850-14 Saba U. 3.06 Atilij Rakar L'ULTIMA PARTE DEL CANZONIERE SABIANO L'ultima parte del Canzoniere di Umberto Saba comprende nell'edizione definitiva 1 le raccolte: Parole (1933-1934) Ultime case (1935-1943) 1944 Varie Mediterranee Uccelli (1948) Quasi un racconto (1951) Sei poesie della vecchiaia (1953-1954) Epigrafe (1947-1958) I primi quattro titoli figuravano come »Volume terzo<< gia nel tripartito Canzoniere del 1945 2 che riportava- come dice la prefazione dell'editore - >>tutta l'opera poetica di Umberto Saba<< 3 fino allora pubblicata, Mediterranee, nate dopo, potevano essere inserite appena nel Canzoniere del 1948, 4 le rac­ colte che seguono poi furono aggiunte soltanto nell'edizione postuma del Canzoniere, sempre secondo l'intenzione dell'autore, come ci assicurano i curatori. 5 Come possiamo desumere dalle stesse indicazioni cronologiche che accom­ pagnano i titoli,6 le raccolte dell'ultima parte del Canzoniere sono frutto di un periodo relativamente lungo e dei piu difficili nella vita di Saba; per cui si spiegano le difficolta che comporta la ricerca di denominatori comuni capaci di offrire una visione coerente dell'insieme. In altre circostanze la creativita del Nostro si sarebbe probabilmente esplicata in un andamento meno turbato. Le atroci esperienze che gli riser­ bava l'eta ormai prossima alla vecchiaia significarono un interventa esterna trappa dura persina per un paeta che una valta aveva pensata pater dire di se: Lui le cose conquidono, ma poco, che sulla superficie della terra fanno col sangue gli uomini o per gioco. in fondo scava, in fondo e il suo tesoro; nel cuore della Terra, un cuore d'oro.' 1 U. Saba, Il Canzoniere (1900-1954), Torino, Einaudi, 1965. 2 U. Saba, Il Canzoniere (1900-1945), Roma, Einaudi, 1945. ' !vi, p. 7. • U. Saba, Il Canzoniere (1900-1947), Torino, Einaudi, 1948. ' Nota alia presente edizione, Il Canzoniere (1900-1954), op. cit., p. V. 6 Il 1944 figura per se stesso da titolo, come si vede. ' »L'egoista«: Il Canzoniere (1900-1954), op. cit., p. 171. 4 Acta 49 I fattori esterni non ebbero mai un ruolo cosi diretto ed evidente nella produzione sabiana come negli ultimi decenni. Il che si riflette nelle poesie del tempo in modi diversi. Il terzo volume e molto meno omogeneo del secondo: se per i componimenti degli anni venti non e difficile individuare un comune denominatore, per le raccolte che seguono il volume secondo, anche restando al Canzoniere del 1945, non riusciamo a stabilire subito un termine analogo capace di riassumere come un tutto le liriche del periodo in questione. Seguendo la produzione sabiana dagli anni trenta in poi, risulta sempre piu evidente la necessWt di affrontare l'esame delle singole raccolte tenendo conto anche della situazione politica che ora quanto mai la condiziona nei contenuti e nelle forme. Il passaggio dalla seconda alia terza parte del Canzoniere e persino piu singolare che non que1lo tra le prime due. La novita con cui e introdotto il terzo volume e rispetto a Il Piccolo Berto e Fughe ancor piu manifesta di quella di Canzonette nei confronti delle due raccolte precedenti. Le pagine ridotte a componimenti epigram.m.aticamente concisi che vi troviamo dopo l'ampiezza di scrittura della parte centrale del Canzoniete ci fanno rilevare gia a prima vista una tensione lirica affatto diversa. Le novita sono indivi­ duabili nelle scelte lessicali, nella struttura della frase, nelle soluzioni ritmiche delle poesie con cui si apre !'ultimo volume del Canzoniere. Negli anni trenta il poeta aveva imboccato una nuova strada. Alla poe­ tica del procedimento riassuntivo che nella dialettica di Fughe aveva reg­ giunto l'apice delle potenzialita espressive subentra un nuovo tipo di scrit­ tura. Che nome dare alia novita propostaci da Saba con Parole? Il piu rispondente sembrerebbe quello di »poetica della parola« che e poi il ter­ mine con cui gli storici della letteratura riassumono le istanze di tutta la lirica italiana del tempo. Negli anni trenta anche Saba accetta di cimen­ tarsi nelle possibilita espressive offerte da »Ogni parola singola«. 8 In che misura il triestino sia ligio ali'assunto deli'avanguardia e testimoniato gia nel titolo Parole. E come il titolo vada inteso lo possiamo desumere anche da questa sua osservazione: >>Dalia prima poesia di Parole in poi, Saba, da il suo pieno valore alia parola; da tale volonta e consapevolezza e nato non solo il libro, ma anche il titolo del libr0<<. 9 Il senso del titolo e ulterior­ mente spiegato nel primo componimento, Parole, che fa da motto e prologo alia raccolta. L'apostrofe: Parole, dove il cuore dell'uomo si specchiava - nudo e sorpreso - alle origini;' 0 rievoca i noti versi deli'ungarettiano Girovago 11 e invocazioni simili tipiche di un tempo in cui la parola e fatta oggetto di interpretazioni affatto mi­ stiche. Ne il poeta si limita alia evocazione magica della parola; da ogni componimento risulta particolarmente evidente come >>da il suo pieno valore alia parola<<. ' Dall'introduzione di G. Ungaretti a Sentimento del tempo, Milano, Monda- dori, 1943, p .. 20. 50 ' U. Saba, Prose, Milano, Mondadori, 1964, p. 584. " Il Canzoniere (1900-1954), p. 411. " G. Ungaretti, L'Allegria, Milano, Mondadori, 1942, pp. 105-106. Eloquente quanto mai gia la scelta delle parole, ben pm rigorosa che per l'addietro. A leggere le poesie degli anni venti ci si imbatte spesso in espressioni come: »pensiere«, 12 »Si sface«, 13 »frale«,l 4 »lice«,IS >>doce<<, 16 »chiome«P ,fuore«, 18 »novelli«, 19 >>aere«. 20 Ne sono infrequenti i troncamenti del tipo: >>allettar«, 21 >>destin«,2 2 >>ciel«. 23 Non potremmo dire che tali espres· sioni fossero tipiche di Saba o che fossero particolarmente felici. Il fatto e che il nostro non guardo mai al tradizionale armamentaria poetico come ad esempio il Gozzano che se ne serviva soltanto a fini parodistici. Quando parla delle licenze poetiche e degli arcaismi che si era permesso, Saba cosi li legittima: >>inseriti nel linguaggio piano e familiare, stuonerebbero molto sgradevolmente, se il calore dell'ispiranzione che investe da capo a fondo il vasto componimento, non ne attenuasse, fino a renderla appena percepi­ bile, la sgradevolezza«. 24 Le singole >>mende«, a sua detta si perderebbero nell'insieme compositivo: >>la passione, la tensione lirica che si esprime senza un momento di stanchezza, nei quindici sonetti, fa perdonare tali mende, li lava da macchie«. 25 In altre parole insomma il poeta si richiama al tutto che e costituito dalla raccolta; ha rischiato avendo presente il tutto e pertanto lo si giudichi a pubblicazione avvenuta. L'osservazione appena citata si riferisce al ciclo di 15 sonetti che costituiscono Autobiografia. Il principio che Saba qui sostiene e applicabile solamente alle poesie degli anni venti quando la sua scrittura era incentrata non sull'elaborazione di frammenti ma di ampi e complessi cicli in cui le singole poesie erano in funzione di strofe. Parole presuppone procedimenti diversi. Intanto al primo posto e la parola; la raccolta quale insieme non risulta piu struttura di tipo concluso bensi aggregazione di esternazioni liriche possibili in qualsiasi disposizione. Il curatore di antologie non ebbe mai mano cosi libera per quanto riguarda Saba come nella scelta delle poesie del nostro scritte nel decennio 1933-1943, vale a dire con le raccolte Parole e Ultime case cui e comune il procedimento creativo. >>Mende« tollerabili negli ampi cicli della parte centrale del Canzoniere, nel Saba di Parole e Ultime case, ammo­ nisce il poeta, >>Sarebbero state mortali, o quasi«. 