Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20. Abbonamento anticipato per questo ultimo trimestre 1874: in città, franco al domicilio, soldi 80; fuori idem. Il provento va a beneficio dell' Asilo d'infanzia. I I CRONACA CAPO DISTRI ANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è I' amministratore. I I V integrità di un giornale consiste nelV attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIYERSAEIO. — 25 novembre 1560. — Muore a Ocnova Andrea Roria. — (V. Illustrazione). Sulla educazione popolare (IV) Dopo quanto abbiamo scritto intorno alla presente condizione delle scuole popolari, o-gnuno ha diritto d' aspettarsi da noi una proposta che tenda ad assicurare il loro prosperamento, ed eccoci a farla. Il pericolo che minaccia di compromettere la buona riuscita del piano attuale degli studii deriva da ciò che tutte le materie si trovano nelle mani di un solo, il quale può dare prevalenza alla lettura e spiegazione dei braui di geografia e storia, o delle scienze naturali, trascurando la parte grammaticale. A scongiurare questo pericolo 11011 vi sono che due vie, 0 una continua e rigorosa sorveglianza sui maestri, 0 la separazione delle materie a gruppi. Un terzo mezzo non sapremmo trovarlo. La continua ed attenta sorveglianza dei maestri è nell' attuale organamento delle scuole popolari assolutamente impossibile. Il personale chiamato ad esercitarla si compone dell' ispettore provinciale, degl'ispettori distrettuali e dei membri del consiglio locale, i quali hanno tutti il diritto di visitare le scuole e per buona fortuna non lo esercitano, lasciandone tutta la briga al loro presidente. L' ispettore provinciale visita le scuole una, 0 tutt' al più due volte all' anno ; prende notizia del loro stato, dà ordini e consigli, estende i suoi rapporti, in conseguenza dei quali i maestri ricevono lodi 0 rimarche. Ognun vede, che questa sorveglianza non basta a togliere il male se c' è, e che i consigli e comandi, per quanto apprezzati al momento, passano facilmente in dimenticanza. — GÌ' ispettori distrettuali fanno delle visite più spesse alle scuole che si trovano nel luogo dove risiedono, e, male retribuiti, come sono, per le escursioni ad altre scuole del loro distretto, si limitano a visitarle una, e non più di due volte al semestre. S' aggiunga, che questi, 0 sono maestri, e de- vono sbrigarsi alla presta, onde non danneggiare le scuole alle quali appartengono, 0 nou lo sono, ed hanno affari proprii, nè possono abbandonarli per correre attorno di luogo in luogo. Restano i Consigli locali 0, a dirla com' è, i loro presidenti, e ve n' ha alcuni, però rara avis, che, tutto zelo per le scuole sacrificano per esse anche i proprii interessi. Ma i presidenti del consiglio locale, per quanto colti e premurosi, 11011 possono provvedere che all'esterno, alla parte materiale dell' istruzione. Sol chi è del mestiere vede i difetti dell'insegnamento, ne ravvisa l'origine e con cognizione di causa vi dispone i rimedii. Chi non lo è, prende facilmente degli abbagli, nè ci vuole granda furberia da parte del maestro per far vedere la luna in pozzo al sig. ispettore locale e vendergli lucciole per lanterne. Nè si dica che vi sono i maestri dirigenti. Ci sono, ma chi sorveglerà poi questi maestri, i quali, calcolando che le scuole di due e di tre classi sono molto più numerose che quelle di quattro, formano più d' un terzo del personale insegnante? Ci sono, ma le loro mansioni di dirigenti, come stanno le cose di presente, si limitano alla sorveglianza degli alti i maestri cioè che non manchino alle lezioni, a togliere evantuali inconvenienti e mantenere la corrispondenza officiosa. Per dirigere efficacemente 1' andamento della istruzione manca loro il tempo e l'autorità: il tempo, perchè aggravati essi medesimi da venticinque ore d'istruzione per settimana, cinque ogni giorno ; l'autorità, perchè considerati dagli altri come colleghi e niente di più. A togliere il pericolo, che minaccia di compromettere la buona riuscita del piano d'istruzione, bisognerebbe dunque dividere la istruzione in due gruppi: gruppo linguistico e gruppo reale, ed affidarli a separati docenti, la quale separazione, oltrecchè rimuovere il detto pericolo, apporterebbe degli altri vantaggi. (Continua) G. F —A. APPENDICE. INNANZI ALL'ULTIMA CASA racconto di OTTILIA WILDERMUTH. Traduzione dal tedesco di ANNA P. (IV) Non me ne importa, replicò offesa la moglie del custode. Credete che mi adoperi per interesse? tutt'altro! Fo per l'onore della mia casa. Chiunque ha soggiornato da noi è stato ben trattato, sempre colla debita differenza, s'intende; ed i signori vedranno che hanno da fare con persone ammodo. Sopraggiunse il custode coi due prigionieri. Helmstatt teneva la testa china, conoscendo appieno la sua sciagurata situazione ; Paolo alquanto più calmo, girava sguardi confusi e sembrava non comprendere nulla. La signora Hiller, con parole severe, cacciò indietro la folla che li aveva seguiti, chiuse la porta, e dando delle istruzioni a suo marito, gli rimise il mazzo delle chiavi. — I signori saranno serviti a loro piena soddisfazione, disse poi in tono rassicurante verso Helmstatt, il quale conosceva troppo bene la propria posizione per fare al momento e prima di poter prevedere 1' esito dell'affare, molte parole. Le porte della casa furono chiuse, e nella strada tutto tacque. L' agitazione della famiglia Hiller non s'acquietò così tosto ; che, mentre l'unico inquisito