ANNO XXL Capodistria, 1 Febbraio 1887. N. 3. DELL'ISTRIA Efo* il 1* «d il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre • quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti li ricerono preieo la Kedasion». X-iSi nostra XDieta- L'articolo sulla Dieta provinciale dell'Istria, pubblicato dall' «Indipendente» del 13 gennaio, giornale che s'intitola ed è riconosciuto e perciò è stimato, organo del partito liberale nazionale del Litorale, non poteva non produrre una forte sensazione nella nostra provincia; come di certo l'avrà prodotta a Trieste e a Gorizia, dove si riconoscono la grande importanza del collegamento degli interessi delle tre provincie ed il vantaggio della Joro imperita, dipendente- da una buona amministrazione, della loro forza per la unione delle forze nella suprema lotta che si combatte su tutta la linea per i nottri diritti nazionali. — La sensazione fu assai spiacevole, perchè secondo 1' avviso dell' anonimo scrittore, la nostra Dieta, che è quanto di meglio il paese seppe mettere insieme tra patriotti nel comune provinciale in mezzo a mille e mille difficoltà nell'ultima lotta elettorale — non corrisponde allo scopo. Il giudizio del severo scrittore è questo : tolta di mezzo l'opposizione sistematica, intransigente; anzi, non opposizione, ma ostilità dei deputati croati, il resto dei deputati è ossequente ai voleri della Giunta provinciale, la quale, perfino oltre misura dello spirito del regolamento provinciale, s'impone a tutti per annientare ogni iniziativa che non parta da lei, e impedire, per conseguenza, tutto il bene che invece potrebbe derivare alla nostra provincia,... dalla libertà di parola e di azione che i deputati hanno sì, ma non sanno far valere ! - Il giudizio, come si vede, è assurdo; - non siamo nati jeri! L'articolista attenua la crudezza del suo giudizio intorno alla Giunta, col dichiarare Articoli comunicati d'interesse generale ai stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Sedazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. ch'ella è composta di specchiati patriotti e conta nel proprio seno delle specchiate individualità per intelligenza, esperienza, lunghi e profondi studi : prendiamone atto ! Ma, pur troppo, lascia intatto il giudizio sui deputati, i quali, bene inteso, esclusi quelli che compongono la Giunta stessa, sarebbero buone e brave persone ... ma soverchia-merte ossequenti alla dispotica Giunta. A parere suo, almeno così pare a noi d'interpretare lo spirito dell' articolista, dovrebbero i deputati ..divedersi in destra ^.sinistrq, seguendo gli ordini parlamentari, e reclamare, chi sa quali diritti, e proporre chi sa quante utilissime riforme ! Noi non vógliamo mettere in dubbio la piena buona fede del patriotta che 'scrive, e la lodevole intenzione che lo mosse a formulare i severi giudizi. È un fatto che la nostra Dieta, dove,' non mancano di manifestarsi le varie opinioni, e i protocolli ufficiali lo dimostrano, vota unanime sulle proposte della Giunta provinciale; è un fatto che non abbiamo avuto occasione di sentirvi, non solo requisitorie contro la Giunta, ma nemmeno interpellanze e critiche contro il suo procedere; comecché gli atti di tutta l'azienda, sieno ogni volta vagliati fino allo scrupolo: ne recano testimonianza le lunghe e dettagliate relazioni dei comitati, specialmente quella dell'amministrazione del fondo provinciale fatta dall'on. Campitelli. Senonchè, l'articolista, ed è qui che perdiamo il suo filo, pure così vigile a tenere d' occhio le sedute pubbliche della nostra Dieta, non potè o non volle vivere coi nostri deputati, nella piccola Parenzo, durante il brevissimo periodo dietale, ed assistere con altrettanta coscienziosa vigilanza alle loro sedute di comitato, ai loro confidenziali ritrovi, dove si svolgono e si sminuzzano tutte le questioni ; dove i membri della Giunta che vi intervengono chiamati, offrono ogni schiarimento, ed ora cedono alle vedute dei colleghi deputati, ora sostengono le loro idee riuscendo a farle prevalere; dove in fine è il vero crogiuolo in cui si fondono le idee, le quali, nette e chiare, sono poi portate in discussione formale nella sala di San Francesco. E strano e inesplicabile che l'articolista abbia alzato questo grido d'allarme contro la nostra Dieta, la quale già funge da tre anni, — appena chiusa la sessione; e piuttosto non abbia fatto precedere, con lo stesso zelo, una requisitoria contro la Giunta stessa, a tempo opportuno, accennando ai fatti che avrebbero dovuto muovere i deputati a fare il loro dovere. Si potrebbe credere che ragioni successive, dopo chiusa la Dieta, abbiano mosso lo scrittore; forse che un'opposizione, prima sperata a salvezza della libertà e della buona azienda, sarebbe andata perduta? Se così è, se il sacrifizio del patriotta si spinse fino a prendere la penna e a fare palési le sue idee, affrontando la pubblica opinione, a lui contraria, per illuminarla, prosegua l'opera sua; chè nell'esercizio delle libertà e dei diritti non si deve rimanersene a mezzo, nè insinuare il dubbio e la ntala fede, per poi ritirarsi. La discussione onesta, non può fare che bene; e noi, amici fino allo scrupolo della libertà di stampa, non lo condanneremo di certo. INIa sappia eh' egli avrà la