ANNO XI Capodistria, 16 Ottobre 1877 N. .2.0 DELL' ISTRIA Esce il lu ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre iu proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla, Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. NUOVA SERIE dì Effemeridi Giustinopolitane (Coìit. V. n. 19) Ottobre 16 1336 Bertrando patriarca d'Aquileia investe Gia- como de Tedaldini per conto di Artiluppo, nostro concittadino, dei feudi goduti dal suo padre Rantolfo. - 2. 17 1456 II patrio consiglio, presieduto dal pod. e cap. Mauro Caravello, vota la parte che si debbano multare conun grosso a beneficio delle mura volta per volta que' consiglieri che potendo non intervengono alle pubbliche sedute. - 1, - 148. 18 1659 Morte del nostro vescovo Baldassare Boni- facio Corneani da Treviso. - 11, - 106. 19 1300 Arrigo vescovo di Trieste dà a ser Andrea Giroldo, nostro concittadino, l'investitura del feudo di Calisedo, situato nella diocesi paren-rentina. - 2. 20 1386 Padre Benedetto, abbate di S. Maria del Can- netto di Pola e subcollettore della decima papale, condona al clero della nostra città e diocesi, rilasciandogli dichiarazione di pieno saldo col ricevimento di solo 128 lire, dappoiché la città e la diocesi si trovavano ridotte a cattivi passi dalla peste, dalla guerra, dagli incendii e dai latrocini. - 29. 21 1492 Ducale Barbarigo che accorda ai Minori Os- servanti di stabilirsi nella nostra città, di erigersi convento e chiesa sui fondi donati loro da Antonio de Almerigotti e consorte. - 1. - 265.b 22 1330 Melio de Prato, vicario nell' assenza del ve- scovo Ugone, autorizza la famiglia de' Verzi a chiedere a qualunque altra curia dei vassalli l'investitura del feudo delle decime di Gemme. - 2. 23 1485 II vescovo Iacopo Valaresso dichiara Vergerio de' Vergerti decaduto dei feudi per non aver chiesto la rinvestitura a debito tempo, entro l'anno cioè ed il giorno. - 10. 24 1487 Ducale Barbarigo che officia il pod. e cap. Francesco Nani di proibire a tutti del distretto il taglio delle quercie sotto pena di lire 25. per àlbero e confisca del medesimo. - 1, - 252.b 25 1458 Ducale Malipiero al pod. e c?ip. Donato Cor- ner, perchè non vieti le offerte per la crociata, predicata da Fra Marino da Siena. - 1 - 162.b 26 1509 Michele marchese Gravisi, capitano veneto, affronta presso Raspo la truppa austriaca, comandata da Sigismondo de Herber$teìn, ed ivi muore la morte dei prodi. - 15. - IV, - 59. 27 1467 Ducale Moro che autorizza il pod. e cap. Giovanni Dr. Alberti a permettere al vescovo tanto la vendita qnanto lo scambio d'un suo terreno. - 1, - 195> 28 1265 II nostro capitolo accorda al convento di San - Miohelo Ai M»nwio il «jviartoao olia poraopiva nella nostra città. - 2. 29. 1738 Don Andrea canonico del Tacco, vicario capitolare, concede, a Gabriele Grisoni di erigere ne' suoi beni in Bosamarin una cappella dedicata a San Girolamo. - 10. 30 1279 Raimondo patriarca riceve in Lodi il processo, concernente la nomina del nostro vescovo, ove alcuni canonici eleggono il proprio decano don Odorico, ed altri il canonico don Benvenuto Bono, pievano di Sacile. - 9, XXIV, - 441. 31 1483 Ducale Mocenigo che ingiunge al pod. e cap. Nicolò Pesaro di tutelare il Padre Giacomo, vicario dei Minori Conventuali in ìoco, contro certi maligni che avevano congiurato contro di lui. - 1, -238.,. (^©$023© © © © © 03 ffifl © CD ft 5 per la conoscenza delle cose istriane. Elenco alfabetico degli Autori delle lettere contenute nell^ Corrispondenza scientifico-letteraria del Presidente Conte ^iaw miir^Ss®)® oasm (V. Provincia pag. 133) A- Algarotti conte Francesco Adami Abbate Antonioli P. H Amoretti Ab. Carlo Affò P. Ireneo Arrivabene Conte Andres Ab. Giovanni Asquino Co. Fabio 33. Baretta Co. Francesco Bini Ab. Giuseppe Bocchi Ottavio Bartoli Giuseppe Brunati Gio. Francesco Bonioli P. Brunacci Ab. Bianchini D.r G. Fortunato Bassi Lauro Prof. Bertoli Co. Gian Domenico Canonico Borromeo Contessa Clelia Grillo Benedetto XIV Beccerini (Annali di Lucca all'anno 1158) Borgo Cav. Flaminio Boscovich P. Beccaria Marchese Cesare Banneret Ostervales Bindi Luigi Barbarigo S. E. Girolamo — Veneto Barbaro D.r Marco Bianchi P. D.r Isidoro Bonomo Andrea Borsa Ab. Matteo Bartolini Francesco Bettinelli Ab. Saverio Boccolossi Girolamo Kertoiini uiov. riatta (Jav. Buoncompagni Cardinale Bodoni Giov. Batta ttus àhm&saS. «ÌW ita» '«i Carli Co.. Gian Rinaldo Carmeli M. A. Padre Campo San Piero Guglielmo Calza D.r Alberto Crispi Co. Achille Colombo P. Gio. Alberto Carli Marco Antonio Custodi Giovanni Angelo Calogerà P. D.r Angelo Corner Flaminio Senator Veneto Cocchi D.r Antonio Corsini Odoardo Padre Costantini Avvocato Giuseppe Antonio Citmar Fulgenzio Contini Tomaso Antonio Chiodini D.r Tomaso Caldani Leopoldo Clavisero Ab. Francesco Saverio