1912. K. k. Staatsgymnasium in Görz. 62. Jahresbericht über das Schuljahr 1911-1912. VERÖFFENTLICHT DURCH DEN DIREKTOR Regierungsrat Dr. JOHANN BE7JAI». INH ALT: 1. Le fonti popolari del Decamerone von Prof. Dr. G. Pltacco. 2. Über die Görzer Landräte: Dr. Franz S.avte-und Dr. Franz Leopold Saviö ; mit Beiträgen zur Geschichte des Görzer Gymnasiums . . . . . von Prof. F. X. Zimmermann. 3. Schulnachrichten..................vom Direktor. GÖRZ 1912. Selbstverlag des Gymnasiums. Buchdruckerei Seitz. 1912. K. k. Staatsgymnasium in Görz. 62. JAHRESBERICHT ÜBER DAS SCHULJAHR 1911-1912. VERÖFFENTLICHT DURCH DEN DIREKTOR Regierungsrat Dr. JOHANN BEZJAK. 1 INHALT: 1. Le fonti popolari del Decamerone . von Prof. Dr. G. Pitacco. 2. Über die Görzer Landräte: Dr. Franz Savio und Dr. Franz Leopold Savio; mit Beiträgen zur Geschichte des Görzer Gymnasiums................von Prof. F. X. Zimmermann. 3. Schulnachrichten.................vom Direktor. v^die/74 GÖRZ 1912. Selbstverlag des Gymnasiums. Buchdruckerei Seitz. Le fonti popolori del Decamerone. Nicht das Erfinden, sondern das Gestalten des Stoffes ist des Dichters Aufgabe. Koerting. Fiorenza al tempo deli’ antenato di Dante si stava in pace sobria e pudica e le donne d’ allora intente solo alla casa e all’ educazione dei figli eran paghe del fuso e del pennecchio: o fortunate! L’ una vegghiava a studio della culla E consolando usava 1’ idioma Che pria li padri e le madri trastulla. L’altra traendo alla rocca la chionia Favoleggiava con la sua famiglia Dei Troiani, di Fiesole, di Roma. Quanto rimpianto in queste parole di Cacciaguida, quanta dolcezza nei versi di Dante! Ma il favoleggiare non e solo del tempo di Cacciaguida; quelle donne savie del buon tempo antico non ricordano a molti di noi la vecchia nonna, che per ammansire le nostre bizze infantili ci raccontava le fiabe che tanto ci piacevano ? II novellare e antico come il genere umano e se sulla soglia delle lettere nostre ci avviene d’ incontrare un grande novellatore, il piii grande forse che abbia riprodotto con intendimenti letterari ciö che tanti secoli avevano sotto varie forme narrato, ciö e una prova, se di una prova ci fosse ancora bisogno, che al tempo del Boccaccio il popolo tutto trovava gusto a quei racconti non meno di oggi. Anzi piii che oggi, perch£ allora il novellare non si restringeva alle inura do-mestiche ; non eran solo le brave massaie che accompagnavano il loro lavoro con narrazioni di casi tristi o allegri, di storie antiche e contemporanee, di burle e di frizzi, ma sulle piazze e nelle corti, alle fiere e sotto le logge e persino nelle chiese la novella correva sbrigliata c salace, senza mordere e senza ghignare; il popolo vi cercava solo il divertimento, i mercanti solo un pas-satempo e le liete brigate, quando piü tristi volgevano i tempi e la moria ammazzava quel po’ di pudore ehe nella grande corruzione deli’ epoca era aneora rimasto, vi si gioeondavano: iavventuroso Ciciliano di Bosone da Gubbio e il Reggimento e costumi di donna di Francesco da Barberino, le Croniche di Giovanni Ser-cambi e lo Specchio di vera penitenza di lacopo Passavanti, le Prediche di San Bernardino e il Novellino, in ima parola tutta la letteratura in prosa anteriore al 300 ci ha conservato e tra-mandato questo ricco tesoro di novellistica popolare, ehe un grande artista doveva poi sapientemente rimaneggiare ed eternare. Ho detto la prosa italiana anteriore al Certaldese ed ho sbagliato; perchč non furono solo i nostri serittori a condire di novelle le loro opere, ma tutta la letteratura latina medievale e una miniera di tradizioni popolari ben piii ricca che non sieno i bozzettini aridi, scheletrici del Novellino. Ma non per il materiale folcloristico, che il Boccaccio forni ai modemi studiosi, il nome di lui sorpassa di tanto quello de’ suoi prede-cessori, sibbene perche con arte insuperabile da quei racconti di stampo esotico e disparati d’ argomento egli seppe formare un tutto omogeneo e perfetto ehe a mala pena lascia intrav-vedere i pezzi, da cui fu congegnato. “Niuno dopo Dante e prima dello Shakespeare creö come il Boccaccio tante figure diverse in tante diverse posizioni. E questa diversitä delle cento novelle e poi distribuita in una solenne ur.itä, con accorgimenti artifi-ciosissimi: a canto la novella che burla e sorride, quella che piange o ehe sanguina, dopo il cinismo, la passione e il sa-crificio : presso il motto 1’ orazione. E la unitä ehe incornicia, mi sia lecito dirlo, tanta varietä, č un poema ella stessa: un poema comico nel senso di Dante, ehe move dai lutti della pestilenza e dagli oscuri silenzi d’ una chiesa per distendersi e serpeggiare su per i colli di Firenze e le convalli di Fiesole cercando gli splendori del sole e il gioioso colle della felicitä tra fiori e alberi e acque e sorrisi e giuochi e canti di giovani e donne.“1) Ma la mente umana piccola di fronte alle grandi produ-zioni deli’ ingegno e incapace di elevarsi alle altezze del genio xj Carducci. Ai parentali di G. Boccaccio in Prose varie p. 785/6. cerca non potendo essa innalzarsi di abbassar quelle, di scom-porle nei loro elementi, per meglio comprenderle; e ciö che nessuno si sarebbe sognato di fare per le novelle di Ser Giovanni o di Franco si fece per il Decamerone: si cercarono cioe le fonti delle novelle boccaccesche, si frugö nelle letterature di tutti i popoli per scoprire nuovi brandelli, si raccolsero le novelle e i canti che ancor oggi allietano il rozzo villano, per trovare altri riscontri e poi si disse ehe 1’ opera del Certaldese non era originale, ehe il Decamerone non era ehe un’ imitazione del Panciatantra o del Somadeva o del Qukasaptati; dissero ehe le novelle di liti erano plagi dei favolelli, coi quali i trovieri francesi prima di lui avevano soliazzato le plebi raccolte sulle piazze, e tante altre cose si dissero, che non mette conto di rilevare perche a quella critica non c’ e oramai chi ci čreda. Lo studio delle fonti del Decamerone, ehe trova forse il suo primo campione in Antonio M. Manni, e divenuto oggi una scienza, ehe non tende punto a rimpicciolire i meriti del grande fiorentino, anzi a metterli meglio in rilievo. Io nVrn mi fo qui a ripetere ciö che sull’ importanza di questo studio, ehe ancora il Settembrini chiamava critica da femminette, dissero il Landau, che e il corifeo di queste ricerche, e il D’ Ancona e il Rajna e il Koerting e il Bartoli e il Paris e tanti altri, la cui autoritä in questo geilere di studi e somma; tanto piü ehe questa ricerca delle fonti non e ehe piccola parte del lavoro moderno, ehe nella novella e nel canto popolare riconosce un tesoro vergine e inesplorato di nozioni storiche e antropologiche e seguendo le fila sottili di una novella cerca di ricostruirne il cammino fatto e trarne utili ammaestramenti. Ma se tutti oggi son d’ accordo ehe il maggior merito dello serittore non con-siste nell’ inventare un soggetto, ma nel foggiarlo secondo i dettami deli' arte, non tutti in questa faccenda delle fonti cam-minano per la stessa strada e siamo ancora ben lontani dal giorno che vedrä sciolti tutti i nodi ehe la poesia e la prosa popolare presentano. Da un lato gl’ indianisti, con a capo il Benfey nella sua monumentale prefazione messa innanzi alla traduzione del Panciatantra, vorrebbero derivare tutti i racconti d’ occidente da fonti orientali; dali’ altra la superba burbanza di aleuni critici francesi — primo il Le Clerc autore di una Histoire litteraire de la France — vorrebbe trovare nel Decamerone niente altro ehe una riproduzione dei loro racconti rimati; altri infine credono che gran parte dei racconti boccacceschi sia attinta a fonti popolari : cosl il Bartoli,:) il Dc Gubernatis, il Cocliin, il Koerting2) e qualche altro. Ma, come accade, esagerarono gli uni egli altri in qualche parte e mentre il Landau nomina appena la tradizione orale, il Bartoli da a questa un'importanza eccessiva, perche senza badare troppo sottilmente ai riscontri fornitigli e prestando troppa fede al Manni ehe credeva vero un racconto, se sui personaggi ricordati in quello riusciva a trovare qualche dato storico, ritiene tratte dalla novellistica popolare anche la novella di Martellino (G. II, 1),:|) di Andreola e Gabriotto (IV, 6) ‘) di Tedaldo degli Elisei (111, 7)5) ed altre, nelle quali i caratteri propri della novella popolare sono ben scarsi; e, ciö ch’ e peggio, si mostra propenso a credere tolta al popolo una novella del B., quando essa ricordi qualche novellina popolare moderna.c) Niente di piii falso, perche puö benissimo essere chfe un racconto corrente oggi fra il popolo abbia una sorgente letteraria, com’ e forse avvenuto della commovente istoria di Griselda (X, 10) ehe preša probabilmente dal popolo e mista ad elementi letterari ritornö nella sua nuova forma al popolo e si diffuse in modo meraviglioso. 7) Ma melius est abundare quam deficere ; e nel caso nostro il torto e di coloro, che per far pompa di erudizione affastellano riscontri e raffronti racimolati da tutte le parti del globo e si illudono con ciö di aver trovato la provenienza di tutte le cento Bartoli A. I precursori del Boccaccio e alcune delle sue fonti. Firenze, Šansoni, 1876. Pag. 39: „Davanti ali’amore, alla gelosia, agl’ inganni, alle astuzie, alle infedeltä, ai corrucci; davanti alle passioni piii universali, a quello che la vita ha di piü frequente e di piii comtine, bisogna, se non m’ inganno, andare inolto cauti prima eli gridare ali’ imitazione. E quand’ anche i fatti sieno veramente identici in due racconti, questo non vuol sempre dire che 1’uno derivi necessariamente dall’altro, perche al di sopra della storia seritta, ci 6 spesso la tradizione orale, ehe č molto vasta, e dura tenacissima.“ 2) Gubernatis A. — Oiovanni Boccaccio: corso di lezioni tenute ali’ uni-versitä di Roma. Milano, Libr. ed lomb., 1905. Cfr. pag. 340. Cochin E. — Boccaccio. Traduzione di Tom. Vitaliani. Firenze, Šansoni. 1901. Cfr. pag. 43. Körting G. — Boccaccio’s Leben und Werke. Leipzig, Dues, 1880. Cfr. pag, 684. :l) Cfr. Cappelletti I. Studi stil Decamerone. Parma, Battei, 1880, pag. 315-317. 4) Cfr. Landau M. — Die Quellen des Dekameron. Stuttgart, Scheible, 1884.2 pag. 318-320. r’) ibidem, pag. 219. "S Op. cit. del Bartoli, pag. 41, dove c’č pure una ricca bibliografia. ’) Vedi De Gubernatis. Da Sacountala a Griselda. „Cronache della civiltä elleno-latina vol. III; e Landau, 1. c. pag. 156-160. novelle.1) Nulla mi par piii lontano dal vero ehe immaginare il B. al suo tavolo di lavoro intento a cercare qua e lä „piacevoli et aspri easi d’ amore et altri fortunati avvenimenti“ per rac-contarli poi ammodernati alle dilicate donne; quelle opere, ehe spesso si citano come fonti, certo il Boccaccio, avido com’ era d’ imparare le aveva lette e le novelle ivi apprese forse le aveva ridette lui stesso negli allegri convegni della corte napoletana con quel brio, che rendeva caro alle nobili cortigiane il figlio del mer-cante fiorentino, e con quella novitä di particolari che giä a sette anni, prima ehe avesse mai visto libri o avuto maestri, gli faceano inventar novelle. -) Ma non e tutto: voler compilare il catalogo delle opere possedute dal Certaldese e limitare a queste le ri-cerche delle fonti & critica troppo ristretta, tanto pivi quando si voglia considerare ehe le novelle correvano tra il volgo molto piü ehe non sia oggi, poichč data la scarsezza di libri e la difficoltä di procurarseli i nostri nonni del 300 non trovavano altro modo di soddisfare il loro desiderio di sapere e un po’ anche di divertirsi ehe udendo i racconti dei canterini da piazza} degli improvvisatori e dei giullari. „E la novella correva festosa fra le plebi raccolte a capannelli per le piazze, destando dovunque la risata sonora o cominovendo fino alle lagrime, oppure šaliva nelle corti dei principi e nei castelli feudali a scacciare dalle tetre sale gotiche la noia delle lunghe notti d' inverno, ovvero accompagnava sul pulpito il predicatore, il quäle, a edificazione dei fedeli, raccontava le leggende dei santi, quando non pre-feriva di farli ridere coi motti e colle scede." 3) Anche il nostro avrä prestato orecchio a quelle filastrocche e quando si mise a comporre il suo Decamerone non aveva certo bisogno di con-sultare volumi come farä piü tardi per la genealogia degli dei o per le biografie degli uomini illustri: probabilmente trovata la cornice, in cui ehiudere il suo bel quadro e stabiliti per le singole tornate della gioiosa brigata gli argomenti da trattarsi non avrä fatto altro che trarre dalla sua mente gli spunti delle molte novelle lette e udite e gli aneddoti circolanti sul conto l) Cosl il Landau (pag. 122), il Gaspari (Storil della letteratura italiana, tradotta da Vitt. Rossi. Torino, Loescher, 1930", pag. 41), il Di Francia (Alcune novelle del Decamerone illustrate nelle fonti: G. st. 1. it, 1904, fasc. 130-131, pag. 1-103). •) Cfr. Geneal. deorum I XV, c. 10. 3) Di Francia L. Franco Sacclietti novelliere. Pisa, Nistri, 1902, pag. 57. di Filippo Argenti o di Cecco Angiolieri o di Calandrino e fiorettandoli di particolari suoi esporli con quel magistero che fa di lui il novellatore piti originale d’ Italia e forse di tutta 1’ Europa. Non fu dunque Giovanni Boccaccio un raccontatore come il Sagredo o gli accademici Incogniti, che scimmiottarono 1’opera sua, e meno ancora un novellatore come il Sacchetti o il Gozzi, che tolsero gli argomenti delle Ioro novelle alla vita gior-naliera di Firenze e di Venezia e nient’ affatto come i moderni folcloristi, che trascrivono alla lettera i racconti del volgo e li pubblicano nella loro forma primitiva. Nella novella del B. gli elementi letterari ci sono senza dubbio,1) ne vi manca la parte storica ; ma quando in un suo racconto, ch’ egli anche avrebbe potuto trarre da una narrazione scritta esistente giä ai suoi tempi ricorrono dei particolari importanti, che non esistono nel testo letterario tramandatoci, o quando la fonte letteraria che 1’ erudizione moderna pote scovare era troppo vicina di tempo al B perche egli potesse conoscerla o troppo lontana per luogo o lingua per supporre ch’ egli se ne suvisse, in questi casi non e inconsulto ammettere che accanto alla tradi-zione scritta esistesse anche la tradizione orale e che questa formasse 1’ anello di congiunzione fra il Certaldese e 1’ incognito novellatore deli’ India e dell’ Arabia: tant’ e vero che ancor oggi accade di sentir raccontare da gente di campagna delle novelle di tipo orientale. Ma se b difficile trovare nel Decamerone delle novelle dove con tutta sicurezza si possa affermare: il tale racconto fu tratto dalla tale narrazione p. e. dei nette savi o da altra rac-colta di novelle orientali, ben piü difficile č poter dire con sicurezza: questa novella il B. 1’ebbe dalla viva voce dei po-polo, e perche non e escluso che nuove scoperte rechino in luce nuovi testi atti a spiegare le gravi divergenze dei testi attualmente a nostra disposizione, e perche il B. anche dove attingeva alla novellistica popolare, inframmetteva dei motivi ‘) Basti ricordare che due novelle dei Boccaccio (V, 10 e VII, 2) tratte da Apuleio sono in cerli punti addirittura tradotte. Cfr. Di Francia, Ale. nov. p. 3-23. ■) Storielie sono quelle novelle che riguardano personaggi contemporanel dei Boccaccio: sono perciö storiche. del tutto o in parte, le novelle di Quido Cavalcanti (VI, 9), di Ouglielmo Borsiere (I, 8), di Pietro di Vinciolo (V, 10), di Ser Ciappelletto (I, 1: cfr. Paoli, G. st. 1. it V, 329) e quelle dei tre pittori Calandrino, Bruno e Buffalmacco (Vlll, 3, 6, 9, e IX, 3, 5). letterari e per lo contrario novelle letterarie condiva con elementi propri della novella del popolo. Cito alcuni esempi: la liberale magnanimitä dei principi, gl’ impreveduti riconoscimenti (II, 5-V, 7-V), 1’ ingannatore ingannato (VIII, 10), 1’ adulterio involontario (III, 2), le metamorfosi (IX, 10), il paese di Cuccagna (VIII, 3), i vicggi al mondo di la con relative apparizioni d’a-nime dannate (IV, 8-VI1, 10), il cibarsi del cuore di persona morta per odio o per vendetta (IV, 9), e gl’ incantesimi e gli scongiuri e le amorose malie e le credenze superstiziose son motivi comunissimi nella novellistica popolare e il B. non avea punto bisogno di ricorrere alla letteratura latina del medio evo per averne contezza. E se nella mirabile fantasmagoria ehe ci passa davanti leggendo il Centonovelle incontriamo dei tipi cosi schiet-tamente popolari come niastro Simone o fra Cipolla, se il teatro deli’ azione non sono soltanto i manieri feudali deli’ evo medio, ma anche le case del popolo, dove 1’Andreola e la Simona e la Lisabetta e la Salvestra e 1’Agnolella amano e soffrono e muoiono come le marchese e le principesse; se in bocca ai nostri perso-naggi guizza insieme al proverbio, ch’escienza del popolo,1) la canzone sguaiata che offende persino le damigelle della nostra brigata non troppo schizzinosa in fatto di moralitä,2) tutto ciö vuol dire che Giovanni Boccaccio realmente e consciamente, quando poteva, ricorreva al popolo e da lui prendeva il noc-ciolo delle novelle, che 1’ arte sua dirizzava a rappresentare la commedia umana del tempo. Aver accennato a questi elementi popolari basta al mio assunto: una ricerca piii esatta e piü dettagliata sull’ origine di questi motivi mi condurrebbe troppo lontano; mi limiterö perciö ad esaminare in ristretto alcune delle novelle boccaccesche che piü spiccatamente recano 1’ im-pronta popolare o per altra ragione si possono ricondurre al fonte ricco e inesausto della novellistica popolare. ') li, 7: bocca basciata non perde Ventura, anzi rinnova come fa la luna. IV, 2: chi 6 reo e buono 6 tenuto, puö fare il male, e non č creduto. 2) Bartoli, 1. c. pag. 45: Che il Boccaccio conoscesse ampiamente la poesia popolare dei suoi tempi e che anzi amasse fare sfoggio di quella sua conoscenza, ci sono prove sicure. Tutte quelle poesie, di cui Dioneo ricorda il principio, Monna Aldruda, Monna Lapa, Monna Simona, il Nicchio, L’ onda del marc, e poi L’ acqua corre alla borrana, la canzone della Lisabetta ed altre, doverono essere dei genere piü popolare, di quelle piü universalmente note ai suoi tempi, se bastava dime il primo verso, perchč la brigata intendesse. — Cfr. anche D’Ancona. La poesia popolare dei vaso di basilico. Catania, tip. dei tribunali, 1903. I. II Paternoster di S. Giuliano. (II, 2).1) La novella di Rinaldo d’ Asti e fra le piti note del B., ma dovendo fare dei raffronti mi par giusto richiamarla alla mente ne’ suoi principali episodi. Ai tempi del marchese Azzone di Ferrara un mercatante, Rinaldo d’ Asti, nel tornarsene a casa da un viaggip d’ affari s’ imbatte in tre marioli, i quali accompagnatisi a lui con 1’ in-tenzione di ripulirlo di tutto ciö ch’ egli portava seco si fecero a interrogarlo di varie cose e fra un discorso e 1’ altro vennero a parlare delle orazioni che gli uomini fanno a Dio; al ehe Rinaldo, ehe si caratterizza da bel principio come uomo grosso, soggiunse aver egli in uso di dire ogni sera il Paternoster di san Giuliano, protettore dei viandanti; gli altri sbertandolo alquanto lo assicurano essere di maggiore utilita il Deprofundis o il Dirupisti o 1’ intemerata. Fra queste cianee allegre e bonarie arrivano ad un luogo appartato in prossimitä di Castelguglielmo in quel di Rovigo, dove i galantuomini eompiono la loro bisogna e non contenti di lasciarlo in camicia — s’ era d’ inverno e nevicava bene! — si prendono il gusto maligno di augurargli dal suo san Giuliano buon albergo. Rinaldo messo in mezzo cosi amabilmente da quei briganti e impedito d’entrare in cittä, perehe a una cert’ ora si alzavano i ponti e si ehiudevan le porte e nell’ inipossibilita di trovare albergo fuor delle mura, perehe la guerra aveva dato il guasto a tutto il territorio, s’ac-coccolö in un canto sotto lo sporto di una casa, nella quäle abitava una bellissima vedova, ainica del marchese Azzone. Ma san Giuliano, che giä altre volte aveva levato dalle panie il nostro eroe, dispose le cose in modo che nemmen questa volta il suo protetto restasse inesaudito; perehe andata la donna nel bagno, ehe si trovava vicino al pošto dove Rinaldo ') II Paternoster di S. Giuliano, ehe nella mente superstiziosa del popolino medievale doveva inipetrare dal santo ospitaliero buoa albergo e in-sieme facili amori, fu pubblieata la prinia volta dali’ avv. Giacomo Amati nella raccolta di curiositä inedite e rare del Romagnoli sotto il titolo „Ubbie eiancioni e ciarpe del sec. XIV, Bologna, 1866; le due ultirne strofe son ristampate dal Landau a pag. 2) e dal Cappelletti a pag. 34. Si veda per questa novella anclie lo studio di A. Graf. Per la novella )2.a del Decainerone (G. st. 1. i. VII, 17Ü-188) ristampato nell’opera : Miti, leggende e superstizioni del medio evo. Torino, Loescher, 1892; e il volume di F. Tribolati. Diporti letterari stil Decamerone, Pisa, Nistri, 1873. s’ era aecucciato, e udito il lamento di lu*, ehe rimproverava al suo santo la poca protezione accordatagli in quella brutta contingenza, mandö la sua fante a interrogarlo e saputa la triste istoria lo fece entrare, risealdare, vestire. II mattino se-guente al partirsi Rinaldo riceve per giunfa dalla vedova denari in copia e come se ciö non bastasse, riebbe tutto ciö che gli era stato involato dai malandrini, i quali preši andarono a dar de’ calci al rovaio. Tale 1’ argomento di questa saporita novella, con la quäle il Landau trova ima sorprendente somiglianza in un racconto del Panciatantra (e il IV del II libro nella traduzione tedesca del Benfey), 1’ unico racconto anzi del Panciatantra ehe ricordi da vicino una novella del Decamerone; in ambedue si tratta di un uoino, che trovatosi senza sua colpa in un brutto fran-gente con 1’ aiuto di una preghiera o di un detto, rappresen-tanti e questo e quella il concetto fatalistico di una potenza superiore a noi, si salva e si ristora. Anch’ io vedo questa somiglianza, ma penso ch’ essa sia dovuta al caso, ehe traendo il nocciolo di due racconti troppo facile riesce avvicinarli, anche se sieno molto disparati. — Si narra nel Panciatantra ehe il figlio d’ un mercante cac-ciato da casa perche aveva comperato a un prezzo esorbitante un libriccino contenente questa sola sentenza „Ali’ uonio tocca ciö che gli e destinato; neanche un dio puö impedirlo, perciö io non mi attristo ne mi meraviglio“ arriva in un paese lontano, dove a tutti va ripetendo quell’ antifona. Giunge per caso in quel paese con un’ amica la figlia di un re, la quäle innamo-ratasi cola di un principe riesce con la cooperazione dell’amica — essa fa la parte della fantesca ammaliziata delle novelle occidentali — a ottenere dal principe la promessa d’ una visita, ma questi prešo dai suoi serupoli religiosi non va al convegno e intanto I’ altro, il figlio del mercante, non sapendo dove al-bergare vista pendere dalla finestra della principessa una corda, ehe doveva servire al principe per penetrare nel palazzo della bella, s’ arrampica fino alla stanza di lei, ehe non riconoscen-dolo subito lo accoglie festevolmente; ma di lä a poco chiarito 1’ inganno lo scaccia. La seconda parte della novella, ehe finisce dopo molte peripezie, come tutte le novelle orientali col matri-monio del mercante colla figlia d’ un re, 11011 ci riguarda. — Ebbene io non nego ehe ci sieno dei punti di contatto, ma le differenze dei particolari, degli episodi, deli’ impostatura, della chiusa son tali da far dubitare che il B. abbia usato diretla-mente questa novella orientale per il suo Rinaldo d’ Asti; ehe se anche non riesce difficile mostrare il perche di certi muta-menti p. e. che alla puerile cagione del libro troppo caro si sostituisse 1’ allegra scena dei masnadieri e ehe invece della corda, mezzo assai strano di entrar nelle case altrui, s’ introdu-cesse la bella trovata dell’uscio segreto, mi pare tuttavia impos-sibile mettere a fianco i due racconti, perche ciö che nell’ uno e un particolare ehe sfugge alla nostra attenzione, la sentenza cioe del mercante, nel B. e parte essenziale del racconto, ehe senza il Paternoster di San Giuliano non potrebbe nemmeno sussistere: e perö ho intitolato cosl la novella. E c’ e un ma anche piü forte che ci proibisce di far de-rivare la novella boccaccesca dal Panciatantra ed e il fatto ehe questa novella orientale non si trova nelle redazioni occidentali scese da quello: tanto che il Landau stesso cosi tenero di solito per i suoi raffronti, non potendo spiegarsi per quäle via quella novella sia trasmigrata nell’ occidente si vede costretto ad ammettere la tradizione orale, unico ponte di salvezza in questo caso.1) Che ciö potesse avvenire lo si capisce tosto, quando si ponga mente alle grandi e frequenti relazioni che per le crociate e i commerci 1’ occidente ebbe col levante nel medio evo. Ma quando e come arrivasse in Italia e quali mutazioni subisse la novella prima che il nostro volgo la facesse sua non e in nostro potere il rilevare : questo e certo, che giunta fra noi si accliniatizzö, si sparse per i borghi e le ville, finche un grande artista la udi c mettendola in istretta relazione con la leggenda popolarissima di San Giuliano, se questo non fu fatto gici prima dal popolo stesso, la tramanäö-a noi, modello inarrivabile di finezza d’ osservazione e vivacitä di stile. Si legga ad esempio il dialogo tra i malandrini e Rinaldo e la descri-zione del luogo e il discorso della donna al suo ospite o, per essere piü esatti, si rilegga tutta la novella dal popolarissimo „era adunque“ che introduce il racconto, fino alla fräse finale, che ha in se del dramma e della farsa, e non si poträ far a tneno di ammirare come 1’artista elaborasse in ogni sua parte ') Landau p 21 : Wir müssten daher, da wir keinen literarischen Weg für diese Erzählung kennen, annehnien, dass sie durch mündliche Tradition zu Boccaccio gekommen ist. con scrupolosa minuziositä il quadro, come non lasciasse nes-suna sua affermazione senza motivarla; quando ad esempio dice che non c’ era albergo li vicino, S’ affretta ad aggiungere che „poco davanti essendo stata la guerra nella contrada s’era ogni cosa arsa“ ; e piü in lä, quando la fante si affaccia alla finestra per vedere chi fosse colui che gemeva li presso, egli butta li una fräse; „aiutandola la chiaritä deli’ aere“ — che ravviva tutta la scena. Solo un poeta, pittore e artista insieme, poteva sviluppare da un micleo rozzo e ingenuo un’ opera d’ arte cosi perfetta. Prima di chiudere quest’ analisi resterebbe a dire non poco dell’ origine e della diffusione della leggenda di San Giu-liano ; ma dopo i molti lavori in proposito (citati da A. Graf, Miti, leggende e superstizioni del medio evo. Torino, Loescher, 1892, II vol. pag. 217) credo di potermene dispensare ; non so perö tenerini dal fare un’ osservazione. II Cappelletti dopo aver parlato a lungo della novella in discorso esce in fine a dire che le fonti della medesima sono da ricercarsi in altre raccolte antiche e medioevali ma, a non parlare del Pancia-tantra giä discusso, nelle Geste e nella legenda altro non c’ e se non la pura storia del gentiluomo Giuliano, il quäle invo-lontafiamente uccise il padre e la madre e in penitenza del suo fallo si ritirö con la moglie presso la riva d’ un torrente e fab-bricatasi una capanna si diede a tragittare per caritä tutti i viandanti e ad albergarli; sicche divenne il santo titolare della ospitalitä e poi per il concetto ampio, troppo ampio, che del-1’ ospitalitä si ebbe nel medio evo, anche il protettore dei facili ainori. Affermare che questa istoria nota al tempo del B. anche ai boccali di Montelupo fosse la fonte della novella e correre un po’ troppo. Davvero che vien da esclamare col Graf: Per caritä, un po’ piü adagio in questa faccenda delle fonti! II. La cavalcata meravigliosa. (X, 9)') Cosi mi piace chiamare la novella di messer Torello di Istria e del Saladino, perche ciö che piü vi spicca e il ritorno *) Cfr. Landau, op. cit. p. 192-218. Inoltre; Landau, La novella di messer Torello e le sue attinenze mitiche e leggendarie: O. st. 1. it II. p. 59-79; Paris G. La leggenda di Saladino, trad. di M. Menghini. Firenze, Šansoni, 1896 p 45-46; Rajna. La novella boccaccesca del Saladino e di messer Torello: Antologia del Morandi p. 323-334; Graf, 11 diavolo. Milano, Treves, 1889 p. 261; Graf. Fu superstizioso il Boccaccio ? in Miti ecc. II p. 193. straordinario di Messer Torello da Alessandria a Pavia, com-piuto per magica arte in una sol notte. Ricorre anche qui, come nel racconto di Rinaldo d’Asti, la finzione dei mercatanti e la ricerca d’ albergo, ma per altri scopi e in circostanze ben differenti. Saladino, sultano d’ Egitto e di Siria, desideroso di vedere co’ suoi propri occhi i grandi preparativi d’ Occidente per la prossima crociata, con pochi fidi recasi a Parigi travestito da mercante; sulla strada di Pavia incontra lin ricco gentiluomo pavese, Torello, il quäle con una gentil astuzia fa venir in sua casa quei forestieri, li tratta con somma cortesia, li alberga per quella notte e il di seguente avvertitane in segreto la moglie li trattiene a splendido ban-chetto in Pavia, dove Saladino e i suoi compagni ricevono in dono dalla moglie del gentiluomo vesti preziose. Compiesi di Iä a poco il passaggio e messer Torello, ehe vi prende parte, cade prigione del sultano e vien trasportato in Alessandria, dove si da ad ammaestrare uccelli. Diviene perciö caro al sultano, ehe lo vuole presso di se per suo falconiere, senza perö riconoscerlo. Ma il gentiluomo, prima di partire, avea lasciato detto a sua moglie ehe se egli non fosse tornato dopo un anno, un mese e un giorno essa avrebbe potuto rimaritarsi; e poiclie il termine e li li per spirare, Torello, saputo ehe una sua l.ettera mandata alla famiglia per mezzo di aleuni navigatori genovesi era stata inghiottita dal mare insieme alla nave, cade in profonda tristezza; quando il caso vuole che da un atto speciale della bocca sia riconosciuto dal sultano, il quäle appresa la cagione del suo dolore, per mostrarglisi riconoscente deli’ accoglienza ricevuta a Pavia, si assume di farlo ritornar tosto a casa sua, dove la moglie per le false voci correnti credutasi vedova sta per riprender marito. Cosl avviene: Torello sfolgorante di gemme e di perle, sur 1111 sontuoso letto č trasportato in sonno a Pavia e deposto nella chiesa di San Pietro in Ciel d’ oro, della quäle era abate lo zio di 111. Torello. Con lui recasi vestito da sara-ceno alle nozze e con 1’ aiuto di un anello lasciatogli in ricordo dalla moglie č riconosciuto e lo sposo novello č costretto a metter le pive in sacco. La novella, benchč sia molto pili lunga della precedente, non procede cosi serrata, concisa, vivace come quella di Ri-naldo, ma si distende in discorsi ampi e deserizioni minute, quasi 1’ autore volesse mostrare la sua abilitä nell’ esporre in forma del tutto nuova dei tratti conosciutissimi nella novellistica popolare: ehe i viaggi del famoso sultano,1) la rinomata ge-nerositä di lui,2) le sue sterminate ricchezze:!) da un lato e dali’ altro quella nota caratteristica del rapido passaggio da Alessandria a Pavia sono certo elementi tanto in voga nel medio evo, che il Boccaccio non aveva bisogno di leggere tutti i libri (e son moltissimi) ehe i moderni eruditi hanno pe-scati fuori per dimostrare la provenienza della novella. Notare le somiglianze sta bene e qui le somiglianze non fan difetto: anzi per nessuna novella boccaccesca si sori tro-vati tanti e tali raffronti, quanti per questa del Saladino; se-nonchč questa stessa ricchezza danno a sospettare che il Boccaccio potesse apprenderla dalla tradizione orale, sia esposta dal pergamo nella versione del monaco heisterbacense, sia udita raccontare da altri. E il nostro sospetto non e del tutto infon-dato, perche il narratore stesso al principio del racconto osserva „secondo che aleuni affermano“. Ma procediamo ordinatamente. Nella molta- congerie di novelic esistenti su questo tema i critici si son fermati con predilezione su due, ehe piti da vicino ci ricordano 1’ avventura di messer Torello: 1’u:ia, messa innanzi quäle fonte di questa novella giä dal Lami,4) erudito del sec. XVIII, leggesi in una nota al 1. III deli’ „Avventuroso Ciciliano“ di Bosone da Gubbio; 1’ altra, nota anche al Landau e posta nel suo giusto rilievo appena dal Rajna con un corredo di erudizione e una chiarezza di esposizione da far stupire, trovasi al cap. 59, distinctio III del Dialogus miraculorum di Cesario di Heisterbach. Narra Bosone, come il sultano viaggiando incognito in Europa „a modo di mercatante“ giungesse in Ispagna, dove il suo cavallo perdette un ferro; e poiche il prossimo villaggio ') Ne parla persino uno dei piü antichi commentatori di Dante, Jacof>o della Lana, al verso 129 del IV canto deli’ Inferno, in questi termini: „Questi (il Saladino) fue Soldano di Babilonia lo quäle tue sagacissima e savia persona: sapeva tutte le lingue e sapeva molto bene trasfor-marsi di sua persona: cercava tutte le provincie e tutte le terre, si dei Cristiani come de’ Saraceni, e sapeva andare sl segretaniente, ehe nulla sua gente nž altri lo sapea.“ Vedi anche Paris, op. cit. p. 42. ■) Dante esclama nel Convivio (IV, 11): E chi non ha ancora nel cuore Alessandro per li suoi reali benefici ? Chi non ha ancora il buon re di Castella e il Saladino ? 3) Un esempio ne abbiamo giä nella nostra piü antica canzone Rosqfrcsca aulentissima al verso 28. ‘) Novelle letterarie XV, 561. era molto distante il Saladino si sarebbe trovato in un brutto imbarazzo, se non gli fosse venuto in aiuto la cortesia estrema di un cavaliere, Ugo diMoncaro, il quäle senza riconoscere 1'altro personaggio tolse il ferro al suo cavallo e applicatolo a quello del sultano, lo niise in grado di proseguire il cammino. Della qual cosa si moströ grato il sultano, liberando piü tardi dalla prigionia e riccamente donando Ugo di Moncaro, ehe dopo una disfatta dei cristiani era caduto nelle sne mani. L’altro racconta invece ehe a un certo cavaliere Geiardo di Hohenbach si presentö un giorno il diavolo in veste di pel-legrino e sapendolo devotissimo a S. Tommaso, 1’apostolo, lo pregö nel nome di lui di eoncedergli ospitalitä; 1’ altro non esitö punto a concedergliela, anzi lagnandosi il pellegrino d’aver freddo Gerardo gli diede il proprio mantello, ehe il diavolo si fece un dovere d' involare, per far perdere al suo ospite la devozione al santo (ut militem damnum capae ad impatientiam provocaret et apostoli dilectionem in eins corde extingueret). Ma cosi non fu, perche S. Tommaso aleun tempo dopo, essendo andato il cavaliere in pellegrinaggio alla tomba di lui ed essendosi ricordato appena allora che in quel giorno spirava il termine di cinque anni fissato con sua moglie, perch’ ella potesse rima-ritarsi, ordinö a quello sfesso diavolo ehe avea derubato il buon uoiTio di ricondurre a casa immantinente il cavaliere. II quäle giunse in tempo a impedire ehe la sua donna avesse due mariti e fu riconosciuto da lei per mezzo di un anello, la cui meta avea lasciato in pegno alla donna. Ognuno vede coine tanto il racconto di Bosone, quanto e piü quello di Cesario s’ avvicina al Boccaccio, benche manchi in quello affatto il ritorno meraviglioso e al Saladino sia sosti-tuito in questo un semplice cavaliere. Ma le divergenze si fanno pili spiccate, ove si esaminino meglio i due raffronti: nel primo tutta la storia del matrimonio impedito provvidenzialmente (mo-tivo divenuto cosi popolare da Ulisse in poi fino a Tennyson) manca e manca nel Boccaccio il pretesto del ferro di cavallo cosi a pošto per spiegare 1’ intervento del cavaliere, intervento poco giustificato nella nostra novella; nel secondo pur di fronte a tante somiglianze sorprendenti (strano che il Landau non vi abbia dato aleun peso !) sta il fatto che questa fonte non ci accompagna ehe qua e lä, mentre in altri punti ci lascia com-pletamente in asso e dobbiamo ricorrere ad altri racconti, dove tali particolari si ritrovano quasi nella stessa forma ehe nel Boccaccio1.) E poiche nel caso attuale nemmen 1’ ipotesi di una contaminazione 2) regge, perche resterebbero tuttavia parecchi punti oscuri, ed e impossibile d’ altra parte immaginare ehe il Boccaccio, artista si ricco di fantasia, componesse un lavoro paziente d’ intarsio, e giocoforza ricercar 1’ anello di congiun-zione tra queste novelle e la novella del Decamerone nella tradizione orale, ciö che fanno pure il Landau e il Rajna: questi pur notando le strette somiglianze ehe corrono tra il Boccaccio e il monaco tedesco amniette infine eh’ esse possano provenire da rapporti indiretti (p. 327); quegli dopo aver per 25 pagine accumulato una quantitä enorme di citazioni per dimostrare la gran diffusione ch’ ebbe la leggenda della caval-cata meravigliosa operata da Dio o dagli spiriti buoni e cattivi in occidente, da arti negromantiche in Oriente, viene a conclu-dere „daß Boccaccio für diese Novelle nicht eine Quelle hatte, sondern aus einer Reihe von Sagen und Legenden einzelne Züge entnahm, die er zu einem prachtvollen Ganzen zusammensetzte.