colà rinchiuso dormiva il sonno del giusto, quelli per molte ore misurarono a passo concitato le loro celle. Chiara che aveva letto CENNI SULLA VITA E SUGLI SCEITTI del poeta Antonio Pesaro morto a ventun'anno. (Continuazione. Vedi il N. prec.) Il giovane Antonio trattenuto, a cagione di studio, lontano dalla sua Isola, pur sempre anelando di rivedere, "il mare,., "il puro cielo,,, "le colline sempre verdeggianti„, "la sua casa natia,,, vi ritornava annualmente a passarvi le ferie autunnali. — In una tale occasione, incontrata amicizia con buona famiglia della sua terra nativa, s'invaghì disperatamente d'una vezzosa fanciulla e le sacrò il suo cuore, i suoi talenti, perfino la stessa sua vocazione, chiamandosi fortunato di amare riamato. Scorrevano lieti i suoi giorni, 1' avvenire si dipingeva nella sua mente colle più belle speranze, ed i mesi autuunali gli sembravano brevi settimane. Avendo già iutanto compito il corso ginnasiale, era giunto il tempo di fare il gran passo, di scegliere cioè una via fra le tante aperte dalla scienza ai suoi cultori. Antonio si sentiva chiamato allo studio della legge. Quella però, a cui nulla avrebbe negato, lo desiderava seguace d'Igea ed Antonio suo malgrado 1' accontentò. Partì quindi, e si vuole cogli auspici di lontana sciagura, alla volta di Padova di cui frequentò, nou occorre il dirlo con quanto zelo, 1' università. A tal punto però comincian le dolenti note. Ben di leggeri i lettori cortesi, e meglio, le gentili lettrici, potranno immaginale quale vita di lagrime e di strazio trascinasse l'infelice giovane dopoché seppe fidanzata ad un altro colei che gli giurò d' esser sua per tutta la vita. A dipingervi lo stato del di lui animo varranno questi suoi versi : Non anco quadrilustre ben provai De' mali 1' alta e terribil serie ; Conobbi, ahi troppo !, a quanti affanni a quante dei romanzi, si ricordò molte belle storie di figlie di carcerieri, e gettando prima di spegnere il lume, uno sguardo sullo specchio, ne giudicò possibile una replica. Ma la giovine Paolina che in quel punto aveva saputo che gli arrestati erano i due studenti, alla mattina passati così allegri innanzi al pergolato, nascose la testa sotto le coltrici e pianse amaramente. Nou si addormentò che quando i passi dei due giovani ebbero cessato di risuonare sul suo capo. Era già tardi, allorché il sole autunnale si sprigionò dalle nebbie per rischiarare come la mattina prima, la finestra adorna di fiori, l'aureo uccelletto e la pergola dalle foglie rosse della vergine vite. All' inferriata di una finestra del secondo piano appoggiavasi la faccia pallida di un giovine, che con occhio stanco osservava tutta questa scena, toccandosi la fronte quasi spelando di fare un brutto sogno, dal quale era ormai per destarsi. Ma Incognite miserie Esser dovea ludibrio. Vagheggiata Avea una cara forma nell' ardente Mio trasporto d' amor ; in lei fondata Era ogni gioja mia, a lei piangente Rivolsi il mesto sguardo Ed ella ? .... ella m'illuse, e fui soltanto Segno infelice dell' altrui compianto ! — Commiserazione infatti destano d' ora in poi le sue rime: a queste prima affidava i suoi sogni dorati, le sue speranze, il suo affetto verso la patria, la famiglia e la donna del suo cuore ; ora invece :n esse cerca 1' u-nico conforto, in esse sfoga i suoi affanni, il suo pianto e qualche volta il suo giusto sdegno. La parola "Vendetta,, si legge anche in capo a qualche sua poesia, dove si conosce come l'indole docile e benigna di Antonio non potesse concepire nemmeno sì basso proposito, e qual turbine passeggero, quell'idea ben presto svaniva, lasciando dietro di se la calma serena dell' amore e del perdono. I suoi scritti d' ora in poi sono flebili accenti accompagnati da una dolce melanconia in guisa che mesto 1' udiamo cantare : Troppo soffrii : all' uom unica musa Sarà il dolor..... Tuttavia il nostro poeta mai si perde d'animo sì da imprecare alla sua sorte ed alla sua vita, ma colla più paziente rassegnazione piange, sospira e si conforta, avviandosi sui floridi sentier della speranza cristiana. A quei giorni infelici gli fu di somma consolazione il trovare in Padova un fido e sincero amico che sparse non poco balsamo sul suo cuore esulcerato in quisa da fargli scrivere pieno di fiducia: Tutto in te m' affidai, Chè m' era guida la tua amica mano. II tempo non bastava a rimarginare la piaga piofonda aperta nel cuore del Pesaro, chè, chies;a licenza, non potendo più a lungo vivere a Padova, si ritornava in seno ai suoi cari abbattuto, disingannato, illuso, tradito, e con un piede nella fossa. Povero Antonio ! Fiero e mortifero morbo lo colse nè le cure affettuose dei suoi più cari valsero a rallentare il corso rapido del malore, che lo struggeva di giorno in giorno. Ridottosi a letto l'infelice giovane colla speranza di non più rialzarsi rivide anche una volta il suo mare, i suoi colli, quando si recò al sacro tempio per prendere come egli disse il viatico. E non s'ingannava il nostro poeta: il giorno dopo, 19 agosto 1853, fu per lui l'estremo. Morì, e troppo presto; ma di lui si può dire colle sue stesse parole: Non muor già la virtude in sulla terra Siccome il fior di qresta breve vita, E altrove ha ricompensa che dall' uomo Negala gli è............ "Sol chi non lascia eredità d' affetti,, "Poca gioja ha nell' urna„ ma chi il dono non era un sogno : malgrado lo stordimento ed il dolore di capo, effetti della doppia ebbrezza della vigilia, la memoria gli ritrasse troppo fedelmente tutti gli eventi trascorsi. Carcerato! Chi non lo è stato, non potrà mai comprendere appieno il significato di questa parola! Quale passaggio! dalla pienezza di una vita lieta e libera alle mura ristrette di una carcere ! Simile ad un leone rinchiuso, Paolo camminava senza posa su e giù, volgendosi con impotente rabbia, ogni qualvolta urtava contro i confini angusti della sua prigione. E forse era un omicida ! Quest' ultimo pensiero pesava come un incubo sulla sua giovine anima ; poiché, per quanto spensierato e pazzo fosse, pur fino allora non avea conosciuta la colpa. Tentava di allontanare da sè questa idea; non lo poteva, e sebbene andasse dicendosi che il guardiano colle sue maniere Ebbe da Dio d' amor su questa terra, Adora anche le cereri, e movendo Per esse una preghiera Le accompagna con trepido desio Entro le braccia del perdon di Dio. Il Pesaro dopo la sua morte ci lasciò parecchi componimenti poetici, in numero abbastanza grande se si consideri i soli 21 anno di vita. Iu quegli scritti, fedeli espositori dei sentimenti diversi che agitarono il cuore del nostro poeta, ammiransi spontaneità, naturalezza, proprietà di stile, leggiadria di forme, doti rare a trovarsi nei primi saggi di giovane mente. Da deplorare è soltanto che il tempo non gli abbia concesso di usare la lima secondo un esame esatto e maturo. Belle tuttavia nella loro semplicità e naturalezza quelle rime mostrano il genio poetico del Pesaro, che quattordicenne componeva il primo sonetto e che in appresso tentava tutti i metri, tutte le forme poetiche, in modo da offrirci esempi di sonetti, sestine, ottave, quartine, odi, canzoni, sciolti, romanze, elegie, decasillabi e finauco una tragedia intitolata : "Folchetto di Tolosa». — Piacemi intanto togliere dalle sue carte un sonetto importante, perchè ci pone sott' occhio il suo ritratto : Folto crin, ciglio truce, ed occhio nero, Mediocre bocca, il naso ho adattato A viso ova'e ; di corpo ben formato, E de'la sanitade il tipo vero. Nè cattivo, nè buon, ma veritiero ; Facile all'ira, di cor non domato, Al delirio perfino innamorato; Nel sdegno caldo, terribile, altero. Tosto mi placo ; or son allegro or mesto Secondo gli estri, sento assai 1' affetto ; Dar ascolto a pietà mio cor è presto. E di cervel non son poi pr vo affatto: Ecco o lettor, dipinto a mio intelletto, Il fisico - morale mio ritratto. (Continua) E. Longo. Saggio di ricerche intorno GIAJfRIMLDO CARLI DA CAPODISTRIA (I. GENEALOGIA) Prospero Petronio, nelle „Memorie Sacre e Profane dell'Istria", scriveva come la famiglia dei Carli avesse avuto origine dalla città di Siena, ove fu noverata tra le famiglie patrizie più potenti di parte ghibellina1). As- *) Il dottor Prospero Petronio dotto medico in Trieste nel secolo XVII compose un libro intitolato „Memorie dell' Istra sacre e profane, con la più esatta topografia ossia descrizione dei luoghi che sinora si abbia veduto, il tutio tratto dalle opere dei migliori scrittori, ed in ispecie da'li scritti dell'erudito mr. Gian Filippo Tommasini, fu vescovo di Cittanova. P. II." Manoscritto ne'.l' archivio generale veneto, mancante però dalla prima parte, il cui rinvenimento è ancor in oggi riuscito vano. Veggasi in proposito il seriva inoltre il succitato scrittore come si fosse trasferita questa famiglia sullo scorcio del secolo XIII nella nostra provincia; perchè verso l'anno 1260, appare, come un Giovan de Carli avesse trattato la dedizione di Buje, in qualità di ambasciatore per la città di Giustinopoli, sua patria. Notizie più accertate si hanno nei secoli posteriori. Fu un Andrea di Piero de Carli, che nell'anno 1431 venne aggregato insieme al padre al Consiglio Giustinopolitano. Il che rilevasi da ducale Foscari, inserta nel Libro X del Sindicato: „Andhrea Caroli ejus que pater fueruut semper fidelissimi servitores nostri Domiuii, in quibus cumque agendis nostris se irriliter." Fu un Giovanni de Carli, che, arcidiacono del Capitolo di Capodistria, legava nell'anno 1457 a favore di ecclesiastici la cospicua somma di ducati 600 annui, ed alla Cattedrale uno stupendo borsello pel sacro corporale, trapunto in oro, e tempestato di grossissime perle. Fu un Innocente de Carli, cavaliere dei Giovanniti, il quale combattendo (1565) prodemente nell' isola di Malta contro i turchi, comandati da Solimano, vi lasciava giovanissimo la vita. Uno Stefano Carli (1660) distinto nella milizia presso la veneta Repubblica ; un Agostino, abate infulato della chiesa di Byztria (,1664), un Giovan Rinaldo dragomano dei più accreditati, prima in Dalmazia (1677), poi in Ungheria (1680?) quindi in Turchia (1693), e sempre in servigio della veneta Repubblica. Fu ancora elegantissimo e dotto scrittore di musica, peritissimo nella letteratura turca, come lo addimostrò nella lodata traduzione della Cronologia di Hagì Càlif, Mustafà. Gli ultimi rampolli poi della famiglia Carli furono: Il conte Rinaldo, m. 1758, che sposò donna Cecilia Imberti, da cui ebbe sei figli t G"anrinaldo, Giovanni Stefano, Sebastiano, Gi/olamo, Maria ed Anna Maria, tutti nati a Capodistria. saggio di Bibliografia istriana pubblicato a spese di una società patria. Capodistria dalla tipografia di Giuseppe Tondelli, 1864. Corografia e materiali corografici pag. 136, n. 1036. Così pure l'Escursioni per l'Istria, nel giornale la „Provincia" 1. Luglio 1870 Tip. Tondelli. Neil' elenco delle opere inedite del cav. Pietro Stancovich, dettato da lui