ANNO XXV Capodistria, 1 Settembre 1891. N. 17 LA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-Irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesae generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati Paralipomeni dei "Tempi andati,, di GIUSEPPE CAPRIN •) Qualche settimana dopo, in una splendida giornata di Maggio, io sedeva all' ombra dei platani sul magico colle di Sant'Andrea. Il mare era tranquillo. e rispecchiava l'azzurro del cielo e l'ombre delle verdi colline giù giù degradanti fino alla punta di Salvore. Un venticello errante ne increspava appena la superficie; l'acqua assumeva riflessi lucidi, argentei : le rive di Muggia, di Strugnano, avvicinate allo sguardo per la limpidezza dell'aria dopo un temporale notturno, apparivano d'un verde più fresco; qua e là temperato dal cangiante e denso fogliame degli ulivi. Ma che silenzio di tomba regnava sul golfo, e di là dalla lanterna nel porto! Non il consueto rumore dei vapori che pel solito vanno e vengono, non il fischio dei vaporetti e del cavafango, non una vela che si riflettesse nell'acqua; appena qualche battello si arrischiava di radere la riva nel seno di Servola. Il silenzio era solo interrotto dai passi lenti di un soldato di guardia davanti ad una batteria di cannoni improvvisata sul colle, e dal sommesso dialogare di due tenenti di artiglieria con lo sguardo fisso sul mare, dove a due chilometri circa dalla costa, e a tiro di cannone erano schierate venti e più grosse navi da guerra: la flotta sarda e napoletana, la flotta degli stati confederati d'Italia ! Lingua umana non dice, quel che io provassi allora a ventidue anni, nel colmo della vita, delle speranze, e senza neanche un disinganno nel cuore. E pensare per quanti dolori si passò poi ; e quanto sangue costò all'Italia il possesso di un'armata di terra e di mare unica. È una legge dell'umanità; è la prova del fuoco: torniamo adunque ai placidi poetici sogni del quarantotto. La vista di tutte quelle navi mi faceva andare in visibilio. Il sogno di Dante, del Macchia-velli, del Manzoni, del Balbo, del Gioberti lo vedeva avverrato là a due passi : era possibile di ragionare allora ? Io no con molti altri, ma in generale ragionarono i miei concittadini. Dopo il breve entusiasmo in teatro, così bene descritto dal Caprili, un'altra agitazione era succeduta nella mia patria : le paure, i sospetti, tutte le angoscie di una città assediata, di un portofranco chiuso al comnierciòT le antipatie, le invidie gli odi storici ripullulavano. La repubblica di San Marco risorta, tutte quelle navi nemiche che bloccavano il porto resuscitavano un passato che si credeva morto per sempre: tornavano evocate, vive alla mente le memorie degli assedi, delle lunghe guerre tra Venezia e Trieste; l'idea nazionale immatura spariva; restavano gli odi municipali, e molti soffiavano nel fuoco ; i Gingillini in prima riga sempre pronti con due coccarde in tasca. E la vita spenta nel porto chiuso, pareva sfogarsi tutta in bizze, in sospetti, in subite paure nell'interno della città. La guardia nazionale, la famosa guardia nazionale, sospeso un momento il battibecco per l'elmo e non elmo, correva ai canti a leggere gli avvisi. «Allo sparo di tre colpi di cannone, tutti i militi, di giorno e di notte, devono essere pronti ad accorrere armati in piazza: segno che la flotta d'Albini si avvicina, dovere d'ogni fedel cittadino difendere la patria." Una notte, una terribile notte tuonò invece il cannone dal fortino eretto sopra la pacifica Barcola; una palla portò via netta la polena del „San Michele", vecchia carcassa sarda; e al mattino l'onde la deposero placidamente alla riva. Immaginarsi la festa di quei buoni territoriali, i famosi baucoli; accorsero e la portarono al suono delle campane in trionfo per tutto il paese, osanneggiando alla vittoria. Poi cominciarono, come era naturale, ad alzare la cresta. Terstu xe nostra gridavano ; e bisognava vedere con quale comica gravità montassero la guardia, e si mettessero, con un salto, baionetta in canna al guar-davoi sulla punta del molo San Carlo, dove era stata improvvisata una batteria; minacciando con l'arma i pacifici cittadini, e vedendo un rebel in qualunque avesse osato prolungare la consueta passeggiata fino all'estremità del molo. Ma più dei baucoli, a mantenere in rigo i triestini giovò la bandir. A ogni piccolo tumulto, ad ogni serra serra in piazza, causa le allarmanti nuove che calavano da Vienna, usciva la musica; e allora i monelli come il solito in testa a gridar viva e muoja, coi facchini dietro : quattro urli, un po' di baccano, e tutto tornava quieto come l'olio. Sono storie note ai vecchi, e mi piace evocarle, perchè ci fui proprio in mezzo, in quell'anno: molte acque sono passate poi sotto i ponti. Acqua passata non macina più, è vero ; continua però il suo corso, e va a macinare chi sa dove : ce ne sono tanti di mulini ! Un' altra volta a proposito di questi serra serra della vita triestina del 48, mi trovavo spettatore, nicchiato fra una colonna e l'altra su su nella galleria dell' aula magna dell' edifizio di borsa, a una seduta importante del municipio: i padri della patria, senza casa propria, per istare un po' più al largo, si radunavano allora colà. Parlava uno dei capi del partito liberale, non rammento bene quale: forse il De Rin, o il Baseggio. Ad un tratto si sentì un vocìo in piazza della Borsa; notizie di fuoco da Vienna: i due giornali nostri: il Costituzionale ed altro diretto dal bravo Solitro