“ :i) II falcone. (V, 9)4) 11 saper ammaestrare per la caccia i falconi fu la fortuna di inesser Torello, il quäle in tal modo divenne falconiere del Saraceno; questa maniera di dar sviluppo alla novella fu criti- cato, perchč troppo strano, troppo nuovo. Non e vero; data 1’ importanza che avevano nelle cacce a quel tempo gli uccelli ammaestrati, importanza dimostrata dalle molte similitudini, che quest’ uso forni a poeti nostri da Dante all’ Ariosto, e dalle molte novelle, in cui essi hanno parte/') non ci deve meravigliare che il Boccaccio sia ricorso a questo mezzo per continuare il suo racconto: un novellista orientale molto probabilmente a-vrebbe attribuito a Torello anziche un’abilitä pratica, che ben si spiega coll’amore di lui per la caccia, una qualche straor-dinaria virtii o una forza magica, per la quäle questi guariva ‘) Cfr. Raiiia p. 327 sgg. 2) Che il Boccaccio si servisse di motivi tratti da piü fonti e li fondesse sapientemente insieme lo ha dimostrato il Di Francia per la nov. 2 a della IV giornata e per l’8.a della X. ’) Landau, Quellen, p. 218. *) Cfr. Cappelletti, op. cit. p. 181; Landau, Quellen p. 24-26. r') Una divagazione su quest’argomento, dotta e ampia, c’č in Cappelletti, op. cit., p. 194-206. il re o un suo marmocchio da grave malattia. II Boccaccio, qualunque sia la fonte, alla quäle attinge, bada sopra tutto ehe il racconto sia o possa parere verisimile e cerca di sceverare dal materiale greggio ehe gli sta innanzi il soprannaturale e di motivare la sna narrazione in tutti i particolari piii insignificanti. Un esempio ce lo offre la presente novella, dove il falcone ha la parte principale. Federigo degli Alberighi, di vecchia famiglia fiorentina ehe al tempo di Cacciaguida era in calare ') e al tempo del Villani era giä estinta, innamoratosi perdutamente di una gentildonna per nome Giovanna, dopo aver profuso inutilmente tutto il suo, per guadagnarsi 1’ affetto di lei, ridotto quasi al verde s’ era ritirato in un suo poderetto a campare poveramente con le rendite di questo e con la caccia, nella quäle gli era d’ inesti-mabile aiuto un suo bellissimo falcone. Avvenne ehe monna Giovanna, rimasta vedova, di li a qualche tempo svilleggiasse com’ era uso allora e prendesse stanza in una sua tenuta vidna a quella di Federico. 11 bambino di lei, ehe spesso si recava dal vicino e si divertiva immensamente col falcone di Federico, fu prešo talmente dalla voglia di possederlo che ne ammalö. La mamina dapprima esitö a chiedere al suo antico innamorato, ch’ ella involontariamente avea mandato in rovina, sl gran sa-erificio; ma quando vide dipendere da quello la salvezza del suo ragazzo, con un’ altra donna si recö da lui. II quäle saputo ch’ ella si sarebbe fermata a desinare con lui, non avendo nul-1’ altro in casa ammazzö il suo fedel compagno di caccia e quello imbandl. £ facile immaginare la disperazione di tutti e due, quando esposta la ragione vera della sua venuta ella riseppe 1’ accaduto; ma ormai non v’ era piii rimedio e il bambino mori. Questo atto generoso perö procurö a Federico la fortuna di diventar poco dopo marito della ricca ereditiera e „con lei (cosl finiscono anche le nostre fiabe) in letizia, miglior massaio fatto, terminö gli anni suoi“. Esempi di cortesia, spinta talora fino alla esagerazione non sono rari nel cavalleresco medio evo; ma un racconto ehe si avvicini al nostro non si trova e quelli citati dagli studiosi o somigliano troppo poco o appartengono a degli seritti non noti al Certaldese, tanto che il Landau esaminato quel poco !) Dante, Par., XV, 89-90. che trova in India e in Italia e in Francia da mettere a fianco della nostra novella si vede costretto a dicliiarare: „Den einfachen Kern der Legende hat Boccaccio mit so schönen Zügen ausgestattet, er hat das Übernatürliche daraus so geschickt entfernt, die Vorgänge so glücklich motiviert, daß man kaum an die Einfachkeit des Ursprungs der Novelle glauben kann, und nach einer ändern Quelle suchen möchte, die man aber nicht findet“.1) Ma vediamo quali sieno questi raffronti. II Landau naturalmente trova il ricordo piü lontano di questa novella in un racconto del Panciatantra, nel quäle si narra che un uccellatore, il quäle avea pigliato una colomba, sorpreso dal temporale s’era rifugiato sotto un albero, sui cui rami stava appunto gemendo il maschio della colomba, ch’ egli teneva rinchiusa nella gabbia. Non cessando la bufera il povero cacciatore tormentato dal freddo e dalla fame si rivolse agli dei tutelari deli’ albero per protezione; la colomba udito il la-mento esorta ella stessa il suo compagno a muoversi a com-passione del cacciatore, al che 1’ altro premuroso non solo gli appresta un buon fuoco, ma vedendo che 1’ altro era affamato si getta nel fuoco ad arrostirsi per lui. L’ uccellatore commosso da tanta generositä lascia libera la colomba, la quäle per non esser da meno del compagno si getta ella pure nel fuoco. 11 racconto, che fa parte del grande ciclo leggendario di Budda, il quäle per amor del prossimo si da piü volte in pasto agli altri, e di tal natura che non puö essere la fonte della novella boccaccesca : qui 1’ intonazione generale e tutt’ altra, qui il falcone non si sacrifica affatto, ma e bellamente sacrifi-cato; e lo scopo di tale sacrificio e i personaggi e il mezzo non han proprio nulla da fare col falcone di Federico degli Alberighi: percui non avea forse torto quel critico francese che per combattere i sostenitori della teoria indianista burlesca-mente affermava che non si puö nemmen tirar il collo ad un piccione senza che gl’ indianisti ci vedano il sacrificio di Budda. Ma se la fonte proposta non accontenta, bisogna perö ricono-scere che il motivo fondamentale del sacrificio proviene dal-1’ Oriente ed e probabile che dali’ Oriente esso si divulgasse nei paesi, dove i cavalieri andavano pazzi per tal genere di sacrifici, e nella tradizione orale assumesse la nuova forma, ’) Landau, Quellen, p. 26. che il Boccaccio ferrnö in questa novella. Una prova di ciö la trovo in im racconto riferito dal Herbelot nella bibliotheca orien-talis, dove si narra di un ambasciatore greco vennto a un ricco arabo Hatem, per ottenere da lui in dono un suo bei cavallo. Hatem, senza sapere lo scopo dell’ ambasciata, non trovando li per 11 altro da dare a’ suoi ospiti, fa ammazzare appunto quel cavallo. 11 parallelismo non fa una grinza e dimostra che il racconto originale avea giä assunto nella sua evoluzione una versione prossima a quella del Boccaccio. Del resto arrovellarsi per scoprire la fonte della novella non £ per nessun’altra cosi fuor di luogo: il Boccaccio stesso ce la indica al principio : „Dovete adunque sapere, che Coppo di Borghese Domenichi.... spesse volte delle cose passate co’ suoi vicini e con altri si dilettava di ragionare : la qual cosa egli meglio, e con piü ordine e con maggior memoria et ornato parlare, che altro uomo seppe fare. Era usato di dire tra l’altre sue belle cose, che in Firenze fu giä un giovine chiamato Fe-derigo ecc “ E poičhe il Certaldese e molto parco nel fare di tali preziose dichiarazioni e quand’ egli scriveva il Decamerone Coppo di Borghese Domenichi citato come fonte, se non era vivo, doveva esser perö morto da poco,1) bisogna prestargli fede e in tal caso nessun’ altra novella puö dirsi con maggior sicurezza attinta alla tradizione orale. II cacciatore demonico (V, 8) 2) Rifacciamoci indietro di un passo: 1’VIII novella della stessa giornata narra un fatto simile a quello testč esposto di un ricco borghese che spreca i suoi denari per aver in moglie una donna “di singulär bellezza e di alta nobiltä,, e in fine per un caso straordinario ci riesce. Ma qui il mezzo che con-duce il protagonista alla meta e ben differente: 11 era un atto *) Notizie di questo Coppo, personaggio storico, nominato p. e. da Cri-stoforo Landino nel suo commento dantesco e dal Sacclietti, il quäle ci racconta un grazioso aneddoto, che dimostra com’ egli si lasciasse scaldar troppo la testa dalle storie romane (nov. 6ü), ne fornisce in quantitä il Manni. Istoria del Decamerone. Firenze 1742 p. 365. Ma da ciö a concludere, come fa lui, per la storicitA di quella novella ci corre 1 2) Cfr. Landau, Quellen pp. 282-287; Cappelletti, o. c., p. 147-179; Bartoli p. 28; Borgognoni. La XLVUI nov. del Boccaccio. “Domenica letteraria III (1884) N. 13; Gebhart. Conteurs florentins du moyen äge. Paris, Hachette, 1901. p. 107-113. di eccessiva generositä, con l’intingolo poco verosimile della morte del figlio, qui invece al falcone (ch’č un motivo abba-stanza popolare) si sostituisce nientemeno che il cacciatore demonico, un motivo derivato anche dalle leggende del volgo e proveniente forse dalle leggende nordiche. La cornice e dunque la stessa, ma il quadro e piti truce, piü terrificante. Ne mica per seguire le idee del medio evo il Boccaccio, alieno di solito da questi mezzi si adattö a inserire nella sua novella semplice e umana un motivo cosi strano, qual e 1’ ap-parizione di anime dannate sulla terra; tali novelle erano pro-babilmente sl spesso in bocca dei credenzoni e dei loro maestri, che gliele davano a bere, che il Certaldese intento ai discorsi del volgo non pote far a meno di raccoglierne qualcuna, per farne il deus ex machina del suo racconto. „11 mondo dei fantasmi non era un mondo, in cui potesse compiacersi una mente come quella del Boccaccio, aperta solo ai colori e alle forme del mondo reale, una fantasia come la sua, pittrice e scultrice della vita. II temperamento secondava in lui la coltura, ed entrambi con-giunti non gli permettevano di smarrirsi nel mondo nebuloso dei sogni.“1) E un sogno e pure quello ch’egli innesta in questa novella. Nastagio degli Onesti di Ravenna arricchitosi, a scapac-cione, per la morte del padre e d’uno zio, pensö bene d’in-namorarsi in una ricca e nobile donzella, figliola di messer Paolo dei Traversari, dalla quäle si ebbe ripetutamente un bel rifiuto; percui il povero Nastagio, ridottosi come Federigo degli Alberighi pressoche al verde, si ritirö fuor di Ravenna, fingendo d’esser partito per un viaggio inolto lungo. Un giorno Nastagio dilungatosi in pensieri un po troppo dalla sua dimora e internatosi alquanto nella pineta vide sbucare da un boschetto d’ arboscelli e di pruni con strepito infernale una donna scapigliata inseguita da due cani mastini e da un bruno ca-valiere cavalcante un nero corsiero. Per quantQ la battisoffia fosse grande, il nostro eroe tentö di portar aiuto ali’ infelice, ma la voce del nero fantasma lo fe ristare e dal persecutore seppe esser quella donna condannata dalla giustizia divina a quell’ orrido supplizio, per aver in vita negato amore a lui, Guido degli Anastagi, ehe dalla disperazione s’era ucciso. E ‘) Graf., Miti, 11 p. 194. il supplizio, a cui Nastagio assiste, b orrendo: il cavaliere raggiunta la donna la trafigge con uno stocco e ne cava il cuore e i visceri e li da in pasto ai cani. Passata la nera appa-rizione il ravegnano, appreso ehe la scena si ripetea a quel pošto ogni venerdl, pensö di trarne profitto e invitö fra molti altri anche la giovane da lui amata a un banchetto imbandito sul pošto, dove si sarebbe ripetuto il truce spettacolo. E cosl fu: apparve la donna graffiata e scarmigliata e apparvero dietro a loro nere cagne bramose e correnti come veltri ehe uscisser di catena, apparve il demonio cacciatore con Io stocco: e non e a dire se di fronte a quegli argomenti cosi persuasivi la figlia del Traversaro s’ affrettasse a dar la mano di sposa al fortunato Nastagio. ‘) Benchž io non ritenga questa novella attinta direttamente alla bocca del popolo, pure ho voluto riferirla fra le novelle, ehe stanno in relazione con la novellistica popolare, e perche 1’elemento popolare c’e e perche il Wesselowski-) seguito dal Cappelletti e dal Bartoli credette verosimile ehe il Boccaccio avesse trovato la tradizione del cacciatore demonico a Ravenna stessa, poichč si sa appunto che Teodorico, il quäle cosl strettamente si lega alla storia della cittä, e divenuto un cacciatore demonico. Ma sia pur vero ciö che afferma il dotto pubblicatore del Paradiso degli Alberti a me pare ehe mai forse, eccettuate le due novelle apuleiane, il raffronto possa riuscire piti convincente come nel caso attuale. Non so se il novellista toscano conoscesse il vecchio trovatore Franco Eli-nando (Frangois Helinand) ehe dopo aver rese per molti anni liete le veglie dei signori nei turriti castelli, pentito della sua licenziositä si ritirö nel convento della sua cittä natia; ma e ben certo che il Boccaccio conosceva Vincenzo di Beauvais e Iacopo Passavanti e Cesario di Heisterbach, i quali dai „Fiori“ del monaco Elinando trassero un racconto che molto ricorda la novella di Nastagio degli Onesti; e non mi par dubbio ehe ’) Che dei dannati si permettessero di eludere la severa vigilanza di Cerbero e vagassero sul liostro pianeta č tutt’altro che raro nella leg-genda popolare del medio evo; piti raro 6 invece ehe i dannati, ai quali era concesso tal.... favore, continuassero a soffrire la pena fuori dell’inferno. Cfr. Graf, 11 diavolo p. 329. a) Novella della figlia del re di Dacia. Pisa, Nistri, 1866. Pref. p. XLI sg. tra questi la fonte del Certaldese fosse lo „specchio della vera penitenza“ del domenicano fiorentino, il quäle nel II capitolo della III distinzione narra: „Leggesi iscritto da Elinando ehe nel contado di Niversa fu uno povero uomo, il quäle era buono e temente Iddio, ehe era carbonaio e di quella arte si vivea. E avendo egli accesa la fossa dei carboni una volta, e sendo la notte in una sua capannetta a guardia della incesa fossa, senti in su 1’ ora della mezza notte grandi strida. Usci fuori per vedere ehe fosse, e vide venire in verso la fossa, correndo e stridendo, una fem-mina iscapigliata; e dietro le venia uno cavaliere in su uno cavallo nero correndo, con uno coltello ignudo in mano; e della bocca e degii occhi e del naso del cavaliere e del cavallo uscia fiamma di fuoco ardente. Giungendo la femmina alla fossa, ch’ ardea, non passö pifi oltre, e nella fossa non ardiva gittarsi; ma correndo intorno alla fossa, fu sopraggiunta dal cavaliere, ehe dietro le correa; la quäle traendo guai, preša per gli svolazzanti capelii, crudelmente la feri per lo mezzo del petto col coltello ehe tenea j n mano. E cadendo in terra, con molto ispargimento di sangue, si la riprese per li insan-guinati capelii, e gittolla nella fossa dei carboni ardenti, dove lasciandola stare per aleuno spazio di tempo, tutta focosa e arsa la ritolse; e ponendolasi davanti in su ’1 collo del cavallo, correndo se n’andö per la via, donde era venuto.“ Partito il cavaliere il carbonaio dopoche la visione si fu ripetuta per aleune sere, comunicö 1’ accaduto al conte di Niversa, il quäle per sincerarsene venne alla ora usata alla fossa e dal cavaliere seppe ch’ egli era Giuffredi, un vassallo del conte, e ehe era condannato a quella pena insieme alla donna, perche questa per amore di lui aveva ucciso il proprio marito: il coltello, col quäle Giuffredi uccide la donna, e lo stesso, col quäle essa aveva ucciso il marito. Mutati i luoghi e i personaggi la novella e identica, quando se ne tolga la variante di nessun momento della donna adul-tera, che il Boccaccio non poteva adoperare, perche nella sua novella sarebbe venuta a significare il contrario di quello ehe lui voleva dimostrare; se la donna sbranata dai cani era un’assassina, donna Traversara potea rispondere a Nastagio: Ben le sta! Perciö nel Boccaccio la donna inseguita e soltanto una ritrosa, ehe col suo onesto comportamento avea condotto • Guido degli Anastasi al suicidio. Ma prescindendo da ciö, l’in-seguimento, 1’ uccisione e la pena corrispondono al racconto boccaccesco; e a far ufficio di rincalzo s’aggiunge che persino le frasi talvolta combaciano. La „bellissima giovane scapigliata" che con „grandissimo pianto e guai altissimi“ fugge dinanzi al suo carnefice e nel Passavanti „una femmina iscapigliata“ che accorre „traendo guai“; e mentre quegli dice „collo stocco in mano corse addosso alla giovane.... et a quella con tutta sua forza diede per mezzo il petto“ il Passavanti dice ,.crudelmente la ferl per lo mezzo del petto col coltello che tenea in mano“; e in ambidue il cavallo e nero e in tutti e due l’arma che serve al martirio e la stessa che avea servito al delitto. Mancano nello „Specchio“ i mastini, ma se si pensa che Guido degli Anastagi era un suicida e che neH’inferno dantesco proprio nel canto dei suicidi s’incontrano gli spiriti nudi e graffiati (come nel Boccaccio) inseguiti da nere cagne bramose e correnti, non sarä troppo azzardato pensare che il Certaldese togliesse questo particolare dal poema, ch’ egli con largo studio e grande amore aveva cercato. — Ma b tempo di concludere. Dal giardino sempre verde, sempre vivo del Centonovelle, in mezzo a tanti altri fiori olez- * zanti di profumo orientale o redolenti d’incenso chiesastico ho scelto alcuni pochi, che forse non furono trapiantati dal giardi-niere, ma da secoli fiorivano in Italia importati non si sa da chi; in mezzo a tante novelle — diciamolo fuor di metafora — dove non č difficile riconoscere la lontana fonte araba o ecclesiastica, ho scelto poche, che sembrano aver acquistato per lunga dimora diritti di cittadinanza italiana, perche tra il popolo vivevano da secoli, importatevi da pellegrini o da mercatanti, e dal popolo il Boccaccio pote attingerle. Ma non sono queste le sole, che il Boccaccio apprese dalla bocca dei popolo; se con maggior comodo ci fosse dato di esaminare il Decamerone, non sarebbe forse difficile mostrare la provenienza popolare anche d’altre novelle. Chi sa quante volte la parabola arguta dei tre anelli sarä corsa per le bocche del popolo divenuto in quell’ alba della rinascita italiana piii tollerante verso le altre religloni ? Chi sa quante volte avrä riso il popolino a sentir narrare 1’ astu zia di quel-l’audace palafreniere che sfugge alla vendetta del re tagliando a tutti i suoi camerati un ciuffo di capelli ? Chi sa come si šara divertito il popolo al racconto lepido dclle furfanterie di fra CipoIIa, non troppo rare al tempo del Boccaccio; o alla narra-zione deli’ ingenuitä marcliiana di Alibech ? Terreno labile e incerto questo delle fonti! Dottor Giorgio Pitacco. . ÜBER DIE GÖRZER LANDRÄTE : Dr. FRANZ SAVIO und Dr. FRANZ LEOPOLD SAVIO. AUS ALESSANDRO DE CLARICINl’s UND SAVIO’s NACHLASS BEARBEITET UND MIT BEITRÄGEN ZUR GESCHICHTE DES GÖRZER GYMNASIUMS VERSEHEN VON FRANZ XAVER ZIMMERMANN. VORWORT. Der reiche handschriftliche Nachlaß, den die Familie des k. u. k. Majors Georg Claricini von Dornpacher in Görz von dessen Vater, dem ehemaligen Görzer Landesgerichtsrat und Bürgermeister Alessandro de Claricini besitzt, enthält auch den noch umfangreicheren Nachlaß eines Freundes des Hauses Claricini, des Görzer Landrates Dr. Franz Leopold Savio (1801-1847). Schon ein kurzer Hinblick ließ die reichen geistigen Schätze erkennen, die in den Schriften dieser beiden Männer verborgen liegen, und trieb von selbst zur Ausforschung weiterer, bei Claricini nachgewiesener, aber „Verlorener Handschriften“ Savios, bis mich ein glücklicher Tag auch diese in Görz selbst finden ließ. Die Funde erhielten ihre volle Bedeutung erst durch die dankenswerte Liberalität ihrer Besitzer, die sie einer genauen Durchsicht und literarischen Bearbeitung entgegenkommend überließen und denen dadurch der Dank der Stadt wie der Forschung rechtens zukommt. Denn es scheint mir nicht nur die Erfüllung einer schuldigen Pietät gegen die mit Unrecht vergessenen Namen des Alessandro de Claricini wie des Franz Leopold Savio zu sein, wenn dieselben bei ihren nachgeborenen Mitbürgern wieder lebendig werden, sondern ich glaube auch einer Forderung des wissenschaftlichen Gewissens zu entsprechen, wenn der reiche Schatz an gemeinnütziger und geistiger Arbeit, den diese Männer in einem überaus tätigen Leben gesammelt, wieder gehoben wird, wenn die, namentlich bei Franz L. Savio weitausgreifende literarische Betätigung ans Licht gestellt und wenn die hohe intellektuelle und ethische Kultur dieser Männer aufgezeigt wird, die für die Stadt Görz selbst geradezu einen Gradmesser und Spiegel ihrer geistigen Kultur im 19. Jlidt. bedeuten. Eine Betrachtung ihrer Werke ergibt aber leicht auch einen wichtigen Beitrag zur österreichischen Geistesgeschichte an der Adria, die sich bei Savio nicht nur in ihm als einem Träger italienisch-deutscher Kultur, sondern — durch die Briefe des Mathias Čop, des Lehrers Prešerens, an Savio — zugleich auch in einem Vertreter des slawischen Stammes spiegelt. Die folgenden Blätter geben die aus der Feder Alessandro de Cla-ricinis stammende biographische Skizze von Savios Leben und Wirken, die in der Muttersprache des Schilderers und des Geschilderten klar und liebevoll die Grundzüge von Savios Persönlichkeit zeichnet und durch die nachfolgenden Ausführungen ergänzt sein möge, ehe die in Vorbereitung befindliche Monographie über Savio mit dem Abdruck ausgewählter Werke desselben vorliegt. Der weitere Anhang will anspruchslose Beiträge zur inneren Geschichte des Gymnasiums in Görz geben, wie sie aus den privaten und archivalischen Manusscripten eben abfielen. Görz, im Mai 1912. D. V. Francesco Leop. P.r 5aVio. ( von Alesscimiro de C/aricini.) Die umstehende Savio-Biographie ist von Alessandro de Claricini als Konzept auf 18 Quartseiten mit einer Reihe von Korrekturen und Ergänzungen geschrieben und, offenbar für eine spätere Ausarbeitung bestimmt, unvollendet geblieben. Der folgende Abdruck bringt den Text Claricinis in wortgetreuer Wiedergabe mit Einstellung aller Anmerkungen des Autors und in dem von Claricini selbst bezeichnten Zusammenhang der im Ms. oft durcheinander geschobenen Kapitel. Die Notizen des Umschlagblattes blieben, da sie schon von CI. selbst im Texte verarbeitet wurden, unberücksichtigt. fllessandro nobile de Claricini wurde 1811 in Versa als Sohn des Joseph Claricini *) und der Elisabeth Finetti geboren, war mit Cecilia Baronesse Locatelli vermählt und starb 1880 in Görz. Er studierte in Wien die Rechtswissenschaft, war als Beamter bei den Gerichten in Görz und Treviso tätig und wurde 1857 Landesgerichtsrat in Görz. Seit 1851 bekleidete er verschiedene Stellungen in der Gemeinde und war 1869-1873 Bürgermeister seiner Vaterstadt. Den Inhalt seines reichen, der Familie und seinen Mitbürgern gewidmeten Lebens erschließt die uns im Ms. vorliegende Autobiographie, ein kulturhistorisches Denkmal aus dem Görz des 19. Jhdts. Hier sei nur erwähnt, daß Claricini als Praesident der k k. Ackerbaugesellschaft in Görz, die er zu neuem Leben erweckte, Schriften landwirtschafilichen Inhalts veröffentlicht hat, außerdem Aufsätze zur Literatur und zur Geschichte seiner Heimat publiziert und eine Reihe poetischer und dramatischer Arbeiten im Ms. hinterlassen hat. Seiner Pietät und Freundestreue verdanken wir es, daß der Nachlaß Savios gerettet wurde, der seines Sohnes, des Majors v. Claricini, daß er unversehrt erhalten blieb. Möge nach Vorlage der in Angriff genommenen Arbeiten zur Herausgabe dieses reichen Nachlasses beider Freunde die Nachwelt ihren Manen das zollen, was ihnen an Ehre und Ruhm gebührt! *) Die Claricini gehen auf ein italienisches Geschlecht zurück, das um 1200 von Bologna nach Cividale kam und politisch wie literarisch verdiente Männer aufzuweisen hat. Y? „..ET NOVVM C1V1BVS DECUS AD1ICE.“ Aus dem Widmungsblatt zu Savios Promotion. 1. Francesco Leop. Savio nacque in Gorizia li 22 gennaio 1801 ed ebbe a genitori ‘) Francesco Savio e Orsola Cossutta, il primo dottore in anibe le leggi, consigliere dell’ i. r. Tribunale Civico Provinciale di detto luogo, e direttore degli studj filosofici, uomo di talenti e stimatissimo presso i suoi concit-tadini, il quäle aveva con particolare affetto inteso alla educa-zione dell’unico figlio.2) 2. II giovinetto Francesco Leopoldo Savio aveva fino dalla prima sua gioventü fatto spiccare i suoi talenti e la sua incli-nazione per gli studj; prova nel offrono gli attestati da lui ri-portati nel corso del ginnasio [2] e delle umanitä sostenuto in sua patria negli anni 1810-1816, nei due anni di filosofia e fisica 1818 e 1819 passati il primo nell’ i. r. liceo di Lubiana, ed il secondo in quello di Gorizia. Dai quali attestati tralucono come splendida scintilla del suo mcrito le eminenze riportate in tutte le singole materie senza eccezione. 3. Dedito privatamente agli studj ginnasiali, giä coli’ etä di 13 anni sostenne egli eminentemente gli esami della quarta sotto il professore Francesco Fiirstner ed il prefetto Andrea Filippig. Nella prima e seconda umanitä ebbe a professore Giacomo Tommasini e fu distinto in ciascuno corso col primo premio. Nel liceo di Lubiana, che ebbe a direttore il canonico Mattco Raunicher, indi vescovo di Trieste (?), non rinunziö alla soddisfazione di essere eminente in tutte le materie, e cosi del pari [3] nel liceo di Gorizia, presso cui ebbero a fungere da direttore il Capitanio Circolare Antonio bar. Lago, e da pro-fessori il R. D. Antonio Peteani, indi arcivescovo di Zara per la filosofia, Giuseppe Peteani per la fisica, Pietro bar. Codelli preposito infulato per 1’ Istoria universale, Giovanni Milhart-schitsch per la filologia greca, Don Matteo Cerniz per la reli-gione e Lodovico Pittoni per le matematiche. *) *) Randnotiz: Nov. 1819 studiö I. anno di teologia Gorizia. 4. [4] Compiuti gli studi filosofici nel 1819 il Savio, se-guendo piü che la sua inclinazione, il desiderio del genitore accondiscese a partire per Vienna onde dedicarsi agli studi politico-legali presso quell’ uüTveriitä, nutrendo perö in mente il piano segreto di coltivare invece gli studj [5] teologici verso i quali sentivasi potentemente attirato. Di fatto dai suoi scritti rileviamo, come egli per due anni lottasse con se stesso sulla scelta del suo stato; come egli ritenesse lo stato sacerdotale 1’ unico armonizzante e col suo animo e col suo sentimento veramente religioso. £ difficile trovare uno scritto si edificante, ed elevato quäle e una sua lettera diretta sotto la data Baden 23 giugno 1821 al prediletto suo professore Ant. Peteani, colla quäle gli chiede consiglio in proposito.:1) „Sarebbe superfluo“ — disse egli in quello scritto — „di descrivere tutte le mie tri-bolazioni e patimenti d’animo, fra i quali io ondeggio co[6]stan-temente....“ 5. II degno sacerdote, indi vescovo Peteani, cui il Savio donava 1’ intiera sua confidenza e devozione, sembra dopo avere esternato il suo parere, avergli consigliato di consultare intorno la scelta del futuro di lui stato anche qualclie persona secolare intelligente esperta ed amica, dappoiche nella respon-siva dei 12 luglio il Savio nell’ atto di ringraziarlo pei consigli datigli dice di avere consultato il professore cons. governiale cav. d' Egger in esito a che si sarebbe deciso di conipiere gli studj del primo anno di teologia: e ciö stesso ripetč nella lettera 30 lu [7] glio suddetto diretta al proprio padre, colla quäle gli faceva conoscere in termini toccanti e umilissimi la risolu-zione presa di abbracciare lo stato religioso, conchiudendo che se poi non potesse ottenere la di lui approvazione, ad onta d’ essere persuaso che quel solo stato lo potrebbe rendere fe-lice, sarebbe disposto ad assoggettarsi ai voleri paterni memore dell’ orazione del Nazareno che non il suo volere, ma il volere paterno abbia il suo conipimento.4) 6. [3] Nel 1823, ottenuto il permesso di prepararsi priva-tamente agli esami mancanti al compimento del corso fi-losofico cioč quello della letteratura classica latina, dell’ Istru-zione religiosa e della Storia Austriaca, e di poter frequentare le scuole di primo anno della facoltä politico-legale all’ Uni-versitä di Padova, ebbe a professore privato I’ Ab. Bianchi e sostenne gli esami pubblici nelle dette materie a quell’Universitä con eminenza sotto il direttorato di Nicolö da Rio, ed i pro-fessori Petrettini, F. D’ Amico e Ab. Manin. 7. [4] La pubblica sua promozione a dottore in ambe le leggi ebbe luogo li 6 settembre 1827. (V. sua critica sull’Uni-versitä di Pavoda nella Iettera ad un amico dei 31/XII 1827). 8. [8] Troviamo il nostro Savio nel 1828 quäle ascoltante presso 1’ i. r. Tribunale criminale di Venezia, ove era ancora nel 1835 (come si vede da Iettera di data febbr. 1835 a lui diretta da Milano dali’ amicissimo e poeta Tournier). Qui era sofferente di espulsione epatica, di cui pare sia stato ancora prima affetto trovandolo noi in Baden presso Vienna fino dal-1’ anno 1821 all’iiso di quei bagni. Non solo gli attestati da lui riportati fanno fede della diligenza, con cui egli si dedicava agli studj, ma bensl le innu-merevoli sue composizioni poetiche e altri lavori scientifici sono monumenti preziosi del genio per le belle lettere e pel pro-gresso in ogni [9] ramo dello scibile. Nella prima epoca della fervorosa fantasia giovanile il suo genio vagava a preferenza sui campi della poesia, esperimentandosi per la prima volta nell’anno 1815, quando duuque aveva !’ etä di 15 anni, nella traduzione tedesca in distici degli Dii consentes di... Gli anni successivi 1816 al 1824 sono piu ricclii di sue composizioni poetiche parte originali, parte tradotte in tedesco d’ autori la-tini, greci, italiani, fraiicesi e inglesi, e odi, e ballate, epigrammi e sonetti, canti, enigmi, anacreonticlie, epitafii. 11 genio di Petrarca, le forme del sonetto sono per lui prediletti tipi, ma come non potevasi attendere a quei tempi [10] ai quali pifi che ancora adesso, era trascurata nelle nostre scuole la lingua materna, il Savio trovando piü facile 1’ esprimersi nella lingua, in cui era stato istruito, ci tramanda tutti questi suoi lavori in lingua tedesca, che conserviamo tuttavia con religiosa cura in un vo-lume manoscritto di piuttosto estesa mole. Traspira dal suo calamo 1’amore peU’amicizia, il culto pel vero ed il sublime, il sentimento di profonda religiositä che eleva ii suo spirito sopra le cose sensuali e le sfere del creato.5) Abbiamo molti saggi di traduzioni italiane lasciatici del Savio ; Indico i seguenti manoscritti trovantisi in mio possesso.11) \ 0-) (1.) Alcuni dialoghi di Fontenelle (1817). [11] (2.) Storia deli’ impero Austriaco scritta dal professore M. G. Wikosch. (3.) Storia deli’ Imperatore Federico II. di Funcke. (4.) Sul Caino di Byron, traduzione dal Göthe. (5.) Storia della disfatta dei Paesi bassi di Schiller, con note del traduttore. Versione di varie opere dello Schlegel, come : (6.) Storia della letteratura. (7.) Intorno alle poesie di La Martin. (8.) Intorno alle opere poetiche del Boccaccio. (9.) lntorno uno scritto di Rhode sull’ incominciamento della storia. (10.) I bagni di Monfalcone di Lottich, versione dal tedesco. (11.) Guida allo studio dei Classici Greci e Romani di F. Tickeretz. (II.) [12] Traduzioni tedesche: (12.) II Cid, tragedia di Corneille. (13.) Di Andrea del Sarto, traduzione dal Vasari. (14) Discorso funebre su Canova letto nell’accademia delle Belle arti di Venezia dal suo presidente Cicognara. (15.) Considerazioni sull’ uomo di Seraf. Principe Porzia. (16.) Sotto la fascia deli’inscrizione Menzione di uomini distinti ci tramandö il Savio delle memorie manoscritte risguar-danti la vita e le opere di Raffaello Sanzio di Michelangelo Buonarotti, di B. Shelley, tratta da varj autorj e corredate di qualche propria osservazione. (?) (III.) Tra gli scritti originarj a noi pervenuti notiamo i seguenti: (17.) Lodi deli’imperatrice Maria Teresa, discorso tenuto 1’ anno 1840 nell’adunanza generale deli’i. r. Societä agraria. (18.) Sunt o deli' attivitä deti’ i. r. Societä agraria suddetta, rapporto della Deputazione ehe accompagna la comparsa del 1.° annuario della medesima. (19.) Indirizzo e poesia in occasione della par[13]tenza del co. de Riccabona per Klagenfurt. (20.) Congedo degli študenti di II.“ umanitä al prof. Gia-como Tommasini nominato Direttore deli’ i. r. Caposcuola normale in Gorizia. (21.) Etwas über die Etimologie des Kalenberges bei Laibach. (22.) Rapporto alta Deputaz. della Societä agraria sulla udienza di alcuni deputati avuto presso l’arciduca Giovanni li 16 e 17 sett. 1844. (23.) Cronaca Goriziana fino all’ anno 1846, un vol. mansc. (24.) Biografie di uomini illastri Goriziani, un volume in fogli volanti con margini spaziosi per eventuali aggiunte.*) Preziosi sono i suoi studj che giorno per giorno stendeva in iscritto raccogliendo quanto gli [14] capitava di piü interessante in ogni ramo dello scibile: storia profana e sacra, filo-sofia, filologia, poesia, bibliografia, avvenimenti di giornata e curiositä; 1’ etimologia sembra essere stata la sua predilezione. Ne possediamo 8 grossi volurni scritti negli anni 1833 fino al 1846 sprovvisti perö di un indice delle materie, a compilare il quäle noi ci daremo ogni studio sicuri di scoprire ad ogni passo tra le cose di valore solo personale e passeggero delle altre meritevoli di buona e interessante memoria. Quasi com-plemento a questi scritti possiamo considerare un volume che tratta degli antistiti delia Chiesa episcopale dell’ Austria e di varie estere. Uomo schietto e senza pretensione il Savio prestö nel ramo letterario piü di quello che [15] amava far comparire alla luce sotto suo nome. Quindi e che a stento si potrebbe rac-cogliere quanto egli compose e compilö in occasioni particolari nel nome altrui in tedesco, italiano e latino, quanto egli forni di sapere e scrivere all’ amico storiografo Della Bona che di lui si giovö potentemente nella compilazione delle sue Memorie storiche pubblicate coila stampa. 11 Savio era uno di quei pochi che portati per le cose patrie se ne occupava con predilezione e successo. Erasi cioe riunito un circolo ristretto di elette menti *) Am Rande mit Bleistift: Dal catalogo della sua biblioteca si seorge che le sue Miscellanee sono per lo meno vol. 25 in 8" e le sue üoritiensia in 4° varie serie, delle quali notate serie VI. vol. 2. per coltivare la storia e l’archeologia patria fra i quali che sono Carlo Cattinelli, Carlo Dr. Doliac, Gius. Dr. Deilabona e Francesco co. Manzano, era non ultimo il D. Savio.