Chiaramonti Giov. Batta Cortenovis Padre Cestari Abbate Cesarotti Ab. Melchiorre Carli Co. Stefano Carli Co. Sebastiano Carli Ab. Girolamo 13. Donati D.r Vitaliano Donati Sebastiano Ab. Durini Cardinale Diodati Avv. Luigi Diodati Domenico Du Prè De S. Maur E. Emo Procurator di S. Marco F. Flavio Co. Francesco Canonico Farsetti Giuseppe Nob. Veneto Facciolati Abb. Forcellini Abb. Foscarini Marco Cav. Procurator di S. Marco ' Fabrizii Carlo Fiorentini Francesco Maria Fraggiani Marchese Frisi P.e Paolo Fontana P.e Gregorio Farsetti Balio Flangini Cardinale Francesconi Abb. Daniele Fumagalli P.e Abb. Ferrari Guido P.e Gravisi Marchese Giuseppe Gori Preposto Gozzi Co. Gasparo Goldoni Carlo Avv. Guerra Cav. Co. Spagnuolo Guarnieri Copimendatore 'Gilles cav.'Olantféso Ginori Marchese Carlo Guazzesi càv. Lorenzo Gravisi Marchese Girolamo Goraui Co. Giuseppe Grotta Giuseppe Giusti cav. e Barone Jageman K. Kaunitz S. A. S. Principe a , J_j. B . bo Liruti Giov. Giuseppe Lami Ab. Giovanni Landi P. Antonio Landriani Marsilio Lorgna cav. Leggeri Aug. Lanzi Ab. Luigi Lami Ab. Luigi M. Marco Giacomo Maffei Marchese Muratori Prospero Mazzucchelli Co. Giov. Maria Morgani Giov. Batta Manzioli Domenico Monte Antonio . . Maupertuis Maggi Pietro Mocenigo Soranzo Gio. Tomaso Sen, Veneto Malaspina Manfredo Marchese Mazzucchelli Co. Filippo Moscati D.r Pietro Majnoni P. Giovanni Molina Giov. Ignazio Moretti Paolo Macca D.r Gaetano Girolamo Memmo Andrea Procurator di S. Marco Mandelli Giov. Francesco Arciprete Mandelli Pedri P.e Mozzoni D.r Carlo Marchini D.r Giovanni isr. Negri Mosignor Gasparo Vescovo di Parenzo Nicolini Marchese Antonio Abb. Neri Pompeo Nani Bernardo Senatore Veneto Nerini Padre Abbate O. Ottolini Co. Ottolino Ossorio Cav. 3?. Poleni Marchese Giovanni Pappiani P. Alberto Pacciaudi P. P. M. Pasini Abb. Giuseppe Passiouei Cardinale Piatoli Abb. Scipione Parino Abbate Pagnini Giuseppe Maria Pellegrini P. Domenico Maria Pujati Domenico Pozzi Abb. Giuseppe Q. Queruli Cardinale R. Rubeiš Bernardo Riceputi Filippo Riva Lodovico Rinaldis Co. Girolamo Rodella Abb. Giov. Batta Ristori D.r Giovanni Rosa Cav. S. Stellini Piidre Solis Abb. Giov. Francesco Sibillinin Abbate Clemente Sciavo Domenico Canonico Scalabnni G, Antenore Somis Ignazio Strafico .Simeone Sangiova .ui Francesco C. SimòDetti' Marchese Sperges Barone Sarchielli Antonio Sarchietti' Antonio T. Torelli Giuseppe Tartarotti Abb. Girolamo Tartini Giuseppe Toaldo D.r Giuseppe Testa Abbate Tiraboschi Girolamo Cav. Trieste Giov. Canonico Torres Abb. Antonio V. Volpi Giov. Antonio Valisnieri cav. Antonio Verri Co. Pietro Verri Co. Alessandro Visconti Co. Nicolò Valentinelli Abb. Francesco Ventura Giov. Batta Z. Zeno Apostolo Zanetti Giuseppe Zaccaria P. Francesco Antonio Zanon D.r Antonio Zanetti Guido Antonio Zanetti S. E. Guidant Zustiniani S. E. Girolamo Ascanio Zamagna Co. Bernardo Zustinian S. E. Girolamo Antonio Il nostro periodico s' è occupato più volte intorno al lodato poeta istriano Besenghi, ripetendo pure quanto dissero degli scritti di lui, celebri letterati italiani, tra cui basti rammemorare un sommo — "NICOLÒ TOMMASEO» -— il quale pregiavasi altamente dell'amicizia del nostro illustre comprovinciale. Anche di questi giorni abbiamo letto con grande compiacimento come un altro esimio italiano — Giacomo Zanella — emulo alMaffei, all'Aleardi, al Prati, abbia discorso in una sua Memoria della vita e degli scritti del nostro Besenghi; e il dottissimo lavoro fu letto non ha guari dall' autore stesso nel Regio Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti ; indi stampato negli Atti di quell 'Istituto. Ora, 1' Unione, cronaca capodistriana, ne ha già pubblicata una parte nel N.0 1." dell'anno IY, omettendone qualche brano, per motivi com1 ella dice, che „non fa d'uopo accennare". Noi la riproduciamo quale la troviamo in quel periodico, contenti di poter servire anche così al nostro programma, che è di accogliere sempre quanto giova ad illustrare degnamente la provincia dell'Istria, e questa volta poi sotto l'egida di un carissimo nome — di Giacomo Zanella : — DELLA VITA E DEGLI SCRITTI di Giuseppe Pasquale Besengiii degli Ughi Premetto i debiti ringraziamenti al venerando Pierviviano Zecchini di S. Vito al Tagliamento, che pregato dal nostro collega professore Pirona, mi fu cortese delle poche notizie, che ho potuto raccogliere del Besen-ghi, col quale visse qualche tempo in Grecia, e al quale professò costante e sincera amicizia. Il Besenghi nacque il 4 aprile 1797 in Isola d'Istria, ameno luogo, con innanzi un ampio prospetto di mare, ed alle spalle una graziosa curva di colline coperte di ulivi e di viti. La famiglia Besenghi degli Ughi venne in que' luoghi dalla Toscana nei tempi, è a credersi, dello civili discordie, che