ANNO VI—N. Ig. Sabbato 26 Aprile 1851. Esce una volta per settimana il SlbbatO. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione._ I/'abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione. , ' ' ' NOTIFICAZIONE. Col giorno 1. di Maggio a. c. verranno aumentate le corse ordinarie attualmente, esistenti fra Pisino e Lussingrande da due a quattro per settimana e la partenza delle medesime seguirà da Pisino per Lussingrande ogni Domenica, Martedì^ Giovedì e Sabbato alle ore 8 di mattina, e da Lussingrande per Pisino ogni Lunedì, Mercoledì, Venerdì o Sabbato alle ore 6 di sera. Oltre di ciò verrà attivata da Cherso per Veglia a Cirkvenizza e Fiume e viceversa una pedonerà giornaliera, la quale partirà da Clierso alle ore 4 di mattina e da Cirkvenizza alle ore tre e mezza dopo pranzo. Ad incominciare dall'istessa epoca partirà da Pisino per Fianona ed Albona e viceversa ogni Domenica, Martedì, Giovedì e Sabbato una Messaggeria, la quale trasporterà oltre alle corrispondenze anche articoli di Diligenza, ^questi ultimi limitati al peso di 3 funti cadauno. Col cominciare di questa nuova corsa ha da cessare l'attuale pedoneria fra Albona e Pisino. Le lettere destinate per Albona, Fianona, Cherso, Ossero, Lussinpiccolo e Lussingrande, dovranno quindi essere impostate presso l'Ufficio postale di Trieste ogni Lunedì, Mercoledì, Venerdì e Sabbato, al più tardi sino alle 6 pomeridiane, e le lettere per Veglia ogni giorno sino alle ore 7 pomeridiane. Inoltre ogni Lunedì verranno spedite le lettere dirette a Lussinpiccolo e Lussingrande due volte al giorno, cióè quelle impostate fin alle ore 4 pomeridiane: col Vapore destinato per la Dalmazia, quelle invece, che verranno impostate dalle 4 fin alle 6 ore, coli' ordinario, che alle 7 ore pomeridiane parte per l'Istria, j ... In fine si osserva, che il trasporto dei viag- giatori non può aver luogo colle suddette corse postali. Tanto si porta a pubblica notizia in dipendenza di decreto dell' I. R. Direzione generale delle Poste 24 Decembre p. p. N. 8668. Dairitnp. Rog. Direzione delle Poste. TRIESTE li 17 Aprile 1851. DIOCESI AQUILEJESE. (Continuazione V. N. 16.) Questo luogo posto sul lido dell'Adriatico, e prima e dopo l'età, in cui fu compilato il libro de'Censi, era una semplice villa detta Villa di Mariano nel diploma originale di Popone Patriarca l'anno 1031, in cui si fa distinta menzione del dono fatto a' Canonici del Villaggio suddetto, e di altri poco discosti. Non crebbe sen-non dopo molti anni di titolo; e 'le confermazioni, che il Capitolo andava impetrando da Pontefici e Imperadori affine di mantenere il possedimento de'suoi beni, ne sono una prova evidentissima. Abbiamo la Bolla originale di Alessandro III, dala in Anagni'nel 1176, altra di Lucio III in Verona del 1184, il Diploma di Federico Primo nel territorio Veneziano del 1177. In questa e in altre carte 1) son descritte le Ville Capitolari, e fra queste Villa di Mariano; e perciò svanisce l'autorità del libro de' Censi, su di cui il Conte Carli propone i suoi dubbj. Due monumenti del 1290 le danno un titolo men oscuro. Il Patriarca Raimondo della Torre, e il suo Capitolo vi conchiudono il cambio della terra di Marano colla Pieve di Santa Margherita di Gruagno, antico Castello Patriarcale. Così divenuta quella terra proprielà di Raimondo e de'Successori, fu poi munita dalla Repubblica Veneta, e chiamasi la 2) fortezza di Marano. La moderna Chiesa Parrocchiale è assai bella; e quegli abitanti ritraggono il vitto dalla pesca nelle vicine lagune, e in valli chiuse, che rendono 1' aria men salubre a' forestieri. ') Ex veteri Regesto pag. 4, 5, 6, 7, 8, 9 in Tabul. Can. Utin. s) Jo. Candidi Comm. Aquil. lib. Vili, pag. 32, & segg. Gio. Francesco Palladio delle Hist. del Friuli Parte lì, lib. Ili, pag. 119, 120, lib. IV, pag. 160, 161. . Discendiamo, ch'egli è ormai tempo, ad annoverare le Chiese, che fino a' di nostri Grattane quella di Mantova e la più moderna di Lubiana) formarono la Provincia