ANNO XXII. Capodistria, 16 Giugno 1888. N. 12. LA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3 ; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Sedazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gra-tuitameute. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. I Besenghi e gli Ughi. Portole, giugno 1888. Pervennero da parte di un onorevole comprovinciale alla Redazione della «Provincia» due documenti nuovi risguardanti le famiglie Besenghi ed Ughi, ed una lettera che li accompagna e li illustra, e con la quale intende di rispondere all'invito eh' io feci agl'I- solani ancora nel numero 1 (1887) di questo periodico. De'quali documenti il primo è una vecchia stampa che contiene l'albero genealogico delle famiglie Besenghi ed Ughi e mostra che i Besenghi aggiunsero al proprio cognome quello degli Ughi dal tempo che i fratelli Giacomo e Pasquale, sposando Nicoletta ed A-gnesina ultime superstiti della famiglia Ughi, ne divennero gli eredi. Angelo degl' Ughi Pasflualin Beseiliro Cittadino originario di Venezia in Claudia Carrara figlia di ah. intu%et°?ra)™™e da Di' Giuseppe e Canarina Jota Con- Ploma 13 8Jjre 1620' tessa Za.na.rdi di Brescia. t t Antonio Giovanni sacerdote t t t Ugo D. Francesco Giacomo canonico Testator 1764. 30. Giugno Gio: Pietro Nato in Venezia li 5. Maggio 1678 nella Tostator Parrochia di San Barnaba ; il in Piemonte primo che venne in Istria. — 1764. 30. Giugno t Nicoletta f Giacomo f Pasqualin Agnesina in Pasqualin Besengo — f Agnesina Ughi t Antonio e s. s ! ° Is.s « •pi SJ^ K> se © •fi! I ** », «s t D. Angelo o * _ » 3 bc tv o e -1 t t t t Francesco Giacomo Giuseppe Paola -c> ; fe . | > e o '•S.i 1 a a. Gio: Pietro Antonio in Co: Orestilla Frecchi de' Sig. di Cucagna -tì 3 ' ri <3 JS io & di ^ -s z a, > J? < O t li 28 8.bre 1787 Anzolo Giacomo n. li 8 Agosto 1791 Agnese PASQUALE n. 4 Aprile 1797 5. S Debbo notare che le parole stampate in corsivo sono aggiunte manoscritte fatte all'albero dal fratello del poeta Giacomo Besenghi. Il quale, superbo del suo casato e quasi presagisse che un giorno sarebbero corse delle inesattezze intorno a' suoi antenati, volle accuratamente indagare affine di scoprire tutto ciò che risguardava la sua famiglia notando, come si vedrà più sotto, ogni particolarità che giovasse ad accrescerne il lustro. E ci si può fidare alle sue parole, perocché quanto dice egli anche dimostri. Fece dunque benissimo l'egregio prof. Morteani nel suo studio intorno ad Isola ed il suo statuto, che la Società storica istriana ha cominciato a pubblicare, di servirsi de' manoscritti di Giacomo, come a' suoi tempi fece — se pure con certa titubanza — monsignor Zamarin quando prese a trattare de' Contesini-Hettoreo. Questo albero però, in quanto concerne gli ultimi soggetti della famiglia, non è esatto. Oltrecchè sia viva ancora in Isola la memoria de' quattro fratelli Giacomo, Agnese, Domenica e Pasquale, io stesso volli vedere i libri battesimali della città, ove mi recai a bella posta. Da essi libri ricavai che Giovanni Pietro Antonio ebbe dalla nobil donna Orestilla de' conti Freschi quattro figli: Giacomo nato nell'anno 1787, Agnese nel 1791, Domenica nel 1796 e Pasquale nel 1797. Agnese andò sposa al dottor Bressan di Capodistria e Domenica al dottor Amoroso di Buie che fu il padre del vivente dottor Andrea. Giacomo e Pasquale morirono celibi e si spense così la famiglia. Per saper quale dei Besenghi, dopo la venuta da Piemonte, nascesse il primo in Isola, veggasi ciò che scrive Giacomo nel suo testamento dell'anno 1846.1) Tutti noi fratelli di numero due, e sorelle pur due siamo i primi nati qui in Isola. Le quali due sorelle egli menziona spesso nel detto testamento, ma specialmente dove dice: Sarà celebrata una messa di morto li cinque giugno, e ciò in memoria che in tal giornata mori nel mille ottocento venti otto in Trieste la mia cara ed amata sorella Agnese, stata ammogliata col vivente esimio sig. Francesco dott. Bressan, avvocato in detta città mio amato cognato, verso il quale sono pieno di obbligazioni. E poco di poi : Mi dispiace di non poter lasciare qualche cosa al mio nipote unico Andrea Amoroso, figlio della amata mia sorella Domenica. Per quale motivo poi in codesto albero non apparisca tra i figli di Giovanni Pietro Antonio anche ') Me l'ha favorito la gentile sig.na Dellise di Isola, la quale ha tanto cara la memoria dei Besenghi che conserva ancora religiosamente una ciocca di capelli neri che furono del poeta e una ciocca pure di capelli biondi che appartennero alla madre di lui, la contessa Orestilla. Pasquale non saprei dire, se non perchè forse stampato prima della nascita di lui. Il suo nome però, accanto a quello dei fratelli, si legge scritto a mano; ma è ripetuto l'errore eh' egli nascesse il 4 di aprile dell' anno 1 / 97. Perchè in questo riguardo la sia una buona volta finita, trascrivo qui parola per parola ciò che è registrato — e vidi io stesso con questi miei occhi — negli accennati libri battesimali sotto la data del 4 di aprile : Pasquale Giuseppe Gio. Pietro figlio leg. del nób. sig. Gio. Pietro Antonio Besengo degl' Ughi e della nob. sig.a Orestilla Co. Freschi di Cucagna nel Friuli nato li 31 scad.e ecc. Nacque adunque il poeta, com' ebbe già a comunicarmi monsignor Zamarin ed io stampai nella «Provincia» del 1 luglio 1887, il 31 di marzo dell'anno 1797 e fu battezzato il giorno 7 del successivo aprile. Il secondo