funestarono più che altra parte quel cuore d'Italia. Il prenome Besenghi io credo che derivi da Besangue, abbreviato di Bevisangue, ch'io trovai nell' albero della famiglia de' conti Guidi ; gli Ughi sono ricordati da Dante nel Paradiso; e presso Firenze una bella collinetta si chiama ancora Montughi. Più non esiste l'antico castello de'Besenghi ; ed il nostro scrittore nacque in un palazzotto modesto, non privo per altro delle eleganze di un'agiata fortuna. Lascio a' critici moderni il piacere di mostrarvi il pensoso fanciullo seduto sopra uuo scoglio guardare il mare col presentimento della futura sua gloria; lascio a loro il descriverlo errante e lagrimoso lungo quelle acque non più solcate dalle flotte veneziane, che aveano nell'Istria sicurezza di scali e di porti. Io vi dirò co' nostri buoni vecchi, che il Besenghi fanciullo fu posto a studiare nel ginnasio vescovile di Capo d'Istria; e che, per quanto lo consentiva l'indole sua inquieta e tempestosa, vi fece profitto. Io lo argomento dall'amore del latino che manifesta ne' suoi scritti; e dallo studio delle grazie del dire, che giovanissimo lo rese in qualche pagina scrittore perfetto. Venuto all'Università di Padova, vi trovò fresca ancora la memoria di Cesarotti e di Foscolo; Barbieri v' insegnava; Carrer già si faceva conoscere per la felicità de' suoi improvvisi. Egli stesso, in articolo dettato per un foglio di Trieste nell827, ricorda quel tempo: "tempo felice di giovanile impazienza, cli'è tanto amabile in quella età; quando se mi aveste dato il Perù non sarei uscito di casa senza aver Dante ed Alfieri in saccoccia; ch'io pure voglioso di esser posto nel novero onorato della tragica schiera presi a verseggiare una Francesca da Rimini. Mi ricordo che l'immaginai passeggiando per le rive del Brenta in compagnia di Raffaelo Uzielli, elettissimo spirito toscano, che anco mi aiutò in quel mio primo concepimento». L'Uzieli ha bel nome fra i cultori delle belle lettere per una elegante versione del Riccio rapito di Pope. Così questi due giovani ardenti e ingegnosi si davano scambievole aiuto ne' loro studii; e certo passeggiando insieme nel Prato della Valle, si saranno scontrati più volte in un giovane dalmata che sorreggeva il fianco d'un venerando sacerdote, il Melan ; era Nicolò Tommaseo. . . . Compiuto lo studio della legge, ma con la mente immersa sempre ne' poeti, specialmente nel Parini, ed insignito della laurea dottorale, il Besenghi fece ritorno alla sua Istria. Trieste era successa a Venezia ue' commerci dell'Adriatico; quindi molta operosità, molto movimento molta ricchezza. ... Il Friuli è alle porte dell'Istria, come due famiglie d'uno stesso saugue vicine. Nel Friuli ebbe stanza più volte il Besenghi ; ma gli anni primi dopo la laurea, li passò in Trieste facendo pratica di avvocatura ; annoiato indi delle minuzie e delle brighe del foro, cercò più riposata occupazione nel tribunale di quella città. Era a que'giorni governatore di Trieste un principe di casa Porcia, nelle cui sale la sera si raccoglieva il fiore de' Triestini e degli illustri stranieri che ragioni commerciali o militari traevano alla giovane rivale di Venezia. Il Besenghi fu accolto. Parlatore fervido, immaginoso, veloce, benché da principio scilinguasse; miniera inesauribile di motti, di arguzie, di aneddoti, di frizi e di sarcasmi, non sempre conditi del mele delle grazie, il Besenghi gettava a suo senno il riso o il corruccio, la baldoria o il silenzio in mezzo a quelle scranne aristocratiche o milionarie. Sembra che troppo confidentemente egli trattasse lo staffile del suo Parini; e che il principe Porcia di Trieste non fosse il conte Firmian di Milano. Io non ho potuto, e forse nou ho voluto trovare le cause, per cui il Besenghi dopo qualche tempo, non pose più piede in quelle sale. Mutando d'un tratto il tenore del vivere, egli in città così romorosa viveva solitario e taciturno; era spesso veduto he' suburbani passeggi con un classico in mano; raccoglieva il suo spirito e riandava quelle memorie, che gli porsero materia agli Apologhi, che quantunque stampati dal Crescini in Padova nel 1828, pure si devono attribuire a questi anni del poeta. Sono : il Macacco di Mustafà lascia dalle tre code; le Talpe; due medici; Caronte e Mercurio; Lica buffone e VAsino alato, più tardi vi aggiunse Namrod ossia il Miào, il Ballo dei ranocchi, la dea Scempiag-gine. Passati que' tempi, quegli uomini e quelle cose, ci riesce ora impossibile scoprire i nomi reali nascosti sotto que' veli fantastici ; nè, se io sapessi, li ridirei fra queste pareti. Ma la festività del racconto, la bellezza dello stile, e la purità'della lingua è tale e tanta, che quelle favole si leggono ancora con diletto. V' ha qualche cosa del sapore attico, che Leopardi pose ne' suoi Paralipomeni. La