*) [17] II Savio, sebbene intieramente dedito agli studj serj e getta'to fuori deli’orbita nella quäle lo avevano per anni cul-lato le sue idee religiöse e la sua inclinazione per lo stato sa-cerdotale, era di temperamento gioviale e sapeva rendersi ca-rissimo agli amici, onde vediamo come questi lo amassero e lo venerassero ad un tempo controsegni di devozione espressi nelle forme poetiche tanto nell’incontro che fu laureato 7) quanto nell’ atto di dovere abbandonare 1’ uno 1’ altro, quanto piii tardi in occasione del suo onomastico Religiosissimo per sentimento e convinzione, senza perö ostentazione, 1’ onestä, la giustizia, i massimi riguardi e I’ amorevolezza verso chiunque gli furono inseparabili compagni in ogni sua azione. Gli studi deli’anno 1846 affidati col 1. gennaio di quel-1’ anno all’ 8° volume di sopra enunciato cominciano colle parole: „1. Jänner 1846. Donnerstag: Im Namen Gott des Vaters, des Sohnes und des heiligen Geistes sei dieses Jahr begonnen. Gott der Allbarmherzige stärke mich immer mehr im Glauben, in der Hoffnung und in der Liebe. Im Glauben an die allein wahre christkatholische Religion, in der Hoffnung eines seligen künftigen Lebens, in der Liebe zu Gott liber alles und zum Nächsten wie sich selbst Gott stärke mich in meinen guten Vorsätzen“! **) Dimorando a Venezia, ospite e dozzinante nella famiglia Scapolo fu assalito da un grave morbo che durö parecchi mesi e durante il quäle la coetanea Marietta Scapolo ebbe [18] tanta affettuosa e premurosa cura di lui, da raddolcirgli il cuore, e inspirargli quel dolce affetto di stima, riconoscenza e amore che lo trasse poi a condurla sua sposa nelle braccia del geni-tore a Gorizia. Se il figlio nella scelta dello stato ebbe a ce-dere ai desiderj del padre, il padre non gli pose ostacoli nella scelta della di lui compagnia sebbene avesse desiderato che questa fosse caduta sopra una Goriziana, avendo egli come si esprimeva verso qualche amico, guadagnato la sua non lieve sostanza in questa cittä. *) Die Seite [16J des Ms. blieb leer. **) Ich setze die von CI. hier angezogene, aber nicht exzerpierte Stelle des Tagesbuches selbst ein. Z. ANMERKUNGEN. 1.) DER STAMMBAUM DER FAMILIE SAVIO stellt sich nach den — bisher nicht nachgeprüften — Aufzeichnungen Savios d. j. in seinem „Tagcbuche“ Bd V. (1837-38) S. 457 folgendermaßen dar: Bertolino Savio aus Corno bei Rosazzo in Friaul Anton Joh. Bapt. Savio verehelicht 1716 mit Catharina Boemo Joh. Baptist, lebt zu Corno. 86 Jahre alt. Joseph Savio siedelte sich in Farra an, verehelicht mit Anna Driussi Franz Josef Savio geb. 1754, verehelicht 1799 mit Ursula Cossutta [gest. 23. 6. 1839] Bonadei Alexander Leopold Franz Savio Joseph geb. 22 1. 1801 verehelicht 1822 mit Luise Igest. 17. 9. 1847] Sicecco Caroline geb. 1829. 2.) DER STADT- UND LANDRAT Dr. FRANZ JOSEPH SAVIO. Nach Akten und den einschlägigen Partieen des Nachlasses. Am 15. Oktober 1754 zu Farra in Friaul geboren, wurde Franz Joseph Savio zu Gradiška in der Schule der Serviten unterrichtet und nach den juridischen Studien an der Universität Wien 1784 daselbst zum Doktor beider Rechte promoviert. Nach Ablegung der „praktischen Prüfung“ wurde er vom k. k. innerösterreichischen Appellationsgerichte in Klagen-furt im Nov. 1785 zur Ausübung der Advokatur sowohl in Triest als in Görz „habilitiert“. Seit dieser Zeit „advozierte“ er ununterbrochen in Görz bis einschließlich zum Jahre 1811 und war seit 1793, in welchem Jahre in Görz die Zentralgerichte errichtet wurden, Richter des ehemaligen Zentral-, dann Bezirksgerichtes in Graffemberg. Mit den politischen Umstellungen, die dieses Land 1811 erlitt, hörte die österreichische Geschäftsordnung auf und es kam die französische an deren Stelle. Da ward Savio zum Friedensrichter der Stadt Görz ernannt und bald darauf zum Richter des Tribunals erster Instanz ebendaselbst befördert. „Als am 6. Oktober 1813 die glückliche und erwünschte Veränderung eintrat, kraft welcher diese Provinz wieder in den Besitz ihres alten und rechtmäßigen Regenten kam“, wurde schon im darauffolgenden Monate Savio vom damaligen provisorischen, in Laibach residierenden Gu-bernio zum einstweiligen Procureur Imperial bei dem Görzer Tribunal erster Instanz ernannt, weil noch damals für die Justiz - Behörden die französische Ordnung beibehalten worden war. Im Jahre 1814, in welchem das Görzer Stadt- und Landrecht und Criminalgericht wieder provisorisch sein Dasein erhielt, wurden Savio die Fiskalgeschäfte in der Eigenschaft eines provisorischen Fiskaladjunkten anvertraut. Wenige Monate darauf erhielt Savio eine definitive Ratsstelle bei diesem Stadt- und Landrecht und wurde 1816 „in Hinsicht seiner ausgezeichneten Rechtskenntnisse, seines Diensteifers und vorzüglichen Rechtschaffenheit“ zum wirklichen k. k. Appellationsrate bei dem k. k. Innerösterreichischen Appellations- und Criminalobergerichte in Klagenfurt ernannt. Er lehnte aber diese ehrenvolle Berufung ab durch „verhängniß-volle Umstände, in denen er sich damals befand“ — im Gesuche begründet durch ein beigelegtes Krankhcitszeugnis; andere Quellen sprechen von seiner Anhänglichkeit an die engere Heimat, die er nicht verlassen wollte — und blieb nach der Genehmigung „seiner Verbittung“ als wirklicher Rat bei dem Görzer „k. k. Stadt- und Landrechte“; 1817 wurde er Kanzleidirektor und Referent bei der Landtafelregulierungskommission, bis er im August 1823 aus bisher unbekannten Gründen plötzlich pensoniert wurde. Diese unerwartete Pensionierung Savios, der den Titel und Charakter eines „Landrates“ behielt, gab anfangs in Görz viel zu reden. Auch in dem Betroffenen wirkte sie tief nach. Wenn gleich der Sohn im Sept. 1823 an einen Freund schreibt: „Nun ist alles still und sowohl er (der Vater) als ich haben unseren Gleichmuth, die Frucht ruhigen Bewußtseins, behalten“, so klingt doch noch in dem am 12. Okt. 1823 im amtlichen Auftrag von Savio eingebrachten Gesuche zur Bemessung einer höheren Pensionsgebühr der verhaltene Gram des plötzlich außer Dienst gestellten Mannes durch, „der seine Versetzung in den Ruhestand schmerzlich empfand“. Savio hatte sich „gewohnt, seit jeher die Gefühle eines getreuen und gehorsamen Unterthanes zu hegen, geduldig und mit ruhiger Fassung in den Willen seines angebeteten Monarchen ergeben“. Aber er konnte die Bemerkung nicht unterdrücken, „daß sein ruhiges und reines Bewußtsein nie auch im mindesten seine unverbrüchliche Rechtschaffenheit befleckt habe“. Er brachte alle Ansprüche vor, die er auf Grund seiner Dienstleistung stellen zu dürfen glaubte, und hoffte, „da es auch dem bescheidensten Manne vergönnt ist, seinen Werth zu fühlen“, durch die Darlegung derselben „keineswegs sicli dem Vorwurfe der Eitelkeit oder Selbstgefälligkeit bloß zu stellen“. Über Savio als Direktor der philosophischen Lehranstalt siehe den Anhang. Persönlich tritt uns der alte Savio nach den von ihm und über ihn vorliegenden Schriften und Mitteilungen als ein Ciederer, von allen, die mit ihm verkehrten, hochgeschätzter Mann entgegen (— man vgl. die Briefe Franz Xaver Richters und des Wiener Univ. Prof. v. Egger an der. Sohn —), dem gründliche Bildung, reiche Kenntnisse und tiefes Gottesvertrauen eigen war. Ein hartnäckiger, oft pedantischer Zug war ihm nicht fremd und oft lag seine Hand wohl auch schwer auf seinem einzigen Sohne. Die patriarchalische Autorität, die er diesem gegenüber für sich in Anspruch nahm, scheint der alternde Mann auch bis zum Starrsinn behauptet zu haben. Mit zwei Forderungen griff er schwer in des Sohnes Leben ein: durch die eine entzog er diesem die Erfüllung seines Lieblingswunsches, Priester zu werden, durch die andere suchte er ihm gewaltsam den Beruf eines Advokaten aufzuzwingen. Jener ersten Forderung gab der 23 jährige Franz Leopold nach, sichtlich noch im Gefühle der kindlichen Abhängigkeit; bei der zweiten setzte er, älter geworden und mit dem ergriffenen Berufe des Staatsjuristen sich bescheidend, dem Vater denselben Starrkopf entgegen, wie ihn der „Herr Stadt-und Landrath“ trug.*) Daß der alte Savio, der der Gesellschaft der ,.Arcadi Sonziaci“ angehörte — er erscheint unter dem Namen „Pastor Aurimedes Elateus Areas Romano Sontiacus“ — auch den Musen huldigte, bezeugen kurze Gelegenheitsdichtungen (ital. und lat.) aus seiner Feder. Sein 1835 *) Franz Leopold hatte, um häuslichem Verdrusse zu entgehen, dem väterlichen Obdach entsagt und den doch innig geliebten Vater „im Grei-senalter allein gelassen“. Aber er ruft Gott zum Zeugen an, daß es nicht seine Schuld sei. „Ihr eiserner Wille“ schreibt er unter dem 16. XII. 1833 als Auscultant in Venedig — „hat mir die traurige Wahl zwischen der Advokatur und einer öffentlichen Bedienstung frei gegeben und ich, eher bereit zu sterben, als Advokat zu werden, habe mich zu meiner gegenwärtigen Stellung flüchten müssen....“ gedrucktes Carmen an den Erzbischof Luschin möge eine Probe der Geistesfrische des 81 jährigen Mannes geben, Aber er erscheint auch als vaterländischer Schriftsteller mit einer Schrift tiber den sagenhaften, kurz vor seiner Mündung ins Meer bei Duino aus dem Karste brechenden Fluß Timavus, die zuerst in der „Istria,“ 1850 N. 19—21 erschien und 1877 in der Schrift zur Hochzeit „Marizza-Michieli“ neu gedruckt wurde, (vgl. die von der Accademia di Udine hggb. „Bibliografia Storica friulana“ v. G. Occioni-Bonaffons 1. S. 224 und Valentinelli, Bibi, del Friuli, Venezia 1861, S. 40). Auch die Görzer k. k. Ackerbaugesellschaft (I. R. Societä agraria di üorizia) zählte ihn — wie auch seinen Sohn — zu ihren Mitgliedern. Mit der friaulischen, italienischen und deutschen Sprache wie mit der lateinischen gleich vertraut, erscheint uns Franz Savio in seiner Heimatsliebe, Zähigkeit des Charakters, seinem strengen Pflichtgefühl und der zwischen Görz und seinen Landgütern geteilten Lebensführung als ein echtes Friauler Landeskind, bei dem freilich durch Beruf und Stadtleben später das ltalienertum in den Vordergrund trat. In Haus und Familie, Sprache und Umgang blieb der alte Savio stets noch ein Romane — bezeichnend genug, daß er seine Briefe an den Sohn, seinen „caro Franzei“, stets italienisch schreibt, während der Sohn ihm nur deutsch antwortet! — Viel schwächer als bei seinem Sohne treten im alten Savio jene fremdsprachigen Schattierungen des ursprünglichen Charakters hervor, die bei Franz Leopold bereits so deutlich abfärben, daß der durch Schule und Bildung ihm vermittelte deutsche Einschlag ein selbständiges Ferment seines Wesens darstellt und daß wir den jüngeren Savio bereits als einen doppelsprachigen und bikulturellen Vertreter jenes Görzer-Typus ansprechen dürfen, der uns zur Zeit des „Vormärz“ im damaligen österreichischen „Illyrien“ (1809, bezw. 1816—1849) so oft sympathisch, aber noch nicht völlig bekannt und gewürdigt, begegnet. Franz Joseph Savio starb zu Görz am 23. Juni 1839, fünfundachtzig Jahre alt, nur 8 Jahre vor dem Tode seines Sohnes. Sein Wohnhaus — Ecke der damaligen „Contrada del teatro“ und der via Morelli — trägt noch heute über den herausgebrochenen Lücken der Hausglocke neben dem steingefaßten Portale — deutlich lesbar und Vater und Sohn zugleich umfassend — die Schriftzüge „Savio“, ein Name, der mir würdig genug erschiene, nach ihm die via del teatro zu seiner und ihrer Ehre zu benennen. — Aus Franz Joseph Savios Gedichten : 1. In eximium Sculptorem Canovam. Sive Polylecti spectes, seu signa Myronis Industri dices haec fabrifacta manu Ast si nostratis miraris signa Canovae Iam dices illos arte fuisse rüdes Goritiae 16. lanuarij 1816, Fr. S. 2. IN ADVENTU CELSISSIMI AC REVERENDISSIMI DOMINI FRANCISCI XAVERII LUSCHIN ARCHIEPISCOPI GOR1TIENS1S ET PRINCIPIS METROPOLITAE IN REGNO ILLYRIaE etc. etc. CARMEN SYNCHARISTICON. Jam dudum viduata suo Goritia flebat Praesule, et intensum condens sub corde dolorem, Extinctique novo damnum reparare praeoptans Assiduis Superos precibus votisque lacessit, Ut sibi contingat verbo qui pascat ovile, Moribus aediiicet, doctrina excultus, et omni Virtutum cumulo cinctus fulgore coruscet. Annuit ecce Deus votis. Sic numine factum, Ut quem Sarmatiae sedes retinebat, obortus Ordo novus reruni nostras transferret ad oras. Sic placitum Superis ! Sic TE FRANCISCE potimur! Sic TE donavit vicina Carintia nobis! Oh nimium dilecte Deo ! natura videtur Nunc vires renovasse suas; en cerne fluenta Ut citius sensere suas dilabier undas, Ut prata insuetum quae sunt induta virorem Pascua laeta parant pecori, collesque racemis Exultant gravidis, et fructu pinguis olivae. Adventu FRANCISCE TUO juvenesque senesque Laetantur, gratesque Deo pro munere reddunt Sis et ut incolumis per plurima lustra precantur Atque gregi vitae tribuas alimenta futurae, Nullaque post genitos capiant oblivia tanti Fraesulis, usque TUi® mansuros laudis honores, Et populi vatisque simul praesagia clamant. Sontiades longum TIBI sic testantur amorem. AURIMEDES ELATEUS ARCAS SONTIACUS. UOKITIAE, 1836. E. Typogrnphin Petri de Valery. (Im Manuskript: „Die 6. Septembris 1835. Savio“.) 3. S o n e 11 o Al cavalier Canöva, che scolpl la statua di Napoleone. Canova! Italo tu ? Tu 1’ uom che in seno Libero osa vantar spirto sublime ? Tu, sai, cui genio, vigor, arte vien meno *) Dei sette colli al non veder le cime. E pur tuo il marmo, ehe di vita pieno L’ effigie e 1’ alma del Tiranno esprime, Che il nostro a libertä sacro terreno Ove ei pur naque, scelerato opprime. Lo scalpel getta inaugurato! Indegno Pel vil uso profano orne sei fatto E viepiü reo, quanto ai maggior 1’ ingegno. Mentre, se farna vera avrä costui, Sol perchž fu dalla tua man ritratto Fia infamia a te 1’ averla data a lui. *) Allude qui il poeta alla predilezione mostrata dall’insigne artefice pel soggiorno di Roma domicilio costante giä da tanti seeoli delle belle arti, volendo quasi dire, che allontanato da questa cittä sede dei belli capi d’ opera d’ ogni sorte, il di lui ingegno non fosse cosi fecondo e l’arte men felice nell’esecuzione dei suoi eccellenti lavori. 3.) Die von Claricini angezogene, aber nicht völlig exzerpierte Stelle aus Savios Brief an Peteani lautet im Original: „...Es würde zur Weitläufigkeit führen und es wäre vielleicht ganz Uberflüßig, daß ich E. H. alle inneren [nicht: tutte le mie] Drangsale und Seelenschmerzen beschriebe, in denen ich seit zwei Jahren unausgesetzt fluthe; aber ohne Übertreibung kann ich E. H. versichern, daß ich oft, sehr oft bei den heftigsten Anfällen von Schwermuth, bei rathloser Zaghaftigkeit, die eben durch den werdenden Entschluß zur Wahl meines Standes veranlaßt ward, aus dem tiefsten Busen zu Gott gefleht habe, er möge mir vorübergehen lassen den bittern Kelch, wenn es nur möglich wäre; ja ich hätte in meiner blinden Angst so fortgefleht, hätte mich nicht der Heiland zu sagen gelehrt: doch es geschehe nicht, wie ich will, sondern wie du....“ 4.) Die hier erwähnten, umfangreichen Briefe Savios an Peteani, sowie der 29 Quartspalten lange Brief an den Vater werden im 2. Bande der Savio-Monographie publiziert werden. Es sind ergreifende Bekenntnisse eines religiös-schwärmerischen, ja mystisch-verzückten Gemütes, die über Savios persönlichstes Innenleben wie über äußere Einflüsse der damaligen Epoche auf ihn (der Bekehrungsgeschichte des Prof. Haller, Z. Werners Predigten und Werke, besonders der „Söhne des Thals“, des Todes der •Mutter Savios) Aufschluß geben und manche Gedichte Savios aus dieser Stimmung heraus geradezu psychologisch entwickeln lassen. So schreibt er aus Baden unter dem 23. VI. 1821 an seinen Freund Peteani: „Was suche ‘ch für ein moralisches Gut in diesem (seil, geistlichen) Stande? Wahrheit und Tugend und die möglichste Verbreitung derselben unter den Menschen will ich erzwecken in jener Eigenschaft, die meinem lndividuo, meinen Kräften und Anlagen am meisten zukommen wird Also kein untätiges Leben, keine irdischen Vortheile, keinen Ruhm (außer dem Ruhme im Kreuze unseres H er rn) kein vergänglicher Gewinn, keine Eitelkeit. Streben nach gründlicher Erkenntnis des Guten, nach dem, was nothwendig und nützlich ist, soll mein Theil sein. Ich glaube den Gesichtspunkt nicht verfehlt zu haben.“ Man vergleiche damit das Gedicht Savios vom 5. Oktober 1819 (als er den Plan, Theologe zu werden, schon erwog): Entschluß: Solang die Flamme lodert, Zünde die Fackel an; Die innre Stimme fodert Nur, was man soll und kann. Drum fern ihr Erdenreize, Du eitler Ruhm sei fern: Mein Ruhm sei nur im Kreuze Christ Jesu, meines Herrn. (Absit vero mihi gloriari nisi in cruce Domini lesu Christi Galat. 5.). 5.) F. L. SAVIOS GEDICHTE. Die auf losen Blättern geschriebenen, oft noch im Konzepte und in der Überarbeitung, manchmal auch nur fragmentarisch erhaltenen Gedichte Savios — über 100 an der Zahl, ungerechnet die poetischen Übersetzungen, namentlich aus Petrarca — stammen aus den Jahren 1815-1824 und sind vorwiegend lyrischen Charakters. Die älteren knüpfen als Prologe, Totenopfer, Neujahrsgedichte, Abschiedsklagen, Freundschaftslieder u. dgl. neist an äußere Anlässe und Gelegenheiten an, besingen in preisenden °der dankenden Worten große Männer — so Körner, Valvasor, Schönleben ~~ sie reflektieren altklug über Lebensführung, Religion, Kunst und Natur, °der spiegeln den Widerspruch des Innenlebens Savios, den Kampf seiner Sittlichkeit gegen die Sinnlichkeit wieder: die späteren enthalten meist Selbstbekenntnisse seiner ringenden Seele, sie sind Sehnsuchtslaute der gesuchten oder frohe Künder der gefundenen inneren Ruhe, hier glühende, schwärmerisch empfundene Freundschaftssonette, dort bald innig-fromme, bald mystisch-verzückte Gotteslieder. Der Form nach von einem reinen, in Rhythmus und Reim deutlich bekundeten Stilgefühle getragen, zeigen die Gedichte Savios im sprachlichen Ausdruck oft den Einfluß der italienischen Muttersprache wie auch der lateinischen Dichtersprache. Auch von ihnen gilt deutlich, was Sauer (im § 298 bei Goedeke, Gdr. VI. S. 500) von der Poesie der österreichischen Kronländer im Anfang des 19. Jhdts. sagt; aber die sprachlichen Leistungen Savios in Poesie und Prosa sind nicht gering einzuschätzen. Lassen sich „stilistische Mängel, ja direkte Sprachfehler“ auch bei Savio namentlich in der Jugend nachweisen, so ist er später oft geradezu ein „Diener am Wort“ geworden und geht jedem einzelnen Ausdruck mit scharfem und — wenigstens dilettantisch — geschultem Auge abwägend, abschätzend, vergleichend und etymologisierend nach. Literarhistorisch betrachtet, führen uns Savios Gedichte — wenn wir vom Einflüsse der antiken und der modernen italienischen Literatur absehen — durch verschiedene Stationen der deutschen Literatur, deren Einwirkung auf den romanisch-slawischen Süden Österreichs an Savio zu erkennen ist und deren Einflußzone für das Gebiet an der Adria — von Padua, Venedig über Görz bis Laibach — im Anfänge des 19. Jhdts. durch ihn merkbar erweitert wird. Noch im 2. Dezennium des 19. Jhdts. ersehen wir den Einfluß des 18., ja zu einem Alexandrinergedicht (von 1817?) an „Arnold von Winkelried“ bemerkt Savio selbst: „Mahnt an Gottscheds Zeiten“. Zierliche anakreontische Spielereien, Epigramme und Sinngedichte, stehen neben weichen elegischen Klängen l) etwa im Stile Matthissons. Klopstock und seine Schule spricht deutlich aus dem Schwünge der *) vgl.: „Froh begrüßt durch Vögellieder, Eines schönen Tages Both, Hob sein rosiges Gefieder Zart das goldne Morgenroth. Glänzend wallte eine Höre, Träufelnd reines Ferlenthau, Aus des Aufgangs Purpurthore Durch die weite Blumenau....“ (An die Namensfeier eines Fräuleins für einen Freund „verfertigt“ 1817). „Ich werde bald die schönen Hügel sehen, Wo seelig hin das stille Leben fließet, Wo milder die Zephyre mich umwehen, Und singend mich das Volk der Luft begrüßet...“ (Sehnsucht nach dem Hügel der Ruhe. 1816). Odensprache und aus dem Bardenecho an der „Isnitz“ ( Isonzo)'), die völkische und deutschtümelnde Nationaldichtung wirkt auch — in Form und Inhalt — vorübergehend auf Savio, der einmal ein „Liedei altdeutscher Art“ dichtete und sich an deutschen Dichter- Helden begeistert 3), während sich sein Italienertum in der von Alfieris Glut beeinflußten und an diesen gerichteten Ode ausspricht.:l) ') ,)Braga! Flechte den Kranz grünenden Epheus mir Um die heitere Stirn, weih’ mich zum Dichter ein, Laß die wirbelnde Harfe Laut Heroldin der Wonne seyn....“ (Fragment 1817?) „Der Barde stand, umhüllt in tiefe Trauer, Am Isnitzstrande, stumm und schwermuthsvoll...“ (Elegie 1818). ■) Körner. Nicht mehr wie einst in goldnen Friedenstagen, Noch still in Auen blüht der Musen Schaar: Im Kampfgewühl, wo Recht und Unrecht z?gen, Da baute Körner ihren Weihaltar. Gewohnt, im Herzen fest und treu zu tragen, Was groß und schön, was gut und hold und wahr, Muß sich der Geist zu Sehersblicken wagen, Es wächst der Muth bei wachsender Gefahr. Du schwingst der deutschen Freiheit Zauberruthe, Geschenk der Gottheit*); und im Waffentanz Trinkst du Begeistrung aus dem Feindesblute. Der Nachwelt Genius, der wahre Richter, Umflicht dein Haupt mit dopplem Lorbeerkranz, Un zieret so den Helden wie den Dichter. *) Theodor: Sein Taufname Otos und Görz, am 15. März 1819. ') ln dieser, zur Wien im März 1821 Aufstand in der Lombardei! — gedichteten „Ode an A 1 f i e r i“, dem poetisch schönsten Stücke Savios, nat sein in der Aufwallung erhitzter Leidenschaft bis zum politischen Radikalismus gesteigertes, darin aber bald vom Dichter selbst „feyerlich widerrufenes“ italienisch-nationales Empfinden einen schwungvollen, poetischen Ausdruck gefunden. Die Ode beginnt: • „Freyer, schaffender Geist, rettender Genius, Seltne Gabe des Gotts, welcher zu künden scheut Seine furchtbare Kraft, wie er’ s in dir gethan, — Denn nur wenige fassen sie — Dank dir, glühender Dank! Was jetzt des Jünglings Mund Spricht, das schwellt ihm das Herz, daß er’s nicht tragen kann, Und was jetzto so tief fühlet der Jüngling, wird Nicht den Mann und den Greis nicht reun. Denn er lernte von dir lieben, wie keiner noch Liebte alles, was wahr, herrlich und groß und gut, Freyheit, einziges Gut, kannt’ er durch dich allein, Kannt’ er, aber genoß noch nicht....“ Die blasse Tugendsehnsucht des 18. Jhdts. klingt auch bei Savio nach1), aber sein Streben nach der echten Tugend innerer Reinheit, nach Wahrheit und Frieden, nach Heiligkeit und Gotteskinderschaft führte ihn als Mensch wie als Dichter bald unter andere Einflüsse. Hatte er schon 1816 Schiller getrotzt5) und Voltaire wie Montesquieu bitter apostrophiert, so gab er sich bald in Wien dem Einflüsse der Bekehrungsge-schichte Hallers, den Schriften und Gedichten Friedrich Schlegels und vor allem F. L. Zacharias Werner hin, der durch Buch und Predigt ihn völlig gefangen nahm. Viele Gedichte Savios erinnern in ihrer gläubig-frommen Stimmung an Fr. Schlegel und an Werner hat er sowohl unmittelbar Sonette gerichtet wie in anderen Gedichten auf ihn hingewiesen.:l) *) vgl. das im Anhänge gedruckte Gedicht: „Das Bild der mit der Weisheit vereinten Tugend“. 2) In dem „Poetischen Versuche über die Unsterblichkeit der Seele und das Weltgericht.“ Er sagt darin: . ..Umsonst, o Schiller, tönet deine Leyer: „Wir sind nicht mehr, wenn dieser Schein vergehet, Die Ewigkeit ist nur der Lüge Schleyer, Mit diesem Körper ist der Geist verwehet, Es schwingt vergeblich sich die Seele freyer, Weil nach dem Tode sie nie mehr bestehet....“ Mir schwand, o großer Geist, dein Lied vorüber Wie einer Harfe Zauberton verhallet. Um nichts ward mir darum die Zukunft trüber....“ etc. s) „Heil dir, der du zum einzig reinen Borne Geleitet hast viel irrgeword’ne Brüder, Auf daß durch ihn und dich in ihnen wieder Die alte Kraft gedeih’, die längst verlorne. Auch mir hast du das dumpfe, wildverworr’ne Gemüth erhellt durch Wort und T h a t und Lieder, So daß ich, auf aetherischem Gefieder Mich wiegend, ruf: „Ich bin der Neugeborne (An Z. Werner. Baden 1821). Gleichzeitig damit enstand folgendes Sonett, das das Vorgefühl seiner durch die Wahl des geistlichen Standes gewonnenen inneren Genesung feiert: „Es ist vollbracht: Der Vorhang ist zerrissen, Zusammen stürzt der alte Tempelbau; Zwar irrt mein Auge noch in Fensternissen, Doch bald erscheint das heil’ ge Aetherblau. Der Lebenstrom, ich seli’ ihn sanfter fließen, Die Zukunft winkt gleich einer frischen Au, Darauf in üppiger Pracht viel Blumen sprießen, Duftspendend und geschmückt mit Perlenthau....“ Beim Tode Werners (Jänner 1823) sandte Savio einen „Nachrut aus Italien“ (Padua 1823) auf ihn an einen Freund sowie ein Sonett „Des Jüngers Abschied“. Auch das Sonett: „Weihe der Unkraft“ und ein Marienlied u. a. spielen oft an Werner an. 6.) F. L. SAVIOS SCHRIFTEN. Ich gebe im folgenden die mir vorliegenden Schriften Savios aus den Mss. in der von Claricini angeführten, von mir bezifferten Reihenfolge, mit ihrem vollständigen Titel, Datum und — soweit er mir hier, ferne von oft wichtigen Hilfsmitteln, zu führen möglich war — dem Quellennachweis. Vollständigkeit ist weder hier noch sonst in dieser Vorarbeit angestrebt. I. Übersetzungen in das Italienische. 1.) / dialoghi de’ Morti di Bernardo Foniencllc. Versione italiana. (Aus dem Französischen.) Datiert: Tradotti neH’inverno 1817. — 26 Quart Spalten. — Unvollständig. Inhalt: A) Dialoghi fra morti antichi I-IV. B) Dialoghi fra morti an-tichi e morti moderni: I—III. 2.) Saggio d’ una versione italiana delta Storia delilmpero Austritte o ScrMa dal Prof. M. G. Wikosch. Datiert: Baden, am 19. Juni 1821,— 152 Quart Sp. — Unvollständig. Die von Savio angeführte Schrift des Wiener Univ. Prof Martin J°h. Wikosch (vgl. Wurzbach, 56 S. 102) kann ich bisher nicht nachweisen. Wurzbach zitiert sie nicht. 3.) Storia dell’ Imperatore Federico Secondo scrilta da Funke. Tra-d°tto dal tedeseo da F. L. S. O. D. — 12 Quart Sp. — Fragment (Vorwort und ein Teil des 1. Kap.). Quelle noch nicht ermittelt. Wahrscheinlich aber die von Goedeke VI- 305 ausgewiesene Schrift „Geschichte Kaiser Friedrichs II. Mit Vor-er'nnerung. Züllichau 1792“ von H. Willi. Ferd. von Funk (1761-1828). 4.) Cain. A mystery by Lord Byron. Di Goethe. O. D. — 4 Folio Spalten. — Vollständig. — Aus dem 1. Heft des • Bandes (1824. S. 93-101) von „Über Kunst und Altertum“ (Goethe Werke ■ A. 41. Bd. 2 Abt. S.94-99), das M. Čop 1828 an Savio gesandt hatte. 5.) Storia delta disfatta dei Paesi bassi di Schiller. Traduzione ita-‘idiia di F. L. S. Datiert: Begonnen in Venedig 1829. Schluß: „Finito di tradurre li " Aprile 1832 di sera a Venezia ex quo die pro italico interprete F. L. avio incipit vita nova“. Vollständig mit Schillers Vorrede der ersten Ausgabe, Einleitung und den Beilagen. 6) Storia detla Letteraiura antica e moderna di Federico Schlegel. Prima versione *) dal tedesco nella seconda Edlzione. Vienna 1822. O. D. (vor 1828). — verseil. Faszikel — Unvollendet. Auf der Innenseite des Umschlages der Reinschrift steht das Gedicht : „Goethe an Lord Byron“ : „Ein freundlich Wort kommt eines nach dem ändern Vom Süden her und bringt uns frohe Stunden................ Zitiert nach „Kunst u. Alterthum“. 5. Bandes 1. Heft. Stuttgart, Cotta 1824, dasselbe, das Čop 1828 an Savio geschickt hatte. (Goethe Werke, W. A. 42. Bd. 1. Abt. S. 103). 7.) Inlorno alle Poesie religiöse di La Martine di Federico Schlegel. Versione italiana. Datiert aus Dobra, 25. Okt. 1827. Beendet üörz, 12. Dez. 1827; dazu ein Konzept aus Görz vom 23. XI. 1827. *) Während sich über den Anlaß zur Übersetzung von Schillers „Gesch. des Abfalles der Vereinigten Niederlande“ nichs ermitteln läßt, unterrichten uns über diev Geschichte der Schlegeltibersetzung doch ei' nige Briefstellen An M. Čop schreibt Savio unter dem 15. Jänner 1828: „Eine italienische Übersetzung von Friedrich Schlegels Geschichte der Literatur von Franz A m b r o s o 1 i muß bald in Mailand ans Licht treten-Ich hatte den ersten Band schon ganz und zum Theile auch den zweite» jenes Meisterwerkes übersetzt, als ich erfuhr, daß in Mailand das Werk schon gedruckt wurde. Ganz natürlich ließ ich alles in Stich“. — Ausführlicheres enthält das folgende undatierte Briefkonzept: „....Weil wir gerade bei literarischen Gegenständen sind, so höre doch, was mich letztens für ein Unglück getroffen hat. Du weißt aus meinen Briefen, daß ich schon seit einiger Zeit an einer italienischen Übersetzung von Friedrich Schlegels Geschichte der alten und neuen Literatur arbeitete. Von allen Seiten aufgemuntert und von manchem Professor in Padua unterstützt, hatte ich schon den ersten Band ganz vollendet und den zweiten angefangen und war unablässig mit Durchsehung und Beendigung der Manuskripte beschäftigt, als die Nachricht nach Padua kam [durchgestrichen: „als der Marquis Joh. Jac. Trivulzio die Nachricht brachte“], daß in Mailand der junge und hoffnungsvolle Schriftsteller Franz Ambrosoli (bekannt durch seinen bündigen Commentar des Dante und mehrere Übersetzungen lateinischer Classiker) das nähmliche Werk bereits ganz übersetzt hatte und es sogleich dem Drucke übergeben würde. Dd kannst dir denken, daß mich auf den ersten Augenblick diese Kunde etwas niederschlagen mußte und daß ich die Fortsetzung meiner Arbe» einstellte Indessen ist die Zeit, die ich darauf verwendet habe, nicht ver-loren; ich habe mir manche Sprach- und Sachkenntnisse erworben und meinen italienischen Styl etwas gebildet. Auf Autorschaft oder literarischen Namen ging ich ohnehin nicht aus: ich wollte nur wohlmeinend den Ita-lienern einen Dienst thun, den ihnen bereits ein anderer und gewiß bessef als ich erwiesen hat....“ Auch von einer italienischen Übersetzung der Herderschen „ldeen“> die „man in Padua von Savio haben wollte“, erfahren wir nichts Weiteres als eben dies aus einem Briefe Savios vom 10. Jänner 1828; er hatte „da5 liebe Vertiren satt bis über die Augen und für andere wollte er nichts mehr dergleichen leisten, kaum für sich nur weniges zur nöthigen Sprach' Übung“. Quelle: Friedrich Schlegel, S. W. Wien 1822-25; X. S. 244-264: „Über La Martines religiöse Gedichte. 1820“, wenn nicht schon aus Schlegels Zeitschrift „Concordia“ übersetzt: vgl. die Notiz des Konzeptes: „Intorno alle Meditazioni poetiche di Alfonso di La Martine. Tratto dal Giornale allemano Concordia pubblicato da Federico Schlegel“. 8.) Notizie intorno alle opere poeliche di Giovanni Boccaccio di Federico Schlegel. Versione italiana. Datiert: Görz, 15. November 1827, vollständig, 24 Bogen-Spalten. (Fr. Schlegel S. W. X. S. 3-36: „Nachricht von den poetischen Werken des Johann Boccaccio. 1801.“). 9.) Intorno allo Scritto di Rhode sul cominciamcnto della nostra sloria e deli'ultima rivoluzione della terra. Breslavia, 1819, di Federico Schlegel. O. D. 26 Bogenspalten. Unvollständig. Quelle: Fr. Schlegel, S. W. X. S. 267-356: „Recension der Schrift von Rhode: Über den Anfang unserer Geschichte und letzte Revolution der Erde. Breslau 1819“. — Savios Übersetzung reicht bis S. 306, Z. 2. 10) I bagni di Monfalcone. Das Bad von Monfalcone. Articolo scritto in tedesco da Lottich ed inserito nei N. 246 e 247 dell’appendice alla gazzetta universale delF anno 1839, tradotto in italiano. Schlußdatum: 12. Novembris 1839. Sa v io. Vollständig. 13 Folio Spalten. 11.) Guida allo Studio dei Classici Grcci e Latini etc. Mancano i due primi fascicoli, il quinto e il sesto. O. D. Unvollständig. 68 Quart Sp. Erhalten ist: Fase. 3. und 4. Quelle nach Savio, S. 1 : „Guida allo Studio dei Classici greci e Romani. Contiene la storia della Letteratura Greca e Latina con delle Tabelle sincronistiche sopra la storia politica, letteraria ed artistica di due popoli. Di Francesco Tickeretz. Vienna e Trieste. 1823. Presso Geistinger. (Tickeretz noch nicht nachgewiesen). II. Übersetzungen in das Deutsche. 12.) Der Cid. Trauerspiel von Corneille. O. D. (Jugendarbeit. Vor 1820?) 26 Quart-Seiten. Unvollständig. Von L 1 -III. 4. Prosaübersetzung. „Einige Stellen sind nur flüchtig metrisch und in Reimen übersetzt worden“. (Anm. Savios). Hieher wären zu stellen die gleichzeitigen oder jüngeren Fragmente von Übersetzungen Savios: 1.) „Die Bacchanalien. Trauerspiel von Pindemonte. In Freyen Jamben verteutscht“. (1817). 2.) „Alfieri’s Saul“. I. 2. 3.) „Romanze von der Buße des Königs Don Rodrigo.“ Aus dem Spanischen (1822). 13.) Leben Andreas del Sarto’s, eines vortrefflichen Mahlers aus Florenz. Aus dem Italienischen des G. Vasari. Datiert Wien 1821, Görz 1822, Padua 1823, üörz 1827. — Unvollständig. — 54 Quart Sp. Savio übersetzte nach der 1. römischen Ausgabe des Vasari. Nach der mir vorliegenden Ausgabe der „Opere di Giorgio Vasari...“ Trieste, Sezione lett.-art. del Lloyd Austriaco 1857 reicht seine Übersetzung von S. 622—634. Sp. 2. Z. 9. ohne die Anmerkungen. 14.) Leichenrede auf den Marchese Antonio Canova, gelesen am Tage seiner Exequien im Saale der Akademie der schönen Künste in Venedig vom Praesidcnten derselben. Verdeutscht und mit Anmerkungen versehen in Padua 1823. F. L. Savio. Datum : Padua 21. Februar 1823. — Vollständig. — 22 SS. 4n. (Über den Presidenten Leop. Cicognara vgl. Tipaldo, Biografia degli Italiani lllustri. Venezia, 1845. Bd. X. S. 35 ff). 15.) Betrachtungen über den Menschen. Vom Reichsfürsten Franz Sc-rafin von Portia. Aus italienischen Sciolti in deutsche Jamben gebracht. Datiert: 25. April 1817. Görz. — Vollständig. — 8 Quart SS. Quelle bei Wurzbach 23, S. 117 ff unter Porzia nicht verzeichnet. 16.) Das Faszikel enthält: a.) Rafaello Sanzio. Ein Quartheft mit zusammengetragenen Notizen über R. S., darunter aus Heinses Ardinghello „Über Raphael u. seine Gemälde“. b.) Michelangelo. (Liegt mir nicht vor.) c.) Notizie biografiche intorno a P. B. Shelley. (Biographisches). 7. Bogenspalten. O. D. Quelle ? ? Anm.: Hieher gehört das von Claricini übersehene, von Savio in1 Anhänge zur Leichenrede auf Canova gegeben z „Verzeichnis seiner deutschen Übersetzungen“: 1.) Leben Andreas del Sarto von G. Vasari . . Ins Deutsche tibers. 2.) Leichenrede auf den Marchese Canova von Cicognara.............................................„ „ „ 3.) Foscolos Rede über den Ursprung.......................„ „ „ 4.) Bruchstücke classischer Literatur...................... „ „ 5.) Dissertazione intorno ad una pittura greco-antica trad. dal tedesco. 6.) Archaeologische und diplomatische Vorlesungen aus dem Italienischen- (Davon liegen mir nur. 1 und 2 vor). III. Originalarbeiten. 17.) Delle Lodi deli' lmperatrice e Regina Maria Teresa, fondatrieß deli’ I. R. Societä Agraria di Gorizia letto nelP adunanza generale tenuW dalla medesima Societä nel giorno di Giovedi 24 Gennaio 1839 dal Soci° effettivo Dottore L. F. S. 10 Bogen Sp. 18.) Riassunlo deli' attivitä della Societä agraria dal suo principio fino alla comparsa del primo annuario accompagnata dal presente rap-Porto della Deputazione. (Titel v. Claricini eingetragen). 8 Bogen-Sp. Unvollständig. 19.) Liegt vor im Drucke einer Görzer Zeitung v. 17. Juli 1879 (Datum des Gedichtes 13. Mai 1842). 20.) Siehe im Anhang: „Dankspruch (und Abschiedsrede) von Fr. L. S.“ 21.) , Etwas über die Etymologie des Kalenberges bey Laibach. Als Beantwortung der Frage des Hr. Prof. Richter in N.° 49 des (Laibacher) Wochenblattes vom vorigen Jahre“. Görz, 1816 3 Quart Seiten. Dazu kommt noch das Fragment: „Über den gegenwärtigen Zustand des juridischen Studiums an der Paduaner Universität8 l/a Bogen Sp. 22.) Rapporto dei Deputati entrofirmati della societä sopra k udicnze loro concesse li 16 e 17 di settembre 1844 quali rappresenti della Societä S. A. 1. R. V Arciduca Giovanni. 1844. — 9 Bogen Spalten. Schluß fehlt. Dazu gehört: Parole di Francesco di Manzano, intorno al bisogno di raccogliere 1 documenti per la Storia del Friuli detle nell' 1. R. Accadcmia agraria di Gorizia nel dl 2 Gennajo 1845. Datiert: Finito di copiare sotto dettatura della carissima mia moglie *a sera dei 18. Gennajo 1845 da me F. L. Savio. — 9 Bogen Spalten. 23.) Cronaca Goriziana fino al 1840. Gebundenes Manuskript mit Titeldruck. 230 Quart. S. S. Ohne Quel-e|iangabe. Chronologische Anordnung. 24.) „lllustri Goriziani di Fr. L. Dr. Savio". 138 geheftete Quart-SS. in Buchumschlag mit Titelvignette. Quellen J|er einzelnen Biographien nicht angegeben. Behandelt folgende Männer, ezw. Familien: Andrian, Attems, Barzellini, Baselli, Bauzer, Biavi, Bosiz, Brayda, J;rignoli, Brumati, Capellario, Caucig, Codelli, Coletti, Comini, Coronini, ~risman, Cusani, De Fin, De Grazia, Dragognia, Erbicchio, Finetti, Forti, ^allizig, Garzaroli, Gorzar, Grandi, Guelmi, Jacomini, Leonardis, Locatelli, Brussig, Messari, Miotti, Montanari, Morelli, Morpurgo, Morsano, Mo- Mottis, Musnig, Facassi, Pasconi, Pasquali, Patuna, Persa, Prividali, J^batta, Rith, Santa Croce (Giambattista), San Giovanni, Sbogar, Scale-ar'- Scali, Schaur, Sembler, Signonio, Strasoldo, Suppanzig, Taddeo, Tiussi, 0rre, Torriano, Thulner, Tuni, Tuzzi, Valentinis. 25.) Das Tagebuch. . Über das „Tagebuch“, dessen Inhalt CI. kurz andeutet, soll in der ,°nographie ausführlicher gehandelt werden. Es besteht aus einer Reihe ^"’zelner, zu 8 Bänden zusanimengebundener Quarthefte und bildet durch !e auf Savios Leben bezüglichen §§ eine Quelle seiner Biographie, durch je literarischen Notizen und Exzerpte ein Spiegelbild des Umfanges, in dem le europäische Literatur Savio damals bekannt war. und durch die verschieden lokalen und vaterländischen Daten eine wertvolle „Görzer Chronik“. Nachtrag zur Savios Übersetzungen : Eine von Mathias Čop in dem Briefe vom 21. 