responsabilità delle accuse che intendesse formulare: accuse precise d'offesa libertà da parte della Giunta ; di abbandonati doveri da parte dei deputati; di quei doveri ch'egli, se deputato, avrebbe compiti con lo stesso coraggio che nega agli attuali rappresentanti della provincia. Noi invece riconosciamo nei rapporti tra la Giunta e la Dieta provinciale quella saggezza che è rimasta nel sangue degl' Istriani. Nuovo, è vero, il regime a base rappresentativa, ma è vecchia di secoli nei nostri comuni F arte di governo, la conoscenza degli uomini e delle cose, il modo di combattere e di vincere. Non ricordiamo ora da chi, ma certo fu detto e viene spesso ripetuto, che gli Italiani nascono diplomatici, ed anche in ciò non faremo torto al sangue che ci corre per le vene e ci fa battere il cuore. Non chiassate adunque, non palpiti febbrili, non commedie parlamentari per dare a vedere che siamo vivi; ma proseguiamo attenti, previdenti, perseveranti e concordi; destri nel parare il colpo, pronti ad occupare una posizione e a proseguire 1' opera di miglioramento dell'Istria, così bene iniziata dalla Dieta, composta da nostri patriottì comprovinciali, per conservare nelle nostre mani questo movimento benefico, che ci è insidiato da potenti e numerosi nemici, i quali vorrebbero strapparcelo dalle mani, e gridare: Finis Istriaeì DIETA PROVINCIALE (Continua/ione e fine; vedi i n. 1 e 2 a. c.) 8.a seduta, 21 decembre, presenti il capitano provinciale; il com. gov. cav. Gumer, 22 deputati. È approvato il protocollo dell' anteriore seduta ; al primo punto dell' ordine del giorno 1' on. Jenko sviluppa (in lingua slava) la sua mozione per una commissione d'inchiesta nel distretto di Volosca, presentata in una antecedente seduta; 1' on. Laginja lo appoggia; l'on. Amoroso, a nome della Giunta prov., propone che sia accettata la prima parte della mozione, la quale esprime il desiderio sieno studiate le condizioni dei due distretti di Castelnovo e Volosca nei riguardi forestali e giuridici della proprietà di quei boschi. Viene accolta quindi la prima parte della mozione Jenko, e la seconda è respinta. Al secondo punto dell'ordine del giorno l'on. Costantini per la comm. scolastica riferisce sul rapporto annuale dell'ispettore scolastico provinciale, e fa le seguenti proposte : L' eccelsa Dieta richiama 1' attenzione particolare dell' imperiale governo sul risultato poco soddisfacente che danno le scuole popolari dell' Istria e specialmente le scuole maschili, invitandolo ad avvisare i mezzi opportuni per toglierne le cause. 2. L'inclita Giunta prov. resta incaricata di portare questa risoluzione a conoscenza dell'imperiale governo. Parlano gli on. Spincich, Babuder. Campitelli, Bubba, Laginja, Amoroso, Sbisà ed il referente. L'on. Spincich propone una modificazione. L' on. Amoroso presenta la seguente risoluzione : L' eccelsa Dieta prov. invita del pari l'imp. gov. a rivolgere la sua più seria attenzione alla ognora crescente deficienza di allievi nella sezione italiana dell' i. r. istituto magistrale in Capodistria, ed a provvedere d'urgenza alla necessaria successione di forze docenti italiane nelle tre provincie del Litorale, colla creazione di un' apposita Scuola magistrale maschile, con lingua italiana d'insegnamento. La Dieta respinge l1 emenda Spincich, approva le proposte della commissione scolastica e la risoluzione Amoroso. Al terzo punto dell'ordine del giorno l'on. Costantini sempre per la commissione scolastica propone : L'inclita Giunta prov. è incaricata di rinnovare all' ecc. governo, la domanda che venga creata una facoltà legale in lingua italiana colla sede in Trieste. Parlano gli on. Spincich, Laginja, Gambini, Babuder. Gli on. Spincich e Laginja fanno proposte perchè in una facoltà giuridica che fosse istituita sia parificata la lingua slava alla italiana, e per 1' erezione di un ginnasio con la lingua d'istruzione slava in Pisino ; queste proposte cadono, e viene accolta la proposta della commissione. Al quarto punto dell' ordine del giorno la Dieta accoglie la proposta dell' 011. Costantini a nome della commissione politico-economica, di passare all' ordine del giorno su di un ricorso di due rappresentanti comunali di Topolovaz, contro il decreto di diniego della Giunta prov. di impiegare il ricavato di fondi comunali per la costruzione di un campanile. Esaurito l'ordine del giorno, approvato il protocollo, il presidente con le solite formalità dichiara chiusa la sessione in nome di Sua Maestà, e leva la seduta alle ore 12.15. Fola capitale dell'Istria Con questo titolo "L'Istria" reca un articolo, molto importante, intorno ad una monografia stampata non ha guari in Vienna, che riguarda una nostra città, la più gloriosa pel suo passato di quante altre se ne troviiiiQiu.. Istria. Aggiungere che noi condividiamo appieno gli assennati apprezzamenti di quel giornale è ovvio. Preferiamo piuttosto ristampare nella sua interezza un articolo dell' Indipendente, perchè il suo contenuto riassume 1' opuscolo : Coi tipi del Gerold di Vienna è uscita in luce una monografia, la cui gravità potrà venir apprezzata da quanti leggeranno questo nostro articolo. Il volumetto uscito senza clamore, sarebbe, secondo alcuni, una espressione di vedute militari, maturate