Aquilejese, ripartite dal Pontefice Benedetto XIV, fralle due nuove Metropoli di Gorizia, e la nostra col saggio riflesso al dominio temporale, in cui sono situate. Mi sarà in questo argomento buona guida la Bolla, che ho sotto gli occhi in originale d'Innocenzo II, al Patriarca Pellegrino I, data in Piacenza 1'anno 1133 secondo lo stile Pisano, e non già nel precedente, come sta scritto nell' Ughelli '). Perchè sebbene i Padri di S. Mauro in un' opera utilissima a) pretendono, che nelle Bolle del lodato Pontefice poco uso facciasi dello stile dei Pisani; egli è però fuor di dubbio, che la Cancelleria Romana l'adoperò in una Bolla segnata in Nonantola a) in altra segnata in Bologna a favore del celebre Pietro Abbate di Clugny 4), e in quelle due, delle quali fa menzione il Muratori, che osserva farvisi in queste uso dell' anno Pisano 3). Pellegrino era allora in Piacenza, dove il Papa legittimo tenne un Concilio, di cui si ha un breve cenno presso gli Scrittori di quel tempo. Il Cardinale di Aragona6) lo chiama il Terzo, e cosi scrive: "Dopo la "Pasqua di Risurrezione il Papa venne a Piacenza, e in " questa Città co' Vescovi di Lombardia, della Provincia di a Ravenna, e della bassa Marca celebrò il ferzo conci-46 lìo„. Terzo lo chiama sltrebì presso il Baronio 7) un altro Scrittore ignoto al grande Annalista, e che forse sarà uscito nella Raccolta di Milano. Il primo Concilio, nel quale fu riconosciuta la Canonica Elezione d'Innocenzo, si radunò in Ch aramonte alla sua presenza8); il secondo in Reims9); e in conseguenza il Piacentino fu il terzo. In questa lodevolissima impresa di riunire la Chiesa, ebbero gra parte due Santi de' più illustri, in Reims San Norberto, e San Bernardo in Piacenza, nel qu«Ie, se non erro, scrive il Fleury, quella età vide rinascere lo zelo e i miracoli degli Apostoli. Per tornare in sentiero da questa digressione diplomatica, la Bolla d'Innocenzo II, accenna XVI Chiese Vescovili con quest'ordine: Pola, Trieste, Parenzo, Pedona, Emona, Concordia, Trivigi, Ceneda, Belluno, Fel-tre, Padova, Vicenza, Trento, Mantova, Verona, Como. Fra queste non si trova Giustinopoli, che st tte lungo tempo senza Pastore suo proprio, amministrata dal vicino di Trieste. Quindi è, che nella Costituzione del buon Patriarca Wolrico II, nella quale ristabilisce fra i suoi Canonici la vita comune ,0), Bernardo Vescovo di Trifste ') Hai. Sacr. Tom. V, pag. 64, Ven. Edit. *) L'ari de vérifier les Dates pag. 289. *) Antiq. Ita). Tom. Y, pag. 432, e Annali d'Italia Tom. VI, pag. 434. 4) Y. Epist. Innoc. II, num. XXIV, Conc. Coleti Tom. XII, pag. 1428. s) Antiqui». Hai. Tom. VI, pag. 433. «) Rer. Itali Script. Tom. Ili, pag. 445. 7) Annal. ad ann. 1132, pa?. 264. ») Baluz. Conc. Coleti T. XII, pag. 1446. ®) Sismond. ibid. pag. 1448. '") Moi>um. Eccl. Aquil. cap. LXIV, num. IV. s'intitola anche Giustinopolìtano; e sulle istanze poi fatte dallo stesso Patriarca ad Alessandro III, questi ordinò ') che Giustinopoli riavesse il suo Vescovo, purché vi fossero assegnate rendite bastanti a sostenere la dignità, e a condizione di ciò tener in sospeso finché il Vescovo di Trieste era fra' vivi. Pochi anni dopo venne il caso, reggendo la Chiesa Aquilejese Gottifredo. Questi confermò l'elezione di Aldigero a Vescovo di Giustinopoli2), il quale, come s'impara da una pergamena inedita, era nostro Canonico, forestiero di nascita, e fregiato del grado di Maestro. Oltre il diritto di confermare i Vescovi eletti, d'intervenire al Concilio Provinciale (come si è spiegato nella vita del Beato Beltrando) dal Patriarca erano consagrati, e facean solenne promessa di visitar ciascun anno i Limìni 'de'SS. MM. Ermagora e Fortunato, e di rendere alla Sede Metropolitana 1' ubbidienza da'Canoni prescritta: di che ne fanno testimonianza, e gli Scismatici nella supplica a Maurizio 3), e la forinola inserita nell'Appendice all'Opere di San Paolino dal Padre Madrisio 4), e le quattro più succinte, che si conservano autografe 5) in un Evangeliario del