Biblioteca italiana in un articolo dell'agosto 1828 ne dava un giudicio ch'io inclino a credere dettato da personale livore; che non fu il primo, uè sarà certo l'ultimo esempio del come si faccia la critica letteraria in Italia. Devo confessarvi, o signori, che nella vita del Besenghi fu un tempo, in cui l'intensità degli studii non bastò a tenerlo immune dalle colpe della giovinezza; per cui il suo nome corse più volte sulle bocche degli oziosi e dei maligni. In un sonetto ad un' attrice ha scritto : .... Angelo a queste Genti, che ti mirar, fosti improvviso; Angelo a me, che in mille atre tempeste Avvolgesti, onde avrommi e scorno e riso. A trarlo da siffatta pece venne la rivoluzione di Napoli. A Trieste il Besenghi aveva conosciuta e compianta la bella e sventurata regina Carolina Murat, che vi viveva sotto il nome di contessa 'di Lipona. L'immaginazione di lui prese fuoco; e senza molto certificarsi dello stato delle cose, partì pel mezzogiorno d'Italia con un amico. Era questi un giovane di Pordenone, di altissimo ingegno, Raimondo Ippoliti, col quale cercato invano un imbarco a Trieste, traversata a piedi la Dalmazia, noleggiò una barca peschereccia, che lo pose a Taranto. Fortuna volle che i due animosi giovani fossero per tempo avvertiti. Re Ferdinando aveva già tolta la giurata costituzione, ed un esercito austriaco, sotto il maresciallo Frimont, era entrato nel regno. 11 Besenghi e lTppoliti rifecero in fretta il cammino e approdarono a Ragusi; donde traversata a piedi di nuovo la Dalmazia siuo a Veglia, mangiando ne' tugurii coi contadini, senza scarpe, senza vesti, dopo lunghissimo giro, evitata Trieste, per Gorizia ed Aquileia giunsero ad Udine. Il Besenghi ebbe ospitale accoglienza in Ra-muscello, bella villeggiatura del nostro collega conte Gerardo Freschi- Quel che avvenisse allora dell'Ippoliti non so; conosco soltanto che dopo molte vicende fermossi a Liverpool in Inghilterra, ove molti anni dopo morì professore di matematiche. Il nostro poeta visse alcuni anni nel Friuli fra le dolcezze degli studii, dell'amicizia e dell'amore ; ma la polizia dell'Austria non gli lasciava sonni traquilli; cosicché il desiderio di lasciaro l'Italia di giorno in giorno gli si faceva più forte. Scriveva nel finire del 1826 nn'ode — l'Amore — fctiìg termina con questi versi: Il dì verrà che l'italo Fia rintegrato onore; Surti gli antichi spiriti Virtù contro furore Vestirà le temute Armi a comun salute. Io noi vedrò; chè i patrii Numi vonuomi in bando ; Felice! se il mio genio Trarrà meco esulando ; Genio indomo e severo Propugnator del vero. (Continua) ìfotizie storielle di Barbana Informazione della giurisdizione di Bariana e di Rachele in Istria (Continuazione, e fine, vedi numero 19) Per mancanza di scritture non si vede chiaramente con qual titolo il detto terzo passasse nella casa Contarmi e Giustinian-Lolin e solo da un accordo sta->ilito con la casa Loredan, 1691 1 novembre, presentata in Atti del Nodaro Giov: Ant. Mora il 17 Gennaio 1692 si scorge, che i detti Giustinan-Lolin, e Contarmi ottennero il 15 decembre 1679 in vestitura feudale nel detto terzo di Giurisdizione, che fu combat-tata dalia casa Loredan, e che per sopire tale differenze sono divenuti a detta Convenzione, nella quale jopo l'iniziativa della motivata pendenza sopra l'investitura feudale 1679, di porzione del Luogo di Barbana, restò .stabilito che intendendosi moderata l'investitura contenziosa massime col riflesso che la giudicatura e gli altri Atti Giurisdizionali sono stati praticati dalla casa Giustinian, cedeva alla casa Loreto qual si sia porzione, azione, e ragione, che per qualsivoglia causa potesse aspettare alla casa Giustinian-Lolin nel detto luogo di Barbana; di modo che mai più potesse prendere azione o ingerenza immaginabile, ma tutto fosse, e s'intendesseaspettarea Loredan così volendo Giustinian che fosse in perpetuo osservato e mantenuto sotto pena di pagare alla casa Loredan, e successori Dj. 1500. - Ciò fi accordato, perchè all'incontro i Loredan s'obbliga- . rono di pagare ogni anno ai Giustinian eredi e discen-j denti Dj. 120, retti da gravezze e decime, e furono j anche abilitati i Loredani a poter fare assegnazione di un livello di eguale rendita. E perchè dall'anno 1683, sino al detto tempo era stato affittuale dei detti N N. U U. Giustinian e Contarmi, Giacomo Barbato fattore in Barbana del loro sunnominato terzo come dall'affittanza 1 Luglio 1683. ed era debitore di affitti decorsi, così cede Giustinian a Loredan L. 5Q35 del suo credito per dover Loredan corrispondere altrettanta somma a Dj. 90. all'anno. Del titolo Contarmi non si vede alcun' altra scrittura, e solo nelle divisioni seguite il 19. Febbraio 1717. M. V., come si è detto, vengono addossati a Barbana i due aggravj Contarmi e Giustinian-Lolin di aunui Dj. 240 in tutti, congetturandosi che un tale titolo possa dipendere da qualche contratto, simile a quello stipulato con Giustinian-Lolin. Dal soprannominato fattor Giacomo Barbato pervennero nell'eccl. casa Loredan i seguenti beni in diffalco del di lui debito incontrato colla medesima come fattor in quel luogo di Barbana, liquidato d'accordo in L. 18213. 