi e le mctrilidi esprimono il genio morboso d'un clima soggetto a frequenti e repentine variazioni, e d'un'aria elastica, vibrala ed abbondante di ossigeno. Le affezioni gaslro-cntcriche, le biliose, le cardialgie, i vomiti, le cliolcre, le diarree, le isteriche affezioni, T ipocondriasi, le palpitazioni, le soffocazioni, le vertigini, e perfino l'apoplessia, ordinariamente riconoscono la loro origine nei disordini dietetici. L'azione delle indicate cause generali ben di frequente si appalesa simultanea e strettamente collcgata nella produzione degli effetti morbosi, per cui le più semplici forme presentano spesso siffatte complicazioni da non potere scorgere la prevalenza dell'una sopra dell'altra. Imperò sotto certe date condizioni dell' atmosfera facilmente si sviluppano le affezioni gastriche con fomite locale irritativo accompagnale da diatesi flogistica e da parziali infiammazioni sì esterne che interne. Un semplice gastricismo, una 80 raccolta di saburre negli intestini, un eccesso dietetico bene spesso dà origine a febbri infiammatorie acute, le quali nel loro corso si complicano a condizioni flogistiche in differenti visceri, talché si sarebbe indotti a riguardare siffatte malattie prodotte da quella generale potenza nociva, dalla quale sogliono piti comunemente procedere, Se si consideri l'influenza del clima sulla fibra orga* nica nelle differenti stagioni dell' anno, e si ponga mente all'azione simidtanea d'ogni altra potenza nociva che di. pende dal mal uso delle cose non naturali per determi* nare le forme de'mali più comuni ed ordinarj di questa popolazione si hanno i seguenti risultati: Neil' inverno sono comuni le febbri reumatiche, le ca* tanali, le gastriche infiammatorie associate a dolori vaghi, a punture pleuritiche, ecc.; nella primavera le infiammazioni dei visceri del petto, l'epatite, l'encefalite, le febbri si* noche accompagnate da bronchiti, da reumatalgie, ecc.; nell'estate le gastro-enteriti, le febbri sinoche gastriche, le dissenterie, le cholere, i gastricismi, ecc.; in autunno le febbri biliose, le gastro-nervose, le periodiche, le diarree, l'apoplessia, le affezioni reumatiche, ecc. Neil' inverno e nella primavera più frequenti compariscono i morbi che derivano dalla prevalenza dell'azione del clima; nell'estate e nell'autunno quelli in cui prevale T azione de' fomiti irritativi gastrici, I visceri del torace, sui quali l'aria influisce nel modo più segnalato, sono lo scopo del predominio morboso delle prime stagioni in cui il clima va soggetto alle maggiori variazioni; quelli dell'adorne, che raccolgono il materiale destinato all' organica assimilazione, divengono la sede dei morbi che a preferenza si spiegano nelle altre stagioni, attese le alterazioni che il materiale stesso subisce più facilmente durante l'assimila- 8-zionc. Accade non di rado che le malaLlie ordinarie o costituzionali non serbino un ordine costante nel modo di svilupparsi. Veggonsi talvolta le affezioni gastriche con carattere tifoideo serpeggiare in primavera ed anche nel-r inverno, come pure le-diarree e le febbri periodiche. Non radamente si svolgono in questo clima la pleuropc-ripneumonia e le febbri reumatiche catarrali neh' eslate ed in autunno. Siffatte irregolarità sono sempre in stretta relazione colle costituzioni predominanti dell'atmosfera, e colle variazioni che le stagioni presentano nel loro corso. E confermata l' azione generale delle indicate potenze nocive dall' indole e dalla natura delle malattie particolari dell' età e del sesso. I fanciulli soggiaciono più presto alla gastro-enterite, all'encefalite ed alla polmonite che ad altre malattie. Gli adulti vanno facilmente incontro alla tisi polmonare tanto primitiva che secondaria. Un diciottesimo della popolazione si può dire che venga meno per tale malattia. La maggior mortalità nell'età avanzata succede per mali di petto o del capo tanto sotto forma acuta che cronica. I vizj precordiali e 1' apoplessia uccidono la metà di quelli che muojono sopra i 60 anni. Le donne prima del matrimonio vanno soggette a leu-coree , ad isteralgie, a mali di capo ed alla tisi. Le maritate alla peritonite, alla me tri te ed agli aborti. Lo scirro ed il cancro tanto delle mamelle che dell' utero sono frequenti iu Brescia nelle femmine sopra il quarantesimo anno d'età. «s Articolo 3.° Malattie epidemiche. " Allorquando le malattie sporadiche e le ordinarie costituzionali attaccano un gran numero di persone per effetto di cause insolite e sconosciute, o per l'accresciuta attività momentanea delle cause morbifiche comuni, tanto Dell' un caso clic ucil' altro si formano l'epidemie. Quantunque prese in quest'ultimo senso le malattie epidemiche siano più frequenti di quello che si crede, io limiterò tuttavia il mio discorso a quelle sole forme morbose che negli ultimi otto anni hanno offerto un carattere più estesamente epidemico che non sogliono manifestare i più ordinari mali sporadici o costituzionali: di tal natura si furono la febbre gastrico-ncr-vosa, hi diarrea, In pertosse, e gl' infreddamene catarrali ch'ebbero ad insorgere nclP accennalo periodo di tempo. Queste malattie non solo ebbero a propagarsi nella popolazione più largamente dell'usato, ma spiegarono nel loro corso un'indole particolare, quantunque non essenzialmente diversa dalla comune; e quello che più importa di notare, davano la loro impronta alle più disparate malattie che nel frattempo investivano hi popolazione. Si svolse sul finire d'agosto i83o e continuò per una gran parte dell'autunno una febbre col carattere di gaslrico-nervosa, la quale attaccava di preferenza la gioventù, prediligendo il sesso maschile. Si manifestava con turbe irritative gastro-enteriche che si esaltavano spesso al grado d'una ben determinata condizione flogistica; sul quarto o quinto giorno di piressia, e qualche volta più lardi ne veniva attaccalo il sistema nervoso, soprattutto il cerebrale, talvolta per simpatia, ma spesso idiopaticamente con flogosi delle sue membrane. Un metodo curativo deprimente troppo energico ed i salassi replicati riuscirono di sommo pregiudizio; laddove l'uso degli evacuanti idragoghi, e successivamente dei blandi tonici fu coronato dal miglior successo. Tenne dietro questa malattia a protratte e dirotte piogge cadute in agosto, in sequela ad una calda e prolungata siccità. Nella primavera del i833 ebbe pure a serpeggiare una malattia febbrile, la quale grandemente si diffuse in varie classi della società, attaccando in particular modo la più elevata. Svolgevasi con sintomi vaghi che le davano l'apparenza di febbre reumatica e più raramente quella di febbre gastrica. In capo a qualche giorno dall'ingruenza febbrile, e talvolta dopo una settimana e piti, veniva interessato il sistema nervoso, e segnatamente il cerebrale sotto forma di coma o caro. Questo si riscontrava assai di frequente, talché gli ammalali bene spesso mancavano in sembiante d' apopletici. Talvolta però il carattere nervoso si limitava al delirio ed al pcrvigilio. Quanto più col progresso del male si facevano intensi i sintomi del sistema nervoso, tanto più diminuivano quelli della febbre, ma cresceva per gli ammalati il pericolo. Cominciò un tal morbo a mostrarsi sulla fine di febbrajo; si allargò con carattere semplicemente epidemico in diverse contrade nel mese di marzo, e cessò intieramente in aprile. Non fu accompagnato da eruzioni cutanee, e la sua durata si estendeva dalle due alle tre settimane. Si accrebbe in quell' anno la mortalità ordinaria della popolazione per tale malattia, la quale presentò i maggiori ostacoli al suo trattamento terapeutico. Ebbe principio col cambiamento occorso nclP atmosfera, e colle frequenti piogge che sopraggiunsero ad uno stalo 9° di secchezza nell'aria che avea perdurato tutto l'autunno, nonché l'inverno fino all' epoca in cui si svolse la malattia. Si sostenne con molta gravezza e pertinacia sotto l'avvicendare del vento australe e della tramontana, e nell'alternativa di giorni ora sereni e freddi, ora nuvolosi ed umidi che accompagnarono la primavera fino a mezzo del suo corso. La pertosse, malattia comune alla prima età, tutti gli anni suole attaccare con più o meno frequenza i fanciulli tanto della città che della provincia. Suole scoppiare con genio epidemico ogni cinque o sei anni. Nel i8a3 chhe un lungo ed esteso dominio in tutti i quartieri civici; con minor estensione si dilatò nel 182g, e nel i834 ebbe pure ad attaccare una moltitudine di fanciulli al disotto degli anni dicci. La pertosse suole spiegarsi in primavera e cessare con essa ; talvolta però si produce ad una gran parte dell'estate, ma meno intensa e assai limitala. E sempre una affezione innocua, comecché sia per lo più ricalcitrante ai soccorsi della medicina. Mentre la pertosse nel 1834- travagliava i fanciulli, gli adulti erano molestati da quell' affezione catarrale che si conosce sotto il nome di grippe. In Brescia ebbe a spiegare il più mite suo carattere; non si diffuse gran fatto, e fu di breve durata. La diarrea attacca tutti gli anni un numero più o meno considerevole d'individui, siano adulti, siano fanciulli. Io non 1' ho veduta serpeggiare con genio veramente epidemico che nei mesi di luglio ed agosto del i832, assalendo in principalità i fanciulli di pochi mesi, soprattutto quelli della prima dentizione. Fra questi s'ebbe una mortalità riflessibile in quell'anno. Non avrei da far menzione di altre malattie che abbiano serpeggiato con andamento epidemico negli ultimi an- 9» ni. Nel cambiamento delle stagioni e particolarmente nel passaggio dall'inverno alla primavera, e dall' estate all'autunno, le pih comuni malattie costituzionali sogliono spesso acquistar una maggior latitudine del consueto. Di tale numero sono la pleuropneumonia, le affezioni reumatiche, le catarrali e le gastriche, che sono le più ovvie in questa. città, Ma siccome queste malattie sogliono costantemente manifestarsi in dati tempi, e possono riguardarsi come un attributo di questo clima, egli è perciò che si dovrebbero considerare piuttosto come mali endemici che epidemici, ancorché insorgano con maggior frequenza del consueto, potendo questa facilmente spiegarsi colla maggior intensità del» l'ordinaria azioue del clima stesso. Articolo 4-* Malattie enclemiclie Fra le malattie endemiche che si producono per effetto di cause sconosciute in Brescia non se ne potrebbe notare alcuna, né tampoco la pellagra, la quale è frequentissima nei suoi contorni. Ve ne sarebbe però da ricordare più di una di quelle che manifestano un genio endemico per cagioni topiche di facile riconoscimento. Ma siccome queste in gran parte possono riportarsi alle ordinarie malattie per quell'analogia d'azione che si riscontra fra le cause che le generano e le più comuni potenze nocive, perciò nel presente articolo io non farò cenno che di una, la quale mostrasi a preferenza d' ogni altra bcu radicata nella popolazione, e che riconosce la sua origine non tanto nel suolo e neh'aria come negli usi, nei costumi e nel modo di vivere degli abitanti. E questa è la scrofola male dif- 9"1 fuso più che non si crede fra i cittadini, e clic attacca preferibilmente la classe Lassa e la prima età. Non di rado si accompagna essa alla rachitide ed altri mali. Deriva dal concorso di tutte quelle critiche circostanze che aggravano la condizione del povero, del vizioso e dell'intemperante: abitazioni umide, mal ventilate o esposte alla tramontana, pulizia trascurala, uso d'alimenti mal sani, o mah; preparati, esalazioni nocive, allattamento sregolato od inopportuno, difettosa costituzione organica e simili. Questa malattia è spesso ereditaria e si manifesta nei primordj della vita. I fanciulli che nascono da genitori cagionevoli per malattie acquisite, per una vita disordinata e viziosa, o per vecchiaja divengono facilmente scrofolosi e soprattutto quando venga, per essi trascurata la necessaria nettezza, o siano costretti a succhiare un latte difettoso. Nel suo manifestarsi e nel suo decorso la scrofola cittadina presenta alcune cose che la distinguono dalla scrofola agreste. Radamente si produce con quelle forme che stabiliscono il gozzo e la scrofola reumatica. Più di frequente si manifesta con tumori glandulari, con orzajuoli, con oltalmie, con impetigini al capo, con tosse secca, con afflizioni meseraiche, con tumori ossei e simili. Unita alla rachitide, o fomentata dalla discrasia sifilitica, si fa spesso una malattia delle più formidabili, e rende spesso deformi le persone che attacca, spargendo d'amarezza i giorni della loro misera esistenza. Frcqueuti sono in Brescia i nanarelli, i coìitrafalli della persona tanto nel sesso maschile che nel femminino, i quali attestano la troppo estesa influenza del rachitismo scrofolare nelle famiglie, propalando sovente la turpe condotta degli autori dei loro giorni di cui sono costretti, vittime innocenti, ad espiar le colpe nel modo più barbaro e crudele. 93 Articolo 5.' Malattie contagiose. Le più comuni malattie contagiose che colpiscono questa popolazione, si riducono alla scabbia, al mal venereo, ed agli esantemi ebe di tempo in tempo in certe stagioni vanno ricorrendo; tali che il morbillo, la scarlattina ed il il tj nolo. La scabbia e il mal venereo non sono gran fatto diffusi, né presentano un carattere grave e pervicace. Serpeggia il primo costantemente e con più estensione in mezzo alla mendicità; nei convegni della dissolutezza il secondo. Da qui il contagio tanto dell' uno che dell' altro s'irradia in mezzo alla popolazione, appigliandosi a quelli segnatamente che trascurano la corporale pulitezza, e che non sanno raffrenare i trasporti d'una sozza libidine. La vigilanza politica nulla trascura di quanto è in suo potere per impedire i tristi effetti della sifilide; ma si trova spesso peli' impotenza di disseccare la sorgente, da cui scaturisce il contagio pruriginoso del mendico. Ho potuto convincermi, che il mezzo più ovvio di comunicazione della scabbia trovasi radicato nelle locande in cui il povero e l'accattone vengono ricoverati la notte. Quando non siano assolutamente chiusi questi asili della mendicità, che meglio tornerebbe allo scopo, colf offrire un ricovero gratuito e sano al povero privo di tetto e di famiglia, non si perverrà mai, per quanto severa sia la vigilanza dell'Autorità politica, ad eliminare da siffatti ricetti i fomiti della diffusione scabbiosa, non sólo fra la poveraglia stazionata nella città, ma anche nelle genti di campagna ; impcroc- r cliè servono le locande del mendico cittadino a dar ricovero ben di frequente al terrazzano, allorquando le sue faccende lo obbligano a qui trattenersi la notte. 11 buon prezzo è tale incentivo, che fa trascurare i più essenziali riguardi anche da quelli che non devono comprendersi nella categoria dei poveri, e la modicità del prezzo di tre Cno a dodici, centesimi fissato per il ricovero d' una notte invita talvolta anche l'agiato campagnuolo, cui preme l'avarizia, a dar la preferenza a questi alberghi liberi d' ogni soggezione! La Regia Delegazione dopo aver fatto eseguire le opportune ispezioni per riscontrare simili inconvenienti, e non polendo altrimenti provvedere al riposo notturno della poveraglia e del terrazzano, diede le più energiche disposizioni, affinchè vengano rigorosamente sorvegliati gli ospizj della mendicità, e siano tenuti con quella possibile pulitezza che vaglia ad impedire la propagazione scabbiosa, ordinando che vengano settimanalmente assoggettati alla visita dei medici condotti gli individui stabilmente in essi ricoverati, onde poter prontamente sovvenire alla cura degli attaccati dal male segregandoli dai sani. Per impedire la propagazione del contagio sifilitico, vengono pure settimanalmente sottoposte a visita chirurgie;: le donne abbandonate alla pubblica libidine; riconosciute che siano attaccate da malattie locali vengono immediatamente fatte passare in una sala dello spedale carcerario. per essere curate, rimanendo ivi sotto rigoroso sequestro finché siano tornate alla prima sanità. Qualunque femmina del volgo che colla sua condotta, e per denuncie fatte alla Polizia Comunale, dia fondato sospetto di covar affezioni veneree, o d'aver comunicato il contagio, benché non sia inscritta nel registro delle prostitute, è messa fuori di 9* occasione di poter piti olire nuocere ; le danzatrici di teatro, ove diano luogo a crederle sospette d' infezione, non vanno esenti esse pure dalla visita chirurgica. Le malattie sifilitiche tanto degli uomini che delle donne che investono 1' universale, vengono curate in apposite sale ne' due spedali civici_, colla differenza che presso lo spedale maggiore o degli uomini si curano anche le locali affezioni di tal natura. La spesa per la cura e per il mantenimento dei sifilitici, siano maschi, siano femmine curati nei due spedali, e così pure quella delle prostitute che si curano nello spedale carcerario, è sostenuta per due terzi dal Regio Erario, e per l'altro terzo dal comune cui appartengono gli ammalati. Tanto il morhillo quanto la scarlattina sono due malattie che ben raramente si manifestano in Brescia, non essendo occorsa in otto anni di seguito alcuna epidemia di tali morbi. Non è già che esse non si presentino di quando in quando; ina sia che vi manchi il favore della costituzione dominante per diffondere il contagio, sia che le misure preservative che si mettono in pratica, appena viene denunciato lo sviluppo del male in qualche famiglia, raggiungano perfettamente il loro scopo, è certo che in tutto T indicato periodo di tempo si ebbe la soddisfazione di veder estinguersi il contagio ne' primordj della sua apparizione. Non si può dir così del vajuolo. Scoppiato questo male sul finire del i83o ha continuato a serpeggiare più o meno estesamente e con maggiore o minore intensità e violenza a tutto il i834- Spesseggiarono i suoi attacchi maggiormente nella stagione fredda che nella calda. Dal mese di novembre si protraeva a tutto l'inverno e ad una gran parte della primavera; declinava collo spiegarsi il cai- 96 do, ed in estate faceva una tregua piìl o meno lunga per riprodursi sul finire d'autunno. Il numerò ,de'casi'andò' però notabilmente scemandosi di anno in anno, laiche in lutto il decorso del i834 si ebbero meno ammalati dei primi due mesi del i83i. Alla diminuzione del morbo contribuì grandemente la rivaccinazione, a cui le persone adulte spontaneamente o consigliate si assoggettarono in gran parte. Non si può metter in dubbio 1' efficacia della rivaccinazione a preservare dal vajuolo, essendosi osservato come nessuno dei rivaccinali sia stato colpito dal contagio nel periodo di quattro anni. Per ciò che spelta ai progressi dell' epidemia vajuolosa, alle forme differenti che presentava, al numero degli attaccati ed alla mortalità relativa, io mi riporto alle cose esposte nella Topografia generica della provincia, ed al Prospetto finale che comprende anche i vajuolosi della città, nella certezza che il lettore troverà di che appagare la sua curiosità. CAPO Vili. 97 Sulla popolazione di Brescia. ÀKTICOtO I.° Movimento di essa nello spazio di 20 anni. tempi andati venne attribuito alla città di Brescia un numero d'abitanti maggiore di quello che al presente vi si numeri, avendolo fatto salire alcuni statisti lino a 40000 individui. Io però sono persuaso che sì numerosa popolazione non sia mai stata compresa entro le sue mura, considerata la città nell'attuale suo circuito. Difatti non si saprebbe comprendere come in via ordinaria potesse Brescia ricettare nel suo seno 4°ooo persone, quando si pensi che presentemente a fronte di una moltitudine di conventi soppressi che servono a stanza di moltissime famiglie, di fabbricati che si vanno continuamente innalzando, e di tanti palazzi che si sono resi abitabili da molti inquilini, riesce assai difficile il trovare appartamenti a coloro che quivi vengono a fare soggiorno. Ben poche sono le città di provincia, che in ragione della loro estensione presentino un ribocco di popolazione pari a questa, la quale sotto un tale rapporto al forestiero che la visita, di leggeri fa nascere l'idea d'una capitale. Quando poi si voglia riflettere alla condizione in cui dovea trovarsi Brescia in altri tempi, si sarebbe maggiormente costretti a tener avviso che la sua popolazione non abhia mai gran fatto superato in numero l'attuale. 7 98. SI confronti per un istante questa città soggetta al dominio dell'Austria con ciò eli'era sotto il governo de'Veneziani, <; si potranno di leggeri ravvisare molte circostanze favorevoli ad un aumento, anziché ad un decremento nella sua popolazione. Se poi si faccia il raffronto fra l'attuai sua condizioni: e quella che presentò dalla caduta della veneta repubblica fino allo stabilimento degli Austriaci, avvenuto nel i8i4» si vedranno aver concorso nel frattempo alcune circostanze che potevano contribuire ad un aumento interinale di popolo entro le sue mura maggiore del presente. Ma quella fu un' epoca di trambusti, di violente scosse e di transitori avvenimenti fausti ed infausti per le arti, per l'industria, per T agricoltura e pel commercio. Ciò che favoriva da un lato, distruggeva dall'altro; i proventi erano moltiplicali per alcuni e la miseria cresceva per altri ; ma quella tranquillità di vita e quella calma che tanto vale a fissare in modo permanente e moltiplicare la specie umana, mancava a questi e a quelli. La seguente tabella dimostra le variazioni occorse nella popolazione dall'anno i8i5, epoca in cui Brescia per il trattato di Vienna vide venire le sue sorti sotto i felicissimi auspici dell'augusta Casa d'Austria, a tutto il i834- 99 Anni Popolazione Nati Morti Matrimonj i8i5 33263 II IO i757 '97 18.6 3io5i 866 1071 a36 1817 3276g 963 i58o 278 1818 32gi5 9°9 1008 336 18.9 32069 834 1026 398 1820 33566 1260 1090 273 1821 32568 953 857 321 1822 3i489 85o 94« 223 i8a3 32610 898 880 2l4 1824 32218 910 924 237 1825 33489 887 1046 262 1826 34252 gi3 881 353 1827 34580 9,5 817 210 1828 34809 865 808 i85 1829 34165 799 IOII '91 i83o 333io 711 io56 210 i83i 32892 912 882 226 i83a 32987 848 9'7 208 i833 32o85 846 1219 182 1834 3i87i 94o io3g 222 Nel periodo di 20 anni, cioè dal 1815 al i834 sono nati in Brescia i8i8g individui, ne sono morti 20810, ed ebbero luogo 456* matrimonj. L'adequato della popolazione nel ventennio fu di 3?.g47; i nati furono in adequato 909; i morti 1040; i matrimonj 228 circa. lOO Si el)bc quindi la proporzione INati l . . come ! a 36 j Morti { alla popolazione » i a 32 circa Mnlrimonj * i a ifó La cifra degli abitanti ha variato quindi nel periodo di 20 anni dai 3io5i ai 34809. Benché non si possa dar una ragione sufficiente della differenza occorsa nella statistica di cadaun anno colle nascite e colle morti avvenute, pure è da riflettere che la maggior mortalità accaduta in qualche anno contribuì sensihilmentc alla diminuzione della cifra complessiva degli abitanti. Quello poi che più può aver contribuito all'aumento 0 decremento nel modo apparente dal prospetto, deve ascriversi a cagioni puramente accessorie, e particolarmente alla maggiore 0 minore prosperità del commercio, che ora richiama, ora allontana dalla città un buon numero d' individui applicati al traffico, non che all'uso di molli possidenli di farsi per le loro particolari viste inscrivere nel ruolo ora della popolazione civica, ora di quella dei comuni, nei quali hanno le loro possidenze, comechè soggiornino la più gran parte dell' anno nella città. Nella cifra dei nati sono riportati i soli legittimi, non potendo comprendersi nel calcolo gì' illegittimi, che vengono ricevuti nello stabilimento generale degli esposti. Si può per altro con fondali» nto ritenere, che non meno di i5o ai 200 sicno i figli illegittimi appartenenti alla città, che annualmente ingrossano il registro dell'esposizione, nel quale da più anni vengono inscritti non meno di 5oo individui all' anno. / loi Superando il --numero de' morti quello de' nati nel ventennio di 2622 individui, a dar ragione di tal differenza si fanno innanzi le circostanze calamitose degli anni 1815-16-17 generalmente note, eie malattie che hanno serpeggiato più del consueto fra questa popolazione negli ultimi cinque anni. Articolo 2.0 Mortalità avvenuta nel corso di cinque anni. Riportandomi a quanto fu esposto nella prima parte di quest'opera per ciò che concerne le qualità delle morti che succedono in via ordinaria, giacché la città non offre notabili differenze nel proposito, mi limiterò ora a far conoscere il numero delle morti che occorrono annualmente secondo i diversi periodi della vita. A. tale scopo reco il seguente prospetto desunto dai registri morluarii di cinque anni consecutivi. E devo avvertire che in questo figurano soltanto gl' individui che aveano stabile domicilio nella città siano poi morti nelle proprie abitazioni 0 negli spedali o case di ricovero. 1 -—¦ CO .— tu o l/î -o tO M t-» Ol Ci ift CO •- - co O CO CT) M O CO «0 I ¦I hi i 1 aicìOX ro - 0 0 0 I vr s* CO tO CO V* 0 vf co vf vf vf d 1 N OOI IB op, IRQ R « Vf » CO H Of. IB 09 !Bcr M - Cl CO t-. « M - fi Cl b. °9 !B 0J7 tua t^ Gi C-~ CO CO 1 vf fr% tO CT) Ci |-> 1 --> - h 1 N Ofr IB OC IBQ CO »O - CO Old CO C^ tO tO tO 1 Vf |co. OS IB V «a tO (T) O tO O a> t-- t- i>- e-~ 0 0 Vf ¦^ IB OUUB I bq vf - Oî I tr> CO to vf »0 Vf 1 co 1 " OUUB I pB B)I3SBU B||BQ vf - Ol ci -co t^ »0 to »o / Ci CO I 1 ft 3IBJ0I co - tv. CT. Ci — 0 >r> co G~. «O »O Vf t> >o 0 CD 001 IE °8 ««a »O CO Gì - c^ I O 1 ogiB 09 !ca 0 e-- cr> « t-, i >o gì co t-~ in vf 1 >n - - 1»" 09 IB 0 « - C". O tO »0 V) vf fi - - M CO a» Ofr IB oe iBfj - Vf l-v co O 1 In O CO t» O C) 1 vf ,Vf OC IB t» ' »0 »* te »0 Gi Gì fr IB onue i BQ ro - lo - vf Vf CO CO CO C-. Vf to OUUB I pB BljDSBU B||BQ - CI CO vf CO a> to >o t^ to co Vf co '3 1 O M. CI CO. Vf co co co co co co co co co co io3 Emerge pertanto dal presente prospetto come in questa città si muojano più uomini che donne. E quantunque nascano in essa, come anche altrove, più maschi che femmine, pure le morti degli uni succedono in una proporzione senza confronto maggiore che nel rimanente della provincia, per cui nella massa della popolazione le femmine hanno una preponderanza sui maschi nella proporzione di 16 a i5. In ragione dell' età muojono più femmine che maschi dalla nascita ai venti anni: all' incontro muojono assai più maschi che femmine dagli anni 60 in su; la longevità è quindi più favorevole ai primi, che alle seconde. La mortalità nei maschi è maggiore dagli anni 20 ai 60, e bilancia in qualche modo quella che suol accadere nelle femmine nei primi 20 anni di età. La probabilità di vivere oltre gli ottant' anni sta fra i maschi e le femmine come 11, 25 ad 1, 67. Sopra 100 individui che muojono si ha la seguente proporzione riguardo all'età. Ne muojono Dalla nascita ad 1 anno . N. i3 Da 1 ai 4 • • • » 11 Dai 4 a> 2o . • • » 4 Dai 20 ai 4o ¦ • 5Ï i5 - Dai 4o ai 60 . . M 32 Dai 60 agli 80 • • ¦ « i3 Dagli 80 in su • • M 1 circa N. 100 La differenza in meno tra i morti dalla nascita ad un anno in città, e quelli compresi nella statistica di tutta la provincia, devesi ascrivere all' uso generale di far ju4 allattare i bambini in campagna, per cui un buon numero di quelli, che periscono nei primordj della vila, figurano fra i morti dei paesi, in cui cessano d'esistere. Questi accrescerebbero notabilmente la cifra dei morti nel movimento della popolazione cittadina, dalla quale però si dovrebbero dedurre tutti quelli, che muojono nella città, e che non sono compresi nella cifra della popolazione stabile di essa. i Articolo 3.° Malrimonj occorsi in Brescia negli ultimi cinque anni. Individualmente considerato il matrimonio è l'atto piti solenne della vita umana, e quello che meglio caratterizza il genio, l'inclinazione e l'accorgimento degli uomini. Se poi si consideri ne' suoi rapporti generali, è certo che il matrimonio presenta al filosofo argomento delle più ampie investigazioni e delle più fondale induzioni sullo spirito e sul costume dei popoli e delle nazioni. Per le opportune deduzioni statistiche sul particolare del cittadino bresciano adduco il seguente prospetto riferibile ai matrimoiij d'uu quinquennio. • •— W M l-l M co co 00 CO CO co co to co to ->¦•. CO M ~ O Anni !. S ¦ ce M - (J [J M iJ co o .» -w » ,co ci o Numero dei matrimonj o -------1------- co -ffl *i Ol ' O ^3 sino ai 24 anni l : Ci f OJ W (J Cl M dai 24 ' ai 3o * s V. Cl ce -<¦ ^ » +N O O to dai 3o ai 4o CM j j Ut CO -J -J -Pn --J W | ™3a dai 24 ai 3o 10 •FN • & "3 ci "§*¦ ? 1 dai 3o ai 4o ». | Ol » *>' M CO 1 dai 4° ai 5o Cl WW « -3 •£* 1 dai 5o 1 in più 501 loG I matrimonj che accadono piìi comunemente fra i cittadini, non ponno aversi come apparisce dal recato prospetto precoci, succedendo essi più frequentemente nell'età matura. Stando a quello che è occorso in cinque anni è chiarito, che negli uomini ha luogo un pressoché eguale numero di matrimonj dai 3o ai 4° anni, come dai 4o ai 5o, e che in cadauno di questi decennali periodi della vita i matrimonj superano tutti quelli che accadono prima dei 3o anni e dopo i 5o. Nelle femmine sono equiparati i matrimonj che hanno luogo dallo sviluppo della pubertà fino ai 24 anni, con quelli che succedono dai 24 ai 3o e dai 3o in su'. 11 periodo della vita, in cui si maritano più femmine, è quindi compreso nei sei anni che passano dai 24 ai 3o. Una femmina che nubile tocca il 3o.n>o di sua vita, ha ancora dalla sua un grado sopra Ire di probabilità per maritarsi; ma giunta al suo 4°-mo anno, non rimane in suo favore che un grado di probabilità sopra venti per cambiare stato col matrimonio. Dal che si conchiude, che si può considerare cessala per le donne 1' età del matrimonio ai quaranta anni. Largo campo di discussioni e di considerazioni ha in ogni tempo offerto il matrimonio al moralista ed al legislatore. Io non entrerò nella messe altrui, ed in presente non farò che brevemente considerare il matrimonio rispello all' influenza che manifesta ne' riguardi della statistica. Due sommi sapienti dell' antichità opinarono; 1' uno che l'uomo non dovesse vincolarsi in matrimonio prima dei 3o anni, e T altro prima dei 36. Mirava il loro avviso allo scopo d'impedire le degenerazioni, cui va facilmente incontro la specie umana per causa de'matrimonj precoci; venne quindi determinata 1' età del massimo sviluppo delle forze fisiche nell'uomo per la riproduzione di sé medesimo. Ora aven- 107 ilo luogo in questa città ben- tre quarti de' matrimonj, dulia parte dei maschi, dopo l'anno So.mo, si può dire che al consiglio degli antichi sapienti ben si uniformi questo popolo. E ove lo si scandagli in tutti i suoi attributi Gsici e morali, nelle sue forme leggiadre e vigorose, e nel suo spirito acuto e pronto si è facilmente indotti ad ascrivere in buona parte siffatte prerogative ai matrimonj lardivi. Ma quanto più vien procrastinata l'epoca della legale unione fra l'uomo e la donna, tanto piò diminuisce il numero de'matrimonj, nascono meno figli, e molte donne sono costrette ad invecchiare nel celibato. Ecco gl'inconvenienti che si potrebbero rinfacciare ai fautori de' matrimonj lardivi. La città di Brescia offre argomento a poter sostenere il pro e il contra. Io non mi erigerò a giudice fra «lue contrarj partiti. Ma riflettendo ai danni che ne potrebbero derivare alla sua popolazione, se tre quarti dei matrimonj avessero luogo piuttosto prima che dopo 1' anno 30.110, e guardando all' attuale florida condizione de'suoi abitanti, al buon ordine che generalmente regna nelle famiglie e all'armonia fra i conjugali, io certamente propendo all'avviso dei saggi sulla preferenza da darsi ai matrimonj tardivi anziché ai precoci. io8 Articolo 4-° Stalo e condizione della popolazione lirescianaj ', agiatezza e miseria. Alla line dell' anno i834 la popolazione di Brescia era composta nel modo seguente: Ecclesiastici......N. 238 Nobili , .......» 385 Impiegati con soldo ed onorarj . . . » £20 Borghesi, trafficanti ed artigiani ...» 9^79 Villici .......» 35 Non appartenenti ad alcuna delle premesse categorie » 275 Giovane popolazione Calla nascita ai 15 anni .... » 35g8 Dai 16 ai 18 anni ... . . . s> 675 Somma totale dei Maschi N. i53o5 Femmine d'ogni età e condizione . . » i6348 Somma totale dei nazionali i.V. .'liti33 Si deducono gli assenti . » 12 Rimangono quindi i presenti N. 3i64* Si aggiungono I nativi) di altre provinole . ...» go 1 militari della città ...... g5 Gli stranieri stazionati in luogo ...» 45 Somma totale della popolazione N. 51871 I op Quantunque non si riscontri in questa città un numero significante di famiglie grandemente ricclie e potenti per ampiezza di patrimonio, è però bastantemente diffusa l'agia-tez7.a fra i cittadini tanto della classe dei possidenti, che dei negozianti. Ciò deriva riguardo ai primi da un' equa ripartizione delle terre nella generalità della provincia, per cui trovansi abbondare i piccoli proprietarj, i quali mettendo in opra le maggiori cure per migliorar la condizione dei loro beni, ricavano facilmente anche da limitali poderi quanto basta per vivere in prosperità. L'agiatezza rispetto agli altri procede dallo spirito speculativo onde sono animati, dal loro amore al risparmio e dalla solerzia, con cui si applicano al traffico ed all'industria, senza però eccedere i limiti della moderazione abbandonandosi all'azzardo ed al capriccio della fortuna. Da qui ne viene che in Brescia sono rarissimi i fallimenti nel ceto mercantile. Badando ai molti vantaggi che può ritrarre in questa città chiunque voglia applicarsi al travaglio ed alle speculazioni, si sarebbe indotti a credere che non vi si debba trovare gran numero di mendichi e bisognosi. Ma pure la cosa va diversamente, abbondando quivi i poveri non meno che in altre città. La causa più comune della mendicità è la sregolatezza nel modo di vivere della classe infima e la trascuranza del risparmio in tempo che può farlo. Contribuisce, se mi è lecito il dirlo, a favorire la mendicità ogni maniera di sussidj e di elargizioni, che annualmente si distribuiscono dai pii istituti elemosinieri , di cui ridonda Brescia, alla popolazione bisognosa. Ovunque la pubblica beneficenza largheggia in soccorsi, i poveri si moltiplicano a dismisura. Si è sempre notato I to che quando si vuol far l'elemosina a qualcuno, vengono sporte le mani da molti per riceverla; talché si può aver per fermo, che dove pih ahhondano i soccorsi sempre è grande il numero di quelli che si fanno innanzi per chiederli. Per tal causa e molto pih per la sicurezza d'essere accolti in un luogo pio infermandosi, e d'esser mantenuti dall'altrui pietà in caso d'impotenza o di malattia, moltissimi non pensano al risparmiare quando sono in istato «li poterlo fare. E chi non sente amore al risparmio contrae facilmente delle abitudini viziose le quali esinaniscono le forze innanzi tempo dopo aver reso trascurato e indolente l'individuo per sé, e per chi gli appartiene e fattolo bersaglio agli strali della trista fortuna. Ecco quindi come la povertà, che è la più turpe magagna della società, ben sovente ha origine da quella slessa sorgente che sparge sulle sue piaghe il balsamo ristoratore. Il numero degli accattoni va diminuendosi mercè l'incessante vigilanza della polizia comunale. Ve n'ha però ancora di quelli, i quali sono assai molesti ai passeggeri presso le porte della città, e in altri siti pih frequentati col porre in opra ben di frequente le arti più scaltrite per desiar la compassione altrui, sia collo spettacolo ributtante delle miserie corporali, sia colla facondia e coi lazzi che sono proprj di quelli che hanno abbracciato l'accattoneria per farne un mestiere lucroso. CAPO IX. Spedali della città. Öe per le cose discorse nella terza sessione della topografia generica, si ha motivo di riguardare la provincia come una delle più ben provvedute di stabilimenti sanilarj e di beneficenza, da quanto sono per esporre si vedrà come la capitale di essa racchiuda i più importanti stabilimenti di ogni genere, e sia fornita de'mezzi più estesi per prestare l'opportuna cura tanto al povero venuto in infermità, quanto per soccorrere chiunque si trovi in preda delle più calamitose circostanze economiche Frattanto io prenderò le mosjc dagli spedali. Articolo i ." Spedale maggiore, o degli uomini. Due grandi stabilimenti sotto questo nome esistono in questa città, destinati al trattamento gratuito di tutte le malattie acuta sì dei poveri della città e del territorio, non che degli esteri, siano di passaggio o stabilmente domiciliati in provincia. L'uno serve per gli uomini e distingues! col nome di Spedai maggiore, e 1' altro è esclusivo per le donne. L'instituzione del primo rimonta all'anno i44Ia Ebbe principio mercè la riunione di varj sodalizj che avevano aperto piccoli spedali ed altri luoghi pii tanto nella città, che nella provincia fiuo dai primi tempi in cui lo ni spirito tli carità venne ammansando Ja barbarie e la durezza clic lungamente dominarono nei secoli dell'ignoranza e delle tenebre. Negli spedali vengono curate tanto le malattie di pertinenza medica, come di quella chirurgica. . E riferendomi alle cose esposte nella prima parte di questo Saggio, tanto per ciò che riguarda lo stato patrimoniale degli spedali, che il risultato generale dell'annuo movimento degli ammalali, non mi resta ora che di fissare l'attenzione sulla natura dei morbi che vengono in essi curati. Il seguente prospetto fa conoscere il numero, nonché l'indole dei morbi curati nello spedale maggiore durante l'anno 1834. Esistevano alla fine del 1833 ammalali N. n4 Entrarono nel i834 ..." 3584 Guarirono durante l'anno . . •> 3iog Vennero dimessi non guariti . . » 5g i di elisia . t » 36 di altre malattie . » 3yi Esistevano nello spedale il 31 dicembre 1834.....» ia3 ] Vennero accolti ammalati di Sifilide . . . N. 16 Morti o Pellagra ...» 346 » 19 Idrofobia . . » 1 » 1 Rogna . . . » 222 » 1 3698 3698 ili di Vnjuolo . . . N. 222 Morti 17 Varicella , . - 91 - 1 Acuti . . . » 1628 » ig4 Cronici ...» 920 » IH Morirono per casi fortuiti . . » 17 » per ferimenti . . » io Nella totalità degl' infermi che vennero curati durante l'anno nello spedale si ebbero sopra ogni 100 Nella parte medica Guariti 79: 63, Cronici 2: 3o, Morti i4: 8g. Nella parte chirurgica Guariti 89: 23, Cronici —: 76, Morti 6: tfi. Le operazioni che vennero praticale diedero il seguente risultalo numerico: Operati 47> Guariti 34, Dimessi non guariti 1, Morti 12. Le principali operazioni ebbero luogo in sei casi d'idrocele, 4 ernie, 4 cateratte, 12 itiasi, 8 fistole all' ano ; le restanti si riferiscono a casi di minor entità. L'adequato della mortalità fu di 11 circa sopra ogni 100 ammalati. Articolo 2.0 Spedate delle donne. Lo spedale delle donne, meno antico di quello degli nomini, fu cretto nel i5ì3 per dar ricovero soltanto alle 8 «>4 donne incurabili. In seguito fu esteso alla cura di tulle le malattie acute, non esclusa la pazzia. Nel i834 la gestione sanitaria di questo spedale diede il risultalo seguente : Esistevano alla fine del i833 ammalate N. 89 Entrarono durante l'anno i834 . " 1915 Riportarono la guarigione . . » i5g8 Furono dimesse non guarite . . » i3a r d'etisia . . . » i5 Morirono 2 ( di altre malattie . » 182 Rimasero nello spedale in fin d'anno » 77 Sifilitiche N. 62 Morte 1 Pellagrose » 3i4 » io Vennero accolte Rognose » go Morirono Vajuolose » 100 » Varicellanli » go » Acute . " 7 '4 " Croniche » 4^2 » per casi fortuiti . . » per ferimenti . . « » 00 11 99 54 1 aoo4 aoo4 Nella totalità delle inferme curate nello spedale si ebbe il seguente rapporto per 100 Nella parte medica Guarite 78: 67, Croniche 6: 27, Morte li! 8r. us Nella parte chirurgica Guarite 8i.: 97, Croniche 7: 24, Morte 5: 70. Vennero eseguite operazioni d'alta chirurgia N. 21 che diedero il seguente risultato: Operate 21, Guarite 18, Morte o, Dimesse non guarite 3. Le operazioni di maggior rilievo furono condotte sopra 3 cateratte, 3 fistole all'ano, due lagrimali, un'ernia crurale, un'amputazione dello scirro alla mammella ecc. L'adequato della mortalità fu sopra ogni 100 ammalale di 9: 08. Fanno parte dei due spedali maschile e femminile i due istituti dei pazzi e delle pazze, quello delle partorienti, e lo stabilimento degli esposti, intorno ai quali basterà quanto ho discorso nella prima parte di questo Saggio, avendoli considerali come stabilimenti generali della provincia, anziché speciali della sola città. Mi restano tuttavia da accennare alcune cose intorno alla gestione sanitaria dei due spedali, maggiore e delle donne, e di far conoscere quei speciali rapporti che li uniscono alla città in cui sono collocati. Articolo 3.