eccitavano a sperar bene della causa della libertà. Non era una sollevazione, Dio guardi, quattro evviva da una parte, fischi dall'altra a seconda degli umori. Bastò perchè un onorevole si alzasse bianco in viso come un lenzuolo, proponendo di sospendere subito la seduta. Alcuni protestarono, altri stettero infra due; mail nostro eroe, non abbadando alle ciuciate della galleria, e gridando: — Quando si ha famiglia, in questi tempi, non si è mai quieti: a casa, a casa, — con un dirizzone, prese l'uscio, e corse a rintanarsi. La paura è contagiosa; i più lo seguirono:i pochi rimasti, dopo essersi guardati ridendo, e fatto inscrivere a protocollo la causa eccentrica dello scioglimento della seduta, stringendosi nelle spalle, uscirono lentamente accompagnati dagli applausi della galleria. È una riproduzione in sedicesimo della famosa seduta del Senato Veneziano, chiusa con le storiche parole : No senio gnatica sicuri de dormir sta notte nel nostro letto. E l'Istria ex veneta, mi si domanderà, che cosa faceva intanto ? Dire che le memorie di San Marco fossero spente del tutto, e che i cuori non vi battessero forte sarebbe una menzogna. Ma che fare? La flotta di Albini era padrona delle acque veramente; ina immobile sempre, indecisa; e con Trieste in fondo e i castigamatti alle spalle, sarebbe stato inconsulto lasciarsi trascinare dalla simpatia. Tutto si ridusse quindi a innocenti dimostrazioni di affetto tra fratelli, e per qualche settimana gl'Isolani e i Piranesi fecero affari d'oro approvvisionando la fiotta: e le barchette andavano e venivano coti tutta libertà. Vi fu un momento però in cui gl'Isolani, si sentirono montare il sangue alla testa; e già si discorreva di sventolare in piazza il marzocco ; ma furono tenuti in rigo dal Parroco, col famoso argomento ad_ hominem dei melloni. E il Reverendissimo parlò ad un di presso così: San Marco non c'è che dire è un santo, e di quei buoni; figliuoli miei dilettissimi, sangue non è acqua, capisco; ma pensiamo un po' anche ai vostri interessi. Ammesso che voi facciate quel tal colpo di testa, dite un po' dove andrete a vendere, i vostri frutti, i vostri melloni, i fichi, l'uva, le zucche! A Venezia, direte voi; si, bravi cou quel po' po' di golfo di mezzo. A Trieste, risponderanno altri, a Trieste come prima. Ed io vi rispondo che colà non vi vorranno vedere, che sarete trattati tutti come rebei; e che i melloni ve li getteranno tutti in acqua come hanno fatto l'altro giorno delle ceste di verdura dei Muisani. Conclusione ; le cose restarono allo statu quo. E tanto più ; perchè le faccende andarono a rottoli. Un giorno, in conseguenza del voltafaccia del Borbone di Napoli, le sue navi presero il largo : rimase ancor per qualche settimana la flotta d' Albini ; ma sempre più lontana dalla riva triestina; stette in vista all'altezza di Salvore, poi scomparve del tutto. Così andarono le cose allora; di quella meteora non rimase che una sola memoria in provincia; un campanile di meno. Alla punta di Pirano c'era, e e' è tuttora la chiesa della Madonna della Salute col suo campanile. Un giorno si scambiarono quattro colpi di cannone tra una batteria di terra e le palle italiane atterrarono il campanile. Ma resta sopra i murazzi San Giorgio, e sprona il cavallo, e pare sempre pronto a spiccare un salto nell'acqua. Il navigante lo saluta di lontano; il povero pescatore narra al figlio intento la leggenda del basilisco atterrato, e continuando a remare lungo le rive franate, vede, fra i boschetti densi di refosco e d'olivi spuntare una bianca chiesetta, e allora si leva il berretto, intuona il rosario alla Madonna di Strugnano, perchè guardi da ogni male la famiglia; e ricorda i suoi morti, forse qualche morto glorioso sepolto sotto gli spalti di Malgliera, e prega, prega per tutti i fratelli vicini e lontani. Le malinconiche memorie mi richiamano sul colle di Sant'Andrea donde ho preso le mosse. Nello stesso anno, in un pomeriggio d'autunno avanzato mi trovava un' altra volta seduto sulla stessa panca, guardando il mare inerte, il cielo nuvoloso, il sole che tramontava in fondo in fondo di la del Monte Cavallo colorando una fuga di nubi a pecorelle di certe tinte neutre, con un'intonazione generale color di rame sbiadito: una di quelle scene, che rese al naturale da un artista fanno ripetere al critico : Che tavolozza sporca, e che strane idealità ! La scena non era lieta, pure io impenitente non avea finito di sognare. Avea piene le tasche di giornali, tutti promettevano dopo una breve sosta il trionfo del progresso e della libertà. Rileggeva per la centesima volta un famoso articolo del Solitro : m'era rimasta stereotipata nella mente la frase — Gettate, o cittadini, un ponte dalle mura al palazzo, perchè i suoi cavalli non si tuffino nel sangue cittadino. — Quello stile di fuoco, i disinganni, le speranze ardite mi eccitavano maledettamente i nervi; lina parola d'ordine, di pace non sarebbe stata importuna in quell'ora. Ed ecco mi si avvicinò pian piano, un signore dal viso mesto e benevolo, chiuso in un soprabito nero : e prese posto sulla stessa panca. Datami un'occhiata, con un sospiro, e credendomi all'abito uno de' suoi: che cosa legge, signor abate? mi domandò con una intonazione di voce accarezzevole e mesta. Per tutta risposta gli mostrai il foglio: era il Costituzionale, il mio foglio prediletto allora, e nel quale avea scritto pochi giorni innanzi il mio primo articolo di fondo. L'incognito non potè frenare un atto di meraviglia, di