dei documenti è anche un albero, fatto e scritto da Giacomo Besenghi e concerne la famiglia degli Ughi. (Vedi supplemento dell' odierno numero) Per mettere assieme codesto albero, Giacomo si giovò dell'archivio domestico degli Ughi e dell'archivio del Comune. In questo egli trovò una Ducale che trascrive subito dopo l'albero, il quale parte, come si vede, dall' anno 1350 e va sino a che la famiglia si estingue con Nicoletta ed Agnese. La Ducale, se copiata esattamente, è del 5 di decembre dell' anno 1459, nella indizione settima. Per essa, sulla istanza di Iohannis quondam Iohannis Manzuoli, Gieri quondam Ugonis, Iohannis quondam Nicolai Manzuoli et fratrum Iacobi Perentini, il doge Pascquale Ma-lipiero concede a loro l'aggregazione al Consiglio comunale di Isola. In codesto Gieri quondam Ugonis Giacomo vede un antenato degli Ughi, de' quali scrive : La tradizione esisteva nella famiglia Ugo derivar essa da Fiorenza ; ma per altro senza prove. E poco di poi: Famiglia Ughi è in Ferrara; come era pure fra le nobili della città di Gemona in Friuli. Probabilmente esisterà anche in Firenze. Esistette certo in Firenze ; perocché sappiamo che gli Ughi sono ricordati da Dante nel Paradiso (XVI 88). Erano nobili cittadini da loro si denominava la chiesa di Santa Maria Ughi e presso alla città v'era un colle chiamato Montughi o Monte Ughi. Neil' archivio di Isola Giacomo scoperse anche che Collotta figlia di Cado degli Ughi andò sposa a Pietro Coppo, il corografo. L'istrumento dotale che egli vi cita è della data precisa sotto la quale è riportato dello Stancovich; ciò che per me è un'altra prova per dover credere a ciò ch'egli scrive. Della numerosa famiglia degli Ughi egli ci dimostra, sempre sulla base di documenti, che era imparentata con quasi tutte le famiglie più cospicue della città, quali i Depase, i Coppo, i Russignan, i Vascotto, i Colomban, i Bologna, i Zanon, i Contesini, i Dellise, i D'Agri, i Manzuoli, i Nassiguerra, i Morati. Similmente coi Zuanne da Umago, coi baroni Melperio, coi nobili Ruffini di Capodistria, coi Rez-tonico di Como, coi Fabbriccio del Friuli, coi Galardo di Capodistria, coi conti Millossa di Portole e coi Yidali di Parenzo. Sì che mentre sono lieto di aver dato occasione alla scoperta di queste carte, bisogna dire che il prelodato on. comprovinciale ha compiuto un'opera di buon cittadino facendoci conoscere gli antenati del nostro illustre poeta. M. V. ---- VARIETÀ Musica sacra a Capodistria. NeH'"Archivio Veneto „ fase. 69 a pag. 79, anno corrente, leggesi quanto segue. » Di qual pregio sarebbero le laude del 1300, the troviamo soltanto ricordate negli atti pubblici! [1392, 30 Aprile. Senato Misti V 42. c. 57. Curri ante guerram in ecclesia catedrali civitatis mstrae Iustinopolis darentur duodecim laudes Serenissimo domino duci et potestati et capitaneo mi se reperiebant ibidem, cum magno gaudio et festo totius terre, et ad presens nihil fiat, ci commette al podestà e capitano di Capodistria, che o-fni anno debba fare quattro laude, come solevasi irima della guerra, cioè nel giorno della risurre-rione del Signore, in quella di San Marco, nel dì li San Lazaro patrono della città , e nel Natale, (pendendovi quattro lire alla volta. Le laudi erano una specie di canzoni sacre, mcomastiche, in lode di Dio, dei Santi, ed anche legl' Imperatori. Cantavansi nelle chiese, e special-nente nelle confraternite, dette perciò dei Laudesi. Sono rammentate dagli scrittori di storia letteraria; » di queste c' è memoria pure nel Decamerone. Ne compose molte anche Lorenzo il Magnifico, in volare. Le laude adunque, fino ad un certo punto, snpplivano ai misteri, già in più luoghi soppressi, ! condannati giustamente della chiesa ; e conserravano sempre alcunché del drammatico e del po-! polare. Spesso erano pure civilmente encomiastiche, ') È un errore di stampa o di lezione; e deve leggersi Sin Nazario. e chiudevano le lodi del santo con encomi alle autorità che avevano onorato con la loro presenza la festa religiosa. Tale la laude capodistriana, come si rileva dalle parole — duodecim laudes Serenissimo Domino duci et potestati ecc. Probabilmente queste laudi si saranno tenute dopo la solennità religiosa, o in altra ora : su questo non abbiamo dati certi. Un'altra domanda: Quale è questa guerra, che fece per anni sospendere una usanza così antica della chiesa giustinopolitana, e ridurre poi le laudi, da dodici, a quattro ? Questa guerra per antonomasia è la guerra tra Genova e Venezia, durante la quale, come è troppo nota, l'Istria fu predata dai Genovesi, e presa Capodistria, e tolti i Corpi Santi a Cittanova, Parenzo, Capodistria 1379-1381. „ Quale prezioso documento per la storia delle lettere e della musica sarebbe queste laudi capo-distriane ! Forse, cercando negli archivi musicali, il bravo Canonico Favento potrebbe trovare qualche cosa. Opino fossero in latino, ma in un latino basso, facile. Nello stile della vecchia laude è scritto il pastorale — Pastores ah! pastores, — che si canta tuttodì a Capodistria nel Natale, documento d' altre usanze e avanzo degli antichi misteri e delle laudi. Le pitture di Dignano. Sotto il titolo — Pittori Veneziani nel 1300 — nello stesso fascicolo dell'«Archivio Veneto," 69, 1888, a pagina 59, leggesi quanto segue. „Di quest'epoca (1321) un ragguardevole monumento di pittura possedeva Venezia nella chiesuola di San Sebastiano, già annessa a quella di Lorenzo, e da