° Sulla direzione degli spedali. Fino all'agosto del i83r veniva separatamente amministrato il patrimonio di questi stabilimenti; quello del primo col mezzo d'un commissario speciale; quello del sesondo col mezzo di una commissione di cittadini distinti J IO che portavano il titolo di presidenti, con un capo che si appellava governatore. Le attribuzioni tanto del commissarili speciale che del governatore, si estendevano anche all' economia interna degli stabilimenti. Per entrambi v'era un medico col nome di direttore, ma le incombenze di lui erano limitate a segno che non si estendevano al di là della sorveglianza delle infermerie. Coli'agosto del 1831 ebbe principio la riforma totale del piano organico dei due spedali. Fu stabilito un solo amministratore ed un direttore per tutti e due. Le mansioni di quello si restrinsero alla semplice amministrazione del patrimonio, ed al direttore fu affidata l'amministrazione economica interna e la parte disciplinare indipendentemente dall'amministratore. Mercè di tale riforma, la quale ebbe per iscopo di esonerare l'amministratore patrimoniale di carichi incompatibili col suo istituto, e di ridurre all' unità la gestione interna , affidandola intieramente al direttore, i due spedali ricevettero il più segnalato impulso al loro miglioramento. Il trattamento degli ammalati venne ordinato con norme precise; il personale sanitario fu sottoposto a convenienti discipline; fu proibito l'accesso alle sale fuori dei giorni e delle ore stabilite; fu vietata l'introduzione di cibi estranei; le pazze ottennero un miglior ricovero, le partorienti furono collocate in luogo più opportuno, e la pulizia degli spedali fu regolata con medico accorgimento e sui più sani principi. La vigilanza assidua d' un direttore medico indipendente si volse particolarmente a togliere alcuni abusi che s' erano col tempo radicali, ed a procurare il maggior possibile vantaggio all'economia dei luoghi pii, sia con appalti regolari delle cose occorrenti al loro esercizio, sia colf impedire sperperamene, sia in fine col portar la sua attenzione su tutti i più minuti particolari che fàcilmente ri- 11^ mungono inosservati ncll'escrcir-io economico d' una grande famiglia *. Dal seguente prospetto si può scorgere come in tre anni, che fu posto in attività il nuovo regolamento organico, si ebbe un risparmio di ben i5oooo lire nella spesa complessiva della beneficenza degli spedali compresi gli annessi istituti in confronto dei tre anni antecedenti. * Il doit. Giovanni Chizzoni, flic in qualità di direttore fu chiamalo per benigna disposizione di S. A. I. R. il Serenissimo Arciduca Viceré del regno Lombardo-Veneto a porro in opera la riforma organica di questi spedali, cessò di vivere il giorno aS febbrajo di quest'anno. Penetrato egli dell'alta importanza del suo mandato, e fornito de1 più ampli lumi nella scienza medica, di carattere imperturbabile, indefesso nel!' operare, e fisso nel principio di giovare gl1 istilliti a lui commessi, seppe condursi nella sua gestione con tale fermezza, accorgimento, moderazione e filantropia, che in capo a pochi anni ne venne agli spedali il migliore ordinamento, e la loro economia fu stabilita sopra irrefragabili norme. Egli mori, toccato ch'ebbe l'organizzazione de'PP. LL. il suo termine, e fu compianto da tutti i buoni come lo è chiunque può dire morendo a sé medesimo, feci quoti potiti, legem atlimplevi. Qualunque sia il nuovo direttore che verrà dall'eccelsa Superiorità concesso, non avrà egli che a mettersi sulle orme del defunto, perchè ne vengano a questi spedali sempre maggiori vantaggi; essendo questo il mezzo più sicuro per fermare sopra di sé i benigni riguardi superiori, e per conseguire la pubblica confidenza. SPEDALE MAGGIORE In 1er m eria comune Esposti Pazzi Totale Auni Numeiv degli amnia-Iati Spesa Wi Spesa Numer. dei pazzi IdegPïû-c (dividili opcsa 1 ¦ ., r 1 nei 6 llslitnti della Spesa 1829 4oo5 L. 88401.38 ^643 L. 223145.85 181 L. 32573.00 6829 L.344'2°-a3 i83o 4162 8268770 a699 2 12364 07 220 37472.87 7081 332524.64 i83i 4025 75033.87 2726 21766443 225 35475.58 6976 328173.88 i83a 4o95 70126.54 2709 ai7318 79 217 27486 34 7021 814931.67 i833 4106 75782.03 2783 22I744-OI 2l4 1896769 7io3 3i6493.73 i834 3698 70187.98 2690 207360.96 l52 14912.55 654o 292461.49 SPEDALE DELLE DONNE Infcrmeria comune Nutner, delle c bpesa a m ma- L la le Nu mer. delle pazze Pazze Spesa delle ammalate Totale della Spesa Totale d'ambo gli Spedali Anni Namer. degli individui della Spusa '829 1878 L. 56281.o3 i38 L. 97°9-39 2016 L. 65990.42 8845 L. 4101 :o.65 i83o 1681 58249.87 169 [2452.53 i85o 70702.39 8931 403227.o3 i83i 2046 56275.72 146 11844.45 2192 68120.17 9168 396294-05 i83a 2134 48789.17 166 i35i 1.66 23oo Ö23oo.83 9321 377232.50 i833 2128 48001.o3 i55 12JÖ2.29 2283 6o863.32 9386 377357.05 »834 2Q04 39028.96 166 I260I.IO 2170 5i63o.o6 8710 344o9,.55 ^ lao La spesa negli anni 1829, 3o a 3i fu quindi di lira 1,209,631. 73, e quella degli anni i83?., 33 e 34 fu di lire 1,098,681. io, minore in conseguenza di lire 1:0,950. G3 a parità di circostanze, e con un numero pressoché eguale d'ammalati tanto nel primo che nel secondo triennio, essendo anzi occorso un maggior movimento degli esposti e delle pazze nel secondo in confronto del primo; la qual cosa deve essere avvertita, giacché si quelli che queste importano un dispendio senza confronto maggiore degli ammalati ordinarj. Si deve poi riflettere che col nuovo regolamento organico vennero compresi nella spesa della beneficenza gli onorarj degli impiegati e le spese d'ufficio della direzione, le quali prima del i83i figuravano fra le spese ordinarie dell'amministrazione patrimoniale. Ora importando queste circa lire 10000 all'anno, è chiaro che nei quattro anni in cui fu attivata la direzione ne risultò un risparmio reale sulla beneficenza di altre lire 40000. Ma questo non hanno però vantaggiato l'economia generale degli spedali, giacché vennero erogate nei salarj degli impiegati e nelle spese d'ufficio della direzione senz'aver portato una sensibile diminuzione nelle spese che prima sosteneva l'amministrazione. Articolo 4-° Farmacìa degli Spedali L' amministrazione de'farmaci nccessarj ai due spedali si fa per economia nella spezieria dello Spedai Maggiore. L« droghe cd i generi semplici vengono forniti per appallo, e le preparazioni occorrenti col scrvimeuto delle ricette 121 si fa da un capo speziale coadjuvato da due speziali approvali clic sono chiamali giovani di spezieria. Fanno parte tanto il primo che i secondi degl' impiegati stabili del P. L. Lo spedale ha inoltre l'obbligo di far somministrare tutte le medicine occorrenti allo spedale dei mendicanti, altrimenti detto Casa eli Dio, benché sia questo uno stabilimento separato totalmente dagli spedali. Per far vedere come torni vantaggiosa l'amministrazione economica dei farmaci in confronto dell' appalto, si sono fatte tassare colla tariffa normale tutte le ricette, che vennero servite durante il 1834- dall'officina dello spedale. Il ragguaglio tra la spesa sostenuta dallo spedale in detto anno tanto per la provvista dei medicinali semplici, quanto per l'amministrazione della farmacia, ed il valore che risultò dall'applicazione dei prezzi a tariffa a cadauna prescrizione diede il seguente risultato. Per l'esercizio interno degli spedali furono servite jS/fay ricette, 5n4 per Io spedale dei mendicanti, in tulle 8o54i; la provvista delle medicine costò complessivamente lire 8859.89; l'importo del mantenimento della spezieria montò a L. 5623.89; T^ndi l'importo totale delle médecine e delle spese accessorie fu di 14483.78. Il valore de' medicinali consumati desunto dalla tariffa normale saliva a 58046.4¦• Supponendo ora che mediante l'appalto si trovi chi si obblighi di somministrare tutti gli occorrenti farmaci allo spedale col ribasso del 5o per cento dai prezzi di tariffa , l'indicata somma si ridurrebbe a lire 29023.20, le quali duplicarcbbcro tuttavia la somma spesa per tal conto. Lo spedale ha quindi vantaggialo niente meno che L. i455g43 coli'esercizio della propria farmacia nel i834- Ho creduto di dover ciò rappresentare ool fatto alla mano, perchè si veda T utile che ne può derivare agli spedali di qualche 123 considerazione provvedendo ai bisogni degli ammalati col mezzo d' una farmaci:! economica, quando però l'esercizio di «»sa venga affidato a persona destra e coscienziosa come lo è quella che intende in presentq alla farmacia di questi spedali. Oltre il risparmio economico ne& verrà pure ad essi il vantaggio d' un servizio più pronto, più accurato e per ogni altro conto migliore di quello clic si presta dagl'interessati appaltatori. Articolo 5.° Collocazione inopportuna dello Spedile Maggiore. Se per l'interno ordinamento, per la salubrità e comodi degli spedali, compatibili colla loro materiale costruzione non mi occorre di far osservazioni contrarie, devo però avvertire alla collocazione dello spedale maggiore come poco opportuna al suo esercizio, e per nulla conveniente al civico decoro. Occupa egli una parte delle più centrali della città e s'interpone n due contrade delle più frequentate e clamorose. Si accede ad esso per doppio ingresso dalla parte che guarda ai portici che servono al generale convegno dei cittadini in ogni tempo, ed offrono il più comodo ed aggradevole passeggio interno. Fu progettato in altro tempo il ìraslocamento di questo spedale nell' ex- convento dei Domenicani che sorge isolalo dappresso allo spedale delle donne verso gli spalli. Se si fosse avverato un tal progetto, ne saria venuto un doppio vantaggio; quello cioè di aver tolto dalla pubblica tista un luogo di miseria collocandolo in sito solto ogni rapporto più adatto e conveniente; l'altro di aver avvicinati in guisa fra loro i due civici spedali da poler essi 123 rappresentare uno &tabiliraento solo tolto la medesima direzione ed amministrazione *. Ma se grandi difficoltà s' oppongono al traslocamelo dello spedale maggiore in luogo più acconcio, dovrebbesi però metter opra la più efficace per ottenere la concentrazione degli ospizj dei pazzi e delle pazze in un locale conveniente, o per lo meno si dovrebbe provvedere coi necessarj l'istauri al miglioramento dei locali, in cui si trovano presentemente, i quali, a vero dire, non sembrano destinati alla cura della pazzia, ma bensì alla reclusione di delinquenti. Sul particolare degli ospizj delle partorienti e degli esposti, ebe al pari di quelli dei pazzi e delle pazze fanno parte degli spedali, nulla vi ha da appuntare, occupando entrambi dei locali spaziosi, ben ventilati e tranquilli; talché il loro esercizio può essere tenuto con tutta regolarità e decenza. * Essendo stato rapproscntato al Magistrato attuale della provincia il vantaggio che ne deriverebbe alla città, cd ali1 esercizio degli spedali dalla concentrazione altre volte progettata dello spedale maggiore e dei PP. LL. ad esso annessi nell' ex convento di san Domenico, egli che nulla trascura di lutto ciò clic può migliorar« la condizione dei paesi soggetti al suo lodato governo, ha disposto, che tal progetto venga di nuovo intavolato con lutto quel corredo di savio osservazioni e proposizioni, che ppssono fermare 1' attenzione dei dicasteri ai quali verrà inoltrato. È sperabile che le fervid« cure e l1 interessamento d' un Capo, la cui voce è tanto influente, perverranno a sormontare ogni ostacolo, e che la tanto desiderala concentrazione degli spedali avrà luogo in questa città dopo il volgere di non lungo tempo. N CAPO X. Stabilimenti di beneficenza. Articolo i.8 Case di ricovero. XUchiamando 1' esposto sugli stabilimenti di beneficenza nella prima parte di questo Saggio, non l'arò in questa che notare que'particolari che li riguardano ne'più stretti loro rapporti col materiale della città. La casa di Dio, o spedale dei mendicanti, fu fondata nel iSjj coli'intento di bandire la mendicità, e fin dal principio fu generosamente dotata. Successivamente si è andato mano mano aumentando il suo patrimonio, tanto che presentemente si può riguardare come il più ricco stabili-incuto di beneficenza della provincia, avendo esso una rendila non depurata di L. i5oooo e un'uscita di L. i3oooo. ' È situata in una contrada ben ventilata ed aperta, e si distende fino agli spalti dalla parte di mezzodì. Sia che si badi all' ubicazione, che non può essere più salubre ed opportuna, sia che si considerino l'interna disposizione e io scomparto dell'edificio, i cortili tanto interni che esterni che lo adornano, 1' ampiezza, la ventilazione e la luce dei locali che lo compongono, l'ospizio de'mendicanti non presenta difetti, lì. poi singolarmente da lodarsi per la pulitezza con cui è tenuto, per il buon ordine e l'armonia che vi regnano, per le discipline che vi sono introdotte, non che per il trattamento dei ricoverati. i ¦x'i Questa casa può giustamente aversi per uno spedale d'incurabili; imperocché non vengono in essa accolti che individui impotenti per croniche infermila, o per vizj d'organizzazione che li hanno resi inetti al lavoro, e di quelli esinaniti di forze per l'età senile. La mortalità è varia secondo l'andamento degli anni e delle stagioni, e riferibilmente alle circostanze individuali dei ricoverati. Quanto può favorire il prolungamento dell' esistenza di quegli infelici è adoperato con religioso e filantropico zelo dell' attuale direttore di una s'i compassionevole famiglia. Le convertite della carità occupano un locale in forma di monastero situato alle falde del colle riduco, in una contrada non mollo frequentata. Fino dall' anno 153? venne eretto questo ricovero, colla mira di poter offrire uu asilo a quelle donne che vissero traviate, e poi tocche dal pentimento cercano di mettersi al coperto dalla seduzione e dal pericolo. La salubrità di questo istituto, l'interno suo ordinamento e le discipline che vi sono in vigore non presentano eccezioni. Le zitelle adulte e di sant'Agnese da quattro anni vennero riunite in un solo locale sotto la stessa direzione economica e disciplinare. Sorge questo stabilimento in una contrada delle meno frequentate, avendo l'esposizione da levante a mezzodì. La sua istituzione rimonta all'anno 1640, ed ebbe per iscopo di raccogliere le fanciulle indigenti rimaste prive d' ogni sostegno, ed uscite già dall' adolescenza, nonché quelle d'un'età piti tenera appartenenti a famiglie decadute od orfane di genitori. Si formarono quindi fino dalla prima istituzione due sezioni, l'ima col nome di zitelle adulte e l'altra con quello di sant' Agnese, che restarono separate fino a questi ultimi tempi. Mediante la loro riunione sotto una sola direzione si poterono far subire al i aß fabbricato le più, utili riforme sanitarie, essendo stati rimossi alcuni ostacoli che lo rendevano cupo e poco ventilato in qualche parte. Le figlie pericolanti ottennero nel 1822 un ricovero sotto tal denominazione per opera di alcuna dame di Brescia, le quali avvisando col proprio ai mezzi della prima insti-tuzione si sono assunte la tutela di quelle giovanette, che spesso dalla miseria sono trascinate sulla via della perdizione. Vantaggiosamente collocato il ricovero, se si badi alla salubrità ed alla tranquillità del sito, sorgendo pressoché isolato in una contrada delle meno frequentate presso gli spalti, non presenta nel suo interno quell' ordinamento che potrebbe meritargli dei riguardi come stabilimento di beneficenza destinato a raccogliere il sesso femminino Hell' età dell' avvenenza e delle grazie. Guardato con occhio medico si offre tetro, angusto, poco ventilato e piti proprio a predisporre la fibra delle giovanette che lo abitano alla cachessia ed alle affezioni isteriche, che a far brillare sui loro volti quella gioja e quell'ilarità che la pietà benefica diffonde in altri consimili istituti. Il pio luogo della mercanzia sembra che sia sorto per fondazione dei commercianti, avendone il diritto di amministrazione la camera di commercio. E situato nel corso della porta di S. Giovanni in un vetusto edificio, mal compartito, poco sano ed alquanto cupo. Hanno in esso abitazione gratuita alcune donne vecchie, le quali sono però costrette di procacciarsi col lavoro i mezzi di sussistenza. Ad un numero di quelle che non abitano in luogo viene elargita qualche tenue elemosina. Le beneficale sono in tutto 52. 137 Articolo a.* Orfanoiroß, casa d'industria ed istituii elemosinieri. Due orfanotrofj trovatisi in Brescia, uno pei maschi e T altro per le femmine. La fondazione del primo sale all'anno i532. E situato presso gli spalti a monte della città in situazione sana ed assai opportuna allo scopo cui fu destinato. Il femminile da non gran tempo fu collocato in un monastero soppresso poco lungi dal primo. Questo stabilimento è spettabile per la sua ampiezza e decenza, nonché per la salubrità del sito e per l'ordinamento dell' edificio. Solo avrebbe bisogno che gli fosse allargato il patrimonio per poter offrire alle ricoverate un trattamento migliore. La sostanza degli orfanotrofj è tutelata da un amministratore coadjuvato da più impiegati subalterni. Il suo ufficio è intitolato dell'amministrazione generale degli orfanotrofj, e fanno parte della sua gestione, anche le case di ricovero, meno quella della mercanzia. Cadaun stabilimento ha poi un direttore interno incaricato della parie economica e disciplinare. Il governo sanitario dei ricoverali è affidato a medici e chirurghi che vengono eletti dalla direzione, e gli occorrenti rimed j sono forniti dagli speziali della città, verso un conveniente ribasso dai prezzi di tariffa. La casa di Dio soltanto riceve i farmaci che le abbisognano dalla farmacia dello spedale maggiore, come si disse dianzi, in virtù d' un legato che caricò il patrimonio di questo di un tal onere verso di quella. La casa d'industria è collocata in un angolo della città verso mattina. Il sito è vantaggioso sotto i rapporti sanitari,, ed il locale offre tutti i comodi necessarj all'eterei- .10 zio di tale stabilimento. La prosperità di questo è per altro contrariata dalla scarsezza delle sue rendite, per cui un meschino trattamento è fatto a quelli che vi hanno accesso. Le arti ed i mestieri che vi sono attivati non danno utile occupazione che ad un limitato numero d'individui. Da ciò ne consegue che l'accattoneria non può essere intieramente fatta cessare nella città, mentre quei medesimi che hanno ricorso alla casa d'industria, quando loro si presenta il destro, si danno all'accattare per poter soddisfare ai più pressanti loro bisogni, ai quali non può bastare la te-uuissima mercede che riportano dal pio luogo, per quanto siano attivi e laboriosi. Per rendere veramente utile alla società questo stabilimento, e perchè possa ben cogliere lo scopo della sua in-stiluzione, si renderebbe necessario; i." che venissero moltiplicate le arti cd i mestieri, affinchè ognuno potesse trovar in luogo di che occuparsi con profitto secondo le sue forze e la sua attitudine; i.° che si stabilisse una mercede conveniente al povero operajoj la quale però non dovrebbe essere ragguagliata all' entità del lavoro riguardo a quelli che per fisica debolezza non sono in grado di prestare un' opera molto attiva e continuata. Adottato un tal principio l'accattoneria, non v'ha dubbio, andrebbe a poco a poco mancando da sé, ed i cittadini medesimi verrebbero con spontanee offerte in ajuto di un istituto che li libererebbe dalla molestia degli accattoni. Ma quando fosse messo in vigore un nuovo regolamento organico fondato nella massima di poter impiegare utilmente le braccia di qualsiasi individuo che abbia ricorso alla casa d'industria, si renderebbe quasi indispensabile per sradicare l'accattoneria che fosse stabilito nella casa medesima un ricovero per gl'iudustriauti forzali. lag Numerosi poi tono in Brescia gli Istituti di beneficenza compresi sotto la denominazione di elemosinieri, i quali soccorrono il misero sano non che l'infermo nella propria casa con ogni maniera di elargizioni e di sussidj. I più spettabili fra essi sono la congrega apostolica, il monte di pietà, il monte nuovo, la commissaria di sant'Agata, il legato Averoldi ecc. La somma spesa nella beneficenza nel 1834 da tutti gl'istituti elemosinieri fu di L. 142079, 92. Per ciò che riguarda gli stabilimenti d'educazione e le carceri urbane coli' annessovi spedale, mi riporto a quanto ho esposto nella topografia generica della provincia, avendo ivi bastantemente fatto conoscere tutto che può interessare le vedute di sanità tanto per gli uni che per le altre. 9 i3u - CAPO XI. Personale e polizia sanitaria. . i Articolo i.° Medici, chirurghi, levctU-ici e speziali. .1.1 servizio sanitario degli abitanti di Brescia è assolto da 3G medici, dei quali io sono anche dottori in chirurgia, da Gì chirurghi, di cui io sono anche medici col grado di dottore, 24 maestri, 27 chirurghi minori o flebotomi. Alcuni tanto fra i medici che fra i chirurghi sono impiegali presso gli spedali ed altri LL. PP., altri condotti in servizio dei poveri. Presso gli spedali trovanseue impiegati nove in forma di medici, compreso il direttore, 7 come chirurghi, parte dottori e parte maestri, e tre di flebotomi. Sono affidate le condotte civiche a tre medici e due chirurghi. Disimpegnano inoltre col carattere di pubblici impiegati il servizio delle carceri e dello spedale carcerario un medico ed un chirurgo di nomina governativa; un chirurgo eletto dal consiglio comunale è alla dipendenza della polizia urbana, e ne disbriga le relative mansioni. 11 rimanente del medicato esercita la sua professione in qualità di avventizio. Il numero delle levatrici domiciliate in città ascende a a5. Quattro di esse sono condotte per le partorienti povere, ed una ha vincolalo il suo servigio presso l'ospizio dulie partorienti annesso agli spedali. i3( Gli speziali aventi pubblica officina sono sedici, dei quali undici sono proprietarj e cinque direttori o istitori. Le farmacie sono opportunamente collocate, e per una melk hanno promiscuo V esercizio anche di drogheria. Da alcuni anni sono state riordinate giusta le prescrizioni superiori, ed alcune furono composte nel modo piìi decoroso all'esercizio d'un'arte s'i importante. In qualche farmacia il direttore è coadjuvato da uno o più subalterni approvati, non che da alunni legalmente inscritti in qualità d' iniziati per apprendere 1' arte farmaceutica. Per i bisogni della popolazione è alquanto eccedente il numero dei medici e chirurghi. Quello delle levatrici e dei farmacisti è proporzionato al bisogno. Perciò la fortuna dei primi, tranne di alcuni ai quali spira più favorevole l'aura cittadina, non è gran fatto lusinghiera. Le levatrici vengono generalmente chiamate senza distinzione, e le farmacie sono ben equilibrate nel loro esercizio per la posizione in cui sono collocate. Il metodo di cura adoperato contro i mali interni è fondato sui principj della medicina italiana, ossia del controstimolo. Le nuove dottrine sono con più o meno calore abbracciate dai medici bresciani. Il perno della cura controstimolistica è fondato nelle deplezioni sanguigne tanto universali che locali. Tengono dietro ad esse i rimedj deprimenti, i quali si riducono ad un numero assai ristretto. Le prescrizioni vengono dettate con molta semplicità, e versano per lo più sopra medicine generalmente conosciute. Come ausiliaria dell'arte medica ha perciò ottenuto un grande ascendente la negativa professione del flcbotomo su quella dello speziale. Colla sola lancetta, dissanguando la popolazione, alcuni flebotomi lucrano molto più dei medici e dei chirurgia maggiori. La competenza del salasso è soddisfatta di 15a volta in voila, e nioglio in proporzione d'ogni altra competenza sanitaria. La sorte del ilebotomo non è contraliata dai dottori r dai maestri in chirurgia, essendo questi serbali dall'amor proprio e dall'opinione pubblica all'esercizio delle oltre operazioni dell'esterna meJicina. Non è cos'i della professione dello speziale, la quale avendo discapitalo in ragione diretta della voga in che è venula la medicina conlrosli-molaute, fondala principalmente sui soccorsi della flebotomia, risente un notevole pregiudizio anche dall'esercizio dei droghieri ai quali,'allesa la semplicità delle mediche prescrizioni che si fanno ben di sovente a bocca, con indifferenza e spesso con maggior fiducia il popolo ricorre. Benché i droghieri che sono autorizzati alla vendila di generi medicinali, non possano farne traffico che in una limitata quantità, e sempre in una dose supcriore a quella che i medici prescrivono, pure molli non si fauno scrupolo di smerciarli anche in una dose minore della prescritta al loro esercizio. Continui per ciò sono i lagni degli speziali sugli abusi dei droghieri in questo particolare : ma finché non venga ad essi proibita la vendita al minulo di qualsivoglia genere medicinale, e finché i medici non occultino alle famiglie le medicine che prescrivono, facendone l'ordinazione in iscritto e non a voce, dilficilmenle si polrà ovviare ad un tale inconvenieute. Olire i rinicdj compresi nella farmacopea austriaca ne vengono. usilali alcuni di que'preparali con forinole speciali da gran tempo introdotte nell' esercizio della medicina in questa città. Generale è pur 1' uso di differenti acque minerali tanto naturali clic artificialmente composte. Sono in maggior voga le acque di .Sedili/., quelle di Kecoai'o e di Pejo. I.) i Siccome poi lu malattie cui vanuo soggetti gli abitatori di questa città interessano frequentemente gli organi toracici, così ha in ogni tempo avuto un grande credito in essa il lalle d' asina e di capra. È adoperato il latte come rimedio curativo e paliativo dai tisici, da quelli che soffrono abituali incomodi o primitivi o succedanei a malattie (logistiche negli organi della respirazione e dagli estenuati di forze e tendenti al marasmo. Lo usano a titolo di preservativo quelli in particolare che inclinano alla tisi. La primavera è la stagione in cui si amministra il lalle come preservativo, venendo usato come rimedio curativo o paliativo in tutte le altre stagioni. Nella città trovausi sempre stazionate le asine che forniscono il latte necessario alla cura degli ammalali. Le capre non vengono introdotte che in primavera e vi rimangono alenili mesi di seguito per la somministrazione del latte che si adopera più comunemente a titolo di preservativo. In primavera sono pur grandemente usitati i succhi antiscorbutici e segnatamente quelli di coclearia, la quale viene importata dalla valle Trompia, ove in alcune elevate località cresce abbondantemente tale pianta. A conferma di quanto ho detto intorno la pratica estesa della llebotomia, stimo opportuno di far conoscere il risultato che ha offerto in un anno ordinario su tal particolare la gestione sanitaria dei due spedali. Siccome in questi vengono accolti gli ammalali di tutta la provincia, ed i medici e chirurghi impiegali presso i medesimi possono considerarsi i regolatori del medico-chirurgico esercizio tanto della città che della provincia, perciò la conoscenza di tale risultato condurrà a formarsi un'idea non solo dell'indole delle malattie dominanti, ma ben auche del metodo di cura generalmente preferito. 134 Nell'infermeria dello spedale degli uomini ebbero ricovero nell'anno al quale si riferisce il computo che presento, ammalati del territorio N. 23go, della città N. 937; furono sopra questi eseguili salassi 3176, i quali a once i5, l'uno per l'altro, danno libbre 3970 di sangue. Nello spedale muliebre furono trattate nello stesso anno inferme della provincia N. io4g, della città N. 5/±i con salassi 1872, i quali hanno dato non meno di libbre 2000 di sangue, ammesso di qualche oncia minore il salasso che si pratica alle donne in confronto dei maschi. Al sangue estrallo colla flebotomia devesi aggiungere quello succhiato dalle mignatte, ed il prodotto dalla scarificazione delle coppette. Quanto al primo farò osservare, che dalla farmacia dello spedai maggiore che serve i due spedali e la casa di Dio, furono nel frattempo smaltite 36ooo sanguisughe tulte di buona e sicura presa, essendo obbligato per le condizioni del suo contratto il fornitore delle sanguisughe a riprendersi quelle che non s'attaccano, sostituendone delle fresche e vigorose tanto per le inerti, come per quelle che muojono. Calcolando ora che una sanguisuga per l'altra estragga mezz'oncia di sangue, non fatto conto di quello che spiccia dalla puntura dopo il succhiamento, si può nver per fermo che non meno di 1600 libbre di «angue vennero estratte con tal mezzo, le quali aggiunte alle 5970 estratte colla flebotomia, senza farsi carico del sangue delle ventose che non sono gran fatto usate, danno la somma di libbre 7570 sottratte a 49'7 individui d'ogni eia, sesso e condizione che furono nel periodo di un anno curati ne' due spedali. Si deve poi avvertire che nell'indicato numero d'ammalati figurano per un buon terzo i pella-grosi ed i cronici, ai quali ben raramente si fanno de» plezioni »anguigne. 13.) Articolo 3.* Polizìa sanitaria della città, e come amministrata. La polizia sanitaria della città è sotto l'immediata Ut-tela del municipio, il quale o direttamente o col mezzo dei dipendenti ufficj fa osservare le discipline prescritte dai regolamenti sanitarj, e dagli statuti urbani tuttora iu vigore in ispeciali argomenti. Il commissario della polizia cittadina fra i molli suoi attributi ba pure l'incarico di disporre e mettere in attività le misure precauzionali allo scoppio di malattie contagiose, di vegliare sulle donne di mal costume, assoggettandole alla visita settimanale d'un chirurgo stipendiato dalla città, di dare le occorrenti disposizioni in tutti gli emergenti che possono recar pregiudizio alla pubblica e privala salute, e di prevenire quegl'inconvenienti e quei disordini che in una città folta di popolo possono ad ogni istante, avverandosi, compromettere non solo le sostanze e la tranquillità, ma la salute e la vita dei cittadini. Tali iucumbeuze vengono disimpegnate dal commissario di polizia col mezzo di alcuni impiegali d'ufficio, del chirurgo messo a sua disposizione, de'suoi fanti e della gendarmeria. Per impedire i funesti effetti dell'idrofobia dipende dallo stesso un individuo col titolo di ammazzacani. Sotto l'immediata sorveglianza del commissario di polizia è T ufficio del ruolo di popolazione, che ha lo speciale incarico di verificare tutti gli anni il numero degli abitanti, delle nascite, delle morti e dei matrimonj accaduti. I. ispettorato dell' annona, altro ufficio dipendente dal municipio, siccome quello del commissario di polizia, è i3Ö sostenutg da du« impiegati col titolo d'ispettori e dai loro commessi, sotto In diretta sorveglianza di uno degli as-sessori municipali. Molteplici sono le iucuiubcnze di quest' ufficio : ispezionare tutti i generi commestibili che giornalmente vengono posti in vendita sulla piazza destinala a tale traffico, e tenerne un registro apposito coli' indicazione dei prezzi correnti, sottoporre all'esame tutti i generi che vengono smerciati nelle officine dei venditori di commestibili, sorvegliare il materiale esercizio di questi in tutti i rapporti tanto sanitarj che di annona, curare la pulizia del macello, non che delle strade e. delle piazze, invigilare sui venditori di vino, di liquori e sui vivandieri. Fanno parte di quest' ufficio i due veterinarj incaricati della visita degli animali da macello, nonché della sorveglianza sui mercati di bestiame che hanno luogo oltre le mura della città lutti i mesi per tre giorni di seguito nell'ultima settimana mensile. II mercato delle granaglie è sotto l'immediata direzione e sorveglianza d'un apposito ispettore. L'amministrazione e la cura delle fontane è affidata ad un intendente col titolo di fontanaro, agli ordini di un'apposita commissione. Quantunque non sia stato per anco nominalo a fronte dei superiori eccitamenti un medico municipale, viene però adoperato in ogni occorrenza il più anziano dei medici condotti della città, il quale si presta con molto zelo ad ogni inchiesta tanto del municipio che del commissario di polizia, accorre nelle vertenze contenziose dell' ispettorato dell'annona, ed assiste alla visita periodica delle spczierie unitamente al delegato politico municipale. Per l'avveramento delle morti che accadono fra i .-it-ladini, v'è per ogni parrocchia un individuo col titolo di anziano. Appena uno muore n' è dato avviso a questo, ed 13j egli assiemalo dal medico curante della natura della pre-eorsa malattia stende il relativo processo verbale di verificata morte e ne da parte al tribunale ed al commissario di pulizia per tutto ciò che può riferirsi agli incumbent! dell' uno e dell' altro. L'anziano ordina e dispone i funerali giusta gl' intendimenti delle famiglie, non permettendo la tumulazione prima che sia spirato il termine prescritto, quando i riguardi sanilarj non comandino che abbia luogo più presto. Trattandosi di morti per malattie contagiose vengono scrupolosamente messe in pratica le discipline prescritte in tali casi, e sotto la diretta sorveglianza della polizia urbana. Il trasporto dei cadaveri al campo santo segue di notte tempo mediante carro coperto destinato a raccogliere i depositi cadaverici delle stanze mortuarie annesse alle chiese parrocchiali. Ma questo.non si pratica che pei morti delle famiglie povere, le quali non souo in situazione di far seguire il trasporto cadaverico cou funebre convoglio dalla chiesa al cimitero dopo 1' esequie. 1 morti appartenenti alle principali ed alle famiglie agiate, compiute T esequie, vengono fatti trasportare in cassa coperta al luogo destinato alla loro tumulazione di bel giorno cogli onori dovuti al grado ed alla condizione del morto. Occorrendo di praticare delle autopsie sia per viste giudiziarie o politico-sanitarie, vengono queste eseguite nelle stanze mortuarie delle chiese o in quella di cui è provveduto il campo santo. Le ispezioni de' cadaveri di quelli che muojono negli spedali, vengono solitamente praticate nelle sale anotonùche di questi. .38 CAPO XII. Sui contorni di Brescia. Articolo i.* ' Luoghi destinali alla tumulazione elei cadaveri; Campo santo e Foppone. vJonsiderata fin qui la città dentro il ricinto delle sue mura, mi accingo ora a ragionare del suo circondario esterno, affinchè meglio risaltino i rapporti che ha con esso, e si possa ben scorgere l'influenza, sia diretta o indiretta, che deve questo spiegare tanto sul fisico, quanto sul morale de' suoi abitanti. E primieramente mi conviene volgere lo sguardo ai luoghi destinati a raccogliere le spoglie dei trapassati, che in due si conchiudono ; nel Campo santo cioè e nel così detto Foppone. Quello giace a mezzo miglio vicino alla città verso ponente, uscendo dalla porta «li S. Giovanni. La sua fondazione risale all'anno 1810; rappresenta uno degli stabilimenti mortuarj più. insigui della Lombardia e gareggia coi più celebrati d' Europa. Sorge l'edificio sul modello disegnato dal genio architettonico che onora Brescia. Io non entrerò nei particolari che riguardano l'architettura del Campo santo e su quanto si va ordinando per abbellire e rendere meno ingrato ai viventi questo soggiorno della morte, essendo bastantemente conosciuti pei disegni che furono pubblicati. Osserverò soltanto come con fino accorgimento seppe l' architetto conservare in que- i3t) slo edificio i riguardi dovuti olle diversa classi di persone, eh' è destinato a raccogliere e presentare ad un. tempo un monumento di gloria, ed un nuovo fregio alla sua patria. In varie maniere sono disposti i tumuli in questo cimitero. Lungo il porticato esterno ed interno si sono accomodate le tombe che servono ad uso di private famiglie. Nel circuito interno vennero costruite delle nicchie, l'ima sovrapposta all'altra alla foggia degli antichi colombari. Ogni nicchia è destinata a raccogliere un cadavere. Vennero scavate inoltre delle tombe o tumuli comuni della capacità di trenta e più cadaveri per cadauno. Mediante una determinata somma di denaro le tombe del porticato esterno ed interno vennero cedute in assoluta proprietà ad alcuue famiglie. Nelle nicchie del colom-bajo può esser riposto qualsiasi cadavere pagando una modica somma, ed egualmente nei tumuli comuni verso un tenuissimo compenso, notando che ad ognuno di questi corrisponde una tavola marmorea, sulla quale vengono scolpiti i nomi dei tumulati. Nel mezzo del fabbricato, che rappresenterà un quadrato di cui l'ala davanti è già compita, e la seconda è ben avanzata nella sua costruzione, vengono seppelliti nel terreno i cadaveri di tutte quelle famiglie che non possedono una tomba e di quelle che, sia per mancanza di mezzi, o per altre cause non curano di distinguersi procacciando ai loro defunti una nicchia nel colombajo, od un posto nel tumulo comune. Quantunque illegali a stretto senso del regolamento sui cimiterj debbano riguardarsi le tumulazioni, che non si fanno sotto terra, pure è indubitato che mercè l'ingegnosa costruzione si del colombajo, che delle tombe e le pie- j/fo cauzioni clia vengono adoperate nell' eseguirò le stesse, non può aver luogo lo svolgimento di malefici eflluvj, rimanendo cosi salvi i riguardi dovuti alla pubblica e privala salate. Lo stesso Eccelso Governo, a cui la Delegazione umiliò un ragionato rapporto sul particolare, si degnò di permettere la continuazione d'una tal foggia di tumuli. 11 Foppone è situato a pochi inetri discosto dalle mura della città verso mezzodì. E cpicsto formato da un politicato in forma d'ottagono sorretto da colonne. Sotto il pavimento che è alquanto sollevato dal suolo, vennero scavate tutto all'intorno le tombe, le quali si coprono cou lapide, che si alza e si abbassa all' occorrenza. Vengono in esse deposti i cadaveri di quelli che muojono negli spedali tanto civili che militari. Per quante precauzioni vengano poste in opra nell'eseguire le tumulazioni, è certo che dovendo di frequente aprirsi la medesima tomba e per più mesi di seguito, onde immettervi quanti cadaveri può contenere, deve succedere di volta in volta una grande effusione di malefici principj e di putrescenza gazosa, particolarmente nella calda stagione, con pregiudizio non tanto dei tumulalori quanto dei vicini abitanti, potendo quelli diffondersi in alcune circostanze a danno della città stessa, soprattutto quando spirano i venti del mezzodì. Perciò tanto se si guardi la posizione relativa , quanto il modo con cui si effettuano le tumulazioni nel Foppone, dovrebbe esso interdirsi siccome uno stabilimento mancante d'ogni legale requisito e grandemente offensivo i riguardi dovuti alla pubblica e privata salute *. L'illegale e sommamente pericolosa tumulazione nelle tombe del t'oppone è stata abolita fino dal mese di settembre del i835. Gli .4i Articolo a.