negli alti circoli della scuola e del gabinetto di guerra. Si attribuisce la direzione del lavoro ad un alto ufficiale dell' i. r. marina austro-ungarica, e un numero rilevante di copie venne diffuso tra i membri della Camera legislativa e tra i funzionari delle divisioni ministeriali. Il titolo promette poco : Pota, il suo passato, presente e futuro, uno studio. Invece non si tratta di una semplice ricerca storica 0 di una indagine economica, bensì di una rivelazione politica in forma di proposta, la quale derivando dall' esame delle condizioni politico-sociali dell' Istria, prende a pretesto lo sviluppo di Pola per dare un colpo fatale all' autonomia di tutta la provincia. Noi possiamo affermare e negare che 1' autore di questo progetto sia proprio il primo ufficiale della marina austriaca, come da altri si ammette; certo però il carattere militare dell' autore si rileva dal personalismo che in modo troppo evidente si palesa nelle vedute e nella forma di questo libro. Il compilatore ricorse all' aiuto di tutti gli uffici dell' amministrazione comunale e di quelli dello Stato. Vi concorsero i fattori civili e politici ; ossia 1' autore si procurò ed ottenne esatte informazioni in linea statistico-anagrafica, commerciale e politica, e per di più trovò aperte le fonti che negli archivi istriani vengono conservate con cura gelosa. Per chiedere la morte della secolare autonomia dell' Istria bisognava dimostrare non tanto i vantaggi che ne deriverebbero alla modesta Penisola che si protende nell' Adriatico fra Trieste ed il Quarnero, ma bensì l'utilità speculativamente politica per lo Stato. Ed in ciò 1' autore ha speso molta cura. Seguiamolo : Pola è la fortezza militare, che guarda la costa! in 30 ore le corazzate toccano la punta di Spizza da ima parte, in sei possono affollarsi nel golfo triestino. Pola giace di fronte a Venezia ed agli arsenali del regno d'Italia : essa è il porto più importante dell' Austria-Ungheria, perchè concentra tutto il materiale marittimo di guerra : è il deposito, il bacino e 1' arsenale della flotta. Entro alla piccola città, giacente in una conca malsana, si svilupparono in pochi anni tutti gli elementi della tecnica e dell' arte militare, per cui numerose industrie dell' interno s'intrecciano agli interessi locali della cittadetta. Come in altri centri popolosi scalano gli alimenti per il consumo delle popolazioni, qui la ferrovia ed i battelli trasportano i meccanismi ed i materiali per l'assetto militare della flottiglia; e qui si sviluppano le scuole, gli uffici, gli studi per la oceanografia, per la tattica, per 1' artiglieria e per la chimica. Lentamente coli' ingrandirsi della città e colla progrediente bonificazione dei terreni diminuisce la malaria, e ciò viene provato da dati rilevanti sulla truppa accasermata. La popolazione di Pola in 5 anni si aumenta dell' 8% ; e il numero delle case si raddoppia addirittura in un periodo di 16 anni. Il movimento commerciale è di un quarto per Pola, mentre i tre quarti si suddividono nelle altre città a mare dell' Istria. Il movimento postale, mentre dà per Parenzo fiorini 2,976, per Pisino 3,781 e per Pirano 4,406, ascende per Pola a 46,322; così pure il risultato del servizio telegrafico dà per Pola 9,421 fiorini, per Pisino 530, per Pirano 183, per Parenzo 955 e per Rovigno 1282. La storia di Pola giova alle considerazioni dell' autore. I romani per quale motivo erano stati spinti ad accentrarsi in quella città, ed a fondervi un vero ambiente in cui si estrinsecava completa la evoluzione latina ? Tanto la republica che l'impero romano cercavano di dar importanza maggiore a quei punti in cui gli interessi commerciali s' intrecciavano ai militari, come precisamente Pola offriva alla sagace oculatezza dei Cesari e dei consoli. Nei tempi remoti Pola era la capitale dell' Istria; in essa risiedevano i magistri militimi, ed i margravi franchi e germani. La republica veneta prescelse invece Capodistria e vi s'insediò non curando il porto securo che dava ricetto alle sue galere. Dai 1848 in poi, il governo austriaco cominciò a riflettere sulla necessità di un porto di guerra e diede la preferenza al bacino di Pola, che forma una naturale insenatura facile alla difesa e difficile all' attacco ed all' assalto. Per un periodo di quasi quaranta anni furono spesi dei milioni, non pensando che alla costruzione delle opere necessarie agli arsenali, ai docks, ai laboratori delle polveri esplosive ed agli uffici amministrativi e tecnici. Si costruì un tronco ferroviario per congiungere direttamente il centro della forza della marina colla capitale della monarchia, ma lo Stato non ha mai riflesso al programma politico che doveva proporsi, quando cominciava ad accentrare la attività militare della sua flotta in una città istriana. La popolazione di Pola è divisa in tre gruppi, uno dei quali, quello della cittadinanza, è restìo al processo d' assimilamunto cogl' impiegati e col militare. Vi ha in queste famiglie polesi l'indole degli istriani, a cui l'isolamento è abitudine e costume tradizionale. Pur tuttavia Pola è militare, la sua fisionomia non è più quella di altra volta, la sua popolazione sparisce nel movimento di nuovi e numerosi elementi immigrati. Le altre