3. 1828 aus Laibacli erwähnte Übersetzung von Byrons Don Juan durch Savio („In Ihrer Ü-bersetzung werden Sie wohl noch nicht alle 16 Gesänge des D. Juan haben....“) konnte ich bisher nicht auffinden. 7.) Ich setze das von CI. am Rande des Ms. nur teilweise zitierte lateinische Widmungsblatt, das bei Savios Promotion in Padua gedruckt wurde, hier ein. Der Autor F. D. T. ist noch nicht ermittelt. FRANCESCO • LEOPOLDO • SAVIO ILLYRICO • DOMO • GOR1TIA SOLERTI • INGENIO • ET • DOCTRINA • PRAESTANTI MORVM • SVAVITATE • ET ■ VIRTVTVM • NITORE AMICIS • CARISSIMO • IVCVNDISS1MO FAVSTISIMAM • DIEM QVA • V ■ I • DOCTORIS • LAVREA IN • CELEBERRIMO ■ PATAVINO • ARCHIGYMNASIO MERITISSIMO ' INSIGNITVR AMORIS • ET • LAETITIAE • CAVSA GRATVLATVR F • D • T • ITO • PATRIAM • FELIX • DOMVM SOLLICITVM • TVI • PARENTEM • SOLARE ET • NO WM • CIVIBVS • DECVS • ADIICE • ANHANG. BEITRÄGE ZUR SCHULGESCHICHTE DES GÖRZER GYMNASIUMS. I. Dr. Franz Joseph Savio als Studiendirektor in Görz. Für die Geschichte des Görzer Gymnasiums kommt Franz Joseph Savio dadurch in Betracht, daß er bei der Errichtung und Systemisierung des „Philosophischen Studiums“ in Görz 1819 zum ersten Direktor desselben ernannt wurde. Vierthalb Jahre stand er dieser neugegriindeten Lehranstalt — die 1850 niit dem später sechsklassigen Gymnasium zu einer Anstalt vereinigt wurde — vor und kam diesem „neuen Ehrenamt nach allen seinen Bezügen mit aller möglichen Thätigkeit und Genauigkeit“ nach. Die vielen Schwierigkeiten, die sich ihm in diesem Gebiete ergaben, der sich immer erweiternde Kreis der ßirektionsgeschäfte, namentlich aber die besondere Aufsicht über einen der neuen Professoren — der sich nicht an den Text der Lehrbücher halten wollte und in der Folge auch Wirklich vom Lehramte entfernt wurde — erregten schon im ersten Jahre bei Savio, der bei seinen sonstigen gehäuften Anitsobliegenheiten die neue Stelle doch nur als eine Nebenbeschäftigung führen konnte, den Zweifel, ob er das Direktorat der philosophischen Studien noch gehörig besorgen könne, deswegen er sich im Gewissen gezwungen sah, um Enthebung von demselben anzuhalten; allein „das hohe Gubernium“ schrieb 'hm darauf (Triest, 23. Sept. 1820), man verkenne keineswegs, daB er bei seinen Amtsobliegenheiten an der Direktion des Philosophischen Studiums eine nicht unbedeutende Nebenbe-Schäftigung habe; allein er habe derselben schon im ersten Jahre, wo doch jedes Amt am schwersten fällt, auf eine Art entsprochen, die bei dieser Landesstelle den Wunsch erzeugte, daß er das Direktorat noch weiter behalten möchte. Savio führte daher das Amt eines Studiendirektors noch länger fort; in der Überzeugung, darin nicht mehr seinen vollen Platz ausfüllen zu können, bat er nach zwei Jahren neuerdings um Enthebung von diesem Ehrenamte und schlug zugleich „ein Individuum“ zu seinem Nachfolger vor. Es war der Weltpriester und Professor des Bibelstudiums ar. der theologischen Lehranstalt zu Görz, Anton Peteani*) (1827 Bischof von Pa-renzo), der auch ernannt wurde. Savio erhielt in der Entschließung Sr. Maj. vom 31. 1. 1823 den Ausdruck „der vollen Zufriedenheit mit der thätigen Sorgfalt, mit welcher sich der Herr Landrath die Leitung des philosophischen Studiums zu Görz angelegen seyn ließ“. Dem k. k. Gubernium, „welches bei mehreren Gelegenheiten seinerseits die Bemühungen des Herrn Studiendirektors anzuerkennen nicht ermangelte,“ gereichte es „zum besonderen Vergnügen, sich des erhaltenen höheren Auftrages durch die wörtliche Wiederholung dieser höheren Belobung zu entledigen“ und es fügte nur den Wunsch bei, daß der Herr Stadt- und Landrath den neuen Direktor erst mit dem Anfänge des folgenden, zweiten Semesters den Schülern vorstellen möge. Hielt man somit Savio noch ein Semester im Amte, so scheint man auch 1825 neuerdings mit dem Antrage zur Wiederaufnahme dieser Stelle bei Savio sondiert zu haben. Denn der Sohn schreibt dem Vater aus Padua unter dem 10. Juli 1825: „Ich muß nun noch einen anderen Gegenstand flüchtig berühren, worüber Sie so gut gewesen sind, meine Meinung einvernehmen zu wollen. Die Aufforderung zur Wiederübernahme der Direction der philos. Studien ist ein sehr schmeichelhafter und unzweideutiger Beweis des öffentlichen Zutrauens und der Zufriedenheit der höheren Behörden ; in Ihrer Lage wüßte ich selber nicht, was ich thun wollte. Sie haben jetzt keine anderen Geschäfte, kennen schon das Amt in seiner Wesenheit und könnten *) Es ist derselbe, den der junge Fr. L. Savio seinen „zweyten Vater, seinen Ratgeber, sein Vorbild“ nennt, dem er (im gleichen Briefe vom 23. VI. 1823) seinen Entschluß, Theologe zu werden anzeigte, ehe er ihn noch dem Vater mitteilte, und derselbe Peteani, dem Fr. L. Savio schon 1617 bei dessen „Abreise nach dem hohen theologischen Wiener-bildungs-Institute“ ein Gelegenheilssonett „Als ein Denkmal ewiger Dankbarkeit und Freundschaft im Namen des k. k. Görzer Gymnasiums“ gewidmet hatte. — Claricini nennt ihn S. 9 — fälschlich Bischof von Zara statt von Parenzo. es ohne Mühe bekleiden; auch wäre es sehr ehrenvoll, zum zweiten Male dazu gewählt zu seyn, und ich zweifle sehr, ob man in Görz ein anderes taugliches Individuum für die Stelle finden könnte; aber andrerseits läßt sich nicht in Abrede stellen, daß Ihr Alter einer ungestörten Ruhe bedarf, daß Sie doch leicht wieder mit irgend einem Professor Verdruß haben könnten und daß der Bischof nicht gern einen Weltlichen an der Leitung jenes Institutes sieht. Ich würde also eher die Würde ausschlagen als annehmen. Doch werden Sie wohl am Besten wissen, was eigentlich zu thun ist“. Über die innere Amtsführung Savios als Studiendirektor ist mangels jeder Arbeit über diese Anstalt und infolge der noch ungeordneten Archivmaterialien bisher nichts ersichtlich. Er erscheint nur einmal mit allen Titeln, „mit Nenn und Nam“, als „Director Instituti phiiosophici“ in der „Matricula auditorum philosophiae primi et secundi anni Caesareo Regium Institutum philosophicum Goritiense frequentantium 1819“ und im „Liber Decretorum ab anno 1822 ad annum 1848“ übermittelt er in 8 Exemplaren die Ordnung der philosophischen Vorlesungen an der philos. Lehranstalt auf das Schuljahr 1821/22 „zur beliebigen Einsicht und gefälligen Betheilung der H. Gymnasial-professoren“. (1822, N. 2, S. 1.) Wohl aber hat uns der Zufall zwei lateinische Schul-reden Savios an die „Hörer der Philosophie“ in seinen Mss. erhalten, die umstehend als Beitrag zur inneren Schulge-schichte des Görzer Gymnasiums abgedruckt seien, dieser 300-jährigen Bildungs- und Durchgangsstätte aller führenden Männer des Görzer Landes. Dr. Franz Savios Schulreden : I. ALLOCUTIO. Ha bita Goritiae ad Philosophiae auditores die 3. Novembris 1819. Non aliter muneris, quod ab Augustissimo nostro Impe-ratore Francisco I. mihi assignatum est, initium auspicato ca-pere me posse existimo, lectissimi juvenes, quam si vobis, qui hic frequentes adestis, verba faciam, atque quid per ineuntis hujus anni scholastici curriculum ego a vobis efflagitem pluribus edisseram. Nam etsi nullus dubitem, quin munia, quae vobis incum-bunt, apprime cognoscatis ; attamen operae pretium me facturum arbitror, si ea percenseam non quidem, ut memoriae vestrae subveniam, sed ut ad illa exacte obeunda novos vobis sti-mulos addem. Universa studiosae juventutis officia duobus summis capi-tibus continentur: moribus scilicet ac studiis; quapropter si vitae rationes ita institueritis, ut utrumque opere adimpleatis, tum demum studiosorum juvenum partes ad ammussim susti-nuisse vobis persuadere poteritis. Omnibus compertum est, nos ita esse a natura comparatos, ut sive domi sive foris degamus, sive nobiscum sive cum aliis aganius, carere nunquam officio possimus, ac proinde obligatio actiones nostras ad legis normam exigendi indivulso nobis cum nexu cohaereat. Quae cum ita sint, immensus propemodum mihi aperitur campus, per quem oratio niea posset exspatiari, si mihi per instituti mei rationem liceret; sed nec nimius, nec nimis jejunus vobiscum ero, excerpam summa officiorum capita eoque vobis ordine proponam, qui quam maxiine cum rei inerito conveniet. Atqui hic priino loco sese offerunt ea, quae ter maximo ac praepotente Deo hujus rerum universitatis opifici sapientissimo debentur; et quoniam vos, qui philosophiae alurnni estis, latere non potest, non aliter ad sapientiam, quae est omnium domi-natrix scientiarum et ad quam omnes referuntur, enitendum, quam si a timore Domini exordium capiatur; dabitis profecto operam, ut praescripta pietatis exercitia quam diligentissime adimpleatis atque observetis. Longiorem me hac in re esse oporteret, si omnia, quae huc spectant, complecti oratione veilem, sed ea consulto prac-tereo, quod sciam vos et religionis, quam profitemini, principiis cumprimis imbutos, et optime intelligere, quanti intersit tarn ea, quae sunt credenda, quam quae sunt facienda moribus expri-mere. Quapropter nullum mihi suboritur dubium, fore, ut ex-spectationem, quam vestri omnium animo concepi, hanc sustinere impense satagatis. Post haec, quae enarravimus officia, proxima sunt illa, quae debetis iis, qui in vos erudiendo desudant, doctoribus nempe, a quortim vivae vocis oraculo scientiarum principia ex-cipitis. Munus enim, qnod summus Princeps decreto suo iisdem demandavit, ejus modi est, ut inde vobis, qui discipuli estis, exoriatur obligatio eos suspiciendi, observandi, colendi, quod quam justum quam sit aequum facile intelligetis, si perpenderitis hos esse eos, qui vos ad scientiarum adyta manuducunt, qui abstrusa earum mysteria enucleant, fontes recludunt, ac viam, quae salebris impedita est, vobis planam reddunt; jure merito ergo eos, a quibus tot tantaquae commoda proveniunt, suspicere, ob-servare, colere debetis; esset enim ingrati animi eos, per quos proficitis, non quibusvis observantiae obsequii signis prosequi, ut intelligant, vos quibus multum debetis, eisdem plurimum veile debere; atque dum ego ad liaec erga vcstros Professores officia exacte obeunda exhortor, efficere non possum, quin simul exponam, quam enixe a vobis petam, ne hac in re aliquid de-siderari patiamini, vosque omnes admonitos volo, et, ut in mentem bene imprimatis, exopto, nihil a quocumque vestrum in iis, quae hucusque recensui, impune peccatum iri; me enim acerrimum semper atque inexorabilem censorem experiemini. Quambrem cum omnes, quibus vos erga vestros professores obstricti estis, obligationes in numerato habeatis, atque sic animo affecti esse videamlni, ut vobis cordi sit Professorum gratiam demerere, est profecto, cur mihi persuadeam, vos orn-nem operam in eo locaturos, ut locus dubio non relinquatur vos et dociles et sapientiae avidos esse discipulos. Mature igitur ad scholam accedetis ita, ut adveniente Pro-fessore omnes adsint auditores; nee enim decet incepta lectione et Professoren! jam explicationi intentum a sero introeuntibus perturbari et reliquos auditores ab attentione distrahi. — Porro sic lectionibus intereritis, ut Professor non susurris, non ca-chinis, non pedum supplosione, non quocunque alio modo ab enarratione impediatur. Nihil enim tarn naturale est, quam ut Silentium religiöse observetur ab iis, qui palaestram litterariam discendi causa frequentent; proinde non abs re Pythagoras alumnis suis ad sapientiam adspirantibus Silentium indicebat. Exhibete vos igitur moratos, attentos, discendi cupidos ; hoc enim a vobis exposcit scopus et finis, ad quem studia vestra referuntur. Absit, ut Professor scholam ingrediens cathedram con-scensurus vos aut rixantes aut incondite clamantes offendat: exulare hinc debent tricae, jurgia, dicteria, convicia et cetera, quae ineruin rus et plebem sapiunt. Morum Ienitas, comitas, urbanitas sint illae notae, per quas ab aliis distinguamini. Persolutis raptim iis, quae ad mores spectant, superest, iuvenes lectissimi, ut aliquid de vestris studiis dicam, atque vobis ostendam, quemadmoduni ad studia sit incumbendum, ut amplos locati laboris fructus referatis. Si ab unoquoque vestrum percunctarer rationem, propter quam ad scholas acceditis, vos mihi uno ore responsuri vide-mini, propterea vos ad scholas itare, ut scilicet scientiis, quae publice docentur, imbuamini, ut vobis, ut aliis utiles esse ali-quando possitis, ut apti denique ad munia publica capessenda fiatis. Atqui si sic est, si sciendi cupiditate Üagratis, scitote non alio modo ad metam, ad quam properatis, perventuros, quam assiduum atque improbum laborem impendendo, cum satis pateat scientias non alio posse pretio comparari quam labo-ribus. Erunt fortasse inter vos aliqui, qui difficultatibus se absterreri dicant, erunt, qui hanc vel illam philosophiae parteni parvi pendant, ac proinde perfunctorie excolere se posse pu-tant. Si qui sunt (quod nolim), qui animo ita male disposito ad philosophiae liminare accedunt, sciant sibi praeconceptas has opiniones penitus exuendas, si in his studiis proficere malunt. Etenim quamvis diffitendum non sit scientiis suas difficultates inesse; non sunt tarnen tales ac tantae, ut protinus spes omnis abicienda sit, eas posse superari. Difficultates, quae vobis ob oculos obversantur, sunt larvae ac terriculamenta, quibus statim diligentia non intermissa, labore assiduo obviam eunduni est: difficultates nempe sunt superandae, non transiliendae; quod si feceritis experientia coniperietis id, quod primo obtuitu difficile et abstrusum videbatur, studio et medi-tatione leviori negotio posse planum reddi, quam fieri posse existimatis; et si ab ipso studiorum vestrorum exordio hanc vo-bismet ipsis legem statueritis tota animi contentione ad scientias incumbendi, sentietis maximo vestro emolumento quam verum sit tritum illud: volentibus nihil esse difficile atque in stadio hoc scholastico ita progrediemini, ut impensi laboris vos nun-quam poeniteat. Si Iaudis amor vos tangit, si fortunam vestram pro viribus promovere studetis, omnem movebitis lapidem, ut Sumni Prin-cipis, Patriae, Parentum exspectationi, quam de vobis concepe-runt, respondeatis. Ac dum vos ad Philosophiae Studium exco-lendum promerito exhortor, nullum ego inter ejusdem partes diserimen statuo, singulae erunt vobis peraeque addiscendae, nam qualecunque demum sit vitae genus, ad quod vos pro-pendere persentiscitis, sic liabcte maximum vobis cmolumentum a singulis philosophiae partibus derivaturum. Opportunus liic mihi sese locus offerret de cuiusque philosophiae partis digni-tate ac laudibus disputandi, si opus foret, sed argumentum hoc adeo extra omne dubium positum est, ut actum agere mihi vi-derer, si pluribus id vobis demonstrare conarer, de quo nullus est, qui ambigat. Felix ergo, faustum fortunatumque sit laborum vestrorum exordium, sedulam navate operam et occasione, quam nacti estis munificentia Clementissimi Imperatoris nostri Francisci I, qui tot impensis institutum hoc philosophicum in studiosae juventutis commodum erigi iussit ac perenne statuit, fruamini ac grato semper animo recolite insigne hoc beneficium, quo fit, ut deinceps nullus philosophiae operam daturus patrios lares deserere ac peregre cum maximo rei familiaris dispendio proficisci cogatur. Nae vos indigni videremini liberalitate Au-gusta, si ea, quae publico bono sunt constituta, in vestram utilitatem non converteretis, quare si sapitis quam uberrimos ex studiis fructus referre conabimini, et scholas eo cum successu teretis, ut inde meliores quotidie et doctiores domum rever-tamini. Dixi. II. ALLOCUTIO ad Philosophiae Auditores habita Goritiae IV. Kalen. Septem bris (1820?) Quemadmodum mihi persuasum fuit, munus, quo fungor, a me exposcere, ut ineunte anno scholastico vobis verba fa-cerem, atque explanarem ea, quae exspectare a vobis posse meo jure videbar; sic nunc in eam inducor sententiam, non esse a meo munere alienum, ut peracto studiorum curriculo vos mox ad patrios lares redituros, brevi prosequar allocutione, nam si multa liabui, de quibus vos in anni limine studia in-coepturos admonerem; nunc profeeto mihi non desunt, quae emenso laborum stadio exponam. Atque iilud imprimis mihi sese offert, quod maximi ubique momenti esse censetur, quodque et nobis gaudio et vobis honori fuit, nullum scilicet inter vos fuisse inventum, qui, ut nostra ferunt tempora, periculosas reipublicae, noxias civium tranquillitati opiniones aut foverit aut sparserit, quod eo fau-stiore omine evenisse existimo, quo magis compertum est pestem hanc in plures academias irrepsisse. Quapropter hac super re nihil mihi reliquum est, quam ut vos horter, ne a tramite, quem ingressi estis, detrudi ullo modo patiamini, irretorto pede viain, quae vos olim ad metam, ad quam toto pectore contenditis, perducet, pergere non pigeat: Illi autem, quos studiorum suorum ratio alio avvocat, caveant diligenter, ne cum coelo animum mutent, sed se constanter tales exhibeant, quales honestissimi quique sc liaberi praeoptant, et sedulam dent operam, ut ii, apud quos degere sorte datum crit, apprime intelligant, eos in instituto hoc philosophico, a quo di-scessere, sanis principiis fuisse imbutos, r.c licere proinde spem concipere, ut evadant aliquando in viros, qui Principi, qui patriae, qui sibi suisque utiles esse possint. Et hoc modo liuic palaestrae, cujus fuerunt alumni, suus honor constabit, ac sibi ipsis maximo erunt emolumento, narn quocumque demum gressus suos convertere malint, experientia coniperient, bonos mores, scientias, litteras, artes ubique in pretio esse. Quapropter, qui sibi conscii sunt tempus se bene impendisse at qui sic speratos ex studiis fructus retulisse, fieri non potest, quin Professorum summa cura et sollertia in iis informandis adhibita in mentem veniat, ac proinde erga illos grato sint anirno, eo quod illis nihil magis cordi esset, quam ut labores, quos assidue in do-cendo impenderunt, discipulorum in scientiis profectu apud omnes testatos facerent. Proficiscantur ergo illi faustis avibus, quo eos fata vocant, vos vero, qui adhuedum alumni eritis hujus instituti, non minori diligentia assiduitate erit ad scientias, quae vobis tradentur incumbendtim, quin immo etiam multo majore quam hucusque adhibuistis; 11011 enim verendum est, ne illud nimium esse possit, quod maximum esse debet, quod profecto facietis, si perpenderitis artes sicentiasnon alio posse modo comparari quam diligenti studio et non intermisso, quod inter vos suo damno animadvertent ii, qui sibi de bonis calculis gratulari non pos-sunt. Nihilominus, si hoc anno res non bene sua culpa cessit, despondere animos eapropter 11011 debent, sed excitati diligen-tiorum exemplo omne Studium, omnem curam in eo collocabunt, ut finem, propter quem scientiis vacant, eo securius conse-quantur. Qui secundas classes reportarunt, non desperent im-posterum, qui excelluerunt, non nimis animo sint elato et me-minerint multis noctiisse nimiam sui fiduciam, et fieri ut pluri-nium, ut 11011 pauci nihil proficiant eo, quod se multum profe-cisse existiment. Haec est mens summi Principis, qui subditorum emolu-mento, commoditati institutum hoc pliilosopliicum erigi mandavit, ut videlicet studiosa juventus mediis instructa sit, quibus ad scientias, ad sapientiam enitatur; nec satis esse reputavit erectum fuisse hoc institutum, sed bibliotlieca, quae in omnium commo-dum aperietur, ampliavit. Hinc si via ad scientias explanatur, sane vecordis esset atque abjecti aniini iis 11011 uti, quae summi Principis munificentia statuit, ut omnium utilitati inservirent; praeterea utmusaeum physicum majora in dies capiat incrementa, trecenti quoiannis floreni sunt decreti, quibus eae macliinae, ea parentur instrumenta, quae juventutis institutioni maxime cen-sentur neccessaria, quo fiat, ut per aliquot annorum spatium luiic musaeo tam multae eveniant niachinarum atque instrumen-torum accessiones, ut nihi) praterea desiderandum supersit. Sie spes affulget, ut instituti liujus pliilosopliici, quod fe-licibus auspiciis inceptum farna in dies magis ac magis inere-bescat, et sie alu m ni tum instituti celebritate tuni aeris salubri-tate, tum studiorum eommoditate allecti ad lias sedes frequentes accedant, praesertim cum nupero supremae aulicae Commissionis decreto omnes liujus instituti auditores a solutione didactri imposterum exemtos declaravit. Valete igitur, dilectissimi juvenes, atque per has ferias au-tumnales vitae vestrae rationes ita suscipite, ut non omne tempus animo exliilarando conteratis, verum 11011 pigeat vos interdum, ea recolere, quae didicistis, ne laborum vestrorum fructus penitus evanescant. Postremum est, ut vos orem obtesterque, ut qualcumque demum meum Studium in utilitatibus vestris promovendis aequi bonique consulatis atque vobis persuadeatis, nihil mihi fuisse antiquius, quam ut vestro commodo pro viribus inservirem. Emensis feliciter his decem laborum scholasticorum men-sibus, aequum est, ut ad templum accedamus gratias omnipo-tenti Deo in špiritu ac veritate acturi, quod nos incolumes atque sospites servaverit, ab eoque omnium bonorum largitori enixe petamus, ut nos imposterum custodiat, protegat atque defendat. Dixi. II. Zensuren und Schülerleistungen im k. k. Gymnasium zu Görz 1816 und ihre Bewertung durch die Schulbehörde. Um den Zustand des damaligen Görzer Gymnasiums, gemessen an den Zensuren und Leistungen der Schüler, zu beleuchten, gebe ich im folgenden summarisch die Noten der beiden (oberen) Humanitäts und der drei (unteren) Grammatikalklassen der damals ffinfklassigen Anstalt, wie sie auf Grund der Schlußprtifungen im 2. Semester 1816 erteilt wurden und in der „Matricola e calcoli degli allievi del fu Liceo e Gin-nasio, indi C o 11 e g i o — e nuovamente G i n n a s i o - Imperiale Reg. di Gorizia dali’ anno 1810 fin all’anno 1821“ des Gymnasialarchives im einzelnen und nach den Gruppen : „Ex moribus, Adplicatione, Doctrina Relig., Stilo (in den Gramm. Kl. e lingua latina), Mathesi, Geogr, et Histor., und lingua Graeca“ (in der 1. u. 2. Gram. Kl.: histor. natur. bzw. Physik) ausgewiesen sind. Dabei hat die „Eminenz“ die Geltung des „sehr guten“, die 1. Klasse die des „guten“, die 2. die des „mittelmäßigen und die 3. Klasse die des „schlechten“ Fortganges. c OJ V—4 3 C/3 C d) N i £ 3 E N £ ctf v) 9iuiun§ C E E 3 CO 27-86 61.65 7-84 2-61 Es ist von Interesse zu beobachten, wie sicher man damals die Studienerfo!ge von unten aus aufbaute und es spricht für die gesunde Führung des Unterrichtes an der Anstalt, daß die 3. Fortgangsklasse, also der schlechte Erfolg, nur auf der untersten Stufe (der 1. Grammatikalklasse) erscheint, die 2. mittelmäßige Fortgangsklasse mit 7'/20/o mir durch die Unterstufe der drei Gram. Klassen geht, während die beiden Humanitätsklassen davon frei sind und in ihnen die „Eminenzen“ 27-5 °/0, die „guten“ Noten 61 '5 % betragen. Nach den heutigen Zensuren wären, wenn wir die „Eminenz“ = „sehrgut“, 1 = „gut“, 2 = genügend, 3 = nichtgenügend“ setzen, alle 18 Schüler der II. und alle 11 Schüler der I. Humanitätsklasse durchaus „Vorzugsschüler“, von den 22 Schülern der 3. Gramm. Kl. wären 16, „Vorzugsschüler“, zusammen also 71 (= 70-7 %)> während 14 (= 15-2 °/o) d'e erste, und nur 7 (= 7-6 %) die zweite Fortgangsklasse erhielten. — Der Erfolg der Schule blieb auch höheren Ortes nicht unbemerkt; denn unter dem 16. Dezember 1816 eröffnete das k. k. Kreisamt in Görz, das 1814-1830 unter dem Kreishauptmann Anton Freiherr von Lago stand, dem prov. Gymna-sial-Praefekten Andreas Phillippig in Görz, daß über den Bericht, womit die Relation der Erfolge der 2."'" diesjährigen Se-mestralpriifung am Görzer Gymnasium höchsten Ortes einbefördert wurde, die hohe Central-Organisierungs-Hofkommission eine Hofverordnung folgenden Inhaltes an das hohe Gubernium erlassen habe: „Der von dem Kreis h au ptmann als Gymnasial - D i r e c t o r angerlihmte gute Zustand des Gymnasiums zu Görz, zu dem er durch die eifrige und ausgezeichnete Verwendung der Lehrer und des provisorischen Pr a efekt es gebracht worden ist, n i m m t man zur angenehmen Wissenschaf t, und ist demselben die h i e r o r t i g e Zufriedenheit bekannt zu geben“.. Lago selbst fügte bei: „Da der Unterzeichnete Kreishauptmann durch die hohe GubernialVerordnung... angewiesen wurde, dem provisorischen H. Gymna-sial-Praefekten Phillippig sowohl, als den übrigen H. Gymna- n » 1 ^ 29 % 17 Schüler sial-Lehrern das hohe Wohlgefallen der Hofstelle zu eröffnen, ergreift er mit Vergnügen die Gelegenheit, sich eines so angenehmen Auftrages zu entledigen und ersucht Sie, solches den betreffenden Gymnasiallehrern zu erinnern und ihnen zu bemerken, daß er sich der Fortsetzung ihres rühmlichen Eifers auch im Schuljahre 1817 mit Zuversicht verpreche“. Der gute Unterrichtserfolg dauerte auch wirklich an. Denn nach dem „Liber Decretorum“, II. S. 297, erließ das k. k. Kreisamt Görz am 10. Dez. 1818 an den Gymnasial Praefekten wiederum die Mitteilung, daß die hohe Studienhof-Conmiission ihr hohes Wohlgefallen sämmtlichen Lehrern dieses Gymnasiums über die letztgehaltenen Prüfungen bezeige. — Betrachten wir diese im allgemeinen geschilderten Verhältnisse des Görzer Gymnasiums in dem Einzelfall eines Schülers und zwar des besten, den die Anstalt damals hatte, so tritt uns auch hier der junge Franz Leopold Savio als das „specu-lum doctrinae“ entgegen. Savio war damals Schüler der 2. Humanitätsklasse und stellt als der einzige, der mit dem „prae-mio donatus est“, mit zwei anderen, die gleich ihm durchwegs eminenter zensiert wurden, den besten Schüler der Anstalt dar; denn diese beiden anderen — der eine war sein Freund Johann Jellinzig, dem er auch ein Gedicht gewidmet hat — erhielten nur das „Accesit “, d. i. die dem (materiellen) prae-mium zunächst folgende (ideelle) Auszeichnung, die bei Klassen unter 30 Schülern nur zweien zukommen konnte und um die man sich nach den Worten des sog. „Gymnasialcodex“ von 1808 erst in beiden Semestern auf die gleiche Art verdient gemacht haben mußte. Eine Probe der damaligen oratorischen Prosa Savios gibt sein untenstehender Dankspruch an dem Professor Jacob Tom-masini, als dieser zum Direktor der Normalhauptschule ernannt wurde, eine Probe seiner Gewandtheit im poetischen Ausdruck sein Gedicht: „Das Bild der mit der Weisheit vereinten Tugend“, das zugleich nach Savios eigener Bemerkung „seine erste lyrische Probe“ ist und auf dem er sich — wie 1846 Hamerling in seiner Jugenddichtung „Eutychia“ — als Schüler, bezw. „Hörer der llu‘n Humanitätsklasse“ bezeichnet. — A. DANKSPRUCH (und ABSCHIEDSREDE) für den Abschied des Lehrers der Humanitätsklassen zu Görz Jacob Tommasini, als er daselbst 311m Director der Normalhauptschule von S. Majest. promoviert wurde, von Franz. Leop. Savio. Es ist dieses das zweyte Jahr, daß wir das seltene Glück besitzen, Sie, hochzuverehrender Herr Direktor, zu unserm Professor in dem angenehmen Studio der schönen Künste und Wissenschaften zu haben. Das Schicksal, oder 11111 besser zu sprechen, ihre eigenen Verdienste, welche Sie sich durch eine solange Reihe von Jahren in der paedagogischen Laufbahn in so großer Anzahl sammelten, haben Sie mittels der alles lohnenden Huld unseres allergnädigsten Monarchen zur ehrenvollen Stelle eines k. k. wirklichen Direktors der hiesigen Musterhauptschule erschwungen So sehr sich auch jedes gefühlvolle Ge-mtith freuen muß, einen Biedermann belohnt und zu einer so ansehnlichen Würde erhoben zu sehen, so sehr miißen wir im Gegentheile gestehen, daß diese Trennung in uns, die wir Ihre Zöglinge, Ihre Schüler sind, die bittersten Gefühle des Schmer-zens erweckt hat. Denn wenn wir auf die zurückgelegte Schul-bahn einen Blick werfen, die wir bloß durch Ihre thätigste Hülfe durchwandelt haben, wenn wir bedenken, mit welcher Güte sie uns behandelt, mit welcher väterlichen Milde sie uns vom Pfade des Lasters abgehalten und zur Tugend ermunterten, deren Sie ein wahres Muster zur Nachahmung waren; wenn wir endlich hier blos im Kurzen zu gemüthe führen, mit wieviel Wohlthaten sie uns durch diese Zeit Uberhäuften, dann müßte man wohl von Natur ein Herz wie die Tiger empfangen haben, fühlte man sich nicht im Innersten des Busens bey diesem fey-erlichen Scheidemomente von den heftigsten Gefühlen des Schmerzens, aber zugleich auch der Dankbarkeit ergriffen. Waren Sie vielleicht nicht derjenige, der durch fremde und mehr eigene Beispiele uns in jener Kunst, welche den unsterblichen Cicero zum Fürsten hat, bedeutende Fortschritte mit solch einem uner-müdeten Eifer machen ließ ? In Ihren Händen liegen die Zeugnisse davon ; Ihnen allein kann dieser Verdienst zugeschrieben werden. Nicht genug! Vom weiten Felde der Rhetorik führten Sie uns wie ein anderer Sänger Anphion, welcher bey Erbauung der Veste Thebes durch seinen harmonischen Gesang Felsen und Steine nach sich zog, in das Heiligthum der Poesie, dieser wahrhaft göttlichen Kunst, welche Sie schon seit langem mit der Krone des immergrünenden Lorbers geziert hat, führten (Sie) uns mit der größten Faßlichkeit in die Mysterien derselben ein. Sieh, schon war die Zeit angebrochen, daß Sie uns mit dem Genie des großen Verfassers der Aeneis bekannt machen sollten, aber das Schicksal hatte ein anderes verhängt, es trennte uns von Ihnen, Hochzuverehrender H. Direktor, und entzog uns ihrer literarischen Aufsicht. Zum Danke für das soviele, so Sie uns geleistet, können wir nicht anders zum würdigen Opfer Ihnen darbringen, als unsere Herzen selbst, in welchen unser ewige Dank unvertilgbar wie Vesta’s Glut lodert; nein, Sie werden nicht unser Geschenk verschmähen, ihre Großmuth und Herzensgüte sind uns sichere Bürgen dafür. Gottes beglückender Segen überströme Sie an ihrem hohen Ziele, er leite Sie an seiner ewigen Hand immer weiter, wie Ihre Verdienste es erheischen ; werfen Sie aber bisweilen auch auf uns einen holden Blick, auf uns, die wir, obwohl gewissermaßen von Ihnen geschieden, doch ewig in unserem Busen und in unseren Ge-dächtniße das Andenken jener seligen Zeit bewahren werden, wo wir Sie, hochzuverehrenden Herrn Direktor, zu unserin Vorgesetzten und Leiter hatten. Für die Schüler der zweyten Hum. Classe. B. Das Bild der mit der Weisheit vereinten Tugend. JAMBISCHE ODE. Seht! wie der Geist den Fittig hebet Und sich den Himmelsspähren nah’t, Wie er, der Tugend treu, nach seinem Ursprung strebet, Nach seiner hohen Vaterstadt! So schwinget sich der Wahre Weise Zum leeren Luftraum kühn hinauf. Er mißt die Sonnen selbst auf seiner weiten Reise Und blickt der Sterne Wunderlauf. Er irret sicher nicht; ihn leitet Die Tugend, die nicht irren kann. Von ihr beflügelt und mit Muth gestärkt, durchschreitet Er seines Erdenlebens Bahn Wo nicht der Menschen Augen reichen, Dort wallt er immer sichern Tritts; Wo alle Kräfte, selbst die stärksten müssen weichen, Dort geht er furchtlos sichern Schritts. Er sucht zuerst die heil’gen Pflichten Der Liebe und der Dankbarkeit, Dem höchsten Wesen und den Menschen zu entrichten, Für die er gänzlich sich geweiht. Verwirft der Menschen Glück; deßwegen Ist er sich selbst sein höchstes Glück, Von ihm entsprudelt stets ein Quell von holden Segen Und fließt sodann auf ihn zurück. Die Mißgunst mag ihn bitter hassen, Bestürmen und verfolgen ihn: Er zürnet dennoch nicht, und schwebet ganz gelassen Hoch über ihren Haß dahin ! Beseelt von reinem Menschentriebe, Ist er der ganzen Menschheit Freund; Er ist der Tugend Sohn ; und seine warme Liebe Erstreckt sich auch auf seinen Feind. Ein Adler ziehet so erhöhet Weit über den Olymp empor; Im reinen Äther, wo ein Gottesoden wehet, Schwebt er und blicket stolz hervor. Er wandelt sorglos in den Wettern, Ihm bebet nicht vor Furcht das Herz. Und sollt’ die Axe selbst des Firmaments zerschmettern, Sein Blick schaut ewig himmelwärts. Hat auch das Schicksal seine Feinde Ihm in die Hände leicht gespielt, So haßt er sie doch nicht; er wird zu ihrem Freunde, Sein Herz ist nicht mit Groll erfüllt. Er heilet bald die tiefen Wunden, Die sein beschämter Feind empfind’t; 0 gutes Herz! Er hat mit ihm sie auch empfunden Und liebt ihn jetzt, da sie nicht sind. So schenket uns die reine Tugend Stets neuen Muth und neue Kraft; Sie leitet den Verstand, beglückt die holde Jugend, Sie ist’s, die Greisen Ruh’ verschafft. Den Thoren hat sie auch geführet Aus seinem Irrthum in das Licht. Er sieht den Labyrinth ! erbebt! wird tief gerühret, Und folgt dem eitlen Glücke nicht. Der Weise erbt den heil’gen Segen Des Himmels; rückt auch einst heran Der Tod; er fürchtet nicht; er lächelt ihm entgegen Und wandelt sorglos durch die Bahn. O sieht! wie ruhig er verschwebet, Wie seelig, freudevoll er ist. Er trifft den besten Tausch, und hat bereits verlebet, Die ihm von Gott ertheilte Frist. Die eitlen Schätze dieser Erde Bezaubern nicht des Weisen Blick. Von bösen Lüsten frey und jeglicher Beschwerde, Empfängt er muthig sein Geschick. Er weiß im Unglück sich zu fassen Wie Scipio, der große Held; Im Tode wie Socrat bleibt er sich stets gelassen, Wenn auch die Welt zertrümmert fällt. Auf ewig dauert echte Ehre, Da, was wir thun, auf ewig thun, So zeiget sich der Weg zur höchsten Himmelssphäre Und ruhig in der Gruft zu rulin, Damit, wenn uns die Welt verlieret Und einen Menschenfreund vermißt, Das stille Grab gerührt mit grünen Myrthen zieret, Und es mit Thränen übergießt. Görz, am 15. July 1816. Frz. Leop. Savio, Hörer der II1™ Humanitätsclasse an kk. üörzer-Gymnasio. III. Alte Görzer Gymnasialzeugnisse. Da das Archiv des Staats-Gymnasiums in Görz keine Originale alter Zeugnisse bewahrt, gebe ich im folgenden aus Savios Nachlass sonst wohl nich mehr leicht auffindbare Proben davon. 1.) Savio Franciscus Goriticnsis, secundcie Humanitatis classi plu-rimam publice dedit operam, atque in tentamine publico sccmuii semestris e doctrina Religionis .... ex Auctor. interpret. & stilo . e studio Mathesis................. — — Geograph. & Histor. . — — lingual grsecae. . . . a morum cultura................... relatus est, iinicusque Praemio donalus. Datum in Gymnasio Goritiensi die 14Ul Mensis Septembris 1816. primam eminenter primam eminenter primam eminenter primam eminenter primam eminenter primam eminenter Andreas Philippig Praefectus. L. S Jacobus Tommasini Professor. 2.) LECTURIS SALUTEM ! Praesentibus hisce literis testamur, Dominum Savio Franciscum Leop. Goritiensem, praelectioncs philosophiae practicae in C. R. Goritiensi Scientiarum Lyceo diligentissime cxccpissc, in privaiis examinibus atque in examine publico primi Semestris in classem primam cum eminentia relatum esse. Mores quod attinet, legibus academicis per omnia conformes semper exhibuit. In quorum fidem has ei manu nostra subscriptas, & Lycei si-gillo munitas dedimus Goritiae die 26 mensis Martii 1819. Vidi \ Antonius Peteani mp. Antonius L. D. de Lago ( \ \ Philosophiae Practicae C. R. Studii philos: Director prov: Professor publ. Prov. 3.) LECTUR1S SALUTEM Praesentibus liisce litteris testamur D. Savio Franciscuin Leo-polduni Goritiensem juxta Decretum Excelsi Gubernii sub die 17 9,,ris proxime elapsi N." 23620, et aliud hujus Capitaneatus Circularis datum die 17 currentis mensis N. 7785/417 — exa-minatum fuisse hodie in scientia Matheseos purae, quae prae-scribitur pro secundo semestri primi anni studii Philosophici; eumque in solvendis problematibus, et in theorematibus pro-positis demonstrandis se ita gessisse, ut inter Eminentes re-censeri jure mereatur. In quorum fidem etc. Datum Goritiae ex hoc C. R. scientiarum Lyceo die 24 Decembris 1818 gesehen Ludovicus Pittoni Anton Freyherr von Lago, Pub.s Math. Profr Pr.s k. k. Kämmerer und Gubernialrath, als Stellvertreter des noch nicht ernannten Direktors der philosophischen Ego infrascriptus attestor, Dnum Franciscum Leopoldum Savio, a me juxta Decretum hujus Cs. Reg. Officii circularis de dato 17 curr: Decembris N. 7785/417 inhaerens Decreto Excelsi Gubernii dat: 17 9bris proxime elapsi N." 23620 ex Philosophia Theoretica sccundi semestris examinatum, Praesidente ipso Ill.mo Dno capitaneo circulari Bar. de Lago, et Tentamen adeo egregie sustinuisse, ut Primam dassem cum Eminentia prome-ritus sit. Mores vero, quod attinet, legibus accademicis, et Re-ügioni omnino conformes semper exhibuit. jn quoram fidem Goritiae in Caes. Reg. Lycaeo die 24 Decembris 1818. Studien. gesehen Antonius Peteani mp. Philosophiae Theoreticae et Practicae Professor Prov. Anton Frey herr von Lago, k. k. Kämmerer und Gubernialrath, als Stellvertreter des noch nicht ernannten Direktors der philosophischen Studien. ■ : . Schulnachrichten zusammengestellt vom Direktor. I. Der Lehrkörper. 