rimprovero quasi; ma correggendosi subito e guardandomi con bontà e commiserazione : — Capisco, disse, già alla sua età, anche lei è degli illusi come.... E tornò a sospirare. — Poi, abbassando ancor più la voce, e quasi rispondendo ad un richiamo interno : Povera gioventù, soggiunse, come è facile a illudersi, come si lascia trascinare dai tristi.... — Ma questi non sono tristi, risposi con vivacità, battendo con la palma della mano destra sul foglio che teneva spiegato dinanzi. — No, 110, non voglio dir questo, soggiunse, saranno illusi, saranno acciecati anche essi. — Tutt'altro, qui c'è la luce, la vita.... — La vita.... E sì dicendo i suoi occhi gettarono un lampo sinistro, quasi d'odio; ma si ricompose subito e tacque. Anche io tacqui, e m'accorsi che una lagrima gli scendeva giù giù per la scarna guancia. — Senta, soggiunse poi tranquillamente, io voglio anche concedere che tutti questi nuovi maestri del nostro popolo siano animati dalle migliori intenzioni del mondo. Ma saranno poi essi capaci di soddisfare ai loro doveri? Quale è il loro passato? Che cosa hanno fatto finora per apparecchiarsi a questa pretesa missione? Quale garanzia ci danno, perchè nella migliore ipotesi, anche volendo il bene, lo possano poscia raggiungere? E se fossero per 10 meno incauti anche essi e ignoranti, ignoranti, dico, dei mezzi, dei migliori e pratici mezzi per rendere più felice l'umanità, questo nostro povero popolo, che dopo tutto come sa ha vissuto dal 15 in poi in pace, tranquillo, contento della sua sorte?... E se una sola di queste parole ha potuto recare 11 disordine, le lagrime, il lutto in tante famiglie; pensi, pensi che terribile responsabilità, ci pensi lei, lei che quanto prima sarà chiamato per dovere del suo stato a difendere questi principi d'ordine, di onestà.... E tacque aspettando una risposta. Fin dalle sue prime parole, mille idee mi si affollavano nella mente; capiva di aver a fare con un reazionario, con un codino come si diceva allora; avea già pronta la risposta, una risposta di fuoco, perchè punto sul vivo voleva fargli toccare con mano, come fosse mio dovere difendere la causa del popolo oppresso, innalzarmi ai più pari ideali agi' ideali del Cristianesimo. Ma tornato a guardarlo, e vistolo compunto, profondamente addolorato, in-travvidi una grande passione, un misterioso affanno, e non aprii bocca. S' aggiunga che da tutto il suo assieme traspariva l'interna persuasione, e un non so che di corretto, di simpatico che mi attirava ; lo stesso accento forte, lo indicava italiano di provincia lontana : forse qualche alto funzionario costretto a mettersi sulla via dell' esilio ; forse un padre ferito nel profondo del cuore. Pure dopo un lungo silenzio, ribattei con modestia, e coi debiti riguardi le sue ragioni; ed egli mi lasciò dire e dire, solo ogni tanto scotendo in atto di negazione tristamente il capo. Visto che non c' era altro da fare, si alzò, e quasi compendiando tutto il suo discorso : Signor abate, mi disse, se lo tenga a mente; invece di un solo, quindi innanzi avremo cento padroni; se lo tenga a mente. — Quindi stendendomi la mano — Si rammenti, soggiunse, qualche volta di me, e pregili Dio per me .... per lui.... Sospirò, ancora, guardò di là dal mare, si asciugò una lagrima e passo dopo passo si allontanò in silenzio. Una pietà profonda, una calma nuova si diffuse in me. Se le parole di quell' uomo misterioso non mi poterono smuovere dalle mie convinzioni, pure mi lasciarono per un momento pensoso "Di pensieri più forti e più soavi., In quel signore così da prima antipatico, e che io avea malamente nell'impeto giovanile giudicato, vidi un fratello sofferente, vidi l'uomo. E conchiusi: Fatale destino; crudele sorte è la nostra, se anche il vero ed il bene per affermarsi hanno bisogno di lotta, e di lasciare dietro a sè nei vinti e nei vincitori il dolore. Fantasticherie, romanticismo d' altri tempi. Pure, ripensandoci anche oggi, non la trovo poi tanto strampalata questa sentenza; anzi mi giova qui ripeterla come a sugo di quanto si è detto fin qui sulle memorie del 1S4S. D'allora in poi di gran passi si sono fatti; la causa della civiltà e del progresso trionfa oggi si; ma per quante cadute, per quanti dolori e disinganni abbiamo dovuto prima passare. E a chi si lamenta, a chi vorrebbe correre più in là ripeto: Siamo tutti figli delle nostre azioni; raccogliamo quello si è seminato; ai deboli, agli illusi era necessario il tempo della prova. Gli ultimi potranno diventare primi; ma per ora non ci lamentiamo se per molto tempo fummo ultimi; l'abbiamo voluto, era il nostro posto. Qualche anno dopo, e precisamente nell'autunno del 1860, mi trovava a diporto sul medesimo colle di Sant'Andrea. Mi si avvicinò un'altro personaggio, ma quanto differente dal primo! Avea il fuoco negli occhi, e P anima in tempesta ; e attaccò discorso scagliando imprecazioni contro tutti i capi allora del movimento europeo. Gli risposi per le rime. Il disinganno lo fece montare sulle furie. Basti dire che era il famoso Mazzoldi compilatore della «Frusta8 punto letteraria. Avea creduto di trovare in me chi gli reggesse il sacco per la semplice ragione che si lavorava assieme alla tipografia Weiss vicino al quondam Fontanone della Zonta; lui compilatore come sopra ed io d'un foglio religioso-morale II buon fratello edito da una società contro la bestemmia; lascio al lettore immaginare come io mi trovassi a disagio con quei fanatici. E non meno fanatico il Mazzoldi! Basti dire che