13. 6. per le quali a debito dello stesso Barbato, ed a credito Loredan fu stipulato istru-menti di livello 1693. 13. Giugno, e nella qual somma sono comprese le L. 5035. 10. cedute da Giustinian Lolin, fondato detto livello sopra varj Beni ivi dichia-j rati, e nell'anno 1704, con volontario costituto 13. i Febbrajo furono da Bouetta relitta del q.dm sig. Bar-! bato rilasciati. I beni nella Villa di Barbana descritti in processo ad 12, per l'importare di L. 13720., nel qual pure esistono altre scritture di lite, avuta per conseguir il residuo contro Francesca madre, e Domenica figlia, rispettive del q.dm Giov. Batta. Guzzetto, e di Foscarin Filaretto, possessore uno, e 1' altro pieggio d' una casa in Pola che fu di ragione del debitore Barbato, e pende in appellazione al Collegio de XII sopra una discordia del Magistrato di Capodistria al taglio, o laudo della sentenza del reggimento di Pola 1708. 7. Marzo contro Loredan seguita, uè altro può aggiungersi intorno Barbana, e Rachele, ossia Castelnuovo, poiché niente di più somministrano le scritture, se non che tuttavia per conto di detto Barbato, i Loredani appariscono residuarj creditori di L. 3500. Ciò che per l'antescritta informazione possede la casa Loredan si è: La padronia assoluta di Barbana e villa suddetta, e l'assoluto dominio sopra i sudditi di quella giurisdizione senz'aldina dipendenza. Per acquisti di Barbato, Beni nel luogo sopraddetto di Barbana. AGGEAVJ Aggravio a Cà Contarini e Giustinian-Lolin in tutto per annui Dj. 240., la giurisdizione soprascritta oltre il terzo che per le divisioni 1547, passò in q.dm Lorenzo Loredan q.dm Girolamo, che fu del serm0 e poi nella di lui discendenza femminina fu vincolata colla facoltà tutta Loredan a fidecomisso nella discendenza mascolina in perpetuo da Mons. Francesco Abb. Loredan q.dm. Girolamo con suo testamento 1600. 18. Gennaio N. V., e successivamente da q.dm Lunardo che fu di q.dm Girolamo con altro suo testamento 1618. 22. decembre e da Francesco Loredan q.dm Girolamo che fu di q.dm Lunardo con codicillo 8. Agosto 1665, e sotto il vincolo stesso tuttavia si conserva nei N N, U U. Loredani viventi ; ma pure nou sia soggetto al vincolo stesso il detto terzo, che non esisteva nel-l'eceel., casa Loredan al tempo di dette disposizioni, e con la pensione di Dj. 240 annui, fu solo ricuperata coli'accordo primo novembre 1981, tempo posteriore a detti testamenti e codicillo alla condizione dei quali meno possono essere soggetti i beni acquistati dal Barbato nel 1704, per ragion del tempo d'acquisto. sy\ ©©msM ^©ffkìì i. •Bsil 0108 ,P1T»1jIT08 «HI» lfuju, ->v 10 sull'istruzione popolare Chi temo che il diffondersi della istruzione abbia a mettere lo scompiglio nella società, facendone un vivajo di dotti che poi non ne vorranno sapere di stromenti fabbrili e di pan bigio, si acqueti pensando che le scuole popolari non le abbiamo inventate noi, secolo delle rivoluzioni e delle scoperte. La loro esistenza è uno dei primi ricordi. Da quando l'alfabeto entrò in Grecia, portatovi probabilmente dal fenicio Cadmo, la bagatella di trenta-cinque secoli fa, le lettere sottratte al monopolio, diventarono uno stromento di uso comune, e il loro magistero fu 1' oggetto di libero commercio. In Atene s'insegnavano in iscuole gratuite il leggere e lo scrivere, la poesia e la musica. Secondo Plutarco, esistettero pubbliche scuole a Gabie nel Lazio, prima che Romolo ponesse mano al portentoso suo aratro. Più tardi, la stessa Roma compensò le'pVòvin'cié' ilc'é6!fttc"dalle~-6ue armi, recando ad esse i semi della civiltà, mercè le scuole cha affidava al patrocinio de' Municipi. Al declinare dell'impero d'Occidente, quando colla ruma di Roma minacciava d'andare sommersa del tutto la civiltà di tanti secoli, la democrazia- cristiana scampò le reliquie della scienza, istituendo le scuole monastiche ed episcopali.. Carlo Magno, che, al dire de'suoi medesimi lodatori, dettò dei codici prima di sapere scrivere ; correttamente il proprio nome, fece ammenda della giovanile ignoranza, fondando nella reggia quelle scuola che furono perciò dette Palatine ; e nelle quali, a dare il buon esempio, s'inscrisse egli medesimo il primo degli auditori, e per le quali vuoisi abbia compilato il testo di una grammatica. Per molti seeoli di poi, poco o nulla ci narrala storia d'istruzione pubblica, e certamente non abbiamo a lodarci dei tempi