cittadette dell' Istria conservano tutta quella baldanzosa autonomia, che durata per tanti secoli, è tradizionale nel modesto governo dei municipi. Si sdegna in quei poetici luoghi ogni partecipazione alla attività dello Stato ; e vi si vive come in una parte isolata della monarchia, e non si conosce che il raccolto di agosto, le vendemmie di settembre, e le chiuse nelle feconde peschiere. La vita municipale meschina e ristretta, è da tutti sentita, giacché l'ombra del campanile e del palazzo del Comune è sacra a questa popolazione litorana. In nessuna provincia della Transleitania vige un tale sistema di discentralizzazione. Parenzo ha la Dieta; Rovigno il Tribunale e la Camera di commercio-, Capodistria un Ginnasio superiore; a Pisino pure un Ginnasio. Pola non è dunque altra espressione che quella di una colonia militare. Perciò l'Istria non ha un centro di gravità. Lo Stato deve crearlo! Pola, capitale, non diverrà mai centro dei partiti nazionali: essa invece trasmetterà alle minori consorelle la sua espansione rivolta interamente agli interessi generali della monarchia: correggerà col ooncen-tramento delle più importanti istituzioni una viziatura nel sistema amministrativo. Pola, capitale, distruggerà le lotte intestine, rinvigorendo una provincia, che troppo ricorda il bizantinismo della republica veneta. Ecco, non brevemente, il sunto di cento pagine, ed ecco lo spirito di una publicazione atta a destare una specie di allarme in quei Comuni, a cui le leggi del 1860 garantiscono la loro libertà municipale, e il discentramento amministrativo procurò speciali condizioni economiche, che mutate provocherebbero pericoli e danni gravissimi. Oggi, per non dilungarci troppo, abbiamo denunciato il libro ; lo discuteremo poi, nel senso della storia, nella ragione del diritto. Daremo qualche brano, perchè ai lettori meglio apparisca la gravità della proposta non certamente platonica. Abbiamo fatto il nostro dovere riassumendo rapidamente lo scopo di questa monografia, la quale vuol preparare i fattori legislativi a convinzioni fallaci, desunte da speciose deduzioni. Speriamo che non resteremo soli a confutare ed a combattere l'anonimo autore. y- DIGRESSIONI*) Ancora di Ca' Zarotti. — Specialmente del medico Leandro. — Altri medici coetanei di lui a Capo distria. — 11 castello di Cristoiano. — E due istrumenti d'investitura del medesimo. — Chiesetta del villaggio con 1' altare di mezzo sepolcro di Aulo Appio Cassio. — Una lapide al podestà Lorenzo Avanzago. Ora mi preme di qui far seguire talune altre notizie, tratte quasi tutte dagli stessi Libri de' Consigli, intorno al dottore Leandro Zarotti, medico, non che a Venezia, pure a Capodistria — come già s' è veduto più sopra. Serviranno anch' elle ad allargare alquanto il cenno brevissimo che del nostro concittadino ci lasciò il Manzuoli e, lui copiando, lo Stancovich. E saranno gradite, se non ad altri, ad un valente giovane amico mio, il quale sta ora facendo ricerche appunto intorno a bravi medici istriani per comporne quanto prima una monografi a. In che grande stima tenessero i giustinopolitani Leandro Zarotti e che gran fiducia riponessero essi nel-1' arte sua — risulta chiaro dai documenti, che mi piace di trascrivere per intero qui sotto. L'uno, eh' è la prima notizia da me intitolata — Libro M. cc. 124 v. e 125 r. — dice della nomina di lui a medico del comune dietro proposta fatta per ez.tem D.num. Franciscum Grisonium, et D.num Jacobum Petronium Judices, et per D.num Alouysium de Pola vice syndicum nel maggior consiglio Die 7 mensis. Octobris, 1548. "Essendo seguito la morte del q. Ecc.te M.r Alouyse „Criuello phisico salariato in questa Città per la quale „essa città è restata priva di uno sussidio di grandissima importantia interuenendo massime la salute, et „uita degli huomini. Però è necessario souenirla di su-„bita prouisione accio chè occorendo di Casi subiti, „che in le Citta populate, Come è questa sogleno accader »— opportunamente segli possa proueder. Et perche „nella elettione di nuovo medico bisogna hauer gran iudicio „et aduerteutia per elegger persone dotte, sufficienti, bene „accostumate di bona Conscientia, et aliene d'auaritia, la „ quale molte uolte è causa, che gli poueri Cittadini in fermi „per non hauer tal fiata il modo di pagar i medici ^restano di medicarsi, et morano. Et di tutte queste *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Giustina ; 22, 23, 24 an. XVIII; 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 20, 22, 24 an. XIX; 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 19, 20, 21, 24 an. XX ; 1 an. XXI — Digressioni. „Conditioni ne bisogna riportar a qualche informatione, «di persone aliene, che tal fiata tendano più a dar fauor ,a qualche suo amico, che al benefitio della citta, onde «posseno esser ingannati, Come già ne è occorso. Però „hauendo in questa Città 1' Ecc.te M. Leandro Zarotto ^la dottrina, soffìcentia, bontà, Costumata uita, gintileza „graciosa Conservatione, liberalità, et bona Consientia „del quale a tutto questo spett. Cons.o et uniuersal-,mente a tutta questa Citta è notissima, per che già „dui anni, chel ha medicato in la Citta nostra è stato ,della maggior parte delle case nostre, adoprato, et sperimentato — Onde che