1.) Veränderungen im Lehrkörper. a.) In der Direktion : Mit Allerhöchster Entschließung vom 12. November 1911 (intimiert laut Erl. des k. k. Min. f. Kultus u. Unterr. vom 23. XI. 1911, Z. 44495) geruhte Seine Majestät, den Direktor des Staatsgymnasiums in Görz, Dr. Josef Tominšek, zum Direktor des Staatsgymnasiums in Marburg zu ernennen. Gleichzeitig wurde ihm auf Grund des Erlasses der küstenländischen Statthalterei vom 29. Nov. 1911, Z. Pr. 1820/1-11, für seinen selbstlosen Eifer und für die wirksame Förderung des Görzer Gymnasiums der wärmste Dank ausgesprochen. — Zu Ehren des scheidenden Direktors veranstaltete der Lehrkörper eine Abschiedsfeier im Hotel Südbahn, wobei das besonders innige Verhältnis, das den Direktor und die Lehrer der Anstalt verband, zum Ausdrucke kam. Als äußerliches Zeichen dieser Verbindung wurde dem Direktor ein Ring mit der Inschrift: »rectori sodales“ überreicht. Mit Allerhöchster Entschließung vom 12. XI. 1911 (intimiert 'aut Erl. des k. k. Ministeriums für Kultus u. Unterricht vom 23. Nov, Z. 444.95) wurde dem Schulrate Dr. Johann Bezjak, bisherigem Direktor am II. Staatsgymnasium in Laibach, die ^irektorstelle am Staatsgymnasium in Görz und gleichzeitig taxfrei der Titel eines Regierungsrates huldvollst verliehen. Der leuernannte Direktor trat seinen Dienst am 3. Dezember 1911 an. /;.) Aus dem Lehrkörper schieden : Der supplierende Gymnasiallehrer Rudolf Ccrquenik, dem mit Erlaß des Ministeriums für Kultus und Unterricht vom 14. XI. 1911, Z. 43086 eine Hauptlehrerstelle an der k. k. Lehrerbildungsanstalt in Gradiška verliehen wurde (intim. L. S. R. v. 23. XI. 11, GS 797—11) U|id der supplierende Gymnasiallehrer Michael Presl, der zum 'virkl. Lehrer an der Staatsgewerbeschule in Laibach ernannt "'Urde. (Ministerium f. öffentl. Arbeiten v. 6. X. 1911, Z. 642— *XI b.) c.) In den Lehrkörper traten ein: Dr. Eduard Dolinšek, supplierender Gymnasiallehrer am Staatsgymnasium in Marburg, dem eine wirkliche Lehrstelle am Staalsgymnasium in Görz verliehen wurde (K. U. M. v. 31. VIII. 1911, Z. 56"64, intim. GS. 574/11 v. 5. IX. 1911) und des ehemalige Supplent Dr Rudolf von Ritter-Zdhony, laut Erl. der Min. f. K. u. U. vom 29. VIII. 1911, Z. 31833, (GS. 506-11, ddto 7/IX 11) zum wirklichen Lehrer am Staatsgymnasium in Görz ernannt. Ferner als supplierende Lehrer: Wratislaw hhail, Michael Steblovnik, Matthias Rauter und Dr. Peter Šorli, alle mit Erlaß des Landesschulrates vom 7. X. 1911, GS. 596/1 —11 An Stelle der ernannten Gymnasiallehrer Rudolf Cerquenik und Michael Presl die s. Lehrer Dr. Johann Bresca von der k. k. Lehrerbildungsanstalt in Gradiška (L. S. R. 16. XII. 1911, ZI. 596/12—11) und Dr. Franz Čadež vom II. Staatsgymnasium in Laibach (L. S. R. 5. XII. 1911, GS. 745/1-11). Als Nebenlehrer für den Gesang in den italienischen Parallelklassen der Volksschullehrer Marzell Bombig (L. S. R. 7. X. 1911, GS. 596 1—11). d.) Beförderungen : Der Minister f. K. u. U. hat die Professoren der VIII. Rgkl., Karl Loitlesberger und Alois Stockmair, mit Erl. v 15. XII. 1911, Z 41317, bezw. mit Erl. v. 15. III. 1912, Z. 10044, in die VII. Rangsklasse befördert. Definitiv im Lehramte bestätigt unter Zuerkennung des Titels „k. k. Professor“ wurden die bisherigen wirklichen Gymnasiallehrer Dr. Josef Friedrich Müllner (L. S. R. 4 XII. 1911, GS. 816—11), Alois Pfeifauf (L. S. R. 23 XII. 1911, GS. 873—11) und Josef Motz (L. S. R. 12. I. 1912, GS. 567/4-11). e.) Beurlaubungen : Krankheitshalber wurden beurlaubt: 1.) Dr. Josef Müllner für die Dauer des I. Semesters (Min. f. K. U. 4. XII. 1911, Z. 49799) und des II. Semesters (Min. 14. II. 1912, Z. 5023). 2.) Dr. Karl Ozvald für die Zeit vom 11. XII. 1911 bis zum Schlüsse des Schuljahres (Min. Erl. 12. II. 1912, Z. 5174). /.) Probekandidat: Laut Erlasses des k k. Landesschulrates vom 31. III. 1912, Gl. 156/1, wurde der absolv. Lehramtskandidat Franz Devetak der Anstalt als Probekandidat zugewiesen und laut Erl vom 8. April 1912, G. S. 156/2, unter die fachmännische Leitung des Professors Dr. Josef Pavlin gestellt. 2.) Status des Lehrkörpers am Schlüsse des Schuljahres 1911/12. a.) Direktor: Dr. Oohann Bezjak, k. k. Regierungsrat. b.) Professoren und wirkliche Lehrer. ZI. Name und Charakter Klassen- vorst. Lehrfach und Klasse Wöch. Stunden 1. Dr. Eduard Dolinšek, k. k. wirkt. Lehrer, Kustos d. Programmen-sammlung I.f Latein in l.f, VlK.b ; Slowenisch in I.f u. im Sprachkurs 19 2. Alois Fogar, k. k. wirklicher Religionslehrer Religion >n I.c, l.d, II.a, ll.c, III.a, lV.a, V.a. Vl.a, Vl.b, VH.a, Vlll.a, Exorte im Obergymnasium u.fiir die ital. Parallelklassen 22 4- 4 3. Dr. Leo Hornung, k. k. Professor und Direktionsadjunkt II.a Latein in Il.a; Deutsch in Il.a, III.a, IV.a, Vl.a, Vll.a 23 4. Andreas Ipavec, k. k. Professor, Kustos der slow. Schülerb. 11.d Latein in 11.d; Slowenisch in II.d; Griechisch in Ill.a u. VII.b 20 5. Dr. Oswald Kreisel, k. k. Professor Vl.a Latein in Vl.a, VII a; Griechisch in Vl.a und Vlll.a 21 6. Karl Loitlesberger, k. k. Prof. d. VII. Rgkl., Kustos d. naturh. Kabi-nettes — Mathematik in IV.a; Naturge-schischte in IV.a, IV.b, V.a, V.b 15 7. Martin Mastnak, k. k. Professor, Kustos der Zeitschriften-satnmlung IV.b Latein in IV.b; Griechisch in IV.b. VIII.b; Slowenisch in 111 c; Slowen. Freikurs 20 ZI. Name und Charakter Klassen- vorst. Lehrfach und Klasse * . Wöch. Stunden 8. Josef Motz k. k. Professor, Kustos des physikalischen Ka-binettes VHI.a Mathematik in V.a. Vl.a, VILa, VIILa; Physik in Vll.a, VIH.a (18) 19 9. Dr. Josef Müllner, k. k. Professor — beurlaubt — 10. Franz Orešec, k. k. Prof., Leiter der V orbereitungsklasse — Deutsch, Rechnen, Schreiben 20 11. Dr. Karl Ozvald, k. k. Prof. d. VIII. Rgkl- VII b Slowenisch in VI.b, VII.b, VIILb; Propädeutik in VILb, VIILa u. VIII.b seit dem 11. XII. 1911 krankheitshalber beurlaubt 15 12. Dr. Josef Pavlin, k. k. wirklicher Lehrer, Verwalter des Untersttitzungsfondes VIII Mathematik in I.d, II.d, VII.b, VIII.b; Physik in VILb u. VIII.b 18 (19) 13. Josef Peschek, k. k. wirklicher Lehrer, La Latein in La; Deutsch in La, VIILa, Vlil.b; seit dem II. Sem. auch in V.a 18 im II. S. 21 14. Alois Pfeifauf, k. k. Professor 111.b Latein in III.b u. VII b; Griechisch in 111.b 16 15. Dr. Georg Pitacco, k. k. Professor lV.a Latein in IV.a; Italienisch in IV.a Vl.a, VIILa; Deutsch in I.d 20 16. Dr. Rudolf von Ritter-Zähony, k. k. wirkt. Lehrer — Mathematik in La, IV.b ; Naturgeschichte in La, II.a, Vl.a, Vl.b; Physik in III.b u III.c; im II. Sem. Math. Il.a statt in IV.b 18 17. Dr. Richard von Schubert-Soldern, k. k. Prof. d. Vlll. Rgkl.; Leiter der k. k. Studienbibliothek; a. o. Professor der Universität Leipzig i. R. — Geographie it. Geschichte in II.b und VIII.b; Propädeutik in VILa 10 (9) 18. Alois Stockmair, k. k. Professor der VII. Rgkl. VII.a Latein in V.a, VIILa'; Griechisch in VILa 15 zi. Name und Charakter Klassen- vorst. Lehrfach und Klasse Wöch. Stunden 19. Dr. Lorenz Tretter, k. k. Professor VI.b Latein in VI.b: Griechisch in V.a, V.a, VI.b u. seit dem 11. XII. auch Prop. in VII.b 22 20. Emil Turus, k. k. Professor II. c Latein in II.c; Deutsch in II.c; Italienisch in II.c V.a, VII.a 21 21. Franz Xav. Zimmermann, k. k. Professor, Kustos der Lehrerbibliothek III.c Latein in III.c: Deutsch in III.c, III.b, V.a, VI.b; im II. Sem. fällt die V.a weg. (18) 15 c.) Supplierende Gymnasiallehrer. 22. Dr. Peter Bonne, k. k. suppl. Gymnasiallehrer I.d Latein in I.d, Italienisch in I.d, III.a, Griechisch in III.c 18 23. Dr. Johann Bratina, Praktikant an der k. k. Studienbibliothek — Slowenisch in Il.b und III.b V.b, seit dem 11. XII. auch IV.b (10) 24 Dr. Johann Bresca, k. k. suppl. Gymnasiallehrer — Mathematik in l.c; Naturgeschichte in I.b. I.c, I.d, Il.b, II.c; Italienisch in I.a und im Freikurs seit dem 1. XII. 21 25. Rudolf Cerquenik, k k. suppl. Gymnasiallehrer — Bis zum 30. XI. dieselben Stunden wie Bresca 21 26. Dr. Franz Čadež, k. k. suppl. Gymnasiallehrer — Mathematik in I.e, Il.a, III.b, III.c, V.b; Geographie in I.a; Schreiben in I.a, I.b, Le, u. I.f. Seit dem 1. XL 1912 Im II. Sem. M. statt in Il.a in IV.b 24 27. Bruno Grignaschi, k. k. suppl. Gymnasiallehrer III.a Mathematik in I.b I.d, II.c, III.a VI.b; Italienisch in III.c; Physik in Ili.a 20 i 28. Wratislaw Khail, k. k. suppl. Gymnasiallehrer -- Geographie in 1b; Geschichte u. Geographie in IILa. lll.c, IV.a, V.b, Vll.a 21 j ZI. Name und Charakter Klassen- vorst. Lehrfach und Klasse Wöch. Stunden 29. Dr. Erwin Klein, k. k. suppl. Gymnasiallehrer II.b Latein in Il.b; Deutsch in II.b, IV.b, V.b, VII.b; seit dem 11. XII. auch Propädeutik in Vlll.a u. VIII.b 20 -f 4 30. Artur Naglig, k. k. suppl. Gymnasiallehrer, Kustos der ital. Schülerbibi., Leiter der Jugendspiele I.c Latein in l.c; Deutsch in I.c; Italienisch in I.c, Il.a und im Sprachkurs, Schreiben in I.c u. I.d 24 31. Rudolf PelHs, k. k. suppl. Gymnasiallehrer, Kustos des geographischen Kabinettes V.a Geogr, in I.c, I.d; Geographie u. Geschichte in il.a, II.c V.a, VI.b, VIII.a (25) 24 32. Ftanz Povšič, k. k. suppl. Gymnasiallehrer V.b Latein in V.b; Deutsch in I.f u II.d; Griechisch in V.b 21 33. Michael Piesl, k. k. suppl. Gymnasiallehrer — bis zum 30. X. dasselbe wie Čadež 24 34. Karl Prijatelj, k. k. suppl. Gymnasiallehrer — Geographie in I.e, I.f; Geographie und Geschichte in II.d, III.b, IV b. VI.a, Vll.b 24 35. Matthias Rauter, k. k. suppl. Gymnasiallehrer I.e Latein in I.e u. III.a; Deutsch in I.e,; Slowenisch in I.e 21 36. Michael Steblovnik, k. k. suppl. Gymnasiallehrer I.b Latein in I.b, Deutsch in I.b; Slowenisch in I. (a u, b) u. vom 11. XII. statt IV.b. in Vl.b, Vll.b u. VIII b (19) 25 37. Dr. Peter Šorli, k. k. suppl. Religionslehrer — Religion in der Vorbereitungsklasse, in I.b, Naturgeschichte I.e u I.f 8 38. Johann Tabaj, k. k. suppl. Religionslehrer — Religion in I.a, I.d, I.e, Il.b, II.d, III.b. Ill.c IV.b. V.b, Vll.b, Vlil b 1 Exhorte im Untergymn. und 1 f. d. slow. Parallelklassen 22 4- 4 d.) Nebenlehrer (für obligate Fächer). ZI. 39. 40. Name und Charakter Klassen- vorst. Lehrfach und Klasse Wöch. Stunden Rudolf Lavrenčič, k. k. provisorischer Haupt-lehrei an der L. B. A. — Naturgeschichte in II d 2 Johann Cossar, Assistent an der k. k. Staatsrealschule — Zeichnen in l.c, I.d, II.c 6 41. Otto Coos, Bürgerschullehrer e) Für .mob Turnen in l.c, I.d u. II.c, seit 1. V. der Volksschullehrer Guido Bombig ligate Fächer. 3 ZI. Name und Charakter Lehrfach und Klasse Wöch. Stunden 1. Marzell Bombig Gesang in l.c, I.d, ll.c 2 2 Rudolf Cerquenlk, k. k. suppl. Lehrer Italienischer Freikurs, seit dem 1. XII. Bresca 2 3. Dr. Eduard Dolinšek, k. k w. Lehrer Slowen. Sprachkurs 3 4. Anton Ovaiz, k. k. Hauptlehrer an der L. B. A. Zeichnen I. u. II. Kurs 4 5. Martin Mastnak, k. k. Professor Slowenischer Freikurs 2 G. Johann Mercina, k. k. Übungsschullehrer Gesang in I.e, I.f u. Il.d 2 7. Artur Naglig, k. k suppl. Lehrer Italienischer Sprachkurs 3 8. Josef Peschek, k. k. wirkl. Lehrer Gesang in der Stammanstalt 4 9. Adolf Schaup, k. k. Turnlehrer an der L. B. A. Turnen 6 Kurse 12 ZI. Name und Charakter Lehrfach und Klasse Wöch. Stunden 10. Dr. Lorenz Tretter, k. k. Professor Stenographie, 2 Kurse 4 11. Johann Žnidarčič, Assistent an der k. k. Zeichnen in I.e, l.f in 11.d, 2 Kurse 4 Staatsrealschule K. k. Schuldiener: Johann Tomsig. i. Aushilfsdiener: Andreas Flais. Dienerin in der Gymnisial-Filiale: Maria Goldnerkreuz. II. Aushilfsdiener: Stephan Močilnik. II. Lehrverfassung. 1.) Obligate Unterrichtsgegenstände. a.) Stammklassen mit deutscher Unterrichtsprache. Die Lehrverfassung entsprach in diesen Klassen im wesentlichen dem Normallehrplane für Gymnasien vom 20. März 1909, soweit er derzeit in Wirksamkeit zu treten hatte. Einen Einblick in denselben gewährt nachstehende Stundenübersicht. LEHRGEGENSTÄNDE I. II. III. IV. V. VI. VII VIII. Summe Religionslehre .... ! 2 2 2 r* 2 2 2 2 2 16 Unterrichtssprache. . . 4 4 3 3 2 3 3 3 20 Lateinische Sprache . . 8 7 6 6 6 6 5 5 49 Griechische Sprache . — — 5 4 5 5 4 5 28 Italienische Sprache . . 4 4 3 3 3 3 3 3 26 Slowenische Sprache. . 4 4 3 3 3 3 3 3 26 Geschichte . . . . t i — 2 2 2 3 4 3 I. Sem.4 i II. Sem.3 20 (19) Geographie . \ 2 2 2 2 1 — — - 1 9 Mathematik 3 3 3 3 3 3 3 2 23 Naturgeschichte .... 2 2 -1 — 3 2 — 9 Physik und Chemie . . — — 2J 3 - — 4 I. Sem. 31 II. Sein. 1 12 (13) Philosoph. Propädeutik . — — — — — 2 2 J 4 Schreiben ...... 1 — — — — 1 Summe . 30 30 31 31 32 31 32 30 241 Zeichnen u. Turnen blieben mangels eines eigenen Zeichen- und Turnsaales unobligat. b.) Parallelklassen mit italienischer Unterrichtssprache. (Min. Erl. v. 15. IX. 10. Z. 2734). (Realgymnasiale Abt.) Der Lehrplan ist folgender: I. c u I.d: Relig : 2 Stunden, Lat : 6 St., Ital : 4 St., Deutsch: 5 St., Geogr.: 2 St., Math.: 3 St. Naturg.: 2 St., Zeichnen (obligat) 2 St., Turnen (obligat) 2 St, In der 11. c kommen noch 2 Stunden Geschichte dazu. c.) Parallelklassen mit slowenischer Unterrichtssprache. (Min. Erl. v. 15 IX, 10, Z. 2734). (Human.-gymn. Abt) Le u. l.f: Rel.; 2 St., Lat.: 7 St., Slow.: 4 St., Deutsch: 5 St., Geogr.: 2 St., Math.: 3 St., Naturg : 2 St. In der II. d außerdem noch 2 Stunden Geschichte. Anmerkung: Für die Folgezeit hat das Ministerium für Kultus und Unterricht mit Erl. vom 20. April 1911, ZI 11162, (intimiert mit Statthaltereierlaß ddto Triest 27. April 1911, VI. 364/20-09) Nachstehendes angeordnet: Für alle Schüler italienischer, beziehungsweise slowenischer Muttersprache an den Staatsgymnasien mit deutscher Unterrichtssprache in Pola und Triest und am Staatsgymnasium in Görz (die nicht deutschen Parallelklassen ausgenommen) bildet vom Schuljahre 1911/12 angefangen das Italienische, beziehungsweise S lo w e n i -sehe ausnahmslos einen unbedingt obligaten Lehrgegenstand für alle Klassen des Gymnasiums. An dem obligaten Unterrichte in den genannten Landessprachen können auch Schüler anderer Muttersprache teilnehmen, jedoch nur dann, wenn sie der betreffenden Sprache mächtig sind und durch eine Aufnahmsprüfung die für den erfolgreichen Unterricht in der betreffenden Landessprache notwendigen Kenntnisse nachgewiesen haben. Auch für diese Schüler übt die Note aus der Landessprache Einfluß auf die allgemeine Zeugnisklasse nach der günstigen ebenso wie nach der ungünstigen Seite aus. Doch sind diese Schüler zur Teilnahme an dem gedachten Unterrichte nur für das Schuljahr verpflichtet, für welches die Anmeldung, beziehungsweise Aufnahme erfolgte. Für Schüler, welche den Unterricht in einer Landessprache besuchen wollen, ohne hiezu auf Grund ihrer Zugehörigkeit zur betreffenden Nationalität verpflichtet zu sein, beziehungsweise für solche, die dem obiigaten Unterrichte in dieser Landessprache nicht mit Erfolg folgen können, sind zum Zwecke der Erlernung der italienischen, beziehungsweise slowenischen Sprache Freikurse eingerichtet worden. 2.) Freie Gegenstände. Vorbemerkung. Auf den Besuch und Betrieb des Zeichnens und Turnens übt einen sehr hemmenden Einfluß der Umstand, daß die Anstalt weder einen eigenen Zeichen-noch Turnsaal besitzt, sondern die betreffenden Räume der Lehrerinnenbildungsanstalt mitbenützt. 1.) Italienische Sprache, a.) Der aufsteigende neue Kurs für Anfänger, dreistündig. Teilnehmerzahl am Ende des Schuljahres : 45 (40 von der 11. Gymn. Kl., 5 von der II. Realsch. Kl.) Durchgenommener Lehrstoff: Nach Baroni-Segatini, Lehr- und Lesebuch der ital. Sprache, I. Teil. Lektion 1-26. Mündliche u. schriftliche Übungen u. Übersetzungen ; dazu noch Sprechübungen im Anschluß an Walthers Bilder zum Anschauungsunterricht I.“ ^ Naglig b.) Der alte Kurs (zweistündig'. Dieser zerfiel bis Ostern in 2 Abteilungen; die erste zählte 41 Teilnehmer (31 vom Gymn., 10 von der Realschule), die zweite 26 Teilnehmer (23 vom Gymn., 3 von der Realschule). Wegen Mangels an Bedeckung wurde die erste Abteilung nicht genehmigt und daher zu Ostern aufgelassen. Ir. der zweiten Abteilung wurde der Lehrstoff nach dem Lehr- und Lesebuche von Boerner u. Lovera beendet. „ „ Dr. Bresca. 2.) Slowenische Sprache, a.) Der aufsteigende Kurs für An- fänger (neu kreiert, dreistündig). Teilnehmerzahl am Ende des Schuljahres 19. Durchgenommener Lehrstoff: Die Deklination des Substantivs u. Adjektivs. Verbum: Praesens u. Fut. Opt. praes., Verba reflexiva, heißen u. d. deutsche „man“, kdo u. kaj?; ta, ta, to; kateri, katera, katero (ki); Praepos. mit d. Lokal u. Instrumental, mit d. Akkusativ u. Dativ, mit d. Genitiv; besitzanzeigende Adjektiva statt des bloßen Genetivs, Steigerung d. Adjektivs u. Deklin, d. gesteigerten Adjektivs. Dr. Jak. Sket: Slovenisches Sprach- u. Übungsbuch Lektion 1—35. ~ v , b Dr. Ed. Dohnsck. b) Der alte Kurs (zweistündig). Dieser zerfiel bis Ostern in II. Abteilungen; die erste zählte 25 (14 vom Gymn., 11 von der Realschule), die zweite am Ende des Schuljahres 14 Teilnehmer. Wegen Mangels an Bedeckung wurde die I. Abteilung nicht genehmigt und daher zu Ostern aufgelassen. In der II Abt. wurde der Lehrstoff nach dem Sprach- u. Übungsbuche von Sket beendet. Martin Mastnak. 3.) Stenographie I. Kurs. In zwei Pcrallelabteilungen je 2 Wochenstunden: Die Korrespondenzschrift. Schreib- und Le-seübungen. Lehrbuch von E. Kramsall. Zahl der eingeschriebenen Schüler: im I. Sem. 106, im II. Sem. 80. Außerdem wurde in der Zeit vom 1. Oktober bis Ende April für solche Schüler, welche den II. Kurs schon mit gutem Erfolge absolviert hatten, ein Fortbildungskurs in je einer Wochenstunde abgehalten. Zahl, der Teilnehmer 6 Realschüler, 6 Gymnasiasten. pr ^ jrener 4) Freihandzeichnen, a.) An der deutschen Anstalt. Es umfaßte 2 Abteilungen zu je 2 Stunden. I. Kurs 23 Schüler; II. Kurs 27 Schüler. Zeichnen nach der Natur: Blattwerk und Frucht, Kuvert, Feder, Schnecke, Muschel, Blume; perspektivisches Zeichnen (Gebrauchsgegenstände); Stilleben, Frucht- und Blumenstücke, Landschaft, Gesichtsund Kopf-Studien mit Stift und Farbe. Gvaiz b.) An der slowenischen Abteilung. Unterrichtet wurde in zwei Abteilungen zu je 2 Stunden wöchentlich. Im I. Kurse waren aus der I.e 13 Schüler und 3 Schülerinnen; aus der I. f 20 Schüler und 2 Schülerinnen. Im II. Kurse waren insgesamt 15 Schüler und 2 Schülerinnen, alle aus der II. d Durchgenommener Lehrstoff: Im I. K. anfangs gemeinsamer Unterricht von der Tafel aus; u. zw. Alfabet in Lapidarschrift, Flächenfüllungen (Zeichnen und Malen klassischer und moderner Ornamente verschiedener Stilarten. Dann Einzelunterricht nach Vorlagen : „Künstlerische Vereinfachung der Natur“. Entwickeln von Ornamenten durch Reihungen der vereinfachten Naturformen. Zeichnen und Malen von gepreßten und freien verschiedenförmigen Pflanzenblättern sowie Vogelfedern. Zum Schlüsse: Elemente der Perspektive (Quadrat, Rechteck, Kreis). Im II. K. Elemente der Perspektive (Studien an eckigen und runden Körpern) Zeichnen und Malen von Haus-, Hof-, Garten-Gebrauchsgegenständen zu Stilleben zusammengestellt. Zum Schlüsse: Malen von größeren Gruppen solcher Gebrauchs-gcgenstände in Verbindung mit Pflanzen, Blumen und Früchten in verschiedenen Techniken. Johann Žnidarčič. Anm. Das Zeichnen in den italienischen Parallelklassen ist obligat. 5.) Turnen. I. e, f, Gymnasialklasse (mit slowenischer Unterrichtssprache) : der nach dem Lehrplan für Gymnasien, Realgymnasien und Realschulen (Verordnung des k. k. Min. für K. u. U. vom 27. Juni 1911, Z. 25.681) für die 1. Klasse vorgeschriebene Lehrstoff. — II. d Gymnasialklasse (mit slowenischer Unterrichtssprache): der nach dem obgenannten Lehrpläne für die II. Klasse vorgeschriebene Lehrstoff. — I. Kurs (mit deutscher Unterrichtssprache) : der nach genanntem Lehrpläne für die I. und II. Klasse vorgeschriebene Lehrstoff nach Auswahl. — II. Kurs (mit deutscher Unterrichtssprache): der nach dem Lehrpläne für die III. und IV. Klasse vorgeschriebene Lehrstoff nach Auswahl. — III. Kurs (mit deutscher Unterrichtssprache) : der für die V., VI., VII. und VIII. Klasse vorgeschriebene Lehrstoff nach Auswahl. Der Besuch ist aus folgender Tabelle (nach dem Stande am Schluß des II. Sem.) ersichtlich: Gymna-i »lal- IS Paraleli-“- I. 11. 111. IV. V. VI. VII. VIII. cö ►a S ca Stunden- anzahl a b e f a b d a b c a b a b a b a b a b I. Kurs 8 15 1 21 20 | 2 — - — 1 - - — — - — — — - 67 2+ 2 +2 II. Kurs _ — 4 16 14 4 4 2 - 5 1 — - - — •- - - 50 2 + 2 III. Kurs — — — - — — II J - 5 3 3 2 - 4 1 — 4 1 23 2 Gesamtzahl 8 1521 j 20 6 16 14 4 4 3 5 8 4 3 4 1 — 4 1 140 12 A. Schaup. Anm. In den italien. Parallelklassen ist das Turnen obligat. K. k. Staatsgymnasium in Görz. III. Lehrbücherverzeichnis für das Schuljahr 1912-1913. Klasse i ' “ Religion Latein Griechisch Deutsch Italienisch Slowenisch Geschichte u. Geographie Mathematik Naturgeschichte u. Naturlehre * (deutsch) II catechismo grande Großer Katechismus Veliki katekizem Scheindler, Lat. Elementarbuch (Tempsky) 1.) Bauer-Streinz, Deutsches Lesebuch I. Bd. 2.) Willomitzer-Tschinkel, Sprachlehre, nur 13. Aufl. I 1.) Nuovo libro dilet-tura I. 2.) Curto, Grammatica italiana 1.) Sket-Wester, Čitanka I., 4. Aufl. 2.) Sket, Slovnica, nur von 9. Aufl. Heiderich, Schulgeo-graphie, 1, 3. Aufl. Kozenn, Schulatlas 1.) Hočevar, Arithme- j tik f. d. Unterstufe, : 7 Aufl. 2.) Hočevar, Geometrie, f. d. Unterstufe, 9. Aufl. Pokorny-Latzel, Na- turg d. Tierreiches, 26. Aufl. Beck, Pflanzenreich, 3. Aufl. II (deutsch) Vogt, 11 culto catto- ! lico Zetter, Liturgik Kavčič, Katoliška li-turgika 1.)„Scheindler, Latein Übungsbuch 11. Teil (Tempsky) 2.) Scheindler-Kauer, Lat. Grammatik, nur 8. Aufl. 1.) Bauer-Streinz, Deutsches Lesebuch II. Bd. 2.) Willomitzer-Tschinkel, wie in I.a 1.) Nuovo libro di let-ture II. 2.) Curto, Grammatica italiana 1.) Sket Wester, II. 2.) Wie in I Wie in I Atlas Kozenn wie in I a u. Putzger, Hist. Schulatlas Gindely-Würfel, Geschichte, I. Teil, 15 Aufl. Wie in I a Wie in I a III (deutsch) Deimel, Altes Testament (Pichler), 3. Aufl. 1.) Korkisch-Vetter, Lateinisches Lesebuch 1. Teil 2.) Scheindler III. Teil 3.) 2.) in der II. Kl. 1.) Curtius-Hartel, Gr. Grammatik, bearb. von Weigel (zulässig auch die kurzgefaßte Ausgabe) 2,) Elementarbuch von Schenkel-Weigel 1 ) Bauer-Streinz, Deutsches Lesebuch, III. Bd. 2.) Grammatik wie in I. a 1.) Nuovo libro di let-ture III. 2.) Curto, wie in I a 1.) Sket-Wester, Čitanka, III nur 2. Aufl. 2.) Slovnica, wie in I j Heiderich, Österreich. Schulgeogr., II. Teil, 3. Aufl. 1910 Gindely Würfel, Lehrbuch d Geschichte, II. Teil, 15. Aufl. Schubert-Schmidt, Histor. Atlas 1) u. 2.) wie in II a Rosenberg, Physik f. d. Unterkl., hur 3. Aufl. (unter Vorbehalt d. Appr.) IV Deimel, Neues Testament (Pichler) 1.) Pramer - Kappelmacher, Caesar de bello Gallico (Tempsky) 2.) Nahrhaft - Ziwsa, Lat. Übungsbuch IV. Teil 3.) Grammatik wie in III. Wie in III 1.) Bauer-Streinz, Deutsches Lesebuch IV. Bd. 2) Willomitzer-Tschinkel, wie in I a 1.) Nuovo libro di let-ture IV. 2.) Curto, wie in Ia 1.) Sket-Wester, IV., 1. Aufl. 2.) Wie oben Heiderich, III. Teil Gindely-Würfel, III Teil, 13 Aufl. Hist. Atlas wie in III a 1) Hočevar, Arithmetik, f. d. Mittelstufe, 2.) Hočevar, Geometrie, f. d. Mittelstufe, 7. Aufl. wie in Ill.a Ficker, Leitfaden der Mineralogie, 4. Aufl. V Rauschen, Lehrbuch d. kathol. Religion I. Teil, 4. Aufl. 1.) Goldbacher, wie in III. 2.) Sedlmayerr Scheindler Übungsbuch, nur 5. Aufl. 3.) Ovid. Carmina, ed. Golling 4.) Livius Auswahl v. Endt-Kucsko 1.) Grammatik und Übungsbuch wie in 111 2.) Schenkt, Chrestomathie aus Xeno-phon, 14. Aufl. 3.) Homer, Ilias, von Christ Bauer-Jelinek etc. a.) Deutsches Lesebuch, V. Bd., Ausg. für Gymnasien, nur 2. Auil. b.) — Leitfaden der Litg., 1. Teil 1.) Prose e poesie dei secoli XIII e XIV (Chizzola) 2.) Vidossich, Com-pendio di lett. 3.) Cetto, Raccolta di prose Sket, Slovenska čitanka, V. und VI., 3. Aufl. Heiderich, Österreich. Schulgeographie, IV. Teil Bauer, Geschichte d. Altertums 1) Hočevar, Arithmetik 2.) Hočevar, Geometrie, wie in IV. 1,) Schmeil - Scholz Botanik 2.) Scharizer, Lehrb. d. Min. u. Geologie, 7. Aufl u. die früheren (Tempsky) VI Wappler, Lehrbuch d. kathol. Religion, 11. Teil 1.) Sallust, Bellum Catil., ed. Scheindler 2. Aufl. 2) Cicero in Catili-nam, ed. Nohl, 3. Aufl. 3.) Vergil, Aeneis, ed. Klouček, 6. Aufl. 4.) Übungsbuch und Grammatik wie in V 1.) Xenophon wie inV 2.) Homer wie in V 3.) Herodot, Auswahl von Scheindler, I. Text 4.) Plutarch, Auswahl, Schickinger, I. Teil Jelinek-Streinz, a.) Deutsches Lesebuch, VI. Bd. b.) Leitfaden, 11. Teil j Briani-Bertagnolli, 1.) Prose e poesie dei sec. XV e XVI 2.) Wie in V 3.) Wie in V Wie in V Wie in V Woynar, Geschichte des Mittelalters (T empsky) Močnik, Arithmetik u. Algebra. Oberstufe, nur 31. Aufl. Močnik-Spielmann, Geometrie, Oberst., nur 26. Aufl. Adam, Logarithmen Schmeil-Scholz, Zoologie VII Wappler, Lehrbuch d. kathol. Religion, III. Teil Cicero, 1.) pro MHone 2.) pro Archia 3.) pro imp. Cn. Pomp. 4.) Auswahl a. d. philosophischen Schriften von Schiehe 5.) Vergil, wie in V 6.) Biese, Auswahl aus den Elegikern 7.) Kukula, Briefe des Plinius 8 = 4.) in VI 1.) Wie in V 2.) Huemer, Chrestomathie aus Platon etc. (Fromme) 3.) Homers Odyssee (Christ) 4.) Demosthenes, v. Bottek (Holder) 1 Jelinek-Streinz, a.) Deutsches Lesebuch, VII. Bd. b.) Leitfaden 1.) Prose e poesie etc. (Monaunij 2.) u 3.) wie in V. 1 Sket, Slov. slovstvena čitanka, VII. u. VIII., 2. Aufl. Woynar, Neuzeit Wie in VI Rosenberg, Physik, ! Ausg. f. Gymn. nur | 5. Aufl. VIII Bader, Kirchengeschichte, 7. Aufl. 1.) (Weidner) Tacitus, historische Schriften 2.1 Keller-Häussner Horaz, Carmina 3.) Übungsbuch und Grammatik wie in V 1.) bis 4.) wie in VII 5.) Sophokles, Oedi-pus tyrannos Jelinek-Streinz, a.) Deutsches Lesebuch VIII. Bd. b.) Leitfaden, IV. Teil Antologia IV Wie in VII Zeehe-Heiderich-Grunzel, Vaterlandskunde, nur 3. Aufl. Wie in VI wie in VII. 1 t a 1 i< 3 n i s o bi e Parallelklassen. I 11 catechismo grande 1.) Steiner-Scheind-1er, Esercizi lat. I. 2.) Scheindler, Gram-matica 1.) Defant, Corso di lingua ted. I. 2.) Frisch-Rudolf, Lesebuch III. T. 1.) Nuovo libro di let-ture I. 2.) Turchi, Grammatica 1.) Gratzer, Testo di geografia I. 2.) Kozenn-Heiderich, Atlante 1.) Wallentin-Postet Aritmetica 2.) Hočevar, Geome-tria, 2. ed. Schmeil-Largaiolli 1.) Regno vegetale 2.) „ animale II Vogt, 11 culto catto-lico 1.) Steiner-Scheind-1er, Esercizi II. 2.) = 2.) in I. dto LJ Nuovo libro di let-ture II. 2.) Turchi, Gram. •> 1.) Gratzer, Testo parte I. e 11. 2.) = 2.) in I. 3.) Mayer, Manuale di storia I. 4.) Putzger, Atlante storico dto dto 111 Panholzer, Storia sa-cra, trad. Benetti 1-) Jülg, Esercizi per la IIL cl. 2.) Grammatica = in 1. 3.) Schmidt-Vettach, Cornelio Nipote e Rufo dto 1.) Nuovo libro di let-ture III. 2.) Gram. = in I. 1.) 2.) dto 3.) Mayer, trad. Reich, Manuale II. 4.) Atlante = II. 1.) Wallentin-Postet, Aritmetica II. 2.) Geometria = in I. Krist trad. Postet, Elementi di fisica Slow e n i s o h e Parallelklassen. I Veliki katekizem 1.) Pipenbacher, Lat. slovnica 2.) Pipenbacher, Lat. vadnica I. del. Končnik-Fon, Deutsches Lesebuch Bd. I 1.) Sket-Wester, Čitanka I. 4. Aufl. 2.) Sket, Slovnica nur v. 9 Aufl. an 1.) Pajk, Zemljepis I. del. 2.) Atlas v. Kozenn 1.) Matek-Peterlin, Aritmetika 2.) Mazi, Geometrija 1.) Macher, Pr. živalstva 2.) Macher, Pr. rastlinstva za niž. raz. II Kavčič, Katoliška li-turgika 1.) Pipenbacher, Lat. vadnica 11 del. 2.) Tominšek, Lat. slovnica dto 1.) Sket-Wester II. 2.) = 2.) in I. 1.) Bežek, Zemljepis 2.) Atlas = in I. 3.) Kaspret, Zgodovina starega veka 4.) Putzger, Hist. Atlas 1.J Matek = in I. 2.) Mazi, Geometrija II. dto III Karlin, Zgodovina božj razodetja v stari zavezi 1.) Pipenbacher, Lat. slovnica 2.) Pipenbacher, Lat. vadbe III. (unter Vorb. d. Appr.) 3.) Košan, Latinska čitanka 1.) Tominšek, Grška slovnica 2.) Tominšek, Grška vadnica Končnik-Fon, II. Teil (unter Vorbehalt d. Appr.) sonst Štritof, Lesebuch f. d. III. Kl. ' 1.) Sket, Slovenska čitanka III. 2.) = 2.) in I. 1.) 2.) 4.) = in II. 3.) Kaspret, Zgodovina srednjega veka 1.) Matek-Peterlin, = I. 2.) Mazi III. Senekovič, Fizika za spodnje razrede Vorb.- Klasse Veliki katekizem 1.) Schreiner, Deutsches Übungsbuch, l1. Teil 2.).— Deutsches Übungsbuch, III.Teil 3.) Willomitzer, wie in I a » Močnik, IV. Rechenbuch ' ' . - L ‘ - ■ - . ' . . ■ •" .1 : . . •! . M: . 'j r,ine. j 6.) Gesang, a.) Deutsche Abteilung. Diese umfaßte 2 Abteilungen zu je 2 Stunden mit 29-f-37 Schülern. 1. Abteilung : Theorie des Gesanges, einfachste Grundlagen der Harmonielehre, Treffübungen, Einübung von ein- bis dreistimmigen Liedern. 2. Abteilung: Einübung von Männerchoren und im 2. Semester zugleich mit der 1. Abteilung Einübung von gemischten Chören. Streifzüge durch die Theorie und Geschichte der Musik. Josef Pcschek. b.) Italienische Abteilung. 2 Stunden wöchentlich, 30 Schüler. Durchgenommener Lehrstoff: Theorie, Durskalen, Intervalle, Musikgeschichte, Lieder für die Messe. Marzell Bombig. c.) Slowenische Abteilung. 2 Stunden wöchentlich, 25 Schüler -f- 7 Schülerinnen. Theorie des Gesanges; Tref-übungen nach M. Bauers „Prima vista“; Einübung zweistimmiger Lieder nach H. Druzovič: „Pesmarica“, višja stopnja; Einübung zweistimmiger lat. Kirchengesänge. Johann Mercina. IV. Absolvierte Lektüre. 1.) Latein. III. a Klasse: Chrestomathie aus Nepos und Curtius von Golling — Nepos: I (Miltiades), II. (Themistocles). 111. (Aristides). Curtius: I, VI, VIII, IX, XIII, XV, XX, XXI, XXIII, XXV, XXIX, XXXVII, XXXVIII, XLII. III. b Klasse: Chrestomathie aus Nepos und Curtius von Golling. — Nepos: II (Themistocles), III (Aristides), IV (Cimon). Curtius: I, IV, V, VIII, XIII, XXIII, XLII. IV. a Klasse: Krieg mit den Helvetiern (Caes. I, 1-29). — Seekrieg gegen die Veneter (III, 7-19). — Feldzug gegen die Deutschen. — Obergang über den Rhein. — Landung in Britannien. (IV, 1-29). — Allgemeiner Aufstand der Gallier. — Sitten der Gallier (VI, 1-20). — Sitten der Deutschen (VI, 21-28). - Einzelne Episoden. IV.b Klasse: Caesar, De bello Gallico, I. Buch; — Buch IV, Kap. 1-36; Buch VI, Kap. 9-28. V. a Klasse: O vid, Die vier Weltalter, Deucalion u. Pyrrlia, Phaethon, Philemon u. Baucis, Orpheus u. Eurydice, Einnahme von Gabii, Selbstbiographie. Livius: I, 24 u. 25 (Horatier u. Curiatier). 53. u. 54 (Einnahme v. Gabii), III, 26-29 (L. Quinctius Cincinnatus), V, 35-49 (Einnahme Roms durch die Gallier), II, 40-57 (Schlacht bei Cannä). V.b Klasse: aus Caesar, I. Rheinübergang (Buch IV, 16-20) u. Erhebung Galliens, Vercingetorix (Buch VII, 1-13). O v i d, Die vier Weltalter, Deucalion und Pyrrlia, Phaethon, Perseus u. Atlas, Dädalus und Ikarus, Orpheus und Eurydike, Selbstbiographie. Livius, Buch XXI (Hannibals Übergang über die Alpen). VI. a Klasse: Sallust, bellum Catilinae; Cicero, 1. Catilinarische Rede; Vergil, Aeneis I. und II. VI. b Klasse: Sallust, Bell. Catilinae; Cicero, Or. in Cat. I.; Vergil, Aen. I, II. VII.aKlasse: C i c e r o, De imperio Cn. Pompei; pro Sexto Roscio Amerino ; Briefe des jüngeren P 1 i n i u s (ed. Kukula) 1., з., 4., 5., 8,9., 14., 15., 16., 28., 29., 58.; Vergil, Aeneis IV. und VI-; Einige ausgewählte Elegien von Tibull und Properz. VII.b Klasse: C i c e r o, De imperio Cn. Pompei; Pro Archia poeta ; Briefe des jüng. Plinius (Angabe von Kukula): I, II, IV, V, XII, XVIII, XX, XXII, XXV, XXXII, XXXVII, XL, XV11I, XLVI1I, LVIII; Vergil: Auswahl aus Aeneis IV, VI, XII. Privatlektüre: Baiec: Cicero, In L. Catil. (,1V.); Matelič und Zorn: Cicero, Lael. de am.; Skaza и. Abram: Cicero, Pro Rose. Amer.; Schwarz: Vergil, Aen. VII.; Žu-ran: Aen. IV 451-705; Kodnnač u. Rustja: Briefe des jüng. Plinius. VIII. a Klasse : Tacitus Ger m. 1-27; Historiae I, 1-46; Ann., kleinere Episoden. Horat. Car m. I, 1, 2. 3, 6, 10, 18, 24, 35, 37, 38; II, 3, 7, 13, 17; III, 1-5, 8, 9, 13, 21, 30, IV, 4; Ep od. 2, 13; Sat. I, 1, 6, 9 II 6; E p i s t. I, 2, 7, 17, II, 3. Vlü.b Klasse: Tacitus Germ. 1-27; Ann. II, 41-46; 53-55; 62-63; 69-83; 88; III, 1-7; IV, 1-9; XV, 60-65, 38-45; Horat Carm. I, 1, 3, 4, 7, 10, 11, 14, 18, 20, 21, 22, 38 : II, 3. 13, 14, 17. 18; III, 3. 6, 9, 13, 21, 23, 30; IV, 5, 6, 7. 15 und Carm. saec.; Epod. 13, 7; Sat. I, 1 u. 9; II, 6; E p i s t. 1,16, 19, 20; II, 4. 2.) Griechisch. V. a Klasse: Xenophons Anabasis. (Nach Schenkls Chrestomathie die Stücke N. I, II, III, V, VI a). Homers Ilias I u. II. V. b Klasse: Aus Xenophons Anabasis (Schenkls Chrestomathie) : B. I, 1 ; 2, 1-4; 4, 11-19; 5, 6, 7, 8, 9; B. II, 5. u. 6. Homers Ilias, Buch I. u. II. VI. a Klasse: Homer, Ilias: III., VI., VIL, IX„ X., XIX.; Xenophon, ’stjcofivtjiiov&viiuTcc I. (Verteidigung des Sokrates gegen seine Ankläger) Herodot, nach der Auswahl von S c h e in d 1 e r die Stücke: 1-9, 12, 14, 15, 31, der cap. 58-70 (Schlacht bei Platää) und 32, cap. 90-106 (Schlacht bei Mykale). VI. b Klasse: Homers I'ias, III, IV, V, VI, XVI, XVIII (teilweise). Herodot in Scheindlers Auswahl die Stücke : 1-9, 16-18, 20-22, 24; 25 und 26 teilweise. VII. a Klasse: Homer Odyss. I, 1-87, V, VI, VII, VIII (teilweise), IX, XIV, 1-3C0; das Übrige als Privatlektüre. Demosthenes, Kaca (Ihlinnov Platon, Apologie u. Kriton. VII b Klasse: Homer, Odyss. I., VI., VIII., IX., XIV., 1-408. Demosthenes, Kata (JhXimmv /. Platon, Apologie. Privatlektüre: Kobal: Hom., Odyss. II.-V., VII., X-XlII., XV.-XVIV., Demosthenes, II. phil. Rede. - Berlot: Demosth. I. olynth. R. - Zorn: II. olynth. R. — Matelič: II phil. R. -Rustja: iceqi tiQrtvrjg. — Gruden: einen größeren Abschnitt aus Platons Phaidon. —- Košiša: einen größeren Abschnitt aus Platons Symposion. VIII. a Klasse: 1. Sem. Platon: Apologie v. cap. 25 bis Schluß Kriton und ausgewählte Stücke aus der Chrestomathie von Dr. Kamillo Huemer. III, 1, 2, 3; IV. 1, 2; V. 1, 2 (teilweise) 4; VI. 1 u. 2. II. Sem. Sophokles: Elektra. Homer: Odyssee XVI. VIII. b Klasse: Platon: Kriton, Phaidon p. 61 E-69E, p. 82B-84B, p. 100 C-E, p. 115-118. Protagoras p. 352 Gor-gias, p. 522 C-527. Aristoteles: Politik IV, 11; Poetik, c. 6-10; c. 15. Sophokles: Elektra. H o m e r: Odyssee XIV. Privatlektüre: Dečko : Platon, Laches. Velikonja : Euripides, Medea. 3) Deutsch. Via Klasse: Shakespeare, Macbeth; L es sing, Minna v. Barnhelm, Emilia Galotti; Goethe, Götz v. Ber-lichingen, Egmont; Schiller, Die Räuber; Mörike, Mozart auf der Reise nach Prag. VI. b Klasse: Lessing, Emilia Galotti, Minna von Barnhelm; Goethe, Götz von Berlichingen; Schiller, Die Räuber; R. Wagner, Die Meistersinger von Nürnberg; O. v. Leitgeb, Das Gelübde. VII. a Klasse : Schiller, Fiesko, Kabale und Liebe, Don Carlos, Wallenstein, Maria Stuart, Jungfrau v. Orleans, Wilhelm Teil; Goethe, Iphigenie auf Tauris, Hermann u. Dorothea Tasso; Kleist, Der zerbrochene Krug; Grillparzer, König Ottokars Glück und Ende. VII. b Klasse: Schiller, Räuber, Fiesko, Kabale und Liebe, Don Carlos, Wallenstein, Maria Stuart, Jungfrau v. Orleans ; Goethe: Egniont, Iphigenie auf Tauris, Tasso, Hermann u. Dorothea; Kleist, Der zerbrochene Krug. VIII. a Klasse: Schiller, Wallenstein, Jungfrau von Orleans, Braut von Messina, Wilhelm Teil; Goethe, Hermann und Dorothea, Faust I.; Kleist, Prinz von Homburg; Grillparzer, Ahnfrau. VIII. b Klasse: Schiller, Wallenstein, Jungfrau von Orleans, Braut von Messina, Wilhelm Teil; Goethe, Hermann und Dorothea, Faust I ; Kleist, Prinz von Homburg. Grillparzer, Des Meeres und der Liebe Wellen. 4) Italienisch. V. a Klasse: Lod. Ariosto, Orlando furioso c. 1-24, 46 e passi di altri canti; Dante Alighieri, Vita nuova. VI. a Klasse: Petrarca, Alcune canzoni; Boccaccio, Novelle non contenute tiell’antologia; Tasso, finita la Geru-salemme liberata; Machiavelli, un libro delle Storie fio-rentine; Dante, Inferno, fino al c. XV. VII. a Klasse: Machiavelli, Istorie fiorentine I. 1 e 2; Ariosto, Orlando furioso c. 1-26, 33, 39, 46; Tasso, Ger. lib. con omissioni, 1’Aminta; Dante, Div. Comm inf. c. 23-34, Purg. 1-10. VIII. a Klasse: Dante, Purgatorio e canti scelti del Pa-radiso. Parecchi brani del Petrarca e del Boccaccio. 