medesimo, trovasi citato il seguente lavoro : Poche parole sopra la storia manoscritta di Prospero Petronio, esistente nell'Archivio generale di Venezia, da noi avuta nplle mani ed esaminata nel 1821. Un brano delle memorie di Petronio fu stampato nell' Istria a pag. 19J -193 dell' a. II. col titolo Frammenti cronici della dominazione dei Patriarchi. (Bibl. succitata). Il Conte Agostino Carli Rubbi figlio del celebre Gianrinaldo scrive ancora in proposito intorno 1'opereta del detto Petionio: ,,Questo manoscritto non fu mai stampato, e l'originale andò smarrito per sempre." Fo -tunatamente però si sono conservati in casa Petronio di Capodistria alcuni frammenti di quest' opera che mi furono affidati. A. Carli, manoscritto inedito privato. I frammenti esistono in oggi in questa città presso un privato. inurbane ne era la causa, pure sentivasi sempre e sempre risuonare alle orecchie il grido di dolore col quale il villico era caduto a terra, e gli pareva che tutta la sua vita e tutte le tendenze della sua anima fossero soffocate dall' immenso peso di questo delitto. Ora poteva a suo beli' agio studiare i misteri dell'ultima casa ! Un fruscio di passi, sulle secche foglie che coprivano i viali del giardino, percosse il suo orecchio. Eia una fanciulla sui quattordici anni, di figura snella ma ancora infantile, e la ricca capigliatura bionda le cadeva in lunghe treccie sugli omeri. Quando essa alzò timidamente il capo verso la finestra parve a Paolo di scorgere in quei lineamenti angelici, in quegli occhi azzurri, il cielo dell' innocenza che aveva per sempre perduto. Si gettò sul letto e pianse. Furono tirati i chiavistelli, schiuse le serrature e comparve la signora Hiller, re- cando la colazione — non cibo da carcere, ma un caffè servito con molta pulitezza. Birken non osava guardarla in viso ; si sentiva troppo umiliato di trovarsi quale accusato di grave reato in faccia ad alcuno. La donna comprese che il sermone, con cui si era preparata a rassicurare il prigioniero, non era a proposito, e si limitò di domandargli che cosa desiderasse, ma non n' ebbe risposta. Trovò un compenso di questo silenzio in Helmstatt, il quale si mostrò niù inclinato a discorrere, ed ebbo assai caro di rilevare dalla donna loquace, che si credeva un prodigio di diplomazia, alcune circostanze riguardanti lui ed il suo amico. Quando Bhken fu chiamato all' interrogatorio, benché il passaggio della carcere al ■ giudizio fosse fatto attraverso una folla di curiosi, pure lo stimò un vero sollievo, poiché veniva sottratto per qualche poco ai suoi | tristi pensieri. (Continua). I figliuoli Giovanni Stefano,2) Sebastiano e Girolamo,3) non lasciarono discendenti; Maria vestì l'abito monastico nel patrio convento di santa Chiara col nome di suor Maria Cecilia ed Anna Maria sposò Giovanni Battista Manzuoli, da cui ebbe unico figlio, che morì giovanissimo nell'anno 17794). Ma il rampollo più illustre della famiglia Carli, fu il conte Giovanni Rinaldo, primogenito, che nacque 1' 11 Aprile dell'anno 1720, e mori il 22 Febbraio dell'anno 1795. Sposò in prime nozze donna Paolina Rubbi di Venezia (an. 1747) da cui ebbe un solo figlio, il commendatore Agostino,5) e in seconde nozze donna Anna Maria. Lanfranchi, vedova Sammarini di Siena (an. 1752). Ma se la famiglia Carli non avesse dato all' Istria l'autore delle monete e delle zecche d'Italia, della Patria degl'italiani, dell'uomo libero, delle Lettere americane, delle antichità italiche, e di molti altri scritti di svariatis-sima dottrina, il suo nome non sarebbe in oggi così celebrato. Giovanni Rinaldo Carli visse, come innanzi accennammo, dal 1720 al 1795. Sono settantacinque anni, dei quali i primi venti anni costituiscono il periodo di formazione, gli altri cinquantacinque, quelli dello scrittore, dell'educatore e del magistrato. 2) Giovanni Stefano Conte Carli nacque l'otto Giugno 1726, e morì 1' undici febbraio 1813, d'anni 87. iscrisse una tragedia intitolata Erizia, che dedicò a Voltaire, e varie altre opere, si in prosa che in verso. Nel giorno 7 marzo 18 LO fece testamento, lasciando erede della sua facoltà il Comune di Parenzo. Tra le molte disposizioni di lui degne sono di nota le seguenti: ordina che nel giorno della sua tumulazione gli venga celebrata una sola messa, benefica i poveri, ed in forma pauperum vuol essere accompagnato alla fossa. Lascia tutti i suoi libri per la fondazione di una pubblica biblioteca, assegnando tre lire venete giornaliere per appanaggio del bibliotecario; quattrocento lire venete annuali per quattro giovani dei più distinti, che vorranno progredire negli studi universitari; quattrocento L V. in dotazione a quattro donzelle povere ; ed il residuo soldo che per avventura annualmente avanzasse a beneficio delle strade si interne che esterne della città di Parenzo. s) Girolamo Conte Carli nacque verso il 1726 e morì nel 1790. Versatissimo nella giurisprudenza, specialmente criminale, fu in Milano avvocato fiscale capo del Tribunal criminale, presidente dell' ufficio di polizia, consigliere aulico. Scrisse un libro assai profondo sulle „Leggi matrimoniali" e sugli »impedimenti dirimenti," nonché coltivò l'amena letteratura lasciando bellissimo saggio nelle sue molte poesie, gran parte delle quali ancora inedite. 