26 In Parole sarebbero dunque prevalsi criteri piu severi nella scelta e oollocazione delle parole da parte del poeta. Con Parole il discorso sabiano si fa essenziale. Qui non vi e pii1 spazio per perifrasi ed inicisi esplicativi; il periodo articolato e sostituito dall' enunciato conciso; le scene sono appena abbozzate, le figure mai disegnate a tutto tondo ma rappresentate con pochi tratti, rese con alcune linee. A 4''' 12 >>Il vino«, ll Canzoniere (1900-1954), p. 219. " »L'incisore«, !vi, p. 229. 14 »Chiaretta«, !vi, p. 232. 15 >>Autobiografia«, 1, !vi, p. 243, e >>Il Silenzioso«, !vi, p. 275. " »Autobeografia«, 5, !vi, p. 247. 17 »Autobiografia«, 6, !vi, p. 248. 18 >>Autobiografia«, 7, !vi, p. 249, e »Autobiografia«, 15, !vi, p. 257. " >>Autobiografia«, 9, !vi, p. 251. 20 »Il melanconico«, !vi, p. 272. " »Fanciulle«, 1, !vi, p. 279. 22 »Sopra un mio antico tema«, !vi, p. 237. 23 Dalla stessa poesia, I vi, p. 238. 24 U. Sc>.ba, Prose, op. cit., p. 505. 25 !vi, p. 506. 26 Ibidem. 51 illustrazione di questo procedimento che il nostro chiama »lavoro di sin­ tesi«27 ci sia concesso citare Frutta erbaggi: Erbe, frutta, colori della bella stagione. Poche ceste ove alla sete si rivelano dolci polpe crude. Entra un fanciullo colle gambe nude, imperioso, fugge via. S'oscura l'umile botteguccia, invecchia come una madre. Di fuori egli nel sole si allontana, con l'ombra sua, leggero. 28 Per il soggetto trattato la poesia permette innumerevoli confronti in quanto e uno dei piu vecchi e frequenti motivi della poesia di Saba. Anche nei particolari non e difficile individuare il modello che gUt con la raccolta Coi miei occhi aveva cominciato a ripetersi e che in Figure e Canti si pro­ poneva come figura stereotipa. Identico anche l'ambiente mentre tanto piu evidenti sono le differenze nell'elaborazione. Saba che una volta indugiava sui particolari riportando dialoghi e pensieri che via via lo assalivano, parla ora un linguaggio che a malapena riusciamo a riconoscere. Lo stile del poeta si e fatto nominale; l'ambiente in cui dovra svolgersi la scena e appena suggerito da due proposizioni ellittiche, la seconda delle quali legata >>par plus d'un fil« alla strofa seguente; ogni parola vi e soppesata, sfruttata al massimo e collocata in una serie calcolata con estrema precisione. In una struttura cosi coerente anche le pause risultano ponderati mezzi stilistici: la seconda strofa si compone di tre brevi enunciati conclusivi e, perche la loro concisione trovi maggior rilievo, il poeta li scrive separatamente in forma di tre capoversi che si configurano quali insiemi conclusi. La novita che dal punto di vista linguistico caratterizza Parole e Ultime case e evidente da ogni proposizione, ogni singolo verso. Per citare qualche esempio. In versi come: s'incrociavano grida ch'eran razzi." cari nomi lanciavano i fanciulli, ad uno ad uno, come frecce. 30 Mi fa un caffe come un trionfo, e i buoni occhi in volto gli ridono sportivi." Baracconi non hanno mani a vendere la sera le indigeste castagne ai ragazzoni della libera usdta." non e difficile riconoscere cio che parlando della genesi delle raccolte Parole e Ultime case il poeta chiama »lavoro di sintesi«. E non e forse un tipico modulo di sintetizzazione gia il traslato che vi si ripete? 52 21 !vi, p. 607. 28 Il Canzoniere (1900-1954), p. 437. " »Tre momenti«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 421. 30 »Fanciulli allo stadio<<, !vi, p. 423. 31 »Sobborgo«, !vi, p. 435. 32 »Piazza<<, !vi, 463. L'analogismo che salta agli occhi nei versi sopra citati e il segno che legittimamente richiama gli esempi che il triestino trova negli ermetici. Peraltro le frasi citate mostrano altresi quanto Saba abbia approfittato dei modelli della poesia italiana degli anni venti e trenta senza per questo rin­ negare se stesso. I primi due esempi sono presi da poesie che esprimono il caratteristico »Compalpitare« 33 con la folia: in altre parole si tratta di un motivo che conosciamo gia dagli esordi sabiani e specie dalle raccolte Coi miei occhi e La serena disperazione. Il motivo, antichissimo, trova il massimo risalto nella poesia intitolata Goal: La folia - unita ebbrezza - par trabocchi (. . . . . . . . . . . . . . . .) nel campo. (. . . . . . . . . . .) Pochi momenti come questo belli, a quanti l'odio consuma e l'amore, e dato, sotto il cielo, di vedere. 34 Il sentimento che ha la sua definizione piu precisa nell'espressione »unita ebbrezza« risalta anche alia conclusione della poesia Tre momenti: Festa e nell'aria, festa in ogni via. Se per poco, che importa? (. . . . . . . . . . . . . . . .) La vostra gloria, undici ragazzi, come un fiume d'amore orna Trieste. 35 In motiVI come quello dei »ragazzi« d'altro canto non abbiamo difficolta a riconoscere i simboli di una primordiale gioia di vivere, motivo che nella poetica sabiana si esplicita assieme all'aspirazione »d'immettere la sua dentro la vita I di tutti«. 36 E versi come »La sua gioia si fa una capriola« 37 sono certamente quelli che maglio illustrano la novita di Parole. AI lettore poi che conosce l'intera opera sabiana queste proposizioni richiamano anzi tutto poesie come Scherzo 38 o In cortile, 39 benche la differenza tra i sonetti del 1908 e i componimenti degli anni trenta sia a prima vista tale da sconsigliare ricerche di denominatori comuni. Nella matrice delle costanti peculiari della tematica del nostro rientra, a una considerazione attenta, anche il prologo della nuova raccolta. Nella poesia Parole che a prima vista suona come invocazione di un ermetico, Saba rimane fedele alla vecchia concezione della parola. Le »origini« cui anela sono altra cosa che l'ungarettiana »vita iniziale«. 40 E l' »oasi« che il triestino cerea non e certamente il »paese innocente« 41 sognato da Ungaretti ed epigoni. La catarsi che Saba si ripromette quando dice: 33 L'espressione e usata da Saba. V. Prose, p. 591. 34 Il Canzoniere (1900-1954), p. 424. 35 !vi, p. 421. ' 6 »Il borgo«, !vi, p. 314. " »Goal<<, !vi, p. 424. " Il Canzoniere (1900-1954), p. 56. 39 !vi, p. 48. 40 G. Ungaretti, Girovago, op. cit., p. 424. " Ibidem. 53 (. . . . . . . . . . . .) Insieme delle memorie spaventose il cumulo si scioglierebbe, come neve al sole. 42 e quella indotta da una »chiarificazione interna«. 43 La condizione di un >>illimpidimento della forma« 44 e per lui, cantore di Parole, »illimpidimento psicologico«. 