più anni distrutta. Ora trovasi nel Duomo di Dignano nell' Istria, ove si pensa di ristorarla e porla in onore. (?) Era 1' arca di legno che conservava lo scheletro del beato Leone Bembo, nobile veneziano, vissuto nel secolo XIII.....'' Avvegnaché appaia da documenti che tali lavori di pennello si facessero condurre nel 1321 da un'abbadessa Tomasina Vitturi, essi furono attribuiti da taluno al celebre pittore veneto Carlo Crivelli, vissuto un 140 anni più tardi e seguace di un diverso stile più franco e più largo. Forse nella cappella, ove l'arca bignea esisteva, fu in qualche tempo una imagine del beato Bembo, dipinta dal Crivelli, e di qui l'equivoco. „ Fili qui l'eruditissimo Caffi. E che si fa a Dignano? Hanno capito di possedere un oggetto ') Sejjue la descrizione dell'arca da uno scritto della Provincia, favorito a me da un signóre di Dignano. d' arte, importante per la storia dell' arte veneta ? Se un culto non abbelito dalle solite fantasie popolari, nè sostenuto da barocche leggende o da documenti apocrifi ha fatto relegare quelle povere ossa in un angolo della sacrestia, si provveda però a salvare l'arca pel decoro dell'Istria.1) Immischiarsene potria un tantin 1' autorità. Provveda, e subito, la benemerita Società di Archeologia e Storia patria. P. T. _t--..-^ases*------ 3ST o tizi e Ieri si è festeggiato in Parenzo il quarantesimo anniversario dell'ingresso nella vita pubblica del commendatore Francesco Vidulich capitano provinciale. La coincidenza con la sortita del nostro periodico non ci ha reso possibile, come avressimo desiderato, di pubblicare tutte le dimostrazioni fatte ieri al nostro illustre comprovinciale, ma possiamo annunziare con sicurezza che la partecipazione alla festa fu grandissima da ogni luogo della provincia, e da tutti i patriotti ; avvegnaché questa lieta occasione fosse attesa col più vivo desiderio e per riconoscere quella parte di meriti, e non fu piccola, che l'onorevole Vidulich si è guadagnata nel lungo servizio delle pubbliche amministrazioni, e per affermare la concordia degli animi nel riconoscere in lui, il valoroso difensore dei nostri diritti nazionali. Rileviamo da parte della direzione centrale della società «Pro Patria" che i suoi statuti modificati hanno ottenuto 1* approvazione ministeriale. Per tal modo le elezioni per la direzione centrale avranno luogo nel prossimo congresso a norma de' nuovi statuti. Il giorno 9 p. d. fu aperta solennemente nel politeama Rossetti in Trieste la fiera dei vini. La direzione della società del Gabinetto di Minerva ha inviato al rettore dell'Università di Bologna, prof. Capellini, il seguente telegramma: Rettore Magnifico Università Bologna Alla gloriosa Università, onore d'Italia, e della scienza, festeggiante ottavo centenario, invia silo modesto saluto in nome della Società letteraria triestina della Minerva. -La-Direzione Togliamo dall' "Indipendente, di giovedì : „Piacque all' Università di Bologna onorare la società «Pro Patria" di particolare invito a solennizzare i) Un egregio amico di Dignano ci ha scritto in proposito giorni sono promettendo una relazione sulle condizioni dell' arca. la fondazione di quel celeberrimo archiginnasio ; e la invito fu accolto con animo festante e gratissimo. Per la Università di Bologna il mondo civile fu riconquistato all'Italia: intendimento unico della società «Pro Patria" è mantenere ciò che diciotto secoli hanno confermato italiano. Saremo stati felici di ricordare all'alma madre degli studi quanti discepoli mossero ad essa dalle Alpi Giulie e dalle Retiche; avremmo ricordato, modestamente, che i discepoli, fatti maestri, sulle cattedre di quella Università non fecero disonore alla scienza, a Bologna, all' Italia. A rappresentare degnamente il «Pro Patria" alle feste centenarie dell'Ateneo bolognese erano stati delegati l'avv. Carlo Dordi di Rovereto e il dott. Attilio Hortis di Trieste, ma un rescritto della Luogotenenza del Trentino notificava alla Direzione del gruppo centrale che il permesso d'intervenirvi non era concesso. «Non piacque all'i, r. Governo aeconsentire i nostri voti, nè acconseutire s'inviassero delegati: dove tutta Europa festeggia intorno all' ara della scienza, ci duole non poter esser noi ; ma, pur lontani, ineggiamo con tutta 1' anima nostra alla Università di Bologna gloria d'Italia e della civiltà." j----—:- I Cose locali Domenica 10 corr. ebbe luogo nel teatro sociale il congresso generale della società operaia di mutuo soccorso, coli' ordine del giorno annunziato. Fungeva quale commissario governativo il sig. Guido Permeilo. All' appello nominale non risposero i soci in numero sufficiente, la metà degli iscritti, onde poter j deliberare sulle riforme urgenti dello statuto. , Fu rieletta a grandissima maggioranza la direzione per un altro triennio, e furono eletti due con- | siglieri e tre revisori ; furono approvati i consuntivi 1887 e preventivi 1888. Tra le comunicazioni produsse dolorosa impressione quella dello scioglimento della sezione femminile della società, per mancanza di socie. Lo scioglimento era previsto ancora 1' anno decorso, e prima ancora ; e si avrebbe potuto decretarlo; ma si è voluto tentare tutti i mezzi per scongiurare la fine assai sconfortante. Le donne operaie non hanno saputo comprendere i vantaggi del mutuo soccorso, ciocché fa torto alla loro intelligenza, ma si spiega se si ricerca la loro scarsa educazione. Occorrerà del