potendo noi medemi far iudicio della „persona sua; saria Cosa non troppo onesta, ne laudabile jreportar alla informatione di altri, che non hanno quel-,l'interesse al ben nostro, che hauemo nui medemi, „che ne tocca. — Pero 1' andarà parte, chel ditto Ecc.te „M. Leandro Zarotto sia Condutto per phisico salariato „in questa Citta con gli modi, condition, et capitoli ,soliti. Et questo per anno uno secondo il tenor della parte „ dell' Ecc.mo cons.o de pregai. — Pro parte 158, Contra „hall. 34, Ideo capta." ( Continua) S. MARIA DEL POPOLO FUORI CITTANOVA (NOTERELLE) Il Padre Donato Fabiani-eli nella sua Storia dei frati minori, v. I. p. 311 annovera tra i conventi di queir ordine anche il convento di 8. Maria del Popolo fuori le porte di Cittanova. Raccolgo qui intanto qualche sparsa noterella che non trovo accennata da altri. Sopra un pilastro del cortile leggesi da una parte : H TSPICIIS PATIÌIS CAVEA (così); dall'altra ANNO DOMW51 MtìCOLXl. Nel presbitero della chiesa si conservano tre arche, due delle quali portano le seguenti epigrafi : Monumentimi prò defunctis Propriis sumptibus Monumentum fieri curavit MDCCLXXXIII Sulla terza arca leggesi : Pro sacerdotibus Hujus monasterii S. F. III. Ordinis Monumentum Ab admdm R. P. Frane. Cociancich Et Ecelesiae benemerito Restauravi Intendissime paratimi MDCCLXXXIII Dagli Atti parrocchiali di questo luogo rilevasi che nella chiesa erano altre arche, tra cui quella del conte Giacomo Rigo, morto a 80 anni nel 9 maggio 1801. Il conte Rigo fu uomo di molta dottrina e buon verseggiatore nella lingua del Lazio. Sull' arco della porta di sua abitazione leggesi un distico latino, probabilmente suo, il quale venne già pubblicato dal periodico capo-distriano Patria. Atro conte Rigo di nome Bartolomeo fu sepolto in quella chiesa nel proprio avello ; morì pure ottuagenario il 15 marzo 1795; fu appassionato cultore di cose patrie. Il De Franceschi ricorda nell' Istria — Note Storiche (N. 1. p. 344) un Sommario dei Libri de' Consigli di Cittanova compilato dal Rigo nell'età di ottant'anni; cioè nel 1794. Questo cittanovese era amico dell'illustre vescovo G. D. Stratico e del conte Stefano Carli fratello del celebre Gian' Rinaldo. Io conservo di lui un' ancreon-tica ma incompleta dedicata al podestà di Cittanova Silvestro Balbi il dì 24 agosto 1791. La Madonna delle Grazie fu ristorata nel 1826 per cura di un mio concittadino, il canonico N. Doz ; nello stesso anno fu rinnovata la facciata d' ordine toscano, rifatto il pavimento, murato il campanile. In quella circostanza sparirono gli avelli delle due ricordate famiglie Rigo. Un anteriore ristauro pare fosse stato eseguito al tempo di qualche reggitore a Cittanova della famiglia Orseolo, se devo giudicare dagli stemmi (Tre Orsi) sulla porta e sopra una finestra. E pia tradizione che dove ora sorge questa chiesa, fosse stato martirizzato San Pelagio, e che una donnicciuola passando di là per caso avesse raccolto inzuppandolo nel fazzoletto il sangue del martire, il quale si conserva ancora nella cripta del Duomo. (*) Secondo il nominato Padre Fabiani-ch, i Terziari di San Francesco, abitatori del convento, sarebbero stati "Slavi, venuti dalla Dalmazia, come, ad esempio, il Padre Dobrillo-vich ricordato dal vescovo di Cittanova Gabrieli in una Informatione esistente nella Miscellanea di questo Offizio parrocchiale. Nel Liber defunctorum leggo la morte del Padre Guardiano Gabriele Vantati-ch avvenuta nell'anno 1798, quella di certo Antonio Berni-ch accolito di Dobrigno e di altro guardiano Francesco Cociancich. E poi certo che i monaci di questo convento recitassero il breviario in lingua slava stampato in caratteri glagolitici, bene inteso a tutto loro uso e consumo, non essendo quella lingua nè parlata nè conosciuta mai a Cittanova. Chi sa, che il vescovo Stratico, zaratino, non abbia ivi introdotto quella lingua? È ben vero che il dotto e intelligente prelato, vissuto molto tempo nella gentile Toscana, favorisse in Istria l'indigena civiltà italiana, la quale in ultima analisi era anche quella della sua patria natia. (**) Il M. R. Parroco di Torre possiede un messale in caratteri glagolitici, appartenuto a questo convento, che gli venne regalato da un Padre N. Velo-vich di Abrega, fu monaco dei Terziari a Cittanova. Noto che quel parroco si chiama Don Giuseppe Corazza, ma di principi Korazza (anzi Koraca) ; così si firma il brav'uomo, benché nativo dell'italiana Yisignano (Vicinianum) ! ! In un prossimo numero alcuni documenti spettanti a questa antica chiesa ed annesso convento. D. 7. *) Il vescovo Tommasini nei Commentari stor.