45 Onde gli esiti cui giunge Saba persino quando il suo »modus operandi« e peraltro piu aderente al gusto del tempo: a differenza dei con­ temproranei italiani ed europei cui l'indeterminatezza e assurta, a detta di Hugo Friedrich, a principio estetico, 46 il nostro non rinnega mai il postulate della chiarezza. »Noi<<, dice Saba, »non amiamo ( ... ) l'ermetismo perche sappiamo che esso nasconde un processo (psicologico) involutivo anziche evolutivo, e il mondo ha piu bisogno di chiarezza che di oscurita«. 47 In questa precisazione non e difficile individuare le prese di posizione espo­ ste gia nel saggio »Ouello che resta da fare ai poeti« 48 del 1911, nuovi sono soltanto i presupposti su cui fa leva il triestino quando postula la chiarezza. La percezione che »il non poter vedere chiaro in noi stessi« rap­ presenta »I'equivoco della nevrosi, [ ... ] due buoni terzi dei mali che afflig­ gono l'uomo« e frutto dell'interesse per la psicoanalisi da cui, come dice lo stesso Saba, ne verra »molto piu illuminate su se stesso e gli altri<<. 50 La »grande chiarificazione interna«s 1 gli giunge proprio negli anni trenta per riflettersi non soltanto nelle poesie ma anche nei contemporanei aforismi 52 che meglio di altre sue cose illustrano come siano da interpretare le pro­ messe date nel gia citato prologo quando prefigura che: delle memorie spaventose il cumulo si scioglierebbe, come neve al sole. Una »scorciatoia« si chiude con queste parole: »Ma se tu, se io, potessimo portare quegli inconsci conflitti alla luce della coscienza, ne proveremmo un grande, un indicibile sollievo; e quelli si risolverebbero - scoppierebbero - in aria, come bolle di sapone«. 53 Osservazione che e per cosi dire la replica letterale di quanta Saba ha detto nei versi del prologo di Parole e che mostra con sufficiente chiarezza qual e il suo rapporto nei confronti dei poeti che vedono nel mistero il fascino maggiore della poesia. Eppure Parole e Ultime case sono da un certo punto di vista anche contenutisticamente in consonanza col tempo in cui furono scritte. Non con­ dividiamo quindi la tesi di quegli storici della letteratura che la novita delle due raccolte la ascrivono solamente alla necessita del poeta di aggior- 42 »Parole«, Il Canzoniere (1900-1954), 411. 43 U. Saba, Prose, op. cit., p. 580. 44 Ibidem. 45 !vi, p. 581. 46 Hugo Friedrich, Die Struktur der modernen Lyrik, Mtinchen 1968, Rowohlt, p. 178. " Prose, pp. 640-641. 48 !vi, pp. 751-759. 49 !vi, 788. 50 !vi, p. 786. 51 !vi, p. 580. 52 Alludiamo a Scorciatoie che Saba incomincia a scrivere appunto nel 1934. Si vedano Primissime scorciatoie, 1934-1935 (Prose, pp. 367-385) e Scorciatoie rifiutate, 1934-1935 (Prose, pp. 387-391). 53 Prose, p. 309. 54 narsi formalmente, e che si limitano alla considerazione degli »Stilemi« che Saba mutuera dalla »poetica del suo tempo«. Se lo stato psichico in cui Saba venne a trovarsi negli anni trenta non avesse avuto notevoli analogie con la coscienza da cui nacque la poesia ermetica, non avrebbero potuto prender corpo Parole e Ultime case. Il termine piu idoneo a definire tale stato noi lo vediamo nel titolo che il poeta si proponeva di dare alla raccolta delle poesie scritte tra il 1933 e il 1934. Raccolta che in un prima tempo Saba aveva inteso chiamare »Distacco« e che, come dice lui stesso, 54 solo successivamente decise di intitolare »Parole«. Con questo secondo titolo passa in prima piano l'aspetto formale della raccolta: l'esperienza da cui nascono le poesie che la oompongono aveva la designazione migliore nel titolo originario. E quando parliamo delle analogie esistenti fra il triestino e i poeti del suo tempo il titolo originario non e per niente meno indicato a stabilire tali affinita di quello che alla fine prevalse. Distacco e un titolo di cui si servi anche Ungaretti quando scrisse: ECCOVI UN'ANIMA DESERT A UNO SPECCHIO IMP ASSIBILE 55 termini che avrebbe potuto applicare a se stesso anche il Saba del periodo che inizia con Parole. Che »distacco« sia il motto piu adatto a designare l'atteggiamento nei confronti della realta che Saba ha negli anni trenta lo indicano gia i primi componimenti di Parole. Basti pensare a effusioni come questa: oppure Neve che cadi dall'alto e noi copri, coprici ancora, all'infinito. Imbianca la citta con le case e con le chiese, il porto con le navi; le distese dei prati, i mari agghiaccia; della terra fa - tu agusta e pudica - un astro spento, una gran pace di morte. 56 Ceneri di cose morte, di mali perduti, di contatti ineffabili, di muti sospiri; vi vide fiamme da voi m'investono nell'atto che d'ansia in ansia approssimo alle soglie del sonno; e al sonno, con quei legami appassionati e teneri eh 'hanno il bimbo e la madre, ed a voi ceneri mi fondo. (. . . . . . . . . . . . . . . . . . ............. ) parto dell'ombre per l'immenso Muto impero. 57 " /vi, p. 587. 55 G. Ungaretti, L'Allegria, op. cit. p. 70. 56 »Neve«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 413. 57 »Ceneri«, !vi, p. 414. 55 Su una posizione di osservatore distaccato il poeta viene a trovarsi persino quando gli si offre »un'ultima possibilita ( ... ) di ,compalpitare' con gli altri«. 58 Una delle poesie scritte »per il gioco del calcio« cosi chiude: Piaceva essere cosi pochi intirizziti uniti, come gli ultimi uomini su un monte, e guardare di la !'ultima gara." Se sono ancor sempre individuabili i vecchi motivi, ne esce visibilmente mutata la funzione: ( ............. ) la giostra suona all'ultima miseria delle cose, alle facciate delle case invase di una lebbra che ieri era colore, e rallegrava lontano la vista. 60 Le >>cose« di un tempo assumono, come dice Saba a chiusura di una poesia, una diversa connotazione: ( .......... ) Nasce - altra costellazione - un'altra eta." Ma piu che in Parole la nuova >>Stimmung« trova espressione nella rac­ colta Ultime case. In Parole l'>>altra eta« si esplicita in enunciati che gia si contraddicono. Immagini come >>astro spento«, >>neve«, >>ceneri« in Parole costituiscono soltanto uno dei poli fra i quali oscilla lo stato d'animo del poeta. Persino in una sola poesia, a immagini >>della fine del mondo« 62 puo succedere un >>risveglio« 63 in cui si fanno sentire >>acute j dilaceranti nostal­ gie«64 che hanno l'effetto di >>quel rosso« 65 della notissima Via della Pieta e moduli analoghi delle prime due parti del Canzoniere. Se in Parole auto­ definizioni del tipo >>Ulisse del declino« 66 si intrecciano al pensiero che ( ............ ) Sui tardi !'aria si affina ed i passi si fanno leggeri." e l'>>evasione« 68 vi e sempre possibile, Ultime case parlano soltanto di un tormento per il quale Saba non vede piu via d'uscita. 56 Nelle poesie che succedono a Parole " Prose, p. 591. 59 >>Tredicesima partita«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 422. 60 >>Sobborgo<<, !vi, p. 435. 61 >>Firenze<<, !vi, p. 433. 62 >>lnverno<<, !vi, p. 426. 63 >>Neve<<, !vi, p. 413. 64 Ibidem. 65 Il Canzoniere (1900-1954), p. 91. 66 >>Ulisse<<, !vi, p. 419. 67 >>FeliciHi«, !vi, p. 430. 68 Ibidem. 