° Rarcolla esterna delle civiche immondezze, e loro nociva iiifluenza. Le civiche immondezze Tengono per due modi trasportate fuori della città, o mediante le acque dei fiumi Celato e Bova, che diramandosi per una gran parte del pia- r uo civico e servendo allo sfogo di una serie di canali indefinita che le raccolgono dai luoghi più lontani, con più shocchi le portano oltre le mura, o mercè 1' opera dei così delti spazzini, i quali vanno di casa in casa a prendere le sozzure ammucchiate da qualche giorno, non che i rifiuti delle diverse arti e mestieri, e ne fanno il trasporto fuori di città unitamente a quelle che raccolgono dalle piazze e dalle strade per formarne concime. L'espurgo delle cloache si fa di notte tempo, e solitamente nella stagione d'inverno. I hruti di mano in mano che si muojono o cht impulsi governativi pervenuti alla Delegazione, perchè provvedesse nel più energico modo a lutti gl1 inconvenienti sanitarj radicati in provincia che avrebbero potuto servire di richiamo e di alimento al morbo cholerico, che minacciava d'invadere questi paesi, furono di tal forza che determinarono la chiusura del Fopponc a fronte degji ostacoli che prima l'avevano impedita. I cadaveri dcgl' individui chi? muojono negli spedali tanto civili che militari, vengouo presentemente interrati nel cimitero comunale in modo consimile a quello che si pratica per gli abitatiti di Brescia. Cosi il difensore della patria ed il povero morto nello spedale, cui era serbalo un egual destino in questa città dopo la loro morte, sono ammessi al consorzio dei cittadini bresciani. vengono uccisi per malattia e per vecchiezza, tono trasportati nel sito destinato alla loro tumulazione. Ma su tal particolare debbo avvertire a due sommi inconvenienti ne'rispetti sanilarj. Il primo, al quale ho altrove accennato, si manifesta nella raccolta delle acque scolatizie, che sortono per differenti sbocchi dalla città, in appositi bacini per farvi deporre la putrescente melina, di cui sono impregnate. L'arresto di tali acque, anche per poco tempo, deve riuscire oltremodo pregiudizievole in forza delle putride esalazioni tramandate, le quali possono in certe date circostanze estendere la loro malefica azione perfino sugli abitanti della città, che si trovano collocati più dappresso ai luoghi onde hanno origine 11 secondo dipende dall'ammassare che si fa le immondizie troppo dappresso alle mura civiche, lasciandole ivi fermentare più o meno a lungo. Qualche anno addietro di mano in mano che si andava raccogliendo dai cos'i detti spazzini il civico putridume, se ne formavano depositi nell'interno della città stessa nei siti più remoti presso le mura e sui bastioni. Se fu abolita una tal pratica, non è per anco stato efficacemente provveduto col disporre una località conveniente oltre Je mura per ammucchiarlo fino al tempo in cui viene usato per la concimazione, sì che le putride esalazioni che fermentando tramanda, non abbiano minimamente a diffondere con qualsivoglia vento la loro azione nei contorni dell'abitato, né abbia colla sua presenza a destar schifo e ribrezzo al passeggiero. A ciò ottenere con sicurezza si rende necessario che la pulizia delle slrade e delle piazze della città venga appaltata, vincolando l'appaltatore a quelle condizioni che tornano più spedienti ad assicurare la costante e regolare nettezza dell' interno della città stessa. «43 nonché il trasporto delle raccolte sozzure in un determinato sito bastantemente remoto ed occulto all' altrui vista *. AnTicoLO 3." Passeggi pubblici. Sotto altre relazioni devest ora considerare il circondario esterno di Brescia; sotto quelle cioè di pubblico passeggio, di passatempo e sollievo dei cittadini. Soverchiamente ristretta l'area murata della città in ragione della popolazione di cui ribocca, non può essa certamente offrire agli abitanti quella varietà ed estensione di passeggi che sarebbero da desiderarsi. A tal difetto suppliscono i suoi contorni. Quanto siano questi ameni, dilettevoli ed accomodati al passeggio, al ricreamcnto di qualsivoglia persona non è a dirsi. Poche città ncir Italia settentrionale offrono certamente si variati e gradevoli diporti ad una numerosa popolazione, come i contorni di questa. Qual passeggio infatti più opportuno di quello del campo santo per chi ama di abbandonarsi ad una dolce ed affettuosa melanconia? Dove potrebbe meglio coltivare le sue idee, procurando un ristoro al suo fisico, l'uomo di genio, il letterato e l'artista, che per- * Per le disposizioni emanate dalla Magistratura Provinciale sulla rimozione dei fomiti d'insalubrità in tempo che la provincia era minacciata dal cholera, la nettezza delle piazze, delle contrade e dei vicoli della città che non sono vincolati alla manutenzione degl1 impresari stradali, fu appaltata con condizioni assicuranti i riguardi di salute pubblica. Egualmente fu ordinata la soppressione dei depositi delle cloache e d' altre civiche immondezze nei siti, in cui per un1 inveterata abitudine si formavano, destinando a tale «so de1 siti posti ad una conveniente distanza dalla città. .44 correndo i «olinghi viali che conducono alle colline di Mompiano, di Cellatioa e della Torricella? Il naturalista, il botanico quanti differenti oggetti non riscontrano in questi siti che lo trattengono ad ogni istante? L'uomo d'affari, il popolano e le donne quante distrazioni non ricevono passeggiando le strade di circonvallazione cd i sobborghi, o recandosi nei villaggi di sant' Eufemia, di Mom-piano ed in altri che trovansi a poca distanza dalla città? Ma chi è dotato d' un fisico robusto, ed ama le scene pittoresche e le prospettive che incantano, cui è gradito lo spettacolo d'un orizzonte aperto e vasto, rimarrà tocco dalle più vive sensazioni portandosi sulle vette dei colli che sorgono più dappresso alla città. L'aria purissima che vi si respira, l'orizzonte che ha pev limite il lontano Appennino, la pianura tutta sparsa di terre, di villaggi, di borghi e fiumi che si dispiega innanzi, i laghi veduti in lontananza, le colline più basse che fanno pompa di amene villette e di leggiadri casini, i boschetti ed i verdeggianti parchi che li intramezzano, la città che sorgendo nel punto, in cui questi si collegano declinando nella pianura, si presenta all'occhio in tutta la sua dimensione, sì che con diletto si può distinguere le strade e additare ai più vistosi edifizj, il sole che col suo spuntare e col suo tramonto imprime una vivacità ed una armonia sovrana in tanti e sì variati oggetti, sono cose che per quanto si contemplino non si possono ben descriverei LH Articolo 4-° Gita al monte, della Maddalena. Prospetto della Lombardia. Prolungando il passeggio dal colle di san Gottardo, in cui hanno termine le eulte ville e i bei casini, lieto ritiro de' cittadini agiati, e procedendo verso nord - est per un sentiero montano, piano e comodo da prima e poscia erto e disagiato, si perviene in capo ad un' ora sulla sommità del monte della Maddalena. Ha questo preso il nome da un santuario, cosi intitolato, che colassù si innalza. Anticamente appellavasi il monte Deno, o Degno dal digitus dei latini, epitteto attribuito a lutti i colli che guardano la città al nord-est, non essendo essi che appendici di quello. Il sentiero per cui si va alla Maddalena corre sul fianco del monte, ed apresi fra selve di castagni e quercie che lo rendono sommamente aggradevole. Comecché l'orizzonte sia intieramente chiuso da tre lati, si scopre esso di quando in quando verso ponente per lasciar scorgere le bellezze della pianura che si distende al nord di Brescia e delle colline variamente aggruppate sparse di vigneti e di biancheggianti case dal basso all' alto che la inframmezzano qua e là, nonché il corso del fiume Mclla che discende dalla valle Trompia ed i rigagnoli da quello derivati che servono ad irrigare le campagne, ed a voltare le ruote di molli opificj. Ma quello che più sorprende, quanto più si va tirando innanzi, è la disposizione e forma che presentano le montagne, le quali a guisa di semicerchio, co-io 46 minciamlo dal monte che si calca, si distendono verso nord ovest, abbracciando la parte della provincia, denominata la Francia curia, la quale guardata dai punti più elevali si presenta nel modo piti piacevole. Sublime è 1' aspetto della barriera montana che la preclude ; ma quei colli che si spiccano dai monti, o sorgono isolati a guisa di piramidi o in altra foggia intersecandola in tutta la sua ampiezza, offrono un non so che di capriccioso, di gnjo e di stupendo che l'occhio non cesserebbe mai di contemplare. Ma frattanto il sentiero va facendosi erto e scabroso, e la vista della cima, a cui si tende, tiene preoccupato l'animo in guisa che non si pensa più a volgere indietro lo sguardo. In capo a mezz" ora di incomoda salita sì può dire di avere toccato 1' apice, dove si fa innanzi la più grandiosa, la più variata e la più interessante scena che possa mirarsi dai punti più elevati d' Italia. Vedesi a levante il lago di Garda per due terzi della sua dimensione; lo specchio ondoso non sembra che poche miglia distante dall'occhio; le barche che lo solcano compariscono staccate dall' acqua in guisa che pajon volare sulla sua superficie; il monte Baldo al di là va mollemente declinando in un interminabile orizzonte, li questo limitato al sud dagli Appennini, le cui vette con contorni sfumali si confondono coli'azzurro del cielo. Notasi la loro congiunzione coli'Alpi marittime derivanti dalla grande giogaja alpina che separa a ponente l'Italia dalla Francia e dall' Elvezia. Volgendo lo sguardo in senso contrario fra 1' est e l'ovest si schierano innanzi i monti bresciani, gli uni a ridosso degli altri, costituenti in prospetto una lunga catena, che spiccandosi dal monte Baldo procede su una linea verso nordovest per terminare col monte Guglielmo che s'innalza torreggiante e maestoso siili' ultimo confine bresciano. Il 147 monte, sul quale si stanno contemplando queste maraviglie, »•assembra un vasto terrazzo uscito dalla gran catena e sporgente ben innanzi quasi a bella posta, perchè si pos» sano in un modo ben chiaro e distinto scoprire a un colpo di vista le maggiori bellezze che la natura e l'arte valgono a presentare su d' una grand' eminenza. Oltre il Guglielmo al nord-ovest sorgono i monti bergamaschi diversamente configurati e più in là veggonsi delineate nel« l'orizzonte le cime nevose mai sempre delle montagne rc-tiche fatte aeree dalla loro altezza e dalla lontananza. Ma io non ho fatto sin qui che sbozzare i contorni del gran quadro, che si affaccia allo spettatore postato sul cu-cuzzulo della Maddalena. Non sono che linee tracciate nei primi tempi della creazione dalla stessa natura, onde servissero di confine estremo alla gran valle che dovea col tempo divenire la più fertile, la più deliziosa e la più celebrata d'Italia. Il Po, fiume sovrano, la divide in tutta la sua lunghezza. Si può coli'occhio tener dietro al suo serpeggiare dal punto in cui si stacca dall'Alpi finché si dilegua ncl-r orizzonte che fra cielo e mare non ha limiti verso il sud-est. L'immensa pianura che si dispiega da questo lato all' ovest, rappresenta il più superbo panorama che si possa mai vedere; è propriamente un oceano delle piìi feconde campagne, dal' quale s'innalznno ad ogni tratto città famose, terre, castelli, villaggi, rocche e torri senza numero. Tutto all' intorno per un tratto di 25 a 3o miglia l'occhio nudo può discernere le più minute particolarità, segnalarne le cose più rinomate, notare le strado principali, marcare il corso de'fiumi, indicare la direzione de' precipui canali conduttori delle acque fecondatrici e distinguere i luoghi che si sono resi famosi per storiche vicende. Volgendo I' occhio verso nord-ovest scopresi a guisa 14« di piano inclinato un lungo tratto interposto (Va la pianura e le montagne che a guisa d' una gran l'ascia separano la valle del Po dalle subalterne valli bergamasche e bresciane. Questo tratto costituisce la regione delle colline, ed è limitato dal monte orfano che in forma di piramide con base assai prolungata, sorge isolato dalla pianura. Spingendo lo sguardo da quest'altura in linea retta, rasente il monte Orfano, che sembra vicinissimo alla città, la vista va a perdersi sopra un colle clic si sta di fronte e ben distinto per biancheggianti èdificj che coronano la sua cima. È questa la città romantica delle valli, l'industriosa capilale degli Orobj, la quale un giorno che nuvoloso era il cielo e fosco 1' orizzonte, nel momento in cui il sole squarciando un nero nuvolone che lo ammantava, balenò sul colle in cui s'asside un raggio di viva luce, apparve al mio occhio come una città d' argento fabbricata dalle fate fra le nubi. Se magnifica ed imponente è la prospettiva che si para innanzi dai piìi lontani punti, a cui giunge la facoltà percettiva dell'occhio, giocondissima è quella che si limila a poche miglia di distanza. Vedonsi appiè del monte i scherzevoli e ridenti colli di Rczzato, Ville e Eotticino colle loro cave marmoree a diversi colori e la Valverde, celebre per il santuario che vi sorge nel mezzo, di ogni amenità fiorila; più in là apparisce il gran stradale che da Desenzano conduce a Brescia, sul quale per un tratto di molte miglia si possono numerare i ruotanti ed i viaggiatori che lo trascorrono. Dalla parte opposta la valle di Nave da monti recinta si scopre in tutto il suo ambito. Dal suo fondo vedesi sorgere la nuova strada che lungo le coste di S. Eusebio si va ad internare nella valle Sabbia, e le cartiere che la fiancheggiano più in basso. »49 Mentre queste cose io ini slava in silenzio vagheggiando assiso sulla più alta rupe della Maddalena e riferendo ai luoghi che avea presenti, la serie degli avvenimenti religiosi, politici e guerrieri, i passaggi di tanti eserciti e le battaglie occorse da più. lontani tempi fino ai nostri, giorni in questa bella parte d'Italia, vidi che il Lichene geografico avea delincato sulla rupe che m' accoglieva, con tratti arcani questo gran panorama storico che a ben descrivere non bastano le parole, né vale pennello a ben dipingere. Oh sii se il grande Eugenio di Savoja dalla sommità del monte Orfano che s"ì vivamente lo colp'i, fosse passato su quella della Maddalena, elevata ben due terzi di più, scrivendo, come fece al suo Sovrano, avrebbe, non v' ha dubbio, data la preferenza a quest' ultima nel qualificare il più bel paese d'Italia. Il monte, del quale ragiono, merita qualche considerazione anche per altri rispetti. K e' tempi in cui i Galli ce-nomani ebbero stanza in questo paese, i loro Druidi che nel silenzio de'boschi e sulle alture dei monti viveansi ritirati alle mistiche contemplazioni, doveano certamente prediligere questo luogo. E qui io mi figuro a tramontana il venerando bosco delle annose quercie, in cui si compivano i riti di religione, e veniva dispiccandosi il sacro vischio ; parmi vedere il gran sacerdote muovere dal bosco sulla vetta del monte nel silenzio della notte a spiare nei cicli ed a porgere le sue preci alla triforme Diva. Da qui partivano certamente le inspirazioni alla gallica nazione o per far la guerra a'romani, o per stringere con essi alleanza. Da quest'eminenza i sacri ministri invocavano il celeste favore sulle legioni che difilavano alla volta di Roma, o verso il Ticino a danni del Cartaginese nemico dei Romani. i5u Ne' tempi in cui la religione cristiana spingeva gli uomini alle meditazioni della solitudine, divenne il monte asilo di romiti e di penitenti- sotto 1' invocazione della Maddalena ; posteriormente fu decorato di un convento, che prima servi a stabile dimora di frati e fu convertito In seguito in luogo di villeggiatura pei canonici lateranesi di S. Afra. Presentemente non esiste su quella sommità clic un meschino oratorio dedicato alla Santa che fu l'emblema della penitenza, ed un casolare che serve a ricovero di mandre e pastori. Diede rinomanza alla Maddalena il famoso padre Lana per le frequenti escursioni che vi faceva in qualità di fisico e d'osservatore appassionato della natura. Dal veriice di questo monte egli dispiccò forse la prima volta quella sua barchetta volante che servi di modello agli areostati venuti in tanta voga a giorni nostri. La Maddalena è uno de'più bei monti che sorgono accanto ad una città. Se alquanto disastrosa è l'ascesa, si è però bastantemente compensali dall' allegria che mettono le selvose sue spalle rivolte a settentrione, le sue pendici sparse di abitazioni, le amplissime fiorite praterie che quinci e quindi si dispiegano dal suo colmo, i dirupi ed i precipizj che in qualche sua parte si manifestano, e le caverne che si aprono nel suo seno. Quello che più sublima l'anima è la serenità del cielo e l'aria fragrante e saluberrima che vi si respira; poiché nulla vince il bello azzurro di quello, la leggerezza e l'elasticità di questa che pare infonda altra vita. La sua elevatezza è di metri 704 sopra il piano della città. L'ora più opportuna per visitarlo è quella dell'alzala o del tramonto del sole. Magico è veramente l'effetto del raggio di qucll' astro sulla vetta del monte sia quando 'orge, o quando declina dall'orizzonte. Chiunque è preso dalla vaghezza di salirvi, deve andar provvisto dell'occor- i5i reule per reficiarsi, giunto che sia sull'eminenza. La purità dell'aria che si respira canini in facendo, il molo concitato della persona, le grate emozioni che si provano ad ogni tratto, imprimono tale energia nei visceri, che si desta imperiosa la fame ed il bisoguo di ristoro appena si ha toccata la sommità. Merita poi di essere particolarmente percorso il monte della Maddalena per la gran copia d'oggetti che vi si rinvengono, interessanti la scienza del naturalista. L'entomologo vi trova certamente le specie più rare e pregiale della classe degl' insetti. Io vidi in un mattino d' estate svolazzare intorno alle macchie fiorile gran copia di papi-glioni, le cui ali brillanti de' più variati colori incontro ai raggi del sole mi recarono tal piacere, che non mi fu destato altrove da simile cagione. Vi notai il Papiglionc dello spin bianco ( Papilio Cralœgi), la Farfalla coli'ali giallo-citrine ( P. Rhamni ), quella dall' ali fulve o brune scure con un occhio ceruleo per parte ( P. Jo ), quella coli' ali scure screziale di bianco e nero ( P. Carditi ), e il Papi-glione dell'ali nere orlate d' un lembo marginale bianco ( P. Antiopa ), e quello coli'ali ceruleo-violacee (P. Argiis); vi notai la Galalca coli' ali bianche screziate di nero ( P. Galatea), e l'Aglaja avente le ali gialle e nere al di sopra e macchiate al di sotto d' un lucido argentino ( P. Aglaja ). Ma il botanico segnatamente su questo monte può raccogliere gran quantità di piante alpine assai pregiate. Ed è s'ingoiar di vedere, come nelle diverse plaghe crescano in gran parte le piante della pianura e dei colli che circondano Brescia, frammiste a quelle che prediligono la regione dei faggi e degli abeti *. * Credo non riuscirà discaro al lettore clic si sponga qui il nome delle più frequenti o più rare, non clic delle piante officinali ed I Sommi sono i vantaggi che ne vengono a Brescia dal monte della Maddalena ; talché io non avrei difficoltà di economiche clic crescono sul monte «Iella Maddalena e colli adiacenti : Acer campestre, - monspessulanum, - pìatanoides; Achillea millefolium, - tomentosa; Agrimonia eupatorium; Ajuga pyramidalis, - genevensis, - chamaepitliis; Agroslis chalamagroslis; Aira cespitosa,- Alchemilla vulgaris; Alium panic/datum; Alyssum calycinum; Amanita caesarea ; Asplenium aculealum, - Jragilc, - adjanlum, -vìride, - filix mas, filix fontina; Anemone nemorosa, - ranuncoloi-des, - tri folia ; Apargia tarataci; Aquilegia vulgaris; Antoxanthuni odoratimi : Asphodelus albus; Arabis alpina , — thaliana ; Barbala ruralis ; Betonica off. ; Berberil- vulgaris ; Betula alba ; BisculcL-la apula; Bidelli tripartita; Buphtalmum grundiflorum ; Ccnlaurca montana , - calcitrapa ; Carlina acaulis, - caulescens ; Campanula glomerata, - pallila , — pcrsicifolia ; Coronilla emerus ; Cornus ma-scu/a, - sanguinea; Crépis Joctida ; Cyclamen curopaeum ; Cercis si-liquastrum ; Carduus dcjloratus, — nutans ; Cytisui nigricans, — ar— genteus; C/dora perfoliata; Ckondrilla Juncea; Circaea lulcliana ; Clematis recta, - vitalba ; Convallaria polygonatum ; Crocus vermis; Ceriuthe minor; Dafne laureola; Diantlius atro - ruber, - curlhusia-norum, - prolijlr, -plumnsus; Dictamnus albus; Digitalis ambigua; Digitarla sanguinali!} Echium italicum; Epimedium alpinum; Erica vulgaris, — herbacca ; Erigeron alpinum; Ervum hirsutum; Eryngium amaethystinum ; Erilhraea centaurium; Euphrasia lutea, - off; Fa-gus selvatica; Frugarla vesca ; Fraxinus ornus; Gallium sylvaticum, - rubrum; Genista germanica; Galcopsis ladanum, - tethrait; Geum rivale ; Gnaphalium luteo-album ; Gypsophilla saxifraga ; Gcntiana lutea, - ulriculata; Ileliotropium europaeum; Hypericum peifoliatum, - monlanum; Ilyosceris Jbelida j ilex aquifolium ; Inula dysenterica, - /lina, - squarrosa; Iris germanica; Iasione montana; luncus bul-bosus, - sylvaticus; Lactuca perennis, - scariola; Lathyrus lalijolius, - sylvestris ; Lepidium pelraea ; Ligusirum vulgäre ; Unum tenui/o-Hum, - catharticum; Linaria chalepensis , - minor, — vulgaris; Li-lium bulbiferum, - marlagon ; Lìthospcrnùm purpuro - coeruleum ; Lonicera caprifalium, - xylosleum; Licopodium clavalum, - selagi-noides; Melampyrum cristallini, - nemorosuin ; Melissa off. ; Melius 153 chiamarlo il propugnacolo del suo eli ina, il moderatore delle stagioni e dei venti, e il principale suo ornamento. Senza di esso i fruttiferi e giocondi colli ebe gli stanno a piedi, non sarebbero forse dissimili da quelle squallide e dirupate pendici che sorgono, ove cessa la sua influenza. Quante molestie e danni non indurrebbero gli aquiloni e gli euri, se da quest' eccelsa piramide non fossero rintuzzati o respinti! Senza un tal baluardo più rigido e lungo melissophyllum; Mespilus cotoneastcr, - germanica; Mbhringia muscosa; Medicaio Gerard!; Piepcta cataria; Ophris arachnites, - api-fera; Orchis moria, - pyramidalis; Origanum vulgare; Orniüiogalum umbellatum; Ornithopus scorpìoides; Orobanche caryophillacea; Oro-lius vermis ; Paris i/uadri/olia j» Picris hieracioides ; Pimpinella magna, - saxifraga; Physalis alchckengi ; Poligala vulgaris, - chamae-buxus; Polypadium vulgare; Papidus tremula; Polenlilla recta, - argentea ; Poterìum sanguisorba ; Primula vcris ; Prunella grandiflora, - vulgaris ; Prunus mahaleb, - spinosa ; Pulmonaria off.; Pulsatilla pratensis; Punica granatimi; Pyrus tnrminalis, - aria; Qiiercus robur, -pedunculata; Rhamnus saxatilis; Jlanuncidus repcns, - bulbosus, - la-nuginosus; Jlhododendrum ferruginvum; lìubus coesius, - frulicosus; Jìhus colinus; Rosa rubiginosa, - alpina; Reseda lutea, - phyteuma; Salix capraea, - alba; Salvia glutinosa; Saponaria off.,-vacarla; Saturcja montana; Scabiosa succisa, - sylvalica; Scorzonera montana; Sedum album, - rejlcxum, - tclephium; Silène nutans, - Saxifraga; Solanum dulcamara; Stachis sylvalica; Spiraea aruncus, -filipendula; Tamus comunis; Teucrium pallium, - chamaedris, - chamaepithis; l'ymus serpilliari,- calaminlha, -aeynos; Trifolium monlanum, - fragiferum, - rubens; Tordyliwn antiriscus, - maximum ; Thnliclrum ftavum, -angustifolium; Turrilis Ursula; Vaccinium myrlillus; Valeriana sylvestris, - saxatilis, - rubra; Vcrbascum blattaria, - lycnitis, - phlomoides; Verbena off.; Valantìa cruciala, - glabra; {'cronica anagallis, - chamaedris, — arvensis, — prostrata, — spiccata, — teucrium; Viburnum opti-lus, - lontana; Vicia crocea, - saliva, - lutea; Viola canina. - odorata, - tricolor ; Vinca minor; Vkis vinifera; Ziziplius paliurus, -vulgaris. ,54 l'inverno, e più incomoda saria l'estate; i venti del mezzogiorno spiegherebbero maggior intensità d'azione; 1'aria perderebbe della sua purità e leggerezza e gli abitanti smarrirebbero forse parte della loro vivacità. La vista sola della Maddalena qual contento mai e qual allegria non infonde, allorché accoglie il primo e l'ultimo raggio del sole che nasce e muore! Quale spettacolo sorprendente mirar le sue tondeggianti cime biancheggiar di neve, mentre sorride la primavera sulle più basse sue pendici! Quale incanto veder colassìi infuriar la tempesta e guizzar la folgore, e godersi la calma nella città protetta! Qual maraviglia scorgere amalgamate in un punto due nature, la culla e gentile della Valle Lombarda, la selvaggia e sublime dell'Alpi! Ma io mi sono trattenuto piìi del dovere a dire di questo monte. Chiuderò pertanto animando a salirlo di sovente e chi ama di provare le più grate e peregrine sensazioni o d'essere inspirato al grande e al sublime, e chi annojato delle brighe della vita va in traccia di un efficace ristoro ai travagliali spiriti, e chi martorialo dalla malinconia non vede a sé d'intorno che oggetti di rammarico e di dolore. Sul vertice della Maddalena sfumeranno le nebbie degl'ipocondriaci e de'visionarj, si dilegueranno i vapori delle isteriche, si calmerà l'orgasmo de' nervi, si scioglieranno i reumi e le sciatiche, si riordinerà il circolo degli umori ne'visceri ostruiti, si re-prestineranno le forze dei convalescenti, tornerà l'appetito foriero della salute, e lo spirito si metterà in perfetta armonia col corpo. Articolo 5.* 155 Abitazioni dei cittadini sui colli e nella pianura che circonda la città. Meritano la principale considerazione i contorni di Bre-¦OÌa per l'opportunità che offrono ai cittadini di passare qualche parte dell'anno a stabile domicilio in essi, lungi dalle cure e dai rumori civici. I Bresciani di qualsivoglia condizione sono vaghi soprammodo d' alternare il loro soggiorno fra la città e la campagna. I colli, che per due miglia si prolungano subito oltre le mura urbane tanto dalla parte di settentrione che verso levante, sono ad una maggiore o minore elevatezza sparsi di ville e di case che servono a temporario ricetto del cittadino agiato tanto in primavera che in autunno. Primo pensiero del trafficante e dell' artigiano, appena gli è riuscito colla sua industria e colla sua economia di ammassare un peculio, quello si è di far acquisto d'un ronco ( cos'i denominasi una possidenza anche di poche pertiche di terreno con casa sulle colline ) per quivi passare a delizia una parte dell'anno colla sua famiglia. I più facoltosi della classe de'negozianti preferiscono l'acquisto delle campagne situate al piano, chiamate brede, le quali tanto più sono apprezzate, quauto sono più prossime alla città. Quelli che per la natura degli impieghi a cui intendono, e per le loro occupazioni, non potrebbero rimanersi assenti durante il giorno dalla città, hanno l'uso dopo aver accudito alle loro faccende ed ai loro interessi, di recarsi sul far della sera sui ronchi o nelle brede per passarvi la notte in seno alle loro famiglie, per un tempo più o meno lungo stabilmente ivi domiciliate. i5tì I signori cd i proprictarj di ampli poderi costumano di trasferirsi nelle villeggiature annesse alle loro possidenze sparse per il territorio. L'autunno li la tutti scomparire dalla città, e molli non sanno resistere agli inviti della primavera per recarvisi a godere gli ozj beati della campagna. Splendide sono ìicll" autunnale stagione le villeggiature dei signori, e si ravvivano da numeroso concorso di persone attratte dalla cortesia e liberalità dei padroni, cui men dolci riuscirebbero i piaceri di una vita sciolta da ogni cura e soggezione, se non ne mellessero a parle i loro amici e conoscenti. Aiìticolo 6.* Divertimenti e spassi del popolo fuori della città. Un giorno d' autunno. Se il circondario urbano deve nel modo piìi favorevole influire sul fisico e sul morale della piìi gran parte della popolazione, per un buon numero di abitanti, e segnatamente dell'infima, classe, è però sorgente di disordini e di stravizj, causa di perditempo e fomite di viziose abitudini. Le bettole in ogni punto moltiplicate attraggono in folla il popolo della città, particolarmente nei giorni di festa, e quivi esso facilmente si abbandona al tripudio ed alla gozzoviglia. In ogni tempo dell' anno le bettole esterne sono frequentate da quelli che vi si recano dalla città, ma non è che in autunno che vi si nota il maggior concorso. Ciascuno vuole aver parte alle vacanze di quella stagione. Se i signori ed i minori eslimati si couducouo al sollazzo campestre alle loro ville, sui ronchi o nelle brede, 1' artigiano e T opcrajo prova auch' egli l'impulso di abbau- i57 donare la città per darsi al passatempo in aria aperta, e per vivere qualche giorno in gioja ed in assoluto riposo. Chi volesse formarsi una giusta idea del carattere df questo popolo , non avrebbe che a passar in Brescia un giorno di festa nel mese di ottobre. Lo vedrebbe di buon mattino concorrere accalcato sulla piazza dei commestibili per far la provvista di quanto deve servire a fargli passare allegramente la giornata, dando la preferenza agli uccelletti che in quantità talvolta strabocchevole vengono a quel tempo ivi posti in vendita, poiché sono generalmente i Bresciani ollremodo trasportati per un tal cibo. A mezzo mattino vedrebbe scomparire a poco a poco dalla città gli abitanti, parte condotti da vetture, parte a piedi traendosi dietro la propria famigliuola. La città rimane presso che deserta e silenziosa fino all' imbrunire della sera, quando torna di nuovo a popolarsi de'suoi abitatori reduci dalla campagna. 11 loro ritorno è annunciato da un frastuono di baccanti. Gridi di gioja, schiamazzi, urli e cauli fanno risuonar per ogni dove i contorni e le contrade; ed è ben notevole come assai raramente o quasi mai in mezzo ad un s"i generale esaltamento di spiriti avvengano disordini ed inconvenienti. Se ha luogo qualche rissa, per lo più va a terminarsi in semplici clamori, né s' odono fra questi nefande imprecazioni, non bestemmie, non politiche ingiurie o sarcasmi. Fino ad un'ora avanzata di notte la città rasscmbra un teatro di baccanti, ma poi a poco a poco si compone alla quiete e tutto rientra nell'ordine. Un tal quadro che anche in altri tempi e con frequenza si avvera in mezzo a questa popolazione, ma meno vivace e meno caratteristico, se nei rapporti fisici all' occhio del medico manifesta la sinistra influenza che deve spiegare su d'essa, serve perì) a delincarla nel suo vero pun- i58 to di vista ud Li mente del filosofo e del moralista, i quali agevolmente vi scopriranno il carattere franco e vivace che le è proprio, la lealtà dei sentimenti, la cordialità sincera e. giuliva, le tendenze disordinate ma non prave, la gioja del presente ed il bando ai pensieri dell' avvenire. CONCLUSIONE. Da tutte le cose esposte in questo Saggio topografico-medico, si può quindi concludere: i.° Che la provincia di Brescia merita giustamente d'essere considerata siccome una delle più cospicue del regno Lombardo-Veneto sia per la bontà e salubrità del suo clima, sia per la copia e varietà di produzioni del suolo e dell'industria de'suoi abitanti, sia per la moltitudine di stabilimenti sanitarj e di beneficenza ond'è provveduta, come pure per l'indole e pel carattere del popolo che la tiene; 2.0 Che l'incivilimento della provincia ha fatto notevoli progressi verso la sua perfezione dall' epoca in cui risente i benefici impulsi del governo sapientissimo e veramente paterno dell'Austria, e ciò in grazia della diffusione dei lumi in tutte le classi della società colle scolastiche istituzioni, delle facilitale comunicazioni mediante la costruzione delle strade erariali e comunali, d'un sistema uniforme ed illuminato d'amministrazione in ogni ramo economico, politico e sanitario, sotto l'impero delle più savie leggi, e l'influenza di magistrati incorruttibili che ne fanno l'applicazione, e mercè le incessanti premure, onde l'autorità superiore veglia e provvede ai bisogni de'suoi amministrati; 3." Che la città di Brescia è una delle più ragguardevoli, sia che si guardi alla sua posizione, al suo clima, alle sue acque, alla materiale sua costruzione 0 al carattere ed al genio de'suoi abitanti. 4-° Che ha i5g bisogno ancora di varie riforme interne, per attingere quel maggior lustro di cui è suscettibile, e mettersi a livello colli' città più distinte per civico splendore e decoro. 5.° Che l'incivilimento urbano si è spinto molto innanzi, e va di giorno in giorno acquistando maggior estensione in tutte le classi della società, a fronte degli ostacoli frapposti dagli usi, dai costumi e da qualche abitudine pregiudizievole che tuttora vigoreggia nel popolo; 6." Che si renderebbe necessario, perchè la popolazione cittadina possa acquistare quel maggior grado d' incivilimento al quale inclina in grazia delle sue buone disposizioni, che venisse più estesa T istruzione del popolo, ed in particolare quella dei figli di genitori poveri, non senza provvedere anche alla fisica educazione dei medesimi. FlRV DELLA PaBTB I. STD t 1 air® STORICO - STATISTICHE SUL CHOLERA EP1DIÌMICO-CONTAGIOSO CHE DESOLÒ LA CITTÀ E PROVINCIA DI BRESCIA NEL M. DCCC. XXXVI. VOLUME II.0 = PARTE II* — -ut. iSfi ¦ ..i Dira per ineaulum strpunt contagia valgus. Virgilio. i63 INTRODUZIONE -----—œow—----- al tempo in cui ebbe fine 1' epidemìa tifico-petecchiale, che negli anni 1816-17 ^ecc provare i suoi tristi effetti a tutte le province lombarde e venete, la popolazione bresciana, che per tal causa dovette soffrire un notabile decremento, venne poscia regolarmente progredendo fino all'anno 1829, aumentandosi di anno in anno di 2000 ai 3ooo individui. Dal 1829 a tutto il x 835 si mantenne in uno stato stazionario per essere state le nascite equilibrate dallo morti occorse. Nel frattempo, che comprende il periodo di 18 anni, non ebbero ad insorgere epidemie dannose alla popolazione j e le malattie contagiose, che tutti gli anni sogliono ridestarsi ora Dell' una ora Dell' altra località, Dou ebbero a spiegare i perniciosi effetti loro, sia per un' estesa diffusione, sia per la maligna .64 loro indole, sia per la prolungata loro azione. Lo stesso vajuolo, che da sei anni va percorrendo questo suolo in onta alle più energiche misure profilattiche che si adottano per farlo cessare, ha costantemente manifestato un carattere mite e benigno; talché le perdile da esso cagionate, che si riducono a qualche cenliuajo di persone, non hanno punto contribuito a far declinare la bilancia attiva della popolazione. Le cause che l1 hanno tenuta stazionaria negli ultimi sei anni, possono di leggeri ravvisarsi in quelle influenze generali, le quali moltiplicarono le malattie ordinarie, rendendole più gravi e meno obbedienti al trattamento curativo. 11 rigidissimo inverno del ï 829-30, Testale fuor di modo piovosa del i83i, T incostante e rigida primavera del i832 e 33, la siccilà dell'autunno del 1833 prolungala a tulio l'inverno del 1834, fi"0»0 seguiti da generale perturbamento nella condizione sanitaria della popolazione. Le febbri gastriche, le reumatiche e catarrali, i pro-lluvj di ventre sotto forma di dissenteria 0 di semplice diarrea, e le affezioni periodiche spesseggiarono grandemente dietro tali costi- tuzioni, di frequente presentando gravi complicazioni cd i più forti ostacoli alla cura. Si notò difalti che alle prime facilmente si accompagnava la condizione nervosa, che i secondi si protraevano fuor di misura, ed ingeneravano altri mali in guisa di morbose successioni, e le ultime di frequente si manifestavano con larva d' altre malattie e cou carattere pernicioso. Lo stato sanitario della popolazione non offrì rimarchevoli alterazioni nel decorso del i 835. Le malattie scarseggiarono generalmente; s'ebbero quindi menu morti degii anni piece-denti, e su queste preponderò il numero delle nascile. Ciò faceva sperare, che negli anni avvenire , scossa la popolazione da quello stalo di torpore che la tenne stazionaria negli anni precedenti $ avrebbe ripreso l'impulso d'aumento, che si verificò per una serie non interrotta d'anni dopo il 1818; ma era uu destino che il 1 836 dovesse riuscire per essa il più fatale. L'epidemia cholerica, che I' ha bersagliata in quell'estate, uccise ben più individui che non sogliono annualmente perire per le ordinarie cause di morte; talché ne emerse una più che doppia mortalità. Se non che il detrimento che ha risentilo la provincia dalla mortalità cagionata dal cholera eccede quello di più mortalità ordinarie, se si ponga mente alla condizione degl' individui che vennero da quello mietuti, avendo dovuto in grande numero soccombere le persone sane, robuste e costituite nel fiore degli anni, ed in parità coi poveri i ricchi, coi viziosi i morigerati, coi tristi i buoni, coi cagionevoli i meglio conformati a salute. Se per rimettere la popolazione nella bilancia di prima si rendono pertanto indispensabili cinque anni de' più favorevoli al suo aumento, è certo che le conseguenze di una calamità che ha portato i più gravi sconcerti in una moltitudine di famiglie, saranno risentite per uà tempo assai più lungo. Alla storia del flagello devastatore slimo prezzo dell' opera di premettere un breve ragguaglio sul!1 andamento e sugli avvenimenti sauitarii del 1835, nonché dei primi mesi del i836 che hanno preceduto l'invasione cho-Ierica. Servirà questo a far vedere come la comparsa ed il rapido diffondersi de' mali contagiosi ed epidemici fra le popolazioni siano i^7 spesso coordinati ad una serie di particolari circostanze ed eventi che lentamente le predispongono a risentire gli effetti più funesti delle cause nocenti, e riavvicinerà ad un tempo l'anno 1834 al 1836, col quale intendo di compiere il mio discorso sulle vicende sanitarie della provincia bresciana riferibili ad un intero decennio. ifî -, CAPO I. Gosdtuziont dell'anno i835 e del i836/ino alla comparsa del Cholera in Provincia. Li anno i835 consideralo nel suo generale andamento, offrì un corso meno svariato ed irregolare di quello che tennero i sei anni che lo precedettero — L'inverno non fu annunciato da quelle fitte nebbie, che sogliono in questa provincia per più giorni di seguito ed anche per settimane aver luogo al principiare di tale stagione. Fu costantemente ravvivato da un'aria serena ed asciutta, la di cui temperatura nou s' abbassò al punto della congelazione dell' acqua che sul finire di gennajo ed al principio di febbrajo, e per pochi giorni. Appena qualche segnale di neve si mostrò in tutto il suo decorso ; le stesse montagne più elevate non ebbero ad offrire quei loro dorsi estesamente biancheggianti, come sogliono presentarsi in tal tempo — La primavera non fu né accelerata, né tardiva; un'aria umida, che di frequente con-vcrlivasi in minuta pioggia, non scompagnata talvolta da gagliardi venti che turbavano 1' atmosfera a modo de' temporali, accompagnava i suoi primordj. Nel suo progresso s'interpolava il sereno al piovoso, e la temperatura dell'aria s'andava gradatamente innalzando senza soggiacere alle vicende di repentini abbassamenti. Lo sviluppo della lyo vegetazione t' effettuò in uu modo graduato e progressivo. — L'estate non fu che una continuazione della primavera ; un' aria serena e pura l'accompagnò costantemente; il caldo fu continualo, ma non eccessivo in grazia di frequenti e passeggeri temporali che venivano temperando T arsura atmosferica — L'autunno insinuossi con giorni piovosi ed annebbiali; tenne dietro a questi la serenità dell'aria, ma non fu di lunga durata, giacché intorno alla metà del mese d'ottobre tornò ad infoscarsi l'atmosfera sotto gl'influssi del vento del sud, cui presto subentrò quello del nord, che raffreddò 1' aere in un modo straordinario ingombrando di neve le montagne più vicine. Da quest'epoca a tutto il mese di maggio del i836 non si ebbe che un' incessante alternativa di giorni piovosi e freddi, di neve e ghiaccio sotto l'influenza del vento dell'ovest, che mantenne uno squilibrio si costante e prolungato nell'atmosfera, che parve che l'inverno, che fece il suo ingresso nel mese d'ottobre, non avesse termine che col successivo maggio. La neve, che avea già coperte le sommità de'monti dopo la metà di ottobre, cadde in maggior copia a' primi di novembre e si estese anche alla pianura, per non lasciarla al tulto sgombra che in aprile. Il freddo in tulto il frattempo fu piuttosto intenso, e l'aria li mostrava per lo più fosca e nubilosa. Se talvolta si rischiarava il cielo, tornava ben presto ad intenebrarsi sotto quel tristo apparato di tetre e pesanti nubi, che gli davano l'aspetto d'un cielo boreale. Non migliorò gran fatto l'atmosferica condizione nel mese d'aprile. Le frequenti piogge miste a gragnuola che si succedevano, tennero bassa la temperatura dell' aria, e l'atmosfera, ridondante d' umidità, mostravasi velata e fosca anche ne' giorni in cui il sole avrebbe dovuto apparire ridente e bello per richiamare «ji a nuova vita l'intorpidita natura. Poco dissimile trascorse unchc il mese di maggio co' suoi rigori, colle sue stravaganze , colle piogge e colle nebbie, che si prolungarono ad una parte anche di giugno; talché all'approssimarsi del solstizio pareva proprio che 1' invernale stagione, la quale per grazia avea tollerato che una primavera languida ed infermicela spargesse i suoi fiori sulla terra, volesse carpirsi una parte anche del dominio dell'estate. Ma qui tutto ad un tratto, quasi per incantesimo, si mutano le cole. Un uragano de' più potenti scoppiò la sera del i8, e in breve ora tramutò in pioggia strabocchevole i crassi vapori che la rigida stagione aveva ammassati nell'aria. Il sovrano della natura non più timido ed incerto, ma sfolgorante di luce e di vita signoreggia il cielo.; manda raggi di fuoco sulla terra; l'aria si riscalda in modo straordinario, e la natura scossa ed agitala nelle intime sue viscera sta per risorgere più bella che mai. Ma per Brescia quel repentino cangiamento fu invece il segnale malaguralo d'una scena delle più orrende. La malattia cholerica, che s' era qua e là manifestata, ebbe in questa vicenda l'occasione più propizia per isvolgersi e dilatarsi con somma rapidità, e rendersi fatale ad un gran numero d'individui. Riassunto delle osservazioni meteorologiche del 1835, e ilei primi sei mesi del i836. —• Nel i835 si notò il maggior freddo nel mese di dicembre, che fece discendere a gradi 6, 5o sotto lo zero il termometro di Reaumurj il maggior caldo si ebbe in luglio, e pervenne a gradi 9-4, oo sopra lo zero. Nel primo trimestre la temperatura media fu di gradi 5, 8 sopra zero: nel secondo di i3, i8: nel terzo di 17, ai: nell'ultimo di 4, SS sopra zero. La maggior elevazione barometrica occorse nei mesi di gennajo, febbrajo, aprile, novembre e dicembre, e giunse I73 ai grado massimo di poli. 28. 