segnati da tale silenzio. Ma venne il giorno in cui .la stessa tirannia parve ripudiare l'ignoranza, che prima aveva accettata come il motto parlante della sua bandiera. Per non cercare esempi fuori di casa nostra, mio dei peggiori Visconti, recò al suo massimo splendore l'Università di Pavia; e durante la signoria, degli Sforzeschi,, Milano contò un gran numero di scuole, parecchie fondate per cura di privati, tutte accessibili al pubblico'e quasi tutte gratuite. Fece di più l' elettore Giovanni di Sassonia nel- l'anno 1573. Egli non solo istituì molte scuole, ma decretò l'istruzione obligatoria. Noi vogliamo ed ordiniamo, dice egli, che ogni Comune abbia una scuola regolare, che i genitori vi mandino i loro figliuoli . affinchè sieno educati al rispetto abituale della legge. La nobiltà francese nel 1582 fece istanza presso Enrico III, onde ottenere che fossero puniti i parenti che non mandavano i loro figli a scuola; e all'incirca nell'istessa epoca il Parlamento di Scozia, corpo aristocratico, per eccellenza, pubblicò una legge che obbligava ciascun padre a mandare alla scuola almeno il primogenito suo, affinchè vi apprendesse la grammatica. Questi due fatti, suffragati da parecchi altri d'c-gual natura, ci dovrebbero rattenere dai giudizii preci- j pitati sulle cagioni della antica e proverbiale ignoranza | delle plebi. Tutti i mali, a sentire taluno, sono sempre I il regalo dei ricchi e dei potenti. Ma è egli proprio così ? In Prussia l'istruzione fu dichiarata obbligatoria nel 1763 *), e in Francia nel 9 dicembre 1793, quando la Convenzione, confermata la legge che ordinava la fondazione delle scuole primarie in tutti i centri di popolazione d'oltre 400 abitanti, comminò ai genitori, e ai tutori, che non vi mandassero i loro figli o pupilli, un'ammenda pecuniaria eguale al quarto della loro ren- j dita. Ma il più consolante di tutti gli augurii ce lo pone De Salvandy alla Camera dei deputati di Francia, nel maggio 1846, dicendo: La loi sur V instructionl primaire prépare V epoque où la plus irremédiallé j des inégalités, celle qui séparé V instruction de V i- j gnorance, aura disparu du milieu de nous. G. Beìgicjoso j *) 11 dovere della istruzione ha messo tali radici in Gernia-j nia, clie vi si usa per esprimerlo una parola apposita, sconosciuta a tutte le altre lingue: Sohulpflichtigkeit (Schirte scuola — Pflicht j dovere). _ le porte di bronzo di Pavia Una Commissione pavese si recò nel decorso-1 settembre a Ravenna per ricevere in consegnagli avanzi delle porte di bronzo di Pavia, tolte a questa città in una delle antiche lotte fraterne, dagli antenati ravennesi. I rappresentanti di Pavia vennero degnamente accolti; si pronunciarono discorsi, si strinsero le destre in fra-tellevole atto. Ecco pertanto l'epigrafi che furono scolpite su marmo in quella lietissima occasione: (A Ravenna nell'atrio del Palazzo comunale) I. Erano qui gli avanzi delle porte di bronzo J tolte dai Ravennati a Pavia - il Municipio j detestando i civili odii — le fraterne discordie ,i e le ambizioni e le gare i che fecero fra loro nemiche le terre d'Italia in segno di perpetua concordia vollero che alla illustre città fossero restituite i XI settembre MDCCCLXXVII (A Pavia nell'ingresso della Sala del Palazzo comunale) Questi avanzi delle vetuste Porte di Pavia più volte trofei di guerre civili per magnanimo pensiero restituite da Ravenna sono oggi argomento di esultanza tra le due città desiderose di mutare i vestigi delle antiche discordie in pegno di unione e di patrio amore XIII settembre MDCCCLXXVII ^NOTIZIE La Giunta Provinciale nella seduta del 26 settembre deliberava: Un telegramma di condoglianza all'Ordinariato Vescovile per la morte dell'illustrissimo e reverendissimo Giovanni Giuseppe Vitezic, vescovo di Veglia, e deputato provinciale. Rimetteva all'eccelsa Luogotenenza un dettagliato parere in oggetto della regolazione del fiume1 Quieto, in seguito a supplica dei Comuni di Montona e Portole a quella rassegnato; parere che concretavasi nei punti seguenti : 1. Che sia mandata innanzi la esecuzione del progettò di bonificamento della Valle Inferiore del Quieto. 2. Che sia studiato ed approvato frattanto il progetto tecnico pella regolazione delle acque nella Valle Mediana in armonia con quello della Valle Inferiore, per potere indi estendere il bonificamento dei terreni anche a quella parte di Valle. 