69 »Spettacolo<<, !vi, p. 476. ( ... ) Si spogliano le cose, se ne tocca lo scheletro." Qui non c'e piu spazio per le illusioni. La vista delle »belle cose come prede esposte« 70 lascia nel poeta nient'altro ormai che un »rimpianto oscuro«.n Uno spazio sempre maggiore comincia ad assumere La memoria arnica come l'edera alle tombe." il graduale deperimento e espresso con immagini che esclucono qualsiasi speranza di »risveglio«. Ed e il pensiero della morte che, in fine, aiuta a vivere." Infine viene a mancare anche quell'incondizionata volonta di vivere con cui Saba aveva combattuto la disperazione per passare dalle visioni pm ango­ sciate all'esaltazione della gioia di vivere con quelle imprevedibili giravolte cosi caratteristiche per lui. Senza senso e detto qualsiasi tentativo di opporsi »allo stratempo«: 74 Ti pare il sopravvivere un rifiuto d'obbedienza alle cose." Enunciati simili riscontriamo anche nei contemporanei di Saba: il distacco dalla realta e avvertibile negli anni trenta in tutti i piu importanti poeti italiani. Il rifiuto della realta e a detta degli storici della letteratura uno dei motivi centrali della poesia ermetica. »Rifiuto« che si manifesta in vario modo. Espressione ricorrente e ad esempio l'>>ansia precoce di mo­ rire«76 o lo sfogo del poeta che si dice »Sradicato dai vivi«.·n Il motivo dell'estraniamento d'altro canto non si presenta in nessun poeta ermetico gravida delle implicazioni che ha in Saba. Ultime case parlano dell'angoscia di un uomo che la legge condanna alia condizione di >>relega1lo fra i paria della societa« 78 e quindi alia morte civile. E ci sia concesso citare la poesia Da quando interessante dalla visuale della nostra ricerca non fosse che per le immagini con cui opera il poeta: Da quando la mia bocca e quasi muta amo le vite che quasi non parlano. Un albero; ed appena - sosta dove io sosto, la mia via riprende lieto - il docile animale che mi segue. Al giogo che gli e imposto si rassegna. Una supplice occhiata, al piu, mi manda. Eterne verita, tacendo, insegna." 70 »Ecco, adesso tu sai«, !vi, p. 452. 71 Ibidem. " >>Ultimi versi a Lina<<, !vi, p. 474. 73 >>Sera di febbraio«, !vi, p. 471. " >>Porto<<, !vi, p. 484. 75 >>11 vetro rotto<<, !vi, p. 473. " Si veda per esempio la lirica >>Vento a Tindari<< della raccolta Acque e terre di Quasimodo (S. Quasimodo, Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1961, p. 29). 77 S. Quasimodo, »AI tuo lume naufrago<< (Tutte le poesie, op. cit., p. 106). 78 U. Saba, Prose, op. cit., p. 602. " Il Canzoniere (1900-1954), p. 461. 57 Confessione da cui non e difficile intravedere che risale all'entrata in vigore dei cosiddetti »provvedimenti razziali« che per io stigma di ebreo costrin­ geva il poeta al silenzio. 80 Dalle rimanenti poesie di Ultime case pubblicate integralmente solo dopo la Iiberazione, non e altrettanto chiaro a cosa ascrivere il »congedarsi dall'arte e dalla vita« 81 da parte del poeta. Conside­ rando pen) da vicino la cronaca delle circostanze in cui vennero scritte Vltime case ci convinciamo non essere senza legame con quanto compor­ tarono i famigerati provvedimenti anche componimenti a prima vista cosi apolitici come Teatro.sz Le prime manifestazioni dell'angoscia che doveva successivamente cre­ scere fino a farsi »incubo ( ... ) particolarmenete spaventoso«s 3 lo si puo dedurre gHt da Parole. Il caratteristico distacco di cui parlano V !time case e suggerito gia in Parole che non senza motivo il poeta avcva voluto intitolare appunto >>Distacco<<. Per indicare la >>Stimmung<< all'insegna della quale inizia il terzo volume del Canzoniere difficilmente troveremmo espres­ sione piu adatta del titolo che Saba intendeva dare originariamente alle poesie scritte fra il 1933 e il 1934. Nel.l'interpretare l'atteggiamento di Saba nel decennio in cui compose Parole e Ultime case andranno tenuti presenti gli avvenimenti che in quel periodo sconvolsero l'Europa. Periodo a propo­ sito del quale Moravia ebbe a dire: >>I dieci anni tra il 1933, anno dall'ascesa al potere di Hitler, e il 1943, anno della caduta del fascismo, furono dal punto di vista della vita pubblica, in peggiori della mia vita, e non posso ricordarmene ancora oggi senza orrore<<. 84 Anche per Saba, e per gli stessi motivi, col 1933 inizia il periodo delle esperienze piu cruciali. Le due raccolte del decennio 1933-1943 testimoniano in modo eloquente di come il triestino vivesse il tempo di cui parla Moravia. Sintomatiche specie Vltime case in cui la parola chiave e >>orrore<<: >>Il tempo gli orrori suoi precipita<<, 85 »dagli orrori I mi rifugio del giorno<<. 86 Gli ebrei triestini furono i primi ad avvertire il pericolo che incombeva sull'Italia e impegnarono tutto il proprio influsso per ostacolare l'avvicina­ mento tra Germania e ItaliaP Quando poi il fascismo lancio la politica "' »Come si sa, leggi razziali vietavano di pubblicare scritti di ebrei o ritenuti ebrei, sia in giornale e in rivista che in volume<<, avverte Saba (Prose, p. 608). L'editore Mondadori si era invano rivolto a Roma per ottencre il permesso di pub­ blicare !'opera poetica del nostro. Alcuni periodici magari riuscivano ancora di tanto in tanto a presentare qualche poesia dell'autore proibito, ma una rivista studentesca, ad esempio, aveva tentato invano di farlo: >>non e compito dei G. U. F. stampare gli scritti degli cbrei<<, fu il rimprovero prevedibile che non tardo a giun­ gere. Si veda S. Bon Gherardi, La persecuzione antiebraica a Trieste (1938-1945), Udine, Del Bianco, 1972, pp. 145-146. " U. Saba, Prose, op. cit., p. 611. " U. Saba, Il Canzoniere (1900-1954), op. cit., p. 465. 83 U. Saba, Prose, op. cit., 608. 84 Autobiografia in breve di Alberta Moravia, cit. da 0. del Bruno, Moravia, Milano, Feltrinelli, 1962, p. 13. " U. Saba, Il Canzoniere (1900-1954), op. cit., p. 450 (»Arnica<<). " I vi, p. 470. " Si veda la prefazione di Enzo Collotti al gia citato libro di S. Bon Gerardi, La persecuzione antiebraica a Trieste, pp. 10-11. In una relazione che risale alia prima meta del 1938 il questore di Trieste faceva presente al Ministero degli In­ terni che >>L'elemento ebraico a Trieste, numeroso e benestante, merita speciale considcrazione non soltanto nei riflessi della vita economica cittadina (poiche come e noto quasi tutte le iniziative ed i posti direttivi della finanza e del commercia sono in sue mani) ma per l'atmosfera politica che direttamente crea e comunica 58 razzista, Trieste »citta ebraica per eccellenza<<, 88 divento l'epicentro dell'anti­ semitismo in Italia. Il direttore dell'»ebreo« Il Piccolo 89 tento invano di ricordare a Farinacci e agli altri corifei della campagna antisemita il ruolo avuto dagli ebrei triestini nel movimento irredentistico in cui »Felice Vene­ zian dirigeva con diritta coscienza d'Italiano la politica adriatica«, 90 invano gli faceva presenti le benemerenze di personaggi come Giacomo Venezian >>fra i piu puri fondatori del nazionalismo italiano«. 91 Gli ebrei, bollati quali »ebreo-democraticomassoni« a Trieste venivano relegati nella stessa cate­ goria dei »rosso-slavi« che essi ebrei da borghesi quali erano per buona parte avevano aiutato a opprimere sotto il fascismo. 92 Invano »Il Piccolo« allegava le benemerenze riconosciute dal Duce stesso. 