4) La morte del giovane Manzuoli, figlio di Anna Maria Carli, fu assai pianta dall'illustre Gian Rinaldo di lui zio come appare dalla seguente lettera scritta ad un suo concittadino di Capodistria il 26 maggio 1779 : " Tuttoché preveduta, mi ha conturbato infinitamente la perdita di mio nipote Manzuoli. Io vi sono obbligatissimo per la cordiale assistenza che prestate alla desolata sorella, ed al vecchio cognato. Faranno essi benissimo a togliersi da quella funesta casa. Vorrei che non fosse nè così pubblica, nè così impegnata la mia situazione in Milano, che certa- mente volerei vicino la sorella ; ma alla necessità delle invariabili circostanze debbo sagrificare gì' impulsi del mio cuore. Sp:nia quella linea maschile, i f.-atelli senza figli, il figlio mio senza pensiero di successione, veggo terminare la mia casa, col piacere però d'un termine, che lascierà qualche traccia di me nella memoria dei posteri.,, Leči. ined. conservata tra gli autografi Carli presso famiglia priv. in Crpodistra. n. IX. 'ti I ( 6) Agostino conte Carli-Rubbi, figlio di Gian-rihaldo nato il 25 Giugno 1748 in -Capa^ty^. Fu,, a dire dello Stancovich di felicissimo ingegno, di sorprendente memoria, e d'intenso amore per gli studi. 11 professore Babuder lo dice pure "bello ingegno ed erudito, sebbene un po' affetto di stravaganza e di originai1 uà, che di leggieri il portavano a secondare gli slanci di un' ardente fantasìa, e di un naturale irrequieto e focoso.,, Fu fatto commendatore da S. M. il re di Sardegna' e fu bibliotecario ai Frari di Venezia, Socio di varie accademie si distinse specialmente in quella dei Risorti nella sua patria, ove primeggiavano un Nicolò e Cristoforo Belli, un Alessandro Gavardo, un Giampaolo Polesini di Parenzo, un Girolamo Gravisi, un Domenico Maria Pellegrini, ed un Declencich. Lasciò una Memoria sopra il corpo dell'evangelista Marco e molte lettere, piene di dottrina, sopra argomenti di storia patria. Ne accenneremo alcune inedite: Notizie intorno all'antico episcopio giustinopoliiano; ricerche sopra san Nazario vescovo di Capodistria; estratto di un articolo sull' Istria descritta da P. P. Vergerio il vecch:o; notizie intorno alle nobili famiglie de Franceschi, della Zonca, Besenghi ecc. ; de Mar-chionibus Istriae ex annalibus Schònleben ; sopra un passo di Pincio autore dell'opuscolo de Timavo flumine ; relazioni riguardanti Giuliano Corte da Capodistria (an. 1791) quartiermastro di S. M. il re di Napoli, e proprietario di una compagnia in quel reame ; di Giovanni vescovo di Giustinopoli, e del vescovato di Emonia (Cittanova) ; notizie tratte dal libro intitolato Pierocoppo del Bito dell' Istria a Iosepho Faustino ; stampato in Venezia per Francesco Bindoni ecc. MDXXXX ; copia di un istrumento dell' anno 1325 (5 maggio) mediante il quale Alberto conte di Pisino, .assenzienti tutti i signori della Contea, stabilisce i veri confini del paese spettante a lui ed al patriarca Raimondo di Aquileja; estratti dal libro Istromento-rum della Vicedominaria di Giustinopoli; notizie tratte dal libro intitolato : Lucio Floro de' fatti dei Romani, dal principio della città per insino ad Augusto Cesare, tradotto nella nostra lingua per Giovanni Domenico Thajsia di Capodistria, dedicato al magnifico et il- La question del Fiumisin. (in) (Continuagione. Vedi il N. 2.) È superfluo, o signori, ch'io vi adduca degli esempì per dimostrarvi quanto utili sieno state le escavazioni de'fiumi; perchè la natura e la ragione sono le prove le più evidenti onde possiate esserne persuasi, e pienamente convinti. Remota causa, removetur effectus. I nuovi tagli, e le rettificazioni sono due fatalissime operazioni figlie dell' opinione e dell' azzardo, perchè contrarie alla naturale originaria tendenza e direzione dell' acque, le quali deviate da quell' alveo, che da per se stesse si delinearono, non possono produrre se non perniciosissimi effetti. Infatti quante declamazioni non si odono scagliate da Padovani e da Rovigoti contro gli autori dei due nuovi Tagli Brentella, ed Adigeto, quello alla Brenta, e questo all'Adige: Tagli ambidue che frequente s'imboniscono; frequenti sono le inondazioni: frequenti i dauui: e frequenti le spese per farne le dovute escavazioni. Da quel Taglio di Brenta, che da Fusina a Padova conduce, quante volte non furono in pericolo il Dolo, la Mira, Strà, e tutte le fabbriche adiacenti: quante volte danneggiate le campagne, conseguenze tutte provenienti dall'imbonimento di quell'alveo, il quale tante e tante volte si escavò, e finalmente nell' ultima escavazione si arginarono talmente le sponde, che dalle barche non si scuoprono le porte del fabbricato: spese sopra spese, pericoli e timori. L' acque della Torre entrano nell' alveo del fiume lssonso fra le ville di Ruda e Pa-perian, e unite tutte l'acque, scorrevano queste nei tempi andati per 10 miglia circa nello stesso indicato alveo, sino alla Sdoba, ed indi al mare. Quest' alveo, che si chiama ancora Issonsat, che significa lssonso grande, perchè per il medesimo scorrevano le acque della Torre unitamente a quelle dell' lssonso. Detto alveo divideva come tuttavia divide il territorio Aquilejese da quello di Moufalcone. Ma siccome tutti i fiumi diffondono più facilmente le loro acque dalla parte di ponente, che non è da quella di levante, così per essersi imbonita una porzione dell' Issonsat piombavano tutte l'acque nelle campagne Aquilejesi, per il che ricorsi quegli abitanti proprietari de' Campi danneggiati al loro sovrano, ed esaudita l'instanza, furono costretti i veneti di far praticare un nuovo Taglio nel territorio di Montalcone, il quale Taglio comincia tra le