tempo, ma ci lusinghiamo, non molto, per riorganizzare la sezione; che oramai queste società sono diventate una esigenza nei paesi civili. Constatata la mancanza del numero legale per discutere le riforme dello statuto, il presidente rieletto ne fece sentire con acconcie parole le gravi conseguenze per gli interessi sociali, promise di tentare ancora una volta 1' invito a un congresso generale straordinario, e qualora non si riuscisse a far convenire il voluto numero di soci, dichiarava ch'egli non si sentirebbe più in caso di continuare a sopportare la responsabilità di un amministrazione minacciata nei suoi più vitali interessi. Dopo di chè presa la parola l'on. vicepresidente» signor Giorgio Cobol, e associatosi alle dichiarazioni Supplemento al Periodico la Provincia dell9 Istria N. 12 Gero de Ugo q.m — 1350 in N. | Ugo de Ugo q.m Gero, nato a calcolo discretto nel 1380. in Antonia Merissa, figlia di Pietro Merissa Nodaro Pubb.o di Isola. Il sudetto Ugo era domiciliato in Pirano, e questo è il primo che viense in Isola. Gero, nato a calcolo discretto nel MIO. in Catterina. Fece Testamento li 12 febbraio 1492. Questo fu ascritto il primo alla Cittadinanza d'Isola, ossia di Conseglio, come dalla Ducale del Doge Pasquale Maripetro li 5. X.bre 1459. Antonio in Zuanne Depase Catterina Maria in Zuanne Moratti q.m Nicolò, 1511, gli portò in dote, oltre gli altri stabili, anche il stabile di SaletLo. 11 detto stabile è posseduto dalla esistente famiglia Moratti. Vedi nel Libro Istromenti 1488 usquo 1523 nella vice Dominarla. Flora in Zuanne de Umago Cado Neil'Istrumento dotale di sua figlia in 7in,nntj Collatta 30 Maggio 1499 viene (lenoni Kuuuiiy mi,iat(1 col titol() di ,,gregio ,1()mo_ 01tre gli stabili che gli assegna in dote gli | dà ancora cento ducati in oro. | Ugo f«c« testam. 2 7.bre 1518. Collatta In primi ,oti con Collotta in Pietro Coppo da Venezia Vedi istromento dotale 30 Maggio 1499. Benvegnuda Zuanne in Balsemin Adalperio La detta Benbegnuda fece tastam.o li 4 7.bre 1528. — La famiglia Adalperio aveva il tittolo di Barone nominate ili varie scritture de! 1321. La quale probabilmente il veneto Governo gli avrà innibito di servirsi di tal titolo per viste politiche, e ciò dopo rincamminarsi il suddetto 1321. in secondi voti Giacomo in N. N. i I Gero Vincenzo iu Massara fece test.o 12 8.bre 1531. Maria Lucia Catterina Antonia Gero fece test. Zuanna Fiori fece test.o 12 in Dom.co Vascotto in N. N. l" Gen. in Massara | 1«69 , Z.ne 7.bre 1528 I Cattarina Ugo Zuanna Anzola fece test. 7 7.bro 1582 figlia adottiva di Lucia Piero in N. N. Maria Fiori Zuanne Gero iu secondi voti con Antonia Vascotto fece test.o 7 Agosto 1590 Zuanne in primi voti con Antonia ^s0 in Z ne ('al>1">' Zuanna fece test. J5 Oingiio IM2 Cattarina -1 in secondi voti con ■ -. ., Almerigotta fece test. 30 Luglio 1558 Nlco16 tignai! Gero e Domenica jugali Lucia in Livio Razzonico medico condotto in Isola. Il sudetto era nativo da Como. Marco Bertuzzi 12 aveva anni quando morì il padre che fece test.o 30 X.bre 1579. Francescana d'anni 5 Dia Bo netta Antonia Fiori Chiara in Nicolò Colomban i .■ i. Zuanna Lucia in Giacomo Bologna Zuanna Ugo in Maria Zuanne IVlattio Ugo Z andò me ni co Di questo ramo discendono i Pg" detto Stortallo. I Bortolo Ortensia Cattarina Lorenzo Ugo Zan-Domenico Nato nel 1627. - fece test.o 20 Cebr.o 1894. fu pubb.o Notaio. Fu Sito? a Vendere civile la sua. famiglia mediante studin ; .1 n- Donà sacerdote ITeTe dei quali sopradetti tutti furono agricoltori e di poche fortune. in Agnesina figlia del sig. Iseppo Contesmi vedova in primi voli nei ..ig. Antonia 1674 Mattia Marco Il sudetto Mauro 1078 Z.ne in Elena Francesco Donà è ramo di Zanon. I Anzolo fu pubb.o Notaio Iseppo fu dottore in Padova li — 1673 -, in Maria Ferrarese Zuanne in Sig.a Elena Mauzioli Margarita in Conte Milossa da Portole Lucia in N. Dellise Maria Mattia in Sig. in sig. Francesco Dellise Ants.o Binbin Agnesina in Ruffini nob. da Capodistria Ugo fu Notaio pnb. in Vienna Autinori Antonio Zuanne Francesco Giacomo sacerdote sacerdote canonico Ugo in Anna Radi da Grado Lugrezia in N. Dellise Agnesina Elena in Sig. in Manzioli Iseppo Moratti I Felicita in Vidali da Parenzo Nicoletta in Giacomo Nob. de Besengo Agnese in Nob. Pasquale de Besengo N. in Sereni di Capodistria Uno Maria N- in Contessa in "J^adov'a Cornelia Fabbriccio Francesco Gavardo ^ del Friuli. Andò il detto ad accasarsi in friuli. Zuanne Anna moTto li — morta in anno 1799 casa Besengo I 1 1 • a 1 Domenica Felicita Lugrezia Agnese I Giuseppe Ipollito fu fiscale della Republ.a veneta in Palma, e mori ivi dopo il 1790. del presidente, parlò a lungo con la nota sua competenza, sulla grave questione delle riforme, e crediamo bene riportare per intiero e alla meglio il suo applaudito discorso. „Voglio provarvi una volta ancora colle cifre alla mano la necessità di riformare lo statuto sociale il quale dopo spirato il primo decennio d'esercizio costituisce un costante pericolo delle nostre economie, un tarlo che insensibilmente le corrode, un fatto che sotto la veste della mutualità perpetua un ingiustizia, paralizza, e a lungo andare distrugge lo scopo altamente umanitario e benefico del sodalizio. Esamino il nostro reso conto nel suo ordine di stampa e mi fermo per primo sulla parte della gestione 1887. Neil' entrata di fior. 4353.78 il ricavato dei soci affettivi presenta f. 2331,42; 1' uscita