93 Farinacci con cui il giornale di Mayer disperatamente polemizzo produceva numeri insistendo sui fattore proporzioni: »Facendo le dovute proporzioni, fra i 250 mila cattolici e i 4 mila obrei, si deve concludere che questi hanno i nove decimi (900 su mille!) dei posti in cui si esprime la direzione intellettuale, econo­ mica, finanziaria e sindacale di Trieste«. 94 A Trieste, il centre ebraico piu influente del Paese, 95 s'erano fatti sentire accenti antisemiti fin dal 1933. E gia a meta del 1934 in una lettera al federale di Trieste, Starace faceva rilevare le »congreghe ebraiche levantine che hanno in mano l'economia e ad un esteso strata della popolazione ( ... ). Tale clima pervade la citta e di esso si pub avere la sensazione attraverso l'aperta ostilita verso la nazione Germanica, persecutrice delle popolazioni di razza ebraica e la diffusa riluttanza quindi nel seguire le attuali direttive politiche di amicizia con la predetta nazione«. Cit. da S. Bon Gerardi, La persecuzione antiebraica a Trieste, op. cit., pp. 48-49. " R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi, 1962, pp. 14-15. 89 Il giomale triestino ll Piccolo veniva definite in una lettera a Mussolini come »Uno strumento dell'ebraismo nazionale e internazionale« (R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, op. cit., p. 304, nota n. 1. " R. Alessi, »Situazioni che non pesano«, ll Piccolo, 25. 1. 1938. " Ibidem. " »Nulla sarebbe meno esatto che voler vedere una estraneita dell'ebraismo al fascismo o volere mitizzare un antifascismo ebraico sin dalle origini della domi­ nazione fascista. Nulla di tutto cib, tanto meno a Trieste. La borghesia ebrai<;a si adegua facilmente al piu generale comportamento della borghesia triestina, che non e di semplice e conformistica acquiescenza ma spesso di attiva adesione e di sostegno al nuovo regime, in nome di una solidarieta di classe che non sembra trovare limiti, al punto che si pub senz'altro affermare che nel primo dopoguerra l'alta finanza ebraica cerea sicurezza nel fascismo e con il fascismo convivra tran­ quillamcnte, condividendone anche la politica antislava. Anche qui la presenza tra gli antifascisti locali di ebrei come Bruno Pincherle (. .. ) non e che l'eccezione che conferma la regola«, scrive Enzo Collotti nella gia citata prefazione al volume La persecuzione antiebraica a Trieste di S. Bon Gerardi, pp. 8-9. Del resto, quando la campagna antisemita assunse carattere ufficiale, a Trieste anche il podesta dovette dimettersi perche ebreo. Ma nomi ebraici figurano fra gli stessi fondatori del fascio triestino e delle prime »squadre d'azione«: basti pensare alla figura di Piero Jacchia. Vedi Tiberio, Il fascismo a Trieste negli anni 1919-1923), Udine, Del Bianco, 1956, p. 14 e p. 19; C. Si!vestri, Storia del fascia di Triestc dalla origini alla conquista del potere (1919-1922), in Fascismo - guerra - resistenza, Trieste, Libreria Italo Svevo, 1969; M. Kacin Wohinz, Primorski Slovenci pod italijansko zasedbo, 1918-1921, Maribor, Zalozba Obzorja, 1972, p. 145 ed altri saggi sull'argo­ mento. 93 V. il gia citato articolo di Alessi, pubblicato su il Piccolo del 25 gennaio 1938. " Dall'articolo »Seconda replica«, pubblicato da Farinacci su ll regime fascista. Renzo De Fdice, Storia degli cbrei italiani sotto il fascismo, op. cit., p. 306. ' 5 Tricste fu uno dei ccntri europci piu importanti del sionisrno fin dagli inizi di questo movimento, e qui si pubblicava il foglio principale degli ebrei italiani. 59 la finanza locale«, 96 le »zone grige« che andavano eliminate. In un rapporto del 1937, Trieste e indicata quale »ibrida zona dell'ebraismo massonico in camicia nera«. 98 Con la promulgazione delle famigerate leggi sulla »difesa della razza« in nessun'altra citta italiana quanto a Trieste gli ebrei furono esposti a tanta violenza, culminata, come noto, in veri e propri pogrom. 99 Per cui fin dai primi del 1939 gli ebrei cominciarono a emigrare in massa. In un primo tempo penso di emigrare anche il nostro che nella pri­ mavera del 1939 soggiorno per breve tempo a Parigi; pur tuttavia lo stesso anno torno in patria rassegnandosi alla sorte che aveva colpito la comunita cui apparteneva in linea materna. Malgrado le possibilita di sottrarsi alle angherie rinnegando formalmente l'origine ebrea, Saba sopporto con dignita tutte le umiliazioni.loo Nella citta natia rimase fino all'autunno 1943 quando si vide costretto a fuggire e »nascondersi come una povera bestia inseguita a morte« . 101 La liberazione trova Saba nell'agosto del '44 a Firenze, citta che gli aveva offerto »rifugio allo stratempo«.' 02 Di quest'esperineza testimoniano le poesie immediatamente successive a Ultime case e che hanno il comune titolo di 1944: Da una burrasca ignobile approdato a questa casa ospitale, m'affaccio - liberamente alfine - alia finestra. Guardo ( .......... ),'" cos1 mlZta il primo dei cinque componimenti scritti quando il nostro »puo, finalmente, affacciarsi alla finestra, senza il timore di essere riconosciuto da qualche zelante »patriota«, il quale in un accesso di amor patrio, e contro compenso di 5000 lire a testa, consegnasse lui e la sua famiglia ai tedeschi e alle camere a gas«.l 04 E Saba si lascia andare allo sfogo immediato. Alle allusioni del discorso ermetico subentra la parola franca che chiama le cose nella loro spaziale e temporale concretezza. La realta politica non e piu soltanto suggerita: Saba la enuncia explicitis verbis sia quando lamenta: Tutto mi porto via il fascista abbietto ed il tedesco lurco 105 96 Vedi R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, op. cit., p. 172. " Ibidem. " !vi, p. 305. " Manifestazioni di ostilita nei confronti degli ebrei si ebbero a Trieste fin dall'inizio del 1938; e da al!ora in poi le scene di violenza andavano assumendo aspetti sempre piu gravi. Anche l'atteggiamento antisemita delle organizzazioni si faceva sentire qui piu che altrove in Italia; particolarmente attiva si dimostro la G. U. F., la cui rivista fu elogiata dallo stesso Preziosi come »grido di liberazione contro l'ebreo, il mezzo-ebreo, l'ebreo mimetizzato e contro i fascistoni agganciati agli ebrei« (Vedi S. Bon Gherardi, La persecuzione antiebraica a Trieste, op. cit., p. 143). 100 Nato da un matrimonio >>misto<<, Saba avrebbe potuto trovar riparo contro le leggi razziali: gli sarebbe bastato un certificato di battesimo ricevuto prima dcll'entrata in vigore delle leggi razziali; ma il senso dell'onore non permise al nostro di ricorrere a stratagemmi del genere. 60 "' U, Saba, Prose, op. cit., p. 613. 102 U. Saba, IZ Canzoniere (1900--1954), op. cit., p. 484 (>>Porto«). '" !vi, p. 489 (>>Avevo«). 10 ' U. Saba, Prose, op. cit., p. 615. 