5.) Slowenisch. V.b Klasse: a) Hauslektüre: Ke rs n i k, Testament; Stritar, Rosana, b) Schullektüre: Aškerc, Balade in romance; Jurčič, Rokovnjači; Drechsler, Izabrane nar. pjesme. (Auswahl). VI. b Klasse: Neben eingehender Behandlung der im Lesebuch enthaltenen Stücke wurde teils zu Hause teils in der Schule gelesen: Kosovo. (Srpske narodne pjesme). Jurčič, Deseti brat; Cankar, Hlapec Jernej; Golar, Pisano polje ; Medved, Kacijanar; Shakespeare, Kralj Lear; Gregorčič, Poesije. VII. b Klasse: Haus- und Schullektüre: Maž ura nič, Smrt Smail-Age Čengijiča; Cankar, Križ na gori; Zupan-č i č, Čez plan ; Shakespeare, Hamlet. VIII.b Klasse: Vodnik: Auslese; Stanič, Auslese; Prešeren, Poezije (sporedno z Grafenauerjevo knjigo „Zgodovina novejšega slov. slovstva“). Puškin, Onjegin; Cankar, Za Križem ; Z u p a n č i č, Čez plan, Samogovori; Auslese von Gregorčič, Aškerc, Medved, Kette, Murn, S a r-denko. Slovenska moderna. Stritar: Triglavan iz Posavja. V. Themen zu den schriftlichen Aufsätzen und den Rede- und Sprechübungen am Obergymnasium. *) 1. Deutsch. A. Schriftliche Arbeiten. V. a : *l.)Mein Lieblingsbuch. — *2.) Siegfried und Sigurd im Nibelungenlied und in der Edda. — 3.) Freies Thema. — *4.) a) Schauplatz der Handlung in den „Kranichen des Ibykus“. b) Mein Weihnachtsabend. — 5.) Der Tempel von Pästum. — Franz Zimmermann. *6.) So weich und so warm — Hegt Dich kein Arm, Als wenn die Mutter dich umfängt; Kein Trost so traut — Dich übertaut, *) Die mit * bezeichneten Arbeiten sind Schulaufgaben. Die unter einer Nummer vereinigten Themen wurden den Schülern zur freien Wahl vorgelegt. Als wenn ihr Aug’ an Deinem hängt. (P. Heyse). — 7) Blüte und Verfall des Rittertums in den Epen der mittelhochdeutschen Dichter. — *8.) a) Ein Brief an einen Quintaner in der Großstadt. b) Der Sänger, der „Bringer der Lust“ im Mittelalter. — 9 ) a) Meine Heimat, b) Wenn die Wässerlein kämen zu Häuf, Gäben sie wohl einen Fluß; Weil jedes nimmt seinen Lauf, Eins ohne das andere vertrocknen muß. (Rtickert.) — *10.) Vom alten zum jüngeren Hildebrandslied. /osef Peschek. V. b : *1.) ä) I'vioOl aavrov. b) Trau! Schau, wem! — 2.) Vergessen — ein Fehler, Vergessen — ein Glück, — Vergessen — eine Tugend. — *3.) Die Tragik des älteren Hildebrandsliedes. — 4.) Der Heliand und Otfrieds Evangelienharmonie. (Ein Vergleich). — *5.) Warum wird Siegfried von Hagen ermordet? — *6.) ä) Die Hilde-Gudrunsage. b) Der Unterschied zwischen der Volks- und Hofpoesie in der mittelhochdeutschen Blüteperiode, c) Wie spiegeln sich in Hartmanns „Erek“ und „Iwein“ die ritterlichen Ideale wieder? — 7.) Ir ensult nilit vil gevrägen! (Wolframs „Parzival“). — *8.) Wodurch wird die Entdeckung und Bestrafung der Mörder in Schillers Gedicht „Die Kraniche des Ibykus“ herbeigeführt ? — 9.) Ist der Ausspruch Walthers von der Vogelvveide ,.Ze Österliche lernte ich singen unde sagen“ berechtigt? — *10.) ä) Die Macht der Kunst, b) „Wer sieht den lewen ? wer sieht den risen ? wer überwindet jenen und disen ? daz tout jener, der sich selben twinget. ‘ (Walter von den Vogelweide), c) Was ich einmal werden möchte. Dr. E. Klein. VI. a: *1.) Willst du fremde Fehler zählen, heb’ an deine an zu zählen; Ist mir recht, dir wird die Zeit zu den fremden Fehlern fehlen (Logau). — 2.) a) Antikes und germanisches Heldenideal, b) Altes und modernes Heldenideal, c) Die Hauptidee im Macbeth. — *3.) a) Die Bedeutung der Hand, b) Die Wichtigkeit der Gesundheit. — 4.) Kurze Geschichte der Abde-riten (nach Wieland). — *5. a) Sollen dich die Dohlen nicht umschrein, Sollst nicht Knopf auf dem Kirchturm sein, b) Die Welt ist nicht aus Brei und Mus geschaffen, Deswegen haltet euch nicht wie Schlaraffen, Harte Bissen gibt es zu kauen, Wir müssen erwürgen oder sie verdauen (Goethe). — *6.) a) Die kunstvolle Exposition in Lessings Minna, b) Die Vorfabel in Lessings Minna, c) Charakteristik einer Hauptperson in Lessings Emilia Galotti. — 7.) d) Ltige, wie schlau sie sich hüte, Bricht am Ende stets das Bein.. Willst du wahr nicht sein aus Güte, Lern’ aus Klugheit wahr zu sein (Geibel). b) Der Zerstreute (Skizze oder Humoreske), c) Der Prahlhans. - *8. a) Welcher Dichtungsgattung gehört Mörikes „Mozart auf der Reise nach Prag“ an ? b) Die Form von Mörikes Mozart. — 9) a) Märchen, Legenden, Sagen aus meiner friaulischen Heimat, b) Wie stelle ich mich zu dem Spruche „Ubi bene, ibi patria“? — *10.) fl) Hoffnung und Mäßigung, euch verehr’ ich auf einem Altar, Jene nur wecket die Kraft, diese nur sichert den Sieg, b) Der Mensch als der Herr und der Diener der Natur. Dr. Leo Hornung. VI. b: *1.) Mein Lieblingsbuch. — *2) a) Eine Dichterweihe. b) Der erste Gesang der Ilias: eine Reihe von Bildern. c) ö ulj dctQtig cIvOqiojuos ou jraiötvtxai. — *3) a) Wie pflegten die Meistersinger die Kunst? b) Charakteristik des Hans Sachs. — *4.) Disposition und Gedankengang der Ode: „Der Zür-chersee“. 5.) a) Welche Bürgertugenden verlangt das Kaiser-lied von jedem Österreicher? b) , Schön ist, Mutter Natur, deiner Erfindung Pracht...“ - 6 Die Vorgeschichte des Majors von Tellheim. - 7.) fl) Welch ein Werkzeug ihr gebrauchet, Stellet euch als Brüder dar! b) Lessings Kampf gegen Gottsched u. für Shakespeare. — *8.) fl) Goethe u. der Herzog, b) Der Beruf des Menschen nach Goethes Gedicht: „Das Göttliche“. — 9.) Über Goethes „Gütz v. Berlichingen“. - 10.) «. Merkmale der Volkslieder. Nach Herder, b) Die Schönheiten des Görzer Landes. Franz Zimmermann. VII. a: *1.) fl) Literarhistorisch wichtige Motive und Charaktere in Emilia Galotti. b) Hic mortui praebent vivis et sa-pere et vivere (Inschrift an der Görzer Studienbibliothek). — 2.) a) Wie die Flamme des Lichts, auch umgewendet, hinaufstrahlt, So vom Schicksal gebeugt, strebt das Gute empor (Herder). b) Lebensgefährliche Berufe. — *3.) a) Das Leben in einer deutschen Kleinstadt im 18. Jahrhundert (Nach Goethes Hermann und Dorothea), b) Mit welchem Rechte sagt Wilhelm von Humboldt, Schillers Spaziergang umschließe den ganzen Inhalt der Weltgeschichte, c) Die Bösewichte in Schillers Jugenddramen. — 4.) fl) Schillers Ideale, b) „Die Ideale“ von Schiller. — *5. a) Wenn dir die Freude zu trinken beut, Tu einen herzhaften Zug für heut’, Willst du den Krug bis zum Grunde genießen, Wird dir die Hefe dazwischen fließen (Geibel). b) Man soll die Stimmen wägen und nicht zählen (Schiller). — *6.) a) Wie bringt uns Schiller den Wallenstein menschlich näher ? b) Jean Pauls Eigenart des Stiles im „Leben des Maria Wuz“. c) Goethes Romane in ihren Grundideen. — 7. a) Ein andres Antlitz, eh sie geschehn, Ein andres zeigt die vollbrachte Tat (Schiller), b) Die Bedeutung der Adria für Österreich, — 8. a) Weibliche Kontrastszenen in Schillers Dramen, b) Grundlage der klassischen und der romantischen Poesie (Nach Wilhelm Schlegel), c) Das Romantische in der Jungfrau von Orleans. 9. a) Die Freiheits- und die Vaterlandsliebe als Hauptmotive in der Jungfrau von Orleans und im Wilhelm Teil, b) Inwiefern sind die Worte im österreichischen Heeresbefehl vom 6. IV. 1809 gerechtfertigt: „Die Freiheit Europas hat sich unter eure Fahnen geflüchtet! Eure Siege werden ihre Fesseln lösen!“ — 10.) a) Die Weltgeschichte verkündet sowohl die Ehre als auch die Schande des Menschengeschlechtes, b) Arbeitsteilung im Staate und in der Natur. „ Dr. Leo Hornung. VII. b : *1.) a) Die Charaktergegensätze in Goethes „Götz“. b) Inwiefern hat Goethe in seinem „Götz“ und „Werther“ die Sturm und Drang-Ideale geadelt? c) Das Leben eines Sturm und Drang-Genies nach „Mahomets Gesang.“ — 2.) Die Bedeutung der italienischen Reise für Goethes Leben und Dichtung. — *3.) a) Inwiefern zeigen sich im rEgmont“ die Grenzen der dramatischen Begabung Goethes? b) Tasso und Antonio (Ein Charaktervergleich). — 4.) a) „Lust und Liebe sind die Fittiche zu großen Taten‘;. b) „Alle menschlichen Gebrechen — sühnet reine Menschlichkeit“, c) „Gewalt und List, der Männer höchster Ruhm, wird durch die Wahrheit dieser hohen Seele beschämt, und reines kindliches Vertraun zu einem edlen Manne wird belohnt“. (Goethe „Iphigenie auf Tauris“). — *5.) a) Die Gegenhandlung, in Schillers „Kabale und Liebe“, b) Die Brief-intrige und ihre Folgen in Schillers „Kabale und Liebe“. — *6.) a) „Werft die Angst des Irdischen von euch! Fliehet aus dem engen dumpfen Leben In des Ideales Reich I“ (Schiller „Das Ideal und das Leben“ III, 8-10). b) „Dein Wissen teilest du mit vorgezognen Geistern; Die Kunst, o Mensch, hast du allein“. (Schillers „Künstler“ v. 33, 34). c) Die kulturelle Entwicklung des Menschengeschlechtes (Nach Schillers „Spaziergang“). — 7.) Schillers und Goethes Balladentechnik. — *8. Die Charakteristik des Apothekers in Goethes ,,Hermann u. Dorothea“. - 9.) a) Reizvoll klinget des Ruhms lockender Silberton — In das schlagende Herz, und die Unsterblichkeit — Ist ein großer Gedanke, — Ist des Schweißes der Edlen wert.“ (Klop-stock „Oden“) ist 1. im allgemeinen nachzuweisen, 2. mit Schillers „Wallenstein“ in Beziehung zu bringen, b) ..Der Oesterreicher hat ein Vaterland — Und liebt’s und hat auch Ursach’, es zu lieben“. ( Wallensteins Tod“ I*, v. 306 f.) c) ...Warum muß Der Väter Doppelschuld und Freveltat — Uns gräßlich wie ein Schlangenpaar umwinden ? Warum der Väter unversöhnter Haß — Auch uns, die Liebenden, zerreißend scheiden?“ (Wallensteins Tod“ III, 18 v. 2136 ff). - *10.) a) Der Helden Namen sind in Erz und Marmelstein nicht so bewahrt wie in des Dichters Liede, b) Was ich einmal werden möchte. Dr. E. Klein' VIII. a: *1.) Der Glaube ist zum Ruhen gut, Doch bringt er nicht von der Stelle; Der Zweifel in ehrlicher Männer Faust, Der sprengt die Pforten der Hölle. (Rtickert.) — 2.) a) Wie sucht Schiller Wallensteins Schuld zu mildern ? b) Warum nehmen wir an dem „Verräter“ Wallenstein so regen Anteil ? c) Wie verknüpft Schiller „Wallensteins Lager“ mit der darauffolgenden Tragödie? — *3.) a) Was ist mir die Kunst? b) Leicht beieinander wohnen die Gedanken, Doch hart im Raume stoßen sich die Sachen. (Schiller). — 4.) a) Schiller, Der Freiheitssänger. b) Schiller, Der Dichter des Idealismus. — *5.) ci) Wird Herrmann durch Dorotheens ersten Verlobten in den Schatten gestellt? b) Goethes soziale und politische Anschauungen in „Hermann und Dorothea“ ? c) Ich weiß es, der Mensch soll immer streben zum Bessern, und wie wir sehen, er strebt auch immer dem Höheren nach, zum wenigsten sucht er das Neue. Aber geht nicht zu weit 1 Denn neben diesen Gefühlen — Gab die Natur uns auch die Lust, zu verharren im Alten — Und sich dessen zu freuen, was jeder lange gewohnt ist. Aller Zustand ist gut, der natürlich ist und vernünftig. (Herrn, u. Dor. V, 6-12). — *6.) a) Kein Volk entwickelt sein Seelenleben ohne Zusammenhang mit anderen Nationen. (G. Freytag), b) Der größte Lehrer kann dich nicht umgestalten, Er kann dich befreien, du mußt dich entfalten. — 7.) a) Übersicht über die großen historischen Taten, deren Schauplatz das Mittelmeer gewesen ist. b) Der Einfluß von Natur und Klima eines Landes auf seine Literatur. — *8.) a) Der Untergang eines Riesenschiffes. b) Soziale Bedeutung eines Kohlenstreiks. Josef Peschek. VIII. b: *1.) Wohl stürzt, was Macht und Kunst erschufen, — Wie für die Ewigkeit bestimmt; — Doch alle Trümmer werden Stufen, — Darauf die Menschheit weiter klimmt. (Geibel). — 2.) o) Wie sucht Schiller Wallensteins Schuld zu mildern ? b) Warum nehmen wir an dem „Verräter“ Wallenstein so regen Anteil ? c) Ist Buttlers plötzliche Sinnesänderung phychologisch gerechtfertigt? -- *3.) a) Es hört doch jeder nur, was er versteht. (Goethe). — b) Es ist vorteilhaft, den Genius — Bewirten : Gibst du ihm ein Gastgeschenk, — So läßt er dir ein schöneres zurück. (Goethe). — 4) a) Schiller, der Freiheitssänger. b) Schiller, der Dichter des Idealismus. — *5.) a) Bürgertugend und Bürgerglück in ,.Hermann u. Dorothea“, b) Goethes soziale und politische Anschauungen in „Hermann und Dorothea“, c) Der Mensch, der zu schwankender Zeit auch schwankend gesinnt ist, — Der vermehrt das Übel und breitet es weiter und weiter; — Aber wer fest auf dem Sinne beharrt, der bildet die Welt sich. (Herrn, u. Dor. IX. 302-4). — *6. a) War das Mittelalter eine Nacht, so war es eine sternenhelle Nacht. (Fr. Schlegel), b) Die Dichter, die Lehrer der Menschheit. (Vgl. Platons Auspruch über Homer: 'l'tjv aFAldda TveTraldevxev). 7. a) Einfluß von Ackerbau und Industrie auf Charakter und Bildung der Menschen, b) Die Italiensehnsucht der Germanen und Deutschen in der Welt- und Kunstgeschichte. — *8.) a) Eine Charakteristik von Kleists Drama „Prinz Friedrich von Homburg“, b) Bin ich am Ziele ? , , „ , , b Josef Peschek. B.) Sprech- und Redeübungen. V. a: (Im 2. Semester.) Adels- und Volksleben in Friaul (Dalmasson). — Volksgebräuche in Friaul (Delpin). — Geschichte von Görz und Gradiška (Delchin). — Die erste Blütezeit der österreichischen Dichtung (Delpin), — Darwin (Gyra). — Sokrates (Delpin). — Schiller (Meyer). — Tizian (Kuhn). — Raffael (Azzan). — Die Gymnastik (Brumat). — Die Pest (Mistruzzi). Die Photographie (Culot). — Der deutsch-französische Krieg von 1870/71 (Delchin). — Capri und Neapel (Steiner). — Th. Körner (Trubrig). — Die Vermehrung der Pflanzen (Roman). — Ursachen der französischen Revolution (Tuni). — Ereignisse der französischen Revolution (Scalettari). — Hypnotismus und Suggestion (Mistruzzi). -- Ludwig XIV. (Tomasin). Josef Peschek. V.b: Friedrich v. Schiller (Sedej) — Otto v. Leitgeb (Žnideršič). — Die Völkerwanderung (Bolaffio). — Lessing „Minna von Barnhelm“ (Kos). — „Philotas“ (Milost). — ,.Miß Sarah Sampson“ (Pauletič). — Von Miramare nach Duino (Grahli). — Franz Liszt (Kogoj). — Die Waltharisage (Žitko), — Der kleine und der große Rosengarten (Valič). — Die Dietrichepen (Likar, Lozar). — König Rother (Okretič). — Eine Tour auf den Triglav (Černovic). — Eine Tour auf den Krainer Schneeberg (Bezek). — Wahre Freundschaft (Vertovec). — Das Volkslied (Batagelj) — Über Aviatik (Mikuž). Dr. Erwin Klein. VI. a: Wagner: Die Meistersinger von Nürnberg (Pellis). — Wagner: Die französische Literatur (Battig), — Shakespeare: Hamlet&(Deutsch). — Shakespeare: König Lear (Zorzut). — Shakespeare: Romeo und Julie (Orion Dante). — Shakespeare: Sommernachtstraum (Bocin). - Shakespeare: Julius Cäsar (Grion Alois). — Shakespeare: König Heinrich IV. (Liebezeit). — Moliere: Der Geizige (Brumat). — Gustav Freytag: Markus König (Bramo). — Wieland : Don Sylvio (Brancovig). — Lessing: Miss Sarah Sampson (De Senibus). - Lessing: Philotas (Tortul). - Zachariä: Der Renomist (Radig). - Ludwig XIV. (Depicolzuane). — Gerstenbergs : „Ugolino“, verglichen mit der Episode in Dantes Hölle (Devetag). - Herder: Der Cid (Panzera). — Lenz: Der Hofmeister (Fiorentin). — Klinger: Sturm und Drang (Püschel). — Leisewitz: Julius von Tarent (Grusovin). — Gutzkow: Der Königsleutnant (Avian). — Lessing : Nathan der Weise (Tassini). — Goethe: Clavigo (Culot). — Goethe : Die Geschwister (de Michelini). — Goethe: Stella (Conti). — Goethe: Claudine von Villa Bella (Geotti). — Goethe; Die Mitschuldigen (Venuti). -- Goethe : Reineke Fuchs (Liebezeit). Dr. Leo Hornung. VI. b : Freie Sprechübungen über den durchgenommenen Stoff und über freie Themen. Franz Zimmermann. VII. a Goethes naturwissenschaftliche Studien (May). — Schillers Don Carlos und Alfieris Filippo (Bolaffio). — Hebbels Maria Magdalena (Flederbacher). — Iphigenie von Goethe und Euripides (Cosuh). — Dürer (Velcich). — Dantes Divina co-media (Gasparini). — Jean Pauls „Maria Wuz“ (Bauer). — Fouque „Undine“ (Bressan). — Brentano „Gockel, Hinkel und Gackeleia-‘ (Grusovin'. — E. T. A. Hoffmann „Der goldene Topf“ (Mayer). — Tieck „Die schöne Magelone“ (Bortolotti). — Otto Ernst „Asmus Sempers Jugendland“ (Müller). — Charles Dickens (Culot Anton). Die Schicksalstragödie (Ciperle). — Kleist, Familie Schroffenstein (Sussig). Penthesilea (Sta-cul). Häuf, Liechtenstein (Battig'i. — Kätchen von Heilbronn (Culot Angelus). — Sappho (Gresič). — Das goldene Vlies (Falconer). -- Tiecks Melusine (Zavka). — Kotzebue (Bauer). Dr. Leo Hornung. VII. b: Goethe „Claudine von Villa Bella“ ('Abram). — Goethe „Die Reise der Söhne Megaprazons“ (Besednjak). — Ibsen „Die Stützen der Gesellschaft“ (Gruden, Besednjak). — Ibsen „Nordische Heerfahrt'1 (Birsa). — „Das Grab der letzten Bourbonen auf dem Castagnavizzaberge in Görz“ (Gerbic). — Herder „Cid“ (Ferjančič). -- Goethe „Stella“ (Jenko). — Goethe „Die Wahlverwandschaften“ (Košiša). — Goethe „Clavigo“ (Pavlin). — Don Carlos (Rustja). — Fiesko (Skaza). — Schillers „Kabale und Liebe, Anzengrubers „Viertes Gebot“, Suder-manns „Ehre“ (Schwarz). — Goethes naturwissenschaftliche Studien (Zorzut) — Goethe „Großkophta“ (Žuran). — Schiller „Demetrius ‘ (Kamuščič, Kodermac). — Anzengruber „Der Meineidbauer“ (Schwarz). — Die Tiersage und Goethes „Reineke Fuchs“ (Povšič, Berlot). — Goethe „Die Laune des Verliebten“ (Vidmar). — Goethe „Die Aufgeregten“, Das „Mädchen von Oberkirch“ (Laharnar). — Goethe „Der Bürgergeneral“ (Novinc). Dr. Erwin Klein. VIII. a: H. Ibsen (Fabbro). — Die Alkoholfrage (Ulian). — Schillers „Demetrius“. (Tylli). —.Anzengrubers „Pfarrer von Kirchfeld (Goldnerkreuz). — Die Orgel (Visintin). — Das Zeitungswesen (Oliva). — Schutzmittel der Pflanzen gegen Angriff der Tiere (Glavar). joscf Peschck_ VIII. b: Schillers Demetrius (Terčič). - Freiheit in der Forschung und Autorität (Birsa). — Die Entwicklung der Zellen (Meyer). — O. Župančič (Velikonja). — J. Cankar (Gruden). — Die Alkoholfrage (Novak K.). — Die Quecksilbergewinnung in Idria (Poberaj). — Die Entwicklung der Schrift (Leban) — Die Wirklichkeit der Welt (Dečko). — Der europäische Urmensch (Hackauf). jQsef 2. Italienisch. A. Schriftliche Arbeiten. V.a: *1.) fl) Da Gorizia a Trieste (oppure a...). b) Che cosa fa uno scolaro diligente durante il giorno ? c) Un mendi-cante (pittura). — 2.) Esposizione comparativa degii utili e dei danni della ricchezza e della povertä. — *3.) fl) Che cosa e la lingua italiana? b) La campana nella vita deli’uomo. c) L’E-gitto, il paese delle meraviglie. — 4.) Le diverse occupazioni dell’ uomo guardate da un campanile. — *5.) a) Perche mi mi piacciano la mineralogia e la geologia. b) Monologo d’ un guardiano notturno in una notte d’ inverno. c) L’ importanza del senso della vista — *6.) «) Un cantare dell’Ariosto. b) Poesia popolare e cortigiana del sec XIII. c) La mia lettura prediletta — 7) A che dovette Atene la sua superioritä sopra gli altri stati della Grecia ? —- *8.) d) Paragone fra la prima-vera e la gioventii. b) Descrizione del mio paese natio. c) Ben tornata, prima rondinella! — 9.) ü) II telegrafo. b) Le dannose conseguenze del gioco. — *10.) a) II naufragio del Titanic b) Un esame di coscienza alla fine dell’ anno scolastico, c) Bea-trice e Laura. E Tums VI. a: *1.) fl) Ideali di gioventii. b) L’ osteria e la strada. — 2.) Chi guadagna al gioco non guadagna che denaro, chi perde, perde tempo, rettitudine e salute. (Pitteri.) — *3) a) Quäle rivoluzione nelle condizioni cconomiclie e sociali ha pro-dotto 1’ invenzione della macchina a vapore ? b) I temi proposti per gli esercizi oratori — 4 ) Le similitudini del Tasso. — *5.) fl) Nell’ anno 3000. b) 11 problema della beneficenza. — *6.) a) L’arte di leggere. b) Sul campo d’aviazione — 7.) Per un museo etnografico friulano. — *8.) a) Leonardo da Vinci e il suo Cenacolo. b. V igiene nella scuola. — 9.) Ruit hora. — *10.) a) Da Dante al Machiavelli, b) Tema a übera scelta. Dr. Giorgio Pitacco. VH.a: *1.) a) Buoni propositi d’uno študente al principio dell’ anno scolastico. b) Le benedizioni della pace. c) In teatro. — 2.) Quali sono i principali tratti della grandezza morale dei Romani del periodo repubblicano ? — *3.) a) Quäle e la piii potente arma deli’ uomo, la spada, la penna o la lingua ? b) Una vittima della seduzione (dal vero; un giovane študente). c) Un rapido giro per le bolge dantesche. -• 4.) ä) Ricordi e speranze sono le fonti delle nostre gioie. b) La virtü ha il suo premio giä in questa vita. — *5.) a) Pensieri sulla tomba d’un umile eroe b) L’ importanza dei boschi. — *6.) a) „Pochi mali nel mondo son si gravi — Che 1’ uom trar non se ne possa fuori Se la cagion si sa....u (Ariosto). b) Analizzate 1’ epi-sodio dantesco dei conte Ugolino. — 7) I turchi alla conquista dell’ Europa. — *8.) a) Chi e colto ? b) La conquista dell’aria. c) Confrontate i caratteri delle principali eroine dell’ Orlando furioso. — 9.) a) La potenza della musica. b) Partenza di Enea da Cartagine (analisi psicologica). — *10.) a) Che cosa č il bello ? b) La natura č il maggior tempio di Dio. c) Pensieri d’ un giovane davanti alle piramidi. £. Tunis. VIII. a: *1.) a) Infanzia abbandonata. b) Dinanzi all’ingegno m’ inchino, dinanzi alla bontä m’ inginocchio (Hugo). — 2.) a) Leggendo l’epistolario carducciano. b) La padata goriziana. — *3.) a) La mente non t un vaso da riempire, ma un fuoco da suscitare (Plutarco). b) Tra un’ora e l’altra. — 4. a) Inventas vitam iuvat excoluisse per artes. b) I premi Nobel. — *5.) ä) £ utile il cinematografo ? b) Lingua parlata e lingua scritta. — *6.) a) L’ uso delle traduzioni. b) £ piii facile acquistare la ric-chezza che conservarla. — 7.) E la societä odierna inigliore o peggiore delle passate ? — *8.) a) Mai nella vita farsi lupi, mai pecore. b) Impossibile ?! - disse Mirabeau al suo segretario -non pronunciatemi piü tale sciocca parola. — 9.) Tema di maturitä. Dr. Giorgio Pitacco. B. Sprech- und Redeübungen. VI.a: II Petrarca e la patria italiana (Bocin). — Leonardo da Vinci (Bramo). — L’arte italiana nel secolo XV (Brumat). — Poesia carducciana (De Senibus). — Erasnio di Valvassone (Grion L.). — Ricordi storici del mio paese (Tassini). — Ermes di Colloredo (Zorzut). Dr. Giorgio Pitacco. VII. a : La poesia romanzesca fino all’Ariosto (Gasparini). La figura di Giuseppe Parini nelle opere letterarie dell’ 800 (Bolaffio). — Giacomo Leopardi e la sua opera poetica (Fal-coner). - Michelangelo (con proiezioni; Velcich). E. Turus. VIII. a: Le idee politiche di Dante (Visintin). — Virgilio nel medio evo (Cecutta). Dr. Giorgio Pitacco. 3. Slowenisch. V. b: fl) Korist potovanja, b) Ora et labora ! — 2.) a) Kulturni pomen našega narodnega slovstva, b) Danes meni, jutri tebi — 3.) fl) Zgodovinsko ozadje v „Rokovnjačih“, b) Le doni zvon iz temnih lin, —Le vzbujaj mi na dom spomin! (Funtek). — 4.) o) Postanek narodnih pravljic, b) Ni praznik, predragi mi, naše življenje, — Življenje naj bode ti delaven dan ! (Gregorčič). — 5.) a) Zimske zabave, b) Srednji vek v narodni pesmi. — 6.) a) Kruh, sol jej, pravico govori! b) Truplo tvoje pač strohni v gomili, — Ali čaša tvojih del ostane. (Aškerc). 7.) a) Zadnji Celjan in njegov pomen, b) Smrt Kraljeviča Marka. 8.) a) Nulla dies sine linea. b) Oj, bratje, bratje — prišel je čas! _ — — Zdaj semena zlata padajo — So li vaše njive zorane? (Zupančič). —9.) fl) Tehnični sestav „Kosovskega ciklusa“, b) Dobro berilo je dober prijatelj. — 10.) fl) Načrti za bodočnost, b) Dijaška potovanja. Dr. Bratina. VI. b : fl) Srbska junaška pesem kot vir za kulturnega zgodovinarja, b) Aristokratski blesk v srbski narodni pesmi. — 2). Kako izdelujem domače naloge? — 3) Ljubeča nevesta, žena, mati — po boju na Kosovem. — 4.) a) Kaj nenavadnega ne more vsakdo izvršiti, toda vsakdo lahko izvrši kaj navadnega v nenavadnem duhu. b) Ne meču, ne peresu, plugu je bil prisojen venec. — 5.) a) Stric Dolef in smolar Krjavelj, b) Življenje dolenjskega kmeta. (Po Jurčičevem „Desetem bratu“). — 6.) Gregorčič — pevec ljubezni do domovine. — 7.) Otresite zaduhlih se sanj! — Po bliskovo gre vseh živih dan, — Kdor ga zamudi, ves klic zaman — Doživi ga le, kdor je pripravljen nanj. (Zupančič). — 8) Prijateljska jeza je kakor rosa, ki poživi in pomladi zeleno polje. (Cankar). — 9.) Homo sum — nil humani a me alienum puto. — 10). Kompozicija Shakespeare — jeve tragedije „Kralj Lear“. Ivan Steblovnik. VII. b : 1.) Hvalite, starci, zlate prošle čase; mi pa smo mladi, naša je bodočnost. — 2.) a) Katera umetnost mi je najljubša ? b) Velesila umetnost. — 3.) Manjka nam poglobitve. — 4.) a) Nastop slovenskega naroda v zgodovini in početki njegovega slovstva, b) O čem bi pel, ko bi bil rojen pesnik ? — 5.) Življenje mlado vre iz starih ran — in iz trohnobe se rodi vstajenje. (Cankar). — 6. Prijatelj, to je beseda vseh besed, — Kot meč, svetlo nabrušen, — i v ognju in v strupu izkušen — on, ti - in na drugi strani magari ves svet! (Zupančič). — 7.) d) Mladost je norost — dokažite nasprotno ! b) Hrast se omaja in hrib — zvestoba Slovencu ne gane. — 8. a) Človek biti se pravi biti borilec, b) Vplivi gospodarskega in prometnega razvoja na kulturno življenje, c) Gospodarske in kulturne reforme Marije Tereze in Jožefa 11. — 9.) a) Odgovarjali Shakespeare-jev „Hamlet“ Aristotelovi definiciji tragedije glede na i'hog, (fößog, Y.ddaqmg ? b) Zakaj je Hamlet kljub premnogim nedostatkom vendarle tragičen junak? c) Ljubezen do znanosti in umetnosti nas varuje pred življenjskimi blodnjami Ivan Steblovnik. VIII. b : 1.) a) Kulturno ozadje Pohlinove dobe. — 2.) Kako porabim svoj prosti čas? — 3) Uzori in boji mladega človeka. — 4.) Povej mi, kaj čitaš, povem ti, kaj si! — 5.) Talent je prirojen; vežbanje ga razvija, pridnost pospešuje, preudarek poveča; čuvstvovanje pa ga vzviša in tako dovede do popolnosti. 6) Puškinov „Onjegin“ slika-ruskega življenja okoli 1. 1800. — 7.) So-li (in če so, v koliko so) Prešernove poezije odsev njegovega življenja? — 8.) a) Vsak narod zasluži svojo usodo, b) Kultura vodi k delitvi dela. c) Le kdor je doživel sam vse blaženstvo in vse gorje človeštva, je pesnik. — 9.) ITdvtwv '/orjuhov f.Urqnv avDqomog. (Premotrite ta Protagorov izrek s psihološkega, estetičnega in etičnega stališča!) Ivan Steblovnik. VI. Lehrmittelsammlungen. Die Kustodenämter waren am Schulschlusse folgendermaßen verteilt: 1. Die Bibliotheken. 1.) Die Lehrerbibliothek, a) für die Zeitschriften: Prof. Martin Mastnak, b) für die Werke: Prof. Franz Zimmermann. 2) Die Schiilerbibliotheken, a) die deutsche Abteilung: Gymnasiallehrer Josef Peschck, b~) die italienische Abteilung; suppl. Gymnasiallehrer A. Naglig, c) die slowenische Abteilung: Prof. Andr. Ipavec. 3.) Die Unterstützungsbibliothek: suppl. Gymnasiall. A. Naglig. 4.) Die Programmensammlung: Gymnasiallehrer Dr. Eduard Dolinšek. II. Das geographisch-historischer Kabinett. suppl. Gymnasiallehrer Rudolf Pellis. III. Das physikalische u. chemische Kabinett. Professor Josef Motz. IV. Das n a t u r h i s t o ri s c h Kabinett. Prof. Karl Loitlesberger. V. Musikaliensammlung. Gymnasiall. Josef Peschek. Zusatz: Die archäologische Sammlung untersteht dem geographisch-historischen Kabinette, die Münzsammlung ist in der Lehrerbibliothek, einige stereometrische und sonstige Modelle im Konferenzzimmer und in den erwähnten Kabinetten untergebracht, wie überhaupt die Aufstellung aller Objekte wegen der in der Anstalt herrschenden äußerst beschränkten Raumverhältnisse auf große Schwierigkeiten stößt. Die offenen und den Unbilden der Witterung ausgesetzten Korridore können weder zur Entlastung der Kabinette noch zur Anbringung auch des bescheidensten Bilderschmuckes herangezogen werden. Die Anstalt besitzt weder einen Zeichen- noch Turnsaal. Über den Zuwachs an Lehrmitteln gibt folgende Übersicht Rechenschaft: 1.) Die Bibliotheken. 1.) Lehrerbibliothek, a) Zeitschriften. Durch Ankauf: Zeitschrift für die österr. Gymnasien, 63. Jahrgang. — Österr. botan. Zeitschrift, 62. Jahrg. — Zeitschrift für den deutschen Unterricht, 26. Jahrg. — Petermanns geogr. Mitteilungen, 58. Bd. — Mitteilungen der k. k. geogr. Gesellschaft in Wien, 62 Bd — Verordnungsblatt des k. k. Min. f. K. u. U. Jahrg. 1912. — Geograph. Anzeiger, 12. Jahrg. — Verhandlungen der zoll.-botan. Gesellschaft, 61. Bd. — österr. Rundschau, 1912 — Ljubljanski Zvon 1912. — Popotnik 1912. — Veda, II. letnik. — La cultura moderna. Durch Schenkung: Vom k. k. Min. f K. u. ü.: Die numismatische Zeitschrift, 43 Bd. — Monatsblatt der Numismatischen Gesellsch. in Wien. — Zeitschrift für österr. Volskunde, 17. Jahrg. — Jahreshefte des österr. archäol. Institutes. -- Wiener Studien. — Von der k k. Statthalterei: Körperliche Erziehung. b) Werke: Scholz, Katalog der Bibi. d. numismat. Ges Wien. — Beuzmann, Moderne deutsche Lyrik -- Böhm, Abhandlungen der k k. Geogr. Ges. Wien. — Pflugk-Hartung, Weltgeschichte. — Danneman, Der naturwissenschaftliche Unterricht. — Voetter, Costantinus junior. — Kurz, Der Zeichen- u. Turnenunterricht. — La Chiesa di Spalato — Gindely, Zur Beurteilung Wallensteins. — Lorenz, Über Gymnasialwesen. Bramo, Rapporto sanitario 1Ö09. --- Steiner, Sprichwörter u. Sprüche. Radewitz, Altes u. Neues über d Wohl. d. menschl. Gesellschaft. — Lechner, Schule u. Jugendspiel. — Kroll, Die Altertumswissenschaft im letzten Vierteljhdt. — Wolf, Gesch. Bilder aus Österreich. I. — Radies, Valvasov — Schriften des lit. Vereins in Wien : Bd. X, XI, XII, XIV. XVI. — Hafner, Di alcuni principi Caucasi — Brehms Tierleben I-III. X. — Wiese-Percopo, Gesch. d. ital. Lit. — Hoops, Reallexikon der german. Alterskunde i. r — Mayer, Bericht über den 1. musikpaedag. Kongreß Wien. - Haupt, Die älteste Baukunst der Germanen — Prohaska, Das Kroatisch-serbische Schrifttum in Bosnien u. der Herzegovina. — Veltze, Politik Metternichs. — Hueber, Kinderschatz u. Jugendfürsorge in Österreich. — Kos, Gradiwo zgodovino Slovencev I. u. III. — Prüfungsvorschriften. — Lehrplan u. Instruktion f. d. Turnen. — Umlauf, Österreichs Land u. Leute. — Jahrbuch d. höh. Unterrichtswesens 1911, 1912.— Wiesner, Deutsche Sprachlehre. — Seemüller, Deutsche Laut-u. Formenlehre. — Zimmermann, Otto v. Leitgeb. — Arnold, Allgem. Bücherkunde — Ullmann, Kaiser Maximilian. — Mau-ler, Jahrbuch d. wirkl. Unterrichtsanstalten. — Brückner, Dalmatien u d. österr. Küstenland. — Alurko, Gesch. der ält. siid-slaw. Lit. — Rauchberg, Österr. Bürgerkunde. — Ludwig, Literatur Wandkarte. — Ein Ausflug nach Italien. 600 Photos. Brandes, Hauptströmungen. — Cose, Der Naturfreund an der Adria — Willmann, Didaktik. — Friedjung, Kampf um die Vorherrschaft. —■ Friedjung, Österreich v. 1848-1860. — Walther: Bilder zum Anschauungsunterricht. - Jerusalem, Die Aufgaben des Lehrers an höh. Schulen. 2.) Die Schülerbibliotlieken. a.) Deutsche Abteilung. Durch Ankauf: Vogel, Taschenbuch der Photographie. — Malot, Roberts Erlebnisse. — Andersen, Märchen. — Bech-stein, Kindermächen. — Groder 60 Märchen. — Ohorn, Die Helden der Küste. — Ferry, Waldläufer. — Blüthgen, Hesperi-den, Buch der Jugend V. - Campe, Robinson. — Benndorf. Märchen aus 1001 Nacht, Till Eulenspiegel. — De Foc, Robinson Crusoe. — Corner, Kurt Hensens Abenteuer. — Hiltl, Der alte Drefflinger. — Löhr, Kleine Erzählungen, Fabelbuch. — Pederzani, Auf rauhen Pfaden, Feierstunden. — Barfus, Duich alle Meere. - Harald, Kapitän Jack. — Höcker, Seekadett Tiele-mann, Der gute Kamerad VI, VII, XV. - Cervantes, Don Quixote. — Verne, Der grüne Strahl. — Arrtdt, Märchen, Münchhausens Reisen — Bell, Jane Eyre — Schmid, Genoveva. — Ebner, Herr Walther von der Vogel weide. — Scipio, Am Rande der Wildnis. — Burmann, Stanleys Reisen. — Brauer, 1001 Nacht, (Auswahl). — Graepp, Friedei der Seefahrer. — Falk, Zauberkreise, Kolumbuseier. — Schweitzer, Emin Pascha. — Lak-kowitz, Ekkehard. — Thomas, Erfindungen bis Ende des 18. Jahrhunderts. — Gerstäcker, Die beiden Sträflinge. — Maryat, S. Rüstig. — Lackowitz, Aus dem großen Kriege 1870/71. — Hauff, Märchen. — Verne, Ein Drama in Mexiko. — Berneck, Neues Soldatenbuch. — Grimm, Kinder- und Hausmärchen. — Tromholt, Hundert Schnurpfeifereien. - Bau, Der Käfersammler. Chamisso, Peter Schlemihl. — Artur, Erzählungen aus dem ame-rikan. Leben. — Becker, Erzählungen aus der alten Welt. -Frank, In der Dachstube — Frank, Deutsche Volksbücher. — Emmer, Unser Kaiser Franz Josef I. — Perl-Engel, Venezia — Pocci, Für fröhliche Kinder — Burnett, Der kleine Lord. --Leisching, Wege der Kunst — Heller, Erherzog Franz Ferdinand. — Ladenbauer, Arbeitskunde. — Artbauer, Kreuz und quer durch Afrika. — Artbauer, Rifpiraten. — Buschau, lllustr. Völkerkunde. — Petersen, Till Eulenspiegel. — Wolff-Boz, David Copperfield. — Schmid, Rosa von Tannenburg. — Hoff-mann, Geier-Wälty. — Schwab, Deutsche Volks- und Heldensagen. — Danzer, Unter den Fahnen. — Pederzni-Weber, Junge Helden. — Groner, Heldentaten unserer Vorfahren. — Schlegel, Erzählungen. — Schmid, Ostereier. — Godin, Märchen — Höcker, Bienenjäger. — Cooper, Der letzte Mohikaner. - Ambros, Grüß’ Gott! VI — Smolle, Prinz Eugen. - Hoffmanu, Münchhausen. — Roth, Die weiße Brigg. — Mörike, Sämtliche Werke. — Frey, Chinawaru. — May, Old Surehand III. — Kleist, Michael Kohlhaas — Decken, Vom schwarzen Kontinente. — Messerer, Krieg und Frieden. — May, Durchs wilde Kurdistan. — Hauptmann, Friedensfest, Fuhrmann Henschel, Hanneles Himmelfahrt. — Braun, Imperator Pacis, Velhagen und Kiasings Volksbücher: Heyse, Chodowiecki, Raabe, Scheffel, Holbein d. J., H. v. Kleist, Richter, Körner, Schiller, Beethoven, Millet, Raffael, Lorreggio, Tizian, Dickens, Liszt, Jahn, Moderne Btih-nenkust, Capri. Durcli Schenkung-. Frankl, Erinnerungen, Fünfundsiebzig Jahre österr. Lloyd 1836-1911. b.) Die italienische Abteilung. Durch Ankauf: Erman-Pellegrini, La religione egizia. — Faustini, Le terre polari — Mioni, Matiru. — Salgari, 1 pesca-tori di Trepang. — Salgari, L’aquila della steppa. — Gratesi, In Provincia. - Petrocchi, In casa e fuori — Barboni, Pagine divertenti. — Benedetti, Verso la meta. — Barboni, Geni e capi ameni dell’ ottocento. — Romani, Colledara — Giacosa, Novelle e paesi valdostani. -- Barzini, Sotto la tenda. — Collodi, Occhi e nasi — Tabarrini, Elio e la povera geilte. — Ferriani, Fanciulli abbandonati. — Margherini-Graziani, In Valdarno. — Farina, Mio figlio. — Abba, Cose vedute. — Grandi, Macchiette e novelle. — Benedetti, Affetto — Barzini, Da Pecliino a Parigi in 60 giorni. — Pagani, Gente alla buona. — Barboni, Col Carducci in Maretnma. — Grimm, 50 Novelle. c.) Slowenische Abteilung. Durch Ankauf: Druckschriften der Slov Matica. Laibach 1910 — Dom in svet. 1894, 1899, 1910, 1911, 1912. - Sien-kiewicz, Potop, Rodbina Polaneških, Križarji, Brez dogme. — Medved, Poezije I., II. — Kres 1882. — Alešovec, Kako sem se jaz likal, II., III. — Medved, Anton Martin Slomšek. — Aškerc, Balade in romance. — Prešeren, Poezije. — Murnik, Navihanci. — Pagliaruzzi, Poezije, I, II. — Jurčič, Deseti brat, Dramatični spisi. — Križanič, Zgodovina svete katoliške cerkve. — Stare, Občna zgodovina, I. II. III IV. V. — Lah, Vaška kronika. — Vergil-Šubic, Georgikon. — Lapajne, Občna zgodovina. — Beuk, Poezije, Spevi, Klasiki. — Steklasa, Povesti o Petru Velikem, Spomin 600-letnice habsburške vlade na Kranjskem. — Zakrajšek, Poezije, Slovenske večernice. 23 zv. — Lavtižar, Pri severnih Slovanih. — Karlin, V Kelmorajn. — Stare, Kitajci in Japonci. — Majer, Odkritje Amerike. — Venec slovanskih povesti VII. knj. — Dickens, Oliver Twist, Povest o dveh mestih. — Spillman, Zadnji dnevi Jeruzalema. — Wal-lace, Ben Hur. — H. Ridder Hagard, Dekle z biseri. — Bečič, Zaobljuba. — Urbanus, knjiga o lepem vedenju. — Grafenauer, Zgodovina slov. slovstva II — Kipling, Džungla. — Pajk, Pravda o slov. šestomeru. — Šuman, Slovenska slovnica. — Kosi, Zabavna knijižnica za mladino. — Zalokar, Hoja za Kristusom. — Leban, Veselje in žalost — Schreiner, Fizika. — Vrhovec, Avstralja in nje otoki. — Ban Knez Nikola Zrinjski. — Car, Zimsko sunce. — Novak, Dva svjeta. Tomič, Melita. — Novak, Pavao Šegota, Poslijedni Stipančiči. - Osman-Ariz, Bez svrhe. - Prosvjeta, 1896-1903. — Mulardič, Na obali Bosne. — Tomič, Za kralja, za dom, Emin-Agina ljuba. — Srepel, Preporod u Italiji. — Maretič, Slaveni u davnini. — Ku-čera, Vrieme, Naše nebo. — Kripatič, Kukci. - Rabar, Poviest francuske revolucije. — Slovan 1912. 