repubblicano da prima, e de' più ardenti, visto come nella sua Brescia prendevano piede i seguaci di Carlo Alberto, per picca si buttò dalla parte opposta e diventò quello che a tutti è noto. La vendetta del Mazzoldi non si fece aspettare. Pochi giorni dopo fu sequestrato il Num. 35 del Buon Fratello per via di certi stupidi ed innocui versi: una parafrasi della parabola evangelica delle dieci vergini che muovono incontro allo sposo. Secondo la versione del stillo-dato lo sposo era Garibaldi : cose insomma da far sbellicar dalle risa. E dietro al sequestro ih ih! quante vicende ; ma tutte conseguenza di quel tal bioccolo raccolto a tempo. Come abbia finito a Trieste P ardente Bresciano si sa. Alcuni suoi nemici l'aspettarono un giorno in capo a una scala, e lo precipitarono giù a capo fitto dal quarto piano. Che la misericordia di Dio accolga fra le sue grandi braccia il precipitato, ed i precipitatori ! (Continua). P. T. ----------------J^WVP^®- Seminario o Collegio ài Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) Deferito al R.mo Capitolo il soprascritto accordo fu dal medesimo approvato come dalla Seguente Parte apparisce. Capo d'Istria li 28 Giugno 1754 Congregato questo R.mo Capitolo nella Sagrestia del Duomo luogo solito ecc. al n. di 12 Sig.i Canonici previo il debito assenso di m.r Ill.mo e R.mo Vescovo al quale fu prima partecipata la materia dal R.mo Sig. Decano, ed intimato da tutti li R.mi Sig.i Canonici jeri- sera per questa mattina ut de more dal Che-rico Capitolare. Assenti il Sig.i Can.co Zarotti ed il Vacante : Dove - Proposto, letto, e naturalmente considerato 1' accordo tra il R.mo Capitolo, e M. RR i PP.i del Collegio delle Se. Pie esteso, e sottoscritto dalle parti p. commissione del sudetto R.mo Cap.lo p. l'effetto come in esso. Qual posto alla ballottazione ebbe voti prò n. 12 C. - Idei eaptum D. Nazario Luguan Can.co Decano D. Filippo Schiavuzzi Can.co D. Romano Romano Can.co Cancell.e Cap.lare Ita est et concordat Romanus Romano Can.cus et Cane.us Cap.li Nos Io: Bapta Saudi Dei et Apostolicae Sedis Gr.a Ep.us Iustinop.s Comesque Antignani Quum est, ut prò nostri Pastoralis Officij debito iis quae tum maiorem Dei cultum, tum animarum pro-fectum atq: utilitatem respiciunt paternum praebeamus auditum. Supplicationibus itaq: Ven: Cap.li huius Ca-thedralis in antescripto supplici libello die 28 Junij proxime elapsi nobis humiliter porrectis inclinati; Ordinaria nostra, qua in hac parte Jungimur auctoritate, rCouventionera prout iu Articulis nobis exhibitis secutam inter praefatnm Yen: Cap.lura Cathedralis uostrae, et RR: PP: Clericos Req.s Scbolarum Pianini Collegij hui^ Civitatis iu omnibus approbamus, et coufirmamus, decernentes, ut omnia, quae in dictis articulis conti-nentur perpetuis futuris temporibus iutegre, et inviolate : serventnr, salva semper nostra, et Successorum nostro-rum auctoritate in iis, quae iuris sunt. In quorum fìdem Dat: Iustinopoli ea Cane.a: Ep.a.li die 4 Iulij 1754 Io: Bap.ta Saudi Ep.us Iustiuopolitanus Frauciseus Venier Canc.rius Ep.a.lis. Avutosi T asseuso del R.ino Capitolo p. quello ri-S guarda l'uffiziatura si doveva ricercare quello della Ven.a Scuola ; e p. ottenerlo a di 4 Luglio fu presen-; tata la seguente supplica all'Ulano Sig. Gio. Andrea Barbabianca Governatore, a Pro.or Gen.le della medesima p.chè stendessse la parte da mettersi in Capitolo. Veneranda Confraternita della B. V. detta di S. Maria Nuova. 1 P.P. Ch. Reg.ri delle Scuole Pie, da che àuno [ l'onore d' essere stati accolti in questa nobile, e ri-i guardevole Città p. addottrinare la Gioventù alla loro I assistenza appoggiata furono sempre graziati di beneficenze; onde rimane impresso nella Religione tutta il debito di rispettosa gratitudine. Desiderano p.ciò d'impiegarsi maggiormente a prò della Gioventù di questa illustre città coli' unire alle Scienze gli esercizi Spirituali. Ma p.chè privi di Chiesa [ non anno potuto fin' ora fare le sacre funzioni del loro f Istituto. Questa Ven.a Scuola possiede la Chiesa di S. M.a Nuova contigua al Collegio dei detti PP. da cui po-[ trebbesi aprire una porta di comunicazione con la Chiesa | sudetta a comodo loro, e de scolari. Quale sarebbe atta ad impiegare i Religiosi negli esercizi di Christiana pietà | « per comprirvi le Funzioni tutte solite celebrarsi nelle i altre chiese del loro Istituto. Implorano pertanto dalla Ven.a Scuola Medesima, che venga loro ceduta la Chiesa I stessa assumendo a sollievo d'essa 1' aggravio della ■ -custodia, e mantenimento p.petuo della medesima, cou [ -espressa dichiarazione, che s'intenderanno sempre illesi i diritti delle Ven.a Scuola a cui non s'intende d'in-I ferire alcun pregiudizio. (carte 49) Come un tal desiderio d'essi PP. tende unica-j mente al maggior culto del Sig. Iddio, ed ad aumen-t tare la divozione della B. V. a cui è dedicata la Chiesa ' predetta ed a comodo delli Scolari, che frequentano le i pie Scuole, così sperano, che dalla Pietà de Sig.i Confratelli con pienezza di voti saranno esaudite le loro i divote supliche, e con benigna condiscenza verrà accordato loro quanto nella presente riverentemente si ri-i cerca, come benignamente è condesceso questo R.mo I Capitolo ad accordare a detti PP. l'uffiziatura della Chiesa medesima. Grazie. »---—itti--- I Concimi cliimici L'assunto di Giorgio Ville. Nella prefazione delle sue conferenze di Vincennes del 1864 Giorgio Ville dice che col suo indefesso la- voro cominciato nel 1848 ed indi proseguito senza posa, si era