f. 3150.63 1/? nella quale 1' esigenza dei soci suddetti ammonta a 2688.34 -e però presentano la deficienza di f. 356.92. Su questo rilievo osservo che dal bilancio di competenza per malattia elaborato nel 1886 a previsione dell'anno corrente, la deficienza si concretava nell'importo di f. 94.84 ; le nostre previsioni furono perciò deluse dal maggiore deficit di f. 262.08. Passo al prospetto preventivo prò anno 1888 e stralcio le seguenti cifre: Neil' introito la prescrizione dei soci effettivi di f. 2215.20, nell'esito f, 282Q.62 V2 .con un deficit di f. 605.42 s/2- Ponendo -anche di fronte a questo deficit il reddito dei soci contribuenti e l'indenizzo per subaffittanza di f. 183.76, mi rimane tuttavia la deficienza sensibile di f. 421.66. E qui mi cade 1' osservazione che, siccome le risultanze dell' uscita superano purtroppo le nostre ordinarie previsioni, il deficit consuntivo sarà ancora maggiore. Sulla dimostrazione dei sussidi durante 1' 87 con un. complesso di giornate 2384 e di f. 2070.50 erogati per tale titolo, mi piace- elaborare un prospetto separato-dell'esigenza secondo l'età dei soci, per procurarmi dei -confronti utili alla statistica di morbillità ed avere così una base sicura per fondare i nostri calcoli di riforma. Eccone il quadro: Dai 20 ai 30 anni d'età abbiamo in società 33 soci effettivi, dai 30 ai 40, 63; dai 40 ai 50, 70; dai .50 ai 60,54; dai 60 ai 67, 24; assieme 245. Dei primi ne ammalarono 8 con giornate 155, dei secondi 13 con g. 262, dei terzi 26 con g. 855, dei quarti 16 con g. 947, dei quinti 6 con g. 165; assieme De ammalarono 69 con giornate 2384. La media degli ammalati per ogni cento soci risulta per la categoria dei primi al 24 %, dei secondi al 20 %> dei terzi al 37%> dei quarti al 30 %, dei quiuti al 25 °/0 che rispondono alla media generale del 28,e %• La media di malattia percentuale risponde alla categoria dei primi col 4.70, dei secondi col 4.16, dei terzi col 12, dei quarti col 17.55, dei quinti col 6.90 °/o> ed alla media generale del 9 73. -: ... La media infine dei giorni di malattia per ogni socio ammalato, risulta a debito dei primi con giornate 19.37, dei secondi con g. 20.15, dei terzi con g. 32.90, dei quarti con g. 59.20, dei quinti con g. 27.50 ed alla media generale del 34.55 per ciascuno. Da questi rilievi cbe mi presentano uno sbilancio sensibile nella media percentuale dei malati dai 40 ai 60 anni di età, con una risultanza fortunatissima in quelli dell'ultima categoria, passo ad esaminare la media comparativa, dalla quale col precedente confronto inferisco, che le risultanze del 1887 si presentano gravissime ed allarmanti e come tali degne della più seria attenzione. Un semplice sguardo alle medie degli anni anteriori, in relazione al numero dei soci inscritti ed ai sensibili vantaggi dell' età più addietro, mi dimostra con evidenza il grave sbilancio dell' anno presente. Prendo le medie percentuali dei giorni di malattia dal 1 gennaio 1871 al 31 decembre 1886, e oltrecchè riscontrarle tutte di molto inferiori alla media attuale, le pongo unite nella loro cifra di 10393, che divisa per 16 mi dà la media generale delle medie del 6.49%- Confrontata questa alla media d' oggi del 9.73, riscontro una eccedenza, di confronto all' intiero periodo sociale, del 3.24 % ch'è superiore di un terzo alla media generale!! Altrettanto faccio della media dei giorni di malattia per ogni socio ammalato, risultante al complesso di 34175, alla sedecennale di 21.36; la confronto al prodotto attuale del 34.55, e scorgo anche in questa 1' eccedenza enorme del 13.19 %. Nè per le ragioni sopra edotte e per la chiara dimostrazione dei sussidi ripartiti ad età, si potrà giustificare l'aumeuto collo stato dei soci di età avanzata, che anzi quest' anno più cbe mai si presentò favorevole. Risparmio ogni commento che non sia quello delle cifre, e però con queste alla mano vedo, che, dalla media dei giorni di malattia per ogni socio ammalato, con pari numero di soci iscritti al primo anno di pieno esercizio 1871, del 16.95, mantenuta con poche oscillazioni costante fino all'anno 1880, andò poi mano mano facendosi maggiore, per ridursi all' attuale molto sensibile del 34 e 55. Di fronte a queste emergenze sorge il dilemma: o le malattie rincrudirono, o i soci non si attennero scrupolosamente alle prescrizioni curative, o scaddero i mezzi di controllo, a confronto dell'anteriore decennio. Per le risultanze singole di quest' anno ogni deduzione si rende ancora peggiore. Quale ineluttabile conseguenza di questi fatti, si presenta pure, coli' eloquenza delle cifre, il quadro comparativo delle gestioni dall'epoca della fondazione della, società a tutt' oggi. Con un numero di soci di poco o-scillante all' attuale, e per anni parecchi anzi di molto relativamente inferiore, con un capitale fruttifero, quanto più addietro gradualmente più scarso, noi abbiamo anno per anno risparmi sensibilmente maggiori e talvolta duplicati. Fo eccezione, per èssere giusto, alla risultanza eccezionale dei primi 6 mesi e prendo quelle dal 1 gennaio 1871 al 31 decembre 1886 con un complesso per i 16 anni di f. 15467.71; ne traggo la media con fiorini 966.73; l' altra media di risparmio per ogni socio, sugli effettivi, di f. 3.9460; vi pongo a confronto la risultanza del 1887 di f. 555.85 l/v rispettivamente di f. 2.2680, ed ho la significante differenza in meno, nella prima, di f. 410.87 '/2 e nella seconda