4- 3o. La minor elevazione ebbe luogo in ottobre, e fu di poli. 26. ir. io. Lo stato medio del barometro durante l'anno fu di poli. 27. 8. 5j. Ebbero predominio halli inverno i venti nord , ovest, e sud-ovest; nella primavera l'ovest, il quale per poco cedette al sud-est ed al sud-ovest; durante l'estate soffiarono interpolatamente F ovest ed il sud, clie spesso s'univano per formare il sud-ovest; ne'mesi d'ottobre, novembre e dicembre alternarono il loro dominio il sud ed il nord in ottobre, e negli altri due soffiò costante l'ovest. fin tutto l'anno si numerarono giorni sereni 2o5, So, di piovosi o nebbiosi per intiero 26, 7:", di ventosi 7, di misti 12G, 75. Nel giorno 17 luglio alle ore 8. 20 circa della sera un bolide grande quanto la luna si elevò da oriente e si diresse ad occidente, lasciando dietro di sé una coda scintillante alla foggia delle stelle cadenti. Sopra uno spazio superficiale di un quarto di metro quadrato furono raccolte in tutto l'anno fra neve, tempesta ed acqua libbre metriche 207. 64- Nella prima metà del i836 si notò il freddo più intenso in gennajo, e fu di gradi 7. 5o sotto zero; il maggior cai- ' do fu in giugno e pervenne a gradi 24 sopra zero. La temperatura media dei primi tre mesi fu di gradi 3. 8 sopra zero, e quella degli altri Ire fu di 12. 61 sopra zero. La maggior elevazione barometrica fu osservata nel mese di gennajo, ed arrivò al grado massimo di poli. 28. 2. 5o; la minore ebbe luogo ii? febbrajo, e fu di poli. 27. o. io; la inedia dei sei mesi fu di 27, 7, qG. Il vento predominante in tutto il semestre fu quello d'ovest, il quale per breve tempo cedette il suo posto nel mese di gennajo al sud-ovest, ed in febbrajo al sudest. r73 la latto il semestre vi furono 93 giorni sereni, 20 al lutto piovosi, 10'di vento e 60 varii. La pioggia fu quasi sempre accompagnata da gagliardo veftto. Nel giorno 12 giugno alle ore 3. 20 antimeridiane furono sentite due forti scosse di terremoto ondulatorie nella direzione di sud-est a nord-ovest. Nel giorno 18 intorno alle sci ore della sera scoppiò un temporale in forma d'uragano dei più violenti, che sogliono avvenire in questo clima, e durò per due ore con caduta strabocchevole di acqua mista a grandine. Tutto il prodotto raccolto sopra lo spazio d' un quarto di metro quadrato tra neve, tempesta ed acqua caduta dal ciclo in tulio il semestre saliva a circa libbre metriche 170. Nel periodo di 18 mesi ai quali si riferiscono le accennate osservazioni meteorologiche ebbero da osservarsi due particolari avvenimenti tellurici. Consiste il primo nel quasi generale disseccamento delle sorgenti occorso nell'inverno del iS3:>. Dcvesi questo attribuire alla scarsezza delle piogge cadute neu' anno, precedente, e, volendo rimontare ad ima piii lontana origine, alle poche nevi che diedero gli inverni che hanno tenuto dietro al i83o sulle montagne più elevate, per cui da qualche anno venia mancando l'alimento alle sorgenti, le quali finirono col disseccarsi in gran parte. I pozzi della città, che vanno olire li i3oo, rimasero per tre parti in secco, e così dicasi delle scaturigini della pianura. Scemarono grandemente le acque de' fiumi; alcuni torrenti e rigagnoli che mantengono perenne lo scorrimento dell'acqua fra' seni delle montagne e nelle valli si disseccarono intieramente; altri vennero in tale scarsezza d'umore da non bastare al movimento delle ruote degli opifizj che l'industria de'valligiani ha eretto ovunque a suo grande profitto. Tornarono a ripullulare le sorgenti dietro le piogge di primavera, e le copiose nevi che '74 caddero intorno nil» fine di marzo sulle più alte montagne assicurarono ad esse l'alimento anche per l'estate, die difettò alquanto di piogge. Non penuria d'umore, ma viziata natura di esso eb-besi a notare in alcune sorgenti di questo suolo sul finire della primavera del i836, ed anche nell'estate successiva. Più d'una che avea fama di tributare un'acqua purissima, e la migliore fra le potabili, intorbidossi per estranei principj venutivi dentro, i quali impartirono ad essa un snpure disgustoso ed anche insoffribile al palato. Un miglio da Brescia l'acqua d'un pozzo alquanto profondo annesso alla villeggiatura d'un signore della città nei mesi di giugno e luglio avea talmente alterate le sue qualità sensibili, senz'aver punto perduto della sua naturale limpidezza, che non poteva usarsi siccome potabile; ma in seguito tornò per gradi qual era prima. Altri simili casi potrei riferire sulla fede altrui, se volessi dar importanza ad un avvenimento che facilmente può spiegarsi colle precedenze meteoriche di quell'anno. La riboccante umidità che profondamente penetrò nel suolo in conseguenza delle copiose nevi cadute durante l'inverno, che per più mesi ne copersero la superfìcie, le frequenti piogge della primavera, e più di tutto la copia strabocchevole d'acqua che largamente inondò il suolo prodotta dall'uragano del i8 giugno, favorirono lo scioglimento di principj eterogenei ed alterando o modificando la costituzione degli strali terrestri li derivarono a pregiudizio di alcune sorgenti, che prima avea-no somministrato la miglior acqua potabile. Lo stesso terremoto accaduto nel giorno 12 dell'indicato mese poteva aver contribuito ad alterare le proprietà dell'acqua di alcune, essendo notorio, come per effetto della violenta commozione che i terremoti inducono nelle profonde viscere della t7ï terra non solo venga devialo 1' ordinario scorrimento dell'acqua pe' meati sotterranei, e restino talvolta disseccate alcune scaturigini, e delle nuove se ne manifestino, ma non di rado succedano le più rimarchevoli alterazioni nelle fisico-chimiche proprietà dell'acqua stessa in causa dell' addizione di principi eterogenei, i quali più comunemente consistono in quelli che somministrano le piriti ed altri minerali contenenti dello zolfo. CAPO II. Condizione sanitaria della popolazione nel i835, e nei mai che hanno preceduto il cholera nel i836. Le malattie ordinarie cagionale da cause costituzionali furono in tutto il decorso del i835 meno frequenti, meno insistenti, meno variate, e di più pronta e facile guarigione di quelle degli anni precedenti. Nella prima metà d'inverno le affezioni degli organi toracici si risolvevano in semplici flussioni reumatiche, spesso associate a turbe irritative del sistema gastro-enterico, e non di rado a consensuali irritamenti del cerebro, che talora assumevano la forma di affezioni primitive o di vera encefalite. Nella seconda metà prevalsero le polmoniti, la pleuritide, la bronchite, le febbri catarrali, le angioteniche; meno frequente mo-strùssi l'artrilidc, la metri te, il reumatismo, l'asma e la dispnea. Continuarono a dominare le indicate malattie anche in primavera, e non rare si presentarono pure in principio dell' estate. Di mano in mano che andava progredendo la bella stagione, la condizione flogistica si generale che locale offrivasi meno esaltata e più pronta e facile ne succedeva la guarigione ;. il qual decremento di 1 -ti intensità più segnalalo notossi all' appressarsi dell'estate, tasto che, avanzandosi questa, si cambiò del tutto la morbosa costituzione. Subentrarono alle malattie toraciche quelle de'visceri del basso ventre, ed in particolare del tubo gastro-enterico e dell' organo epatico. Le l'ebbri gastriche, con tipo di quotidiane o di doppie terzane, furono molto frequenti in questa stagione, e così pure l'epatite con lento procedimento e senza febbrile corredo, che faceva insorgere''l'itterizia e non di rado anche l'idrope. Comuni furono queste forme in alcune località della pianura. Le diarree e le dissenterie scarseggiarono grandemente; men rare furono le febbri acute col carattere della sinoca, cui talvolta s'univano de'sintomi nervosi con lesione delle facoltà intellettuali. In generale notossi come ne' mali, che si manifestarono nel corso della stagione estiva, prevaleva la condizione irritativa all'iperstenica, e le patogenie di località risolveansi più comunemente in semplici irritamenti, anziché in veri processi flogistici. La cura fonda-vasi sopra semplice indicazione, e la guarigione completa degli ammalati non tardava a coronare 1' opera de' medici. Neil'autunno tornarono in campo le malattie de'visceri del petto sotto forma acuta, ed in particolare la polmonite; spesseggiarono le febbri infiammatorie senza condizioni locali. La risipola si vide mollo più frequente dell' ordinario, e cosi pure 1' ollalmia. La pleuroperipneumonia col-r avanzarsi dell'autunnale stagione spiegava un'indole più grave, e spesso ricalcitrava contro i soccorsi che le apprestava la medicina. Notabilmente migliorò la costituzione morbosa sulla fine dell'autunno, tantoché nel mese di dicembre non aveasi a fare che con que' ordinarj malori, che derivano dall' uso abnorme delle cose detle dai patologi non naturali. l77 Le febbri d'accesso e la pellagra che costituiscono due generi di malattie assai comuni nella provincia, e ebe sogliono tutti gli anni spiegarsi nelle stagioni e ne'sili più opportuni con maggiore o minore intensità ed estensione, si videro serpeggiare meno del consueto, e con poca forza. Le prime si svolsero, ma in guisa affatto sporadica sul finire dell'estate e col tipo di semplici temane; coli' avanzarsi dell'autunno scomparvero generalmente, lasciando libero il campo ai mali flogistici. 1 puebi incidenti ebe suscitò la pellagra non furono gran fatto pertinaci al consueto trattamento terapeutico. Negli spedali fu di breve durata la dimora de' pellagrosi, ed appena qualche recrudescenza ebbe a verificarsi ne' soggetti, in cui il vizio pellagroso ora passato in sangue ed ossa. Fra le malattie che vengono generate da un contagio specifico, non si numerarono che il vajuolo e la scarlattina. 11 primo, che devesi considerare come una sequela dell'epidemia di tal fatta, che dal 1B29 in poi va percorrendo con lievi pose ora una parte ora l'altra del territorio , ebbe ad invadere durante 1' inverno molli paesi tanto delle alture che del jìiano con una rapidità e veemenza che non avea spiegata negli anni precedenti, sotto la forma più presto di Vajuolo confluente che di varicella o di vajuoloide. Sopra 992 individui che ne furono presi, 67 ebbero a soccombere. Neil' estate la malattia andò per gradi perdendo d'intensità, e restringendo i suoi attacchi; talché al sopravvenire d'autunno parve che fosse intieramente estinta. La scarlattina che si svolse ad un tratto in cinque comuni, limitò i suoi assalti a 36 individui, dei quali uno soltanto ne fu vittima. Richiamando le cose esposte intorno la costituzione e l'andamento dell'iuverno e della primavera del i836, si 12 i7» sarebbe condotti a credere clic la condizione sanitaria degli abitanti di questa provincia fosse andata'.incóntro ai più gravi sconcerti. Ma pure ciò non si verificò tampoco. Non solo le malattie d'indole costituzionale, ina perfino le più comuni scarseggiarono generalmente. Gli spedali non furono mai meno popolati d' allora. Nessuna malattia epidemica ebbe ad insorgere, e quello clic fa più meraviglia, si è che lo stesso vajuolo che da più anni di seguilo non ha lascialo di ridestarsi e diffondersi più o meno in qualche parte del territorio in tali stagioni, appena si mostrò in tre o quattro comuni che scomparve per non più riprodursi che sid terminare dell'anno. Le febbri periodiche, le quali sotto L'influsso d- un'invernata rigida e piovosa sogliono con frequenza prolungarsi fino alla primavera, cessarono intieramente nei prhnordj dell'autunno. Così pure la pellagra che intorno all'equinozio di marzo comincia a svolgersi, e più si fa minacciosa moltiplicando gli assalti, quanto più l'inverno fu signoreggialo da critiche circostanze climatiche, appena presentava qualche sentore sul finire di maggio. Una prova delle più convincenti della rara mitezza de' morbi di qualsivoglia natura ne'orimi mesi del 1836 è offerta dalle scaise morti succedute negli spedali della città e fra gli abitanti suoi. L'ordinaria mortalità in quel tempo suol essere di 8 o y individui, ma ne'quattro mesi precedenti il giugno non fu che di cinque in adeguato giornaliero. La qual cosa ebbe non meno a verificarsi nella maggior parte de' comuni foresi. Peiiocchè poteva giuslanienle tenersi la provincia nella condizione di salute la più felice al tempo in cui ebbero a manifestarsi i primi casi di Cholera morbus nella città. Ma la tregua d'ogni male non era che un preludio dulia tremenda catastrofe, cui dôvaa soggiacere '79 nella Tegnente estate, era il sorriso menzognero d'una divinità irritata, che blandiva i troppo creduli nell'atto che acuiva gli strali, con cui volea colpirli. Pareva proprio uu destino che la comparsa del cholera non dovesse effettuarsi che nel silenzio d' ogni altra malattia. Che se da ciò taluno fosse indotto a dover riguardare lo stato sanitario precursore del cholera in uno stretto rapporto colla sua arcana natura, io mi sento in dovere di far osservare, che quello nou fu che la conseguenza della dominante costituzione, l'effetto d'una causa naturale, che valse a confermare quel generale principio che l'osservazione dei secoli ha ammesso per inconcusso intorno allo svolgimento delle malattie costituzionali. Ove ben si rifletta che dalla metà d'ottobre del i835 a tutto maggio del i836, non ponendo a calcolo le lievi variazioni seguite, l'atmosferica costituzione fu sempre la medesima, che vi ebbe un dominio costante il vento dell'ovest, che il rigor invernale cominciò coli' ottobre, e per gradi si fece più intenso ne'mesi che gli tennero dietro, che giunto all'apice della maggior intensità andò per gradi decrescendo dopo il febbrajo, che l'aria si mantenne costantemente umida per le profuse nevi che ingombravano il suolo, e per le piogge che si succedevano, che il cielo prescutava incessantemente un aspetto malinconico e tristo, ed anche nei giorni sereni si mostrava velato da densi vapori, i quali intorbidando gli strati inferiori dell' aria ne ristringevano l'orizzonte visibile, che l'inverno infine ebbe la durala di bcu sette mesi, e in tutto il suo lungo corso non offri che l'alternativa d'un graduato e regolare aumento e decremento d' intensità e d' azione; si rimarrà agevolmente convinti, che la condizione vitale della popolazione noa doveva risentire quegli effetti che le viceude atmosferiche e le mutazioni de' tempi e delle stagioni sogliono produrre sulla libra vivente. L'ippocratico aforisma — miilalìoiics Icniporum potissimum morhos parlimi — si segnalò, ma in modo inverso, durante l'indicata costituzione. Ma se T occasione mancò allo svolgimento dei morbi in quel frattempo, devest tuttavia credere che a poco a poco si fosse generato ne' empi tino slato di mala disposizione, di morbosa opportunità e di proclività a cedere tanto più prontamente all'influenza di quelle potenze che repentina-mente avessero sui medesimi spiegato un' azione contraria. Un freddo umido straordinariamente protratto doveva, non v'ha dubbio, induire que'mutamenti nella fibra, modificando forse anche l'impasto .organico de'tessuti ed in particolare del nervoso e del membranaceo, da stabilire un'eminente predisposizione morbosa. Né solo per induzione poteasi questa ammettere, giacché anche i fatti la porsero evidente e la confermarono. Si notò durante quel lungo inverno, come la convalescenza delle malattie sporadiche, ed anche delle più lievi, si protraeva olire il consueto, e facilmente ne veniano le recidive; come le persone fornite di molla suscettività nervosa inclinavano a quelle anomalie ed a que'turbamenti, che dall'abnorme azione de'nervi dipendono; come dietro la somministrazione de'ri-medj purgativi ne venivano con facilità scorrevolezze di ventre e diarree infrenabili; come la condizione flogistica che suole mostrarsi tanto aperta in questa popolazione nei mesi d'inverno e primavera, e farsi compagna a qualsivoglia malatlia, era oscura, incerta e maschcravasi di frequente colla semplice irritazione; come infine sul declinare di quella fredda ed umida costituzione le gastralgie, i turbamenti di ventre, e vomiti e diarree si andavano qua e là manifestando; i quali sconcerti, benché non presentassero .Si la forma di ben spiegate malattìe, pure si duravano a lungo, e sotto l'uso de'rimedj evacuanti più usuali si facevano insistenti e pertinaci. Non fu quindi che illusoria l'apparente buona condizione sanitaria, che precedette lo sviluppo del cholera. Il genio del male fu occultamente non meno operoso ed attivo che quando dà sfogo al suo furore cogli inceudj morbosi che suscita a danno de'popoli. I grandi avvenimenti nel mondo fisico sono sempre preceduti dalla ealma e dal silenzio. Egli è allora che la natura raccoglie e concentra tutte le sue forze ed i suoi poteri per farli agire con più. gagliardia allorché ha prefisso di mettere in combustione un vulcano, o d'innabissare qualche isola, o di aprire delle voragini sprofondando il suolo, e quando vuole che imperversi un uragano e si diffonda un terremoto devastatore. Perchè succedano epidemie micidiali non basta la scintilla atta ad accenderle; è necessario clic i corpi trovinsi predisposti in guisa da poter prontamente rispondere al tocco di quella. Ma l'opera della predisposizióne animale non si fa che lentamente, in modo occulto, e talvolta sotto gli apparati della gioja, del buon umore, e col riso della salute. Dalle cose discorse si può quindi conchiuderc; i." che nel silenzio morboso che si ebbe ad osservare ne'primi mesi del 183(5, si ordinò sotto l'influenza d'una oltre mudo prolungata costituzione fredda ed umida quella particular predisposizione nella fibra vivente che la rese eminentemente proclive alle malattie del tessuto nervoso e membranaceo; a.0 che al diffondersi in provincia dell' aura choleric» ogni cosa era coordinata in guisa da renderla sommamente1 attiva, ed al maggior grado perniciosa ne' suoi la forma di ben spiegate malallie, pure si duravano a lungo, e sotlo T uso de' rimedj evacuanti più usuali si facevano insistenti e pertinaci. Non fu quindi che illusoria l'apparente buona condizione sanitaria, che precedette lo sviluppo del cholera. Il genio del male fu occultamente non meno operoso ed attivo che quando dà sfogo al suo furore cogli inccndj morbosi che suscita a danno de'popoli. I grandi avvenimenti nel mondo fisico sono sempre preceduti dalla calma e dal silenzio. Egli è allora che la natura raccoglie e concentra tutte le sue forze ed i suoi poteri per farli agire con piti gagliardia allorché ha prefisso di mettere in combustione un vulcano, o d'innabissare qualche isola, o di aprire delle voragini sprofondando il suolo, e fjuando vuole che imperversi un uragano e si diffonda un terremoto devastatore. Perchè succedano epidemie micidiali non basta la scintilla atta ad accenderle; e necessario ene i corpi trovi risi predisposti in guisa da poter prontamente rispondere al tocco di quella. Ma l'opera della pre'dìspo-sizionc animale non si fa che lentamente, in modo'occulto, e talvolta sotto gli apparali della gioja, del buon amore, e col riso della salute. Dalle cose discorse si può quindi conchiudere; i.° che nel silenzio morboso che si ebbe ad osservare ne'primi mesi del i836, si ordinò sotto l'influenza a una oltre modo prolungata costituzione fredda ed umida quella particular predisposizione nella fibra vivente che la rese eminentemente proclive alle malattie del tessuto nervoso e membranaceo ; 2." che al diffondersi in provincia dell' aura eho-lerica ogni cosa era coordinata in guisa da renderla sommamente attiva, ed al maggior grado perniciosa ne' suoi iS* CAPO III. Comparsa del Cholera nella provìncia j suoi progressi, stalo, decremento e fine. L'apparizione d'un male nuovo con forme clioleriche ebbe luogo in questa città nel giorno 16 aprile. Una donna di 60 anni, lavandaja di professione, di nome Maria Mazza, ne fu attaccata per la prima nella propria casa situata di fronte agli spalti presso la porta di s. Alessandro. Dopo essersi occupata tutto il giorno nelle ordinarie sue faccende colla solita sua lena e buon umore si ridusse sul far della sera nella sua abitazione, ove fu tosto assalita da mal essere generale e da dolori di ventre, ai quali tenne dietro un seccesso infrenabile, che la fece cadere svenuta al suolo. In tale stato fu rinvenuta da suoi famigliari , mentre un freddo marmoreo avea indurito le sue membra, in guisa da sembrar cadavere già fatto. Fu messa a letto e con tutte le possibili diligenze soccorsa e riscaldala; ricuperò a poco a poco i sensi, ma l'angoscia e l'affanno clic T opprimevano non le permettevano d'esprimersi intorno allo stato suo, ed a modo d' automa appena poteva indicare la regione del corpo eli' era maggiormente offesa. Ebbe un vomito copioso e qualche altro seccesso; ma il freddo all'estremità continuava intenso a fronte dei sussidj calefacienti che le venivano apprestati; i muscoli erano irrigiditi e contratti, e di quando in quando Temano scossi dal granchio, che la facca cupamente gemere. Durò in questo stalo alcune ore, poi perdendo i «ensi cadde nel sopore, che si convertì nel sonno della morte a capo di dieci ore di malattia. Questo caso non fu osservato da alcun medico, ed appena mi fu privatamente riferito, io disposi per l'investiga/ione della causa prossima d'una morte sì rapida e violenta nel cadavere eh' era già accomodato nella cassa per essere trasportato giusta il rito nella chiesa. L' autopsia non offri che qualche superficiale alterazione ne' tessuti del tubo gastro-enterico, degl' ingorgamenti sanguigni ne'minimi vasi della mucosa; il cuore era floscio e ridondante di sangue sciropposo ed atro, ingorgali e turgescenti per un sangue coagulato i polmoni; ma quello che particolarmente fissò T attenzione si fu l'effusione nel cavo intestinale di un umore lalticinoso molto aderente all' interna membrana, il quale rassomigliava ad una decozione di riso. Con tali dati, in un tempo ch'era fortemente da temersi l'invasione del cholera, che avea già fermate le sue radici in molti punti della limitrofa provincia di Bergamo, io non esitai a dichiarare al Magistrato che la morte della Mazza era stata cagionala dal cholera, ma d' un' indole ben diversa da quella dell' indigeno. Successivamente caddero ammalati in un modo pressoché identico nei giorni 18, 19, 20 tre individui di sesso mascolino, e costituiti nel fiore dell'età virile. Quello che si ammalò nel primo giorno era domiciliato in prossimità della Mazza, e gli altri due abitavano in due contrade centrali, ben discoste l'una dall'altra. II primo esercitava la professione di fabbro legnaiuolo, di rama j nolo il secondo, e di cuoco il terzo. In tutti e tre irruppe il male senza prodromi, e se si eccettui il cuoco ch'era una persona da lungo tempo cagionevole e travagliata da afflizioni morali per essere capo d'una famiglia numerosa, dalla quale non poteva scuotere la più turpe miseria coi proventi d'un me- i »4 stiere che in lui era poco apprezzato , non ebhero a ris» contrarsi né cause predisponenti, né occasionali della ma-lattia. La morte ne fu il risultato finale in capo a 4, 5 e 6 giorni a fronte d'una cura medica la più solerle ed attiva che si mise in pratica per contrastarle il trionfo. I cadaveri vennero tutti assoggettati all'autopsia, ed in cn-il nino si ravvisarono ben pronunciate quelle condizioni patologiche che trovansi descritte ne' libri che versano intorno alla malattia cholerica giusta i conformi risulla-rnenti ottenuti colle sezioni praticate in tutti i luoghi, che in questi ultimi anni furono sì crudelmente da essa bersagliati. Riducevansi queste, quanto all'esteriore, a somma rigidità e compattezza muscolare, a floscezza culanea, a contrazioni degli arti nella direzione de'muscoli di maggior forza e volume, ad essero gli occhi oltre modo infossati nelle orbite. Notaronsi poi neh' interne parti injettamenti più o meno vistosi nelle tuniche dello stomaco e degF intestini, con tacche in foggia d'arborizzazioni sparse qua e là nella mucosa; la vescica assai ristretta, i polmoni rigurgitanti di sangue nero, piceo senza apparenti segnali di legittima infiammazione, di gangrena, d' epatizzazione, o di suppurazione non senza però qualche lieve aderenza alla pleura, ed effusione di siero; il cuore floscio, raggrinzato e piccolo contenente un sangue denso del color di catrame del quale riboccavano anche le sue appendici ed i tronchi de'vasi maggiori; gl'involucri cerebrali aderivano in parte al cranio ed al cervello; 1' aracnoidea, e la pia rnadre segnatamente erano molto injeltate di sangue atro-venoso; la superficie dell'encefalo non presentava alterazioni, tranne qualche punteggiamento, guardata all'esterno, e perscrutata nella sua intima composizione e struttura; le glandole mucose sparse sulla base della lingua erano morbosamente pronunciate e turgide in uno soltanto dei cadaveri. Queste si furono le più marcate alterazioni che si poterono chiarire col mezzo dell'autopsia; alterazioni, a dir vero, insnfGcienli per far risaltare la causa prossima della morte, e molto più, raffrontate coli'andamento e coi sintomi che offri la malattia. Non esitarono quindi i meglio veggenti fra i medici ad ammettere ben comprovata la comparsa in provincia d'una malattia nuova, ossia del cholera asiatico, che da qualche anno si è reso il terrore dell'Europa. Trascorsero a4 giorni senza che in Brescia avessero a scoppiare nuovi casi. Non fu così nella provincia. Nel giorno 2i aprile fu colpita, e tosto uccisa dal male temuto una persona in Paratico, la quale era appena rientrata dalla provincia di Bergamo, ove i suoi interessi la aveano trattenuta qualche tempo. Nello stesso mese furono colli tre individui in Bagnolo; uno di essi rimase vittima dopo qualche ora, e gli altri due col favore d'uni profusa diaforesi ebbero la sorte di scampar dal naufragio. Dal primo fino al it\ maggio due nuovi casi occorsero nell'anzidetto paese, due nel limitrofo Montirone, ed uno in Pontoglio, Palazzolo, S. Zeno, Ghedi ed Orzinuovi. Nel giorno i4 ricomparve il male in Brescia, e prese formale possesso dell'ospizio delle pazze. Per tutto il mese si tenne entro i cancelli dello spedale femminile, di cui fa parte il manicomio, sfogando la sua rabbia principalmente sopra gli esseri irragionevoli che popolavano quest'ultimo. La prima ad essere attaccata fu una maniaca che giaceva presso ad una meretrice, ivi di recente ricoverata per ricorrente mania, la quale avea a lungo soggiornato in Bergamo nella contrada che fu la più bersagliata dal morbo. Questa stessa cad- io-> de poco dopo cholcrosa. Ne' giorni seguenti ne Tennero a mano a mano attaccate iy, e non andò immune qualche donna, clic per altra malattia veniva curata ne' locali attigui alle sale delle pazze. Mentre ciò succedeva in Brescia, la malattia si andava estendendo ora in un paese ora ìicll' altro del territorio. Oltre il comune di Bagnolo, nel quale avvenne qualche nuovo incidente, ne fu attaccato Fiero appartenente a quella giurisdizione. Con Leno, capo-luogo, ne furono invasi i subalterni comuni di Porzano, Manerbio e Pral-hoino. Con Ospitaletto, altro capo-luogo, vennero presi i dipendenti comuni di Travagliato, Lngralo e Tremano. Nel distretto di Chiari ricomparve in Ponloglio, e scoppiò poscia in Palazzolo, Castelcovati ed anche in Chiari. Fra i paesi die circondano la città, non ne andarono immuni quelli di Sant'Alessandro, San Nazaro e Fiumicello. Non sorpassavano il numero di 120 tutti i casi di cholera che si manifestarono in tutta 1' estensione territoriale, compresa la città, ne'due mesi d'aprile e maggio, e, pochi eccettuati, furono susseguiti da una pronta morte. Con tutto ciò la popolazione non si dava pensiero di tanto e tranquilla si vivea, fidando i più sensati uelle misure precauzionali che l'Autorità metteva ovunque in opera per impedirne il progresso, mentre la moltitudine considerava il serpeggiante morbo per una malattia ordinaria, ed attribuiva le morti che si succedevano a cause comuni, che poteansi facilmente scorgere nelle persone che di preferenza venivano colpite, le quali erano per lo più vecchi, infermicci od individui intemperanti, e rotti ad ogni vizio e sregolatezza. Ma troppe e troppo potenti erano le circostanze favorevoli a' progressi della malattia per credere, che le mi- sure sanitarie dovessero bastare a contenerla entro detcrminati limiti. II germe sparso in molti e disparati sili, la ben raffermata disposizione degli abitanti alle malattie del sistema gaslro-intestinale, che si palesava qua e là con sconcerti addominali di varia natura, i rapidi progressi che andava facendo il male nel Bergamasco, verso i confini del Bresciano, le frequenti comunicazioni da un suolo all'altro per gli oggetti di commercio e pei reciproci bisogni delle rispettive popolazioni, il passaggio continuato delle milizie da un paese all'altro, e più di tutto il cambiamento che stava per succedere nella costituzione atmosferica all' approssimarsi dell' estate, la quale ha sempre favorita la diffusione del Cholera, facevano giustamente temere il contrario. Infatti nel mese di giugno i progressi del male si fecero di giorno in giorno più rapidi ed incalzanti tanto che sulla fine dello stesso mese l'epidemia toccava il colmo. Col giorno tre sbalzò dallo spedale femminile di Brescia nell'ospizio della mercanzia, ove hanno ricovero poche vec-chiarelle impotenti ed informicele, e ne strangolò una; il giorno appresso uccise la donna che avea prestato gli ultimi ufficj al cadavere di quella. Ne'giorni seguenti si fissò nelle parrocchie di S. Giovanni e di S. Faustino, facendo segno de'suoi danni la poveraglia in esse stanziata. Gli attacchi si andavano moltiplicando in guisa che intorno alla metà del tnese conlavansenc più di trenta al giorno. Penetrò nel frattempo nello spedale degli uomini, e colpi diversi individui; visitò l'ospizio de'pazzi della Maddalena e fu pago di qualche vittima che gli si offerse; entrò poi nella casa di Dio, e divenne il flagello dcgl' infelici in essa dalla carila raccolti —. Non meno rapidi furono i suoi progressi ne' paesi ove il germe avea messe le radici, e la propagazione cffclluossi con maggior rapidità in molti altri si- 188 ti, che a tutto maggio n' erano rimasti immuni. Verso la metà di giugno il male crasi già insinuato in tulli i comuni de'distretti di Brescia, di Chiari, d'Ospilalello , serbandosi incolumi alcuni de' distretti di Leno, Bagnolo, Or-zinuovi, Lonato ed Adro. Non meno di 70 numeravano in tal tempo i paesi che avevano accolto il germe fatale. Ma l'avvenimento che segnò l'epoca della più grande diffusione cholerica tanto nella città che nella provincia, fu da prima il terremoto occorso nel giorno 12, e poscia il violento uragano che scoppiò, siccome ho altrove accennato, la sera del 18. Quello fu l'effetto di cause generali che per consenso estesero la loro azione su questo suolo. Il secondo, comecché si fosse spiegato con una straordinaria violenza imperversando il vento da libeccio, pure ebbe una più stretta relazione cogli accidenti meteorologici della provincia. Il grave trambusto, e lo strano sconvolgimento succeduto nell'atmosfera per effetto dell'elettricità che si rese potente coi più strepitosi fenomeni, fuse la magagna che avvelenava l'aria da lungo tempo, e la converl'i in rivi d'acqua che si rovesciarono sulla terra, purificando in tal guisa le regioni superiori, e rimovendo gli ostacoli al regolare corso delle stagioni. Fu, a propriamente dire, la crisi salutare d'una troppo prolungata costituzione fredda ed umida, cui subentrò di sbalzo 1" estate col corredo di tutti gli attributi che le sono proprj. Dietro il terremoto si nolo, come il cholera si diffondesse con rapidità a molli paesi, ed acquistasse una latitudine doppia per lo meno di quella che avea per lo innanzi. Dopo l'uragano si moltiplicò a dismisura in tutti i siti, ove avea messe le radici. Il mal seme sotto l'influsso d'un sole cocente, e d'un'aria calda ed umida, che nel silenzio d' ogni vento offriva un velo sospeso nelle regioni più basse dell'atmosfera, ed in un suolo carico di iSg principj fermentanti ed attivissimi si formò in breve pianta gigantesca, funesta, tremenda. Nella città dopo il giorno 18, in cui caddero ammalate intorno a 5o persone, i casi ascesero al ccntinajo, e nel giorno 22, in cui la malattia pervenne all' apice del suo furore, i cholerosi denunciali non furono meno di i5o. Ne' giorni seguenti fino ai 4 ° 5 di luglio non presentò alterazioni in più o in meno attaccando giornalmente intorno ai ioo individui. Cominciò il morbo ad attenuarsi ed a perdere d'intensità dopo la comparsa di due temporali, segnalati più dal vento che dalla pioggia clic scoppiarono sui primi del mese. La sua diminuzione fu sì costante e progressiva che verso la metà di luglio non cadevano ammalati più di 12 o i5 individui al giorno; il qual numero si andava gradatamente scemando in guisa che sul finire del mese stesso sembrava fosse cessata la malattia. E in vero gli allaccili che si verificarono in agosto e settembre, i quali complessivamente non superarono la trentina, furono di tal indole, e sì facili alla guarigione da non doverli riguardare che come l'ultimo sfogo d'un' epidemia, la quale difettava del necessario alimento per mantenersi viva. Mentre l'Idra funesta compieva le sue stragi fra la popolazione cittadina, centuplicava le sue leste in tutti i paesi che circondano la città, ed in quelli degli altri distretti, dei quali avea già preso possesso. Andava pure via via estendendosi alle più limole località, non risparmiando la solitudine delle valli, e perfino le sommità dei monti. Fra i paesi che furono più bersagliati dalle ingorde sue brame, contemporaneamente alla città, meritano particola!! menzione Ccllaliea, Mompiano, S. Nazaro, S. Eufemia, Rezzato, Vide Concesio e Gussago che fanno parte del distretto di Brc- U)<> scia — Chiari, Palazzolo, Rovaio e Coccaglio nel distretto di Chiari — Pralhoino e Cigole in quello di Leno — Sarczzo nel distretto di Gardonc — Dcsenzano e Padenghc in quello di Loualo — Calcinato sotto Moutechiaro — Sale Marasino e Provaglio nel distretto d'Iseo — Travagliato sotto Ospitatilo — Gavardo e Goglione-sopra nel distretto di Salì). 11 centro del predominio cholerico in quest'epoca fu propriamente la parte pedemontana del territorio. La strada postale che da Palazzolo conduce a Dcsenzano, rappresenta la linea, intorno alla quale sono occorse le maggióri stragi. Come la malattia andava scemando nella città anche ne' luoghi suindicati veniva meno; talché intorno alla metà di luglio in alcuni era intieramente cessata, ed in altri si sosteneva debolmente. Non fu che in pochi siti che ebbe una più lunga durata quasi a compenso d' un men rapido procedere. Non si ebbero però ad osservare né riproduzioni, né recrudescenze in alcun luogo. Dopo la metà di luglio la malattia si fece più generale e giunse agli estremi della provincia in tutti i punti cardinali. Ad eccezione di pochi comuni, che giacciono isolati fra le montagne, non vi fu paese o borgata che andasse immune da suoi assalti. Ma questi non erano così rapidi, cos'i violenti, uè succedevano a sbalzi come per lo innanzi. Diffondcvasi il male con una certa regolarità da paese in paese, da contrada in contrada; non pigliava ex abntplo, ma veniva sempre annunciato da prodromi, lasciando tempo ai più avveduti di premunirsi contro i suoi furori ; le stragi erano per conseguenza assai piìi limitate rispetto al numero sempre più crescente d'ammalali che si verificava ovunque. Col terminare del mese era il male interamente estinto in alcuni paesi che furono maggiormente vessali in giugno, ed in altri era prossimo al suo fine. In quelli, '9' nei quali apparve nella prima metà di luglio, si era notabilmente diminuito, e continuava ad imperversale là do-\e crasi insinuato per ultimo. Intorno alla metà d'agosto T epidemia si presentava talmente languida e snervata anche ne' luoghi che 1' accolsero in fine , da potersi con sicurezza predire la non lontana sua cessazione. I pochi casi occorsi nei mesi di settembre e di ottobre potevano considerarsi piuttosto la conseguenza di un male sporadico, che d'una flagrante epidemia, o a meglio dire erano 1' ultima sfolgorante luce d'una fiaccola che si spegne. E si spense difatti il terribile morbo nel giorno io novembre nel comune di Mancrbio, ove gli era riuscito di rifuggirsi dopo un' assenza di ben tre mesi, e dopo essere stato cacciato da ogni altro sito. La persoua che attaccò per sorpresa, fu Giuseppe Viviani, cospicuo per forza virile e per tempra di salute. Ebbe con esso una lotta delle più accanite, ina in capo a 22 ore la vittima fu immolata. Sazio di sacrilicj bresciani, ma uou già lasso, abbandonò questo suolo rivolgendosi ad altro cielo per esercitare nuo\e stragi. In tal maniera fu chiuso in capo a sette mesi il lacrimevole dramma, che ebbe principio nel mese d' aprile. Fu una donna che apiì la scena, nella quale doyeano rappresentarsi i fatti più atroci e doveano succedere le più tremende catastrofi. Un' imbelle vecchierella, vero simbolo della miseria e della fralezza umana, servi d' esca e di richiamo ad un male de'più terribili, fu il malaugurato nuncio del suo arrivo, divenne il preludio della lotta, il corifeo delle stragi. 