3. Che sia proceduto tosto alla costituzione di un consòrzio dei possessori dei fondi nella Valle Mediana, all'oggetto di mantenervi sgombri dagl'interrimenti i canali traversali, e scavare il letto del fiume Bottonegla, fino a tanto che riesca di eseguire anche in questa parte della Valle un più completo piano di regolazione delle acque. Dirigeva poi essa Giunta alla famiglia del defunto Cristoforo d.r de Belli, deputato provinciale, analogo telegramma di condoglianza, delegando il vice capitano provinciale d.r Andrea Amoroso, e 1' assessore dietale d.r Andrea de Petris a rappresentare la Giunta istriana SffafóKÌfli?rocfl l'"n »irfoltO O oinois ! D L'egregio bibliotecario civico di Trieste, Attilio Hortis, fu nominato dal regio Ministero italiano della Pubblica Istruzione — membro della regia commissione per i testi di lingua. Nella insigne cattedrale di San Giusto della stessa città, furono trovati chiusi in un muro due vecchi stendardi, uno de'quali porta la data dell'anno 1745. I lavori sulla ferrovia pontebbana procedono colla massima alacrità, tanto sul territorio italiano, quanto sull'austriaco; per cui è ormai certo che la congiunzione avrà luogo nella primavera del 1879. A Rovigo fu inaugurato un busto al viaggiatore Mianl_______________' Il capitano Romolo Gessi, che sta per partire per l'Egitto, ricevette dalla Società Geografica Italiana una medaglia d'oro, la quale gli era stata decretata solennemente per la sua circumnavigazione dell' Alberto Nyanza. Un dispaccio giunto al Ministero italiano degli Affari Esteri, reca che nel mese decorso venne aperta a Santiago di Cuba, con molta solennità, l'urna che conteneva le spoglie mortali di Cristoforo Colombo. A Palermo è giunto l'illustre storiografo tedesco, Teodoro Mommsen, ivi recatosi per istudiare le iscrizioni latine del Museo palermitano. Parga è la celebre cittadetta della Turchia europei, che ispirò all' italico Tirteoj Giovauni Berchet, I profughi di Parga, lirica stupenda per verità di colorito e per armonia di verso. In Parga nacque 1' eroe di Chio, di Tenedo, di Samo, di Mitilena, — in una parola Costantino Canaris, famoso pel suo accorgimento e per l'indomabile coraggio. ncfaC Nato da umile marinaio, e umile marinajo; ei stesso, < pervenne co' suoi talenti e colla fermezza de' suoi propo- ' *' siti ai primi onori: ammiraglio, senatore, presidente -, dei ministri. Ed ora Canaris non è più! È morto a 85 auni ; ' ' ; ma la sua perdita è vivamente sentita in tutta la h -Grecia. UUA- A1 teatro Manzoni di Milano fu data PjAiilnlaria di Plauto, tradotta dal signor Vincenzo Trambusti, il quale ha il merito sommo di avere conservato alla bella commedia (scritta da Plauto 21 secoli fa) quel suo1' - piccante _ sapore di arcaismo. Il successo, a dire dell'il- 'v'CA lustre critico Filippi, fu non d'entusiasmo, ma di riguardosa e rispettosa ammirazione. Il governo repubblicano di Francia si dà ogni premura perchè i locali dell'Esposizione sieno ultimati il „ più presto. A vista d'occhio s'innalzano le mura dèi palazzo del Trocàdero, ed è pressoché finito il muro circolare dell'immensa cupola centrale. 1 terreni destinati alle diverse nazioni straniere sono stati consegnati alle rispettivé commissioni, che ne hanno preso possesso. Cose locali L' egregio professore Federico Simzig, fu trasferito dietro sua richiesta da questo Ginnasio, dove insegnò per un quinquennio, a quello di Gorizia, sua patria. Appello agli enologi italiani Il Comitato costituitosi in Venezia pel carnovale 1878 venne in pensiero di affidare ad un Sub-comitato l'incarico di promuovere a Venezia per quell'epoca una Fiera ed Esposizione di vini, nelle quali fossero accolti tutti i tipi migliori delle Regioni vinicole d'Italia, costituendo poi per quelli della Regione, veneta, più bisognosi di incoraggiamento, oltre che il diritto d' ammissione al concorso generale, anche un separato , e speciale Concorso 'a premii. Si è inoltre deciso di aggregare all'Esposizione di vini una separata sezione per Y Esposizione dei liquori, aprendo anche per questo importante ramo d'industria un apposito Concorso a premii. Inutile sarebbe l'enumerare qui i vantaggi che possono derivare da questo progetto, qualora venga (come sarà attiva cura del Comitato) convenientemente posto in esecuzione, — vantaggi di cui godrà non solo Venezia, ma eziandio in generale la produzione vinicola italiana e più specialmente poi quella della Regione veneta, la quale, se non è pur troppo ancora (meno rare eccezioni) che ai primi suoi passi, è per giunta, salvo eccezioni ancora più rare, quasi completamente ignorata, e non ha potuto finora dischiudersi le vie dei grande consumo commerciale, 'vera fonte di perenne ricchezza. Primo pensiero del Comitato, testé costituitosi, è quello di dare avviso del progetto a tutti i principali viuicultori A'Italia, e specialmente poi a quelli del Veneto, nella cui categoria andranno compresi, per ragioni d'affinità territoriale, anche i produttori vinicoli del Trentino e dell' Istria. Il presente appello ha quindi per iscopo di invitare tutti i vinicultori italiani ed i fabbricatori di liquori a voler far buona accoglienza all'invito che, a mezzo dei giornali, loro