Secolo X, o de' primi anni del seguente. I Vescovi di Giustinopoli e di Emona oltre che e-rano della Provincia, ebbero nella Chiesa Patriarcale un distinto e particolare titolo e rendita quai Canonici nati. L' Abbate Ughelli 6) pubblicò il Decreto Capitolare del 1260, in cui Asquino (li Varmo) Decano cum Capitulo Aquitejensi, videlicet Venerabilibus Episcopis Bonacurtio Emoniensi, fy Conrado Juslinopotitano &c. si astringono con giuramento a mantenere la riduzione de' Canonici al numero di XXIV a tenore dell' indulto, che Gregorio di Monte Longo Patriarca avea impetrato da Alessandro IY, per la tenuità delle rendite. Bonacorso non fu il primo, che unisse la mitra coli'almuzia: trovandosi almen due più antichi di lui, Vescovi insieme e Canonici. Nel 1222 Leonardo Yescovo Einoniese e Canonico a'Aquibja7) accetta la Curia, e le torri con ogni giurisdizione in detta Città da Enrico Arcidiacono; e poscia a Dome del Capitolo investisce il medesimo Enrico, ed Enrico di Vii— (alta suoi Concanonici, con questa condizione però, che salendo eglino alla dignità Episcopale non potessero disporne a favore de'Laici. Di questo Lernardo Eraonie-se, il di cui nome non è nella tavole dell'Ughelli, nè tampoco nelle giunte del Coleti, il nostro Necrologio registra la morte a dì 6 di Novembre, ma senza la nota dell' anno. Accennasi però il lascito, che fece di una Cfsa in Città a 'Fratelli, Fratribus, cioè a Concanonici. L'altro Vescovo di Emona e Canonico Aquilejese chia-'riìEto'Canciano comparisce in una pergamena originale del 1228 che io trascrissi son più di cinquantanni; ') Ita!. Sacra Tom. V. pag. 68, & 382, Vene». Edit. *) Ibidem, & Monumen. E. A. rap. LXV, n. IV. Baron, ad ann. 590, Tom. Vili, pag. 16. 4) Append. I, num. VI, pag. 259. Ibidem editae num. XI, ,psg. 262, & monnm. E. A. cap. LV, num. IV, & cap. LVI, num. I. e} Ita). Sacra Tom. V. pag. 93, 94, » x veteri Codice statutar. Capit. mine in Tabul. Eccl. Utin. 7) Ex membrana in Tebu'. Canon. Utin. nella quale a nome suo, e del Capitolo promette di mantenere un contratto con Bertoldo Signore di Tricano. Morì Cfnciano, come si ha dal suddetto Necrologio ') l'anno 1240, e alla Chiesa lasciò in dono un Calice doralo in onore de* SS. MM. Cancio e Compagni. Il Vescovo di Giustinopoli e Canonico Bonacorso fini di vivere l'anno 1268, ed ei pure dimostrò la sua beneficenza verso i Concanonici ®). Di questo Prelato nel-l'Italia Sacra e nelle Giunte Coleti 3) non si avea veruna memoria dopo il 1266. A queste due Chiese, i di cui Pastori erano ascritti al Metropolitano Capitolo ora estinto, si debbono aggiungere altre due, cioè di Concordia e di Trieste. C;ò raccolgo da una carta citata di sopra del 1183 nella quale i Canonici un per uno (trattine i lontani, e Romolo maestro delle Scuole, poi Vescovo di Concordia, ch'era in prigione perchè difensore, come son per dire, della buona causa) dichiarano d'aver acconsentito, che Gabriele Pre-posito amministrasse i beni Capitolari, ma senza poter usare della necessaria libertà per la minaccia ad altri di perder la vita, ad altri di sfregiarli il volto. La fiera indole di Gabriello ebbe in tul occasione 1' «juto di Federico suo Fratello, e di Leonardo di Tarcento suo congiunto di sangue. Egli non si curava punto di adempiere i doveri della Prepositura col porger soccorso ai poveri, e coli'accogliere i pellegrini; e maltrattava i coltivatori delle terre a tal segno, che si vedeano costretti ad abbandonarlo. Ciò depongono con giuramento i Canonici; e conchiudono, che il restituirgli l'amministrazione era Io slesso che distrugger la vita comune ristabilita da Wolrico Patriarca e Legato della Santa Sede. Di questo documento mi è piaciuto dar qualche contezza distinta, perchè porge lume ad altri presso l'Ughelli, e presso il Padre de Rubeis4): e altresì perchè fra'Canonici, che intervengono all' atto, vi è Natale Vicario del Yescovo di Concordia, e Domenico Vicario del Yescovo di Trieste. Allora pure il Patriarca, come Canonico, tenea Vicario