11 nume di Maria Mazza risuonò funesto in ogni luogo, fu pronunciato con raccapriccio e con orrore, fu segnale e scopo ad un generale macello. Un uomo rappresentante la forza, la salute e la vita fu » i gì la vittima eletta, l'ostia di propiziazione fra la natura e la morte. Con Giuseppe Viviani si placarono le ire, tacquero le procelle, rimase spento il rogo, 1'ecatombe fu consunto. La sua morte fece risorgere la vita, fece rinverdire la quercia che la folgore sfrondò; il suo uome fu benedetto perchè servì di richiamo alla speranza, alla pace, alla gioja. CAPO IV. Sintomi del Cholera^ forme differenti; ed andamento del male. Il Cholera morbus è un male cosi ben caratterizzalo dai fenomeni che l'accompagnano, che senza la tema di incorrere nella taccia di voler moltiplicare gli enti senza necessità, si deve convenire essere egli una malattia diversa essenzialmente da qualunque altra. Se guardato sopra un ristretto numero d'ammalali ed alla sfuggita, presenta una grande analogia col cholera indigeno, e con altre malattie conosciute, è certo che attentamente disaminato, e sopra più ammalali ad un tempo, si fa presto distinguere per ima malattia sui generis. I primi incidenti cholerici che si appalesarono qua e là nella Provincia ^Bresciana, e per lo più isolati ne'mesi di aprile e maggio, fecero iusorgere molte controversie e dispute fra i medici sulla loro natura; e questo non per altro se non perchè il comune criterio di essi diffìcilmente arriva a scoprire quelle minime ed essenziali differenze, che si ravvisano a colpo d' occhio, allorché j mali, beuchè nuovi, hanno ottenuta una eerta latitudine, e si sono potuti instiluire i necessari! raffronti sopra molti ammalati. In ogni tempo l'apparizione d'uua malattia nuova ig3 lia dato origine a mille dubbiezze, contrasti e dissensioni fra i medici, mentre la discordia eli' essi accesero fomentava nel popolo acerrimi e contrarj partiti. Le più solenni epidemie pestilenziali, che ne' secoli trascorsi si di frequente desolarono l'Europa, più volte non furono riconosciute tali se non a mezzo il loro corso e quando aveano già esercitate stragi immense. La peste del i5j6 avea mietute 3oooo e più vittime nella città, in quel tempo sì florida e popolosa che dominava sul mare Adriatico, e pure i due capi scuola dello studio patavino Mercuriale e Capodivae-ca si studiavano di persuadere al veneto Senato che non era peste. Le incertezze e l'incredulità anche sul conto del cholera indiano si spiegarono in un modo più o meno veemente ne' paesi , in cui ebbe a scoppiare. Si vollero molle vittime prima che i medici $' accordassero fra loro nel riguardarlo qual nuova malattia. La città di Brescia in tal particolare non ha fatto che seguire 1' esempio di tante altre città. I sintomi che accompagnarono la malattia in tutto il suo decorso furono così numerosi, così variati nel grado e nell'intensità, e talmente modificati secondo gl'individui ed il modo di succedersi, che a volerli minutamente descrivere converrebbe sviscerare l'intera patologia del corpo umano. In tutte pero le forme che presentava potersi facilmente scorgere la prevalenza di alcuno de'principali fenomeni, che sono proprj e caratteristici del cholera indiano, e che si direbbero patognomonici. Consistevano questi nel vomito e nella diarrea d'una particular materia sierosa e biancastra, nel freddo più o meno intenso delle estremità, e spesso anche di tutto il corpo, nell' alterazione della voce, ma in un modo così speciale e distinto da non riscontrasi l'eguale in altri mali, nella soppressione generale i3 '94 o parziale dell' orina, in (spasimi clonici o tetanici del sistema muscolorc e soprattutto degli arti, in ansietà ed am-bascie precordiali, in un senso di stringimento soflbeativo sotto le coste spurie, in macchie estese di color livido e nerastro dell' organo cutaneo, che ordinariamente principiavano dalle mani e dal volto , e poscia cslendevansi a tutto il corpo, nella rallentata circolazione del sangue con perdita spesso del polso, nella qualità del sangue estratto, che si presentava d' un color atro-piceo con poca fibrina, e grandemente scarseggiante di siero, e finalmente in un atteggiamento di tal fatta nei lineamenti del volto da esprimere il grado più elevato dei patimenti del corpo. Quando tutti questi sintomi o nella massima parte asso-ciavansi nello stesso individuo, e con carattere ben pronunciato, la malattia presentava una forma imponente e tremenda; l'aspetto dell'infermo meltca spavento e ributtava gli astanti. Non si potrebbe formare una piti giusta idea della malvagia natura del cholera, che lenendo dietro alle dolorose vicende d'un individuo che ne fu colto sul fiore dell'età virile, e rimase estinto in capo ad otto ore de'più crudi patimenti. La storia, che riporto, tratta dal mio memoriale persuaderà di leggeri che fra tutti i mali usciti dal fatai vaso di Pandora a funestare l'umana specie, questo è il più orribile, il più spaventoso e il più micidiale. -Un uomo di 4" anni, di statura elevata, ben composto di persona con forme atletiche, d'un temperamento eminentemente sanguigno, fervido di carattere e d'una salute florida e costante, dopo aver passato alcune ore della sera secondo le sue abitudini co' suoi amici in una taverna, si riduce giocondo nella propria casa, e si adagia al riposo. Un placido sonno non tarda ad impossessarsi del suo corpo e dorme tranquillo fino all' albeggiare. Si risveglia ma «95 non del solito umore, per sentirsi alquanto ottusa la mente, con affanni e molestie ai precord j, con nausea e tendenza al vomito; da Pi a poco un forte brontolio di ventre Io avverte che il corpo vuole scaricarsi; s' alza, ma non può reggere sulle piante; gli tremano le membra, gli vacilla il capo: sorretto soddisfa al bisogno naturale; è ricondotto a letto, ma tutto tremante e pallido in volto. Interrogato del suo sentirsi non sa rendere ragione; appena può esprimersi di provare un generale mal essere, uno sfinimento di forze, un freddo nella vita, un male di cuore, un affanno insoffribile; le sue parole sono lente, stentate, interrotte, la sua voce è fievole, rauca ed incerta; la fisionomia è atteggiata di dolore, di spasmo e d'avvilimento; trae dei sospiri dal profondo del petto, si agita per il letto, ma non trova posa; quindi lo investe il freddo negli arti ed anche nel tronco. S'affrettano i famigliari a soccorrerlo con opportuni calefacienti, gli porgono delle cucchiajate d'acqua cordiale. Prova qualche momento di calma, ma tutto ad un tratto si mette a gridare come uno spiritato, e quel grido è 1' espressione del granchio che gli dilania i muscoli del.garello. Qualche fregagione ne mitiga T acerbo dolore, ma per poco. Lo spasmo gl' investe il tubo gastro-enterico, e il moto peristaltico si divide in due con opposte direzioni : succede quindi il vomito d'una materia mucida e biancastra con fiocchetti o pellicole natanti in essa; poco dopo un forte gorgoglio intestinale annuncia lo scioglimento del ventre. Le raccolte materie non sono punto differenti da quelle rejette per bocca. Pare che subentri di nuovo uno stato di calma; ma intanto il freddo va facendosi generale e marmoreo; l'estremità rassembrano a pezzi di cadavere cosparse essendo di livore, gelate ed attraile dalla tonica convulsione de' muscoli ; il ventre al- lo/j l'esplorazione non presenta alterazioni, ina un leggier grado di compressione desta una dolorifica sensazione nella regione dello stomaco; il polso è appena percettibile, e si direbbe quello d'un moribondo; la fisionomia è alterata in un modo orribile; l'occhio ha perduta la sua vivacità, profondato nell'orbita, senza movimento, ha 1' apparenza d' un occhio di vetro; un livido cerchio si rigira sotto le orbite, e la palpebra superiore è alquanto abbassata; il naso profilato ed alquanto allungato, e le guance ristrette e corrugate fanno risaltare le ossa zigomatiche in guisa affatto disarmonica; le labbra sono sparse di livore, e la pelle che copre il naso e la fronte è macchiata d'un bruno sauguigno. La giacitura dell' infermo è supina, e sembra quella d'un corpo morto; lascialo, di nulla si lagna, e nulla chiede; sol che di quando iu quando manda profondi sospiri accompagnati da gemiti; scosso ed interrogato risponde a grande stento pronunciando qualche monosillabo, ma più spesso con movimenti automatici; la sua voce pare eh' esca dal più profondo del petto, è languida, rauca, sepolcrale. Insistendo nel chiedergli che male provi, e di che abbisogni appena arriva a far intendere che si sente un fuoco che internamente lo arde, e che gli si apprestino fredde bevande per ammorzarlo. Colla mano portata al di sotto delle coste spurie addita alla sede del suo male — Era la terza ora di malattia quando soppraggiun-se il medico a visitare l'ammalalo. E come si trattava di un soggetto robustissimo, e naturalmente pletorico fu immediatamente tentata 1' estrazione del sangue, ma la flebotomia non valse a fargli uscire più di qualche oncia di sangue nero e denso come uno sciroppo. Gli viene ordinato qualche rimedio per bocca, e de' rubefacienti estesi su vari« parli del corpo, ed il ghiaccio alla testa. Ma con tutto •97 ciò il male progredisce rapidamente. Scuotesi tutto ad un tratto l'infermo da una calma apparente, e manda un cupo e prolungato grido con una voce sì rauca e fioca che pave esca da un sepolcro. Uno spasmo generale n' è cagione, ed il corpo per qualche minuto si agita e si convelle per ricadere in uno stato di assoluto abbandono. Si riproducono di quando iu quando, ma con forza decrescente, simili spasimi e contrazioni muscolari, e lorchè sono più particolarmente rivolti al basso ventre la solita materia sierosa e bianchiccia viene a spruzzi emmessa dall'alvo con ruti e singhiozzi per bocca. Una tale scena non si prolunga di molto, giacché la violenza del male ammortizza T uno dietro 1' altro i sistemi organici. Cessano intieramente T evacuazioni per la succeduta paralisi intestinale; il corpo giace immobile e privo d' ogni sensibilità ; è freddo come il marmo, ed un viscido gelido sudore lo copre cne esala un odore sui generis affine a quello delle sale anatomiche; gelata è pure la lingua ed imbrunita, ed uu freddo alito immondo mandano i polmoni con movimenti appena percettibili ; manca il battito del cuore, ed appena un semplice fremito si fa manifesto all' ascoltazione; la voce è del tutto spenta, ma i sensi interni si sostengono tuttavia, e qualche lieve moto automatico di testa dà a vedere che l'ammalato è presente a sé medesimo, ed intende quelli che gli parlano. Dopo un' ora di simile agonia la vita si spegne non avendo la malattia nel suo corso oltrepassale le otto ore. Il quadro commovente che presento come tipo del cholera in grado squisito, riunisce in sé lutti i fenomeni essenziali di tale morbosità, ordinati nel modo che gli uni tennero dietro agli altri in ragione del grado di alterazione de' visceri e de' sistemi organici idiopaticamente o sim- iy8 paticamente indotta dal principio nocivo. Poiché si trattava d'un soggetto assai forte e robusto ebbero i sintomi morbosi uno sviluppo esteso e compiuto, ed il combatti» mento fu perciò accanito e terribile fra la vita e la morte. Non si creda però che in tutti i suoi attacchi serbasse il male un andamento consimile. Era questo sì vario e sì diversamente modificato da presentare spesso le forme le più svariate, comunque nella serie delle morbose alterazioni si potessero costantemente riconoscere i principali sintomi che costituiscono l'indiano cholera. Come varia l'aspetto e la fisonomia umana in tutti gl'individui, tal variava la forma cholerica nelle persone che ne vernano assalile, ma conservava in tutte la sua tinta caratteristica, il primitivo suo istinto, il suo genio feroce. Tenendo dietro al modo più comune di manifestarsi della malattia, e;! a'successivi suoi progressi individuali era ovvio lo scorgere, come ne veniva per primo attaccato il sistema nervoso, e segnatamente il centro ganglionico formato dal nervo gran simpatico che presiede alla vita vegetativa, come poscia ne seguivano perturbamenti ne' visceri naturali, e partico*-larmente nel sistema gastro-intestinale, ed infine come ne venisse colpito l'apparato respiratorio e quello della circolazione sanguigna. Ma un tal ordine era spesso contrariato almeno in apparenza. Talvolta il sistema sanguigno cadeva in uno slato di collapso, in una vera condizione asfittica alla prima comparsa del male, ed il paziente diveniva freddo, cianotico, e perdeva i polsi senza la precedenza di inarcati sintomi nervosi, e di sconcerti addominali. Non di rado irrompeva una profusa e tumultuaria diarrea ac' compagnata da vomito, ed anche da semplice vomilnri-zione, la quale in breve esinaniva le forze, e ridticeva T ammalalo in uno stato cadaverico senza che si potessero •99 travedere gravi offese nel ncrveo sistema, e senza la so« »raggiunta di significante freddo, di notabile depressione nel sistema sanguigno e di cianosi. Era questa uua vera diarrea colliquativa, sotto i cui assalti ne venia la fusione rapida dell'impasto organico, ed il corpo si faceva piccolo e rattratto assumendo un aspetto deforme e ributtante. La morte in questo caso era la conseguenza della più o meno rapida sottrazione del materiale tìecessario a mantenere la vita. Frequenti si viddero i casi di quelli, in cui la malattia si manifestò col più segnalato avvilimento nervoso, con grandi ambascie ed ansietà precordiali, e molestissime sensazioni alla regione epigastrica. Giaccasi l'ammalato nella più stupida indifferenza, non rispondeva alle domande, o lo facea con una voce fioca ed impercettibile, e la sua fisionomia poco si discostava dal naturale. La morte non tardava a rapirsi tali infermi, nei quali o non era comparsa o bene scarsa la diarrea, e non ebbero ad insorgere que' fenomeni che indicano uno straordinario pervertimento nella circolazione. A tal modo di cholera puossi attribuire il nome di nervoso per eccellenza. 11 vomito e la diarrea, ma di natura mite, comparivano talvolta in qualità di prodromi, ma allo spiegarsi dell' adinamia nervoso-sanguigna cessavano. A questa davasi il nome di cholera secco, egualmente che all'altra forma, però rarissima, che non era né preceduta, né accompagnata da alcun profluvio. Vedeasi spesso manifestarsi un mite choiera, ma ben caratterizzato dalle alterazioni de'sistemi nervoso, gastrico e circolatorio, e progredire alcuni giorni dando le maggiori e più fondate speranze di guarigione; ma tutto ad un tratto l'ammalato cadeva in uno stato letargico, o venia preso da violenti spasmodic e da granchi, o si faceva gelido e cianotico nel più turpe modo perdendo to- 200 talmente i polsi; la morte n' era una inevitabile conseguenza. Non di raro spiegavasi il cholera con aspetto gravissimo e con tutti i fenomeni caratteristici esaltati al massimo; ma alla comparsa di profusi sudori in capo a poche ore cedeva intieramente, o si faceva più mite, e per gradi ritornava la salute. Nella più calda stagione si videro delle persone infermarsi con mite diarrea, con poco o nessun vomito, con moderati granchi, senza freddo, ma con polsi febbrili e con ingombro cerebrale. Cresceva questo aumentandosi la febbre, e gli ammalali accusavano violente trafitture nel cervello, che secondo il loro modo di spiegarsi sembravano cagionale da colpi di stile, che passasse da una parte all'altra della testa. Questa forma fu costantemente seguita dalia morte. Ma si andrebbe troppo per le lunghe se si volessero tutte riferire le variazioni e le anomalie che presentò la malattia nel suo procedimento. Basti dire che in ogni caso eSsa veniva diversamente modificata dalle condizioni e dagli abiti individuali, dalle idiosincrasie, dall'età, dal sesso, dai temperamenti e dagli esterni agenti in guisa d' assumere le forme più svariate e strane. Laonde giustamente si può chiamarla col nome di proteiforme morbo. Le cose fin qui narrale fanuo vedere come la divisione che alcuni hanno fatto del cholera in quattro stadj distinti sia erronea, e non corrispondente ai fatti. Lo stadio di pre-disposizione^ o di preludio non era sempre foriero degli altri, e talvolta cessava senz'altre conseguenze; quello di invasione facilmente si confondeva col terzo ossia dell' algore j questo talvolta mancava; il quarto detto di reazione costituiva più di frequente la crisi della malattia, ma talvolta apriva la scena morbosa, e più comunemente era l'effetto d'insorti mali secondarli. A me sembra che la atri distinzione del cholera in mite, grave, e gravissimo sia più naturale. Al mite sono da riportarsi quelle alterazioni accompagnate dalla diarrea, che sì diffusamente si manifestano durante l'epidemia cholerosa, e spesso facendosi più intense danno luogo al cholera grave. Le cholerine de'francesi non sono che forme semplicissime-di cholera , e sono T effetto della stessa influenza nociva, la quale agisce differentemente secondo il grado delle predisposizioni individuali. Il cholera mite rispetto al grave sarebbe quello che è la varicella de'vaccinati rispetto al vajuolo dei non vaccinali, o di quelli nei quali dopo un lungo corso d'anni rimasero del tutto obliterati gli effetti preservativi dell'innesto vaccino. Col nome di grave sarebbe a dinotarsi il vero cholera, che percorre in modo ben distinto e inarcalo i due periodi d'algore e di reazione, manifestando nel primo la condizione passiva o di tormento «Iella vitalità e 1' attiva o d' orgasmo nel secondo. Crescendo d'intensità e di forza i sintomi cholerici, ed accadendo gravi complicazioni facilmente ne viene il cholera gravissimo^ è pur tale allorché la malattia da bel principio invade con somma veemenza e spiega tale apparalo di sintomi da togliere presto di vita T infermo. Il cholera gravissimo ab ovo non è quasi mai seguito dalla reazione. Succedendo la morte nei primi istanti dell'attacco, o dopo poche ore merita il distintivo di cholera fulminante. In relazione all' andamento tenuto dal cholera ed agli effetti che produsse nel fisico e nel morale degli abitanti si può considerare il tempo dell' intero suo dominio distinto in tre periodi. Si estende il primo dalla metà d' aprile, in cui ebbe luogo la sua comparsa, fino alla metà di giugno, in cui i suoi progressi cessarono d'esser lenti e graduati ; il secondo dalla metà di giugno alla metà di luglio, in 203 cui il male si diffuse con somma rapidità e veemenza; i[ terzo comprende il tempo che passò dalla mela di luglio in poi fino alla totale sua cessazione. Nel primo periodo procedette riservato, iusidioso e fuggevole apprendendosi qua e lù a qualche individuo, in cui spiccavano segnalate disposizioni morbose o per età avanzata, o per fisiche cagionevolezze, o per un vivere sregolato e intemperante. Nel secondo moltiplicò fuor di misura le sue forme, attaccando ed uccidendo senza distinzione e senza freno, maggior lena riportando nelle stragi e nelle rovine. Nel terzo finalmente, vago di dilatare i confini del suo impero, andava estendendosi per linee divergenti lungi dai centri, in cui s'era da primo fissato, ma Io faceva con una certa uniformità e con un aspetto meno formidabile e variato. Fu marcato il primo periodo da dubbiezze, da contrasti, da scherni e da popolari irritamenti; segnalarono il secondo il terrore, le fughe, i pentimenti e le divozioni; il terzo fu distinto dalla calma, dalle cautele, dalla speranza e infine dalla gioja. CAPO V. Malattìe secondarie del Cholera j Nccroscopiaj causa prossima. La forma più comune che presentava il cholera divideva-si in due stadj distinti, che i medici chiamavano d'algore l'uno e di reazione l'altro. I sintomi che accompagnavano il primo indicavano uno stato di somma depressione, di avvilimento e di languor della vita; quelli del secondo erano fenomeni d'esaltamento d'orgasmo e d'accresciuta vitalità. auiS Nel periodo algido si avrebbe detto che la potenza nociva agisse in un modo affatto passivo , e tendesse a distruggere T eccitabilità ; in quello di reazione sembrava spie. gare un'azione al tutto opposta. Ma questo duplice ino. do d' agire era affatto illusorio, giacché dal diverso modo di rispondere dell'organismo alla prima impressione no emergevano differenti effetti, lufatti quando lieve era l'impressione fatta sulla fibra dalla potenza noceute, la reazione facilmente si confoudca coi fenomeni irritativi che si destavano nell'organismo. Quaudo all'incontro era forte, rapida e violenta, l'irritazione che ne conseguia induceva quello stato di mortificazione e di paralisi ne' tessuti chu facevano insorgere l'algore, il quale nel suo più alto grado assumeva le forme della condizione asfittico - algida, Dinotava questa il massimo de'patimenti della vitalità, o non già 1' esaurimento dogi' insiti suoi poteri. Nel più o men pronto rianimarsi delle funzioni organiche, nel ritorno graduato del calore e de'polsi, nella scomparsa della cianosi, nel rimettersi della respirazione e della voce in uno stato normale s' avea un argomento per dover riconoscere nella condizione precedente quel grado più o meno elevato d'oppressione e di tormento che avea cagionata l'irritazione destata dalla potenza nociva. La reazione in tal caso dovea essere giustamente considerata come lo sforzo, con cui la natura combatteva l'inimico che l'avea oppressa, quella salutare potenza, o a dirla coi patologi quella vis medicatrìx che dessa metteva in atto per .opporsi agli effetti deleterj del principio nocivo. E si viddero in vero delle persone, le quali essendo stale colpite dal male in guisa da presentare la forma più squisita dell'algida asfissia, in grazia della sopraggiunta reazione ricuperarono prontamente la salute senza iietumciio provare gl'incomodi della cou- ao4 valescenza. Ma perchè ciò succedesse era di mestieri clic i patimenti della vitalità non si fossero di troppo prolungati, e che i soggetti fossero costituiti in ima lodevole lisica condizione. Ordinariamente però colla cessazione dell'abbattimento vitale e col destarsi della reazione non si chiudeva la scena morbosa, che anzi nuovi malanni insorgevano di natura differente, e talvolta complicatissimi, i quali in guisa di affezioni secondarie, o di morbose successioni si prolungavano più o meno terminando nel modo che sogliono finire le malattie di ben conosciuta indole, e di non dubbia essenza. Tali secondarie affezioni erano sempre proporzionale alla violenza con cui avea agito nel principio la causa nociva, ed alla durata dei patimenti sofferti dall'organismo per l'irritazione in esso suscitata. La gravezza e T importanza loro era sempre da riferirsi agli abili ed alle condizioni individuali nonché ai visceri e sistemi organici in cui si spiegavano. La reazione quindi nella pluralità de' casi veniva in scena come preludio d' un nuovo apparato morboso, il quale ancorché si dovesse riguardare per una figliazione del cholera, pure avea una forma al tutto differente, un diverso .procedimento, ed un carattere sì bene spiegato da non lasciar esitante il medico sul quid agendum per la cura. Molteplici furono le affezioni consecutive del cholera, che si riscontrarono in questa provincia, allorché la reazione non portava il pronto repristiuamento degli ammalati. Le più comuni si ridussero a lente ed acute infiammazioni del cervello, de' polmoni, non che dello stomaco e degli intestini. L' encefalite, la polmonite e la gastro-enterite erano quindi le più ovvie forme de' morbi secondarli. Le febbri nervose con aspetto di tifoidèe, suscitate e mante- a"o5 nute dagli irritamenti e dalla flogosi delle membrane del cervello, e di questo stesso si presentarono pure mollo frequenti , e particolarmente nella stagione più calda, in soggetti estenuati e predisposti alle malattie nervose. Non rare si viddero scoppiare, in alcune località principalmente, le malattie della pelle simulanti esantemi di varia natura, come l'orticaria, la miliare, la petecchia. Queste davano luogo alla desquammazione dell'organo dermoideo, talvolta generale, e più spesso parziale, la quale si vide in qualche raro caso succedere anche senza precedenti alterazioni riconoscibili. L'edema e 1'anasarca alle estremila inferiori videsi pure con frequenza tener dietro al cholera negi' individui che aveano superata ogni altra affezione secondaria. La città di Brescia offrì molti esempj d' un siffatto esito negli attaccati del mese di giugno. Gli individui che divennero cholerosi essendo attaccati da qualche lenta od acuta affezione di qualche viscere, o da lesioni di tessuti, o che covavano qualche predisposizione morbosa, superato il male, si trovavano ridotti in uno stalo peggiore senza confronto di quello di prima; talché se ebbero la fortuna di sfuggire al cholera andavano incontro a gagliarde esa-cerbazioni degli antichi malori, e doveano lungamente languire sotto una penosa convalescenza prima di poler ricuperare un certo grado di salute. I dotati di molta suscettività nervosa dopo i travagli cholerici si risentivano a lungo di notabile indebolimento di qualche senso esterno, e spesso andavano incontro a spasmodie, a tremori muscolari, a cefalalgie, a perdita di memoria, e perfino alla fatuità. T cagionevoli per debolezza o per vizj nel tubo gastro-enterico facilmente incorrevano nella diarrea, che si rendeva abituale, in dolori colici, nel vomito, nel singhiozzo. L'apoplessia che al destarsi d'una gagliarda î.oPi reazione ebbe a rapire più di qualche individuo eminentemente disposto a tale malattia, comparve col processo del tempo in alcuni qual conseguenza dello sfianca-mcnlo succeduto ad una troppo prolungata distensione del rasi del cervello sotto l'algida asfissia. Le palpitazioni di cuore accompagnavano di frequente la convalescenza di quelli che durarono a lungo sotto forti stasi sanguigne nel centro della circolazione. Non rara mostravnsi in alcuni la difficoltà d'orinare per una condizione paralitica della vescica , come pure non mancarono quegli incomodi e quei parziali sconcerti tanto de'nervi quanto de'muscoli, i quali dipendevano dall'alterazione sofferta nell'intima loro tessitura da alcuni tronchi nervosi, dal midollo spinale, ed anche dal cervello. Rarissime furono in questa epidemia le recidive chole-riche. Quelli che aveano superato il male di natura alquanto grave non ebbero ad incontrarlo la seconda volta. Si notò per altro, come in alcuni individui, il male che erasi manifestato con diarrea, con granchi ed altri sintomi suoi proprj ma in grado mite, tutto ad un tratto, quando sembrava già prossimo al suo fine, s' aggravava in guisa da vestire una forma imponente. Ma questo non costituirebbe una recidiva ma bens'i una recrudescenza morbosa, dir si potrebbe un rapido passaggio dal mite al grave, un cholera spiegato con sintomi d'un prolungato stadio d'invasione. Ebbero pure a notarsi dei casi di cholera grave, ed anche gravissimo in persone, che credevano d'averlo superato sotto forma mite, e senza che ne fossero rimaste sinistre conseguenze ridi' organismo. Potrebbero questi riputarsi quali recidive, ove non rimanesse il dubbio, che la precedente morbosa invasione fosse stata seguita da quell' organico perturbamento, che avviene per effetto del cholera di qualunque grado esso sin. 207 Se pertanto si può conchiudere che una si strana e proteiforme malattia generalmente non lasciava negl'individui, a cui s'apprendeva, una disposizione a contrarla la seconda volta, egli è il vero, che dessa prediligeva quelli che avea-no in corso altri mali sì acuti che cronici, o presentavano somma proclività a cadere in uno stato morboso di qualsivoglia natura. Erano questi le sue vittime favorite, e quand' anche non spiegasse in ogni caso una forma ben distinta e caratteristica, pure la sua influenza rende-vasi olire modo perniciosa, sia affrettando la morte di persone che avrebbero ancora potuto protrarre la loro esistenza , sia determinando in esse cronicismi incurabili. Gli stessi medici, che vedevano mancare degl' individui simili da malattie che li travagliavano da lungo tempo, e avea-no già indotte in essi alcune lesioni organiche, comecché agli ordinarli fenomeni morbosi si complicassero quelli delia dominante epidemia, non li denunciavano per chole-rosi, e la loro morte attribuivano alle precedenti malattie. Da qui ne venne, che l'ordinaria mortalità non diminuisse, e che al cessare del cholera i cronicismi sulla massa della popolazione non fossero in proporzione minore del consueto. I cadaveri degl'individui, che furono colpiti i primi dalla malattia cholcrica, vennero assoggettati all'anotomia patologica. Ma se questa valse con argomenti negativi a con-fewnare la diagnosi pronunciata dai medici più assennati intorno al male, che li fece soccombere, non rischiarò punto l'arcana sua natura, né offrì dati sicuri per islabi-lirne T essenza. Ella è ben una fatalità per la scienza medi-ca, che 1' autopsia cadaverica, la quale tanta luce sparge a ben cogliere le forme più astruse de' mali, che scioglie i nodi gordiani intrecciali dall' infermata natura; clic sventa 2o3 le incertezze e i dubbj dei medici, rinfrancandoli nell'esercizio dell'arte loro, non vaglia a diradare le tenebre, fra le quali sono costretti incerti e barcollanti a cimentarsi col terribile morbo. Ella è, dico, una fatalità, che d'un male che da venti anni va funestando l'umana spezie con islrano genio migratorio sotto tutti i climi del mondo s'abbia a dire acìhuc in majestate natura: latct. Ma quello che fa pili meraviglia si è che gli esperimenti, le osservazioni, i ragionamenti e le induzioni de'medici più celebrati che hanno messo a tortura il loro ingegno non risparmiando a sudori e fatiche per chiarirne la natura, non abbiano finora contribuito ad altro che a rendere più denso ed impenetrabile quel velo che nasconde le arcane sue fattezze. Il risultato delle necroscopie instituitc sui cholcrosi morti tanto sotto lo sladio algido, come per affezioni secondarie in questa provincia, non discorda punto da quelli che si leggono riportati nei libri che in gran numero vennero dati alla luce intorno al cholera morbus. Non stimo quindi prezzo dell'opera di riferire quanto ebbero i medici a verificare in lutti i luoghi nei quali ebbe desso a spiegare i suoi furori. Dirò solo che per le indagini praticale colla sezione de' cadaveri d'individui che mancarono per cholera fulminaste, o sotto l'algida asfissia anche a lungo protraila, ben raramente si pervenne a trarre dalle riscontrate condizioni patologiche la cagione sufficiente dell' occorsa morte, ma giammai si potè stabilire la vera essenza del male per dedurne la causa prossima. Laddove ne' cadaveri di quelli che soccombettero per affezioni consecutive, comecché la causa della morte evidentemente emergesse da quelle alterazioni di tessuto, e da que'differenti esiti che si riscontravano in que' visceri ed organici sistemi nei quali cransi quelle radicate, pure non valsero a rischiarare l'oc- 309 eulta loro origine, ed a far conoscere la primitiva azione di quel principio clic avea destato il male, del quale erano una derivazione. In tale stato d'incertezza, anzi di assoluta ignoranza, si dovette conchiudere che il cholera, emancipato dalla comune patologia, non procedeva dalle note sorgenti, ma bensì da una potenza arcana, tremenda ed ignota, la quale introdotta Dell' organismo esercitava un' azione particolare primitiva sul sistema de' nervi, e coli' alterare forse T impasto moleculare de'medesimi dava luogo ai gravi sconcerti che si manifestavano nei colpiti, senza lasciar traccie nella fibra della prima impressione. CAPO VI. Causa occasionale del choleraj come sia penetrata e diffusa in provinciaj circostanze che hanno favorita la sua azione. Nel 1817 il cholera morbus, malattia endemica delle Indie orientali, spiegando un' indole assai diffusiva e feroce, invase generalmente e devastò la regione innaffiata dal Gange. Da quell'epoca disdegnando i confini, entro i quali pareva che la natura avesse ristretto il suo impero, si diede a percorrere le immense regioni dell'Asia, portando ovunque il terrore e la desolazione. In capo a pochi anni dilungatosi dalla sua terra nativa giunse ai confini dell'Europa dalla parte di settentrione. La guerra insorta fra la Russia e la Persia negli anni 1826-27 offrì al morbo peregrinante la più fausta congiuntura per introdursi nella più bella parte del mondo, onde metterla a soqquadro. La Russia per la prima ne provò i funesti effetti, ed essa durante la guerra fatta ai polacchi nel i83i lo trasmise aio alle provincic suggello all'impero dell'Austria, conterminanti colla Polonia. Invase esso dapprima la Galli/.in e l'Ungheria, e successivamente la capitale dell'impero; divago quindi per oltre provincie della Germania passando di paese in paese colla rapidità del fulmine, spesso serbando un ordine nella sua propagandone, e talvolta trascorrendo sopra vasti tratti di suolo senza percuoterlo per comparire inaspettato in siti ben discosti dà quelli ove ardeva il destato incendio. Negli anni che vennero dietro al i83i, provarono un tal flagello l'Inghilterra, la Francia, e perfino la Spagna ed il Portogallo. Dall'Europa recossi il morbo viaggiatore a visitare i paesi del nuovo mondo, e preso imbarco sopra un bastimento che salpava per gli Stali Uniti dell' America, effettuò il suo sbarco nella più florida e commerciale città della confederazione , cioè in Nuova-Yorch, la quale rimase grandemente turbata dall' arrivo.d'un ospite sì infausto. Contemporaneamente non n' ero risparmiala 1' Africa che dall'Arabia col mezzo delle carovane, che facevano ritorno dal pellegrinaggio della Mecca, accolse il germe fatale che prosperò a maraviglia perfino nelle più ardenti sabbie di quella regione inospitale. Cosi in pochi anni questo morbo terribile fece il giro di tutte le parti del mondo, giustamente meritandosi il titolo di cosmopolita. Se non che viaggiando e col commercio delle genti egli non cambiò punto d'aspetto né di natura, avendo spiegato ovunque l'identica forma, e quella malignità, che assunse nel suo paese nativo nel 1817, attaccando ed uccidendo sempre ad un modo i popoli che trovavansi nelle più disparate condizioni non tanto di clima e di suolo, quanto di costumi, d'usi, d'abitudini, di temperamento e di fisica costituzione. Ne' suoi divagamenti non si lasciava dirigere dai venti, né avea riguardo 31 t ai tempi ed alle stagioni; non si curava del freddo e del caldo; non lo arrestavano le procelle e gli uragani, né deviava dal suo cammino prefisso all'aspetto ò" un suolo marenunoso e palustre, od a fronte di montagne elevate; talvolta procedeva lento lento da paese in paese, tal altra trascoiTca velocissimo dall'una all'altra provincia; amava spesso di trattenersi a riva del mare e lungo i fiumi; prediligeva il soggiorno delle capitali, e nelle più favorite talvolta scomparso ricompariva; si ricreava ne'climi salubri, nel!' aria pura e sotto un ciclo sereno, ma non vi rimaneva lungo tempo, quasiché temesse d'ammollirsi e di esaurir troppo presto la sua possanza ed il suo vigore; nei climi nebulosi e freddi, e soprattutto durante l'inverno, talvolta si metteva in silenzio, e pareva clic dormisse; ma si svegliava tutto ad un tratto spiegando una forza insolita ed un pazzo furore. Ove era più temuto spesso non si faceva vedere, o compariva come un lampo per non più tornarvi; ove era meno atteso ed anche deriso insinuavasi di soppiatto ed insidioso, e poscia irrompeva cou gagliardi a tremenda facendone aspra vendetta. Le dighe, le barriere, i ripari che s'innalzavano per impedirgli il libero discorrimento, erano da lui soverchiati, come se non vi fossero; i provvedimenti e le discipline sanitarie, se talvolta lo rendevano più lento ne'suoi progressi, non ne rintuzzavano punto l'indole maligna. Nelle sue scorrerie amava la compagnia degli eserciti, delle milizie, de'commercianti, delle carovane, de'barca j noli; spesso procedeva incognito a suoi stessi compagni e spesso involto ne'cenci, chiuso ne' forzieri ed imballato colle mercanzie. Non lo allettava gran fatto la solitudine, e perciò amava di percorrere le strade più frequentale, di pernottare nelle osterie, di far sosta Be'tri vii e di ricapitare al più presto ne' sili •}. i a più popolati. Si compiaceva di girare colla moltitudine por le chiese e pei teatri, e di visitare le grandi adunanze. Non gli davano schifo gli spedali, gli asili della poveraglia, i ricoveri della vecchiaja e dell' impotenza, uè i re-clusorii de' mentecatti. Anzi si è veduto che le prime visite nelle città veniano fatte per lo più in questi luoghi, e particolarmente negli spedali de'pazzi, quasiché una certa analogia di carattere avesse egli colla malattia di questi infelici. Ogni sua possa veniva meno, allorché si scontrava con persone che, senza disprezzarlo, mostravano di non temerlo, ed a'suoi insulti potevano opporre un corpo ben costituito in salute, colla serenità in fronte e colla pacatezza nell'anima. Era oltremodo cortese e mansueto verso quelli che mettevano in opera tutte le industrie per incatenarlo, quasiché li tenesse per i più clamorosi apologisti della sua potenza. Gli atterriti ed i pusillanimi diffìcilmente trovavano nascondigli, in cui egli non arrivasse a scoprirli. Non si curava d'inseguire i fuggitivi, ma lasciava tese le insidie per sorprenderli , quando tornavano ai loro focolari credendolo spento. Questi diversi fatti ed accidenti, che vennero raccolti seguendo le marcie e gli andamenti del cholera iu tanti e sì differenti paesi, fecero insorgere ne'medici diversi pensamenti intorno alla sua genesi. Si formarono due partiti, secondochè lo si voleva generarsi da cause cornimi e universali, o veramente da un principio straniero, specifico, ignoto. Quindi chi lo disse malattia epidemica, e chi contagiosa, mentre alcuni lo tennero per un male epidemico e contagioso ad un tempo. Finché il cholera si rimase dentro i confini del russo impero prevalse l'opinione che fosse un male contagiosissimo e si propagasse per un principio de' più aitivi e penetranti, non altrimenti che i 18 quello della peste. Quindi ne venne lo stabilimento dei cordoni sanitarj e l'attivazione delle più rigorose misure antipestilenziali per tenerlo lontano. Ma quando l'esperienza fece conoscere l'inutilità loro, prese voga l'opinione che fosse una malattia puramente e semplicemente epidemica. Si sostenne questa con più calore e più a lungo nelle grandi città e nelle capitali, ove l'importazione del male eludeva facilmente la vigilanza e le indagini de' medici e de'magistrati, ove attesa la molliplicità de' contatti sì diretti che indiretti non poteasi tener dietro al filo, per cui il male faceva i suoi passaggi dagli ammalati ai sani. Vi furono di quelli, i quali non potendo farsi una ragione dello svolgimento cholerico per effetto di cause comuni, né polendo conciliare le idee che si hanno sui contagi conosciuti, coi dati offerti dal cholera, furono indotti a credere la sua genesi dipendente da effluvj miasmatici, i quali sotto particolari circostanze potevano determinare un' infezione nell'atmosfera. Siffatti miasmi sarebbero, secondo alcuni, emanazioni cosmiche e telluriche procedenti dalle mutazioni avvenute nel gran sistema mondiale, o nella costituzione del globo terracqueo che abitiamo. Vi fu pure chi pensò, che lo sviluppo primitivo del male accadesse per il concorso e per l'azione simultanea di più cause naturali, non però deffinibili, e che dagli stessi ammalali potessero in seguito svolgersi principj deleterj e contagiosi atti a trasmetter il male ne' sani, ed a diffonderlo in paesi lontani. Questi differenti pensamenti sulla generazione cholerica involsero i magistrati nelle maggiori angustie, e nella più mortificante incertezza sulle misure che erano d'adottarsi per la preservazione de' paesi minacciati da tal flagello, e resero più oscura ed inestricabile l'indole e la natura 2 «4 del male. Io, senza pretendere di minimamente rischiarare un argomento che ha fatto vacillare i sommi ingegni, non farò eh' esporre il modo, con cui ebbe ad insinuarsi ed a diffondersi il cholera nel suolo bresciano,, notando quelle peculiari circostanze, che si ebbero influenlissimc alla rapida e tumultuaria sua propagazione. Intorno alla fine di dicembre del i835 scoppiò nella città di Bergamo, discosta non più di 12 miglia dall'estremo conflue occidentale del contado Bresciano, una malattia sotto forma cholcrica, la quale si volle importata colle robe che appartenevano ad una persona perita qualche mese innanzi per cholera nella città di Genova. I medici, come suol accadere in tali frangenti, non s' accordarono siili' indole del male; chi lo tenne per una propagine di quello che desolò la capitale dei Liguri, chi lo considerò come una delle ordinarie e nostrali malattie. S'inforzò e prevalse per qualche tempo quest'ultima opinione, siccome quella che era la più gradita al popolo, e sostenuta dall'autorità di qualche medico dei più accreditali. Collimavano a darle T apparenza del vero i pochi casi che si andavano di quando in quando manifestando in una contrada delle più sudicie e squallenti durante 1' inverno, le immunità di quelli che assistevano gli ammalati, e più di lutto il rispetto che avea il male per le persone sane, giovani, robuste e per quelle che viveano in prosperità. Ma nel mese di marzo successivo cominciò tal malattia ad innalzare il capo, a farsi più frequente dilatandosi oltre i confini della contrada, in cui avea fatto la sua lunga stazione. Si prolungarono poscia le sue radici nel suolo adjacente alla città, e ne vennero attaccali alcuni dei villaggi più vicini. Già non aveasi più dubbio sul carattere e sull'arcana indole del morbo, il quale attendeva una stagione a lui propizia per 3.5 crescer« cd ingigantire. In tutta la dimensione del Bresciano godeasi una salute bastantemente lodevole, quando scoppiarono i più innanzi indicati quattro accidenti cholerici nella città, e qualche caso occorse dietro quelli in alcuni paesi sparsi qua e là per la provincia, uno alla metà circa di maggio, nella qual epoca ricomparve il male nella città prendendo possesso dello spedale delle pazze per rimanervi stazionario fino al principio di giugno, in cui cominciò a diffondersi fra i cittadini. Devesi avvertire clic nel tempo in cui i casi di cholera si fecero più frequenti nella provincia la malattia dilata-vasi nel Bergamasco verso i confini bresciani ed crasi radicala in qualche paese, nel quale fanno continuo rica.