di f. 1.6780. Risultanze, ripeto, gravissime. La dimostrazione matricolare mi presenta quasi stazionario il numero degli affigliati secondo i mestieri, confermando così una volta ancora immutate, rispetto ad ogni calcolo, le condizioni del sodalizio. Esamino infine il bilancio di competenza dei soci effettivi per l'anno 1888, eli'è un illustrazione del nostro conto preventivo nella sua parte più importante. L' eloquentissimo riassunto dell' ultima tabella dimostra: a credito dei 96 soci iscritti dai 17 ai 40 anni un civanzo di f. 242.16 con un attività media annuale di f. 2.52' per socio. Nei 71 soci dai 40 ai 50 anni l'avanzo di f. 79.19 colla media per socio di f. 1.115. Nei 54 soci dai 50 ai 60 anni un disavanzo invece di f. 99.66 colla media di f. 1.845; e nei 24 soci dai 60 ai 67 un disavanzo di f. 448.10 rispettivamente di f. 18.67. — I 78 soci oltre i 50 anni consumano 1' avanzo dei primi di f. 321.35 e lasciano alla società l'ulteriore disavanzo di f. 226.41. Non credo possibile a parole dimostrare con maggiore evidenza l'assoluta necessità della riforma che oggi nuovamente vi propone la direzione a nome dell'apposito comitato al 7° punto dell' ordine del giorno. Utile sarà ancora eh' io mi fermi a confrontare le risultanze di fatto col bilancio di competenza presentato 1' anno anteriore. Per i 243 soci effettivi alla chiusa del 1886 si preventivava in quello, giornate 18 7 544 di malattia rispettivamente f. 1875.44 colla media per socio di f. 7.7178. Per spese di ammistrazione la media per socio di f. 2.40. 11 consuntivo d'oggi ci presenta invece, con 245 soci effettivi, giornate 2384, rispettivamente f. 2070.50 con un esigenza media per socio (ridotto il numero a 243) di f. 8.5206. Abbiamo dunque un eccedenza di giornale 50856 le quali se rispondessero ad altrettanti fiorini, come le preventivate, darebbero un di più di esigenza per ogni socio di f. 2.0122 e danno ugualmente la reale esigenza in più per socio di soldi 8028. Diverso e fortunato invece riesce il confronto delle spese di amministrazione: l'importo del presente consuntivo, fatta eccezione di quella parte dell' imposta e-quivalente caricata qnest'anno oltre l'ordinaria di fiorini 20.62 V2, ammonta alla cifra di f. 578.46 V2 che divisa per il numero dei soci effettivi, dà la media per socio di t. 2.36, e però un risparmio sul preventivo di soldi 4 per ciascuno. Neil' esposizione di queste cifre, nei loro confronti, nelle brevi mie osservazioni, rese d'altronde inutili dall' eloquente evidenza dei numeri, voi trarrete, ne sono certo, la ferma convinzione dell' assoluta necessità di riformare il nostro congegno economico per guidare la società ed affidare i nostri interessi a sorti sicure e meglio rispondenti al programma dell'istituzione." Dopo di che, eletti due soci per la firma del protocollo, il congresso si sciolse. Bollettino statistico municipale di Maggio 1888. Anagrafe. — Nati (battezzati^ 29; fanciulli 16, fanciulle 13; morti 22 ; maschi 4 (dei quali 1 carcerato), femmine 6, fanciulli 7, fanciulle 4 al di sotto di sette anni, nati-morti 1 maschio. Trapassati: 1 Deponte Anna di Giovanni, d'anni 28 — 2 Bertetich Maria fu Giammaria, d'anni 86 — 6 Vidalli Santa fu Pietro, d'anni 63 — 9 Pelaschiar Luigia di Antonio, d'anni 28—11 Schiavon Giovanna fu Battaglia, d' anni 70 — 16 Adami Giambattista fu Pietro, d'anni 35 — 17 Filippini Domenico fu Antonio, d'anni 62 — 20 Z. S. (carcerato) d'anni 24 da Zara — 21 Presacco Giacomino, fu Leonardo, d'anni 37 — 24 Destradi Nicolò fu Francesco, di anni 83. — Più fanciulli 7, fanciulle 4 al di sotto di sette anni,.. nonché 1 maschio nato-morto. — Matrimoni: 6 Giovanni Carbon-cieh di Antonio — Maria Lonzar di Giuseppe; 12 Antonio Stradi di Antonio — Cristina Gerin di Antonio; 28 Vittorio Coeever di Ambrogio — Vittoria Tommasich di Francesco. Polizia: Denuncie per contravvenzione di polizia agraria 2 ; arresto per vagabondagio 1 ; per eccessi notturni 3; per furto 1. Sfrattati 11. Usciti dall'i, r. carcere 15, dei quali 5 dalmati, 4 istriani, 3 triestini, 2 carintiani, 1 viennese. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 3, per ettolitri 45, litri 22, prezzo al litro da soldi 32 a 36. — Certificati per spedizione di vino 8, per ettolitri 4, litri 40; di sardelle salate 15, per barili 385 di chil. 13979; di sardoni salati 1 per mastelle 2 di chil. 40; di salamoia 2 per barili 5, di chil. 255 ; di canne 1 per fiisci 6, pezzi 300 ; per condotta di animali bovini 1, per capi 1; equini 1, per capi 1; di morale condotta 3, d'indigenato 1. — Permessi di fabbrica 3; di ballo 1 ; rilascio di nulla osta per l'estrada/ione di permesso di viaggio marittimo 3, libretti di lavoro 2. Animali macellati: buoi 73 del peso di chil. 15162 con chil. 864 di sego; vacche 5 del peso di chil. 841 con chil. 34 di sego; vitelli 42, agnelli 25, castrati 10. Licenze industriali 4, di cui per vendita al minuto di vino e cibarie 1, di carbone e legna 1, di birra senza fermativi. 