proposto di creare di getto la dottrina dei concimi chimici ridotta a due lati di un solo problema, quello scientifico e quello economico. Prima di lui i chimici eransi serviti del solo metodo analitico, metodo che gli faceva studiare la pianta morta, e dagli elementi materiali che in essa trovavano, conchiudevano quali dovessero essere le leggi di formazione della pianta viva. Evidentemente il loro ragionamento era sofistico e non scientifico. Per tale metodo erauo nate le tre discordi scuole : amistica, cinerea e azotistica. Le conclusioni di ciascuna di esse emesse al controllo della pratica non corrispondevano nè alle promesse nè all' aspettazione. Ville comprese che se continuava anche lui a servirsi di tale metodo non sarebbe giunto a migliori risultati. Per riuscire a qualche cosa di più scientifico e più pratico, si decise dunque a cambiar metodo servendosi di quello sintetico, cioè a determinare la formazione della pianta vivente impiegando gli elementi materiali che la compongono; e (riuscendo) determinare le condizioni di tale formazione. Passando quindi ad un secondo grado dello stesso lato scientifico del problema (determinare se per ottenere produzione vegetale considerevole iu forma di ricolti nelle terre che non ne dànno dei rimuneranti perchè scarsi) sia sempre necessario somministrare al campo tutti gli elementi materiali del ricolto, oppure se basti somministrarne alcuni essendo gli altri offerti più o meno sempre ed ovunque dalla natura. La couclusioue di questa soluzione del secondo grado del problema scientifico sarebbe stata la definizione del concime teorico o scientifico. 11 lato economico del problema (e che nell' assunto del Ville era coordinato e trattavasi di conserva con quello scientifico) era a sua volta di due gradi. 11 primo grado consisteva iu determinare se il concime teorico poteva tradursi praticamente per una miscela di componenti chimicamente definiti, di sali chimici, miscela di pratica efficacia fertilizzante quanto il miglior concime tradizionale (un'equivalenza del riputatissimo letame), un surrogante del medesimo, onde nel caso di insufficienza di esso si potesse ottenerne il miglior effetto senza di esso. Il secondo grado di questo lato economico del problema totale consisteva in indicare quali sali chimici potevano servire a comporre questo concime universale in modo che esso fosse accessibile agli agricoltori o pel suo basso prezzo o pei suoi effetti rimuneranti. Neil' anno 1855 comunicò all' Accademia delle Scienze sotto sigillo un primo dato di soluzione del lato scientifico del problema e nel 1857 pubblicava la serie degli studi sperimentali e metodici sulla vegetazione, e che dovevano servir di base agli ulteriori studi dello stesso genere proseguiti sia nel suo grandioso laboratorio al Museum di Parigi, sia nella terra naturale, all'aperto, nell'ampio campo sperimentale di Vincennes, e finalmente nel 1864 publicava le sue conferenze contenenti la soluzione completa di tutto il lato scientifico del problema. Nel 1868 pubblicava I concimi chimici, colla quale opera presentava la soluzione completa del lato economico del problema totale. L'assunto del Ville fu arduo. È uno di quelli che per la loro complicata natura, bastano a stancare il cervello di un uomo per quanto d'ingegno e di salute. Altri dotti contemporaneamente a Ville facevano studi sperimentali sulla vegetazione col metodo sintetico ; nessuno giunse come il Ville a formare un corpo di vera dottrina. 11 principe Salm Horstmar tu quello che fece gli studi più analoghi a quelli di Ville sperimentando cioè in un mezzo solido neutro a cui aggiungeva or sali azotati, or sali minerali, or entrambe le specie di sali insieme, sopprimendo or l'uno or l'altro dei minerali, e giunse dai risultati a conclusioni analoghe a quelle del Ville, ma dal solo lato teorico del problema della vegetazione; onde si arrestò alla pubblicazione dei risultati scientifici analoga a quella fatta dal Ville nel 1857. Non andando più oltre, non accenna a concimi chimici. Sachs fece analoghi studi sperimentali in un mezzo neutro liquido, allevando piante nell'acqua in cui scioglieva or l'uno, or l'altro, or in varie miscele, tutti gli elementi ponderabili che la pianta impiega per formarsi. Egli si assunse di dimostrare che le piante terrestri e non solo acquatiche possono svolgersi e prosperare in soluzioni acquee senza terra. 11 suo assunto non fu dunque di decidere se tutti gli elementi delle piante debbano o meno entrare nella composizione del concime. 1 celebri sperimentatori Lawes e Gilbert, che cotanto contribuirono al giudizio definitivo su ciascuna delle tre scuole umistica. cinerea ed azotistica, non si proposero mai di formare un corpo di dottrina teorico-pratica, ma solo di dimostrare che con sali chimici si può benissimo surrogare le concimazioni a letame fino al punto di potersi sempre coltivare la stessa pianta sullo stesso suolo senza alternanza e senza rotazioni; e che nelle loro terre .sperimentali di Kothampstead lo impiego dell'imo o dell'altro sale chimico risultava anche profittevole. I loro sperimenti furono dunque unicamente iu aperto campo di una data terra, il che non è concludente uè pur la teoria generale uè per la pratica generale delle piante agrarie. Nessuno adunque si assunse un compito identico a quello di Ville, nessuno vi lavorò con paziente costanza per diciotto anni, fino alla completa soluzione dell'importante quanto complicato problema; nessuno può vantarsi di aver dato