indicate ville di Ruda e Paperian, e fatta una forte intestatura all' ^ssonsat si deviarono le acque della Torre e dell' lssonso dal loro coiso naturale, ed incassate nel nuovo Taglio scorrono per 9 miglia circa, sboccando alia Sdoba, lustre signore Mario Saccorgnano. Villeggia, appresso gli heredi di Pietro de Ravani et Compagni. Nel unno del Signore MDXLVII, nel mese di ,g«nnaio; notizie estratte da 10 pergamene, avute da casa Petronio ; documenti tratti dal Textamen genealogicum del conte Caronini, e da altre sue opere, riguardanti le guerre tra Gorizia e Trieste nell' anno 1338 ecc. ec •. Anteo G. e poscia al mare. Da questo nuovo Taglio e dall' Issonsat si formò quella che si dice: Isola Morosina comprendente un' area di campi cinquemila circa. Ma quali furono, e sono presentemente le conseguenze dal nuovo Taglio prodotte? Imbonitosi questo in gran parte, impedito il corso dell' acque, queste soperchiando le sponde inondano l'Isola Morosina, e laddove si fece l'intestatura a gravissimi danni sono cinque ville frequentemente soggette. Tutte le rassegnate notizie risguar-dauti la Torre e l'lssonso, io le ho raccolte non solo da persone degne di fede esistenti in Moufalcone, ma anche dal degnissimo sig. conte Giuseppe Modena, trovandomi io in quelle parti nei giorni 11 e 12 del corrente mese. (Contìnua). Illustrazione dell' anniversario. A tessere convenientemente anche un solo cenno biografico di questo celebratissimo ammiraglio, abbisognerebbero confini ben più ampii di quelli che ci sono concessi nel nostro foglietto, imperocché la sua lunga vita di 94 anni, operosa fino agli estremi, si collega con grande parte della storia del secolo decimosesto; e noi dovremo per conseguenza compendiare in pochi periodi le sue gloriose gesta. Un italiano che getta lo sguardo sulla carta della riviera ligure occidentale, tratto brevissimo del patrio suolo, non lo ritrae senza che il suo animo venga levato in ammirazione, ser„a provare un lampo di alterezza. Tre sono ivi le città che gli ricordano uomini, la rinomanza dei quali i secoli non potranno affievolire: Nizza patria di Garibaldi, Oneglia di Doria, Genova di Colombo e Mazzini. Nacque Andrea Doria quando le ostinate fazioni dei Fregosi e degli Adorni si contrastavano la sovranità di Genova, vendendo alternatamente, piuttosto di rimanere sopraffatte, l'indipendenza della città al duca di Milano e al re di Francia. Avido di gloria, e vedendo che tra i suoi non avrebbe potuto otten ria, la cercò altrove. A dieciotto anni volle arruolarsi nell i guardia del Pontefice Innocenzo VIII, ed in breve destò somma maraviglia per la sua valentia nell' armeggiare. Di poi passò ai servigi di Ferdinando e di suo figlio Alfonso II re di Napoli, e fu il -olo che rimase ledele dopo l'entrat i di Carlo Vili di Francia in Napoli. Ma poscia, addolorato per le guerre civili che ..rdevano in tutta la penisola, se ne andò a visitare Terra Santa, ove venne fatto cavaliere di Geru salemme. Ritornato, si mise a militare insieme a Giovanni della Rovere nel regno di Napoli, e grande valore ed intelligenza addimostrò nell'assedio di Rocca-Guglielma (ora Esperia nel circondario di Gaeta), sostenuto contro Gonsalvo di Cordova. A ventiquattro anni abbandonò la milizia di terra, per diventare il primo soldato marino del suo secolo. I Mori ed i Turchi che molta molestia recavano nel Mediterraneo, furono da lui ben presto debellati ed atterriti. Nel 1513 Genova lo nominò capitano generale delle sue galere, e a questo tempo egli comandava già una flotta di sua proprietà che aveva potuto farsi coi ricchi bottini. Vicino a Pianosa (isoletta in faccia alla costa toscana, tra l'Elba e la Corsica) fu colto all' impensata da tredici galere tunisine, mentre egli non ne aveva che sei sole, ma non si perdette d' animo, e pugnò con tanta possa e perspicaci che dopo lungo combattimento mise in rotta la flotta nemica, prendendole sei galere. Divenuta l'Italia oggetto e scena di fiero contrasto tra i due potenti antagonisti, e per le dissenzioni e pei tumulti avvenuti nella sua pati-ia, andò sotto le bandiere di Francesco I, colla flotta del quale battè quella di Carlo V in prossimità alle foci del Rodano. Con dieci galere corse al soccorso di Marsiglia bloccata dal contestabile di Borbone per terra e con dieciotto galere per mare : seppe entrare in porto, soccorrere gli assediati, e insieme a questi costringere gì' imperlali a ritirarsi. Fatto prigioniero Francesco I sotto Pavia, il Pontefice Clemente VII, coli' assenso di questo, chiamò a sé il Doria e gli diede il comando de' suoi vascelli ; ma dopo due anni ritornò per consiglio dello stesso Clemente alla Francia, lautamente stipendiato, e col titolo di ammiraglio dei mari de Levante. Accortosi di destare gelosìa ai ministri francesi, e che non si pensava di restituire Savona ai Genovesi, si rivolse a Carlo V, sul cui animo Doria esercitava influenza, et offrendogli il suo braccio chiese lo aiutasse a liberare Genova. Si presentò infatti colla sua flotta dinanzi alla patria ai 12 settembre del 1528, e fu accolto dai suoi concittadini quale liberatore : le galere francesi, impaurite, si ritirarono, e il comandante della città, che invano aveva chiesto rinforzi, si chiuse nel castello. II maggiore dei titoli all' immortalità di questo eroe si è 1' avere nobilmente rifiutato la sovranità di Genova che gli era stata proferta dall' imperatore. Venne proclamato padre della patria, e a pubbliche spese gli