dirige il Comitato per la Fiera ed Esposizione di vini e liquori, che si terrà in Venezia nell' ultima settimana del Carnovale 1878. Il Comitato spera che pronte e numerose adesioni rispondano al suo appello, e si riserva poi di minutamente informare gli aderenti tutti sulle condizioni e norme che verranno con diligente studio fissate, e nelle quali si avrà in mira d'ottenere per gli Espositori le massime facilitazioni e d'assicurar loro quanti più vantaggi risulteranno possibili. Venezia, scalo naturale dell'Europa verso l'Oriente, può divenire uu importante centro pel commercio e l'esportazione dei vini, ed il Comitato, nell'attuazione della sua impresa, non perderà di mira il proposito che la festa da lui organizzata possa esser madre, e per Venezia e per la produzione vinicola italiana, di cospicui futuri vantaggi. Fra le persone che finora aderirono a formar parte del Comitato, notiamo i signori : comm. A. Blu-menthal, Presidente della Camera di commercio di Venezia — Cav. prof. G. 13. Cerletti, direttore dell'Istituto Enologico di Conegliano — Barone R. Franchetti — Cav. A De Manzoni, deputato al Parlamento — Co. N. Papadopoli, deputato al Parlamento — Cav. A. Radice pres. dell Accademia d'agricoltura in Verona — Conte A. Da Schio — Conte D. Serego degli Allighieri, assessore municipale di Venezia — Conte L. Valmarana, Residente della Società del Carnovale di Venezia, ecc. Il Comitato attende inoltre parecchie altre autorevoli adesioni. Per ogni informazione, comunicazione, ecc. rivolgersi al Comitato per la fiera ed Esposizione di vini e liquori, presso E. Leiss, Campo S. Gallo, Venezia. (iGazz. di Ven.) Un premio ad Alberto Errerà L'illustre professore Alberto Errerà di Venezia, distinto economista, meritossi il premio di lire 1500 dal Reale Istituto Veneto per una sua memoria col motto Ldboremus, del seguente tenore: "Storia delle dottrine economiche negli stati della Repubblica veneta durante i secoli XVII e XVIII, con accenno alla influenza sulla legislazione, raccostandole al modo di vivere ed alle relazioni fra le classi sociali di quel tempo, e facendo opportuni raffronti collo svolgimento contemporaneo di quegli studii nelle altre parti d'Italia.,, In questo pregevolissimo lavoro il professore Errerà discorre anche del Saggio di economia politica dell' Istriano Marcello Marchesini di Pinguente. AVVISO DI CONCORSO Viene aperto il concorso ad un posto di medico di questo Comune coli'obbligo di procedere nelle incombenze del pubblico servizio sanitario, e di prestare gratuita assistenza ai poveri della città in unione all'altro medico comunale e di sostituire questo in caso di assenza e di legittimo impedimento. La durata del servizio è fissata ad anni tre. L'onorario è di fior. 600 annui da percepirsi in eguali rate mensili posticipate dalla civica cassa. Gli aspiranti dovranno presentare le loro istanze a questo protocollo municipale al più tardi entro il giorno 20 ottobre p. v., comprovando di avere i requisiti voluti dalle leggi sanitarie vigenti ; d'essere laureati anche in chirurgia _ ed approvati in ostetricia, e dimostrando i servizi finora prestati. Dal Municipio, Capodistria, li 18 sett. 1877 Pubblicazioni Rivista triestina, diretta dal prof. Treche, III fascicolo. Contiene un dotto lavoro del d.r Attilio Hortis sulle Donne famose descritte dal Bocacci ; la continuazione di uno studio del prof, de Hassek sul Contrasto d'amore di Ciullo d'Alcamo; la continuazione dell' Autobiografia di Goethe, tradotta dal prof. Andreis; una traduzione dell 'Arte poetica det proi. Puccianti ; il bollettino bibliografico. ' Ricevuto il prezzo d'associazione dai signori: Accovsio Corsi — Pirano — ultimo quad. anno ccrr; Dr. / Pietro Millevoì — Albona — anno corrente; Don Antonio Can. / Predonzani — Pirano — anno corrente ; Matteo cav. Rismondo — Kovigno — anno corrente; d.r Vittorio Eumer — Capodistria — ultimo quad. anno corr. NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA FKA. TRIE STE-CAPODISTRIA col piroscafo G1USTINOPOLI Col giorno 6 Ottobre 1877, fino a nuovo avviso, verrà attivato tempo permettendo) il seguente : ORARIO partenze nei giorni feriali: <1 Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 9'/2 ant. IL „ „ „ 12 mer. III. „ „ „ 5 pom. III. partenze nei giorni festivi: Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 7* 2 ant. II. ,, „ ,, 10»/, „ 3'/» pom. Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 91/a ant. II. „ „ „ 12 mer. III. , „ „ 3 pom. IV. 73/4 Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 7 Va ant. II. „ „ „103/4 „ III. „ „ „ Vlt pom. IV. 6i |2 Prezzo «Il passaggio Per ogni persona indistintamente soldi 40. Ragazzi sotto i 12 anni soldi 20. Il punto d'arrivo e partenza in Trieste è il Molo 3. Carlo, ed in Capodistria il Porto.