una completa dottrina teorico-pratica della produzione vegetale agraria come lui. Nel 1868. quattro anni dopo la pubblicazione delle Conferenze di Viucennes e quando Ville pubblicava 1 concimi chimici, Wolff pubblicava, alla foggia di Ville, delle forinole di concime chimico atte col loro impiego a dimostrare che coi quattro agenti della fertilità, come li chiamò Ville, si fa crescere e prosperare una pianta nell'acqua, entro cui si sciolgono quei sali, conforme al metodo di Sachs; ma ivi Wolff si arresta. In mezzo alle distrazioni violente del 1848 veder un uomo ficcarsi in capo un assunto così arduo, intorno al quale eransi invano spossati potenti ingegni da Saus-surre a Liebig e Sachs, chiudersi nel suo laboratorio, ed attendere indefesso a scioglierne il problèma con rara pazienza senza venirne distolto nè dal colpo di scena politica del 1852, nè dagli entusiasmi del secondo Impero, e non uscirne più che al 1864 quando tutte le menti d'Europa erano assorte nella contemplazione dell' abbagliante splendore delle Tuillerics, allora uscirne gridando Eureka! ed attrarre la gente al campo sperimentale di Vircennes ad udirne le sue spiegazioni e veder queste espresse nei ricolti pendenti che mostra-vansi al pubblico sguardo fu uno spettacolo edificante. Chi lo avesse veduto rinchiuso nel suo laboratorio prima del 1864, avrebbe detto: Costui è un alchimista o un fotografo, poiché in ogni parte vedevansi apparati di chimica in esercizio e l'apparato fotografico in azione per ritrarre le piante sperimentali in ciascuna loro faser in ciascun loro mutamento, tutte disposte in varie serie, e lui cou ammirabile pazienza ogni giorno esaminarle, iuaffiarle, analizzarle: si sarebbe concluso che egli o era un mattoide, oppure che lavorava ad un assunto fecondo di conseguenze pel bene dell' umanità. Questo ultimo era il caso di Giorgio Ville, e questo assunto egli, a nostro avviso, ha adempiuto. Il vecchio Romito. —------:xr—------- Uotizie 11 giorno 22 agosto p. d. si è costituito il gruppo di Parenzo della Lega Nazionale; e il giorno 23 quello di Capodistria. La direzione della Società istriana di archeologia e storia patria ha invitato i soci al congresso generale della soci età, che verrà tenuto nel giorno 7 settembre p. v. in Parenzo alle ore Ila. m. nella sala dietale, gentilmente concessa dalla giunta provinciale, col seguente Ordine del giorno: 1. Comunicazioni della Pre-denza. 2. Lettura del prof. dott. Bernardo Bemissi su „L'Istria nell'epoca bizantina.* — 3, Esposizione del conto consuntivo dell'anno 1890. e di quello di previsione per l'anno 1892. — 4. Elezione della Direzione per la durata dell' ottavo anno sociale. — 5. Eventuali proposte di singoli soci. A proposito del rifiuto opposto dall'I. R. ministero dell' interno all' approvazione degli statuti della cassa sociale per ammalati, della società operaia di Trieste, l'Operaio scrive: „ La scorsa domenica, dall'i, r. Direzione di pulizia, fu comunicato alla Direzione sociale, che „1'eccelso i. r. Ministero dell'interno, giusta dispaccio 25 luglio a. c. N. 14824 iu base al § 14 lett. c) della sovrana patente 26 novembre 1852 B. L. i. N.ro 253. non trovava di far luogo alla domanda tendente ad ottenere il permesso di instituire una cassa sociale per ammalati ecc.* Il § 14 lett. c) suona: La concessione di instituire un' Associazione può accordarsi soltanto allorché : a) b) omissis. c) il piano dell'impresa ed i relativi allegati, corrispondano alle esigenze di legge (§§ 8-13) e ai relativi publici riguardi. I paragrafi citati, per quanto possono riguardare l'attività della cassa sociale instituita dalla Società Operaia, contengono prescrizioni che nello statuto presentato al Ministero, sono scrupolosameute contemplate seuza alcuna eccezione. Nou possiamo comprendere perciò da quali criteri sia partito il Ministero dell'interno nel rifiutare la sua approvazione allo statuto delle casse sezionali: come non sappiamo quale linea di condotta seguirà la Direzione della Società Operaia in questa vertenza che ormai diventa per molti riguardi incresciosa. Non possiamo però ameno di meravigliarci come l'autorità governativa non abbia tenuto conto dell'autorizzazione data dai Congressi generali e dal Consiglio sociale alla Direzione : di poter introdurre cioè negli statuti presentati, tutte quelle modificazioni, anche sostanziali, che fossero credute necessarie per armonizzarli con la lettera e lo spirito della legge. Tanto più, che l'assoluta divisione dell' amministrazione e della rappresentanza fra la Società Operaia e le casse sezionali, fu adottata in seguito ad analoga esigenza del Ministero. Nella sua prossima seduta, il Consiglio dei mastri sarà probabilmente chiamato a pronunciarsi siili' argomento : diciamo probabilmente perchè esso autorizzò già la Direzione ad intraprendere qualunque passo ed incontrare le necessarie spese per risolvere secondo il suo giudizio la questione." ----— Cose locali Il giorno 23 agosto p. p. ebbe luogo il congresso della società di mutuo soccorso fra gli artieri ed operai. Venne rieletta la cessata direzione, e furono approvati i conti consuntivi e preventivi. Nel giorno della solenne inaugurazione dell'episcopio ch'ebbe luogo il 19 agosto alle 11 a. m., monsignor Francesco cav. Petronio preposito capitolare, invitò tutta la rappresentanza comunale, ed i capi dei vari dicasteri nella sala dell'edifizio, dove accolti con ogni cortesia., dopo visitati i locali, nella sala maggiore, monsignore lesse un discorso