fu acquistato un palazzo. Ed ora lo vediamo di- ventare anche legislatore. Dopo di avere con grande energìa spenti gli odii causati dalle fazioni degli Adorni e dei Fregosi, che ancora continuavano la lotta fratricida, diede nuovo assetto alla costituzione coli' istituire i dogi biennali, consigliati e nello stesso tempo invigilati da censori, la quale durò fino al 1805; in cui il capriccioso Bonaparte fece della repubblica ligure tre dipartimenti francesi. Quando i Turchi, condotti da Solimano II avevano occupato I' Ungheria e parte dell' Austria, si fece commettere da Carlo V la spedizioje contro le spiagge greche che devastò, conquistando Corone e Patrasso, per cui gl'invasori dovettero ritirarsi. L'anno seguente battè la loro flotta, e li costrinse a levare 1' assedio di Corone. Fino all'età di novanta anni questo uon o straordinario montò le galere e l'ultima 'sua impresa fu la conquista della Corsica per Genova. Ebbe nemici : tutti ricorderanno la congiura del Fieschi e quella di Giulio Cibo, che entrambi pagarono colla vita il loro folle disegno. Andrea Doria, morto nel 15tì0 (fu sepolto nella cripta di s. Matteo) appartiene ad un secolo che merita speciale attenzione, che lu per l'Italia di splendore straordinario, 'perchè in esso vanta Machiavelli, Leone X, Guicciardini, Tintoretto, Cellini, Ariosto, Buonarotti, Tiziano, Tasso ed altri ancora. In questo secolo medesimo Lutero si fece iniziatore della riforma, per la quale parteggiarono anche due nostri C0ii-cittadini, i fratelli Vergerio (Pietro Paolo vescovo di Capodistria e Giovanni Battista vescovo di Pola), mentre 1' altro nostro [concittadino Girolamo Muzio vi battagliava contro con tale accanimento da et-sere sopranominato "il martello degli eretici,,; cominciarono la letteratura francese e inglese; sviluppossi il sistema commerciale. — Un antenato di Andrea Doria, Luciano, nella quarta guerra contro i Veneziani, nel 1378, venne nell' Adriatico con una flotta di ventidue gale-e, prese Rovigno, saccheggiò e bruciò Grado e Caorle ; e ai 29 maggio dell'anno seguente al principio della battaglia impegnatasi presso Pola coli' ammiraglio veneto Vittore Pisani, spedito a capo di venticinque galere, Luciano fu ucciso : con tutto ciò i Veneziani rimasero totalmente debellati, perdendo quindici galere. Pisani rientrato a Venezia fu incarcerato. Esempio non ultimo di un condottiero ritenuto reo perchè sfortunato ! (La statistica nelle scuole popolari!) L'ungherese Keleti ed il prussiano Eugel hanno avanzato la proposta alla Giunta permanente del Congresso statistico internazionale, la quale risiede a Stoccolma, che venga messo nell' "Ordine del giorno,, del prossimo congresso, che si radunerà a Test, l'introduzione dello studio della statistica nelle scuole popolari. E la Giunta ha deliberato di manifestare il voto che venga composto un libro, di piccola mole, sulle prime nozioni di statistica, da essere esaminato nella riunione suaccennata. Abbiamo messo nella parentesi il punto ammirativo, e ne spiegeiemo il perchè col far conoscere il nostro ragionamento. La statistica, cioè 1' esposizione ordinata del modo di essere di uno stato ad ima data epoca, è diveuuta una delle principali scienze sociali, giacché per le conclusioni che risultano dai suoi dati, per le conseguenze che da questi si tirano, essa è oramai una guida sincera pei govèrni, dimostra loro ove si rendano più necessarie, più costanti, più urgenti le cure ; ove, per esempio, si debba dare maggiore incremento all'istruzione, ove occorra la beneficenza, ove abbisogni sviluppare viemmeglio le industrie, ove sieno da distruggere le cause ed i germi dell' immoralità, e va dicendo. La sua importanza chiara emerge anche dai seguenti modi con cui alcuni eletti ingegni la definirono. L'Achenwall la chiamò la cono-scema profonda della comparativa e rispettiva situazione di uno stato; Schlouger disse che la storia è la statistica in moto, e che la statistica é la storia in riposo ; per Mo-reau de Yonnès è la scienza dei fatti sociali espressa in termini numerici ; pel nostro Gioia la descrizione di una nazione estesa a tutti gli oggetti fisici, economici, politici che ne costituiscono il modo di essere ; il primo Napoleone asserì che è il bilancio delle cose (e'est le budget des choses), senza il quale non si può governare bene-, e Michele Chevalier saggiamente pronunciò che essa è V espressione del precetto filosofico "nosce te ipsum,, applicato alle nazioni. Essendo adunque la statistica incontestabilmente di somma importanza, e tale essendo pei continui e concatenati ammaestramenti che all' erudito ed avveduto indagatore da lei sgorgano, ne conseguono in ordine categorico due cose: primo, che la si debba studiare, secondo che non possa formare oggetto di studio nelle scuole popolari, imperocché l'intelletto dei fanciulletti non è ancora così acuto e profondo da apprenderla con profitto ; per essi le cifre non hanno né favella nè eloquenza, sono semplici colonne di numeri suscitanti ripugnanza e fastidio. Aggiungasi che la statistica si divide in filosofica ossia teoretica, la quale insegna che cosa essa sia veramente, come debba essere fatta e come adoperata ; e in positiva, che consiste nei dati, nelle cifre. Chi ha senno non potrà certo supporre che il sig. Keleti ed il sig. Engel vogliano proporre l'introduzione della statistica teoretica. Dunque la loro proposta deve concernere la statistica positiva. Ma quale utilità si crederebbe