1, per albergo e trattoria 1. Bollettino mensile delle malattie zimotiche Capodistria: — Angina difterica: 2 casi seguiti da guarigione. -------- Appunti bibliografici Atti e Memorie della società istriana di archeologia e storia patria. Voi. III. Fascicolo 3 e 4. Parenzo, Coana 1887. Anno quarto. (Un volume in ottavo di pagine 444). Contiene le Pergamene dell' archivio arcivescovile di Ravenna riguardanti la città di Pola (Direzione). — Senato Misti. Cose dell'Istria. (Direzione). — Orisignana d'Istria. Notizie storiche (Giovanni Vesnaver) continuazione e fine. — Isola e i suoi Statuti, per cura del Prof. Luigi Morteani (continua). — Testamenti estratti dall'Archivio della-Vicedominaria di Pirano. (Direzione). Bibliografia. — Atti della Società. Di molta importanza per lo studio delle cose nostre sono le pergamene dell' archivio arcivescovile di Ravenna decifrate dal Canonico Cesare de Rosei. Ravennate. Ma le pergamene, cosi nude e crude, poco o nulla dicono ; conviene lavorarci sopra : ed 10 non dubito che daranno occasione ad ulteriori disquisizioni dei nostri dotti nell'„Atti e Memorie,. Ed ecco intanto il contributo delle mie povere forze. Si rileva chiaramente da queste pergamene che il feudo di Sant'Apollinare di cui tocca il Kandler nelle — "Notizie Storiche di Pola, — (pag. 165) apparteneva alla chiesa di Ravenna, e portava perciò il titolo, non dal Santo Apollinare Triestino, ma da Santo Apollinare proto-episcopo ravennate. Il Kandler lo sospettò; i documenti gli danno oggi, come quasi sempre piena ragione. Anche il Kandler credette fosse feudo imperiale ; la seconda e la terza pergamena lo provano. Singolare è la contraddizione, apparente forse, tra la prima e le altre due pergamene. Da quella rilevasi avere il Vescovo Gerardo ottenuto da Papa Urbano III la facoltà di alienare le possessioni della mensa ravvennate in Pola ; da queste invece risulta come regnando Enrico Imperatore fu dato ordine di mettere in possesso l'arcivescovo di Ravenna Guglielmo : di tutti i suoi beni in Pola, secondo i diritti di Sant'Apollinare e della chiesa di Ravenna. La contraddizione si toglie immaginando trattarsi nella prima pergamena di alcuni possessi, e nelle altre due di possessi non alienati; oppure, come è assai più probabile, di un buon veto da parte dell'autorità laica, la quale avrà reso nullo 1' atto del Papa, trattandosi di feudo imperiale, ergo de jure non alienabile. Il dubbio diventa certezza, quando si pensi che l'imperatore Enrico de quo è il figlio del famoso Barbarossa, e che non ebbe che una sola politica — rafforzare internamente la costituzione dell'impero, evocando a sè i feudi vacanti, e occupare in Italia le terre del Papa. Enrico VI, riconoscere un breve del Papa, ledente la sua autorità! Manco pensarlo! In qualunque modo sia andata la faccenda, non dimentichino i nostri di raffrontare queste pergamene con gli scritti del Kandler citati di sopra. Dei Senato-Misti, importante raccolta di deliberazioni del Senato, terrò parola in apposito articolo. Il signor Vesnaver ci diede la continuazione e fine del suo ottimo studio Grisignana d'Istria ; e ne fece cavare alcune copie per regalare agli amici. Grazie ; e non ci resta che ripetere la piena lode già espressa in questo foglio. Così non solo alcune città istriane, Pola, Pirano, Rovigno; ma anche altri luoghi minori furono in questi ultimi tempi dotati di buone monografie : Moutona, Albona, Portole, Grisignana .... A proposito, il signor Morteani incomincia in questo fascicolo lo studio — Isola ed i suoi statuti. Non è una di quelle solite raspature di carte ammuffite con cui alcuni aspirano al titolo di dotti, vedendo fondi di bicchieri per topazi e rubini ; e neppure allumacature d'ostriche attaccate al palo natio; ma disquisizioni e ricerche che gettano lnme sulla storia generale del paese. E non di rado con op- portune, sintesi (che sono sempre indizio d'ingegno) l'autore getta uno sguardo sicuro per misurare il percorso cammino. Così a pagina 359 al principio del III capitolo, e a pagine 363 e 364. I documenti, le narrazioni di singoli fatti sono come i mattoni per innalzare la fabbrica; ma senza ingegno la fabbrica non va innanzi. Torniamo, spigolando qua e là ai mattoni. In nota a pagina 561 impariamo a conoscere due nuovi Fiorentini, che avranno tenuto probabilmente un banco feneratizio in Isola nell' anno 1346 — Cav. Lamberto de Soldaneris fu Tignoso e Balde-mario fu Bruno de Erris associati ad un Bonomo da Venezia. Con questi avrà potuto parafrasare il noto verso dantesco esclamando, Con questi Fiorentin son Veneziano. Il celebre pittore di Capodistria che dipinse nel 1761 il penello di San Marco, (pag. 386) potrebbe essere il Trevisani, il figlio Angelo, intendiamoci, del quale vanta Somaglia, nel Lodigiano, un grande quadro, come altre volte ho detto. Ed ora degli atti della Società. Ma prima, tanto per rallegrare il dettato, in materia scientifica, permettete vi racconti un fatterello. Ho conosciuto, pochi giorni or sono, un Tizio, uomo di molta dottrina, il quale in sua casa tiene corrispondenza gratis col regno dei morti; e con certi ocùs bicocus fa girare i tavoli, tremar le lucerne, ballare i paraventi ed altre mirabili cose. L'amico, il quale finora fu libero pensatore, con molta gravità e con un' aria di mistero, mi pregò un giorno di assistere ad una seduta spiritistica, per essere da me consigliato in proposito di qualche suo dubbio sulla possibile esistenza di un Essere supremo, e per dare nello stesso tempo nuove prove a me della mia fede. Risposi secco secco avere io prove dell'esistenza di Dio; qualmente diceva un tale, a cafisso, a fusone; e per credere al primo articolo di nostra santa fede non sentire io il bisogno di veder girare tavoli, e tremar paraventi. Ma l'amico da capo a ribattere il chiodo, e a lusingarmi con la speranza di mettermi in relazione