-pilo quelli che vanno dall'una all'altra provincia lungo il più frequentato stradale. La maggior parte delle contingenze choleriche avvenute in maggio si verificarono infatti nei paesi situali lungo lo stradale che mette in comunicazione i due contadi, e nei più vicini ad esso. E comecché non sempre si avesse potuto mettere in piena luce la derivazione sospetta, pure in molti casi non mancarono dati positivi della provenienza del morbo dal Bergamasco. In Brescia la prima attaccata fu una lavandaja di professione, e si seppe che avea lavati alcuni effetti d'individui che provenivano dai paesi sospetti. I primi casi scoppiati in Paratico, Palazzolo, Ponloglio, Drago d' Oglio, Coccaglio ed altrove colpirono persone che aveano viaggiato per luoghi infetli della limitrofa provincia, od aveano avuto commercio con individui che erano in diretta o indiretta comunicazione per affari ed interessi coi Bergamaschi. Nel manicomio civico fu importato il germe da una meretrice pegnatarià, la quale durante l'inverno avea esercitati i suoi traffichi nella contrada, che per la prima ac- 3l(5 colse la malattia in Bergamo, soggiornando in una casa nella quale ebbero a soccombere alcune persone di cholera. Il segnale della diffusione morbosa fra i cittadini fu dnto dall' ecclesiastica funzione che fini con processione solenne nel giorno del Corpus Domini, alla quale secondo gli usi intervennero moltissimi terrazzani. Nella maggior parte dei paesi che furono attaccati fin oltre la metà di giugno si poteva chiaramente scorgere la direzione tenuta e spesso anche il mezzo che servì di veicolo al seminio fatale. Ma dopo quest' epoca, avendo la malattia spiegato un'indole ni maggior segno rapida e diffusiva, non fu più possibile, attesa la moltipli-cità de' contatti, di seguire il filo della sua propagazione. Questi difatti si moltiplicarono a dismisura nello stalo di generale confusione, d'avvilimento e d'allarme eh'erasi destato coli' ingrossare della malattia, e colla fuga precipitosa de'più timidi, che si volgeano a guisa di forsennati qua e là in traccia d'un asilo di sicurezza. L'emigrazione de'cittadini contribuì grandemente a diffondere il male ne' luoghi più remoti, nelle valji più profonde e perfino sulle cime de' monti. Nel periodo di tempo, che si notò dalla metà di giugno a quella di luglio, guardando all'imperversare del cholera, alle circostanze atmosferiche e telluriche che accompagnarono T epidemia, pareva che non si potesse mettere in dubbio un' infezione generale destatasi beli' aria, e che non altrimenti che per emanazioni miasmatiche si centuplicassero sotto le forme più svariate e spaventevoli i cholerici assalti. E certamente potevansi agevolmente segnalare i centri , nei quali divampava con più furore il focolujo dell' infezione. Il più cospicuo era quello della città, e da esso a guisa di raggi partivano gli effluvj pestiferi che infettarono i comuni del primo distretto, che prende il nome 2I7 dalia città stessa. Dopo questo venia quello di Travagliato sotto Ospitaletto; di Bagnolo, di Chiari, d'Orzinuovi, lutti capi-luogo di distretto ; di Pralboino nel distretto di Leno, di Dcsenzano sotto Lonato, di Calcinato sotto Montechiaro, e infine di Sarezzo nel distretto di Gardone. 1 comuni sorgenti nella più prossima sfera d'infezione ne furono i più bersagliati. Se non che le differenze che si notarono dal piti al meno, erano sempre ne' rapporti della maggior segregazione ed aggregazione degli abituri, delle relazioni sociali più o meno frequenti, della ventilazione della plaga e delle condizioni dei siti e degli abitatori. I comuni di Ccllatica, di Gussago, di S. Nazaro, di Mompiano, di Rezzato, di Virle, di Sant' Eufemia ed i sobborghi di San Giovanni e di S. Bartolomeo furono i più malconci nel distretto di Brescia, e segnatamente ne'luoghi ove la popo-zione è più affollata. Il comune di Sant'Alessandro, che si distende oltre le mura civiche sopra una grand' area di suolo, formato in gran parte da caseggiati dispersi e segregati posti sui colli e nel piano, non fu maltrattato al pari degli altri, quantunque più prossimo alla sfera d' infezione. 11 maggior numero dei casi che in esso si verificarono, occorsero nel gruppo di case che stanno presso alla chiesa di San Francesco di Paola, che sorge sul grande stradale ad un miglio dalla città. I paesi che sentirono in un modo più marcato l'infezione di Travagliato furono quelli di Ospitaletto, di Lograto, di Berlingo e di Trenzano clic ne sono conterminanti. L'infezione di Chiari si diffuse alle grosse borgate di Palazzolo, Coccaglio e Rovaio. Quella d'Orzinuovi si propagò ne' paesi di quel distretto rendendosi più molesta ad Orzivecchi e Gabbiano. Da Pralboino ricevettero le morbifere emanazioni in un modo più risentito Cigole e Milzano che gli stauno da presso. Da Descuzano 2l8 irradiò il morbo sopra Padcnghe e Calcinato, e Sarezzo lo trasmise nella prossima valle di Lumezzanc e nei comuni di Gardonc, Iuzino, Villa e Carcina. Coli' inoltrarsi del mese di luglio notaronsi varie altre località, dalle quali il male per irradiazione si trasfondeva ne' luoghi circonvicini. Le più rimarchevoli sarebbero quelle di Provaglio e Sale nel distretto d'Iseo, la frazione di Villa fra Gargnano e Bogliaco, Ga-vardo nel distretto di Salò, ed i capi-luogo de'distretti di Montechiaro, Verolanuova e Lonato. Intorno alla metà di luglio, essendosi calmati i furori cholerici nella parte pedemontana, l'epidemia, che pur continuava a diffondersi per ogni verso, presentava una marcia alquanto regolata e progressiva. Scorreva con passo celere e franco le strade battute e le piti frequentate, visitava le osterie, faceva sosta nei luoghi più popolati, si rinforzava nelle case de'poveri, ma di raro insinuavasi in quelle de'ricchi. Deviava spesso dal suo retto cammino, ed andava per strade traversali, anguste e disastrose a far capo in abitazioni isolate, in villaggi meschini, in siti remoti, e perfino sulle alture dei monti; ma tali siti non le erano confaceuti, e lasciando appena qualche segnale della sua comparsa retrocedeva per rinvigorirsi ne'trivii, e quindi procedere in traccia di borgate ravvivate dai trafficanti , dai carrettieri, dai mercati, e da un andare e venire di genti d'ogni condizione. In lai guisa discorse il cholera tutta 1' ampiezza del territorio, non senza ricomparire talvolta ne'luoghi che avea lasciali, né curandosi di alcuni paesi che sembravano i meglio condizionati per allcttarlo a trattenersi, o mostrandosi pago e soddisfatto dell' obolo che nel suo passaggio gli veniva offerto dal timore e dalla povertà. Sazio di vittime andava in ogni silo perdendo la sua lena, 219 Pme cedeva facilmente, se pronto ed opportuno veniva il soccorso agli ammalati; Che se anche si volesse ammettere che in alcune epidemie la genesi morbosa dipendesse da un germe specifico e contagioso, interpretando Wfuge d'Areteo nel senso più favorevole ai fautori del contagio, intorno al quale prima del Fracasloro non si avevano idee precise, rimarrebbe sempre il dubbio che un tal germe fosse della natura di quello che in questi ultimi anni derivò dall'Indie. Le relazioni politiche e commerciali erano nelle passate età assai più ristrette, e quindi, potrebbe dire alcuno, i contagi che talvolta venivano per certe congiunture introdotti in qualche paese da remote contrade, esercitavano un'azione limitata. Perciò il cholera descritto dall' Ippo-crate inglese, quello che nel quarto secolo desolò Roma t Napoli, benché non si fossero propagati altrove, pure pò- Mg tcTono avere una derivazione non dissimile da quello die da qualche anno Ta desolando il mondo. Ciò potrebbe essere; ma io sono più portato a credere, che le passate epidemie choleriche fossero suscitate da cause costituzionali, e che con un' azione intensa dessero luogo allo svolgimento di princip) morbosi atti forse a produrre sempre un morbo identico sotto le stesse circostanze, come succede appunto di tante altre malattie. La Provincia Bresciana, che fu dal cholera devastata nel 1836, ebbe a soggiacere ad un' epidemia pur cholerica nel 1827. Reputo prezzo dell'opera il premettere alcuni cenni intorno a quest' ultima, perchè si possa ben ravvisare il carattere distintivo dell' una e dell' altra. Correva in quel-l'anno un' estate straordinariamente calda e serena, quando intorno al mezzo del suo corso, e propriamente sul finire di luglio, sopraggiunsero dirotte piogge temporalesche, le quali da un giorno all' altro fecero abbassare il termometro di Reaumour dai a5 a pochi gradi sopra lo zero; gli strati inferiori dell'aria si fecero nebulosi, come suol accadere sul declinare dell'autunno, e dense nebbie largamente ingombravano la pianura. Perdurò alcuni giorni una tale condizione atmosferica, e frattanto il cholera, che cominciò sulle prime a manifestarsi sporadico in alcuni paesi delle Basse, assunse gli andamenti epidemici, e diffusamente propagossi nei distretti di Verolanuova, Leno, Bagnolo ed Orzinuovi, attaccando parzialmente qualche altro sito. I sintomi eh« lo facevano risaltare erauo quelli cha ho poco sopra ricordati. Pigliava con tremori, con brividi di freddo e gonfiezza addominale; seguiano dolori di vsntre, cardialgie, nausee, deliquii, indi vomito ed incessante diarrea di materie putrescenti, spumeggianti, giallastre o verdognole. Non mancavano in alcuni momentanea scomparsa de'polsi, contra- z3o zioni muscolari, freddo e granchio alle estremità. La fisionomia ne' casi più gravi si facca livida con lineamenti profilati, e l'occhio s'approfondava nell'orbita. Avea una durata pih o meno lunga, sccondochè veniva più prontamente curato, o era lasciato a sé. Quanto piìi erano facili ed abbondanti le evacuazioni per bocca e per secesso, tanto più presto si calmavano, ed anche cessavano i sintomi più gravi, che le aveano precedute. In generale non si prolungava oltre i tre o cjtialtro giorni, e talvolta cedeva entro i\ ore. Continuava spesso la diarrea per un tempo più lungo con abbattimento di forze, le quali però si rialzavano cedendo la diarrea. Ogni piccolo disordine sì nel vitto che nel vestito, « colf esporsi incautamente alle intemperie, tornava a male, e dava spesso luogo a recidive. L'uso de'rimedj più comuni, degli olj, de'subacidi, degli ecoprotici, e, secondo le circostanze ed i casi, dell' oppio e degli astringenti ne rendeva più facile e pronta la guarigione, la quale però succedeva anche senza gli ajuti della medicina, ma più tarda e dietro maggiori patimenti. 1 casi di morte furono rarissimi, e que' pochissimi che si notarono, avvennero in persone sfinite dagli anni, o ridotte da pregresse malattie nella più miserabile condizione sanitaria. L' epidemia non ebbe maggior durata di 4° giorni, e in sì breve lasso di tempo attaccò non meno di 8 fra iooo individui sopra una popolazione di 8 in 9000 auime. Ne fu esclusivamente attaccala la gente de* campi e la poveraglia. I ricchi cd i viventi con qualche agio e con riservatezza ne andarono esenti. Nelle famigliò, in cui scoppiava, ordinariamente attaccava di mano in mano e alla presta quante persone vi trovava. Pigliava senza prodromi, e scompariva senza lasciar conseguenze. Per quanto fosse violenta, non cagionava gravi sconcerti, né mai determinò sconci nelle gravide. 23 I Non devo sorpassare le circostanze che visibilmente contribuirono in quell'anno alla genesi della malattia, predisponendo gli abitanti a riceverla. Gli ultimi giorni di maggio cd i primordj di giugno furono contrassegnati dalla caduta di piogge dirottissime, che gonfiando enormemente i fiumi, lt fecero in più siti della pianura straripare. Ne vennero quindi estesi allagamenti nel suolo, rotture di ponti, e danni considerevoli nelle arginature, negli edificj e ne'ripari eretti a moderare l'impeto delle acque ed a condurle placide ed obbedienti ai bisogni dell'agricoltura. Le piante vennero generalmente ed in modo segnalato avvizzite dal melume, le cui vestigia portarono profondamente impresse i frutti loro, che in quell'anno furono abbondantissimi, segnatamente le angurie e i melloni che estesamente si coltivano in alcuni sili delle Basse. Come il vino fu scarsissimo nell'anno precedente, e perciò si vendeva a caro prezzo, supplivasi con vini che si traevano dall' estero, ma d' una qualità scadente e spesso fatturati. Dn tali cause s ingenerò a poco a poco negli abitanti una morbosa predisposizione, la quale fu più notevole no* luoghi in cui il loro concorso era più manifesto ; ed il choiera non avea bisogno che della causa occasionale d' un rapido sbilancio di temperatura per dar fuori. Dietro questo semplice ragguaglio storico volendo institute un paralello fra i fenomeni morbosi che presentò l'epidemia del 1827 con quella del i83ß, è forza convenire che la più stretta somiglianza, la più grande analogia aveva 1' una con l'altra. Se non che si avrebbe da notare, che nella prima i sintomi più gravi non presentavano l'in-lensilà di quelli della seconda; il freddo, anche ne'casi gravissimi, non si portava mai ad un grado elevato al punto da farsi generale e marmoreo; la cianosi man- »3* cava, c giammai aveasa reazione distinta con minaccia di affezioni secondarie flogistiche. Le differenze poi essenziali fra l'ima e l'altra malattia si ravvisavano nella qualità delle materie evacuate, le quali nella prima erano putrescenti, va-riamente colorate, biliose, fetenti, calde e spesso pullacee; mentre Delfo seconda si mostravano costantemente sierose, bianchiccie, e più comunemente rassomiglianti al decotto di riso, inodore e quasi frigide. Costatitemente Dell' una comparivano il vomito e la diarrea in qualità di costituenti la forma e la crisi morbosa, talché quanto più pronte succedevano le evacuazioni e più copiose, tanto più presto finiva il male; nell'altra all'incontro tanto il vomito che la diarrea erano puramente accidentali e sintomatici; (avvolta mancava e quello e questa, e non di rado entrambi ; un moderato profluvio non recava grande sollievo; se era' scarso o mancava, era indizio di somma gravità; se profuso, la morte era pronta. Il cholera del 18*7 fu un male critico, salutare, di pronta e facile guarigione; quello del i83ß fu sintomatico, micidiale, di tarda e difficilissima guarigione. Neil' uno la sqppressa traspirazione dell' organo cutaneo per T impressione del freddo, faceva affluire in copia gli umori nel tubo gastro-enterico, i quali scontrandosi con una bile acre ed estuante, e con impurità e zavorre d'altra natura, mettevano in convulsione quel viscere, e ne dividevano in due il moto peristaltico per procurarsi la sortita tanto col vomito, che col secesso. La forma che assumeva il male era sempre subordinata al grado d'irritazione suscitata nelle membrane gastro-enteriche, ed i sintomi che si destavano in altre parti erano consensuali e rispondenti all' orgasmo del viscere, in cui stanziava la causa prossima. Neil' altro all' incontro la concorrenza de-i^li umori nel eavo gastro-intestinale effettuarasi a posteriori, a'J3 e succedeva inconseguenza dell'irritazione secondaria in esso indotta dalla potenza nociva,la quale contemporaneamente faceva sentire i suoi effetti sopra altri sistemi ed organi vitali; il Tornito e la diarrea non costituivano sempre un fenomeno essenziale, quantunque le materie evacuate fossero caratteristiche; le alterazioni che succedevano in altre parti non rispondeano alla condizione irritativa delle membrane gastro-enteriche, nelle quali non risiedeva la causa prossima. 11 cholera del 1827 fu lo sfogo ed il mezzo, di cui si servì la natura per espellere un nemico, che la metteva a soqquadro. Quello del i836 fu il preludio ed il segnale dei patimenti che soffriva la fibra organica sotto i colpi della potenza nociva portati nel centro della vita. Il carattere dell' uno fu umorale a priori, e nervoso quello dell' altro; 1' uno cominciava quando l'altro finiva. La reazione in quello del i836 potea non altrimenti considerarsi, che il vomito e la diarrea del primo, ma non era sempre una reazione salutare, che anzi più di frequente era seguita da nuovi guaj, da nuovi patimenti e da altre malattie. Riscontrate le due epidemie con un. colpo d'occhio generale si può conchiudere, che la prima fu l'effetto di naturali cause ben conosciute, le quali, avendo spiegato uu' azione enorme sufi' umano organismo, svolsero il principio nocivo, che desto la malattia, che questa fece il suo corso subordinato alle leggi della vita, e collo schiudersi 1' adito alla sortita della materiale causa nocente cedeva prontamente riordinandosi le funzioni organiche; che la seconda fu prodotta da una potenza arcana, la quale, radicandosi in mudo affatto misterioso nell' arduo della vita vegetativa, ne sconvolgeva in istrana guisa tutte le fuuzioui, dando luogo a fenomeni imponenti e multiformi, non rispettando alcuna •egge prestabilita, e lasciaudo solamente iutatta la facoltà ?.3.{ intuitiva dell'anima, perchè fosse spettatrice dello strazio del corpo clic governava, Si avrebbe detto che questa potenza arcana e tremenda fosse Io stesso genio della morte, che con nuovi prestigj e con nuove arti insidiasse alla vita per menarne un compiuto trionfo. CAPO Vili. Indicazioni curative del cholera, e rimeilj che furono v adoperati contro di esso. Una malattia sconosciuta nella sua essenza, rapidissima ne' suoi progressi, variatissima nelle sue forme, spesso micidiale ne' primi istanti, in cui si manifesta, terribile pel numero immenso di vittime che va mietendo, dovea certamente sorprendere e confondere in ogni luogo i cultori della medicina. I più sapienti, che si studiarono lotis viri-bìis di scoprire il filo conducente alla conoscenza del principio arcano che la desta, e di sorprenderlo nelle sue operazioni, dovettero confessare la loro impotenza, e rimanersi nella loro ignoranza. Frattanto 1" empirismo andava ovunque innalzando la lesta, e proclamando una quantità di segreti, di farmaci, di metodi e di pratiche dirette a salvare i colpiti dal male, ed a preservarne i sani. Quello che è avvenuto in tutti i sili, ove ebbe ad irrompere il cholera, è accaduto anche in questa provincia. Nei primi casi scoppiati in città e ne' comuni foresi, fu adottata l'indicazione, che una lunga esperienza ed un sensato criterio medico ha resa più comune e famigliare, per così dire, nella cura della bresciana popolazione, quella cioè del controstimolo. Ma l'infausto risultato di questo metodo presto convinse i medici più prudenti intorno al- I aas la sua fallacia, e li persuase a tentare altre vie. In mezzo ad una densa caligine si provarono quindi altri melodi, si seguirono altre indicazioni, si fecero molte prove, s'inslituirono arditi esperimenti, ma nulla valse a poter istabilire qualche cosa di positivo che servir potesse di guida ben fondata nella cura del choiera. Non restava quindi che di abbandonarsi al razionale empirismo, ad un metodo sintomatico, individuale, istintivo, siccome quello che riuscir dovea meno dannoso, e meno facilmente avrebbe tratto ' in errore. In conseguenza la terapia fu consultata, scandagliata e frugata in lutti i suoi ripostigli, in tutte lesne anticaglie, in tutti i suoi segreli. Bandila l'idea della condizione diatesica, vennero surrogati agli stimolanti ed ai controstimo-lanti tutti i rimedj, che si credevano dotali di qualche virtù specifica od elettiva per sedare e combattere i' sintomi piir imponenti e tormentosi, e per distruggere o neutralizzare il principio nocente, che si avea per un contagio, il quale agisse a modo d'un veleno potentissimo e diffusibilissimo sulla polpa de' nèrvi, e particolarmente del nervo gran simpatico. Io non riporterò l'intera serie dei rimedj e delle differenti pratiche che vennero tentate all' uopo. Variavano queste all' infinito rielle diverse epoche del predominio cholerico, e secondo il modo differente di opinare dei medici, i quali, se nelle malattie piti comuni ben raro avviene che s' accordino perfettamente fra loro, dovettero maggiormente discrepare tanto sul modo di considerare una malattia involta nelle più dense tenebre, quanto sulP "applicazione terapeutica che poteva meglio convenirle. Que' medesimi che aveano adottala un' indicazione, erano ben presto costretti a cangiarla, e cos'i surrogando rimedj a rimedj senza alcun buon effetto, finivano col non saper piti che fare. 236 Ma, per quanto pensassero ed agissero diversamente i medici, erano però sotto certi rapporti seguite alcune generali indicazioni uella cura del cholera secondo i suoi differenti • i.ulj. Una certa uniformità di prescrizioni avea luogo so* prattutto nello stadio algido. Vennero fatti molti tentativi da principio per istabilire il metodo pia opportuno a combatterlo; ma essendo riusciti inefficaci, venne generalmente adottato ciò che era stato messo in pratica altrove, e che sembrava più proprio a ridestare l'energia vitale da lincilo stato di mortale torpore, in cui cadeva sovente. D'altronde quell'occasio prteceps, che si verificava in un modo cosi affliggente in quel tempo della malattia, non dara luogo a provare l'azione di nuovi rimedj, massime dopo Y experimenlum pcriculosum che si era fatto da alcuni; il ricalcare quindi le orme battute dagli altri ed indicate in tanti libri, era certamente miglior consiglio. Avvicinando pertanto sotto un colpo d' occhio quanto i medici operarono nella cura del cholera, si hanno i seguenti risul-tamenti. = Allorché il male procedeva colla sua più mite forma, e coi sintomi tenuti in conto di prodromi, le mire curative volgeansi ad arrestare la diarrea, a domare il vomito, a promuovere il sudore, a calmare l'orgasmo e l'irritazione, a minorare la massa sanguigna se esuberava. Vennero quindi usati, a seconda de' temperamenti, delle idiosincrasie, dell' età degli attaccati, e secondo l'importanza dei fenomeni morbosi, i thè di erbe aromatiche, discuzicnli, sudorifiche, le fomentazioni calde ed ammollienti, i blandi purgativi di magnesia, di tamarindo, di calomelano, gli olj, l'ipecacuana, i preparati d'oppio, i salassi tanto generali che locali, ecc. L' ammalato si faceva stare a letto, e si.-alimentava leggermente. La guarigione talvolta succedeva prestamente col destarsi il sudore ; in tal' altra lo stato s37 morboso ti prolungava diversi giorni, e ritornava la salute cedendo a poco a poco i sintomi che lo costituivano. Ma non di raro, a fronte d' una cura la più attenta e ben regolata, il male si aggravava, e compariva l'algore, il quale si faceva spesso cosi intenso da far cadere il paziente in. uno stato di vera asfissia. In tal caso ed in ogni altro consimile si passava prontamente all' uso delle misture oppiate, degli antispasmodici, delle acque stillate aromatiche, di quella di lauro ceraso, del muschio, della canfora, di blandi purgativi, di rimed j alteranti, non che delle bevande fredde e ghiacciate, dando la preferenza al ghiaccio in pezzetti, ove poteasi aver iu pronto. Si copriva 1' ammalato con panni caldi, gli si applicavano sacchetti d' arena o di cenere calda e bottiglie di terra entravi acqua bollente, alle parti più fredde ed assiderate, le quali venivano pur confricate con paunilani aromatizzati di varii profumi, con ispazzole od altro. Ne' casi più gravi le fregagioni si compivano con sostanze oleose, con ispiriti canforati, con lini-inenti volatili e simili. Contemporaneamente si coprivano alcune parti del corpo, ed in particolare la regione epigastrica, e le estremità inferiori, con empiastri rubefacient senapizzati, co'vescicanti; non veuivano trascurate, secondo le circostanze, le deplezioni sanguigne col mezzo delle sanguisughe, delle coppette scarificate, e talvolta anche della flebotomia, i clisteri ammollienti, gli irritanti e quelli avvalorati con qualche preparato d'oppio. 11 ghiaccio veniva pure frequentemente applicato alla testa ed alla bocca dello stomaco. Cessando lo stadio algido, quasi sempre subentrava quello di reazione. Il passaggio dall' uno aH' altro fissava particolarmente 1' attenzione de' medici, giacché importava assaissimo per il buon successo della cura il saper moderale a tempo ed anche desistere dal ?.38 metodo stimolante e riscaldante alla comparsa dei primi sintomi di reazione vitale. Sotto questa le indicazioni curative aveano una direzione, una guida; erano regolate dal criterio medico, che ravvisava la necessità di favorire i mutamenti critici, di secondare gli sforzi della natura, attivandoli se lenti e reprimendoli se esaltali. Non tratlavasi più di combattere una malattia ignota nella sua origine, ma bensì di opporsi agli effetti visibili che avea indotto stilla fibra, e di medicare le affezioni secondarie che si destavano in varie parli dell'organismo. La cura era quindi detcrminata dalle leggi e dai canoni di terapeutica generale, e diversificava secondo i casi, le persone e le forme morbose che insorgevano, ed in relazione de'maggiori e minori patimenti sofferti dalla vitalità sia nel generale, sia in alcuni sistemi e visceri. Conduceva a buon porlo un blando metodo controstimolante ed ammolliente, avvalorato dalle deplezioni sanguigne sì generali che parziali, alternando frequentemente i rimedj alteranti, gli anodini, i blandi eccitanti, i demulcenti e simili. Dopo aver indicata la pratica che più generalmente venne adottata nella cura del cholera, mi tengo in dovere di accennare que' metodi e que' rimedj che vennero con buon successo tentati ed adoperati da alcuni medici, e che ottennero i maggiori suffragi in provincia. Quale realmente sia slato il risultalo delle cure che con essi furono intraprese, se abbiano fuor d' eccezione corrisposto alla fama in che si ebbero, io noi dirò, giacché per decidere e giudicare su tale argomento si dovrebbero insti-tuirc molti confronti, e farsi carico di molte circostanze di tempo, di luogo, di malattia e di persona. Dirò solo clic molti dei melodi e delle medicine che furono con vantaggio adoperati in alcuni siti, qualche segreto mandalo a Tire- 23g scia dai filantropi stranieri, che s'interessarono vivamente alla sua sorte, non corrisposero ai ripetuti esperimenti che se ne fecero nello Spedale civico de'cholerosi. Cosi quello che giovava in un paese non giovava ordinariamente neu' altro ; un rimedio che apportava vantaggio in un periodo del male, era dannoso nell'altro; ciò che si proponeva e si vantava da un medico, si disapprovava dall'altro. Le opinioni erano sempre in collisione fra loro, ed il popolo angustiato fra le speranze ed i timori, e sempre giudice fallace, ora magnificava la bravura e lo zelo di un medico, ora inveiva contro l'imperizia e 1' indolenza dell'altro. Frattanto la malattia andava, in un modo pressoché eguale, riscuotendo il suo tributo, e dove si celebravano i trionfi dell' arte, e dove si bandiva la croce ai figli d'Esculapio. Vino ed olio. Allorché il choiera si diffondeva in Brescia colla massima rapidità e violenza, venne in mente a taluno, per ovviare alla ripugnanza che mostravano gli ammalati alle medicine, di far prova del vino, propinandolo o solo o maritato con olio d'oliva in larga dose fino dal primo istante, in cui si metteva in campo lo stadio algido. Questo metodo di cura trovò presto favore nella popolazione bassa, e qualche caso riuscito in bene lo accreditò; talché anche in qualche luogo fuori della città fu messo in pratica. Io non potrei decidere sui vantaggi e sui danni di si triviale farmaco, giacché le morti si succedevano con tanta rapidità nei giorni del massimo furor morboso con qualsivoglia metodo di cura, che non si potrebbe ascrivere all' uso del vino la morte o la salvezza di alcuno. E certo che per cf- l'elio di questo molti soccombevano sotto minori patimenti, come non metto in forse, sulle asserzioni di alcune persone dell'arte imparziali e degne di fede, che alcuni, avendo usato il vino, ebbero a riportare una pronta guarigione in grazia della destatasi reazione accompagnata da profusi sudori. Bagni caldi e freddi. Nella prima epoca dell'invasione cholerica furono usati i bagni caldi in più paesi durante lo stadio algido, ma un tal metodo non si vide coronato da buon successo. Si fece in seguilo ricorso ai bagni freddi, i quali si facevano o per immersione di tutta la persona, o coll' applicazione di panni bagnati nell'acqua ghiacciata a diverse regioni del corpo. Hiuscirono proficui tanto in un modo che nell' altro. Vennero in voga le guarigioni ottenute nel comune di Chiari col bagno per immersione, e la statistica de'cholerosi con tal mezzo curati in quello Spedale presenta dei risultali soddisfacenti al di sopra degli altri Spedali. In alcuni villaggi non era appena preso taluno dal male, che veniva portato involto in un lenzuolo ad un'acqua corrente, e lo s'immergeva in essa lasciandovelo più o men lungo tempo. Fui assicurato da persone accreditate, che in Boccafranca non ebbe a perire alcuno, dacché venne adottata siffatta pratica. Le applicazioni d' acqua fredda e di ghiaccio a diverse parti del corpo si usarono con più frequenza del bagno per immersione, e nell' ospizio di Brescia formarono esse un ausiliario tenuto iu grau conto pei buoni effetti che ne conseguivano. Frizioni mercuriali. L'idea d' un contagio specifico che desse origine ai fenomeni morbosi che costituivano la forma cholerica, fece i4« supporre a qualche medico di vaglia, che il mercurio fatto circolare nell'organismo mediante le frizioni potesse giovare, neutralizzando al più presto la potenza nociva. Si fecero degli esperimenti da prima nel comune di Manerbio, e se ne vanto il buon risullamento. In seguito la pratica delle frizioni mercuriali fu adottata anche in altri paesi, e riputata molto giovevole. Venivano eseguite al primo manifestarsi dello stadio algido, e si proseguivano fino alla cessazione de' fenomeni più importanti. Per tali frizioni .s'adoperava l'unguento composto di parti eguali di mercurio e grasso in altissima dose, ripetendole le tre o quattro volle nel corso di 24 ore. Bevande fredde, uso del ghiaccio. A refrigerio dell'interna arsura, che provavano gli ammalati, e ad estinguere la sete intensa che li tormentava, non furono i medici restii nel secondare la loro inclinazione al ber freddo e ghiacciato. Ne'siti in cui trovavansi delle ghiacciaje si dava la preferenza all'uso del ghiaccio, facendone continuamente tenere in bocca dei pezzetti, di cui si mostravano avidissimi, assicurando clic per ciò ne venia ad essi maggior ristoro che dal ber freddo. Furono ovunque vantati i buoni effetti di questa pratica; ma parve a me di scorgere, che là dove era usata più largamente e con maggior insistenza, facilmente nella reazione gli ammalati incorrevano nell'apparato tifoideo. Ossido di Zinco. Quest' ossido metallico, che ebbero alle mani i medici in molti siti qual rimedio antichclerico, venne in buona I« lil fede proposto quai rimedio nuovo, e quel che è più, quali' specifico da uno dei medici condotti. In breve il grido di questa pretesa scoperta si diffuse in tutta la provincia, e successivamente in lutto il regno lombardo-veneto. 1 più accurati esperimenti non confermarono le virtù al farmaco attribuite. Si potè tuttavia dedurre che prestato avrebbe un ottimo servigio usato colle dovute cautele, secondo i casi e le circostanze. Ne'prodromi del male, nel cholera mite fu adoperato con molto profitto; ma nel grava e nell'algida asfissia difììcilmente e ben di rado si vide tornar vantaggioso. 1 cholerosi di tal categoria che furono in via d'esperimento assoggettati all'uso dell'ossido di zinco nello spedale di Brescia, si morirono tutti. Nello spedale di Chiari fu veduto apportare in più casi la dissenteria sanguigna. Calomelano. Questo farmaco favorito degl'inglesi, e tanto decantato da alcuni per la cura del cholera nella sua terra nativa, fu raramente usalo in questa provincia. Lo si somministrava a scrupoli ed a dramme alla prima comparsa de' sintomi cholerici, e soprattutto quando infieriva il vomito. I buoni effetti ottenuti non potrebbero mettersi in dùbbio stando alle asserzioni di qualche pratico distinto, e volendo anche guardare al numero delle morti occorse ne' paesi ove fu adoperato col confronto della mortalità di qualche località limitrofa. Questo rimedio non venne in fama, perchè usato da pochi, e perchè questi pochi non si curarono d'acquistar rinomanza contenti di giovare alla meglio che potevano al loro simile. Corteccia Peruviana. 243 Non andò senza i suoi favoreggiatori questa sostanza eroica anche nella cura del cholera. Usavasi da molti a titolo di preservativo in decozione, in polvere ed in altro modo preparata. Giovò mirabilmente a tener lontana la malattia dalle persone cagionevoli di salute, deboli di stomaco, d' estrema suscettività nervosa, e depauperate di forze; né io saprei notar una di queste, che avendo usata la corteccia in modo congruo ne sia stata colpita. In un solo comune, per quanto mi sappia, fu messa in campo a fronte dello stesso morbo, associandola a rimedj purgativi in polvere, come la sena ed il tartrato acidulo di potassa. Fui assicuralo da molte persone degne di tutta fede, che la pulvere tonico-lassante salvò un gran numero di cliolc-rosi conclamati preservandone molti sotto i prodromi in un paese, dal quale la malattia che ebbe ad irrompere con somma veemenza, presto scomparve a fronte di un tale antidoto. Su questo particolare deggio far presente che la popolazione, cui l'uso della china servi d'ancura salutare, trovasi situata in un terreno basso, frammezzato da risaje, per cui va tutti gli anni soggetta alla febbre d'accesso. Mi resterebbe d' accennare varie altre sostanze medicamentose, che ottennero qualche credilo nella cura anlicho-lerica, le quali però non corrisposero alla prova di medici sagaci e prudenti, e perciò caddero presto nell'oblio. Questa si fu la sorte che toccò all'acqua fosforica, che per qualche giorno fece parlar di sé tutta la città ; cos'i finì T estratto di stricnina, il magistero di bismuto, il caustico attuale e potenziale, il linimento degli ebrei polacchi, e tanti altri rimedj che vennero qua e là usati e vantati. 244 Raccogliendo ora tutti i fatti occorsi, cd i risultamenti delit mediche operazioni nelle differènti epoche del predominio cholerico, ne emergono i seguenti punii conclusionali : i.° Il cholera dalla sua comparsa alla rapida .e tumultuaria sua diffusione, e nel tempo che questa perduro, mal rispondeva al fieno de'rimedj ; talché scarseggiarono grandemente le guarigioni in confronto delle morti, e pochissime furono qucllechepoleansi ascrivere ai soccorsi apprestali, anziché alla forza medicatrice della natura, o ad accidenti che ne' casi disperali sogliono talvolta dar fuori, e presentare la non allcsa ancora di salvezza. In questi due periodi del male i medici avviliti in gran parte e confusi in Un col popolo, non preconizzarono rimedj di qualche valore, e mollo meno pensarono a specifici. a.0 Allorché l'epidemia, essendosi migliorala la costituzione atmosferica, si andava propagando dal centro agli estremi della provincia con un certo ordine progressivo, benché gli assalii non diminuissero, pure più facilmente presentava il lalo, dal quale poteva il male essere colpito. I medici si rianimarono a qualche fausto successo di cura, e si diedero a celebrale il valore di alcuni rimedj ; lo che valse, grandemente a richiamare nel popolo gli abbattuti spiriti, destandogli fiducia nella medicina. 3." 11 cholera, quando non sia fulminante, e non s'apprenda ad individui esausti di forze fisiche e morali, può essere curato con speranza di buon successo dall'empirismo razionale e cou pochi rimedj. L' abuso di questi e l'inopportuna loro applicazione può essere più fatale della maialila. Ovunque i medici s'abbandonarono a teoriche illusioni ed agli slanci ili un' esaltata immaginazione, fecero assai più male che bene. 4-c Si oltennero i migliori effetti a pio de'cholcrósi ds un' assistenza la più amorosa ed assidua per parie dei '-'p medici e degl' infermieri, e dalle pratiche esterne dirette con sano criterio e con accuratezza. Dove si fece abuso di salassi, di purganti salini e drastici, di ri med j oppiati, di canfora ed altri d'eroica attività, maneggiati con viste teoretiche e con animo preoccupato, minori e stentate furono le guarigioni e pronte le morti. 