di ritrarre nel costringere i fanciulletti ad apprendere papagallescamente una lunga serie di cifre per essi aridissime, nell' apprendere, per esempio, quanti ettolitri di grano turco, di segala, di avena ecc. produca ogni anno la monarchia, quanti di questi vengano esportati ; quanti suieidii e omicidii avvengano nello stesso periodo di tempo ; quale sia la popolazione relativa di una provincia; quanti per mille sieno i coscritti analfabeti; quanti ettari vi sieno di bosco, ecc. ecc.? Non sappiamo in verità immaginarci quali possano essere gli argomenti che i signori proponenti addurranno in appoggio della loro proposta dinanzi al futuro Congresso, e in base ai quali la Giunta permanente ebbe già ad accoglierla. Eorse taluno potrà soggiungere che la proposta ha il doppio scopo di far apprendere, cioè, ai fanciulletti la statistica positiva, ed esercitare in pari tempo la loro memoria: noi peraltro confidiamo di ribattere vittoriosamente l'ingegnoso appicco, col lar presente che essi, una volta cresciuti, quindi appunto nel tempo in cui le cose imparate si convertono in dottrina, la loro memoria possederebbe nulla più che un inutile ingombro, perchè i dati statistici sarebbero all'atto diversi degli appresi ; e che riguardo air esercizio della memoria è molto più utile l'addestrarla m parte con squarci di prosatori e poeti classici, onde per tempo abituare i loro orecchi a scernere il bello, ed in parte con massime morali, delle quali sempre qualcuna ne rimane, per riapparire in seguito improvvisamente, anche dopo molti anni, in momento talora opportunissimo a fare 1' ufficio della pietra di riparo sulla via maestra. Che se poi la statistica positiva da introdursi nelle scuole popolari consistesse semplicemente nel mettere accanto alle città la cifra degli abitanti, o nel sapere quanti mila metri misura 1' Etna o il Monte Bianco, allora il titolo dell' innovazione sarebbe davvero ridicolosameute pomposo. Conosciamo di avere compresso in pochi periodi un argomento che richiederebbe svolgimento ben più vasto, ma colla fiducia di non averlo fatto a scapito della lucidità, passiamo ad altro. (Nomine comunali). Nella seduta dei 9 coir, ottennero i maggiori suffragi, quale secondo medico comunale, il Dr. Achille Sa-vorguani, che viene tra noi preceduto da bella fama di medico diligente e studioso ; quale levatrice per le povere della città Agnese Sambuco, e per le povere del territorio Maria Auber. (Gita ginnastica) Sabato decorso (21 corr.) a mezza mattina, giunsero da Trieste per terra 42 giovanetti : marciavano preceduti da tamburino e trombetta^ condotti dal bravo Draghicchio. Appartenenti alle varie scuole, vengono istruiti insieme dal suddetto maestro della Palestra triestina. Ebbero fraterna accoglienza dalle nostre scolaresche, e alla sera partirono col vaporetto. Lo sventolìo dei fazzoletti, gli argentini e reiterati evviva, sulla prora e sul molo, attestarono che quelle giovani destre si erano strette con fervore. Trapassati nel mese di Ottobre. (Nella carcere 785 uomini, — Presidio : un battaglione di cacciatori. — La difterite decresce.) 3 F. S. d' anni 27 di Spalato, carcerato ; Maria Divo d' anni 1 m. 4. — 4 Pietro Lonzar di m. 10. — 5 Francesco Zucca d' anni 42. — 6 Antonio Toscan di Decani d'anni 30. — 8 Giuseppe Schiavon d'anni 5. — 10 Francesca Clon d'anni 4. — 11 Giovanna Bullo d'anni 4. — 12 Francesco Palombella d'anni 3. — 13 Giovanni Le^nardis di Portole d' anni 3 ; M. G. di Ragusa d' anni 34, carcerato ; Anna Almerigogna di m. 6. — 15 G, iJ. d'anni 25 di Zara, carcerato ; Giovanna Zucca d' anni 4 rj i Pola — 10 Giovanna StefFè d'anni 1 m. 6. — 17 Giovanni Covaz d'anni 2 m. 8 ; Giustina Schipizza d' anni 1 m. 3 ; Giuseppe Surian di Lussino d'anni 1 m. 2 ; Nazario Stefl'è d' anni 1. — 18 Maria Cerni-goi'd'anni 3. — 20 Antonia Bernè d'anni 77. — 21 Carolina Meneghetti d'anni 1 m. 5. — 22 N. lust di Luigi, nato - morto ; Valentino Lonzar d'anni 10 ; Maddalena Gl'io d'anni 70 ; Angela Sprocheni d'anni 1. m. 10. — 24 Pietro Fafach di m. 11; Tommaso Laber di m. 2. — 25 Nazario Comusso d'anni 2 ni. 5. — 2G Giuseppe Cernigoi d'anni 2 m. 10. — 28 Clementina Surian di Lussino d' anni ti; Enriclietta Suriaii di Lussino d'anni 4. Matrimonii celebrati nel mese di Ottobre. 24 Antonio Luis con Maria Pitacco.—31 Pietro Marin con Antonietta Godiglia. Fiere e Mercati liei Litorale dal 1 al 31 Dicembre p. v. 3 M. mensile a Cervignano — 5 M. d'animali a Sorvola — 6 E. a Barbana; E. a Montatone — 7 F. a Tolmino — 8 F. a Bogliuno — 9 F. a Turriaco — 10 M. d'a-nmiali a Gorizia — 12 M. d'animali a Sesana — la F. a Dignano ; F. a s. Lucia (territorio di Pisino); F. a s. Lucia (territorio di Portole) — 1« F. in Albona — 19 M. d'animali a Opicìna —21M. d'animali in Ajello ; F. a Buje; F. a Pola —28 M. d'animali a Ko-maus - 30 M. a Basovizza ; F. a Pedena — 31 M. d'animali a Gorizia. III. Corriere dell' Amministrazione. (a tutto il 22 corr.) I seguenti signori abbonati pagarono il trimestre. Buje. D. D. Bullo — Dignano. T. Sottocorona ; G. Vidalli — Fiume. Prof. Bresingher — Muntomi. L. Corazza ; G. Dr. Canciani — Muggia. A. Negri ; G. yuaisser — Parenzo. Caterina Zanella Trobitz — Fismo G. Schoft'el — Hoeigno. L. Dr. Barsan — Trieste. P. Migliorini ; G. Rozzo. TK1KSTE - (JArOJ)lSfKIA e viceversa che intraprenderà il Piroscafo EGIDA. Continua l'orario del 1 novembre. ( V. il Numero precedente.) NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA FRA