2) Historisch-geographisches Kabinett. Das Kabinett erhielt dadurch einen bedeutenden Zuwachs, daß im Laufe des I. Semesters die in den Räumen der Lehrerbibliothek befindlichen Hilfsmittel zur Erklärung der Prähistorie und Kulturgeschichte nunmehr im obgenannten Kabinet unter gebracht wurden. Die Anzahl der die Karten und sonstigen Hilfsmittel betreffenden Inventarnummern beträgt 435. Neuerwerbungen im Schuljahr 1911-1902. a.) Durch Geschenk: 3 röm. Kupfermünzen aus Aquileia (Valent V.a). — mehrere Kupfermünzen (Cibeu VIII.a, Fabro VHI.a) b.) Durch Ankauf-. Ein Ständer aus Holz zum Aufbewahren der Karten und Bilder. — J. >LangI Bilder zur Geschichte N. 21, 30, 31, 59. — Lehmann Kulturhistorische Bilder: Pfahlbautendorf, Hafen einer Hansastadt. — R. Sanzio: Die sixti-nische Madonna. — Leonardo da Vinci: Das h. Abendmahl. — Seemans Waldbilder 8 Stück: Hannibals Zug, Die Marienburg, Friedrich d. Gr., Der Zwinger in Dresden, Bogenschützen aus dem Palaste Artaxerxes II., Die Einnahme Konstantinopels, Der Escorial, Menelaos und Patroklos. Auch wurden gegen Ende des II Semesters zur ausschließlichen Benützung des geographisch-historischen Unterrichtes in den italienischen Parallelklassen 1 Induktionsglobus und 10 Karten angekauft und separat inventarisiert. Ein gleiches Verfahren für die slowenischen Parallelklassen konnte bisher nicht eingesclilagen werden, da die bereits bestellten Hilfsmittel noch nicht eingetroffen sind. 3.) Physikalisches u. chemisches Kabinett. Die mit dem phys. Kabinette durch eine Treppe unmittelbar verbundene alte Klosterküche, welche als ehem. Kabinett u. Laboratorium dient, wurde die vergangenen Ferien verputzt u. mit einem Abzugschrank versehen. Während der Ferien u. im Laufe des Schuljahres wurden vom Kustos die noch nicht gesäuberten Apparate geordnet u. teilweise repariert u. mehrere notwendige Gestelle u. Apparate teilweise unter Mitwirkung einiger Schüler der VII. a Klasse hergestellt, so: 1 Gestell für die Nebenapparate zur Zentrifug-maschine, 1 Gestell für Kreisel, 1 für 2 Geisslerröhren, 1 mit 3 komm Röhren, 2 Gestell für komm. Gefäße zur Projektion, 2 2 ‘/j m langes Wandgestell für Werkzeuge, 1 Projektionstischchen, 1 Projektionsleselampe (mit Glühlicht), 1 Kästchen für 5 Geisslcrröhren, 1 galvanoplastischer Apparat. Ferner wurde im Hörzimmer für Physik 1 atifrollbarer Projektionsschirm von 3 >< 3 m angebracht u. mit dem noch brauchbaren Holze einer alten Drehbank ein 1 3/i m hoher, großer Projektionstisch für den Projektionsapparat samt Schutzkasten für denselben hergestellt. Die Lehrmittel erfuhren durch Kauf folgenden Zuwachs : Physik. Kabinett: Nonius aus Holz. — Differentialflaschenzug aus Messing. — Trägheitsapparat mit Kartonblatt. — Hydraulische Presse aus Glas. — Kappillarplatten. — 4 Kap-pillarröhren. — Segner’s Wasserrad. — Giftheber aus Glas. — Demonstrationsthermometer. — 10 Thermometerröhren. — Durchschnittsmodell einer Dampfmaschine aus Metall. — Spitzenwirkungsapparat. — Marconi’s Apparat, Sender u. Empfänger. — Kegelspiegel. — Projektions-Apparat, bestehend aus optischer Bank, dreilinser 16 cm Kondensator, Skioptikon, Universalbilderschieber, Objektiv „Solar“, Lampenkasten 3 Reiterstative. — 53 Diapositive. •— Metallfadenlampe Z. — Säge. — 2 Feilen. — Schlichthobel. — Schleifstein. — 6. Handtücher. — 2 Ballons aus Collodium. Chemischer Kabinett: 6 Abdampfschalen. — je 1 Satz Bechergläser mit u. okne Ausguss — 35 Zylinder für die Elemente — je 1 Bürste zum Reinigen der Eprouvetten u. der Glasröhren. — 2 Dreiecke für Schmeltztiegel. — 6 einfache u. 2 starkwandige Kolben. — 2. Weingeistlampen. — 4 Trichter. — 4 Trichterröhren. — 4 Sicherheitsröhren. — Trockenturm. — Tropfrichter. — Flußsäurebereitungsapparat. — Löffel mit Spatel. — Retortenhalter aus Holz. — Je 1 pneumatische Wanne aus Glas u. aus Porzellan. — Schmelztiegelzange — 8 große Pulvergläser. — Zahlreiche ehem. Präparate u. Reagenzien. 4.) Naturhistorisches Kabinett. Zuwachs durch Kauf: Leutemann’s Tierbilder (16 Tafeln); ein Tafelständer zur bequemen, übersichtlichen Unterbringung vom 100 Tafeln; eine Demonstrationslupe, mehrere Präparier-Utensilien. Schneehase, Flußpferdsschädel, Nashorn-Gehörn, Sägehai-Schnauze (1 m langj, Löwenkralle; ein Stück Ebenholz, Minerale: Xenotim, Apatit, Saphir, Sonnenstein; ein Ful-gorit und ein Gipsabguß der Madeleiner Mammut-Zeichnung. Durch Schenkung: Eine reichhaltige Schmetterling-Sammlung (H. Marine-Oberstingenieur Fr. Oliva); Egernia Cuning-hami (H. Schulrat Dr. Aeg. Schreiber). Gegenwärtiger Stand : Zoologische Sammlung 1834, botanische 53, mineralogisch-geologische 1890 Nummern; Wandtafeln 364 Stück. 5.) Zeichnen (für die ital. Parallelklassen). Zuwachs durch Kauf: 1 Modellträger aus Eisen, 2 Drahtmodelle, 1 Kegel aus Holz, 2 ganze Pfeiler, 3 Würfel, 4 Satteldächer, 1 Halbzylinder, 2 Viertelzylinder, 1 Kegeldach, 1 Pyramidendach, 1 Pyramide, 2 halbe Pfeiler, 2 Bogenstiicke, 2 Zylinder, 1 Halbkugel. VII. Das Schulgeld. I. Sem. C ~QJ bJD D bZ) t/) Zahl Stundung: das ganze das halbe befreit S um m e in K n 2 3 < Schulgeld I. a 55° 5 50" 5 18« 27 720 I. b 53* 3’ 50:! 10 13:i 27 480 I.c 548 11’ 437 27 127 — 4 570 I.d 538 9 448 31 10* — 3 540 I. e 784 7' 713 34 153 — 22 540 I.f 794 11' 683 24 223 — 22 750 II. a 491 2 471 — 121 — 35 390 II. b 47 1 46 — 11 — 35 330 11. c 54' 1 531 — 19' — 34 600 II. d 435 0' 431 — 14 — 42 150 III. a 34 1 33 — 14 — 19 420 III. b 35 — 35 — 3 — 32 90 III. c 31' — 311 — 4' — 27 150 IV. a 331 — 33' — 9 — 24' 270 IV. b 38 — 38 — 2 — 36 60 V.a 40 1 39 — 8 2 29 270 V. b 35' — 35' — 7 — 27 210 VI. a 28 -- 28 — 5 — 23 150 VI. b 30 — 30 — 8 — 22 240 VII. a 24 — 24 — 3 — 19 90 VII. b 32 — 32 — — — 32 — VIII. a 23 — 23 — 4 1 18 135 VIII. b 29 — 29 — 3 — 26 90 Vorb. 51 — 51 — 9 — 42 90 Summe 102841 52"’ 1 976:l’ 131 I 212:!7 3 585’ l 7335 i 1 II. Sem. Klasse Eingetreten i : Ausgetreten vor der Zahlung Gegenwärtige Zahl Summe in K Zahlend das ganze das halbe befreit Schulgeld A. I.a 55° 10 45" 750 232 22* I.b 534 52 482 360 12 — 362 I c 54s 142 40" 240 7' — 335 I.d 53« 121 417 270 8' — 33« Ie 78* 14' 643 390 12' — 522 I f 79* 20' 59:1 720 24 — 35:i II. a 492 2 472 630 20' — 27' II. b 47 4 43 660 22 — 21 II. c 55' 5 501 600 20 — 30' II. d 435 5' 38* 480 142 — 242 III. a 331 2 311 450 15 — 16 III. b 35 2 33 300 10 — 23 III. c 321 3 291 240 71 — 22 IV. a 34' 1 33' 330 11 — 221 IV. b 38 2 36 300 10 — 26 V.a 40 2 38 300 10 — 28 V.b 37 1 36 480 16 — 20 VI. a 28 1 27 180 6 — 21 VI. b 30 — 30 180 6 — 24 VII. a 24 — 24 120 4 — 20 VII. b 33 — 33 240 8 —■' ■ 25 VIII. a 23 — 23 165 5 1 17 VIII. b 30 — 30 420 14 — 16 Vorb. 62 — 62 170 ä(10) 17 — 45 Summe 1045*5 105« 940:i7 8975 301" 1 63827 B. 1.) Nachtrag der I. Kl. 11 ä 30 K 330 2.) „ „Vorb. 5 ä 10 K 50 C. Privatist der VIII. Kl. . . . 30 Summe 9385 VIII. Unterstützungswesen. 1.) Stipendien. •s 98 *-a 1 * Name des Stipendius Betrag ä K cd ►fl Name des Stipendius Betrag ä K l Argento . . . . 500 1 Rottenburg . . . 350 l Budau ..... 200 l Černe 300 1 Rupel 200 l Clemse . . . . 300 1 Stanig 128 2 Codelli-Fahnenfeld 210 1 Stubelj .... 130-80 15 Finanzgefälle . . 3 ä 300 1 Svetlin .... 256 11 ä 200 16 J Werdenberg. . 273-50 1 ä 100 9 288 1 Guarner .... 200 1 Valitsch . . . . 114 1 Leoni 170 1 Zucchiati .... 224 2 Pittoritti .... 1 ä 150 1 ä 250 2.) Graf Gyulai-Unterstützungsfonds für 1911/12. Dieser Fonds besaß am Schlusse des Schuljahres 1910/11 9800 K Papierrente, eine 1000 K Obligation, ein 1860er Los zu 200 K, 600 K Silberrente (Ritter Schneid von Treuenfeldsche Stiftung), fünf 100 K Obligationen (Karl von Kanotay-Stiftung), 490 K Papierrente (Jubiläumsstiftung des Lehrkörpers vom Jahre 1898), ein Sparkassabuch mit einer Einlage von 900 K und einen Kassenbetrag von 320 K Einnahmen: 1.) Kassarest vom Ende des Vorjahres, da die im vorjährigen Berichte angekündigte Vermehrung der Sparkasseneinlage wegen neuer Ausgaben nicht bewerkstelligt werden konnte .... 302-— K 2.) Zinsen der Wertpapiere.......................... 509-20 „ 3.) Spende des hohen Landesausschusses für Görz-Gradisca............................................ 200-— „ 4) Spende der Frau Natalie Oliva 5.) 6.) 7.) 8.) 9.) 10.) 11.) 12.) , des Herrn Regierungsrates Dr. Bezjak , „ Professors Mastnak . . , „ „ Dr. Ritter . . N. N. . . . , „ „ Dr. Ozvald . , „ „ Dr. Pitacco . , „ „ Zimmermann „ suppl. Gymnasiall. Dr. Bonne 13.) Beiträge von Schülern, u. zw.: I a: Bersa, Bressan, Forcessini, Candotti, Tretter, Čok u. De Senibus je 1 K, Comel 2 K, mehrere 1'80 K, zus.......................................... I b: Bandeu, Pontoni u. Stern je 1 K, Spitz 3 K, Weber l-02 K und mehrere 3-86 K zus. . . 1 c: zus................................................. 1 d: Jaconsig u. Weiss je 1 K, Delpiero 2 K, De Bassa Jolanda 3 K, Goldschmidt 4 K, Pinau- sig 5 K, mehrere 4 K, zus........................... I e: Ambrožič, Bregant M., Čuk F., Gorjanc, Ko-mjanc, Kipovž, Marušič, Pelicon S je 1 K, Sket Ivanka 2 K, mehrere 12-07, zus. . . . I f: Šiškovic und Rozman Albina je 1 K, Bratuš u. Kos je 2 K, mehrere 5-84 K, zus..................... II a: Bandeu, Ulian, Mayer K., Moestel, Zanetti je 1 K, Cantarutti u. Darinič je 2 K, Besso 5 K, mehrere 4-32 K, zus................................. II b: Karis, Stepančič, Torkar, Prinčič,Saunig, Schönlieb je 1 K, Nemec u. Welohorski je 2, Caza- fura 5 K, zus....................................... II c: Schmid, Thomann, Nardini, Weis, Gironcoli Rug., Gironcoli Oskar, Del Piero u. Brada-schia je 2 K, Capella 3 K, zus............................ II d: Afrič Linda, Jug, Lašič, Gabrijelčič u. Moškon je 1 K, Franko 5 K, zus.......................... III a: Trevisan 1 K, De Senibus, Paternolli, Ranner Sticsa, Serafini je 2 K, Braunizer, Wassermann Zach, Venuti je 3 K, v. Frölichsthal 5 K, zus III c: zus.............................................. 40-— K 5-— n 2 — v 5- n 20 — „ 5‘— » 3‘— )> 5-— n 10-- n 13-80 .. 10-88 „ 35'- „ 20-- „ 22-07 „ 11-84 „ 18-32 „ 15-- „ 13— „ 10- 28- 14-— IV a: Planiscig 1 K, Bersa, Pontoni, Wallisch, To- minz u. Frl. Moestcl je 2 K, mehrere 2-50, zus. 15-50 K IV b: Črnota 2 K, zus 2- „ V b: Cescut u. Bolaffio je 1 K, Bežek u. Brumat je 2 K, Pavletič u. Žnideršič je 4 K, zus. . . 14- „ VI b: Jakelj 2 K, zus 2- P 14.) Aus der Sparkasse wurden behoben .... 800-- „ Summe der Einnahmen . 215161 K Ausgaben: Für Quittungsstempel 0 64 K „ Bücher 882-40 „ „ Unterstützungen der Schüler (teils Kleider, teils bar, etc 523-89 „ Summe der Ausgaben . 1406-93 „ Bilanz: Einnahmen...................2151-61 K Ausgaben...................... 1406'93 „ Überschuß . 744 68 K welcher als Barbestand in die nächstjährige Rechnung übergehen wird. Allen edlen Spendern und Freunden der Jugend herzlichen Dank ! Dr. Josef Pavlin. 3.) Auch die Unterhaltung und die Kunst wurden in den Dienst der Wohltätigkeit gestellt: die Studentenschaft selbst veranstaltete u. a. zur Erzielung eines Reinertrages zu Gunsten der dürftigen Kollegen ain 13. April 1912 im üabinetto di Let-tura ein Tanzkränzchen, am 11. Mai im Saal des Trgovski Dom einen Turnerabend, bei dem die verschiedensten Turnübungen zur Aufführung gelangten, und am 16. Juni wurde im Saal „Central“ das Theaterstück „Domen“ zum gleichen Zweck aufgeführt. Doch vermag diese Selbsthilfe nicht hinreichende Früchte zu zeitigen. Die Direktion wendet sich daher an die öffentlichen Faktoren, Seminarien, Institute und Privatgönner der Jugend, die schon soviel Schülerelend gelindert haben und denen dafür der innigste Dank gebührt, auch heuer mit der inständigen Bitte, auch fernerhin ihr edles Werk fortsetzen zu wollen. Die Jugend braucht und verdient Unterstützung und Förderung, damit sie ihr Ziel erreiche. IX. Maturitätsprüfungen. a.) Im Haupttermine des Schuljahres 1910-1911 und im Februartermine 1912. Die mündlichen Reifeprüfungen im Sommerlermine fanden vom 6. bis zum 12. Juli 1911 unter dem Vorsitz des Direktors i. R. Herrn Regierungsrates Friedrich Simzig, im Herbsttermine am 5 Oktober 1911 unter dem Vorsitz des Direktors Dr. Tominšek im Wintertermine am 26. Februar 1912 unter dem Vorsitz des Herrn k. k. Landesschulinspektors Dr. Robert Kauer statt. Im Sommertermine meldeten sich 37 Kandidaten zur Prüfung, von diesen wurde 35 Kandidaten die Reife zum Besuche einer Hochschule zuerkannt, und zwar 5 Prüflingen mit Auszeichnung, 17 mit Stimmeneinhelligkeit, 13 mit Stimmenmehrheit. 2 Kandidaten wurden auf 7a Jahr reprobiert und im Februartermin für reif mit Stimmenmehrheit erklärt. 1 Examinand wurde im Oktobertermine auf ein Jahr reprobiert. Die näheren Daten enthält folgende Tabelle: NAME Geburtsort Erfolg Erklärte sich u. Datum reif mit zuzuwenden Bianchi Bar. Ferd. Rubbia, 1892 Stimmeneinlielligkeit Militär Calligaris Alfieri Monfalcone, 1891 n Rechtswissen. v. Claricini Max Görz, 1892 Stimmenmehrheit Francovig Josef Görz, 1892 n Ivančič Adolf Görz, 1892 Stimmeneinlielligkeit Kenda Milovan Modrej, 1892 Kos Milko Görz, 1892 n Philosophie Kosovel Max Selo 1892 Stimmenmehrheit Rechtswissen. Kristan Johann Trnovo 1888 Lang Robert Graz, 1891 Auszeichnung Philosophie Likar Josef Otlica, 1890 Stimmenmehrheit Rechtswissen. Ljuba Sigmund Przemyäl, 1893 Stimmeneinhelligkeit » Matievič Karl Spalato, 1892 Stimmenmehrheit Handel Matievič Oskar Fiume, 1893 » NAME üeburtsort u. Datum Erfolg reif mit Erklärte sich zuzuwenden Michieli Kaspar Mighetti Amon Morassi Anton Mrak Zyrill Oblaschiak Alois Falior Philipp Pečenko Silvan Pinat Dominik Pocar Erwin Kipper Kuri Rizzat Alexander Sfiligoj Rado Simčič Johann Simonit Eugen Sinkovič Ludwig Thoemmel Bar. ü. Tomšič Josef 1'rdan Hermann Velušček Wladimir Vovk Viktor Zadro Anton Zega Andreas Zooel Robert Turriaco, 1891 üörz, 1893 üörz, 1893 Cepovan, 1890 üörz, 1893 Vrtojba, 1888 Flitsch, 1893 |' Ajello, 1890 Piran o, 1892 Wiesbaden, 1893 JI Fiumicello, 1690 j| Medana, 1890 üörz, 1893 ji Medea, 1890 Rappoldenkirchen NO. 1891 Belgrad, 1691 Skopo, 1892 Pisino, 1892 üörz, 1892 Triest, 1693 Ctierso, 1889 Kazlje, 1891 Pola, 1892 Stimmeneinhelligkeit j Auszeichnung Stimmeneinlielligkeit' Stimmenmehriieit i Stimmeneinhelligkeit j >» Auszeichnung ft * | Stimmeneinhelligkeit ” n Stimmenmehrheit » Stimmeneinhelligkeit j Stimmenmehrheit Stimmeneinhelligkeit Stimmenmehrheit Auszeichnung Theologie Handel Kunstakademie Philosophie Medizin Rechtswissen. Philosophie Chemie Medizin Rechte Philosophie Pol, Laufb. Rechte Theologie Rechte Nationalökon. Laut Erl. des k k. Landesschulrates f. Görz und Gradiška vom 19.1. 1912, Z. 334/2—11 erhielt der absolvierte Realschüler Hayner conte Claricini-Dornpacher die Bewilligung zur Ablegung der Ergänzungsprlifung aus der lateinischen Sprache und der philosophischen Propädeutik und unterzog sich dieser Prüfung am 26. Februar 1912 mit Erfolg. b.) Am Schlüsse des Schuljahres 1911-12 Zur Reifeprüfung im Haupttermine meldeten sicli sämtliche 23 Schüler der Vlil. a und 30 Schüler der VIII. b Klasse. Die schriftlichen Prüfungen fanden vom 10. bis zum 13. Juni in drei Abteilungen statt. Die zur Bearbeitung vorgelegten Arbeiten waren folgende: 1. Deutscher Aufsatz nach freier Wahl unter den vorgeschlagenen Themen: VIII. a Klasse: a.) Liebe und Not sind doch die besten Meister. (Goethe). — b.) Wodurch erlangt ein Volk weltgeschichtliche Bedeutung? — c.) Stürmen muss es, soll es Früh-lung werden! (Bezogen auf die deutsche Literatur.) VIII. b. a.) Keiner sei gleich dem ändern, doch gleich sei jeder dein Höchsten ! Wie' das zu machen sei ? Es sei jeder vollendet in sich. (Schiller). — b.) O schönes Vaterland, inmitten dem Kinde Italien und dem Manne Deutschland liegst du, der' wangenrote Jüngling, da! (Grillparzer über Österreich). — c.) Große Männer gehören der ganzen Menschheit an. (Joh. v Müller). 2. Italienischer Aufsatz: a.) Non v’e che una felicitä, il dovere; una consolazione, il lavoro ; una gioia, il bello. (Carmen Sylva). — b.) Quäle influsso esercitarono sulla letteratura ita-liana le letterature straniere? — c ) La montagna. Consideratene 1’ importanza per la vita dei popoli e dei individui! 3. Slowenischer Aufsatz: a.) Stiki med gospodarsko in duševno kulturo. — b.) Samo ena sreča je — dolžnost, le ena tolažba — delo, le eno veselje — lepota. — c.) Novodobna občevalna in prometna sredstva. 4. Übersetzung aus dem Lateinischen in die Unterrichtssprache. Für die Vlil.a Klasse : Livius 24, 4, Thronwechsel in Syrakus während des 2. punischen Krieges Für die VIII.b: Vergils Aeneis 1. VII. v. 212 248. 5. Übersetzung aus dem Griechischen in die Unterrichtssprache. Für die Vlil.a Klasse : Platon, Gorgias, cap. 82-83. Für die VIII b: Lykurgos, Rede gegen Leokrates, Kap. 84-87. Über den Ausfall der mündlichen Prüfungen, welche am 6. Juli unter dem Vorsitze des Herrn Landesschulinspektors Dr. Robert Kauer beginnen, wird im nächsten Programme berichtet werden. X. Körperliche Ausbildung. Allgemeines. Was im letzten Jahresberichte (Schuljahr 1910-11) über die materiellen Hindernisse, die sich den Bestrebungen auf körperliche Ausbildung und hygienische Angewöhnung der Schüler aus den unhygienischen, baufälligen und in jeder Beziehung unzulänglichen Lokalitäten des zu Schulzwecken ungeeigneten derzeitigen Gymnasialgebäudes ergeben, gesagt worden ist, muß in vollem Umfange auch heuer aufrecht erhalten werden. Die Frequenz der Anstalt stieg noch mehr als im Schuljahre 1910/11; denn zu Beginn des nun abgeschlossenen Schuljahres zählte die Anstalt samt der Vorbereitungsklasse 1029-j— 44 Schüler; infolgedessen macht sich der Platzmangel immer fühlbarer, trotzdem 4 Klassen in der Filiale auf der Piazza St. Antonio untergebracht sind. Das beengte Sitzen in unhygienischen Bänken und zu wenig belichteten Zimmern trägt zur Gesundheit der Schüler nicht bei, wiewohl hervorgehoben werden muß, daß während des Schuljahres nur 2 Todesfälle bei Schülern vorgekommen sind Einem schweren Mangel wurde dadurch abgeholfen, daß der eigene Gymnasialhof, der bis zum Ende des Schuljahres 1910/11 von der Knabenübungschule benutzt worden war, im Schuljahre 1911/12 wieder der Gymnasialjugend zur Verfügung gestellt werden konnte; hingegen blieb die Anstalt auch in diesem Schuljahre ohne eigenen Turnsaal. Um alle diese Hindernisse der körperlichen Erziehung einigermaßen auf andere Weise wettzumachen, wurde vom Leiter der Anstalt auf folgende Mittel, die in den Dienst d r Hygiene traten, das größte Augenmerk gerichtet. 1.) Schulärztlicher Dienst. Das zweite Jahr schulärztlicher Tätigkeit ist vorüber. Mit Genugtuung muß konstatiert werden, daß die Eltern dankbar anerkennen, was mit dieser modernen Institution von staatswegen für die der Schule anvertraute Jugend geschieht: die wenigen, die es im Vorjahre vorgezogen hatten, ihre Kinder vom Hausarzt untersuchen u. von diesem dann die betreffenden Gesundheitsscheine ausfertigen zu lassen, machten heuer von dieser Erlaubnis nicht mehr Gebrauch; vom guten Zweck der Sache überzeugt u. in richtiger Einschätzung ihres Wertes haben sie die ihnen übermittelten „Fragebogen“ sorgfältig ausgefüllt u. oft Gelegenheit genommen, mit dem Schularzt zur Erledigung schulhygienischer Fragen in Fühlung zu treten, Mancher Schüler, dessen Gebiß im Vorjahre viel zu wünschen übrig ließ, wies heuer Plomben auf, manch anderer, dessen Schwachsichtigkeit erst bei der schulärztlichen Untersuchung zu Tage trat, trug Augengläser u. die Körperhaltung einer großen, mit seitlicher Wirbelsäuleverkrümmung behafteten Schülerzahl war entweder einwandfrei oder wesentlich besser. — Auch die Reinlichkeit des Körpers bot nicht mehr so reichlich Anlaß zu Tadel. Das Interesse der reiferen Jugend, aber auch der unteren Klassen für Körperpflege u. Reinhaltung der Schulräume bedeutet einen weiteren Fortschritt, der erwähnt zu werden verdient u. darauf hinweist, wie wünschenswert es wäre, daß der Schularzt allerorts obligatoriseh sei. Bei solch großem Arbeitsgebiet u der weittragenden Bedeutung der ärztlichen Überwachung der Schuljugend kann der Wunsch nicht unterdrückt werden, den Schularzt im Hauptamte angestellt zu sehen, damit er seine ganze Zeit u. sein ganzes Wissen allein der Schule widmen könne, wie denn auch in jüngster Zeit in Württemberg ein Gesetz zur Anstellung von der Privatpraxis losgelöster vollbesoldeter Schulärzte angenommen worden ist. Denn die schulärztliche Tätigkeit ist ein nicht zu unterschätzender Zweig der öffentlichen Gesundheitspflege, deren Arbeitskreis erst dadurch zu einem lückenlosen erhoben wird. Der Vorschrift gemäß wurden heuer nur die Schüler des 1., 3., 5. u. letzten Jahrgangs, sowie jene der Vorbereitungsklasse eingehend untersucht. Solche Schüler der ersten Klassen, welche keine Impfnarben aufweisen konnten, wurden vom Herrn Stadtphysikus in der Anstalt selbst der Impfung unterzogen. Im ganzen gelangten 14 Klassen mit zusammen 590 Schülern zur Untersuchung, wobei den ihm Vorjahre als „Überwachungsschüler''4 geführten besonderes Augenmerk zugewendet wurde. So mancher konnte aus der Liste der „Überwachungsschüler“ gestrichen werden, bei dem die rechtzeitig eingesetzte ärztliche Behandlung einen erfreulichen Erfolg gezeitigt hatte. Auf eine Untersuchung entfielen heuer 7 Minuten. Einigen Schülern mußte wegen Kopfläuse, Krätze, u. je einem wegen Keuchhustens u. Veitstanzes der Schulbesuch für kürzere oder längere Zeit untersagt werden. Bezüglich der mit Krätze Behafteten wurde nachgewiesen, daß mehrere derselben den Kostplatz gemein hatten. Zwecks Ermittlung möglichst einwandfreier Resultate wurden die bei der schulärztlichen Untersuchung sich ergebenden Fragen stets in der Muttersprache der Schüler gestellt u. die an die Eltern der Frequentanten der italienischen u. slowenischen Parallelklassen gesendeten „Mitteilungen“ in der entsprechenden Sprache verfaßt. Das diesjährige Untersuchungsziminer entsprach den an ein solches gestellten Anforderungen weit besser als das vorjährige. Leider standen dem Schulärzte aber auch heuer weder ein Körperlängenmeßapparat noch eine Dezimalwa^e zur Verfügung. Anträge auf Zurückstellung des einen oder anderen Schülers fanden bei den Eltern allerdings auch heuer wenig Gehör, doch klang durch die ablehnenden Worte hindurch immerhin ein gewisser Ton der Überzeugung, der an Stärke gewinnen wird, wenn sich erst gelegentlich eines Falles die Zweckmäßigkeit eines solchen Antrages dartun wird. Die folgende Tabelle mag die Resultate der diesjährigen Schüleruntersuchungen dartun: Ststistik der Schij am k. k. Staatsober *) War wegen mangelhafter Ausfüllung der „Fragebogen“ nicht gen3“ Mitteln. I N p R 0 !e N T E N Absolute Zahl der UJ C/3 C/3 ji Allgemeiner Er-I nährungs- u. j Kräfte-Zustand j Anaemie Drüsenschwellungen Blähhals Zahncaries Hypertrophie der Tonsillen Sprachfehler Bronchial-Katarrh t I * i ä % i v. 1 5 1 $ i Leistenbruch Herzfehler Bettnässen Nierenentzündung Scoliose Nerven-Krankheiten schwachsichtig ' schwerhörig wiedergeimpft natürlich genährt künstlich genährt VomTurnen befreiten Sch. In vordere bitzreihen versetzten Sch. L- ! JV 3 x: CJ g ■5 ü < Yorb. 52-5 32 8 1 14-7 59 0 86-8 75-4 6-5 68 8 14-7 1-6 / 4-9 3-2 4-9 163 11-4 32 *) *) *) 10 8 16 49 Ia 40 0 46 0 | 140 70-0 50-0 46 0 2-0 — 54-0 100 20 — — 4-0 — 220 2-0 160 2-0 40-0 80-0 40 5 10 11 36 Ib 52 0 41-6 6-4 45 8 77-0 541 — 4-1 6'2 56-2 10-4 4 1 4-1 !0 — — 2-0 — 18 7 20 10-4 20 354 89-5 10-4 2 6 11 30 Ic 59 5 26-3 14 2 54-7 738 66-6 — -- 23 59-5 95 2-3 23 - S. 23 23 23 — 16-6 23-8 — 380 85-7 95 3 8 15 26 Id 439 46-3 98 36-5 85-3 82 9 — — 24 780 17-0 4-8 2-4 — 2-4 — 195 73 — 512 97-5 12-1 4 3 6 26 I e 33-8 432 23 0 80 0 753 523 1-5 — 7 6 75 3 30 1-5 4 6 - — — 76 — 15-3 1-5 61 1-5 55-3 876 9-2 7 8 19 55 If 529 33 7 13 4 45 9 77-0 50-8 — — 81 67-2 65 1-6 4-0 . — - 96 — 163 16-3 1-6 55-7 90-1 81 4 10 11 43 III a 46-7 37-8 15-5 625 562 562 9-3 9 3 40 6 15-6 / — — _ 250 21-8 6-2 13-7 75-0 125 3 8 4 16 III b 47-1 343 186 58 8 85-2 82-3 — 5 8 47 0 235 2-9 2-9 / — — — 2-9 26-4 — 8-8 2-9 23 5 70.5 17-6 1 4 1 20 III c 46-4 38-9 14.71 60-1 00 CD Q> 896 3-4 24i 13-7 79-3 241 13-7 6-8i y' 3.4 — — 34 — 55-1 — 62-0 6 8 58-6 86-2 17-2 3 11 2 28 Va 59.0 32-4 86 789 94-7 1000 52 10 51 55-2 105 5-2 2-6 fß — 26 — 132 — 44-7 — 36 8 86-8 132 7 10 9 24 Vb 60 9 30 5 8-6 41-6 1 69.4 6M — , 2-7 16 6 50-0 27 — — — 8-3 — ’ 27-7 2 7 583 86-1 111 1 8 8 18 Villa 60-8 30 5 8-7 47-8; 739 73-9 43 4-3' 56-5 2-3 / 's. — 4-3 — 16-5 — 565 43-4 78-2 8-6 ! 7 3 15 VHIb 55-5 33 3 11 7 36 6 76-6 76 6 3-3 200 533 3-3 — 33 — 3-3 i 9-7 — 43-3 63-3 90-0 3-3 4 10 4 13 'eruntersuchungen »ymnasium in Görz. Zu dem mit 1 Woclienstunde abgehaltenen Freikurse für Somatologie, Physiologie u. Hygiene hatten sich 40 Schüler gemeldet. Zur Besprechung gelangten : Das Knochensystem (Zahnpflege), das Muskelsystem, der Verdauungsapparat, das Gefäßsystem, der Atmungsapparat, die Harnorgane, das Nervensystem u. die Sinnesorgane; ferner die Grundbegriffe der Hygiene, die Luft, das Wasser, der Boden, die Ernährung (Trunksucht), die Kleidung, die Wohnung (Beheizung, Ventilation, Beleuchtung, Beseitigung der Abfallstoffe), das Wesen, die Verhütung u. Bekämpfung von Infektionskrankheiten, die Schutz- u. Heilimpfungen. Am Schlüsse des Schuljahres wurde auch die sexuelle Frage erörtert u. außerdem eine kurze Anleitung zur Leistung der ersten Hilfe“ gegeben. Die Besichtigung der ganzen Anlage u. Einrichtung der Schule wurde heuer am Beginne des zweiten Semesters vorgenommen u. ihr Ergebnis der Unterrichtsverwaltung in einem Berichte zur Kenntnis gebracht. Für die Beschickung der vorjährigen „Internationalen Hygiene-Ausstellung in Dresden“ wurde unserem Schulärzte laut Zuschrift der „Oesterreichischen Kommission“ für diese Ausstellung, 16. Dezember 1911, ein „Ehrendiplom für wissenschaftliche Mitarbeit“ zuerkannt. Anmerkung: In der 1. c Kl. befindet sich auch eine vom Klassenvorstande Naglig angeschaffte Schulapotheke, die wiederholt gute Dienste geleistet hat. 2.) Die Jugendspiele. Die Jugendspiele fanden heuer unter der regen Leitung des suppl. Gymnasiallehrers A. Naglig teils im Gymnasialhofe, teils auf der Campagnuzza statt. Dem k. u. k. Militärkommando und der löbl. Gemeindevertretung St. Andrä wird von der Gymnasialdirektion für die Benützung des Exerzierplatzes der wärmste Dank ausgesprochen . Als Spieltage wurden der Mittwoch und Samstag gewählt; außerdem wurde auch an anderen, für einzelne Klassen schulfreien Vor- und Nachmittagen gespielt. Die Spiele begannen in den Wintermonaten um 2 h, im Frühjahre um l/23 h, später (Mai-Juni) erst um 3 h und dauerten durchschnittlich je 3 Stunden. Im ganzen sind 38 Spieltage für die Schüler sämtlicher Klassen zu verzeichnen. Wenn auch die Zahl der Teilnehmer eine nicht allzugroße ist, da alle in Konvikten und ähnlichen Schülerheimen wohnenden Zöglinge an den Spielen nicht teilnehmen dürfen und da anderseits viele Schüler das Turnen besuchen, so wird doch mit Freuden konstatiert, daß mehr oder weniger alle anderen Schüler an den Spielen regsten Anteil nahmen. Außer den unten zu besprechenden Bewegungsspielen wurde noch gespielt: Fuß, Schleuder-, Faust-, Tamburinball; Tennis, Croquet, Bocciaspiel, Diabolo, Ballhei, Seilziehen u. s. w. Statistische Übersicht der Spieltage: N.° Datum Teilnehmer- zabl Gespielt wurde: 1. 4. X. 50 Fußball, Tennis, Faustball 2. 11. X. 60 Seilziehen, Croquet, Tennis 3. 18. X. 58 Boccia, Diabolo, Ballhei, Fußball 4. 21. X. 70 Boumerang, Prellball, Aeropalla, Faustball 5. 28 X. 85 Fußball, Faustball, Tennis 6. 4. XI. 45 Tamburinball, Schleuderball, Boccia 7. 11. XI. 50 wie 1. dazu Seilziehen 8. 18. XI. 50 Aeropalla, Ballhei, Fußball, Croquet 9. 25. XI. 80 wie 5. 10. 29. XI. 65 Prellball u. dazu wie 3. 11. 6. XII. 70 Fußball u. dazu wie 4. 12. 16 XII. 60 wie 6. 13. 20. XII. 50 Turnstäbeübungen, Fußball 14. 10. I. 90 wie 2. 15. 17. I. 85 wie 13. 16. 20. I. 80 Tamburin, Tennis, Boccia 17. 27. I. 90 Fußball, Croquet, Ballhei 18 7. II. 70 Seilziehen u dazu wie 5. 19. 14. II. 75 wie 3. 20. 17. II. 70 wie 16 dazu ,.Roloplan“ 21. 24. 11. 80 Ringscheibe, Fußball 22. 28. II. 80 wie 2. 23. 2. III. 85 wie 4. N.u Datura Teilnohmer- zabl Gespielt wurde: 24. 9. III. 90 Turnstäbe, Fußball, Roloplan, Boccia 25. 13. III. 85 Schlagball, Faustball, Croquet 26. 20. III. 80 wie 17. 27. 27. III. 90 wie 8. 28. 10. IV. 94 wie 6. 29. 17. IV. 100 Tamburin, Tennis, Fußball 30. 20. IV. 110-120 wie 29, dazu Boccia 31. 27. IV. 100 wie 17, dazu Roloplan 32. I V. 95 wie 6, dazu Roloplan 33. 8 V. 100 Tennis, Fußball, Boumerang, Schleuderball 34. 15. V. 90 wie 30. 35. 22. V. 85 wie 21. 36. 15. VI 70 Fußball, Tennis, Ringscheibe 37. 19. VI. 80 Schleuderball, Tamburin 38. 22. VI. 90 Roloplan, Tennis, Croquet, Seilziehen Was die Bewegunsspiele anbelangt, so fand es der Spielleiter als seine angenehme Pflicht, wöchentlich mit je einer oder zwei Klassen des Untergymnasiums kleine Ausflüge in die nächste Umgebung der Stadt (Lucinico, Kalvarienberg, Groina, St. Mauro, Valentinberg, Hl. Berg, HI. Katharina, Panowitzer Wald, Aisovizza, S. Marco) zu unternehmen. Bei diesen Ausflügen u. Spaziergängen wurden die verschiedensten Bewegungspiele betrieben Wenn in der letzten Zeit die Jugendspiele einen Aufschwung genommen haben, so ist dieser Umstand auf das überaus reiche Spielmaterial zurückzuführen, das jetzt den Spielern zur Verfügung gestellt wird, zählt doch das Inventar ungefähr 270 Nummern. 3.) Schießübungen. Der im verflossenen Jahre eingeführte fakultative Schießunterricht nahm eine sehr erfreuliche Fortsetzung und fand einen glänzenden Abschluß in einem hochpatriotischen Feste. Das rege Interesse für die Schießübungen seitens der Schüler beweist die große Teilnehmerzahl: 96 waren es, u. zw. 51 aus VIII. a u. b., 45 aus VII. a u. b! Auch Eltern und außerhalb der Schule Stehende beginnen immer mehr u. mehr den Wert dieser Schießübungen zu würdigen. Ist doch das Schießen, die Treffsicherheit nicht Selbstzweck, sondern verfolgt sowohl Schule als auch Militärbehörde damit auch ethische und ästhetische Ziele. Das Vertrautsein mit der Waffe läßt den angehenden jungen Mann seine Stärke erkennen, er bekommt Vertrauen zu seiner Kraft, auf die er sich verlassen zu können glaubt, wodurch sein Charakter offener u. männlicher wird. Und zugleich doch die weise Mäßigung und Zähmung der eigenen Kraft und des eigenen Willens, die in der Unterordnung des einzelnen unter den Befehl eines seiner Mitschüler besteht! Durch das Exerzieren wird die Haltung eine gute, normale, die Augen blicken offen und freudig in die schöne Welt, der Gang wird ein ordentlicher und auch die Hände sind dem Schüler nicht mehr im Wege. Die Schießübungen wurden unter der unermüdlichen Leitung des Herrn k. u. k. Hauptmannes im 47. 1. R Oskar Mayer, den die Herren Oberleutnants desselben Regimentes, Hermann Häßler und Ludw. Freiherr v. Vogelsang, deren Eifer und Umsicht nicht genug gelobt werden kann, unterstützten, mit Hilfe einer großen Zahl von Unteroffizieren nach folgendem Lehrpläne durchgeführt: Programm für den Schießunterricht am k. k. Staatsgymnasium in Görz für das Schuljahr 1911/12. Gliederung des Stoffes: I. Theorie: 1.) Hauptteile der Repe-tier-Handfeuerwaffen (Rep. Gewehr M. 90 u. 95; Rep. Karabiner M. 90): a.) deren Beschreibung und Zweck im allgemeinen; b.) Wirkungsweise in der Hauptsache; c) Zerlegen — soweit dies gestattet, Zusammensetzen; d.) Vom. Rep. Gewehr M. 95 ausgehend wesentlichste Unterschiede der anderen Handfeuerwaffen. 2.) Konservieren der Waffen; Behandlung nach deren Gebrauch. 3.) Munition : a.) Arten, Kennzeichen (Packung), Verwendung, Wirkung; b.) Konservierung. — II. Systematische Vorschule: 1.) Theorie des Schießens: Flugbahn, Visierlinie (Zielen), Laufachse, Aufsatz (tiefste, Normal-Stellung) Streuung mtl. Treffpunkt); 2.) Ziel-Schießregeln: gestrichenes Korn, Aufsatzstellung, Einflüsse auf das Schießen, Einteilung der Distanzen, Zielpunktwahl (Tageslage), wiederholtes Zielen mit gestrichenem Korn, Vorübungen im Ziingelabziehen ; 3.) Stellung: Habt acht, Schultert, Beim Fuß, Ladet, Fertig (stehend, knieend, liegend); 4) Gebrauch des Gewehres als Feuerwaffe-. Uebungen im Fertignehmen, Laden, Aufsatzstellen, Anschlägen, Zielen, Abziehen des Ziingels, Lade-Feuergriffe); 5.) Verhalten auf dem Schießplätze (Scheiben — siehe IV). — III. Kapselschießen: 1.) Zweck, Gebrauch und Konservierung der Kapselschießeinrich-tung; 2.) Schießen: gegen Figuren-Schulscheibe, ausgeschnittene Figuren, mit verschiedenen Aufsatzstellungen und bei Distanzwechsel. — IV. Belehrungsschießen: Durchschlagskraft (Tabelle 3) (scharfe-Exerzier-Kapsel) Munition; hiebei Unterricht über allgemeine Einrichtung und Bau der Schießstätte; Beschreibung der Scheiben. — V. Uebungsschießeti: Die Schü-lerim 1. Uebungsjahre mit Schützenpatronen, jene des 2. Uebungs jahres mit scharfen Patronen M. 93. — VI. Bestschießen: mit Kapsel - bzw. scharfer Munition — VII. Militärische Spaziergänge-. 1.) a.) Bedeutung der Armee in volkserziehlicher Hinsicht, deren bildender Einfluß; b.) Heeresorganisation in großen Zügen; 2.) a.) Distanzschätzen (Vorübungen); b) Distanzmessen (Prinzipien); c.) Spezialkartenlesen (Hauptsachen); 3.) Besichtigung a.) eines Maschinengewehres; b.) eines Geschützes; c.) einer Fuhrküche (Trainwagen). Oskar Mayer, als Leiter des Schießunterrichtes. Dieses Programm wurde in folgenden Unterrichtstunden verwirklicht. Schießübungen. Datum Anfänger Vila -f b Vorgeschrittene Villa -f- b Dezember 2. 9. 16. 1 St. Theorie; - 1 St. Vorschule Belehrungsschießen, Schule über Scheiben 1 St. Theorie; - 1 St. Vorschule Jänner 13. 20. 27. 1 St. Theorie; - 1 St. Vorschule 1 St. Theorie: - 1 St. Vorschule 1 St. Theorie; - 1 St. Vorschule Datum Anfänger Vlla-^-b Vorgeschrittene VIIIa-fb Februar 3. 17. 24. 1 St. Kapselschießen; - 1 St. Vorschule 1 St. Theorie; - 1 St. Vorschule 1 St. Kapselschießen; - 1 St. Vorschule März 2. 9. 13. 30. 1 St. Vorschule ; - 1 St. Kapselschießen Kapselschießen im Terrain 1 St. Vorschule; Kapselschießen Übungsschießen militärischer Spaziergang April 10. 20. 27. Übungsschießen Kapselschießen im Terrain Übungsschießen Mai 4. 11. 24. Kapselbestschießen Bestschießen Übungsschießen Anschließend an die Schießübungen wurden folgende im Programme vorgesehene Exkursionen vorgenommen: Am 23. II. Teilnahme der Oktavaner am feldmäßigen Scharfschießen auf dem Monte Sabotino, wobei die Schüler Gelegenheit hatten, auch ein Maschinengewehr in voller Tätigkeit zu sehen; am 26. III. Besichtigung der Aeroplanstation : Erklärung der Flugapparate u. Vorführung von Schauflügen; am 29. III. Besichtigung des Feldkanonenregimentes auf dem großen Exerzierplatz; am 26 IV. eines Kavallerieregimentes daselbst; am 22. V. Besichtigung eines Brückenschlages über den Isonzo. All dies war nur möglich durch die große Zuvorkommenheit des hiesigen Stationskommandanten, des Herrn Brigadiers Generalmajors Karl Scotti, wofür ihm an dieser Stelle öffentlich herzlichst gedankt sei. Besonderer Dank gebührt auch dem Kommandanten des k. u. k. I. R. 47 dem Herrn Obersten Richard Mayer, der mit seltener Liberalität alle Behelfe seines Regimentes sowie auch die volle Militärmusik des genannten Regimentes den jungen Schützen zur Verfügnng stellte. Denn welche Lust für die jungen Herzen mit klingendem Spiel durch die Stadt.ziehen zu können! Die Treffergebnisse waren zufriedenstellend, was dem Leiter H. Hauptmann Oskar Mayer u. den beiden obgenannten H. Oberleutnants das beste Zeugnis für die Umsicht u. die Bemühungen um die Ausbildung junger Leute zu Schutzen ausstellt, denen demnach gleichfalls der vollste Dank ausgesprochen wird. Der gleiche Dank gebührt dem pädagogischen Leiter G.