-geog. dellaprov. dell'Istria dice veramente -che S. Pelagio fu martirizzato nel sito do>f è la chiesola di Santa Croce, la quale è bensì vicina a quella della Madonna del popolo. Questa chiesa, a dire dello stesso Tommasini, fu cominciata 1' anno 1494 assenzienti papa Alessandro VI e il doge Agostino Barbarigo con sua ducale 13 giugno 1494. N. d. E. (**) Già al tempo del Tommasini (1642) il convento abitato da Domenicani era quasi abbandonato, perchè, lo dice egli stesso, che molti padri qui mandati son morti l'uno dietro l'altro. N. d. R. o tizi e Alla presidenza municipale di Trieste pervennero altre piene adesioni dalla nostra provincia alla protesta deliberata dal Consiglio di quella città contro la minacciata slavizzazione del clero. Tra le più recenti notiamo le adesioni delle rappresentanze comunali di Buje e Cit-tanova ; anzi della prima rechiamo qui le deduzioni : „La Rappresentanza comunale deplorando le stringenti verità dei fatti esposti nella protesta dell' inclito Consiglio municipale di Trieste contro l'azione della Curia vescovile di Trieste-Capodistria, la quale con manifeste offese alla nazionalità della diocesi fa educare un clero forestiero a scopi di politiche e nazionali agitazioni contrarie alle avite tradizioni dei Diocesani, preclude la via agi1 italiani di dedicarsi al ministero sacerdotale, e non condanua 1' opera di coloro che seminano discordie ed asti fra le popolazioni delle città e quelle della campagna, mancando ai doveri di quella religione di cui sono ministri, delibera di far atto solenne di a-desione alla protesta votata nella seduta del 29 decembre a. d. dall'inclito Consiglio municipale di Trieste." Questo deliberato preso dalla rappresentanza comunale di Buje nella sera del 15 corr., fu sospeso con decreto capitanale del 10 corr. - quando era già stato eseguito. È giunto a Trieste, desideratissimo, Edmondo De Aniicis. La conferenza da lui data ieri nella sala del Ridotto fu un avvenimento che segnerà una splendida pagina negli annali cittadini. Ricordiamone il giorno: 31 gennajo 1887. S. M. Re Umberto creò di motu proprio il Maestro Verdi, Gran Cordone dell' Ordine Mauriziano ; cosi pure l'imperatore di Germania gli conferì il cavalierato del merito civile dell' Ordine Reale di Prussia, inviandogli le relative insegne. Il maestro Smareglia di Pola darà alla Penice di Venezia la nuova sua opera Re Naia, il cui argomento è tratto dal poema indiano Nahabarata. Il Coltivatore di Casale —Monferrato fa un lodevole cenno dell' opuscolo scritto dal Dottor Domenico Tamaro col titolo: La questione fillosserica nel territorio di Virano e territori limitrofi. Lo raccomanda alla meditazione degl'Istriani, collocando il bravo autore nel numero di que' giovani studiosi italiani, che si distinguono per lavori seri ed originali. A Trieste si è costituita un' associazione, iniziata dai pittori Antonio Lonza e Rodolfo Allodi, con lo scopo di favorire le arti belle e loro affini, mediante esposizione di lavori artistici e d'industrie relative, coli' incoraggiare giovani triestini che si dedicano allo studio delle arti, ed aiutare artisti impotenti al lavoro; nonché coli' acquisto di opere d' arte. Ebbe luogo in Pisino una seduta presidenziale della Società politica, nella quale dopo letti il verbale e il protocollo dell' antecedente e fatte alcune comunicazioni, fu stabilita per mancanza di alcuni membri del Comitato, impediti d'intervenire, altra seduta nel giorno 24 del mese corrente. Furono costituiti nuovi gruppi locali Pro patria a Pedena, Pirano, Rovigno, Cherso e ne è in preparazione uno a Visinada. Un altro egregio istriano si spense. Il dottor Francesco Crevato, medico comunale di Buje. Fu leale a tutta prova, indefesso nell' esercizio della sua professione, d' animo dolce e benefico. Buje, che oggi deplora la grave perdita, non dimenticherà il distinto trapassato, che si meritò la più sincera estimazione, la più viva gratitudine da ogni classe di cittadini. Cose locali La società filarmonica diede la sera del 29 decorso un trattenimento musicale seguito da ballo. Questa volta sedette al piano la egregia e gentile signora Maria Sandrin, che si rivelò molto esperta ed intelligente suonatrice. per cui s'ebbe meritati elogi ed applausi. Piacquero i quattro pezzi eseguiti dall'orchestra cittadina con molta precisione ed ottimo colorito; come pure incontrò il favore del pubblico un' orchestrina di Trieste, fatta venire appositamente per il ballo. Nella settimana ventura poi avremo la compagnia Brunorini che darà poche recite; poche, è vero, ma speriamo ben fatte e assai buone come i celebri versi del Torti. Bollettino statistico municipale ili Dicembre 1886. Anagrafe. — Nati (battezzati) 27; fanciulli 14, fanciulle 13; — Morti 31; maschi 12 Mei quali 4 carcerati), femmine 1, fanciulli 5, fanciulle 4 al di sotto di sette anni, nonché 1 maschio e 2 femmine nati morti. — Trapassati. 1. P. F. (carcerato) da Zara, d' anni 21 ; Pobega Sebastiano di Antonio, d'anni 16. — 2. Burlin Alberto fu Giovanni, d'anni 52. — 3. Do Rin Antonia fu Eocco, d'anni 51. — 4. D. N. (carcerato) da Zara, d'anni 27; Favento Giovanni Maria fu Matteo, d'anni 78 ; Correnti Maria Ved. fu Pietro, d'anni 66 — 8. Pattai Maria di Casimiro, d'anni 8 — 10. Marsich Maria di Giammaria, d'anni 34 — Pesaro Maria fu Domenico, d'anni 49 — 20. W. F. (carcerato) da Marburg,. d'anni 39 — 21. Kaufmann Antonio fu Giuseppe, d'anni 80 — 23. Urbanaz Giovanni fu Michele, d'anni 78 ; Argenti Bortolo di Giovanni, d' anni 76 — 24. Z. G. (carcerato) da Spalato, d'anni 29 — 28. Kiinal Margherita fu Giovanni, d'anni 92; Kalcher Vittorio di Rodolfo, d'anni 12 — 31. Deponte Domenico fu Na-zario, d'anni 63 ; Belli de Francesca fu Nicolò, d'anni 75. — Più fanciulli 5, fanciulle 4 al di sotto di sette anni, nonché 1 maschio e 2 femmine nati morti. — Matrimoni!: Nessuno. — Polizia. Denunzie per eccessi e schiamazzi notturni 1 ; per contravvenzione all'ora di polizia 14 ; per furtivo pascolo 1 : per vagabondaggio 2 ; per malizioso danneggiamento 1 ; per contravvenzione stradale-campestre 2. Sfrattati 18. — Usciti dall'i, r. carcere 21, dei quali 5 dalmati, 3 istriani, 5 triestini, 2 tirolesi, 2 sudditi italiani, 1 carniolo, 1 carintiano e 2 stiriani. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 7; per ettolitri 51, litri 23, prezzo al litro soldi 36 — Certificati per spedizione di vino 8, per ettolitri 9, litri 34. — Animali macellati : Buoi 52 del peso di chil. 11179, con chil. 810 di sego; vacche 6 del peso di chil. 908, con chil. 59 di sego; vitelli 34: castrati 16. — Licenze di fabbrica 0. — Licenze industriali 2, delle quali per vendita al minuto di vino e cibarie 1, per vendita al minuto di commestibili in genere. — Bollettino mensile delle malattie zimotiche Capodistria — Angina difterica colpiti 16, guariti 2, morti 6, rimasti in cura 8. — Morbillo, colpiti 7, guariti 6, rimasti in cura 1. — Lazzaretto : Morbillo, colpiti 2 con esito letale. — Appunti bibliografici GLI IKREVOCATI DÌ Una curiosa questione si agitò nel Dicembre passato nel campo letterario ; e panni opportuno di farne un cenno in questi appunti. Ecco in poche parole di che si tratta: Tutti i colti Italiani conoscono l'Ode del Manzoni — La morte di Ermen-garda; e tutti rammenteranno le strofe seguenti: Ahi, nelle insonni tenebre, Pei claustri solitari, Fra il canto delle vergini, Ai supplicati altari, Sempre al pensier tornavano Gli irrevocati dì, Quando ancor, cara, improvvida D'un avvenir malfido, Ebbra spirò le vivide Aure del franco lido ecc. ecc. Irrevocati vuol dire forse irrevocabili, cioè che non possono più ritornare oppure non revocati, non chiamati? Qui sta il nodo nel giunco. E dico nodo nel giunco, perchè a primo aspetto, (ha ragione il signor Cavallotti), in questi battibecchi letterari si vede far capolino il bizantinismo, e la smania di battagliare . jji inumiti. Non in tutti però ; e se la critica della parola me la fanno larga, e senza troppo rovistar vocabolari storici e dell' uso, affinchè mi giovi a meglio intendere il concetto del poeta, allora occorre dirlo ? si ha subito ad accettare. I primi ad aprire il fuoco di fila furono due letterati di molto valore, A. D'Ancona nel "Fanfulla„ della Domenica N. 47, e Guido Mazzoui nello stesso periodico al numero 4S, interpretando irrevocati per non chiamati. Rispose in senso contrario con un dotto e lungo articolo Giovanni Rizzi nella "Perseveranza» (4 e 5 dicembre 1S86). Seguirono il Mestica (Dio lo riposi) nel "Fanfulla„ della Domenica (N. 50); il Patuzzi nell'"Illustrazione Italiana, (N. 52); il Cavallotti nel "Secolo» 9, 10 dicembre 1886, e quindi molti altri Bei minorum gentium e molto si disputò nelle scuole, prò e contro, e non mancarono, i soliti trimpellali, fra due opinioni diverse, di opinione contraria, e molti fiumi d'inchiostro furono versati. E se io verso qui il mio rigagnolo ; spero non dire cose inutili, benché venuto cou l'ultima corsa. Avrò quindi il vantaggio di riassumere ; e mi studierò di dire forse qualche cosa di nuovo, senza aver per questo la pretesa di scoprire una nuova stella nel firmamento sereno dell'arte. Preudiamo a caso vergine, come si dice, otto o dieci giovanetti svegli e col Deus in illis ; giuoco uno contro cento, che tutti o quasi tutti spiegheranno irrevocati per non chiamati; e così l'ho intesa io sempre, prima ancora che la spiegassero nella scuola. Ma vi ha una certa critica piccina fatta apposta per ingarbugliare le questioni; sono questi gli Azzeccagarbugli della letteratura; a costoro bisogna presentare le cose chiare, tocca ad essi imbrogliare la matassa. Non è questa per vero questione di sole parole ; non si tratta di sostenere col vocabolario alla mano se meglio sia non richiamabili o non chiamati; che cosa importa a me del latinismo, dell'arcaismo ecc. ecc.? trattasi di penetrare nella mente del poeta, e di comprendere quale interpretazione meglio risponda all'intonazione dell'ode. Se il Manzoni intese dire non richiamabili, giorni che non ritornano più, scrisse una frase scolorita, (ha ragione il Cavallotti), ripetè un luogo comune; ma la sua ode rimane sempre una bella ode ; se i dì irrevocati significano non chiamati, sarà un giojello di più, l'ode crescerà in valore. Non è quest'ultima un'alzata d'ingegno, non è una di quelle interpretazioni di critica alta con cui molti si studiano di trovar bellezze non avvertite o non volute da un autore ; fortunatamente tutta l'ode, e molti altri passi in verso ed in prosa ci autorizzano a sostenere che il Manzoni ha scritto irrevocati per non chiamati, e che così si deve leggere senza alcun dubbio. Alle prove. Anzi tutto si rileggano le ultime parole dell' Atto ; Ermengarda dice........ "Moriamo in pace— Parlatemi di Dio, sento che ei giunge.