5." I medici giovani, i chirurghi militari ed anche i semplici ampirici, che in difetto di persone laureate, quando i bisogni portavano nel popolo la disperazione, venivano dall'Autorità inviati ne'comuni a curare i cholerosi, furono in generale più utili dei medici provetti, e dei sistematici, perchè si cimentarono con più coraggio nei pericoli assistendo gl'infermi con maggiore assiduità; perchè non ligj ad alcun metodo o sistema di cura, si volsero a mitigare i sintomi, anziché a combattere il morbo; perchè infine le loro indicazioni erano dirette principalmente alle pratiche esteriori, le quali tornano sempre in meglio dei rimedj interni ne' mali che non si conoscono. Portarono questi la calma, e fecero risorgere la speranza, ove quelli aveano sparso 1'allarme, e destnlo lo spavento. Così ne venne ad essi un doppio titolo di benemerenza, avendo preservati tanti e tanti che sarebbero divenuti preda del male sotto una prolungata defezione di spirito. CAPO IX. Pregiudizj e costernazione indotta nel popolo dalla pauraj sinistre conscsxtenze-. o Nel 1831, allorché infieriva il cholera nella capitale dell'impero, e molte provincic Germaniche erano ad un tempo bersagliate dal male, la popolazione Bresciana fu presa da forte timora di dover essa pure soggiacere al tremendo flagello, benché ad arrestarlo ne'suoi progressi si fossero ordinate le più rigorose misure sanitarie. Dileguaronsi i suoi timori, allorché seppe eh' era stato stabilito, che il choiera si dovesse trattare come ogni altra malattia epidemica e contagiosa. La riproduzione di tal morbo succeduta in Vienna nella primavera del i839. non la turbò minimamente, e la sua scomparsa dagli slati austriaci in seguito avvenuta' la rafforzò nella fiducia che l'Italia ne sarebbe andata per sempre incolume. Né questa venne meno in essa pei progressi e per le devastazioni che il cholera faceva in altre contrade europee negli anni 1833 - 34 - 35, delle quali frequentemente era porto l'annuncio dai pubblici fogli, mentre una farraggine di scrini medici, spesso in opposizione gli uni agli altri, imprimevasi qua e là intorno a siffatta malattia. L'idea eh' erasi formata questo popolo, non eccettuata la più gran parte de' medici, gli rappresentava il cholera come una malattia destinata a mietere le sue vittime nelle grandi città e nelle capitali, ove dappresso all'opulenza ed al fasto scorgesi la più turpe miseria ed il più ributtante squallore, o in paesi di mal' aria, o sopra terreni pessimamente condizionati e popolati da genli povere e sudicie. Da qui si fece forte nell'opinione che un tal male non avesse ad estendere le sue radici, né potesse allignare sopra un suolo dei meglio costituiti , in un' aria generalmente pura, e sotto un ciclo mite, sereno e sfolgorante di luce qual è quello d'Italia. Ma fu scosso il tranquillo e confidente suo vivere; si adombrò la serenità del suo volto, quando le giunse l<» notizia che il cholera dalle parli meridionali della Francia era penetrato nel Piemonte, e più conturbossi, quando seppe che da Nizza, valicando il mare, si era mostralo a Genova, ai-La devastazione di quella città laude fortemente agitali gli animi de'Bresciani per qualche tempo; ma si andavano essi poi rinfrancando mano a mano che si dileguava la malattia fino a cessare interamente nella capitale dei Liguri , senza che il germe mortifero si fosse diffuso nelle città circonvicine e segnatamente in Milano che offri tetto ospitale ad un numero considerevole di profughi ed atterrili Genovesi. Né valse a farla ricadere la repentina apparizione d'un male che qualificatasi per epidemico co« sembianze choleriche in alcune località del veneto estuario e nella stessa Venezia, sostenendosi pure impcrturbata all'annunzio d'una consimile manifestazione nella prossima città di Bergamo. Quantunque rispetto ai paesi del Veneto e di Venezia stessa fosse persuasa , che la serpeggiante malattia non discordasse da quella che aveva poc' anzi desolato Genova, pure non le dava pensiero atteso il suo lento procedere, e l'appigliarsi a poche persone vecchie, malaticcie e viziose quasi sempre della classe più abbietta, mentre quell'aria e quel clima avrebbe dovuto offrirle un piti esleso ed eletto pascolo. In riguardo a Bergamo poi si -tenne sempre in un perfetto scetticismo che vi fosse una malattia di tal indole. La resero incredula gli stessi Bergamaschi, i quali detratti dal loro commercio e dalle loro industrie, nou si curavano d'un male, che per più mesi inchiodato in una contrada faceva di quando in quando soccombere qualche ignobile persona, sulla quale accumulavansi già tante altre cause di morte. Sopraggiunta la primavera del >836 la malattia di Bere-amo cominciò a dilatare le sue radici ed a farsi minacciosa. Le persone assennate vedenno il pericolo ehe sovrastava anche a questa provincia, ma il popolo non si ri- •4$ moveva dalle sue opinioni e dalla sua incredulità. Lo scoppio del male in Brescia ed in qualche paese, le premura del Magistrato per ovviare in tempo alla sua diffusione, i timori e le angustie dei meglio veggenti, non valsero a persuaderla dell'approccio nemico. Non si voleva a niun patto ehe il cholera proprio delle cattive arie, de'tristi sili, dei poveri, dei paurosi e dei malaticci avesse a frammischiarsi ad un popolo gioviale ed intrepido, possessore d' un suolo ricolmo dei doni di natura, e favorito da un clima salu-hre, giocondo e dotato d'eminenti qualità vitali. Ma frattanto gli assalimene cholerici si facevano qua e là sempre più frequenti, e rapide si succedevano le morti. La sciagura non più limitatasi ad una data classe di persona, ma s' insinuava anche nelle classi distinte ed elevata, e non la perdonava pine a qualche figlio d'Escu-lapio. 11 popolo, che pur non voleva confessare il suo errore, dopo aver derise e schernite le precauzioni che gli Venivano inculcate e le misure che 1' autorità mandava ovunque ad effetto per preservarlo dal flagello, dopo aver commesso qualche eccesso in onta de' medici, accusandoli «T ignoranza nella cura de' mali che non erano cholera, a tacciandoli perfino quali ministri prezzolati d'un governo che avesse decretata la distruzione d' una parte dei suoi sudditi, fu costretto a piegare il capo dinanzi al male che andava sempre più acquistando forme gigantesche e tremende. Il suo alto di fede, dettato dalla paura e dall'avvilimento, fu suggellato dal terrore. Una fuga forsennata e precipitosn lo confermò propalandolo nelle più lontana contrade. La fuga de'cittadini più distinti, che fu seguita anche «la molti de'più facoltosi delle campagne, immerse nella eosternazione la plebe, cui vennero meno le risorse ed i =49 mezzi di sussistenza, mentre si creseeano le domestiche angustie, e più stringenti si faceano i bisogni. Al cospetto d'un nemico inesorabile che frangeva le vite coli'impetuosità del fulmine, sull'orlo della fossa già scavala per riceverla, non le rimaneva che di rivolgere gli ocelli al cielo per aver qualche conforto. Quindi ne veniano incessanti assembramenti nelle chiese, e dinanzi alle sacre ima-gini clic qua e là si mostrano dipinte sulle pareti nelle contrade e ne'vicoli, e dove s' ergono sanlclle in altri tempi calamitosi fatte costruire dalla pietà de' credenti ; si facevano votive processioni per le campagne, e lunghi pellegrinaggi s'intraprendevano con grandi calche ne' luoghi consacrati da sanluarj dispensieri di grazie. 11 bisogno di trovare qualche, mistico rimedio che valesse a far tacere un male che superava le forze della natura , in s'i luttuosa circostanza diede celebrità all'acqua di una scaturigine che trovasi presso la terra d'Orzinuovi. Bastò che un opcrajo Comasco che frequentava per causa di sua professione quel paese, e cui avea procacciato una lama popolare la particular sua devozione per la gran Vergine de' cieli, comechè non si astenesse di far frequenti sacri-lìcj sull'altare del disordine nelle taverne; bastò che questi dicesse al popolo con tuono assoluto e confidente — Sappi che la scorsa notte mi è apparsa la gran Madre degli afflitti, rivelandomi che non, prima cesserà la malattia che fa tanti danni in questo luogo, che si abbia git-tato la pietra fondamentale per innalzare un santuario in suo onore nel sito, in cui scorre la fontana fuori della porta di settentrione — Non vi volle altro. Quelli clic udirono in maggior distanza tali parole, senz' aver ben compreso il luogo indicalo, s'avviarono invece, seguiti dalla moltitudine, alla porta di ponente, e quivi dinotarono la i $0 fonte salutare che riparar doveu lu comune sciagura. La lama di questa rivelazione e d' una tale scoperta rapidamente si diffuse in ogni sito, talché in breve la terra di Orzinuovi divenne il convegno di lutti gli afflitti, il paese «lei prodigio, In terra della mistica piscina. JN'è solamente le genti bresciane e quelle delle limitrofe e più lontane province lombarde e venete, ma Tirolesi, Parmigiani e Piacentini e quei del canton Ticino accalcati vernano a ristorarsi di quest'acqua, ed a-farne incelta pei futuri bisogni delle loro famiglie, degli amici e dc'conosccnti. In compenso dell' acqua che bevevano e via si portavano, ricchi presenti d'oro, gioje, anelli, preziosi addobbi e danaro depositavano ad onorare la gran Madre degli afflitti', che alleggiata di dolore essa pure vedesi dipinta siili' interna parete dell' edificio, che serve d'ingresso al paese a pochi palmi dalla sorgente. In questo mezzo si notarono alcuni avvenimenti e circostanze veramente singolari, le quali servirono nel senso popolare a diffondere ed 'accreditare la virtù salutare e prodigiosa dell'acqua d'Orzinuovi. Contribuì grandemente sul principio a procacciarle un nome la diffidenza, con cui fu accolta la rivelazione dell' operajo comasco da qualche ministro di religione, e più 1'allontanamento intimatogli dal paese. 11 non prestar fede ad un individuo che si avea di buon costume, ed in particola!' modo divoto della Madonna, ch'egli pubblicamente onorava spesso offerendole i meschini risparmj della sua industria, indispettì il popolo e lo rese credulo con fanatismo nel momento, in cui era troppo vivamente sentito il bisogno d'un soccorso celeste. Valse poi ad accrescerle il credito l'intera cessazione avvenuta del male in quel paese nel giorno , in cui, secondo la profezia, venne gittata la pietra fondamentale iS* ili una rotonda, coll' idea di comprendere in essa la sorgente ed erigervi sopra un Santuario. Fu confermata in seguito e sigillata a perpetua memoria delle generazioni future la riputazione del fonte dall'immenso concorso d'ogni fatta di genti tratte dalla fama, che da un giorno all'altro diffuse la mistica scoperta nelle più lontane contrade con più rapidità, che non suole procedere la stessa malattia chole-rica. E quello che avea veramente del prodigioso si fu, che fra le migliaja e migliaja di persone che accorsero ad Orzinuovi da tanti paesi infetti, dopo lunghi e faticosi viaggi diurni e notturni-, a fronte di tanti contatti, degl'incomodi e disagi sofferti in una stagione caldissima, non mai alcuna chbe ad ammalarsi sostando in luogo, ed anzi quelle clic avevano degli sconci di salute, e le deboli ravvivate dalla fede, bevuta I' acqua, si partivano in migliore stato e ristorate di forze. Allorché venne in credilo e fu più generalmente usata T acqua d' Orzinuovi la malattia avea già cominciato a mitigare i suoi furori epidemici ed a prendere un andamento più regolare; le guarigioni si succedevano quindi più numerose; meno precipitosi erano i casi di morte, e le persone che osservavano una ben regolata igiene erano quasi sicure di non incontrarla. Ma quelli che aveano tracannato a titolo di preservativo l'acqua, sia che non venissero colpiti dal male, o lo fossero in modo da poler prontamente ricuperare la salute, ascrivevano tali vantaggi alla sua virtù prodigiosa. Non importava di berne in copia e nel silo della scaturigine, che pochi sorsi, qualche .stilla appena di quella mirabile panacea con fede assaporala producevano ovunque i medesimi salutari effetti. 1 pensamenti e le opinioni della popolazione bresciana intorno al cholera, s"i prima che dopo la sua apparizione, il conscguente suo contegno, cd i suoi diportamenti 133 dovevano sicuramente recarle gravi danni. Dcvonsi questi considerare sotto due punti di vista; l'uno per l'opportunità offerta al male di propagarsi senza ostacoli e senza freno; l'altro per l'imperfetta e spesso mancali!."; assistenza a pro degli infermi. Dunque maggior numero d'attacchi, e più scarse e rilardate le guarigioni in confronto delle morti. La persuasione, che tale malattia non dovesse colpire un suolo di tante prerogative fornito, la rese poco curante e ligia ai provvedimenti che il Magistrato metteva ovunque in pratica a tutela della sua salute. Le premure e le sollecitudini d'un governo amoroso erano bensì lodate, ma poco si ascoltavano gli avvisi di tenersi in guardia contro le insidie d'un morbo l'alale. Quando il nemico ja circuiva , attendendo il momento per piombarle sopra e farne scempio, lungi dal ricredersi ed armarsi di quella forza d'animo che rende 1'uomo superiore ai pericoli, non fece che persistere nella sua incredulità j inveire ed irritarsi contro coloro che pur volevano renderla docile e pie-fievole. L)a un istante all'altro, non avendo più argomenti per illudersi al cospetto d' una morte furibonda, ohe la preme e la incalza da tutti i lati, s'avvilisce, s'abbandona, si dispera. Le fughe che si fanno u precipizio a tulle le ore per ogni verso, lo spavento che i fuggitivi portano dipinto sul volto, il cupo silenzio cagionato dalla piena degli affanni , le pratiche di religione che i non fuggenti moltiplicano in tutti i siti, lo scompiglio delle famiglie, l'alienazione degli animi da ogni tenera affezione, l'egoismo prepotente non furono che 1" effello del rapido passaggio dalla speranza, dalla cieca fiducia, da gagliarde commozioni ed irritamenti all'avvilimento, ad una segnalala pro--slrazioue morale, alla disperazione. Le stesse accidentalità esteriori, il repentino mutarsi della costituzione dell uria a-73 dovea rendere una tale metamorfosi piìi completa in un popoln clie per effetto delle pregresse vicissitudini di clima e di stagione, trovavasi eminentemente predisposto alle nervose affezioni. Nella prima epoca del dominio cholerico non vernano a dovere osservate le misure profilattiche tendenti ad impedire la diffusione del male, ed a minorarne possibilmente i tristi effetti. I sequestri degli ammalati erano in molti siti una m'era formalità; non si temevano i contatti; i casi sospetti spesso non si denunciavano ; i più curiosi non si ri-lavano dal condursi a contemplare da presso gli ammalati , sulla fronte dei quali non vedendo ben espresso il nome di cholera, o non ravvisando in essi che i segnali di malattie comuni, coufermavansi nell' opinione che non si trattasse di tale malattia, e riguardavano le misure adottate, come una conseguenza del travedere e del farneticare del troppo timido Magistrato. Gli stessi medici che talvolta partecipavano all'incredulità popolare, secondavano spesso i desidcrj de'funzionarj politici ed amministrativi da essi temuti, dichiarando morte da ben altre malattie, persone strozzate dal cholera. L'ignoranza non lasciava afferrare in molti casi l'indole d' un morbo, che con poco criterio e senza prevenzioni sarebbe stato riconosciuto a colpo d'occhio dai medici sensali. Nella seconda epoca molliplicossi il germe morboso a dismisura, e venne largamente diffuso col mezzo de' fuggitivi e degli assembramenti popolari in causa delle pratiche religiose. Gli ammalati veniano abbandonati dai famigliari e dalle persone più care, e sarebbero rimasti nella più orrida solitudine, se alla loro assistenza non pensava l'autorità, inviando ad essi qualche mercenario infermiere. Erano di rado visitati dai medici, molti de'quali si av>i- a54 cinavano al letto con ribrezzo e li toccavano colle maggiori precauzioni. Al primo colpo del male venivano dalla religione assolti colle formalità estreme. Un tale trattamento, ch'ebbe piti o men lunga durata ne'paesi, in cui l'epidemia sah di sbalzo all' apice del suo furore, non fncea che assicurare alla morte le designale sue vittime, le quali cadevano non raramente del tutto ignorate, e soltanto nel censo de'cadaveri, che s'infossavano ne'cimiteri, venivano riconosciute e denunciate dal beccamorti. In questo luttuoso frangente le discipline profilattiche individuali erano in gran parte neglette. Ogni fiducia riponevasi nelle medaglie con sacre effigie che si portavano appese al collo, ne'tubetti di mercurio benedetti, negli amuleti, nelle invocazioni de'Sunti, ne'digiuni, nelle preghiere, nelle penitenze. I pih cauti tutto fondavano nel continuo fiutar spiriti e aromi, nel profumar le abitazioni, nel tener otturate le narici e la bocca girando per le contrade, nello schivare i contatti del più lontano sospetto. Ne'luoghi poi, ove la malattia non avea per anco estese le sue radici , ma per consenso erasi insinuata la paura, si ricorreva al salasso, si prendevano purganti d' ogni fatta, si esinanivano i corpi già bastantemente affievoliti dalla morale influenza, ma non si ommetteva il consueto ristoro in dose generosa del vino e de'liquori spiritosi tanto per calmare gli effetti dello spavento, quanto per preservarsi dalla malattia. Era questo un più pronto richiamo al male, un imbandir la mensa all' affamato, un preparare il rogo con legne ben inaridite, e spargervi sopra il bitume per farlo meglio divampare. Fu notato difalti che in que'paesi, ove per consiglio degli stessi medici, o per una soverchia credenza popolare, erasi adottato a titolo di preservazione il salasso copioso e replicato, ove si fece abuso di purganti drastici; *55 »alini e di emetici, ovc non fu moderato l'uso del vino e de'liquori, il male irruppe con più veemenza, attaccò un maggior numero d'individui, e la mortalità fu più considerevole, comechè la durata fosse più breve. Nella terza epoca, allorché il male, sfogata avendo la sua labbia epidemica ne'paesi pedemontani, e soprattutto nella città, si andava propagando per linee divergenti a tutto il restante della provincia, subentrò la calma negli animi, e l'ordine tenne dietro al disordine ed alla confusione. Fu conosciuta l'importanza ed il valore delle precauzioni ; si ebbero i dovuti riguardi per gli ammalati. I medici riavuti intieramente dal loro sbalordimento e convinti della poca contagiosità del male, assistevano gl'infermi con assiduità indefessa, con carità e con zelo. 11 loro esempio inspirava fiducia ne'famigliari. Non più venivano quelli abbandonati alla ventura di prezzolati infermieri, ma la pietà domestica, l'amore de'congiunti si assidevano ai loro fianchi. Se non che il pregiudizio ed il fauatismo frapponevano spesso i loro intrighi, contrariavano le operazioni de'medici, turbavano l'ordine, e faceano negligere il piti importante per la loro salvezza. Se venia in voga qualche nuovo rimedio, era tosto più o meno estesamente adoperato nelle famiglie all'insaputa del medico, e contro il suo consiglio in qualunque tempo del male, senza regola, senza direzione, e quel che più conta, spesso senza combinare quegli accessorj che meglio soddisfanno alle indicazioni curative. L' ossido di zinco ebbe apologisti più fanatici, e perciò più generale fu il suo uso. I primi che ne fecero la prova ne' casi più miti, nelle semplici diarree, riportarono qualche vantaggio, e la fama preconizzò ovunque un tal farmaco siccome uno specifico. Ognuno poteva fare da medico con esso, giacché il suo scopritore avea fatto di- Sta i vulgare ne'luoghi principali degli scritti, in cui era tracciato il modus utcndi. Ma per mala sorte pochi speziali conoscevano T arte di preparare le pillole veramente giovevoli di ossido di zinco col rob di ginepro, e perciò si dovea con disagio ricorrere alla spczieria sorvegliata dallo scopritore per averle preparate a dovere — La gente credula e la più divota trascurava generalmente ogni medicina, e si burlava dei medici. L'acqua d'Or/.inuovi suppliva a tutto: di questa faceasi conserva nelle famiglie per gli eventuali bisogni, e quelli che più sicuramente voleano preservare sé stessi ed i suoi dal male, andavano a fare le libazioni al fonte, ed a sciogliere i voti davanti all'eflìgic della Vergine addolorata, che sta alla vedetta della scaturigine. La scoperta e 1' indicazione di questo fonte, comunque .sia avvenuta, riuscì veramente benefica e salutare alla popolazione^ fu un'inspirazione di grazia. Avvenuta ne' momenti i più critici, e quando si disperava di trovar salvezza, fu essa il segnale del sorriso celeste a ristoro degli afflitti, fu la voce del conforto ai tribolali espressa nel blando mormorio d'un'acqua zampillante, fu l'appello a quella viva fede che in tutti i tempi ha operato i maggiori prodigi, portando negli spiriti quella rassegnazione e quella calma, che rinvigorisce i corpi e li rende meno atti a sentir le percosse della calamità , ed a soggiacere alle malattie. Se non che la confidenza esclusiva in un'acqua affatto comune e triviale, doveva in tanti incontri tornar pregiudizievole, in quanto che per essa venivano trascurate quelle medicine e quei sussidj, che si avrebbero dovuto usare nella cura degli ammalati. Un tal procedere era certamente contrario ai dettami della sapienza espressi nell' Ecclesiastico, e la stessa fede, spinta all'eccesso, dovea nuocere le molle volle per In legge degli eccessi, quanto la miscredenza e la disperazione. *6> Dal fin qui detto puoist conchiudere, che la popolazione bresciana nella grave sciagura, da cui fu colpita, non si mostrò punto diversa da tutte quelle, fra le (piali il cholera ebbe a spiegare i suoi furori. Egli è il vero, che in mezzo alle calamità i popoli, qualunque grado tocchiuo dell' incivilimento, spiegano sempre «in carattere uniforme, eguali tendenze, i medesimi pregiudizj ed una stessa natura. Il cuore umano, ovunque lo si consideri, non cangia la sua tempra, e per quanto venga modificato dalle leggi, dai costumi e dalle abitudini, nelle grandi circostanze si manifesta sempre ad un modo. Che se al popolo bresciano può imputarsi a colpa il rapido trapasso da un eccesso all'altro, il precipitato abbandonarsi ad un estremo avvilimento, io credo che possa giustificarsi colla veemenza e coli'impetuosità dell'irruzione sopra di lui scoppiata d'un male non creduto, coli'influenza d'un'atmosfera che fiaccava gli animi rilassando i corpi, col repentino spalancarsi dinanzi ai suoi occhi dell' abisso per in-gojarlo, col tuono tremendo d'una morte sfrenata che lo rintronava da tutti i lati, e infine colla stessa sua tempra vivace e sanguigna, che rendendolo oltre modo eccitabile, di pronta immaginazione e di fervente fantasia, lo porta facilmente a danno della ragione nelle piìi segnalate congiunture, sieno fauste od infauste, a trasporti eccessivi ed all' entusiasmo. »7 3.Ï8 CAPO X. Ragguaglio degli attaccati, dei guariti e dei morti di cholera, raffrontati colla popolazione e. coli' ordinaria mortalità, corredalo da tavole statistiche. L' opinione generalmente invalsa., siccome ho accennato altrove, che il cholera non s'apprendesse che alle persone rese sqtiallenti dalla miseria, o affievolite dngli anni, o rotte al disordine ed allo stravizzo, o cagionevoli per croniche infermità, collocate sopra terreni mal condizionati, in climi insalubri, ammucchiate in grandi masse, avea ben l'affermata la fiducia, che non sarebbe quivi apparso, e quand' anche lo fosse, non avrebbe trovato esca per alimentarsi e per ingrandire. Quell' amor di patria, che sì di frequente veste de' più brillanti colori le cose proprie, che facilmente s illude alle lodi che lo straniero profonde alle qualità più speciose, che non lascia scorgere gli sconci ove pur esistono, faceva credere che la salubrità del clima bresciano, l'amenità del suolo, la mancanza d'una capitale vasta e molto popolosa, la generale prosperità, la buona fisica costituzione degli abitanti, un vivere bastantemente regolalo., e le floride vecchiaje dovessero respingere, o per lo meno attutire su questo suolo il nerbo e gli impeti di quel male. Ma il fatto ha pur troppo provato il contrario. Nessun paese europeo ebbe finora a provare un trattamento sì crudele dall' indiana lue, come la città ed il territorio di Brescia. E quello eh' è più singolare si è, che le maggiori stragi avvennero nelle località più salubri e ne'paesi i meglio costituiti per clima, per suolo e per la florida condizione degli abitatori. Ben riflettendo ai pregressi avvenimenti si deve però i5 'n ragione di 3219 attaccati che vi furono si ebbe un caso in 7. 5o ed un morto in i4- 5o. Se poi si mettano a confronto gli incidenti e le morti occorse nell'uno e nell'altro sesso, ne risulta una significante sproporzione, la quale torna tutta a discapito del sesso mascolino. I maschi cittadini erano 15217, e le fenir mine 16198. Diminuendo in proporzione questi due numeri fino al complessivo di 24000, ne viene la proporzione col ragguaglio di 1715 attaccati e 965 morti fra i maschi d' un attaccato in 7, d'un morto in 11. 5o; mentre sopra i5o4 donne colpite e 648 morte non hassi che la proporzione d'una attaccata in 8, e di una morta in 19. Una differenza sì riguardevole , che fa preponderare la bilancia in favore delle femmine, non si pub altrimenti spiegare ehe colla condotta più sobria e morigerata che le femmine tengono in confronto de' maschi, colla riservatezza del loro vir«-« clic le rende meno esposte ai contatti sì me- «63 diati die immediati, col loro carattere più tranquillo, pacato e più flessibile alle sventure, colla loro famigliarità agli slenti, ai patimenti ed alle malattie, colla loro meticolosità che ad ogni lieve malore le fa ricorrere al rimedio, col loro spirito che più facilmente si mistifica, e nella religione sa trovare efficace conforto, e collo stesso loro impasto organico che offrendo minore resistenza alla potenza morbosa, ne elide in parte gli effetti, e perciò il male, non spiegando sulla loro fibra le maggiori gravezze, può con più agevolezza essere vinto dall' arte. Lo stesso apparato organico destinato alla generazione nelle femmine, presentando un centro nervoso speciale, il quale, ben si sa, quanta influenza spieghi in lutto il loro organismo, potrebbe distraendo e modificando la suscettibilità del gran centro ganglionico, a cui pare si diriga il principio cholc-rico, averle rese meno impressionabili, e quindi meno disposte a risentire i suoi tristi effetti. La costante osservazione, che mentre sotto gli assalti morbosi rimangono sconcertate e soppresse in tulto o in parte le secrezioni, qutlla del latte continua e si fa talvolta anche esuberante, ap-poggierebbe un tale pensamento. Prospetto de' Cholerosi della Prwii Ah] malati Eia J3 I C T B K T T I IS a l7l5 3 i5o4 O •-(S e Sa " 3 fi 7 462 36o 1458 636 8aa 74 710 223 202 222 i37 784 423 35.) I 28 "7 73 8. 5o 41 245 ,54 9" 277 1768 4g° 523 545 1 487 20.j 7 .0.3 io3a 163 689 23o 23o 208 164 832 460 37a 186 83a 339 253 247 '79 1018 5<)2 4a6 i5o 947 291 345 235 226 1097 636 461 72 7% 333 192 a. 2 ¦94 831 425 4 06 181 9f,7 32. 3o8 284 235 11.48 629 5,9 !72 io5i 3a. 345 394 263 1223 666 §B7 I28 478 135 .40 177 .54 606 275 33 r 21 i3o 5. 33 34 33 i5i 84 67 23 97 32 18 48 22 120 5o 7° ,280 16707 54,92 555.1 554I 4399 20987 11043 99Î4 _____^ a66 Col riscontro dell'età si è potuto riconoscere che la mortalità superò le guarigioni nelle persone vecchie, neh'estenuate, Degl'infanti, e che in proporzione guarirono più adolescenti, e persone al di sotto dei 4" anni. L'età, in cui si ehhe a notare una maggiore proclività a contrarre il morbo, fu dai 3o ai 60 anni tanto negli uomini che nelle donne. In tal periodo della vita si presentavano le forme choleriche più ben pronunciate; le guarigioni negli uomini succedevano più difficilmente che nelle donne, talché in quelli bilanciarono il numero delle morti ed in queste stettero al disotto. Badando alla condizione degli attaccali, si è potuto scorgere che non v' ebbe gran divario fra i costituiti in comoda e prospera fortuna, e quelli che lottavano colle penurie e cogli stenti. Anzi sarei per dire elio i primi furono più maltrattali dei secondi. Si ricava infatti dall'offerto Prospetto, come sul totale degli attaccati un quinto appartenga alla classe agiata, e quattro quinti alla non agiata. Ora, se ben si guardi alla massa della popolazione, credo che difficilmente si arrivi a poter discernere un quinto d' agiati sopra quattro quinti dell'infima condizione, per quanto si voglia favorire l'agiatezza, che certamente in questa provincia supera quella di tante altre. Si avrebbe avuto in cambio un compenso nelle guarigioni, le quali furono più numerose e pronte negli uni che negli altri ; Io che devesi ascrivere a maggiori attenzioni per parte dei medici e degli assistenti, e ad ogni manici« di soccorsi e di mezzi per combattere il male. Desunte le più accurate informazioni dai medici condotti e dai rever. parrochi per poter, in via d'approssimazione, determinare il valore delle cause predisponenti al cholera, si avrebbe ottenuto il seguente risultato. Poco men d'un terzo dei colpiti soltanto offriva evidenti indisposizioni fi*i- af,7 che di varia natura, e segnatamente affezioni nervose conclamata, malattie gastro-enteriche, lesioni cerebrali, inveterate reumatalgie e cronicismi incurabili. Un decimo degli attaccati era segnato per una vita sregolala, viziosa e dedita all'ubbriachezza, ed un settimo circa cadde nel male trovandosi con un' eccessiva paura in corpo. Sommando tutte le persone, in cui saltavano agli occhi le anzidette predisposizioni, si avrebbe circa una metà di morbosamente predisposti, e l'altra metà di non predisposti. Nel no» vero di questi ultimi devonsi comprendere, oltre i poveri, quelli, che fatta astrazione dalla povertà, conducono una vita stentata e fra i disagi, che si abbandonano a smodati eser» cizj di corpo e di mente, che sono .intenti ad arti e me» stieri malsani, i dotati d' una fibra troppo delicata e sensibile, e quelli infine che hanno un'ingenita disposizione a tale malattia. Dcggio poi far osservare che di tanti individui d'un fisico contraffatto, d'un'organizzazione la più deforme, che in Brescia sono piuttosto numerosi, il cholera, per quanto io mi sappia, non ebbe a colpirne alcuno, La mortalità fu maggiore nello stadio algido che in quello di reazione tanto ne'maschi, che nelle femmine. Le morti si riferiscono per due terzi al primo e per un terzo al secondo. Frequenti furono gli sconci e gli aborti nelle gravide, delle (filali ebbero a perire 111 in diversi periodi della gestazione. Fu in alcune instituita l'operazione cesarea per jalvare il feto, ma non si giunse a salvarne neppur uno. »GB Pro/petto degl'individui che offrirono predisposizione ni cholera. Distretti Colpiti per Fisiche indisposizioni o C s S j» Ubbria- chezza ed altri vizj S E fa eccessifa paura Brescia R. Città I. Brescia a. Ospitalclto 3. Bagnolo . 4- Monteehiaro 5. Lonato 6. Gardon« . 7. Bovegno . 8. Chiari . . g. Adro . . io. Iseo . . 11. Verolanuova 12. Orzinuovi 13., Leno . . i4- Salò . . i5. Giirgnano i6. Preseglie . 17. V estone . Totìlb 235 266 ,34 3i5 91 172 74 16 3c)2 182 164 171 23o i3i 461 66 16 46 3162 279 201 127 89 72 24?. 74 .8 4o2 74 180 iq6 l32 4fl8 82 «7 _29 2831 i63 84 222 63 49 9 34 i3 7' 49 178 79 IO 1 12 — 188 78 42 20 77 33 96 66 124 79 27 7 68 24 43 21 IO 2 8 — 1422 628 "I I 175 42 28 20 73 18 IO 181 125 161 55 9" 20 89 i5 3i3 aÖy }'ros/ietto degli indivìdui che soccombettero nello stadio algido e in quello di reazione. Morti CU Nello stato Nella 0 a Distretti algido reazione u O «J rs CU « M O QJ a iJ3 (A CS 3 1 H a e 0 H u 0 s 3 fa S fa Brescia R. Città 55o 36a 912 4.5 286 701 '4 i. Brescia . . 570 563 ii33 188 .75 363 l7 a. Ospitàletto . 177 142 319 65 65 i3o 6 3. Bugnolo . . . 164 123 287 60 53 u3 5 4- Montechiaro . 166 .4. 307 85 81 166 3 5. Lonnto . . 3o8 235 543 i5i 128 a79 8 6. Gardone . >57 i3o 287 56 16 72 6 7. Bovegno . . 34 28 62 ' '9 IO 29 3 8. Chiari . . . 355 284 63q 203 190 393 '4 9. Adro . . . i5i 112 263 49 60 loq 2 10. Iseo . . . i5, 107 258 86 82 168 7 11. Verolanuova. 190 .54 344 5o 67 117 5 12. Oninuòvi 13o 112 242 84 80 164 6 i3. Leno . . 200 161 36i 84 74 i58 2 i4- Salò . . . 25o 207 457 53 47 100 7 i5. Gargnano 160 118 278 23 3o 53 4 16. Preseglie . . 3o 27 57 4 6 10 I 17. V estone . . 36 n 47 12 11 23 I Totali! 3779 3017 6796 1687 1461 3i48 tu Per chi amasse di conoscere l'andamento del cholera secondo le località in cui gli agenti topografici esercitano un'azione differente, stimo opportuno di riportare il risultato generale degli attaccati e dei morti che si sono verificati in cadauna delle tre gran parti, in cui è il suolo bresciano naturalmente diviso, quella cioè dei monti, de'colli e del piano, ossia l'alta, la media e la bassa. Nella prima in principio del i836 computavasi la popolazione di 47°22> nella seconda di 11174°) nella terza di 145379, esclusa rimanendo da questo calcolo la città, siccome quella, in cui l'azione degli agenti topici è meno intensa e variata. Località Attaccati Morti Monti . , . 1780 796 Colli . . . 10840 5476 Pianura . . 5i48 2o5g La proporzione fra gli attaccati ed i morti riguardo alla popolazione è dunque Ne'monti, d'un attaccato a 26 . 4r» d'un morto a 5o, . 06 Ne'colli » io . 3o » 20 .4' Nel piano » 28 .24 >¦• 70.61 Evinccsi da ciò che il cholera riuscì senza paragone più fatale ai popoli pedemontani, avendo fra questi attaccato un numero assai considerevole d'individui, ed uccidendone la metà. a7« Variava la proclività a contrarre la malattia secondo la diversa condizione delle persone. Fra gli agiati ed i signori, immuni da predisposizioni morbose, i casi furono rarissimi tanto nell'uno che nell'altro sesso; fra i non agiati e poveri si ebbero frequenti anche nelle persone sane e ben costituite. I ministri di religione ed i medici furono i meno proclivi; le donne consacrate a Dio ne'chiostri erano pure risparmiate, quantunque il male si fosse intruso nei loro ritiri. Nei collegi e nelle case d'educazione appena si ebbe a notare qualche vittima. Fra i carcerati non amava tal malattia d'immischiarsi, e cos'i pure fra i macella). Le carceri criminali e politiche di Brescia non ne furono tocche e venne appena sfiorato il macello. La gioventù imberbe, gli studenli e le fanciulle non menstruate erano generalmente rispettate. Fra gli uomini e le dorine impiegate nell'assistenza degl'infermi più presto lo contraevano i primi delle seconde. Sopra una trentina di casi circa che si verificarono in tali persone tre quarti stanno pei maschi ed un quarto per le femmine. Fra gli esercenti qualche arte o mestiere si videro principalmente colpiti gli speziali, i cuochi, i tintori, gli spazzini, i falegnami, i concia pelli, i calzolaj, i domestici, i facchini; e fra le donne le cucitrici, le filatrici e le meretrici. 11 mestiere del lavandajo offriva i maggiori pericoli tanto per l'esercente, quanto per quelli che trovavansi prossimi ad un tale esercizio. 11 seguente fatto dimostra all' evidenza, quanto fosse dannoso il manomettere e svolgere gli effetti che aveano servito ad uso de' cholerosi. La contrada di sant'Eustachio, che fa parte del comune suburbano di san Bartolomeo, era affatto immune dal contagio, quando si trassero da una stanza le biancherie, che si andavano da più giorni accumulando colle tratte della città, per met- 1 s7a teile al bucato. Da un istante all' altro vennero colpite dal male le persone che ne svolsero l'immondo deposito, e in breve quella famiglia di lavandai rimase estima. Ne vennero poscia fieramente bersagliati i casolari vicini, ed il risultato finale si fu una mortalità in ragion di popolazione più considerevole in sant'Eustachio che in ogni altro sito della provincia. Fra le persone, che per causa di mestiere o per loro vocazione trovavansi continuamente esposte ai morbosi contatti, e che passavano la loro vita immerse nell'aura cholerica non si ebbe n notare ima mortalità gran fatto significante. Non ebbero in complesso n soccombere che una ventina di preti, una metà de'quali non aveva assistilo infermi; perirono cinque medici, sette chirurghi, altrettante levatrici ed una trentina circa d'infermieri. Non soccombette alcuno dei filantropi che s'offersero qua e là ad assistere i cholerosi sia negli spedali ed ospizj succur-suali, sia presso le famiglie. I beccamorti gavazzanti in mezzo ad una calamità che fu per essi sorgente di non tenue lucro, furono preservati, e, per quanto io mi sappia, neppur uno di essi incidh in foveam quam alteri fecerat. Era stato disposto che in tutti i comuni fosse in pronto quanto occorreva per stabilire all' evenienza del bisogno degli ospizj di soccorso per gli ammalati poveri, fermo in massima, che la cura di questi avesse a sostenersi negli spedali in que'paesi, che ne sono provveduti. Ma l'attivazione degli ospizj non fu mandata ad effetto che in pochissimi luoghi. Ciò fu cagionato da piti cause. La principale si fu la rapidità, con cui la malattia attaccava ed uccideva, sicché non v' era tempo di pensare al trasporto degli ammalati fuori delle case loro. Quando era al suo colmo il furore epidemico, %' incalzavano per modo gl' incidenti o I« *7* »orli, ehe dalia mattina alla aera, • dall'oggi al demani eternisi nuovi ammalali e subitanee morti. À che pro eriger dunque degli ospizj per la cura d'un male che sul bel principio era improntato dalla Parca fatale e nel suo breve decorso non presentava che una continuata agonia. La renitenza ed il rifiuto de'famigliari più che degli ammalati, i quali perdevano ordinariamente nei primi istanti che tc-niano colpiti la facoltà volitiva, a farne seguire il trasporto negli ospizj, fu pure un grand'obice all'attivazione di questi in tanti luoghi, ove tutto era e con grande dispendio accomodato per riceverli. S'atteneva un tal rifiuto alla sicurezza dei soccorsi che la beneficenza era in debito di profondere non tanto a pro degl'infermi, quanto de'miserabili che loro faceano corona nelle proprie abitazioni, ed al superiore prescritto, che non si dovesse sforzare alcuno ad aver ricorso all'ospizio. Contultociò nella città, nelle borgate più popolose ed anche in qualche paese di poca estensione, venne prestalo ricovero ad un discreto numero di cholerosi tanto negli spedali ordinari, quanto negli ospizj »nccursuali. Se sotto particolari riguardi tornò utile e vantaggiosa la recezione di tali ammalati ne'pubblici asili della earità, considerata ne'riguardi degli ammalali tornò forse più di danno. La mortalità, fatto riflesso allo scarso numero d'individui colpiti da cholera fulminante che si Irnt-portarono agli ospizj, risultò, non t'ha dubbio, maggiore fra i curati in consorzio, che nei soccorsi a domicilio. Il seguente prospetto fa conoscere il risultato generale della gestione sanitaria riguardo agli ammalati di cholera, tanto degli spedali ordinarj, quanto degli ospizj secondo i distratti in tiri furono messi in pratica. ,8 tt"4 Prospetto degli ammalati curati negli spedali e negli ospizj snccursitali. Ammalati Guariti Me rti 1 ^ S Distretti J3 Ü a I fa i.1 1 S v fa Tota «.legli am Brescia R. Città 475 388 i63 241 272 187 863 i. Brescia . . 73 75 32 59 44 i3 "48 i. Ospitaletto . 80 74 6. 5o •9 24 154 3. Bagnolo . . 18 ,5 5 6 i3 9 33 4- Montccliinro. 57 5o 25 a'5 32 25 ¦107 5. Lonato . . 71 62 27 25 46 35 i33 ¦ 7. Bovegno . . 9 9 5 4 4 5 18 8. Chiari . . . 221 25o 120 170 102 80 472 11. Verolanuova 89 108 33 52 56 56 '97 12. Orzinuovi 54 46 3o '7 24 29 100 i3. Leno . . . 47 24 33 12 •4 12 71 14. Salò . . . % 62 3o 3. 39 3i i3i Totale 1264 u63 564 692 665 5o6 2427 t A rendere piti evidenti i danni cagionati dal cholera sulla popolazione Bresciana, reputo conveniente d'instituire il parnlcllo fra la mortalità occorsa per tale straordinaria cagione e quella ch'ebbe luogo in via ordinaria durante l'intero corso del i836. Ove si consideri, che tanto ne'mesi i quali hanno preceduta l'invasione cholcrica, come in quelli che hanno tenuto dietro alla sua cessazione, i mali ordir natii furono generalmente scarsi, si sarebbe indotti a credere che minima sia stata l'ordinaria mortalità dell' anno. Ma pure il fatto provò il contrario. La mortalità in complesso fu di 9.3376. Ora sottraendo da questa cifra i! numero rappresentante i morti di cholera, ne viene che le morti ordinarie giunsero a i343a. Un tal numero supera quello che si è verificato negli anni precedenti risalendo fino ni t8i8, non essendo occorsa che nel i83o la mortalità di i3o55, e negli altri essendosi costantemente tenuta dai 9 ai 12000, per cui si può stabilire che il termine medio -de'morti in questa provincia sia di iiooo, ed il minimo di 9000 circa. Non avrebbe certamente dovuto oltrepassare quest'ultimo limate nel 1836, anche sul riflesso che •nei mesi in cui perdurò l'epidemia, ogni altra malattia facilmente assumeva gli abiti ed i modi della dominante, per cui le morti venivano riportate ad essa. Da qual causa adunque provenne una sì vistosa mortalità ordinaria? A tal quesito facile è la risposta. Tutto il di più della minima ordinaria mortalità degli anni antecedenti devesi, secondo quel che io penso, attribuire allo stesso cholera, a questa'proteiforme eteroclita malattia, la quale, assumendo le forme più disparate, si produceva spesso con differenti aspetti, s'accompagnava ad altri mali non per soperchiarli, ma per soccorrerli, se deboli e vacillanti, e per accelerare il loro corso, se lenti e restii, che sapeva adat- a-S tarsi, modificandosi, a tutti i timpcrunieuti, a tutte It condizioni, a tutte le età per meglio raggiungere lo scopa della sua missione, clic usava tutti i riguardi e tuttn l'indulgenza che per lei si poten, verso i teneri fanciulli, i neonati, i vecchi cadenti e le persone ridotte allo stremo del languir vitale per lunghi patimenti sofferti nel fisico • nel morale, uccidendoli colla potenza del fulmine per non farli soffrire d'avvini [aggio, e senza nemmeno farsi conoscer« ai presenti. Quando non potcu vincere una prepotente natura e mettere a sconquasso delle tempre ferrigne, se non giungeva di subito sd cuore, raddoppiava i suoi colpi quanto più dappresso le riusciva di farlo, insisteva dispettosa fino alla stanchezza , e poi chiamava altri mali a fare il resto, a compiere un trionfo, del quale egualmente si compiaceva, benché non fosse intitolato del suo nome. Con tali procedimenti fu assai più funesto e micidiale il cholera ai Bresciani di quello che generalmente si pensi. Ai 00,44 casi di morte cholerica, che si ricavarono dai registri ululatali, si possono senza tema d'errore aggiungere altri 4o56, ahe vennero attribuiti ad altre malattie, e considerata nel termine minimo l'ordinaria mortalità si può portare la straordinaria in causa del cholera a i4ooo. Se si raffrontino le morti succedute nel 1836 con quella del |835 tanto in quelli della prima età, quanto nei vecchi, ne risulta che i morti dalla nascita a quattro anni nel i835 furono 3658, e 6609 nel 1836; ed i morti oltre i 60 anni furono nel primo 22*20, C nel secondo 4^'7: dunque morti in più nel 1836 fanciulli di quattro anni' 3658, a vecchj 2297. Ora non essendo stati denunciati per morii di cholera tanto degli uni che degli altri che circa 3ooo, ragion vuole che la massima parte degli altri 3ooo dia figurano fra i morti ordinarli , e suparano i morii dal- 27 »77 l'inno precedente, debbansi in gran parte riferire al cholera , o olle sue conseguenze. Così dicasi di molti morti in altri periodi della vita, i quali non furono registrati fra i morti di cholera, o perchè non furono visitati dai medici, o per essere periti, senza aver presentato una ben distinta forma choleric», in causa di mali non ben conosciuti, o di preesistenti affezioni innasprilc e rese funeste dal cholera, senza che in un modo evidente si alterasse la prima loro forma. Lo sbilancio passivo, che l'eccessiva mortalità del i8.V> ha portato uella popolazione facendo il raffronto con cu« tanto dei morti che dei nati, facilmente jì può desumere dalla seguente tavola di proporzione, in cui si scorgouo a colpo d'occhio le differenze e le varietà occorse in cadmi« distretto e nella stessa città, ehe fu la più maltrattala dal terribile morbo. ! ¦ I Dnolii di confronto della mortalità occorsa nel i836 colla popolazione e colle nascite. Un morto Dieci morti Indicazione dei Distretti alla a _ Popolazione Nati Brescia R: città / 38 3 j3 i. di Brescia '4 55 5 98 i. Ospitaletlo >4 6( 5 4o 3. ]!;\gnolo . 