col migliore amico che io avessi in saecula saeculorum. Il mio pensiero corse subito a Carlo Combi; e già aveva formulato la mie belle domande sul conto dell'avvenire della nostra povera Istria, quando fui trattenuto dalla paura che quella scena, quei silenzi, quell' oscurità, quei tremolìi avessero ad urtarmi maledettamente i nervi. È vero che adesso, grazie a Dio, all'età e alla vita tranquilla in famiglia gli ho ben foderati; ma non si sa mai; . . . risposi adunque un bel no. L'amico se l'ebbe a male, e da quel giorno mi guarda a stracciasacco. Peccato; perchè oggi, come oggi, avrei una domanda da indirizzare al morto amico. E la domanda potrebbe essere formulata così. È vero che il merito del possesso delle carte dell'illustre Gian Rinaldo Cadi spetta solo a due chiarissimi provinciali, cioè a te, e al sig. Dottor Pietro de Madonizza, qualmente si legge a pag. 422 e 423 degli Atti ecc. ecc. ? Se non i tavoli giranti, e le tremolanti lucerne, ho però al mio servizio certi spiritelli bianchi bianchi, screziati di nero ; ed ecco la loro risposta. Carlo Combi, e chi non lo sa? fu il generale in capo; ma non ha mai impedito ai suo stato maggiore di muoversi e di agire, come meglio credeva; ed in questa faccenda del ricupero delle carte c'è entrato come il cavolo a merenda. Lo spiritello parla chiaro, perchè è sicuro che se Carlo vivesse sarebbe il primo a protestare, per quella sua nobiltà di carattere che tanto lo segnalò. Di meriti poi verso il paese ne ha già tanti, che il non esser egli entrato in questa faccenda delle carte, non scema di un punto il suo valere. Ed ecco come sono andate invece le cose. L'affare è stato iniziato e avviato esclusivamente dal bravo patriotta Tomaso Luciani, e condotto quindi innanzi e compiuto dal Dr. Pietro Madonizza, allora podestà di Capodistria. Fu il Luciani che vide la prima volta le carte in casa del sig. Ronzoni da lui conosciuto: fu il Luciani che fece fuoco e fiamma, perchè il municipio di Capodistria le ricuperasse ; fu lui che ebbe l'incarico di trattare l'affare coi signori Ronzoni, e che si prese la scesa di capo di un viaggio ap-positamente fino a Bergamo; fu lui insomma che fece tutto prima solo, poi con la cooperazione, come si è detto, del signor Madonizza. E dette carte, prima e dopo il decesso del Combi, furono sempre in deposito affidate al Luciani, ad eccezione dell' epistolario, concesso prò tempore da lui al Combi, perchè ne procurasse la pubblicazione. Carlo però con cento altre faccende sulle braccia, e poi dal suo costante malessere pur troppo impedito, non fece nulla; ed il buon Luciani multum sudavit et alsit, e di molta polvere andò ricoperto per cercare e ricuperare detto epistolario, sprofondato dietro igli scaffali d'una libreria. Tanto per la pura verità* e peli' unicuique ,suum; e non già per la matta voglia di fare di fusi lancie, o di gonfiare vesciche ; chè anche il qui prò quo dell' estensore della relazione al Con- gresso della Società istriana è scusabile, scusabi-bilissimo; spiegabile spiegabilissimo col fatto del temporaneo possesso di una parte delle carte Car-liane, cioè delle lettere affidate dal Luciani al Combi, Conchiudiamo. Gli spiritelli dall' ali bianche screziate di nero sono sette concernenti l'affare ; et quidem una diretta dal Luciani al Dr. Pietro Madonizza in data IO agosto 1877, ed altra di risposta di questo a quello. Segue lettera (19 novembre 1877) del primo al secondo in cui il buon patriotta si mette a disposizione del Municipio di Capodistria. La quarta è la responsion da Capodistria. E così via botta e risposta fiuo all'ultima del signor Ronzoni (22 dicembre 1877) in cui detto signore dichiara di essere ben contento che l'illustre Municipio di Capodistria abbia aderito al suo desiderio deputando per la consegna delle carte la. degna persona ecc. ecc., cioè, il Cavalier Luciani. E questo fìa suggel che ogni uomo sganni. P. Ti ---- ----- PUBBLICAZIONI E uscito il fascicolo I del voi. XIV (nuova serie) dell'Archeografo Triestino. É un bel volume di 164 pagine e contiene : Prof. Francesco dott. Swida, Miscellanea — Joppi dott. V., Documenti Goriziani del sec. XIV — Ze-natti Oddone, La vita comunale e il dialetto di Trieste nel 1426, studiati nel quaderno di un Cameraro — Pervanoglu dott. P., Attinenze dei metalli colla mitologia e colla paletnologia delle terre della penisola balcanica ed italica — Barsan Gio. B., Sul dialetto rovignese — Menegazzi Eugenio, Su alcuni frammenti e vasi di terra cotta medioevali rinvenuti in un antico pozzo presso Aquileia — Lorenzutti dott. L., Relazione dell'annata 11 .a della Società di Minerva — Pavani Eug., Varietà: Del belletto — Una saggia disposizione di Giuseppe II — A. P.r Rivista bibliografica. ---------- Capodistria, Giugno 1888. P. T. Signore ! I devoti sottoscritti, associando l'opera loro a. nome ed interesse comune nella tipografia Carlo Priora, si pregiano partecipare s ì, S. che l'esercizio, sotto la ragione TIPOGRAFIA COBOL PRIORA e l'amministrazione di Antonio Cobol, si darà premura di soddisfare ad ogni esigenza del servizio secondo le norme più recenti dell'arte tipografica. Per sollecitudine, esattezza e proprietà di lavoro come per discrezione nei prezzi eglino confidano di meritarsi 1' ambito appoggio e favore della S. V. e si protestano devotissimi Antonio Cobol - Carlo Priora. CAPODISTRIA, Tipografìa Cobol-Priora Pietro Madonizza edit. e redat. responsabile.