un Bertoldo; e il Conte di Gorizia (Avvocato della Chiesa), tenea Vicario nel suo Canonicato un Giovanni. Chi fosse in quel tempo il Vicario dell' Imperatore, non si dice in questa bellissima pergamena; ma da altre si ha, che era un certo Sibotone. Anche in altre Cattedrali il Vescovo proprio avea una Prebenda Canonicale9); e de'Canonici Laici parlano il Fagnano e il Tomasini6). Alfonso Re d'Aragona e Conte di Provenza volle esser ascrivo al Capitolo d'Avignone. Erano e son tuttavia ascritti alla Chiesa d'Auch il Cunte d'Ar-rnagnach, e quattro Baroni, che trovandosi al coro han parto nelle distribuzioni. Che più? Il Re di Francia non isdegna questo titolo d'onore nella Chiesa di Lione7). ') Ad IL Kal. Junii pag. 26. а) Ad diem S. Lucae Evangel. pag. 4. 3) Ita!. Sacra Tom. V, pag. 3. *) Monum. cap. LXIV, num. VI. 5) V. Gallia Crisi. Tom. I, pagina 277, & alibi. б) In I b. I, Decret. & de Disciplina Parte I, l.b. Ili ca- pitolo LXIV. 7) Gali. Chrisf. Tom. I, pa*. 475, 96, 979. Ibidem Tom. IV, pag. 315. Perciò non è da stupirsi, che oltre il Patriarca fosser Canonici della nobilissima Chiesa l'Imperadore, e il Conte, e dopo estinta la famiglia di Gorizia, l'Arciduca d' Austri». Egli è soverchio parlare al dì d'oggi de'particolari privilegj del Patriarca sul Capitolo di Verona, e sulla Badia di Santa Maria in Organo. Il Vescovo riconosce tuttavia per suo Metropolitano il nuovo Arcivescovo U-dineso, come fanno tutti gli altri, che reggon lo Chiese già dipendenti dal Patriarca in questo felice Dominio. Ma il gran Pontefice Benedetto XIV ') saggiamente provvide alla buona disciplina coli* ebolire gli antichi diritti e costumi per ciò che spettava alla Patriarcale sul Capitolo e sulla detta Badia. Solo mi fo lecito protestare ingenuamente, che io non ebbi mai la malinconia di sostenere affatto sincero 2) il celebre documento di Ratoldo, o Rotaldo, e molto meno la pergamena incisa in rame da altri, senza eh' io il sapessi, aggiunta alla Difesa dei Privilegj. Così nemmeno fu mia intenzione nell'altra Operetta Apologetica dimostrar seriamente suppositizio il Giudicato del Yescovo Raterio 3j, come han supposto i dottissimi Signori Fratelli Ballerini nella compiuta edizione delle di lui opere, dove fanno per altro al suo Avversario, ma sempre loro amico, troppo onore, dove parlano del Saggio da me pubblicato della Vita4) di quel grand' uomo, degno di un Secolo migliore. Debbo dir qualche cosa della Chiesa Mantovana, che aggiungeva una preziosa gemma alla mitra de' nostri Patriarchi. Il Muratori a ragione si stupisce 5), che un' antica illustre Città abbia solamente ne' primi anni del Secolo IX cominciato ad avere un Vescovo proprio: non trovandosi alcuno prima di Gregorio, consagrato da Leone III, il quale si trasfeiì a quella Città per riconoscere il nuovo miracolo del Sangue di Gesù Cristo Redenlor nostro, pria di andar in Francia. Soggiunge il dotto Annalista, che nemmeno si sa chi la governasse come parte della sua Diocesi fino a quel tempo. Io son di parere, che Mantova col suo territorio ^dipendesse dal Vescovo di Yerona; e il motivo per cui mi sembra ciò molto probabile, è il vedere, che il Pontefice assoggettò il nuovo Vescovado al Metropolitano Aquilejese6): Io che nona-vrebbe prescritto, se Mantova era nel distretto di Milano o di Ravenna 7) Metropoli a lei più vicine. Si fa e-spressa menzione di questa dipendenza nella vita della Contessa Metildo scritta in versi da Donnizone Prete e Monaco di Canossa. Egli narra la contesa 8) insorta sulla sepoltura di Bonifacio Conte e Marchese fra le Chiese di Canossa e di Mantova. La prima delle due rivali sostiene l) Bulla Tom. IV, Const. IX, § 15, pag. 34, & LXIX, § IV, pag. 281. *) Lettera Apologetica num. V, pag. 36, •. (Contìnua.) 0 Gallia Christ. Tom. II, Bituric. pag; ,17, 22, Tom. 1Y, Lugd. pag. 93; 115,116. ;., '*„•„..» ... • ». : c ®) De Rubeis monum. Ecc. AqP»l cap. XXI, numi IILi • 3 V. Bacchini ad Agnelli Ponttf. juter, R. S.. Script,,Tom. II, pag. .94. .< ..-. t