105 U. Saba, IZ Canzoniere (1900--1954), op. cit., p. 489 (>>Avevo<<). che quando con l'immediatezza fattografica dello storiografo annota: Questo e il Teatro degli Artigianelli, quale lo vide il poeta nel mille novecento quarantaquattro, un giorno di settembre, che a tratti rombava ancora il cannone, e Firenze taceva, assorta nelle sue ravine.'"' La poesia-accusa Avevo e l'altra che inizia con la frase: Falce e martello e stella d'Italia ornano nuovi la sala. ( ... )'" mostrano in una luce nuova un Saba che finora aveva accuratamente evitato qualsiasi impegno politico. Con la raccolta 1944 il triestino si presenta nelle vesti di bardo della Resistenza. Il poeta non se ne sta piu al di sopra degli avvenimenti che sconvolgono il mondo ma li tratta dalla visuale di una precisa partecipazione. Cosi all'uomo che finora s'era presentato sempre nella specia di homo natura si sostituiscono protagonisti storicamente defi­ niti visti in una situazione politica che in quanto tale assorbe !'interesse del poeta. Qua e la si ha l'impressione che nella tematica del nostro, che ha finora tenacemente insistito con esclusivita programmatica nella raffigu­ razione dell'uomo naturale, ormai prevalga del tutto l'aspetto storico. II peculiare storicismo cui Saba improvvisamente aderisce e evidente al confronto di due poesie improntate allo stesso motivo: mi riferisco ai Due madrigali per la Dllchessa d'Aosta della raccolta Varie.' 08 Il primo, scritto a Trieste nel 1934, dice: Cosi giovane sei, cosi leggera cammini incontro alia dubbia fortuna, che se non fossi una principessa,saresti una ragazza.'" Il secondo, composto a Firenze nel 1944, cosi inizia: Penso le mani, le tue belle mani. Sono passati per farle duemila anni di storia di Francia. ( ... )' 10 Le due poesie scritte a distanza di- un decennio una dall'altra hanno in comune soltanto la dedica e il genere letterario, per il resto sono affatto diverse. Mentre nel primo madrigale la graziosa duchessa e per cosi dire affrancata degli attributi aristocratici e il poeta ne astrae la posizione so­ ciale, la storia per far emergere il fattore natura, nel secondo il procedi­ mento e proprio opposto: la natura vi e subordinata alia storia. Quale posto occupino ad un tratto i temi di carattere socio-politico nelle considerazioni di Saba e illustrate fra l'altro anche da Scorciatoie e rac- ' 06 !vi, p. 491 (»Teatro degli Artigianelli<<). 107 Ibidem. "' !vi, pp. 499-500. '" !vi, p. 499. 110 !vi, p. 500. 61 contini111 nonche dagli articoli che Saba scrisse nel dopoguerra. 112 La serie di aforismi pubblicati nella prima meta del 1945 nella rivista La Nuova Europa di Salvatorelli si chiude con questa considerazione: >>Dall'alto del suo altoparlante il dott. Goebbels attossisca il mondo. Nel limite delle mie forze, cerco, dalle colonne della ,Nuova Europa', di disintossicarlo con ,Scorciatoie' ( ... )«. 113 Tanto e !'engagement che avoca per se l'estensore di quelle note. Scorciatoie d'altro canto discoprono anche i limiti dell'impegno politico di Saba. Se guardiamo un po' da vicino i contributi che il nostro si propone di dare alia causa comune, vediamo che di impegno politico si puo parlare soltanto nella misura in cui il poeta affronta temi di per se politici, mentre nel trattarli il pill delle volte astrae l'aspetto sociologico per tutto ridurre a un problema di psicologia individuale. I temi sociali sono affrontati partendo dalla premessa che »non e, alla base, una questione econ01nica ma psicologica. Solo secondariamente (perche l'uomo e quello che e) diventa di spettanza degli economisti«_ll4 Il concetto chiave con cui opera il Saba di Scorciatoie e >>I'inconsciO<<.m La visuale da cui affronta tutti i problemi sono di stretta osservanza freudiana e da questa prospettiva il poeta guarda agli avvenimenti politici, ai fatti letterari, interpreta la storia e racconta aneddoti.l 16 Alia realta Saba non guarda neppure ora da posizioni che lo impegnerebbero davvero, il suo resta tuttora >>il partito dei psicanalisti«. Il male contro il quele lotta e un male relegato nella sfera dell'inconscio e Hitler stesso in sostanza altro non e che >>inconscio<< tenebroso, 117 l'esorcismo psicanalitico infine unico antidote contro il male che affligge l'umanita. L'engagement proprio del Saba subito dopo la liberazione risulta pe­ raltro fenomeno effimero. Ben presto il discorso del poeta si attesta su "' U. Saba, Scorciatoie e raccontini, Milano, Mondadori, 1946. "' Particolarmente interessanti si presentano gli articoli »Inferno e paradiso di Trieste« (Prose, pp. 817-822) c »Se fossi nominate governatore di Trieste<< (Prose, pp. 823-826) dove Saba affronta la questione della convivenza fra gli ita­ liani e gli sloveni a Trieste; si tratta - come l'autore stesso commenta - di un'>>adeguazione ai tristi tempi di due versi giovanili scritti nel lontano 1912 ( ... ) che ( ... ) dicevano E tu concili l'italo e lo slavo, a tarda notte, lungo il tuo bigliardo.<< (Prose, pp. 823-824). m U. Saba, Prose, op. cit., p. 294. "' !vi, p. 269. Le sottolineature sono di Saba, secondo il quale cio che con­ traddistingue gli >>uomini politici<< e rende efficace la loro azione e in primo luogo »la volonta di potenza« (Prose, p. 316). " 5 Le interpretazioni sabiane si richiamano qui sempre al >>linguaggio dell'in­ conscio« (Prose, p. 306). "' Il punto di vista cosi definite permette al nostro deduzioni ed accostamenti che, anche se non sempre convincono, meritano la massima attenzione in quanto rivelatori dell'aderenza alle premesse psicanalitiche che l'autore ha fatto proprie. Si notino per esempio le conclusioni chc Saba deduce dal fatto che >>Gli italiani sono l'unico popolo ( ... ) che abbiano a base della loro storia (o della loro leggenda) un fratricidio<< (Prose, p. 260), o l'analogia che intercorrerebbe fra >>il cancro e il fascismo« quali fenomeni tipici del Novecento (Prose, pp. 278-279). Non meno interessanti si presentano le interpretazioni che Saba da della Laura di Petrarca (Prose, pp. 264-265) o di un sonetto di Foscolo (!vi, p. 325) imponendosi come promotore della critica psicanalitica in Italia. "' U. Saba, Prose, op. cit., p. 321. 62 posizioni affatto apolitiche. In Scorciatoie si sfoga in forma estroversa il raptus psicanalitico che avevamo notato ai suoi esordi poetici. E il vecchio motivo ricaccia in secondo piano tutti gli altri impulsi. Sfogliando le raccolte scritte nel dopoguerra, queUe cioe che compren­ dono le ultime liriche sabiane, si ha l'impressione che il Canzoniere nella parte finale non sia per niente meno vario che all'inizio, e se si avvertono certe differenze fra i singoli cicli ne sono nondimeno individuabili anche i denominatori comuni. Con sorprendente coerenza e tenacia il poeta rimane fedele alle gUt note direttrici tematiche e pcrsino ai vecchi motivi. Un bell'esempio di raffigurazione in cui riconosciamo subito Saba e dato dalla strofa centrale della gUt citata poesia Teatro degli artigianelli quando dice: Entra, sorretto dalle grucce, il Prologo. Saluta al pugno; dice sue parole perche le donne ridano e i fanciulli che affollano la povera platea. Dice,timido ancora, dell'idea che gli animi affratella; chiude: »E adesso faccio come i tedeschi: mi ritiro«. Tra un atto e l'altro, alla Cantina, in giro rosseggia parco ai bicchieri l'amico dell'uomo, cui rimargina ferite, gli chiude solchi dolorosi; alcuno venuto qui da spaventosi esigli, si scalda a lui come chi ha freddo al sole.'" Di analoghe descrizioni sono fatti i »raccontini« quali L'osteria romanall9 