16 06 6 47 4- Älontecliiaro 16 3o 5 b'i 5. Lonato 12 53 4 68 6. Cardone . ¦4 48 5 22 7. Bovegno ¦20 8, 7 33 8. Chiari i3 i3 5 02 y. Adro '7 20 ü 58 10. Iseo '4 o5 5 io 11. Verolanuova '9 9l 7 65 12. Orziuuovi i5 12 6 62 i3. Leno iß 54 5 6r 14. Salò 16 9* 5 80 i5. Gargnano ¦ 4 9° •4 67 16. Presegli e ai 11 7 34 17. Y estolle a5 7a 9 5 38 Adeguala ¦4 3u 33y Decresciuta di io8çp individui in ragione delle riuscite e, delle morii succedute nel corso del 183G, e ridotta n 32465» anime in luogo delle 335546 che avea in fine del iS3j, non potrà la bresciana popolazione rimettere la bilancia attiva, in cui lu sorpresa dal choiera, se non dopo cinque anni, ammesso che questi abbiano a scórrerle pro-pizj, coptd si furono quelli che si comprendono dal 1810' al i83o. E qui sento chiedermi da taluno — Non potrebbe il cholera, prima che il tempo e felici eventi abbiano riparalo ai gravi danni che cagionò nell'estate del 1.836, ridestarsi, e con nuovi furori portar un nuovo crollo ali* popolazione? Potrebbe ciò darsi, ed io non ne stupirui se, prolungando egli la sua dimora in Italia, e segnatamente in paesi conterminanti al Bresciano, avesse a ricomparire sopra un suolo che fu sì profondamente segnato dalle sue orme devastatrici. Non istupirei pure, se anche in quest'anno nella calda stagione avesse a manifestarsi qualche caso cholerico, come sequela della passata epidemia. Benché sia da credere, che il germe morboso consista in un principio volatilissimo e facilmente decomponibile, pure qua! meraviglia che in una provincia, in cui la malattia ebbe una SÌ rapida e larga diffusione, non siano rimasti degli atomi indecomposti di virus cholerico o fra suppellettili non bene sciorinale, o in locali non ben espurgati, o in abituri nei quali, non conosciuta, ebbe essa ad insinuarsi? Le commissioni sanitarie dei comuni dovranno quindi con zelo instancabile occuparsi d' un sì interessante argomento, assoggettando ai più diligenti espurghi le case e le suppellettili che non vennero a dovere purificate in tempo opportuno, non omettendoli ovunque rimanga il più lontano dubbio della preesistenza cholcrica. Così operando 42 ft 8b non faranno esst eh« »esondare 1« providissim« premure di S. A. I. R. il serenissimo Arciduca Viceré, che nell'alt» «un sapienza riconobbe l'importanza d'una tal pratica per garantire queste popolazioni da nuovi assalti cliolerici, ordinandone l'esecuzione la più scrupolosa, e si lorranno da quella responsabilità che su loro graviterebbe, se in qualche luogo avesse a riprodursi il male senza gl'indizj di •slranea provenienza. Comunque però avesse a succedere la riproduzione del cholera, io sono intimamente persuaso ch'esso non sarà per recare gravi scompigli in questa provincia. Si è osservato costantemente che i mali epidemici e contagiosi della stessa indole non sogliono ridestarsi ne'luoghi, ove esercitarono le loro stragi, se non dopo un più o meno lungo volgere d'anni. Sta la ragione nelle maggiori resistenze, che oppone agli assalti morbosi un popolo di recente purgato degli individui disposti sia colle morti, sia colle guarigioni; imperocché quest'ultime, parlando di malattie contagiose, fanno pressoché lo stesso effetto delle prime ne' riguardi personali. E necessario che il tempo e la ruota vital« accumulino in esso nuove disposizioni individuali, perch« possa il male pregresso, dala opportunitale, spiegarsi con qualche intensità ed estensione. Così ne' tempi andati succa-deva col vajuolo, e così avviene anche di presente con tante altre malattie eruttive, o d'altra natura. La peste nelle città Turchesche, e soprattutto nelle mediterranee, non suole •volgersi che dopo una certa ricorrenza d'anni, quantunque siavi colà sempre libero l'accesso al contagio. Se nelle città più popolale e ben ravvivate dal commercio, che si conoscono col nome di Scale del Levante, frequente si manifesta il morbo pestilenziale, ciò non per altro avviene «he par il continuo rinnovarsi in »ne d'una parte della popolazione in grazia dell' attività, dell'industria • del traffico, e quindi per l'incessante offrirsi di nuovi individui disposti a contrarlo. Ma la stessa peste sì nelle une che nelle altre non determina però estese e desolanti epidemie senza il concorso di cause generali, che stabiliscano una ben marcata disposizione morbosa negli abitanti a contrarla. Ordinariamente tali cause non si manifestano che ne'tempi dell« calamità e delle penurie, e particolarmente sotto i patimenti della fame. Non diversamente si diporta il tifo petecchiale, vera peste dell'Europa, comecché sempre pronta «d accesa trovisi in questa la scintilla per farlo divampare. Inerendo a tali principj, desunti dai fatti, mi sembra di poter quasi assicurare che dovranno passare molti anni, prima che il contagio cholerico possa estendere i suoi affetti in un modo rovinoso su questa popolazione. Mi conferma in quest' opinione il gran guasto che per la fortuita Combinazione delle più influenti circostanze accessorie vi fece generalmente, onde non meno d'un i^." della popolazione fu attaccata colla perdita di un 24..0 circa, se ben li badi agli ultimi risultati ; mentre negli altri paesi, in cui •hbe ad infierire di più limitò i suoi assalti al tre e quasi mai al quattro per cento. Per si notabile diffusione si ha il più fondato motivo di credere che nella funesta cala* strofe siano slati involti anche gl'individui ch'erano i meno disposti a contrarre siffatta malattia, e che perciò sarà tanto più ritardata 1' occasione a nuove invasioni. Ma io nutro la più viva fiducia che il terribile Sciva, quella feroce divinità struggitrice della Triade Braminica, che con un soffio onnipossente mandò pei quattro venti il cholera a vendicare i torti e le rube, che da più lontani trmpi si vanno facendo sul suolo indiano onde saziare 1' avarizia < la jola ai-ri!e straniere nazioni, stanco alla fine «1 2& »einleite voglia pur richiamare il fido suo ministro, innanzi che l'acume europeo gli levi la maschera clie Io rende sì formidabile, e se lo tenga in guardia della terra benedetta du Brama, siche meglio nell'avvenire sia rispettata e Umilia dagli stranieri per la memoria degli spaventi che seppe ovunque destare ne'suoi viaggi un tal guardiano. CAPO XI. Ordinamenti profilattici ed igienici messi in opra contra il cholera. Classi di persone che si sono meglio discinto nel soccorrere i cliolcrosi. , Fino dal tempo in cui fece la sua comparsa nelle contrade settentrionali dell'impero austriaco la malattia choleric», in dalo principio ad una generale riforma sanitaria, sulle norme prescrìtte dalla Sapienza Superiore, in tulle le provincie lombarde e venete. Volgeasi questa alla rimozione, o per lo meno alla diminuzione di qualsivoglia disordine e sconcio, che direttamente od indirettamente poteva pregiudicare alla pubblica e privata salute, sia in qualità di causa occasionale, sia di causa predisponente ai mali. Una maggiore importanza ed estensione fu data a così falta riforma, allorché fu derogalo al regolamento antipestilenziale, che era sialo adottato in sulle prime, non avendo esso giovato a preservare le provincie^ che erano state segregate dalle contrade infelle cogli apparali d'ima ben agguerrita polizia sanitaria postata sui confini, e gli venne sostituito quello per le malattie epidemiche e contagiose in genere. Non v' ha chi ignori la, serie ben ordinata de'provvedimenti e delle discipline che furono messe in pratica al salutare intendimento. non lauto di respingere gli approcci del cholera ito morbus, distruggendo o scemando lulto ciò clic pote« servirgli di richiamo. quanto di alleviarne gli effetti in caso di comparsa con pronti soccorsi agi1' infermi ed ai bisognevoli, cd inline .di farlo tanto più presto cessare togliendogli l'esca opportuna ad alimentarlo. Il Magistrato di questa provincia fu al pari d' ogu' altro premuroso e sollecito nel mandare ad effetto la profilassi contro il morbo peregrino; tanto die le sue cure ed il suo zelo sembrarono ad alcuni che peccassero anche di soverchio rigore. Anzi io sarei per dire, che le stesse sollecitudini dell'Autorità, le vaghe dicerie che correvano intorno alle cose del cholera, la discrepanza de'pareri sulla sua natura , il tempo che passando cancella le forti impressioni, generandone di nuove spesso in opposizione alle prime, avevano destato in molli il sentimento della diffidenza Süll' ente eho-lurico, ed in altri una baldanzosa fiducia, che l'Italia non fosse terra in cui potesse allignare quella funesta pianta. Si formarono così due partiti che si divisero i suffragi della popolazione, la quale spalleggiata dall'incredulità e da una «torta fiducia paralizzò il compimento di quella salutare riforma che dovea avere per iscopo non tanto il fisico, (pianto il morale per isperarne un buon successo All'avvicinarsi che fece il male a questa provincia, ogni cosa era stata a dovere predisposta dal Magistrato. Migliorata la condizione di lutti i luoghi abitati colla rimozione de fomiti d'. insalubrità s'i pubblica che privata, promulgate le migliori istruzioni al popolo per la regola del suo vivere, approntati i soccorsi della pubblica e privala beneficenza, preparati gli spedali e gli ospizj di soccorso, assicurato ovunque il servizio medico, chirurgo e farmaceutico, designali i lucali per i lavacri e per gii espurghi, istrutti gl'infermieri, fissate colle rispettive attribuzioni le cumini*- . «ioni di tallita • di beneficenza. Ma nel popolo inansar» la »era lede, e con questa il requisito principale per resistere ai progressi del inule. S' avanzò egli di fatti deriso da quelli che non credevano, non temuto da quelli che credevano male, e si gli uni che gli altri perdendo tosto ogni vigoria d'animo produssero i gravi scompigli, che resero inutili in gran parte od imperfetti i provvedimenti sanitàri. Non ebbero luogo, è ben vero, aperte opposizioni all' attivazione delle misure preservative che dipendevano dal Magistrato. Ma qual vantaggio poteasi da queste attendere, se il popolo nou vi si sottometteva ilare, confidente e persuaso del loro valore. Si può dire del corpo come dello spirito — «/i creder cieco genera salvezza — Qual danno abbia poi cagionato la paura non è a dirsi. Riuscì essa cane pejus cl angue non tanto coli'eludere lo scopo della profilassi, quanto coli'indurre negl'individui la più marcata disposizione a ricevere il male con minori indugj e eolla pienezza del suo corteo. Nel bollore dell'epidemia, quando tutto era messo a soqquadro, volgeansi principalmente le discipline sanitarie a palliare ed attenuare gli effetti della malattia col procurare la piti pronta assistenza agli ammalati, e col soccorrere i poveri e gl' indigenti allontanando e modificando , per quanto era possibile, gli accessorii clic potevano accrescere le morbose contingenze o renderle piti gravi. Grandi fas-lidj dava in quei dì il pensiero di inviare agli ordiiiarj medici e chirurghi condotti i reclamati sussidj, e di prontamente rimpiazzare quelli che s'infermavano o che la paura rendeva inetti al disimpegno delle loro incuinbenzc. Nella penuria d'individui insigniti di qualche diploma si suppliva coli'invio nei luoghi, o»e il bisoguo era più imperioso , di persone empiriche, di s8î pratiuatiti negli «pedali e di quelli che avevano prestati dai servigi in qualità di chirurghi nel militare. La missione di siffatti esercenti mirava non tanto a giovare in qualche maniera gl'infermi, quanto a ridonare la calma alle pnpola-lioni le quali veniano nelle maggiori costernazioni, quando mancava chi potesse accorrere in loro sollievo ammalandosi. In più luoghi si notò di fatti, come la sola comparsa, del medico, qualunque si fosse, spedito dall'Autorità bastò a calmare sull'istante il furore del male, ed a farlo prontamente cessaie. In circostanze si stringenti non si fecero opposizioni agli assembramenti popolari per le pratiche di religione, e furono anche secondati i pregiudizj ove ne poteva conseguire un effetto morale, che avesse forza di sollevare gli animi dall'eccessivo abbattimento. Non si potrebbe mettere in dubbio, che le solennità de'voti, le pubbliche preghiere, le visite e le peregrinazioni ai santuari'! e più di tutto il clamoroso travamento d'un'acqua portentosa, non abbiano giovato il popolo facendo in lui vigoreggiare quel sentimento che, rafforzando le molle dello spirito, ottundea ne' corpi la suscettività all'impressione del principio generatore del cholera. In mezzo a tal frangente non venivano però trascurati gli espurghi e le fumigazioni alle località ed alle suppellettili che in qualsivoglia modo e grado fossero rimaste contaminale da nocivi effluvj. La pratica disinfettante cseguivasi a stretto'-. senso del regolamento del 1817 applicato con modificazioni*-«' al cholera per venerato comandamento di S. A. I. R. il Seren. Arciduca Vice Re del Regno Lombardo Veneto. Fu sostenuta dal principio al termine dell'epidemìa colle maggiori diligenze non tanto colla vista di diminuire gli incidenti, flagrante, morbo, quanto di distruggere e neutralizzare nelle sue più occulte aderenze il (trme fatale sht avrebbe potuto dopo un indeterminato tempo ridestare la feroce malattia. Se nel momento più opportuno, e quando il male minacciava di farsi serio, furono alquanto trascurate le regole preservative e soprattutto l'igiene individuale, l'osservanza di questa fu portala fino allo scrupolo, spiegato che ebbe solennemente il maligno suo carattere. L' esempio di quelli clic cadevano vittime in eausa d'un vivere disordinalo, 0 per non deviare dal consueto regime, fece presto conoscere Li somma importanza di moderare e reprimere alcuni appetiti, di essere schivi di quelle cose clic potevano iu qualunque modo nuocere, e di non trascurare quei preservativi che 1' esperienza e la ragione aveano preconizzato, siccome i più validi conservatori della salute. Ne venne quindi la moderazione ne'pasti, l'astinenza dalle frutta, dalle verdure e da ogni alimento di qualità sospetta, la parsimonia nell'uso del vino e de'liquori, la cura di difendersi dalle ingiurie atmosferiche, la contrarietà al lavoro materiale ed alle fatiche; si ventilavano le abitazioni, si guardava la pulizia, si profumavano le stanze, ad ogni lieve indispo-, sizione si avea ricorso ai rimedj. Vennero quindi a mancare i ricorrenti agli osli ed ai tavernieri; perdettero il credito i cuochi ed i pasticcieri; fallirono gli acquavi t a j, ed i lupa-narj rimasero deserti. Si spopolarono le campagne, si chiusero i mercati, cessarono i litigi. I pensieri dell'avvenire si concentrarono in quelli del presente; ogni atto, ogni pensiero divenne scopo e segno della conservazione individuale, e sotto l'impero di un egoismo prepotente vennero meno tutti i sentimenti espansivi dell'anima; ma l'avarizia e T interesse non aveano più per essa alcun prestigio. Egnagliossi sotto certi rapporti la condizione dei grandi e dei piccoli; la fortuna degli uni rimase senza ammiratori, i87 perchè. fu umiliata-, le angustie degli nitri si allargarono ; quel che si metteva in serbo pei bisogni futuri, i rispar-nij della parsimonia e dell'industria servirono ai bisogni del presente. I grandi dovettero impiccolirsi, cd i piccoli sollevarsi oltre la loro sfera per salvarsi da una procella che infuriava egualmente sul capo agli uni ed agli altri. Nulla, a dir breve, fu ornmesso di tutte quelle cautele, di astinenze e pratiche salutari, che miravano a tutelare gl'individui, prendendo le norme e le indicazioni da quanto faceva il Magistrato ne' rispetti di pubblica igiene. Prescindendo dai casi di assoluta impotenza, si potrebbe anzi dire, che le genti erano divenute anche troppo guardinghe, schive e minuziose, fuor di modo temperanti e sobrie, e troppo premurose e sollecite di lutto far« quello che si decantava buono a preservare dal male. Se vi furono colpe e peccati in tal particolare, si dovevano imputare all'eccesso de'riguardi, della buona fede e delle meticolosità personali, ed al fare più di quello che importava di l'are. . Nella farragine di pratiche e di cose die venivano generalmente usate a titolo di preservativo, credo non inutile lo sceverare quelle che si videro coronate dai migliori e più costanti effetti in ogni classe di persone. Devesi in principalità notare 1' uso degli acidi per bocca o esternamente applicali sotto forma di lozioni. L'acido del limone diluto nell'acqua, le pozioni di tamariudo e la polpa di questo frutto presentavano il più esteso ed efficace sussidio, e bastavano spesso a sanare quei lievi sconcerti, che sì ampiamente suscitavansi ovunque a guisa di forieri del cholera. Efficacissimi egualmente si riconobbero i frequenti lavacri delle mani e del volto coli'acqua unita all'aceto, o leggermente acidificata coll'acido idroclorico, come pure le fumi- as: gazioni de' »«ititi «oi vapori di questo, segnatawent« allora «juaudo si usciva da luoghi impregnati d' aura choleric«. Nelle persone cagionevoli, in quelle che provavano languori di stomaco, mali nervosi, abituali inappetente, la corteccia peruviana, apprestata in decozione, era la miglior salvaguardia contro gli assalti del male. Sarebbe stata ottima cosa che l'uso di questo sussidio, che fu tanto encomiato pei vantaggi che recò alla popolazione di Parigi nel tempo eh' era bersagliata dal cholera, fosse stato pik diffuso in questa provincia. Io certamente posso assicurar« che parecchi individui che presero la china anche in uno italo di grande proclività al male, rimasero incolumi. In mezzo alla calamità generale fu una ventura, uno ipccial favore della Provvidenza, che i Magistrati e gl'impiegati superiori, cui era affidata la somma della cosa sanitaria, politica ed amministrativa, potessero reggere al peso delle loro incombenze, che si erano fatte oltremodo ardue e pericolose. Imperterriti come Germanico nelle battaglie, e destri come Achille, seppero dessi nascondere ai colpi del fiero morbo la parte vulnerabile, e a più doppj rinvigorendo il loro spirito poterono sovvenire ai bisogni di tutti, mantenere l'ordine nella generale confusione, reprimere gli abusi, richiamare i traviati e far eseguire i superiori ordinamenti. Fra le persone che prestarono i più importanti e segnalati servigj, esponendosi più da vicino ai perigli ed ali« offese, io debbo in principalità far onorala menzione dei ministri di religione. L'operosità di essi, le assidue loro cure, la non curanza di sé medesimi va al disopra d'ogni elogio. Ardenti di cristiana carità nel loro cuore, ma nel rimanente somiglianti a scogli imperturbati in mezzo alla tcaapetta, s'aggiravano di giorno • di nott« isnza pr«nd«r aRo, mai posa dal santuario alle case-dell' infortunio per soccorrere, confortare, benedire e santificare. Non s' era ancora bene spiegato il male in una famiglia, eh' era già pronto il soccorso di grazia; i patimenti degli infermi, per quanto fossero lunghi, venivano mitigali dalla presenza dell'angelo consolatore, il quale non si parlia dal letto della miseria, se non al compimento della lotta fra la vita e la morte. Spesso i curatori d'anime erano dal loro zelo spinti, quando lo riebiedea il bisogno, a far da medici e da infermieri a pro degli ammalati. Né sdegnavano, se premea la necessità, di comporre perfino i cadaveri nella bara. Tali opere della più sublime carità cristiana prestavansi in egual modo tanto da quelli ai quali era stato affidato il governo spirituale dei popoli, quanto da ogu'altro levita che avrebbe potuto esimersi da sì pesante incarico. Una sola voce parlava al cuore di tutti, un solo sentimento dava l'impulso operatore; la voce del dovere religioso, il sentimento dell' umanità. Il servizio degli ammalati, per ciò che concerne il corporale, non fu generalmente sostenuto con un' accuratezza e con un'alacrità pari allo spirituale. La rapida irruzione del male, la perversa sua natura, la scarsità degli esercenti, le prevenzioni di questi, l'esito sfortunato delle loro cure, i disagi e le fatiche dell' esercizio resero di frequente tarda, lenta, imperfetta ed anche nulla l'assistenza medico-chirurgica a pro degl'infermi. Parlando de'paesi non era certamente possibile, che gli ordiuarj condotti potessero a dovere disimpegnare le loro incumbenze in un tempo, nel quale gli ammalati moltiplicavansi fuor di modo in tutti i punti del rispettivo circondario, e veniano presi da un male, che per il miglior successo delle loro operazioni avrebbe richieste continuate visite diurne e notturne. Raddop- '9 DQO piavano essi i loro sforzi per riuscirvi, non badando a fatiche, né a personali riguardi, ma pure delle grandi lacune si lasciavano dietro, ed il popolo sempre indiscreto gridava e declamava contro di loro. In tal frangente la Magistratura Provinciale pronta occorreva inviando i reclamati sussidj. E se alcuni medici e chirurghi non poterono giustificarsi delle censure, in cui incorsero, non si potrebbero però abbastanza encomiare i zelanti servigj prestali da molti medici provetti e da uu significante numero di giovani medici, i quali spontanei si profersero al pericolo, dove più infieriva il male, o vennero .in ajuto dei condotti, od a rimpiazzo di quelli che la stanca vecchiezza , le malattie e la paura aveva resi impotenti. Fidi seguaci del loro vetusto Antesignano, ed invaghiti più della gloria di giovare ai loro simili, che della corona d'oro e degli onori da quello riportati in Atene, 'in Ahdera e nel-rillirio a compenso delle cure fatte agli appestati, si abbandonarono essi ad ogni fatta di disagj, di pene e di patimenti per riuscire nel loro intento d' essere proclamali veri amici e benefattori dell'umanilà. Non minor, lode si meritarono que'filantropi, che non potendo giovare in altro modo si chiusero negli spedali, o recavansi nelle case dello squallore ad assistere gli ammalati lasciati in abbandono, a prender cura dei loro bisogni, a tergere le loro lagrime, a mondare i loro corpi. Le stesse donne, sublimi imitatrici d'ogni azione generosa, dimenticando il loro sesso, il loro grado, la loro condizione, vollero prender parte a tali ufficj, ed apprestare colle mani della pietà personificata il calice del conforto ai travagliati. Quello zelo ardente che scaldava gli animi di tutti quelli che più da vicino s' esponevano agli assalti del male, respirando a lungo l'aura dell'infezione, era il miglior anti- dolo, il più sicuro preservativo contro quel veleno fatale che congelava il sangue ed impietriva i corpi. CAPO XII. ED ULTIMO. Danni e vantaggi del choleras loro compenso recìproco. Quelle nazioni, quelle provincie che più riboccano di uomini, sono le più floride, le più potenti, le più felici. Ovunque s'accumuli un popolo attivo e laborioso, rendesi fruttifero il più sterile suolo, rien purgata l'aria dalle malefiche influenze, vengono rimossi gli sconci di un' ingrata natura, si l'avviva e si abbellisce ogni oggetto e si diffonde la gioja ed il riso, ove prima regnava la mestizia e lo squallore. L'industria, le arti, le scienze ed il commercio non tardano a spargere sopra di lui le loro dovizie, ed egli in cambio si moltiplica di più, si spoglia de' suoi difetti, migliora la naturai sua tempra, rinvigorisce i suoi spiriti, si fa temere dagli estranei e diviene col suo nerbo e colle sue forze il propugnacolo della sovranità, il campo fecondo del principe. Ma se per fatali combinazioni vengono a recidersi in parte i membri del suo corpo, scemano in proporzione le sue forze, si allentano le molle del suo potere, degradano le sue forme, la sovranità s'indebolisce, meno frutti raccoglie nel suo campo il principe. Ciò posto, di leggeri possono comprendersi i sommi danni che ha dovuto risentire la bresciana provincia per la perdita di un ventiquattresimo circa della sua popolazione in causa del cholera. E maggiori risulteranno tali danni a chi rifletta, che la recisione d'un sì vistoso numero dei suoi membri fu portala sopra quelli che la rendevano più fiorente e più cospicua. Tantoché io non esiterei d'asserire, 1C)1 che, fatto il dovuto conto dell' importanza degl'individui che in sì sgraziata emergenza hanno dovuto soccombere, il detrimento sofferto s'attenga alla perdita d'un diciottesimo dell' intera popolazione. Discendendo dalle idee generali ed astratte all'enumerazione dei danni ch'ebbe a soffrire la provincia, deggio primieramente far osservare come, essendo l'agricoltura la sorgente primaria della sua prosperità, la perdita enorme delle più utili braccia destinale alla coltura dei campi dovrà farle a lungo provare le tristi conseguenze d'una malattia che più estesamente e più profondamente la colpì ne' più importanti suoi membri. Se scarseggiava generalmente d'agricoltori questo suolo, il quale, per essere in molti punti di natura cretoso e di alquanto difficile lavorio, avrebbe richiesto un molto maggior numero di lavoratori permanenti di quelli che vi si trovavano, è certo, che l'aumentata scarsezza farà maggiormente risentire per l'avvenire il detrimento di campagne abbandonate o neglette, mentre gli stranieri in maggior folla accorreranno a raccogliere que' frutti, /die consumati in luogo moltiplicherebbero la fecondità del terreno ed accrescerebbero il nerbo della popolazione. Dopo l'agricoltura ne hanno sentito il maggior nocumento le arti e l'industria manifatturiera, essendo ad esse mancato il principale sostegno, l'ingegno e la mano d'un numero considerevole d'uomini attivi e laboriosi. Le magistrature e.d i pubblici uffiej si scossero alla perdita di non pochi individui di capacità distinta e d'intemerata virtù. L'istruzione elementare lamentò la perdita del suo capo e di qualche ralente maestro. La beneficenza si vide rapiti tanti e tanti che la rendevano splendida e segnalata. La nobiltà perdette parecchi de' suoi onorevoli mem- \ ag3 bri. Il clero fu sfiorato nelle sue dignità, ed in più luoghi l'u amaramente compianta la morte di pastori amorevoli e di zelanti curatori d' anime. La medicina si vide depauperata di qualche suo cultore, e le fu rapilo quello clic dall'uno all'altro mare dell'italica penisola accorreva a far più bello rifulgere il suo bel ciclo in chi era venuta meno la facoltà di contemplarlo. Mancarono non pochi seguaci alla musica, e tacque per sempre la melodica voce che tante emozioni seppe destare sui più acclamati teatri d'Europa. I proseliti di Marte e la gioventù ardente di foco guerriero videro spegnersi il campione, che poteva insegnar loro come si merchi la gloria sul campo. Si spezzò nel gran naufragio quella cetra gentile che il canto delle agnelle, degli olivi e delle acque fece eccheggiare ne' più riinoti lidi*, e si spense ad un tempo il pieghevole ingegno di lui che con magica possanza tramandava all' età future i fasti e le glorie di questo rispettabile consesso **. Ove più. minutamente si vogliano riandare i tristi effetti della gran calamità, debbo dire, che non vi fu casato, * Cesare Arici. Era questi travagliato da lungo tempo da malattia intestinale che lo avea ridotto in misero stato. L'influenza clio-lcrica non fece quindi che affrettare la sua morie , la quale non avrebbe,certamente tardato ad avverarsi, indipendentemente dal generale disastro clie colpi questa città. ** Queste notizie storico-statistiche intorno al cholera bresciano furono lette nell'Ateneo di Brescia in due tornate accademiche. La seconda lettura ebbe luogo il giorno sette maggio eh1 era la vigilia del triduo fissalo dalle autorità ecclesiastica e municipale per lo scioglimento del voto solennemente pronunciato il giorno ai giugno i836 dal prestantissimo Nob. Sig. Conte e Cavaliere Bartolomeo Fcnaroli I. R. Ciambellano di S. RI. I. R. A. in qualità di Podestà della R. città innanzi all' Illustrisi, e Revercndiss. Mons. Carlo Domenico Ferrari Vescovo. 2o4 non persona che direttamente o di sbalzo non abbia provato le sue amarezze e le sue pene. Talami vedovati, figlie derelitte, orfani in copia, gioventù rimasta senza guida, vecchiaje prive di sostegno e di conforto, amanti senza fidanzate, servitù senza padroni, pupilli senza tutori, negozj senza capo, poveri senza soccorrenti, cuori ben fatti senza amici, ecco le conseguenze di tante perdite sofferte. Aggiungami gli sbilanci economici ed i disesti delle famiglie per le straordinarie spese che hanno dovute sostenere, per la carezza dei generi di prima Decessiti!, pei viaggi incontrali dai fuggitivi, per l'arenamento del commercio, pel lucro cessante dell'industria e delle speculazioni mercantili e per le rendite minorate delle campagne lasciate in abbandono o neglette. I soli comuni ed i PP. LL. elemosinieri, ponendo in conto tutte le spese sostenute per T oggetto cholera, furono aggravati di non meno di 600000 lire. Né posso sorpassare i lunghi e crucciosi patimenti fisici e morali d'un gran numero di persone cagionati dallo sconquasso dei loro corpi, per cui tuttora risentonsi di gravi incomodi, senza parlare di quelle che perdettero la ragione o vennero in cronicismi incurabili, e il frutto andato a'male di tanti concepimenti, ed il corso interrotto della generazione. Lo spedale delle tpazze non si tosto fu dal male spogliato, che tornò a popolarsi con individui «he lo spauracchio cholerico fece impazzire. Nuovi mendichi e ben più compassionevoli, andarono a riempire i vuoti lasciati nella casa di Dio da quelli che furono dalla furia asiatica strangolati. I bisognosi di lavoro e di pane in maggior copia affluirono nella casa d'industria. Ma senza più olire diffondermi in s'i triste argomento che a tutto svolgerlo non sarebbe affare di poco momento e che ognuno ben comprende in tutta la sua estensione, 2g5 i giusto che io tempri il mio dire colla sposinone dei vantaggi che l'epidemia cholerica ha pur anche recato alla popolazione bresciana. E legge di natura che i beni cd i mali in questo nostro mondo siano sempre fra loro uniti e concatenati in guisa che gli «ni si producano dagli altri ; cosichè dal male ne venga il bene e dal bene il male. Vi ebbero gravi pensatori e medici distinti, che considerarono le pestilenze e l'epidemie in genere quai mali necessarii, come mondifìcatori della specie umana, come ventilatori della vila, come espurgatori de'corpi, e H tennero i più validi preservativi d'altre malattie ed idonei a prevenire quelle degradazioni, alle quali vanno continuamente incontro i popoli secondo l'ordinario andamento della vita. Per quanto rispetto io mi abbia per l'ottimismo, non posso considerare sotto un tale aspetto 1' epidemia che ha desolalo questa provincia, ma bensì con sentimento religioso per uno di que'flagelli, che a Diis iratis veniunl a punizione delle genti. Tuttavia, poiché la provvidenza ha stabilito che dal male emerga il bene, con più maturo riflesso potrei dire che le stesse gravi perdite- da questa popolazione sofferte le abbiano dato un impulso al suo miglioramento futuro. E si migliorerà essa collo scioglimento di tanti legami stretti con infausti auspicj, eolla fecondità di molte donne sterili , perchè erano mal accompagnate, colle geniali unioni che non potevano aver luogo per la contrarietà dei parenti, colla fertilità di tante zitelle che avrebbero dovuto invecchiare nel celibato*, con tanti matrimoni che i riguardi di famiglia ritardavano fuor di modo e cou quelli che si faranno da persone ch'erano dedite al libertinaggio, coi minorati sagrificj nell'ospizio degli esposti, e inline cogli stessi concepimenti che tennero dietro alla burrascosa procella. È certo, che se questa 1(ß riuscì fatale ai frutti già concetti e paralizzò, finché ebbe durata, le molle generative, si moltiplicarono i concepimenti dopo la sua cessazione e seguirono coi piti felici augurj; vum: Gratia pro mcrilis gloria inatris crit. Claram, ncc timeas, populi te diccre pergent, Accipies fidens si documenta Ducis; , Nomine qui Fibmus, summa ac virtute regendi Scrvabit sortes firmiter- usque tuas. Res studio, ingcnioque brevi componet amicus lile tibi, primuni restituetque deous. Fink dell' Opera. 3o- INDICE GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO SECONDO VOLUME PARTE PRIMA. TOPOGRAFIA SPECIALE DELLA. CITTA DI BRESCIA. .Proemio.............Pag. 5 CAVO PRIMO. Considerazioni generali intorno a Brescia ed al suo clima. Abt. i. Notìzie storico-generiche......» 7 Akt. 2. Costituzione del suolo clic sovrasta alla città dalla parte del nord.........» 1?. Art. 3. Colline che. circondano la città .... » i5 Abt. 4- Qualità Jìsichc del suolo che si disfende dall'est all'ovest dinanzi alla città.......» iG Art. 5. Clima di Brescia; cause che lo modificano. » 19 20 3oG CAPO SECONDO. Acque potabili. AnT. i. Sorgente di Mompiano ¦ . . . . . Pag- 21 Art. 2. Natura dell' acqua di Mompiano e sua riputazione............. »22 Art. 3. Provvedimenti che converrebbe adottare per mantenere nello stato di purità l'acqua di Mompiano. » 24 Art. 4- Acque dei Pozzi.........»16 Art. 5. Sorgente, di Rebuffone.......» 27 CAPO TERZO. Sulla città di Brescia in particolare. Art. i. Posizione geografica, suolo interno, forma e materiale costruzione.....* ...» 28 Art. 2. Sui fabbbricati ad uso di spedali, di ricoveri, . di scuole e di pubblici ufficf.......» 3i Art. 3. Biblioteca Quiriniana, Museo d'antichità. Mercato dei grani e Teatro........»32 Art. 4- Passeggi interni di Brescia.....» 35 Art. 5. Idrografia sotterranea di Brescia ...» 38 Art. 6. Acquedotti delle acque di Mompianoj fontane e canali scaricatori delle medesime .- . . . » 39 Art. 7. Acquedotti dei fiumi Celalo e Bovaj entrata di questi fiumi in città e low lucila per differenti sbocchi...........¦ . » m 3o Art. 8. Uso delle acque che sortono dalla città, ed inconvenienti che ne derivano......» 4a Art. 9. Quanto sì è fallo in pochi anni per migliorare il materiale della città, e ciò clic resterebbe a farsi. » '\i e 3oy CAPO QUARTO. Cause speciali d'insalubrità nella città. Art. i . Esalazioni nocive in alcuni quartieri e nelle case dei poveri...........Pag." ^5 Akt. a. Influenza nociva dell'aria di tramontana . » 46 Art. 3. Vantaggi e danni della, tramontana: e rintuzzalo l'impulso di questa dalla disposizione delle contrade............."47 Abt. 4- Inconvenienti cagionali dalle acque scorrenti dentro le mura civiche........"49 capo quinto. Intorno agli abitanti di Brescia. Art. i. Qualità fisiclie e morali dei Bresciani . . » 5i Art. 2. Qualità intellettuali e genio dei Bresciani . » 5i Art. 3. Progressi dell' educazione cittadina ...» 54 Art. 4- Educazione del povero trascurata j come dovrebbe essere diretta..........» 56 CAPO SESTO. Influenze che dilettamente o indirettamente dispongono gli abitanti alle malattie. Art. i . Clima, sue variazioni, stagioni, vento, caldo e freddo.............. Art. 2. Cibi e bevande j intemperanza..... Abt. 3. Generi che furono consumaliin Brescia nel 1834-Aht. 4 Arti e mestieri di Brescia ...... Art. 5. Indumenti dei Bresciani....... Art. 6. Costumi ed abitudini dei Bresciani . . 58 62 65 68 7' 73 Art. 7. Pregiudizj dannosi dei Bresciani. ...» 78 3(i8 CAPO SETTIMO. Malattie de' Bresciani. A ut. i. Corso ordinario della vita.....Pag. 83 Aht. 2. Malattie ordinarie.........« 84 Aht. 3. Malattie epidemiche ¦........» 88 Art. 4- Malattie endemiche........"91 Aht. 5. Malattie contagiose........»• y3 CAPO OTTANO. Sulla »ovulazione di Brescia. Art. ì. Movimento di essa nello spazio di 20 anni. » cyj Art. 2. Mortalità avvenuta nel corso dì cinque anni. » 101 Abt. 3. Matrimonj occorsi in Brescia negli ultimi cinque anni.............» io4 Aht. 4- Stato e condizione della popolazione hrescianaj agiatezza e miseria.........» 108 CAPO NONO. Spedali dulia città. AnT- 1. Spadale maggiore, o degli uomini . . . »in Art. 2. Spedale delle donne........» ii3 Aht. 3. Sulla direzione degli spedali . . . . . » ii5 AnT. 4- Parmacia degli Spedali.......» 120 A»t. 5. Collocazione inopportuna dello Spedale Maggiore...............»122 3o9 CAPO DECIMO. Stabilimenti di beneficenza. Art. i. Case di ricovero........Pag. 124 Art- 2. Orfanotroß, casa d'industria ed istituti elemosinieri .............»127 CAPO UNDECJMO. Personale e Polizia sanitaria. Art. 1. Medici^ chirurghi, levatrici e speziali . . » i3o Abt. 2. Polizia sanitaria della città e come amministrata .............» i35 CAPO DODICESIMO Sui contorni di Brescia. AnT. 1. Luoghi destinati alla tumulazione dei cadaveri j Campo santo e Eoppone........» i38 Art. 2. Raccolta esterna delle civiche immondezze j loro nociva injluenza.........w 14- r Art. 3- Passeggi pubblici.........» ip Art. 4- Gita al monte della Maddalena. Prospello della Lombardia............» i/\.5 Art- 5. Abitazioni dei cittadini sui colli e nella pianura che circonda la città.........» i55 Abt. 6- Divertimenti e spassi del popolo fuori della città. Un giorno d' autunno.......•> i56 Conclusione..............» i58 3io PAKTE SECONDA. NOTIZIE STORICO-STATISTICHE SUL CHOLERA. Introduzione............Pag. i63 C.U'O I. Costituzione dell'anno 1835 e del iS36/mo alla comparsa del Cholera in Provincia ¦ . . • » 169 Capo II. Condizione sanitaria della popolazione nel i835, e nei mesi che hanno preceduto il Cholera nel i836.............» 175 Cavo III. Comparsa del Cholera nella provinciaj suoi progressi, staio, decremento e fine.....» 182 Capo IV. Sintomi del Cholera, forme differenti ed andamento del male..........» 192 Capo V. Malattie secondarie del Cholera j Necrosco-piaj causa prossima.........» 203 Capo VI. Causa occasionale del Choleras come sia penetrata e diffusa in provinciaj circostanze che hanno favorita la sua azione.........» 209 Capo VII. Differenze cholerichej a quale specie sia da riportarsi il Cholera del i836_; raffronto di questo con quello che si diffuse epidemico nel 1827. » 226 Capo Vili. Indicazioni curative del Cholera j riinedj che furono adoperati contro di esso .... » 234 Capo IX. Pregiudizi e costernazione indotta nel popolo dalla pauruj sinistre conseguenze.....» 245 3.1 Capo X. Ragguaglio degli a unreal!, dei guariti e dei morii di Cholera, raffrontati colla popolazione e coli' ordinaria mortalità, corredato da tavole statistiche. .............Pag. ?.58 Capo XI. Ordinamenti profilattici ed igienici messi in opra contro il Cholera. Classi di persone che si sono meglio distinte nel soccorrere ì cholerosì . » 282 Capo XII. Danni e vantaggi del Cholera j loro compenso reciproco............*» 291