„ Ermengarda morente si sforza di dimenticare il passato, si rifugia nell* amor divino : ecco il pensiero dominante. Il coro che rappresenta questa situazione, che riassume le impressioni degli uditori, deve accomodarsi alla battuta del maestro. Parlatemi di Dio è come il pensiero melodico accennato nella sinfonia, e che tornerà ogni tanto a sentirsi nell'opera per aver il suo pieno sviluppo nel punto più culminante e drammatico. Il Manzoni, messo su questa via, non ne ritrae il passo : è il suo merito. Ed ecco subito nella quarta strofa si dice che il fato di Ermengarda era: Sempre un obblio di chiedere Che le saria negato Ella chiedeva sempre 1' obblio, la grazia di dimenticare l'offesa, per poter perdonare e morire in pace almeno. Chiara come il sole. Ma come se questo fosse poco, e quasi prevedendo le cantonate dei chiosatori futuri, il poeta insiste in questo pensiero e lo rinforza, e se lo rende riflesso per mezzo di una similitudine: — Come la rugiada rinfresca l'erba arsa dal sole; così una parola amica conforta il pensiero .... cui l'empia Virtù d'amor fatica Frase felicissima che esprime l'assiduità del pensiero, il tornar della mente a un passato che invano si tenta dimenticare. Ma come il sole riarde l'erba, così dal tenue obblio torna immortale "L'amor sopito e l'anima Impaurita assale. Dunque i dì irrevocati non chiamati assalgono l'anima impaurita, la mente si spaventa in quel primo tornare del pensiero dominante, dimenticato un momento : concetto bellissimo, profondo. L'altra interpretazione non regge, stuona, e contraddice all'intimo senso dell'ode. Per convincere ognuno di, ciò gioverà raffrontare questo passo dell'ode con altro passo del Cinque Maggio che con la — Morte d'Ermengarda ha tanti punti di contatto nel metro, nelle frasi, nel movimento del pensiero, come ho osservato per primo io nel mio studio (Commento ecc. — Trieste 1863), e dopo di me, ma più diffusamente e con maggior autorità il D'Ovidio nel suo bel libro — Discussioni manzoniane. Città di Castello 1886 - (p. 212). "Or bene; tutti rammentano i due versi del cinque Maggio — Stette e dei dì che furono, L'assolse il sovvenir — concetto, nota il D'Ovidio quasi gemello al — Sempre al pensier tornavano gVirre-vocati dì. — Tanto vero aggiungo io, che il poeta adopera io stesso verbo ad esprimere due volte su' per giù lo stesso pensiero — L'assalse il sovvenir, e l'anima impaurita assale. — Dunque identità di frase, identità di concetto, e gli irrevocati per irrevocabili non regge. Un' altra analogia del verso contrastato trovo pure nei Promessi Sposi. Studio importante è questo; vedere come un autore abbia esposto più volte, modificandolo, un suo pensiero, e con vario stile a seconda del genere del componimento ; ed abbia così liberamente imitato sè stesso (*). Or bene, nel ') Ecco altro esempio. Nella Pentecoste: Cui fu donato in copia Doni con volto amico, Con quel tacer pudico Che accetto il don ti fa. E nei Promessi Sposi il sarto dice al figlio. "Va da Maria vedova, lasciale questa roba .... ma con buona creanza ve', che non paja che tu le faccia la carità. (Capitolo XXIV.). Capitolo XXIV dei Promessi Sposi Lucia, ricordandoli voto, esclama: — Ah povera me che cosa ho mai fatto ? — Signori, degli irrevocati per irrevocabili, questo pensiero non assalse invece l'anima impaurita di Lucia? E si rilegga quindi l'altro brano ove l'autore dipinge lo sforzo della povera ragazza per dimenticare Renzo. "Ma quell'immagine (Renzo) proprio come se avesse avuto malizia, non veniva per lo più così alla scoperta, s'introduceva di soppiatto dietro alle altre, in modo che la mente non s'accorgesse cV averla ricevuta, se non dopo qualche tempo che la c' era. Il pensiero di Lucia stava spesso colla madre, come non ci sarebbe stato? e il Renzo ideale veniva pian piano a mettersi in terzo, come il reale avea fatto tante volte. Così con tutte le persone, in tutti i luoghi, tutte le memorie del passato colui si veniva a ficcare.., (Cap. XXVII) Proprio come Carlo Magno nella mente d'Ermen-garda, tra i supplicati altari, tra il canto delle vergini: l'analogia è evidente. E non mi vengano fuori gli oppositori col dire che così si finge un'Ermengarda spigolistra, monacale e si dà spago agli avversari per ripetere la vecchia accusa del Manzoni clericale. Questa lotta nella mente della povera derelitta è anzi stupenda,-artistica, e umanamente bella. Se Ermengarda avesse piegato il collo, e cacciato il pensiero 'dello sposo come una i^ntaz'one &>el demonio, allora sì sarebbe stato un altro pajo di maniche. In Ermengarda c' è sempre tanto di umano, di terreno che ce la rende simpatica ; anche in punto di morte non cessa la lotta in lei, ma rimane sempre l'eterno femminino di Goethe. È una santa sì, ma una di quelle sante dall'occhio vivo, dalla fronte alta non ingobbita, non doma dall' ascetismo come i santi del nuovo calendario gesuitico. Così interpretati adunque gli ir revocati dì sono un giojello aggiunto allo splendido diadema dell'ode, l'interpretazione è naturale, degna della mente analitica, scrutatrice del grande autore dei Promessi Sposi, ed è una conseguenza dello studio attento di tutta l'ode, e delle opere dell'immortale scrittore. Neil' interpretazione opposta abbiamo invece frase a freddo, un luogo comune. Oh ! Ermengarda una così eletta figlia dell' arte moderna non è no una pinzochera, ma neppure è una ragazza clorotica che sospira i giorni perduti, e accompagna colla chitarra la canzonetta dei : Cari luoghi io vi trovai, Ma quei dì non trovò pili. P. T. CAP0D1STR1A, Tipografia di Carlo Priora. Pietro — AiUflo Ijriivisi edlt. e rtìùiit. li