che richiamano alla memoria del lettore la vecchia parola d'ordine sabiana »d'immettere la mia dentro la calda I vita di tutti« 120 ovvero il motivo da cui il motto origina. Dal punto di vista tematico interessante anche Opicina 1947, 121 ultima poesia politica di Saba, pubblicata nella raccolta postuma Epigrafe. La scena che vi viene proposta e un ambiente sloveno con forte coscienza na­ zionale che fa sentire al poeta e agli altri parlanti italiano che sono degli estranei. Il poeta e conscio del proprio isolamento: Due vecchie ebree, testarde villeggianti, io, quel ragazzo, parlavamo ancora lassu italiano, tra i sassi e l'abete."' II gruppo che in un ambiente straniero vuole testardamente rappresentare l'italianita non e senza ragione indicato come ebreo. L'immagine della ter· zina adombra il ruolo che a favore dell'italianita in una situazione tanto esposta ebbero gli cbrei senza per questo averne rinconoscimento da parte italiana. E i versi che chiudono il sonetto sono un rimprovero all'ingrata Italia che cosi com'e tanta fedelta non si merita: '" U. Saba, Il Canzoniere (1900-1954), op. cit. 491. 119 U. Saba, Prose, op. cit., 196. Si vedano anche i »raccontini<<: »Celsa<< (!vi, p. 356), »Italia mia<< (!vi, pp. 362-363), »Adesso che la guerra e finita« (/vi, pp. 364-365) e altri del genere. 120 U. Saba, Il Canzoniere (1900-1954), p. 312 (»ll borgo«). 121 !vi, p. 612. '" Ibidem. 63 Dopo il nero fascista il nero prete; questa e l'I talia, e lo sai. Perche allora - diceva il mio compagno - aver rimpianti?'" 11 motivo dell'estraneita che conosciamo fin dai primi componimenti, nelle ultime raccolte del Canzoniere si esplicita in vario modo. Una volta passati gli >>Spaventosi esigli« caratteristici specie delle poesie di Ultime case il tema dell'esclusione assume una diversa motivazione mentre restano identici i moduli dell'impostazione tematica. All'esperienza che e alla base del lamento del >>proscrittO<< politico si sostituisce il pensiero della vecchiaia pur conservandosi immutata la metaforica: anche il senso della senescenza nel linguaggio sabiano si configura quale sensa dell'estraniazione. Di questo il poeta e cosciente, come si vede dalla lettera in cui scrive all'amico: »Vedi tutti i rapporti tra me e la vecchiaia e tutte le esclusioni che ho provato un sollievo a buttare su di lei<>sopravissut0<<, 125 gia allora il poeta si rassegna al pensiero che il tempo in cui vive non e piu suo, non gli appartiene. Il >>disoccupat0<< 12 6 con cui il poeta si identifica >>Canto coi soldati d'un altra I guerra«. 127 Prima ancora che vengano dimenticate le >>Spaventose vicende<< 128 il poeta e assalito da un angoscioso assillo: ( ... ) Che ci faccio adesso che sono vecchio, che tutto s'innova, che il passato e macerie ( ... )'" Da qui lo sfogo con cui chiude il Canzoniere del 1945 >>Ho scritto fine al mio lavor0<< 130 col ritornello >>Si fa notte« 131 e altre espressioni di congedo dalla poesia. >>Col buio alle porte« 132 e un'altra espressione che contrassegna anche Mediterranee le quali peraltro testimoniano di una vena poetica tutt'altro che esangue. Piu che >>ebbri canti<< 133 ed effusioni erotiche richiamano la nostra attenzione anche qui metafore che esprimono un sensa di esclusione. Sintomatico e comunque gia il fatto che tra Mediterranee si siano potute inserire anche poesie del 1940, 1941, 1942 allorche >>superstite allegria<< 134 poteva indicare soltanto un accidente capace di dare ancor maggior rilievo alia generale tristezza. 123 Ibidem. Nell'opera di Saba potrebbero essere indicate altre manifestazioni del risentimento qui espresso in manicra cosi esplicita. "' Cit. dalla lettera che Saba scrisse a Debenedetti il 3 settcmbre 1946 (V. Let­ tere di Saba, >>Nuovi argomentl«, novembre-dicembre 1959, p. 27. 125 Dalla lirica Vecchio camino che si conclude con il verso: >>Vecchio sei come me, sopravvissuto.« - ll Canzoniere (1900-1954), p. 493. 126 >>Disoccupato<<, Jl Canzoniere (1900-1954), p. 492. 127 Ibidem. 12 ' V. la seconda strofa della gia citata poesia >>Avevo<<, Jl Canzoniere (1900- 1954, p. 489. 129 Ibidem. 130 La visita, poesia dedicata a Bruno e Maria Sanguinetti, ll Canzoniere (1900 fino a 1954), p. 502. '" Ibidem. 64 132 >>Ebbri canti<<, ll Canzoniere (1900-1954), p. 521. 133 Ibidem. '" >>Dal vera<<, ll Canzoniere (1900-1954), p. 513. Nelle poesie scritte nel 1946 emerge un altro stato d'animo, pur tuttavia gli esiti delle autodefinizioni sabiane percio non cambiano: i lamenti ispirati dagli »Orrori del tempo<< 135 seguono gli stessi moduli espressivi delle ( ... ) poesie che sono ultime voci d'uno sulla terra,'" con sempre maggior insistenza si fa avanti l'immagine del ( ... ) sentirmi inerme escluso( ......... )' 37 Il leitmotiv di Mediterranee e suggerito gia nel prologo della raccolta; e con maggior evidenza ancora emerge nell'epilogo dove leggiamo: ( ... ) Oggi il mio regno e quella terra di nessuno. ll porto accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore.'" Le ben note costanti tematiche facilmente si riconoscono anche nelle raccolte Uccelli, Quasi un racconto e Sei poesie della vecchiaia con cui si chiude l'opera sabiana. In quali condizioni psichiche nascano le raccolte lo dicono gia i prologhi che accompagnano la pubblicazione, le obbligatorie prefazioni nelle quali il poeta lamenta che »e dalla meta circa del 1947 che ho cominciato a sentirmi morire alle cose« 139 esprimendo la convinzione »di non essere oramai che un peso morto sulla superficie della terra, di non avere nulla da fare o da dire in un mondo che non e piu mio«.l 40 Il settan­ tenne poeta si meraviglia gia >>del nudo fatto di aver potuto scrivere le poesie«.l 41 Nella prefazione a Quasi un racconto Saba esprime persino un >>Senso di rimorso e quasi di vergogna«, 142 di scrivere ancora. Analoghe con­ siderazioni si ripetono anche nei versi; infatti la chiusa della raccolta citata dice appunto: Questo libro che a te dava conforto, buon lettore, e vergogna a chi lo crebbe. Parlava come un vivo ed era (avrebbe dovuto, per decenza, essere) morto."' Tutte le poesie di Saba del periodo che la storia della letteratura indica come »la sua Quinta Stagione« 144 a prima vista non sembrano concordare con tali effusioni. Uccelli, che costituiscono il motivo centrale del periodo in questione, si mostrano nel ruolo di esaltazione del ,bios', in un ruolo Bs >>Libreria antiquaria«, Il Canzoniere (1900-1954), 558. "' >>Lettera«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 613. "' Dalla gia citata »Libreria antiquaria«. "' »Ulisse«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 533. ' 39 Prefazione ad >>Uccelli«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 537. 140 !vi, p. 538. "' !vi, p. 537. 142 Prefazione a >>Quasi un racconto«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 555. '" »Al lettore«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 595. 144 V. il saggio di Giacomo Debenedetti: La sua Quinta stagione (Intermezzo, op. cit., pp. 81-98). 