-L. Dr E. Dolinšek. Die Schießübungen fanden ihren Abschluß mit einem am 24. Mai veranstalteten Bestschießen. Bereits 3 Tage vorher begannen die wackeren Jungen unter der Leitung der Gymnasiallehrer Dolinšek u. Naglig mit der Ausschmückung der Schießhalle mit Tannen- u. Fichtengirlanden u. bunten Papierketten. Am Eingang in den Panowitzer Wald war ein Bogen aus Eichengirlanden mit der Aufschrift „Willkommen“ errichtet, darüber flatterte stolz eine schwarz-gelbe Fahne, flankiert von einer rot-weißen u. blauweißen. Der ganze Weg bis zur Schießhalle prangte in Fahnen u. Fähnlein. Auf dem mit Guirlanden, Papierketten, Lampions u. Fahnen geschmückten Festplatze empfing Gäste u. Schützen ein freundliches „Salve“. Unter einem von der österreichischen Kaiserkrone gekrönten Baldachin stand die Kaiserbüste, zu deren Seiten eine mächtige Kaiserstandarte, vor ihr der Gabentisch. Trotz Ungunst der Witterung waren alle Schützen bei bester Laune, was wohl dem Umstande zuzuschreiben ist, daß Gönner der Schule sich nicht gescheut hatten, bei strömendem Regen durch ihre Anwesenheit den Eifer der ersteren anzuspornen. Nach Beendigung des Schießens vor der Preisverteilung ergriff der Direktor das Wort u. sprach über das Thema „Üb’ Aug’ u. Hand fürs Vaterland“, dankte allen erschienenen Funktionären u. Bestgebern, die das Bestscliießen ermöglicht hatten, u. schloß mit einem „Hoch“ auf die Militärbehörde. Hierauf trug der Schüler der VII. a /?. May ein von ihm verfaßtes Festgedicht vor, das im Anschluß abgedruckt ist. Daraufhin ersuchte der Direktor den Herrn Brigadier Scotti, der mit H. Obersten Mayer, Major Ruiz di Roxas u. mehreren H. Offizieren das Fest mit seiner Gegenwart beehrt hatte, die Verteilung der Preise vorzunehmen, ln einer kraftvollen, markigen Rede forderte dieser die Schützen zur Vaterlandsliebe u. Kaisertreue auf u. schloß mit einem Hoch auf Seine Majestät, in das alle Anwesenden begeistert einstimmten, daß es von den grünen, hohen Baumgipfeln gewaltig wiederhallte Daran schloß sich die Verteilung der Preise, u. zw. erschoß sich den 1. Preis der Schüler Pahor VII. b mit 273, den II. der Schüler Trus-novič VIII. b mit 217, den III. der Schüler Pavlica VIII. b mit 198 Einheiten. Im ganzen standen 32 Beste zur Verfügung. Nach erfolgter Preisverteilung ergriff noch H. Regierungsrat Fuchs, Gymnasialdirektor i. P., das Wort u. dankte der höchsten Militärbehörde für die Einführung des fakultativen Schießunterrichtes. Nach einem fast einstündigen Konzerte der Militärinusik u. Absingung einiger Lieder zogen die jungen Schützen in Reih’ und Glied unter klingendem Spiel in die Stadt bis zum Gymnasium, wo sie dem Leiter, H. Hauptmanne Oskar Mayer, ihren Dank durch eine stramme Defilierung erwiesen, worauf sie fröhlichen u. leichten Herzens auseinandergingen. Das würdig verlaufene Fest hat gewiß in so manchem jungen Herzen das Gefühl des Patriotismus gestärkt, so daß es wünschenswert wäre, dieses Fest zu einer ständigen Einrichtung auszugestalten. Festgedicht zum Bestschieften des k. k. Staatsgymnasiums in Görz. Freundlich lädt des Festes Stimmung Uns hier ein zu ernstem Tun, Unser Leben, unser Treiben Kennt kein Harren, kennt kein [Bleiben, Kennt kein Rasten, kennt kein Ruh’n. Gott, Vater, um Hilfe Erheben wir die Hand Mit mut’gen tapfern Waffen Hilf unserm Vaterland! Mit Leib und mit Leben, Mit Hand und mit Herz, Durch Freuden und Leiden, Durch Wonne und Schmerz Zu Oesterreichs Ehre, Zu Franz Josefs Ruhm, Zu Land und zu Meere Gut wollen wirs tun. Wir bilden den Geist, Wir stärken die Kraft, Die Wirkliches schafft. Wir treten junge Pfade Zum Wohl für Oesterreich, Wir fühlen uns gerade Dem besten Manne gleich. Mit ihm sind wir ganz einig In unserm höchsten Ziel, Vertraut ist uns die Waffe Gemacht im ernstem Spiel, ln spätem, schweren Tagen Spar’ sie Müh und Plagen; Dann sprech’ sie gleich der Hand Fürs teure Vaterland! Ein Land mit schwachen Leuten Taugt nichts für einen Krieg, Des Mannes starke Arme Sie bringen uns den Sieg: Die starke Hand des Helden, Sie bringt den Lorbeerkranz, Drum - ihr allein und ewig Gebührt der Siegesglanz. Vertraut mit seinem Handwerk Ist jeder, der es treibt, Gedenket Kameraden, Was dem Soldaten bleibt! Zu seinem ersten Bruder Ihm werde das Gewehr, Genau muß er es kennen, Erst dann bringt es ihm Ehr’. In Not, in Müh’ und Drangsal Wie auch in schwerem Leid. Wir kennen unsre Waffe, Wir treten damit ein, Und mag es noch so wettern, Und mag es noch so dräu’n, Wir bleiben treu beisammen, Solang das Herz noch schlägt, Solang sich rotes Herzblut Wir stehen gleich beisammen ln trunkner Siegesfreud, In unsern Adern regt. Wir bau’n auf unsre Waffe Wie unsern Kaiser gleich. Bau fest auf Deine Söhne, Franz Josef - Oesterreich! Wir sind dir treu ergeben, Haus Habsburg, unser Hort, Mit Herz, mit Hand und Leben, Jetzt hier und immerfort. Zum Schwur denn, Waffenbrüder, Erhebet Eure Hand: Gut und Blut für unsern Kaiser Gut und Blut fürs Vaterland ! R. May, Schüler der VII. a Klasse. 4.) Ausflüge und Exkursionen. Als Ausflugstag wurde von der Direktion der 6. Mai frei-gegeben. Da das Wetter außerordentlich günstig war, wurde der Tag gehörig ausgenützt. Die I. a Klasse bestieg die Korada, einige Klassen (I. c, I. d, 11 c) gingen von Plava über St. Gen-dra nach Cosbana-Mernico und von da nach Cividale. Die I. b, 111. b und V. b besuchte den Wocheinersee und den Ursprung der Savica; die I. e war in Kojsko. Die II. a und die 11. b besichtigten unter anderin das interessante Museum und das Tempietto longobardo in Cividale und kehrten nach einem mehrstündigen Aufenthalte in Udine nach Görz zurück Einige Klassen nahmen St. Daniel zum Ausgangspunkt. Von hier gingen die 11. d. und IV. b nach Branica-Wippach-Haidenschaft, die VII. b nEch Adelsberg-Nabresina. Da der freigegebene Tag ein Montag war, benützen einige Klassen auch schon den vorangehenden Sonntag und halben Samstag zu längerer Touren. Die V. a ging unter der Leitung des s. Gymnasiall. Pellis nach Tarvis, über den Predil nach Flitsch-St. Lucia; die VI. a und VII. a mit Prof. Kreisel von Flitsch über den Predil nach Raibl-Tarvis-Villacli-Klagenfurt. Die IV.a und VIII. a unternahmen mit Prof. Pitacco einen Ausflug nach Parenzo, Pola und Brioni, wobei trotz der kurzen Zeit dank dem Entgegenkommen der maßgebenden Persönlichkeiten alles Sehenswerte (S. M. Schiff Ferdinand Max, Altertümer in Pola, Ausgrabungen in Brioni, die Basilika und das Baptisterium in Parenzo) besichtigt werden konnte. Die VI. b war mit Prof. Tretter auf deni Javornik im Birnbaumer Wald. Die IH.a unternahm mit den s. Gymnasiallehren Grignaschi und Khail eine längere Tour von Tarvis nach Raibl und über Nevea nach Chiusaforte-Gemona-Udine. Für die Schüler der einzelnen Konvikte wurden von den betreffenden Anstalten Sonderausflüge veranstaltet. Außerdem fanden im Laufe des Schuljahres zahlreiche botanische und geologische Exkursionen in die nähere Umgebung statt. XI. Verzeichnis der Schüler am Schlüsse des Schuljahres 1910-1911*). VORBEREITUNGSKLASSE. Antonič Josef — Borjančič Emil — Bregant Marius — Breščak jose{ _ Buda Anton — Oarlatti Alfons — Godnič Justin — Golja Josef — Golob Franz — Gomišček Gabriel — Hrovatin Vinzenz — Kenda Johann — Kerševan Rudolf — Klančič Peter - Klanjšček Wladimir — Kobi Felix — Krebelj Felix — Kuglitsch Franz — Lasič Johann - Lasič Karl — Lavrenčič Josef — Lenardič Felix — Lipovž Franz — Lipovž Karl — Lupin Josef — Lutman Cyrill — Malivrh Franz — Medvešček Wladimir — Mermolja Wenzeslaus — Mizerit Desiderius — Mozetič Josef — Pavlič Albert — Peric Johann — Peric Rudolf — Piščanc Anton — Prezelj Peter — Saunig Kasimir — Simčič Alois — Skubin Johann — Stare Augustin — Stepančič Alois — Strausgitl Ottokar — Šuc Stanislaus — Tomažič Franz — Tonkli Anton — Turel Felix — Urdih Franz — Uršič Philipp — Vacek Wenzel — Valentinčič Alois — Vatovec Franz — Vetrih Franz — Virant Johann — Virant Milan — Vittori Karl — Vodopivec Josef — Vrtovec Zoran — Vuga Milan — Waltritsch Heinrich — Zavrtanik Peter — Žnidarčič Gottfried. 1. a KLASSE. Beros Franz — Bersa Edler von Leidenthal Guido — Boscarol Andreas — Boschi Alois — von Eraunizer Friedrich — Candotti Bruno — Colautti Humbert — Comel Josef — Cortese Ferdinand — Čok Franz — Culot Anton — Daneu Ludwig — Forcessini Nilus — Cardinal Eugen — Gasparini Alferius — Gleščič Wenzel — Justin Adolf — Kebat Leopold — Kerpan Franz — Kristjančič Franz — Kuret Marius — Lodes Anton — Löw Friedrich — Lozar Klemens — Mandich Franz — Marti-nuzzi Alois — Maučič Maximilian — Mlinar Rudolf — Morsan Johann — *) Die Namen der Vorzugsschüler sind mit fetten Lettern gedruckt. Nanut Wilhelm — Pinat Bartholomäus — Rainer Norbert — Randich Johann — Resen Johann Russian Anterus — Schwarz Alexander — Seewald Gustav — Tretter Otmar — Trobitz Egon — Viller Albert — Bressan Bianka — Kebat Marie — Stockmair Ottilie — Verhovnik Martha — Vittori Josefine. I. b KLASSE. Bandeu Franz — Brass Ludwig — Bullo Josef — Burdin Josef — Colautti Alois — Culot Alois — Černe Mirko — Dellasavja Eduard — Do-brigna Domenico — Dusnig Johann — Dietz Zorislav — Frankovič Josef Gerzeli Paul — Grbec Josef — Gruden Stephan — Grussovin Engelhard — Guarnieri Alois— Hrovat Franz — Jankole Friedrich —Jauernik Friedrich — Jazbec Josef — Koli Bruno — Komavli Josef — Machnitsch Karl — Marcosig Josef — Mazzoli Egon — Medved Josef — Mihec Josef — Novak Rudolf — Obid Eduard — Paulin Ludwig — Plesničar Emil — Pontoni Ludwig — Saksida Franz — Saksida Karl — Sardagna Jakob — Sepich Hektor — Skoff Walter — Spazzapan Karl — Spitz Richard — Stern Egon — Studnička Josef — Sussig Albin — Šorli Franz — Toma-sini Oskar — Uršič Franz — Višin Josef — Weber Hans — Poschlap Erika — Scalettari Nora. I.c KLASSE. Andlovitz Bruno — Andlovitz Guido — Baldo Renato — Biasioli Antonio — Brandolin Fausto Bregant Luigi — Bressan Antonio — Caluzzi Umberto - Carnelli Ruggero — Colautti Gioacchino— Costantini Co&tantino — Covacich Pasquale — Dabovich Ardoe — David Carlo — Delneri Aldo — Devetag Guido — Falzari Giuseppe — Francovig Antonio — Gali Eugenio — Gasperizh Emilio — Greibl Ermanno — Jotirdan Marcello — Lodatti Luigi — Macuz Daniele — Mangilli rnarch. Bruno — Martinolich Ettore — Mazzolenis Felice — Montena Giusto — Nardini Vittorio — Patscheider Mario — Paulin Riccardo — Periz Luigi — Petris de Herren-stein Pietro — Puntin Ottavio - Rubbia Alfredo - Runcio Giuseppe — Tonello Bruno — Turra Ettore Zadaricchio Giuseppe — Zandčgiacomo Achille — Albisser Lucia — Bombig Ada — Filiputti Ilda — Happacher Maria — Peteani Francesca — Schmid Olga. 1. d KLASSE. de Bassa Ettore — Bon Giuseppe — Bresigar Edoardo — Bressan Angelo — Castellani Silvio — Chiades Marcello — Chialchia Egidio — Cibeu Edgardo — Corbatto Narciso — Danelon Francesco — De Carli Umberto — Driul Alfredo — Fedrico Elio — Franzot Ugo — Gaier Giuseppe — Goldschmidt Enrico — Grattoni Bruno — Jaconcig Cesare — Jaconcig Gino — Kodermatz Dino — Larice Ferruccio — Lokar Luigi — Manea Aldo — Marchesini Vittorio — Martinelli Giovanni — Mian Dante de Nardo Giulio — Nodus Guido — Patuna Lodovico — Pediroda Teo-baldo — Pušpan Giuseppe — Rossi Carlo — Salvetti Vartan — Saranz Angelo - Scarda Carlo — de Stabile Vittorio —Venier Giuseppe— Verze-gnassi Ottaviano — Zardini Oscarre — Zian Giacomo — Zuliani Francesco — de Bassa Jolanda — Del Plero Mercede — Jeussig Marcella — Nodus Margherita — Pinausig Nora — Susmel Mercede — Susmel Pia, I. e KLASSE Ambrožič Valentin — Bednarik Ladislav — Berce Alojz — Birsa Eduard — Bovcon Fran — Brožič Rudolf — Brumat Julij — Budinja Josip — Cigoj Franz — Čebohin Ltidovik — Čuk Avgust — Čuk Srečko — Golja Ivan — Gorjanc Franc — Gorup Anton — Grahli Ljubomir — Gunčar Henrik — Hvalič Josip — Jejčič Janko Jeranče Alojz — Jereb Milan — Jug Oskar — Kavs Vladimir — Klemenčič Milovan — Kobal Andrej — Kočevar Anton — Komjanc Alojz — Kos Viktor — Kovačič Andrej — Kovačič Avgust — Kravos Avgust — Križmančič Ivan — Kuštrin Franz — Kuzmin Ivan — Ličen Mirko — Ličer Andrej — Lipovž Peter — Logar Vladimir — Lovišček Peter — Makuc Ivan — Maraž Valentin — Marušič Dominik — Mikluš Alojz — Mozetič Martin — Nanut Ludovik -Ostan Domicijan — Paškulin Anton — Pavlica Ulrich — Pelicon Leopold Pelicon Serafin — Peric Rudolf — Povšič Radivoj — Rejec Franc — Rojic Ivan — Rustja Alojz — Sedevčič Karl — Štekar Štefan — Turk Emil — Ukmar Leopold — Ukovič Emil — Valenčič Rudolf — Valič Viktor — Wesely Ivan — Žbogar Mihael — Kavs Danica — Merljak Danica — Sket Ivanka. I.f KLASSE. Bajec Method — Bavdaž Vladimir — Bizjak Josef — Boltar Janko — Boškin Michael — Bratuš Rudolf — Brumat Ernst — Bucik Franz — Cigoj Stephan — Cijan Miroslav — Čargo Vladimir — Fertin Franz — Floridan Anton — Furlan Franz — Furlan Ignaz Gerl Josef — Golob Jakob — Grgič Andreas — Ivančič Stanislaus — Janschitz Anton — Jeri-cijo Franz — Jerkič Ludwig — Klemenčič Anton Kocijančič Anton — Kodrič Franz — Komel Miroslav — Kos Alfred — Kosmač Zyrill — Kremžar Maximilian — Langof Anton — Lenardič Peter — Lestan Augustin — Lukan Anton — Lutmann Eugen — Lutman Peter — Martelanc Franc — Marušič Franz — Mlekuž Stanislaus — Mučič Anton — Nardin Josef — Orel Leopold — Paškulin Leopold — Peric Franz — Pirjevec Vinzenz — Podgornik Franz — Poljak Stephan — Presl Angel — Primožič Josef — de Reya Oskar — Rusjan Anton — Rutar Anton — Siš-kovič Dušan — Tavčar Anton — Tomažič Gabriel — Truhlar Franz — Vendramin Johann — Vitori Srečko - Vončina Valentin — Živec Marius — Črne Paula — Jamšek Melanie — Rozman Albine. II. a KLASSE. Baicich Anton - Bandeu Josef — Battistin Leonhard - Besso Vero — Bisiach Alois — Bugatto Rainer — Caluzzi Viktor — Candotti Josef — Cantarutti Rene — Cazafura Julian — Chierego Viktor — Colavini Julius — Coos Alois — Corsich Alois — Cumar Ferruzius — Daneu Leonhard — Degrassi Franz — Doliach Karl — Dorigo Peter — Dresch-nig Franz — Džinič Ismet — Fatica Angelus — Furlan Alois — Gregorig Anton — von Grešič Ernst — Grusovin Guido — Louvier Rüdiger — Mayer Josef — Mayer Kurt — Montico Albert — Niklitschek Guido — Pascolat Michael — Pellis Kandidus — de Pethö Gallianus — Pian Johann — Piccinini Eduard — Podberscig Rudolf — Ponton Alois — Pri-mosig Albert — Resen Josef — Stua Alois — Troncon Johann — Ulian Pius — Zanetti Marzell — Zanolla Franz — Zei Rudolf — Cantarutti Hilda — Moestl Clelia. II. b KLASSE. Abramič Josef — Bratuž Paul — Cazafura Christoph — Čargo Johann — Fenzl Walter Goljevšček Alois — Jakelj Josef — Karis Josef Kavčič Josef — Klebel Emerich — Komac Anton — Kurinčič Josef — — Lavrenčič Gabriel — Lazar Franz — Martinz Peter — Nemec Josef — Nemec Zyrill — Pelegrini August — Povšič Miroslav — Prinčič Johann — Prosen Bogumir — Reisp Johann — Ribitsch Rudolf — Rutar Franz — Sardoč Theodor — Saunig Arnold — Scherko Edwin — Sedej Josef — Sever Franz — Sila Stanislaus — Simšič Alfons — Stepančič Friedrich — Šavli Josef — Tavčar Franz — Terčon Josef - Torkar Angel — Trampuž Alexander — Uršič Anton — Uršič Karl — Vim-polšek Anton — Vodopivec Vladimir — WelehorskI Igor II. c KLASSE de Bassa Arrigo — Bradaschia Itaio — Braidot Salvino — Braulin Pietro — Camuffo Giuseppe — Candutti Edmondo — Capella Corrado — Carnelli Antonio — Cibeu Albino — Corte Menotti — De Carli Angelo — Decolle Matteo — Delpin Carlo — Falconer Oreste — Fedon Oscarre — Furlani Antonio — Gail Luigi — Gasparini Luciano — de Gironcoli Oscarre — de Gironcoli Ruggero — Gliubich Luigi — Graziani Romeo — Grusovin Guido — Happacher Edmondo — Macorig Alessan-dro — Maran Rodolfo — Marchesan Marco — Marchesini Alfredo — Mazzoli Mario — conte Mistruzzi-Freisinger Vittorio — Nardini Guido — Nardini Luigi — Patelli Umberto — Pellis Pacifico — de Petris Nicolö — Pocar Sofronio — Raza Nemesio — Schmid Bruno—Snierchinich Pietro — Strageneg Antonio — Tabouret Oastone —Tess Alfonso — Thomann Emico — Tognon Antonino — Torre Luigi — Viczzoli Antonio — Wassermann Silvio — Weiss Carlo — Zottig Giulio. II. d KLASSE. Bandelj Franz — Batista Ladislaus — Berlot August — Cotič Franz Cotič Josef — Čebokli Peter — Doljak Anton — Franko Igor — Gabrijelčič Mirko — Gabršček Ciril — Gradnik Vladimir — Jug Klemens — Kovačič Johann — Krebelj Peter — Lasič Bogumil — Lenardič Rudolf — Luxa Vladimir — Mavrič Josef — Mlekuž Franz — Moškon Stanislaus — Perko Raphael — Prijon Franz — Povsič Emil — Rejec Albert — Sedla-ček Bogumil — Slokar Albert — Stanič Johann - Škarabot Stanislaus - Tavš Gabriel — Tomisič Johann — Tomisič Živko — Urh Max — Vencelj Andreas — Verdikon Alois — Vodopivec Franz — Vrtovec Josef — Žigon Andreas — Žigon Josef — Afrič Linda — Besednjak Anna — Stepančič Anna — Stepančič Hinka. III. a KLASSE. Anzil Alois - Batticich Romano — Borghi Robert — Brass Michael — Bruiinizer v. Johann — Cantarut Wilhelm — De Senibus Claudius — Frölich Ritter von Frölichstal Viktor — Gnot Josef — Grusovin Michael — Hackauf Adalbert — Jaconcig Marius — Marussig Alois — Müller Martin — Paternolli Paul — Patscheider Silvius — Rubbia Marius — Se-rafini Serafin — Šorli Karl — Sticsa Orestes — Tomsig Marius — Tor-nari Tullius — Torre Karl — Tretter Hans — Trevisan Alois — Trevisan Josef — Valentinzig Anton — Venuti Marino — Visintin Rüdiger — Wassermann August — Zach Walter — du Fresne Filibert. III. b KLASSE. Batič Wladimir — Bekar Franz — Bevčar Josef — Brie Johann — Budal Stanislaus — 1 inšger Franz — Fon Daniel — Gorjan Jordan — Ivančič Max — Kraševec Gustav — Lapanje Karl — Lavrenčič Julius — Lutman Stanislaus — Markič Josef - - Miklavič Max — Mulič Josef — — Pečenko Paul — Perpar Stanislaus — Plevel Alois — Podgornik Friedrich — Premrou Friedrich — von Reya Wenzel — Schoenlieb Friedrich — Simoniti Roman — Skok Stanislaus — Soban Franz — Stanič Stanislaus — Ternovic Anton — Tomažič Theodor — Udovč Gottlieb — Urbančič Marius — Zavadlav Ignaz. III. c KLASSE. Adamič Rudolf — Beros Caesar — Brumat Nikolaus — Česornja Anton — Czar Nikolaus — Duttig Josef — Gallas Franz — Glaser Wladimir — Gvozdenovic Spasoje — Koli Paul — Krapež Anton -- Marega Franz — Miceu August — Miceu Guido — Miklavič Oskar — Močnik Cyrill — Monfreda Anton — Neumayer Karl — Okretič Johann — Perini Johann — De Petris Anton — Štrukelj Franz — Šuc Alois — Tonzar Ferdinand — Valentin Josef — Visintin Anselm — Visintin Johann — Vladiscovich Lydius — Zettler Karl — Coronini Graf Franz Josef. IV. a KLASSE. Bersa Egon Edl. v. Leidenthal — Blasevich Josef — Bruschina Franz — Cassanego Johann — Cesciutti Josef — Coos Marius — Dean Johann — Duca Aldo — Falzari Alois — Fonzar Sebastian — Gasparini Adolf Gnot Josef — Leitgeb Friedrich Ritter von — Leilgeb Oskar Ritter von — Marangon Josef — Marocco August — Michelazzi Bruno — Mungherli Franz — Paulin Carmelo — Paulin Rudolf — Pittainitz Alfons — Planiscig Franz — Pontoni Alfred — Portelli Lcandro — Prandi Aldo Graf Ulmhort — Rusin Alois — Simunich Karl — Susmel Jakob — Tiberio Hermann Tominz Josef — Vidoz Anton — Villat Alois — Wallisch Erich — Moestl Carmela. IV. b KLASSE. Banič Karl — Bekar Milan — Belingar Peter — Bevk Franz — Černota Josef — Gabrščik Josef — Herkov Daniel — Hvala Marius — Kamenšek Johann — Karis Boris — Kralj Johann — Mavrič Max -- Medveš Josef — Miklavič Franz — Mlekuž Božidar — Mozetič Christian — Obersnu Marius — Obljubek Stanislaus — Perše Mirko — Peršič Josef — Peršič Vladimir — Prinčič Franz — Rakušček Vinzenz — Rom Eduard — Rutar Vladimir — Saunig Franz — Sever Anton — Skubin Anton — Slamič Vinzenz — Tomažič Josef — Tomšič Dominik — Turk Alois — Ulčakar Karl — Urbančič Joh. sen. — Urbančič Joh. iun. — Vuga Anton. V. a KLASSE. Antonig Ju'tus — Azzan Zeno — Ballaben Anton — Battistutta Johann — Bolniarcich Franz — Brumat Bruno — Culot Johann — Dalmasson Josef — Delchin Hektor — Delpin Alois — Ermacora Eugen — Fonzar Edmund — Furlani Franz — Gliubich Karl — Grabre Johann — Grando Raoul — Grusovin Anton — Gyra Heinrich — Huala Alois — Kuhn Franz — Marega Alois — Marega Angelo — Mayer Arthur — Mistruzzi Karl — Ongaro Karl — Pirker Franz — Pividor Eugen — Roman Peter — Rus-sian Konrad — Scalettari Renč — Steiner Paul — Sverzut Jakob — To-masin Josef — Travan Karl — Tuni Johann — Trubrig Otto — Uria Viktor — Valent Alfred. V. b KLASSE. Batagelj Anton — Batič Jakob — Bežek Josef — Bolaffio Ferruccio — Bratina Vinzenz — Bremec Zyrill — Brumat Friedrich — Čehovin Kasimir — Černovic Marius — Češčut Zyrill — Devetak Alois — Fabjan Viktor — Filej Josef — Furlan Franz — Grahli Vladimir — Jean Max — Kobi Vladimir — Kogoj Marius — Komel Ludwig — Koren Johann — Kos Anton — Kralj Angelus — Likar Rudolf — Lozar Franz — Makuc Josef — Mikuž Milan — Milost Bogomir — Okretič Alois — Pavletič Stanko — Pipuš Boris — Sfiligoj Franz — Uršič Josef — Valič Andreas Vrtovec Wenzel — Žitko Stanko — Žnideršič Anton. VI. a KLASSE. Avian Leo — Battig Anton — Bocin Marlus — Bramo Josef — Brancovig Romildo — Brumat Johann — Conti Alois — Culot Alois — Depicolzuane Donatus - De Senibus Josef — Deutsch Hans Wilhelm — Devetag Dorino — Fiorentin Josef — Geotti Josef — Grion Alois — Grion Dante — Grusovin Anton — Liebezeit von Burgschwert Karl — von Michelini Friedrich — Panzera Franz — Pellis Artur — Püschel Richard — Radig Alois — Tassini Aldus — Tortul Virgil — Venuti Karl — Zorzut Rudolf. VI. b KLASSE. Berginc Franz —Bizjak Josef — Bratuž Josef - Brezigar Albin — Čebokli Andreas — Dominko Leopold — Gregorčič Johann — Hrobat Hieronymus — Jakelj Wenzel — Jakončič Franz — Kandus Franz — Klemenc Stanislaus — Krapež Josef — Lapanje Raimund — Lutman Josef — Macarol Franz — Matelič Anton - Matievich Franz — Milost Johann — Peric Raimund — Pertot Philipp — Pirker Richard — Planišček Leopold — Sekula Johann — Sfiligoj Josef - Slamič Leopold — Stanič Stanislaus Stepančič Wladimir — Trošt Josef — Zorman Karl. VII. a KLÄSSE. Battig Karl — Bauer-Mayer Otto — Bolaffio Josef - Bortolotti Johann — Boschian Konstantin — Brach Johann — Bressan Alois — Ciperle Josef — Cosuh Vinzenz — Culot Angelo - Culot Anton - Falconer Aelius — Flederbacher Josef — Gasparini Leopold — von Gresič Adalbert — Grusovin Josef — May Raimund — Mayer Richard - Müller Erich — Stacul Josef — Sussig Alois — Velcich Josef — Wieser Theodor — Zavka Dominikus. VII. b KLASSE. Abrain Franz — Bajec Ludwig — Berlot Josef — Besednjak Engelbert — Birsa Karl — Cejan Alois — Faninger Ernst — Ferjančič Marius — Gerbic Josef — Gorjup Alois — Gruden Franz — Jenko Adalbert — Kamuščič Josef — Kobal Viktor — Kodermac Alois — Košiša Franz — Laharnar Josef — Lutman Friedrich — Matelič Anton — Mermolja Lambert — Nanut Josef — Novinc Josef — Pavlica Stanko — Pavlin Alois — Pertot August - Povšič Josef — Rusija Josef — Skaza Alexander — Schwarz Ludwig — Zorn Anton — Zorzut Ludwig — Žuran Josef. VIII. a KLASSE. Berini Johann — Bombig Georg — Candutti Michael - Cecutta Josef — Cibeu Adelmus — Cociancig Johann — Culot Karl — Fabbro Marius — Fillak Peter — Furlani Angelus — Glavac Eduard — Gnot Virgil — Goldnerkreuz Josef — Manzini Johann — Miclavez Silvius — Oliva Edgar — Patscheider Josef — Sirk Paul — Tylli Alois — Ulian Franz — Valentincig Roman — Visintin Alois — Zollia Josef VIII. b KLASSE. Bajec Franz - Berbuč Alfons — Birsa Josef — Bitežnik Joset — Dečko Franz — Fakin Josef — Gruden Ignaz — Hackauf Friedrich — Jerkič Franz — Klanjšček Konrad — Koruza Josef — Lavrič Rudolf — Leban Zorko — Mayer Valerijan — Milič Ivo — Munich Zyrill — Novak Albin — Novak Karl — Orel Viktor — Pahor Peter — Poberaj Valentin — Res Alois - Sedej Alois — Slokar Franz — Šinigoj Josef — Terčič Franz — Tomažič Albin — Trusnovič Rudolf — Velikonja Leonhard — Weber Gabriel. XII. Statistik der Schüler. O) m o co o o* h' CM CM CO CO CO 00 CM CM CO CO 05 co in I^CO CM____ 00 CM CO co CM CM CM I co M 5o -rt* coco CM CM CO co co T3 m co o) m CO O) o 05 Tt* Tt Tf co in 05 ‘O oc 00 TD 05 ro m co T3 -C •a coco~ i t'- rt 00 co 1 00 co <© ,<5 in cm m i C* h' CO 00 00 O .-1 o in co 05 co ro co in Tf cm 00 — — ^ m | | S - iS 1 M S SIMI S II 1 II _L j_ 1 J_ JL j_ l CM — — S II M S SIMI S 1 II II CM*-« 1 S 1 IS 1 II S S M M S II 1 II CO *“* S 1 1 1 24 23 1 S II 1 M 1 s —S 1 1 1 S S M II S II M 1 ca | | S "SIMI s rm s II II 1 «3 1 J 8 '"Sl i i S S 1 - II S 1 M II 1 1 1 S ‘°S i M 1 S S— 1 1 S IMII _L oo - 1 1 S 1-8 1 1 ' S Silil S II 11 = Fb 1- öS co o I I I I co co 1 1 1 1 Š SIMI S II M00 ■** 1 — g5 CO in 05 i-< T-< | s s m m a i mAo° T—i m In co 1 | S MS II 1 S S II II S II 1 "2 CM CM ' 3 AS~I11 čo co II M 55 1 M*-» ~ 1 1 S IIS™ II S S M II cg j ^*22^ -T So S 2 2 3 1 ? 1 1 1 1 3 3 l - II 05 I I 00 O CM Tt II CM — ® 1 1 g M13 1 1 1 ^ g i i - i CO l I 00 CO 05 rf 1 1 ^ — š — — š 1 i 1 S M - S 1 l°° = 2 O) | | g ms m i 8 SIIM 05 | 05 05 0500 m 1 i— — % m i» | | s i ti i m S SIMI | «tä::« CO CO co i—i .—i 5 Izlili 5- § 1 ” 1 ° ~ I CM CM "t 1 ^ — h co 1-4 -* 1—' O O § 15 1 1 II § 1 M II 05 CO H -C | 1 ^32 1 1 1 k § M II 2$ 1 *^25^^ CM co to | | '1 kjQä 1 | 1 1 1 II II rf r-oii^in TT i—i *—« i—» 1» ■55 ■M S s ■S« Oj-’-g ®« S S • E ~ .s> £ Ä c £ QJ *črt P d) o o QÄCOCOQ-CQ C o T3> ’S a X • • o T3 J« . . o O SZ JZ V) o . r c ,S2 «c o .o ■* s,.« j= » E M ”.Sc o > 3 h ° kw20« 4> E E 3 tn U> 0> c« co c <1) J3 O J 0) > Ä CTJ °! bJD CÖ is 5- :3 U- •|M-qJ0A S 1 II 1 ! 1 1 II 62 O 00 62 9 48 uaiiiuiesnz V) Ol o-moM-fi'-'- OOOtOt^COCN — eo e* m t"» 00 o CO CD h~ O) 00 Tf »n t— 00 00 o ^o ^ in - o | | | ~00 'Oh-OO | | cO oo *■ CN o 00 oo co CM > cd | | | O CO CO CO — — $ m oo ro CM 00 o CN X) | | CN ^ 00 CO m *-* | | 8 co s? co CM CN > cd | | 0400000—* | | | CN CM co m XD 1 | co co co co cn ! 1 1 8 co oo rf CN CI > cd | | <°=-2,t | | U CN CN s coo CN w > •° | h" J. 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Nov. 1911, ZI. 33419, beschäftigt sich mit dem Strafverfahren gegen Jugendliche und gibt nun der Schule die Möglichkeit, die ihr nach der Schul- und Unterrichtsordnung zustehende Ingerenz auf die Jugendfürsorge in entsprechender Weise auszuüben. 3 (Fristerstreckung für Prüfungen aus den Landessprachen für Schüler mit italienischer, bezw. slowenischer Muttersprache). Laut Erlasses des k. k. Ministeriums f. Kultus u. Unterricht vom 17. November 1911, ZI. 47733, (LSR. 27. VI. 1911, QS. 765/1-11) kann Schülern mit italienischer, bezw. slowenischer Muttersprache, welche von anderen Mittelschulen, an denen das Italienische, bez. Slowenische kein obligater Gegenstand ist, an die Mittelschulen mit deutscher Unterrichtssprache in Görz übertreten, in rücksichtswürdigen Fällen die Frist zur Ablegung der Prüfung aus dem obligaten Italienischen, bezw. Slowenischen auf ein Semester oder höchstens auf ein Schuljahr erstreckt werden. 4. (Befreiung vom Turnen). In einzelnen Fällen können einzelne außerhalb des Schulortes wohnende Schüler unter besonders berticksichtigenswerten Umständen, namentlich bei größerer Entfernung ihres Wohnortes von einzelnen nachmittägigen Turnstunden dispensiert werden. (Min. K. U. v. 9. XII. 1911, ZI. 49262, LSR. 31. XII. 1911, GS 884/11). 5. (Verkauf nicht approbierter Lehrbücher). Laut des Erlasses des k. k. Min für K. u U. vom 1. I. 1912, ZI. 31068, sind die Schüler zu belehren, künftighin nur Ausgaben mit der aufgedruckten Approbationsklausel zu kaufen. (LSR. 2. II 1912, GS. 115/12). 6. (Beurlaubung von Mitgliedern des Lehrkörpers). Diese wird durch einen Erlaß des K. U. M. vom 22. II. 1912, ZI. 18906-09, neu geregelt. 7. (Dispens von der Prüfung aus Turnen). Laut des Erlasses des K. U. M. vom 13. IV. 1912, ZI. 51125/11, (LSR 25/4 1912, GS. 791/3) ist bei außerordentlichen Prüfungen von einer Prüfung aus dem Turnen abzusehen, außer wenn der Kandidat ausdrücklich darum ansucht. 8 (Organisierung des Turnunterrichtes). Das Ministerium für Kultus und Unterricht hat mit Erlaß vom 1. April 1912, ZI. 49018/11, die Einführung des obligaten Turnunterrichtes am Staatsgymnasium in Görz in den Abteilungen mit deutscher und slowenischer Unterrichtssprache in der Weise genehmigt, daß mit Beginn des Schuljahres 1912/13 der Turnunterricht in sämtlichen Abteilungen der L, II. und III. Klasse obligat zu sein hat und daß in den nächstfolgenden Jahren die Ausdehnung des obligaten Turnunterrichtes auf je eine nächsthöhere Klasse erfolgt. (LSR. 20. IV. 1912. GS. 729/3-11). 9. (Definitive Regelung der Schulferien). Das Min. f. K. u. U. hat mit dem Erlasse vom 5. April 1912, ZI. 14822, die Dauer des Schuljahres und der Ferien in folgender Weise definitiv festgesetzt: a. Die Hauptferien dauern vom 16. Juli bis zum 15. September. Wegen der Vornahme der Prüfungen entfällt die Erteilung des Unterrichtes schon in den letzten zehn Tagen vor Beginn der Hauptferien. Am ersten oder zweiten dieser schon unterrichtsfreien Tage ist der Schulgottesdienst abzuhalten und die Zeugnisverteilung vorzunehmen. b. Die Weihnachtsferien dauern vom 24. Dezember bis einschließlich 2. Jänner. c. Das I. Semester schließt mit dem letzten Samstage vor dem 16. Februar, das II. beginnt mit dem darauffolgenden Sonntage, doch sind der Montag und Dienstag noch schulfrei. d. Die Osterferien währen vom Mittwoch vor bis einschließlich Dienstag nach dem Ostersonntage. 10. (Verhütung von Schülerstreiks). Der Ministerial-erlaß vom 5. April 1912, ZI. 944 (LSR. VII. 715-12, v. 2. Mai 1912) beschäftigt sich mit den Maßregeln zur Verhütung von Schülerstreiks. 11. (Lehrbücher). Eine Neuregelung der Vorschriften über die Approbation von Lehrbüchern usw. bringt der Min. Erl. vom 18. März 1912, ZI. 13237. (LSR. 3. V. 1912, GS. 324.) XIV. Chronik. Das Schuljahr 1911/12 wurde wie sonst am 19. September mit dem Heiligengeistamte feierlich eröffnet. Die Aufnahms- und Nachtragsprüfungen wurden vom 16-19. September absolviert und der regelmäßige Unterricht begann Mittwoch den 20. September. Infolge der großen Zahl der in die I. Klasse neu aufgenommenen Schüler 372 -j- 35 = 407 mußte diese in 6 Abteilungen (1 a, I. b, 1. c, Id, Le u. I. f) geteilt werden, in v/elchen 3 verschiedene Unterrichtssprachen herrschten: in der I. a u. I. b Kl. die deutsche, in der I. c und I d. Kl. die italienische und in der I e u. I f Kl. die slowenische. Das Gleiche war in der II. Kl. der Fall, die in die a u. b Kl. mit deutscher, in die c Kl. mit it. und in die d Kl. mit slow. Unterrichtssprache zerfiel. Von der 3. Kl. an waren die Klassen in je 2 Abteilungen mit deutscher U.-Spr. geteilt. Somit zählte die Anstalt im Schuljahre 1911-12 samt der Vorbereitungsklasse 24 Klassen mit 1073 Schülern (darunter 41 Hospitantinnen). Um für so viele neue Klassen Platz zu gewinnen, mußte die Direktion der bisher im Parterre der Anstalt untergebrachten k. k. Knabenübungsschule kündigen, was mit bedeutenden Schwierigkeiten verbunden war, und die hiedurch frei gewordenen Räumlichkeiten adaptieren sowie teilweise neu einrichten lassen. Hiedurch wurde auch der für die Erholung in den Zwischenpausen den Schülern so dringend nötige Gymnasialhof wieder gewonnen. (Siehe Seite 47). Die Zahl der Lehrer betrug 44, und zwar 21 Professoren u. wirkliche Gymnasiallehrer, von denen einer krankheitshalber auf ein ganzes Jahr und einer auf 7 Monate beurlaubt war, 15 Supplenten u. 8. Nebenlehrer. Am 2. Dezember nahm der bisherige Direktor Dr. Josef Tominšek vom Lehrkörper Abschied (siehe S. 3). Am 3. Dezember trat der neu ernannte Direktor Regierungsrat Dr. Johann Bezjak seinen neuen Dienstposten an. Am 13. Jänner geleiteten die Schüler u. Lehrer der Anstalt Herrn Motz, Hauptlehrer der hiesigen Lehrerinnenbildungsanstalt in P. und Vater des Professors der hiesigen Anstalt Josef Motz, zur letzten Ruhe. Samstag, den 10. Februar, 1912 wurde das I. Semester nach der üblichen Verteilung der Semestralausweise geschlossen. Das II. Semester begann zwar sogleich am 11. Februar, doch waren der 12. u. 13. noch schulfreie Tage, weshalb der eigentliche Unterricht erst Mittwoch den 14. Februar wieder aufgenommen wurde. Am 26. Februar fand unter dem Vorsitze des Herrn k. k. Landesschulinspektors Dr. R. Kauer die Reifeprüfung im Wintertermin statt. Um das Andenken des Schulrates Josef Culot, der durch 30 Jahre an der hiesigen Anstalt als Professor gewirkt hatte und dann im Jahre 1900 in den Ruhestand getreten war, zu ehren, nahmen alle Schüler und der ganze Lehrkörper an seinem Leichenbegängnisse, das am 11. April stattfand, teil. Montag, den 29 April, wurde ferner die Hospitantin und Privatistin Elise Del Piero zu Grabe getragen Sie war ein äußerst braves, fleißiges und gesittetes Mädchen, dessen Verlust die Eltern überaus schwer getroffen hat. Auch ihr gab die ganze Anstalt, sowohl Schüler als Lehrer, das Geleite auf dem letzten Wege. Der 6. Mai wurde als maialis freigegeben. Die Schüler unternahmen unter der Leitung ihrer Lehrer Ausflüge nach den verschiedensten Richtungen. (Siehe darüber S. 60 des Jahresberichtes !) Am 27. Mai starb nach langem Leiden der brave, wohlgesittete Schüler der VII. b Klasse Rudolf Vidmar und wurde am 29. V. von der ganzen Anstalt zu Grabe geleitet. Vom 10.-13. Juni fanden die schriftlichen Reifeprüfungen (Siehe S. 45), vom 17.-27. die Versetzungsprüfungen statt. Inspektionen. Der katholische Religionsunterricht wurde anfangs Mai von Sr. Exzellenz, fürsterbischöflichen Gnaden Dr. Franz Borgia Sedej eingehend inspiziert. Religiöse Übungen. Wegen der großen Schülerzahl wurde heuer eine neue Gotlesdienstordnung notwendig. Es fanden an Sonntagen 3 hl. Messen u. 4 Exhorten statt; die Schüler wurden dabei also verteilt: 1.) Obergymnasium, 2.) Untergyinnasium, 3.) Parallelklassen mit ital. u. slow Unterrichtssprache. Zwei Predigten wurden in deutscher, je eine in italienischer u. slowenischer Sprache gehalten. Außer dem Anfangsgottesdienste fand noch ein gemeinsamer Gottesdienst in einer größeren Kirche (St Ignazio) statt: am Geburtstage Sr. Majestät des Kaisers, (4. Okt.), am Gedächtnistage Sr. Majestät der Kaiserin (19. Nov.) u. der Dank-Gottesdienst am Schlüsse des Schuljahres. Eine besonders schöne u. erhebende Feier war die der ersten hl, Kommunion am Himmelfartsfeste, bei der 13 Knaben, begleitet von ihren Lehrern, Verwandten u. Mitschülern, feierlich dem Tische des Herrn nahten. Hierauf fand im Garten des theologischen Seminars eine Festtafel statt, die den Erstkommunikanten von ihrem Religionslehrer A. Fogar gegeben wurde, wofür ihm ganz besonderer Dank gebührt. Eine sehr große Anzahl von Schülern empfing heuer das hl. Sakrament der Firmung. Drei Mal empfingen sämtliche Schüler die hl. Sakramente; die Osterbeichte wurde durch je 2 Vorträge eingeleitet, die für die Obergymnasiasten vom hw. Universitätsprofessor Dr. Gatterer S 1.. für die übrigen von den Religionslehrern gehalten wurden. XV. Kundmachung über den Beginn des Schuljahres 1912-1913. A.) Die Neuaufnahme in die ersfe Klasse (mit deutscher Unterrichtssprache): 1. Die Einschreibungen in die erste Klasse fanden im Sommertermin am 30. Juni, im Herbsttermin finden sie am 16. September, jedesmal von 8 bis 12 Uhr, in der Direktionskanzlei des Gymnasiums statt. An diesen Tagen haben die Schüler, sei es in Begleitung ihrer Eltern oder deren Stellvertreter, sei es mittels der Post folgende Dokumente vorzulegen: 1.) Den Tauf- oder Geburtschein, durch welchen der Nachweis geliefert wird, daß der Schüler das zehnte Lebensjahr vollendet hat oder es noch im Jahre 1912 vollenden wird. 2.) Das Frequentationszeugnis (Schulnachrichten) als Nachweis der bisherigen Volksschulbildung. NB. Verspätete Anmeldungen können nicht berücksichtigt werden. Jene Eltern, welche die Absicht haben, ihre Kinder erst im Herbste einschreiben und prüfen zu lassen, werden ersucht, dies der Direktion mündlich oder schriftlich bis zum 15. Juli mitzuteilen. II. Die Aufnahmsprüfung: 1.) Fand im Sommertermin am 5. Juli, u. zw. von 10-12 Vormittag die schriftlichen, von 3 Uhr an die mündlichen Prüfungen statt. 2) Im Herbsttermin wird dieselbe am 17. September zu den gleichen Stunden vorgenommen werden. NB. Pünktliches Erscheinen zu den besagten Stunden ist unbedingt erforderlich. Anmerkungen: 1.) Das Ergebnis der Prüfungen wird noch an demselben Tage verkündigt. 2.) Eine Wiederholung der gleichgearteten Aufnahmsprüfung sei es an derselben oder an einer anderen Anstalt ist im gleichen Termine unzulässig. 3.) Diejenigen Schüler, welche im Julitermin aufgenommen wurden, haben erst am 19. September als am Tage des feierlichen Eröffnungshochamtes wieder zu erscheinen. III. Bei der Aufnahmspriifung in die erste Klasse werden folgende Anforderungen gestellt: 1.) In der Religion jenes Maß von Wissen, welches in den ersten vier Jahreskursen einer Volksschule erworben werden kann. 2.) ln der Unterrichtssprache (deutsch): Fertigkeit im Lesen und Schreiben (lateinische und deutsche Schrift), Kenntnis der Elemente aus der Formenlehre, Fertigkeit im Analysieren einfach erweiterter Sätze. 3.) Im Rechnen: Übung in den vier Grundrechnungsarten in ganzen Zahlen. IV. Aufnahmsta/$£ ■ k' . •¥&. f &? 4-: ■ •*. • *:/■.;>*. 1- ■ ;•- ••' .