ispirato ad alti concetti religiosi, con accenni all'ideale sublime dell'arte architettonica, ed allo scopo pratico cui è destinato 1' edificio. Venne cantato un coro a tre voci, parole dello stesso monsignore e musica dell'illustre maestro G. B. Caudotti : e furono distribuite poesie d'occasione, un exametron di mons. Petronio, ed un sonetto dell'abate Schiavi. La ricostruzione dell' antico episcopio si deve all'instancabile e coraggiosa operosità di mons. Petronio, e sia compenso alle sue cure non disgiunte a fatiche e dispiaceri, la gio.ja dei concittadini oel vedere l'edifizio rifatto sulle macerie che ricordavano appena i bei tempi delle glorie episcopali di Capodistria. Fatto il più, non dubitiamo che auche gli accessori del vasto terreno di proprietà del capitolo saranno ridotti a far degno contorno all'episcopio, ciocché è nel desiderio di tutta la città. * * * Ottenuta la gentile concessione dell'autore, siamo lieti di poter offrire al lettore quei brani del discorso di mons. Petronio che accennano alla parte storica del ricostruito edifizio : La Provvidenza divina stese l'ombra della sua mano sugli avanzi di questo edificio abbandonato dall'epoca della morte dell'ultimo vescovo di Capodistria Bonifacio Da Ponte avvenuta li 0 gennaro 1810. La nuova circoscrizione delle Diocesi dell' Istria e delia Dalmazia decretata dal Sommo Pontefice Leone XII colla bolla „Locum beati Petri" del 30 giugno 1828; la conseguente unione della Diocesi di Capodistria a quella di Trieste, la cessazione quindi dello scopo primitivo per cui fu eretto l'episcopio, la noncuranza degli uomini, ed il guasto recato dal dente edace del tempo lo avevano ridotto ad uno stato di totale rovina. Ciò uulladimeno al cuore dei cittadini di Capodistria fu sempre cara questa casa, che ricordava un titolo di vera grandezza, e si presentava quale monumento della prisca fede dei padri nostri e delle glorie dei secoli trascorsi. Se per lo addietro 1' assopito cristiano entusiasmo si ridestava considerando questo episcopio edificato dai nostri antenati nei primi periodi della storia della Chiesa; in oggi più s'infervora vedendo abbellita questa episcopale dimora e nell' antica sua grandezza ricostituita. Questa casa venne fabbricata in un' epoca eccezionale, quando cioè la Chiesa trepidava sulla sorte dei figli suoi ben più di quanto avesse temuto nelle persecuzioni dei Cesari tiranni. Al cominciare del sesto secolo l'impero di Occidente era caduto. I Vandali avevano invasa l'Africa, l'Italia, la Gallia, la Spagna, la Gran Brettagna, gli Unni la Pannonia, per cui l'Europa era desolata da guerre sanguinose, e l'innato sentimento di vendetta, di rapine, di stragi dei barbari conquistatori mantenne più vive le inimicizie e l'odio contro la Chiesa, la quale nell' Oriente era travagliata dall'Arianesimo. In mezzo alla confusione delle invasioni i Sommi Pontefici S. Ormisda e S. Giovanni I. usarono di grande prudenza e fermezza per conservare la purità della fede, e la disciplina. Per sottrarsi alla persecuzione dei Goti molti Istriani si ricovrarono in quest'epoca nell'isola Palladia, detta allora Egida, e più tardi Giustinopoli, ed ora Capodistria, sperando di trovare quieto soggiorno dalle improvvise incursioni, e coli' aumentarsi della popolazione la città cominciò a fiorire. "Fu allora, dice il Nal-dini nella sua Corografia (pag. 22), che il Patriarca di Aquileja. Marcellino, dalla sua sede egualmente infestata nei primi anni dopo il 500, qua trasferì la sua residenza, dimorandovi per lo intero corso di dodici anni; e dopo la sua morte, Stefano, succedutogli nel patriarcato, qui pure fissò la sua dimora fino al 525. Da questa lunga e replicata residenza dei due Patriarchi Aquilejesi è verosimile che la città, abitata da ferventi cattolici, e più, perchè addivenuta torre di rifugio e di difesa dei fedeli, desiderasse conseguire la cattedra episcopale come saldo sostegno della fede. E fu allora, che, consenziente Teo-dorico, l'imperatore Giustino, o per le istanze fattegli dalla città, o pel suo genio all'Istria, o per impulso della sua pietà e del suo zelo nel propagare la cattolica religione, pregò il Papa Giovanni I perchè concedesse un vescovo alla città di Capodistria, e contemporaneamente a Trieste, Pedena, Cittanova, Parenzo e Pola, Ed il Pontefice Giovanni nell' anno 524 eresse il Vescovado, ed in quell'epoca si edificò questa casa come una delle cittadelle della Chiesa, e qui dimorarono que' Vegli, che tutto il loro zelo impiegarono nel custodire intatto il deposito della Fede nel combattere l'errore., Signori ! la sublime armonia del creato sensibile fu preceduta dal caos delle forze in frogoroso attrito fra loro appena create. Al caos sociale per l'orribile cozzo di due colossali imperii e nella invasione dei barbari del settentrione e nelle guerre civili e nelle controversie intellettuali doveva seguire il trionfo uelle successive generazioni. Vinse la Chiesa, e proclamò l'era di pace, e risuonò quest' aula delle voci di ringraziamento. Accanto a questo episcopale palazzo nei secoli posteriori venne eretto un Seminario per educare le giovani menti alla sapienza e formare il loro cuore alla carità, onde un giorno fossero luce del mondo e sale della terra, come disse il Redentore agli Apostoli. La mistica vigna produsse i frutti nel suo tempo : Capodistria ebbe cinquantadue Vescovi. S. Nazario, nostro protettore, governò questo popolo dal 524 al 556. 