5 Acta 65 dunque con cui il motivo che diciamo trovo rilievo gia nei versi scritti pm di quarant'anni prima. Gli attributi con cui viene contrassegnato il prototipo di Uccelli sono gia nel prologo: »ingordo libero feroce<<;l 4 5 l'>>impeto gioios0<< 1 46 del Pettirosso che >>Si sgola<< 147 a inizio di raccolta rappresenta un'immagine peculiare quant'altre mai. La poesia che ha dato il titolo a tutta la raccolta dice: L'alata genia che adoro - che n'e al mondo tanta! - varia d'usi e costumi, ebbra di vita, si sveglia e canta.'" A conclusione il Rosignolo canta: La dolcczza del mondo e una. Solo a Jei canto a! lume della luna. 149 L'esaltazione del ,bios' non e nel Canzoniere mai cosi rilevata come in Uccelli. Nella raccolta piu che in qualsiasi precedente trova espressione anche il presupposto che ha sempre accompagnato le raffigurazioni sabiane di una elementare gioia di viverc; il noto contrasto tra l'idea che il poeta ha della propria condizione e l'idcalizzato atteggiamento esistenziale che gli si manifesta quale >>arcana felicita di vivere<< non e mai impostato cosi come nelle poesie del 1948: che sono un inno alia vita sciolto dalla posizione distaccata del vecchio che sa di aver fatto il proprio tempo e che, per cosi dire, guarda alla vita da fuori. Chi ignorasse questa premessa trascurerebbe un elemento essenziale del messaggio sabiano. Un'intrepretazione cosi si impone fin dal primo verso della raccolta. Il pensiero con cui iniziano Uccelli e che si stacca completamente isolato dal contesto dice: Trattenerti, volessi anche, non posso. 150 Verso che convalida la lettura di Debenedetti secondo cui Uccelli sarebbero >>Un discorso a un interlocutore poi cancellat0<< 151 e che ricollegando la nostre raccolta con la poesia Vecchio e giovane 152 della precedente Epigrafe, pone in primo piano proprio l'idea dell'ineluttabilita della rinuncia all'amore e alla vita ovvero la conclusione: >>Tu affretta, se puoi, tua morte<<.l 53 In quel componimento gli attributi tutti sabiani di vita ed Eros andavano a >>Un ragazzo ( ... ), bimbo - gatto in vista selvatico - ( ... ) giovinetto ti­ ranno<<,154 nella seguente portatrice di vita diventa >>l'alata genia<<, ma il presupposto del discorso sabiano resta in sostanza immutato e il poeta lo rileva espressamente quando dice: 66 145 »Pcttirosso«, 1l Canzoniere (1900-1954), p. 539. 146 Ibidem. 147 Ibidem. 148 >>Uccelli«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 541. 1 " Il Canzoniere (1900-1954), p. 548. ISO fVi, p. 539. 151 G. Debenedetti, Intermezzo, op. cit., p. 93. 152 Il Canzoniere (1900-1954), p. 610. 153 Ibidem. 154 Ibidem. Qui tranquillo a riposo, dove penso che ho dato invano, che la fine approssima, piu mi piace quel cielo, quelle rondini, queUe nubi. Non chiedo altro. 155 La poesia di Saba e sempre stata autobiografica, percio non stupisce il ruolo assegnato alla >>Vecchiaia« nelle ultime raccolte del Canzoniere. Il pensiero della vecchiaia non conduce pero il poeta soltanto alle metafore dell'esclusione; a quest'idea si ricollega anche il caratteristico inno alla vita di Uccelli e Quasi un racconto. In questo congedo dalla vita si esprime infine la saggezza del nostro: Mettere assieme i piu strani animali ( ....... ) e scrivere, solo e con loro, qualche favoletta. E. questo il sogno della mia saggezza ultima. ( ......... )'" L'incentrarsi sui motivi presi dalla vita degli animali porta il poeta all'inevitabile ricupero dei gia noti moduli del naturale. Ne rappresentano una novita apostrofi come >>Creature I di Dio e del sole«, 157 o concetti come: Uomo, la tua sventura e senza fondo. Sei troppo e troppo poco. Con invidia (tu pensi invece con disprezzo) guardi gli animali, che immuni di riguardi e di pudori, dicono la vita a le sue leggi. (Ne dicono il fondo).'" Sono concetti che troviamo fin dalla prima parte del Canzoniere. E cosi pure abbiamo gia avuto modo di conoscere i presupposti dello stato felice che Saba attribuisce agli esseri naturali, felice perche ( .......... ) Non vcde se, come vedo me stesso. Ed in questo non vedersi e la sua felicita.'" Una tendenza anch'essa ormai nota e il suo >>leggere« 160 dal libro della creazione. Cosi i ( ............ ) Pianti che vengono dal fondo della vita, dall'esistere, e trovano la gola sua d'uccelletta ( ........... )161 ripetono quanto aveva gia detto »quell'uguale belato« della poesia La capra 162 scritta piu di quarant'anni prima. Nemmeno le >>affinita« 163 che il 5* 155 >>Cielo«, ll Canzoniere (1900-1954), p. 540. 156 >>Sogno«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 579. 157 »RisvegliO<<, ll Canzoniere (1900-1954), p. 567. "' >>L'uomo e gli animali<<, Il Canzoniere (1900-1954), p. 601. ,. 1 , >>Palla d'oro«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 561. " 0 >>Quasi una moralita«, lZ Canzoniere (1900-1954), p. 564. '" >>Lina e la canarina azzurra«, ll Canzoniere (1900-1954), p. 578. 162 Il Canzoniere (1900-1954), p. 68. 163 >>Somiglianza«, ll Canzoniere (1900-1954), p. 565. 67 poeta scopre fra animali e uom1m compaiono per la prima volta in Quasi un racconto; si pensi a Mia moglie 164 che e dello stesso anno de La capra. Nella raccolta Quasi un racconto dove il discorso sabiano si riduce alla cronaca della coesistenza coi modelli tali tendenze caratteristiche si ridu­ cono persino a maniera. Eloquente peraltro anche gli stereotipi che andra ripetendo con l'affievolirsi dell'estro creativo: assieme a questi emergono anche tutte le piu incisive tendenze del discorso poetico per quanto in forme che qua e la suonano quasi grottesche, caricature delle soluzioni espressive di un tempo. Esempi tipici di tale ripetitivita troviamo specie fra le ultime cose di Saba raccolte sotto il comune titolo di Sei poesie della vecchiaia. Le im­ magini con cui il poeta esprime il senso di »esclusione« non vengono dalla constatazione che e »vecchio ( ... ) sopravissuto« ma del presupposto che anche in uno stato cui e costretto dalla conditio humana e menomato della parte che e di »tutti«: I vecchi dei villaggi hanno (se l'hanno) il tabacco. Hanno il vino rosso. A pochi passi il temuto cimitero. Ed io ( ............................ ) avrei dovuto guarire, sottrarmi un farmaco letale, caricarmi di pesi sempre piu gravi ( ... ) 165 La variazione piu curiosa del vecchio motivo della diversita e data dal pensiero che: V'ha chi solo si pensa ed indifeso. Pensa che la sua carne ha un buon sapore. Meglio - pensa - chi e in vista al cacciatore passero che pernice. 166 Non meno bizzarra e Ultima dove leggiamo: Guardo, donna, il tuo cane che adorato ti adora. Ed io ... se penso alla mia vital ( ............................ ) Mai appartenni a qualcosa o a qualcuno. ( ............................ ) fui sempre un povero cane randagio. 16 7 I versi con cui si chiude l'opera di Saba non sono proprio poetici, non­ dimeno esprimono quanta mai eloquentimente la linea tematica che puo essere seguita fin dalle prime confessioni del poeta triestino. 68 164 Il Canzoniere (1900-1954), pp. 64-66. 165 »I vecchi«, ll Canzoniere (1900-1954), p. 604. 166 »Il poeta e il conformista«, Il Canzoniere (1900-1954), p. 603. "' Il Canzoniere (1900-1954), p. 606.