11 Beato Assalonne nel 1210 tino al 12:30. Furono essi la gloria imperitura di questa Diocesi, e del primo che i nostri maggiori invocarono quale Patrono, le generazioni di circa 14 secoli esperimentarono ìli ogni tempo la difesa, l'ajuto e il conforto nei cimenti, nelle miserie, nelle sventure, quasi dal suo avello esclamasse: "Protegam civitatem istam ut salvem eam., per cui nel cuore dei Capodistriaui si radicò, e da padre in tiglio si trasfonde la più costante fiducia nel suo patrocinio. Nella serie dei Vescovi di Capodistria non dimenticheremo gli uomini che si segnalarono per dottrina. Francesco Querini celebre giurista, e più famoso ancora per l'eroismo delle sue virtù. Lo sventurato Pietro Paolo Vergerio, prescelto a Nunzio Apostolico da due Papi Clemente settimo e Paolo terzo. Tommaso Stella, domenicano, il quale intervenne al Concilio di Trento e scrisse l'aurea opera intitolata "de Charitate Christi, ed un volume di sermoni sacri. Girolamo Ingeuerio, filosofo e giureconsulto insigne, già professore di diritto nell'università di Pavia. Antonio Elio, capodistriano, da Paolo HI nominato Patriarca di Gerusalemme. Girolamo Contarmi, discendente de' Dogi di Venezia, il quale scrisse i "Commentari! sulla tìsica di Aristotile,, e la grandiosa opera "Theatrum totius orbis.„ Baldassare Bonifacio, che col versatile suo ingegno scrisse cinquanta volumi trattanti di argomento diverso. Paolo Naldini, tanto amante della sua Diocesi, che ne scrisse la "Corografia ecclesiastica, opera interessante per le storiche notizie in essa raccolte. Signori ! due sono i momenti più solenni come della vita umana, così di ogni operazione, di ogni fatto, di ogui aweuimento: il principio ed il compimento. Quando, per la prima volta si edificò questa casa fu il giorno della letizia per la città e diocesi di Capodistria, e lo è oggi pure, che, compito il lavoro di l'istauro e di ampliamento al vescovo della Diocesi si riconsegna, ed auspice l'onnipotente Iddio, si arricchirà di nuove gloriose memorie in onore della Chiesa Sia pertanto trasmessa alla più tarda posterità la rimembranza di questo giorno, che riepiloga i fasti degli anni dell' esistenza in questo monumento ; e noi ritemprati nello spirito cattolico dei padri nostri volti al supremo Gerarca sotto il cui sapientissimo governo que- sta casa risorge, con tutta l'effusione del cuore, gridiamo "Viva Leone XIII Maestro di verità e Padre universale dei redenti. In tìue monsignore ricordò le zelanti prestazioni durante la fabbrica del canonico Giacomo Micalich, procuratore del Capitolo, e dell'ingegnere che ne ha diretto la costruzione Dr. Pio Gambini. Bollettino statistico municipale di Luglio 1891 Anagrafe. Nati: battezzati 20, maschi 13, femmine 7. — Morti 27, uomiui 8, dei quali 1 carcerato, femmine 5, fanciulli 8, fanciulle 4 sotto i 7 anni, nonché un maschio ed una femmina nati morti. — Trapassati 3. Gallo Andrea d'anni 61. 4 Babioh Giacomo fu Bartolomeo, 5 Bullo Maria-Vittoria di Giuseppe di anni 20, Kerst Giovanni di Giovanni d'anni 19. 6 Delconte Elena fu Nazario d'anni 64, Lucaz Maria-Angiolina Ved. d'anni 76, 10 Dellavalle Maria n. Lunardis d'anni 52, 20 Budica Giovanni fu. Stefano d'anni 33, 22 Grio Antonia d'Antonio d'anni 50, Nordio Giovanni fu Doni, d'anni 48, Yaivur Giovanni d' anni 34, M. G. carcerato da Knin. Dalmazia, d'anni 23, 31 Ourte Pietro fu Antonio d'anni 71. Più fanciulli 8, fanciulle 4. al di sotto di sette anni, nonché 1 maschio e 1 femmina nati morti. — Matrimonii, 0. Polizia. Certificati d'indigenato 2, di buona condotta 3, usciti dall'i, r. Casa di pena 3, dalmati 2, e 1 triestino, sfrattati 4 : rilascio di nulla osta per permesso di viaggio marittimo 3, rilascio di libretti di servizio 2, di lavoro 2. di passaporto per 1' estero 1,. per porto d'armi 2. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 1, per ett. 20. a sol. 40 il litro. — Certificati per spedizioni di viuo 0, di sardoni salati 0, di sardelle salate 2, per barili 31 del peso complessivo di chil. 1234, con un barile di salamoia del peso di chil. 120. di pomi d'oro 7 del peso complessivo di chil. 21400, di olio d'oliva ì, per colli 1 del peso di chilogrammi 65.50. — Licenze industriali 4. per macellaio 1, per osteria 1, per vetturino 1, per vendita birra 1. — Animali macellati: buoi 41 del peso di chil. 9346, con 36? chil. di sego, armente 15, del peso di chil. 2307 con 173 chil. di sego, vitelli 33, agnelli 3, castrati 113. Bollettino delle malattie zimotiche. Capodistria: Morbillo casi 6 dei quali guariti 2, rimasti in cura 4. Lazzaretto: 0. ------—-------- PUBBLICAZIONI Atti e Memorie della Società istriana di archeologia e storia patria. Volume VII. Fascicolo 1 e 2. — Sommario: Direzione. Senato Secreti. Cose dell'Istria (fine). — Appendice: Secretorura consilii rogatorum prò factis Istriae. — Direzione. Relazioni dei Podestà e Capitani di Capodistria (ront.) — Direzione. Capodistria e provincia tutta, Intorno a confini suoi con Trieste e con il contado di Pisiuo — et altre materie raccolte nell'anno 1730 (cont.J — Direzione: Varietà. — Una lettera del Patriarca d'Aquileia Grimani a Sua Serenità siili' erezione del Vescovato di Gorizia, e sul trasporto delle Monache d'Aquileja a Trieste. — Inventario dei beni e rendite della mensa vescovile di Parenzo dell'anno 1540. Parenzo, presso la società istriana di archeologia e storia patria. — Tip. Gaetano Coana, 1891. Dott. Pietro G. Goiclanich. Quaestiones Plautiuae. — Pisa, tip. Nistri e C. 1891. (Estr.o dagli annali della R. Scuola normale superiore di Pisa).